Saint Seiya Final  - I Cavalieri dello Zodiaco - Full Professional RpG by Forum

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  1. .
    oTWdjfk
    Ἰαπετός xiphos {VII} mesos dunamisYou are my Special1

    Il piacere è tutto tuo, te l'assicuro.
    Dire che Giapeto non fosse compiaciuto sarebbe stato sottovalutare grandemente l'ampiezza del suo fastidio. In verità, nelle sue vite umane, sapeva già che gli Spectre erano tornati; riprendere consapevolezza di sé, tuttavia, aveva portato a rivoltanti dettagli sul come e, soprattutto, sul chi. Inutile dire che la realizzazione che Epimeteo era morto per rilasciare quei mostri, che tanto avevano sacrificato per sigillare, era stata causa di molta rabbia; tante persone nelle immediate vicinanze di Giapeto in quello specifico momento erano state vaporizzate.
    Detto questo, per fortuna non aveva ancora avuto a che fare con degli Spectre dal suo ritorno. Sapeva che erano in giro, sapeva che qualche Spartoi o squadra aveva avuto la sfortuna di imbattersi in loro, ma su cosa stessero facendo e dove si trovassero era calata una nube di fitto mistero.
    Davvero, Rea avrebbe dovuto soffocare Ade nella culla. E poi anche tutti gli altri, così, perché Giapeto in fondo si meritava qualcosa di bello ogni tanto.

    Disgusto a parte, sebbene la sua memoria non fosse perfetta, aveva riconosciuto la creatura al suo cospetto; la Stella della Terra Magica, tra tutte le creazioni di Angra Mainyu la più difficile da individuare e sradicare. Nell'Età dell'Oro loro due avevano ingaggiato un duello non fisico, ma di intelletto: aveva dovuto infondere tutto il suo intuito nel trovarla, poi nel metterla all'angolo, nel costringerla a rivelarsi e infine nel tagliarle ogni possibile via di fuga.
    Era stato un gioco il loro, e come tutti i giochi entrambi avevano sacrificato un quantitativo sproporzionato di pedine e schiavi ad ogni mossa, ogni secolo e millennio frutto di una nuova geniale intuizione su un nuovo e imprevedibile corso d'azione, contrastato dalla maestria delle arti mistiche della Stella.
    La sua vittoria finale era stata difficile e sudata, l'apice di un processo lungo e laborioso che poteva essere durato ere per quello che ricordava.
    E ora era libera.

    Guardò la Stella, una volta apparso dalla fenditura dimensionale, sospeso nel nulla di quella città devastata a una decina di metri da lei. Era diversa da come ricordava, la sua presenza diluita, il suo nucleo non più una diretta emanazione del potere del Distruttore ma qualcos'altro che non riusciva a identificare al momento. Curioso.
    Ancora più curioso il perché avesse deciso di rivelarsi in questo momento, non era l'approccio che si sarebbe aspettato dalla Stella, non un confronto diretto quanto un subdolo tentativo di infiltrazione. C'era sicuramente una ragione dietro questo improvviso desiderio di confrontarsi con lui, rinforzi forse? Un'imboscata? Immaginava avesse preparato trappole, ma non percepiva nient'altro nelle vicinanze; di nuovo, sempre saggio diffidare degli Spectre e restare all'erta, ma era assolutamente certo che avrebbe trovato un modo di trarre vantaggio da quelle circostanze.

    Ora, rivederti è assolutamente rivoltante e tutto quello che vuoi, ma purtroppo sono molto impegnato.
    La Dunamis di Giapeto esplose, dipingendo macchie oscure in ampi archi lungo il tessuto della Realtà, la suo Soma un faro di nero e totale perfezione nello squallore di quella città devastata. Se la Stella voleva la sua attenzione, l'aveva guadagnata; restava da vedere se fosse riuscita a sopravvivere alle attenzioni che il Titano riservava ai suoi nemici. Levò entrambe le Chiavi, e lo spazio alla destra e sinistra della Stella si aprì, levandosi come un sipario sul palcoscenico più orribile, lo spettacolo più abominevole che Giapeto poteva offrire.

    kFVnwPH

    [HEKATON KALEIN]
    Hundred-Handed Mountain Buster

    Due letterali muri di pugni emersero a due metri di distanza dalla Stella in entrambe le direzioni, finestre nella cella dell'Ecatonchiro che aveva colto l'occasione, al comando di Giapeto, per sferrare il suo attacco.
    Da entrambi i lati avanzò una configurazione perfetta, tutte le mani unite in una struttura che lasciava i minimi spazi interstiziali, tanto era perfetta l'arte marziale della mitica creatura; sufficientemente largo e alto da avvolgere l'interezza del corpo della Stella un paio di volte, le due masse si avvicinarono verso lo Spectre nel tentativo di devastarne interamente la forma fisica con la loro incredibile forza d'impatto.





    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE riserve cosmiche in rigenerazione
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI veni, vidi, pugni. Apro due portali dai quali sbucano tante manine che mirano a schiattarti in mezzo a due muri di pugni (Forza Straordinaria).

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    SUBJECT 1: HECATONKEIRES
    gli ecatonchiri sono tra gli esperimenti più faticosi ma produttivi che il Titano dello Spazio abbia mai eseguito. Ritenuti originariamente troppo feroci e imperfetti per poter fare parte dell'esercito dei Giganti, Giapeto acquisì il materiale genetico dei tre primi prototipi della specie centimane; una volta coltivati fino a una completa maturazione, le creature furono soggetto di numerose procedure al fine di annullarne le devastanti pulsioni e massimizzarne la potenza combattiva.

    Agli occhi di una creatura meno avvezza alla genetica e alle procedure di Giapeto, gli Ecatonchiri non dovrebbero essere neanche vivi: organi interni e appendici ritenute non necessarie alla battaglia sono state completamente rimosse, rimpiazzate da ulteriori fasci muscolari capaci non solo di supportare le cento braccia e cinquanta testa di ognuno, ma di sprigionare una potenza fisica devastante e superiore a quella di comune guerriero divino. Contestualmente i cervelli delle creature sono stati ampiamente rimaneggiati, le loro menti riempite di ampi programmi di ricondizionamento psichico, gli unici pensieri concessi sono eoni su eoni di arte combattiva; ogni possibile mossa e colpo di una devastante arte marziale è conservato in essi, pronto ad essere scatenato alla volontà di Giapeto. Ovviamente questo li rende incapaci di formulare in autonomia pensieri che non siano relativi al prosieguo della lotta in corso, o al massimo di eseguire l'ultimo comando che il Titano ha imposto, ma questo non è certo un problema per lui.

    Non è cosa comune vedere gli ecatonchiri al massimo dei loro 100 metri di altezza, a meno di disporre di spazi sufficientemente ampi; più frequentemente Giapeto è solito aprire piccole finestre dimensionali nelle loro celle di contenimento in modo da consentire loro di far passare le braccia e sferrare attacchi nei punti indicati dal Titano.
    [Forza Straordinaria]


    Tecniche

  2. .
    oTWdjfk
    Ἰαπετός xiphos {VII} energia violaKnowledge Accident5

    Si concesse un sorriso intenerito. Uno solo, non voleva rischiare di sembrare offensivo davanti al piccolo elfetto che ce la stava effettivamente mettendo tutta per venire a capo del mistero della sua natura con informazioni incomplete di partenza; dalla prospettiva di un mortale, che stava provando a razionalizzare un mistero che andava oltre le sue conoscenze, era come cercare di afferrare il vento. La vera natura di un Titano era incomprensibile ai mortali, aliena perfino, e più questi cercavano di comprenderne le complessità e più questi sforzi sarebbero stati frustrati.
    Eppure era interessante vederli provare, vedere i mortali tendere le mani verso il sole, gattonare verso una strada senza fine perché... semplicemente perché no? La curiosità, tanto demonizzata dagli Olimpici, era una qualità che lui considerava fondamentale. Non esistevano misteri che non potevano essere svelati, arcani che dovevano restare senza risposta e ovviamente lui non si considerava esente da ciò. Sapeva di essere un mistero, una variabile impazzita nell'equazione, era sensato che qualcuno provasse a risolverlo.
    Per quanto fosse futile.

    E' sicuramente una teoria interessante, fortunatamente errata.
    La divergenza tra memorie titaniche e quelle umane era una possibilità, se i corpi mortali non fossero stati così compatibili a loro in primo luogo; dopotutto era per opera di Prometeo che il genoma dei Titani poteva manifestarsi nuovamente in entità che a conti fatti erano già loro, sebbene privi di poteri, sangue, Dunamis e memoria. Non avrebbe condiviso questo dato, era un'informazione un po' troppo segreta da poter elargire al asgardiano che passava di lì, ma di certo poteva provare a dissolvere qualche dubbio. Così, perché gli andava farlo.
    Partendo dal presupposto che siamo immuni a queste peculiarità della mente. Non sarebbero stati signori dell'universo se fossero stati così suscettibili a afflizioni di quel genere; la perfezione che li contraddistingueva faceva sì che le loro menti restassero in condizioni più che ottimali.

    La ragione dietro tutta questa frammentazione è che, alla fine della Titanomachia, i nostri corpi sono stati distrutti e le nostre essenze bandite.
    Non esattamente vero, questo. Erano stati sigillati nel Tartaro, dal quale il loro retaggio supremo si sarebbe riversato all'interno dei contenitori mortali, elevandoli. Non aveva mentito, per sé, ma aveva tenuto nascosti un discreto quantitativo di dettagli al riguardo; non era sua abitudine dare proprio tutte le risposte a chi gliele chiedeva, bisognava lasciare il dubbio, qualcosa da scoprire, altrimenti i mortali rischiavano di ristagnare nei loro avanzamenti.
    O semplicemente perché in quella circostanza a Giapeto andava di giocare con la verità, una delle tante, decisamente probabile.

    L'effetto è che, per poter manifestare la pienezza delle nostre consapevolezze, noi Titani dobbiamo risvegliare la nostra Dunamis passando per tutte le tappe comunemente note ad altri Sacri Guerrieri. Ogni passo porta nuova forza, nuove consapevolezze, nuove memorie.
    Ticchettò con la punta della Chiave il bordo del tavolo, facendo tintinnare posate e bicchieri in gesto distratto, un impulso umano di impiegare il suo tempo in maniera automatica. Chissà se questi strani impulsi sarebbero spariti più avanti, se si trattava di riflessi incondizionati che anche nel suo corpo originale aveva effettuato, sebbene in scala più grande; non ricordava, non aveva mai fatto caso a cose così piccole come picchiettare su un tavolo, i suoi pensieri erano sempre rivolti ai più grandi sforzi e meravigliosi accadimenti. Non avrebbe escluso che anticamente per passare il tempo giocasse con la superficie di un sole, lanciando stelle intere in buchi neri e meteore in pianeti.
    Tale era la loro forza, tale il loro distacco dalle problematiche mortali, da rendere questi i loro svaghi.
    Col tempo questo processo di risveglio finirà e noi ritorneremo al nostro potere originale, con tutte le memorie e conoscenze ora precluse. Fino ad allora... eh... ci dobbiamo adattare.
    Scrollò le spalle, quasi come a voler dire a sé stesso che sarebbe successo prima o poi. Era impaziente Giapeto, l'idea di dover perdere tempo in espedienti per incrementare il suo potere lo irritava alquanto; d'altra

    Detto questo, l'idea di andare alla ricerca di antichi artefatti o segni della nostra presenza è interessante. Ci sono varie ragioni per cui è opportuno che certe cose siano in nostra mano, e sono certo che ci sarà molto da imparare anche per te. La compagnia di un Sacerdote Runico potrebbe essere di genuino aiuto in quando si fa... come la chiamate? Archeologia?

    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    Evocazione


    Tecniche

  3. .
    Rashid ti vede uscire dalla malia illusoria facilmente, troppo facilmente per qualcuno che non dispone di poteri mentali capaci di opporsi ai suoi. Sebbene il contatto con questo potere ti abbia lasciato strascichi di dolore, tu che fino a pochi istanti fa eri incapace di manipolare il cosmo se non nelle maniere più basilari e crude, lanci il cuore oltre l'ostacolo e proietti verso la fronte del tuo maestro un fascio di energia cosmica a imitazione di quello che lui aveva fatto in precedenza.

    Tende la mano, deviando il raggio verso l'esterno col dorso della sinistra, ma non era mai stato questo la vera parte dannosa del tuo attacco. Sgrana gli occhi e, per la prima volta, lo vedi sbiancare; qualunque cosa stia vedendo lo ha terrorizzato, completamente immobile per la paura.
    Ma dopo l'attimo di sorpresa, come per te, i suoi poteri mentali gli permettono di cogliere i segni che identificano questo fantasma per quello che è. Scatta all'indietro, ristabilendo svariati metri di distanza, e per un attimo credi che stia per urlarti contro; invece borbotta qualcosa tra sé e sé in arabo, scuote la testa, e fa qualcosa che mai aveva fatto prima, non con te almeno.
    Insegnare.

    Bene, ma puoi fare meglio.
    Si tocca la tempia con l'indice prima di continuare. Il nostro è un potere mentale, o psionico, che parte da qui. Come tale è invisibile e intangibile se non ad altri poteri mentali.

    Possiamo direzionarlo nelle menti altrui, intrappolandole nelle illusioni più disparate. Come hai subito, e replicato, ma non abbiamo strettamente bisogno di veicolarle a mezzi fisici. Gioca bene le tue carte e i tuoi nemici non capiranno nemmeno di essere in un'illusione.
    Picchietta il piede a terra, parlando lentamente e scandendo bene singola lettera in modo che non ci siano imperfezioni o fraintendimenti di sorta.

    Atena è la Dea della guerra e della saggezza, non del suicidio. Ci insegna a essere leali, non idioti; in battaglia coglierai ogni vantaggio possibile per proteggere l'umanità.
    Poi schiocca le dita, e il suono si propaga distorcendo l'aria in maniera quasi fisica; segno che Rashid vuole dare una dimostrazione pratica delle sue parole, mostrarti in prima persona le potenzialità insite nel legame che stai istaurando con la costellazione. Onde psioniche invisibili avvolgono la tua mente, intrappolandola in una nuova illusione: un semplice momento in cui sei paralizzata, braccia e gambe immobili e pesanti, come se le ossa si fossero fatte di piombo.

    Un modo per tenerti ferma in previsione del suo vero attacco. Rivolge il palmo verso di te, e lingue di fuoco si propagano in un cono di energia ardente che lambisce il terreno, serpeggiando verso le tue gambe.


    CITAZIONE
    Note: due appunti prima della parte riassuntiva.

    Le illusioni mentali infliggono, come puoi leggere qui, danni mentali. In questo caso le illusioni possono manifestare immagini specifiche (decise da te, come ha fatto Rashid adesso, o completamente spontanee, come il fantasma diabolico). O possono anche fare danno mentale grezzo, senza abbellimenti di sorta, il filmino specifico che proietti però nella mente del nemico può aiutare a rendergli più difficile riconoscere l'illusione come tale; tu, avendo proprio illusioni mentali nello specifico e poteri mentali in genere, hai un vantaggio nella difesa di questo tipo.
    A prescindere dall'immagine mandata l'illusione infligge comunque danno, proporzionale alla tua difesa e quanto ne è passato, come se fosse un attacco materiale tipo un pugno o una fiammata.
    Specifico perché nel tuo post e nel sunto dei danni non hai specificato di aver subito il danno mentale, per questo segnati un danno mentale di entità moderata.

    Il secondo appunto è sull'attacco in sé. Nel senso, va bene usare la tecnica per evitare di descrivere ogni volta la mossa distintiva (a meno di casi specifici è effettivamente l'attrattiva maggiore della cosa :asd: ) ma nel post va comunque specificato dove e come porti la tecnica. Ad esempio nel post hai scritto che cerchi di investirlo con il tuo cosmo: in che modo? E' un raggio piccolo mirato alla fronte o un'onda energetica alla dragonball che porta effetto mentale? Oppure, sono tanti raggi piccoli che fanno questa cosa? Oppure di nuovo, nella tecnica è specificato finché avviene il contatto fisico, ma potresti farlo anche senza toccarlo direttamente, usando potere mentale grezzo, che anche quello è cosmo.
    Io ho interpretato al momento la tua mossa come un sottile raggio di cosmo come veicolo fisico, ma un consiglio per il futuro è, appunto, sii specifico: più cose descrivi tu e meno cose sono lasciate all'interpretazione dell'avversario.

    Proseguendo, Rashid utilizza un illusione mentale per farti credere di essere paralizzata (Attacco Debole, Illusione Mentale), e nel mentre ti tira contro un cono di fiamme (Attacco Forte, Fuoco). Sempre a gialla.
    Se ci sono dubbi o domande io sono a disposizione.
  4. .
    Accantonato il dolore, non c'è nulla che possa fermarti. Le naturali limitazioni umane nell'evitare la sofferenza sono scartate, ogni limitatore sul impiegare l'interezza del tuo corpo come uno strumento grezzo di pura violenza sacra viene semplicemente spento. Ti getti in avanti oltre l'ostacolo e, di nuovo, il Titano non sembrava aspettarsi una cosa del genere; di certo non che entrassi nella sua guardia dal punto più difficile, attraverso una tempesta di attacchi nei quali, oltre le sottili fenditure che ti hanno dilaniata, puoi scorgere scie e scorci di lontani universi.
    Il tuo attacco è ben più semplice e altisonante, ma non meno efficace.

    La mano si stringe sul metallo della sua strana armatura in prossimità del collo bloccando nuovamente il Titano, non riesci a piegare
    il materiale dell'armatura e dunque a mozzargli il fiato, ma la presai gli preclude di fuggire nei portali per minimizzare il colpo. I suoi arti aggiuntivi si dissolvono, ripiegandosi nelle due braccia con cui era partito.
    Alla tua follia, nel momento in cui ti dai lo slancio per impattare contro la sua fronte, anche lui si lascia andare alla pazzia insita di tutta questa situazione; il suo elmo viene avvolto da una patina di energia cosmica semiliquida, un velo di nero che copre il suo punto più vitale, poi tira il capo all'indietro e risponde alla testata con un'altra.

    Le vostre fronti impattano, ma la tua presa gli ha impedito di imprimere nella difesa la forza che avrebbe potuto permettergli di eludere parte dell'attacco. La sottile barriera energetica si rompe, facendo impattare la tua fronte contro il metallo con una violenza tale da scuotere l'intero corpo del Titano.
    Di nuovo una campana riecheggia, vibrando nell'aria vuota e martoriata al ritmo di pazzia e dolore. Poi la sua voce risuona nella tua mente.
    °Apprezzo il coraggio.°

    La lama che gli ricopre il braccio sinistro si ritrae, il metallo si liquefà, scoprendo un arto leggermente più lungo del normale ma che ha cinque dita molto umane che scattano verso il tuo polso alla velocità della luce.
    Punta a stringere rompere la tua presa con una forza superiore, strappando la sua gola alla tua portata e a mantenerti lì, vicina.
    Troppo vicina.

    °Ma questo è stato un errore.°
    Nello stesso istante l'altro braccio, ancora ricoperto dalla strana lama ricurva, scatta verso l'alto.



    [KHORA BLADE]
    Piercing Heaven

    Sulla punta dell'artefatto si disegna quella che sembra una linea nera, piccola e sottile, una pennellata elegante e fluida che traccia una linea diagonale che punta a iniziare sul tuo fianco destro, percorrere il ventre e il torso, e poi concludere attraversando la spalla sinistra.
    Una lama piccola, una contrazione nel tessuto dell'esistenza, che mira a colpire le tue soffici parti mortali e aprirle sotto il suo taglio.

    CITAZIONE
    Note: mi difendo dalla testa con un'altra testata, anche mi faccio male. Poi approfitto della vicinanza per cercare di stringerti il polso della mano buona (AD) e toglierlo dal mio collo.
    Contemporaneamente con l'altra mano ti tiro una lamata dimensionale a distanza zero (AF, Arma Infusa) con l'intento di sventrarti. Tutto sempre a velocità luce.
    Video esplicativo ma in diagonale invece che orizzontale: X.
  5. .
    oTWdjfk
    Ἰαπετός xiphos {VII} Mésos DunamisHighway to Hel - Concilio2

    Eppure sei ancora così pieno di te, Mineil. Forse dovrei infliggertene altre.
    Negli attimi che precedettero quell'incontro, Giapeto poteva lasciarsi andare a un briciolo di confidenza nei confronti del Primarca di Scilla; la memoria del loro scontro, e soprattutto del valore e la condotta dimostrata fino a quel momento, erano un qualcosa che il Titano non avrebbe dimenticato facilmente. Sorrise a Mineil, e fu l'unica espressione di amicizia che avrebbe rivolto ad altri partecipanti di quel concilio, Aesir esclusi.
    La presenza di altri invitati, tuttavia, contribuì a peggiorare considerevolmente la qualità dell'incontro. Innanzitutto, il Daimon. Giapeto fissò gli occhi dell'Eudaimon, trattenendo a stento il disgusto che gli distorse i perfetti lineamenti del volto; i suoi istinti reclamavano vendetta per il sangue versato da quella infima creatura, ma le necessità della diplomazia venivano prima di quelle personali, dunque si limitò a girare lo sguardo e ignorare l'esistenza dello schiavo di Etere. Avrebbero tutti dovuto fare dei sacrifici.

    Nessuno degli altri invitati, escluso il Daimon, era degno di più di uno sguardo distratto da parte del Titano. Erano potenti, sì, ma a lui completamente indifferenti.
    Aveva forti pensieri riguardo alla presenza del Cavaliere Nero, meno forti ma comunque marcate sui nuovi giocattoli di Gea, ma nessuna emozione o reazione viscerale. Se fosse stato più umano sarebbe stato deluso del fatto che il Gran Sacerdote non l'aveva riconosciuto, offeso del fatto che due vite di sacrifici fossero passate nel dimenticatoio, ma il sorprendente niente che sentiva era una risposta compiacente da parte dei suoi volubili moti emotivi. Non aveva mai visto il Celebrante di Odino, di nuovo non era una conoscenza che riteneva rilevante fare, né l'elfetto che lo accompagnava in rappresentanza delle creature di Freyr, Iperione e Teia.

    Poi i tre presero a turno la parola, esponendo la realtà di una situazione a dir poco critica. Quantomeno avevano avuto la buona creanza di non proporre ridicole alleanze e inutili cooperazioni, non si sarebbe mai neanche aspettato una tale mancanza di contatto con la realtà da parte dei tre, a conferma che gli antichi amici della sua stirpe erano ancora esattamente potenti e decisi come ricordava. Avrebbe portato loro i saluti dei suoi fratelli, in seguito.
    Le notizie ricevute furono gravi, sia i piani dei corrotti che quella della Corruzione di Persefone. Ulteriore prova dell'inerente debolezza della stirpe Olimpica e del fallimento di Rea, adesso dalla parte del nemico c'era qualcuno che disponeva dei segreti che sua sorella aveva trasmesso alla figlia. Poteva solo sperare che Demetra avesse tenuto per sé il sapere più segreto, le informazioni più terribili e occulte sull'opera di Gea, ma dubitava che avesse avuto tutta questa preveggenza.

    Seduto nel suo scranno, Giapeto unì le mani e distese il volto in un'espressione che era estremamente pensosa e assorta. Ciò che era stato detto qui erano informazioni gravi, tremendamente gravi, che richiedevano azione immediata; se Hel fosse stata corrotta e le anime del Niflheimr riversate sulla realtà congiunte a quelle dell'Averno, le loro probabilità di sopravvivenza sarebbero state... scarse. Le innumerevoli linee di pensiero del Titano si protesero in calcoli e proiezioni di complessità impossibile, piani su piani, contingenze a ogni possibile minaccia che si fosse presentata, miste ad attente valutazioni sulle forze a loro disposizione.
    Il responso? Uno scarso 3,76045% di probabilità di uscirne vivi e non corrotti. Una valutazione sconfortante, che portava con sé un unico corso d'azione. Per proteggere la Realtà, obiettivo ultimo e imperativo fondante della dottrina dei Dodici Titani, avrebbero dovuto fermare quella minaccia ancor prima che si presentasse in piena forza.

    Fu il Daimon a prendere la parola per primo, e alle sue parole Giapeto non riuscì a trattenere un ghigno disgustato. Ovviamente sapevano cosa era accaduto nell'Averno, un pezzo d'informazione molto utile che, di certo per il volere di Phanes e con le migliori intenzioni del mondo, avevano dimenticato di condividere per tempo. Contenne l'istinto di farlo presente, tuttavia, non era il momento di lasciarsi andare a antiche inimicizie, per quanto il pensiero gli facesse rivoltare lo stomaco.
    Altra conclusione che trasse in seguito alla notizia: se l'Averno era caduto, completamente in mano alla Corruzione, allora dove erano finiti Ade e gli Spectre? Da dove si manifestavano nel Piano Materiale, se non dalla sacca dimensionale dell'Averno? Interrogativi che avrebbe ponderato in silenzio e condiviso con i suoi fratelli.

    Sorvolò sul baccano inverecondo scatenato fuori, rimirando lo sconforto del Daimon e accogliendo il suo disagio con la grazia di qualcuno che sta sorseggiando la bevanda più pregiata.
    Permise al trambusto di farsi meno roboante prima di continuare, prendendo la parola e comunicando a voce con calma e posatezza.

    Ovviamente l'Impero Infinito farà la sua parte in questo nuovo fronte.
    Si sporse in avanti, passando lo sguardo su ognuno dei presenti, occhi rossi che li scrutarono nell'attimo di pausa che servì per assicurarsi l'attenzione della sala.
    E' palese che, se il regno di Hel dovesse essere completamente corrotto, le conseguenze sarebbero più che catastrofiche per tutti.
    Girò lo guardo poi verso i tre Dei che avevano chiamato quell'incontro e trasmesso quelle problematiche rivelazioni.

    Le nostre forze saranno pronte a supportarvi in qualunque modo possibile, e anche i Dodici Signori dei Titani presteranno il loro aiuto diretto.
    Scelse di restare sul vago su modi in cui questo supporto si sarebbe manifestato, non aveva fiducia negli altri sul divulgare queste informazioni, ma le avrebbe condivise con i Tre privatamente una volta concluso l'incontro.
    Insieme, proteggeremo questa Realtà.
    Disse, e la sua fu l'editto da parte di chi della Realtà era un pilastro e parte fondante. Avrebbero tutti, sempre e comunque, combattuto per preservarla.

    La nostra Realtà.
    Pensò, senza dare voce a questa sua legittima considerazione.



    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, elmo ritratto, integra
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    Evocazione


    Tecniche

  6. .
    Buonasera, egregia.

    Il consiglio è più che contento di riconfermarLe le sue energie precedenti, dunque la Viola sul primo pg e la Rossa per il secondo.

    Vadi in pace :ciaone:
  7. .
    oTWdjfk
    Ἰαπετός xiphos {VII} energia violaEikonoklasm4

    Cos'era questo? Questo battito del cuore, quest'adrenalina nel sangue, questa gioia nel vedere dove era stato spinto dalla sua evoluzione; perché proprio questo scontro lo stava facendo sentire così... indescrivibilmente felice. Forse era perché aveva avuto la conferma che, in quel mare di mediocrità e sconforto, l'umanità era ancora capace di produrre qualcuno di così arguto e talentuoso. Forse era la novità del sentirsi rispondere colpo su colpo? No, aveva già affrontato qualcuno in grado di eguagliarlo e, sebbene si fosse sinceramente divertito, non era la gioia feroce che gli si agitava in petto.
    Contro il Cavaliere Nero non aveva sentito la sua anima elevarsi contro i limiti e le barriere che ancora aveva strette attorno, cercando di infrangerle, la sua Dunamis stava sbattendo contro i vincoli alla sua estensione come una belva in gabbia, ansiosa di spezzare le sue catene. Perché? Perché questo semplice umano era capace di spingere lui, una creatura superiore, a così tanto?

    Realizzò che non c'erano segreti, trucchi o stratagemmi nel Primarca, non c'era niente di complesso e fuori dal normale; era semplicemente una brava persona. Giapeto l'aveva studiato, osservando scontri e leggendo resoconti, e i dati ricavati l'avevano spinto a giungere a una semplice conclusione: era esattamente questa la sua forza.
    Una brava persona, un uomo profondamente giusto, che ha il dono di entrare in risonanza con gli altri e di far echeggiare il suo spirito indomabile con quello altrui. E così facendo, senza neanche volerlo, spingeva tutti ad essere la migliore versione di loro stessi. Anche Giapeto ne stava sentendo gli effetti, si stava lanciando trascinare nella sua danza, lui che quel ballo avrebbe dovuto condurlo, eppure non era una ferita nel suo orgoglio. Era... indescrivibile.
    Mai, in tutti i suoi infiniti eoni, si era sentito così.
    Avevano ideologie diverse, decisamente, eppure in quest'attimo di vicinanza Mineil gli aveva dato una semplice speranza, la stessa speranza con la quale aveva iniziato la Prima Guerra degli Eterni, la speranza che l'aveva condotto nella Grande Caccia e nell'Età dell'Oro, e che l'aveva spinto a tentare di uccidere Zeus. Che, un giorno, qualcuno come lui non sarebbe più stato necessario.

    Ah, beh. Alla prossima Era, forse.

    °MAGNIFICO!°
    Urlò nella mente del Primarca, alla vista di ciò che aveva creato con sangue e sudore, al miracolo dell'intuito umano che aveva creato armi capaci di eguagliare un Dio e di riempirlo d'orgoglio ai successi della sua stirpe.
    Aveva preso la tecnica di Giapeto, i suoi poteri, e glieli stava rivoltando contro a modo suo; vagamente offensivo, ma non fece altro che dargli l'ispirazione per ricambiare il favore.
    °Ma non abbiamo ancora finito, Mineil.°
    Giapeto alzò la chiave destra al rovinare dell'attacco, la sinistra prese a ciondolargli dolorosamente davanti al petto, levata all'indietro, il gomito piegato in preparazione di quell'attacco. Con pazienza, attese. Attese che il flusso di acque e fiamme gli si avvicinasse, attese fino all'ultimo momento possibile, attese espandendo la sua Dunamis in pennellate d'ebano che stonavano contro la massa di colori incomprensibili della Dimensione. Attese, conscio che se avesse fatto un'errore la sua amica sarebbe probabilmente morta per colpa sua; non era il solo, il Primarca, ad avere persone alle sue spalle da proteggere.

    Era un momento sublime, la ricerca perfetta del filo da tagliare per ottenere il massimo risultato. Un attimo di determinazione, di tutto o niente, un rischio folle.
    Lo trovò, e colpì.

    u5HZrur

    [KHORA TEMNEIN]
    Azure Aster

    La Chiave affondò in un punto preciso, il fulcro perfetto nel tessuto spaziotemporale, una piccola debolezza strutturale il cui collasso provocò una reazione a catena. La Dunamis del Titano erose le dimensioni come un acido, aprendo un enorme vortice verso il nero del nulla assoluto, una massa di energia circolare che prese ad attirare ogni cosa al suo interno senza scampo; nella creazione di questo enorme portale, Giapeto infuse tutto ciò che era. Ne rinforzò i legami, applicando il potere delle Chiavi per supportarne l'intelaiatura e la struttura, e incrementò la potenza delle correnti telecinetiche in modo di renderle capaci di afferrare la spada di Mineil.
    Contro la stella azzurra, Giapeto aveva opposto uno scudo invincibile.

    L'energia cosmica di quell'attacco affondò totalmente nella fenditura, i legami che la tenevano salda secondo la volontà del Primarca ormai dissolti e strappati al suo controllo, e non dissolti nel niente dello spazio.
    No, vincolati altrove.

    Nello stesso istante, Giapeto aprì una seconda fenditura collegata alla prima, un paio di metri davanti all'avversario, ma quella sarebbe stato un condotto d'uscita. Tutto il potere che Mineil aveva scatenato contro Giapeto, sarebbe stato rivolto verso il suo proprietario, le terribili acque di Scilla e Cariddi infettate della Dunamis del Titano, a prezzo di un crescente affaticamento che le sue capacità di sublimazione energetica non potevano più contrastare.

    Il flusso d'acqua mirò al petto del Primarca, cercando di travolgerlo nella furia del suo stesso attacco.

    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE Sigillo di Potenziamento al Cosmo, riserve cosmiche in rigenerazione, moderata contusione al torso (costole incrinate, fiato corto, in rigenerazione), moderata contusione alla testa (leggera lacerazione e piccole fratture, vertigini, in rigenerazione), grave contusione al braccio sinistro (frattura completa all'avambraccio, inservibile, in rigenerazione), lieve affaticamento
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI uno reverse card (Bouncer Assoluto Monouso, Azione di Difesa+ e Attacco [Acqua, Vento, Illusione Ambientale, Cosmo Poderoso]+), ci aggiungo un po' di cosmo mio per renderti difficile ricontrollarla.

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    SUBJECT 1: HECATONKEIRES
    gli ecatonchiri sono tra gli esperimenti più faticosi ma produttivi che il Titano dello Spazio abbia mai eseguito. Ritenuti originariamente troppo feroci e imperfetti per poter fare parte dell'esercito dei Giganti, Giapeto acquisì il materiale genetico dei tre primi prototipi della specie centimane; una volta coltivati fino a una completa maturazione, le creature furono soggetto di numerose procedure al fine di annullarne le devastanti pulsioni e massimizzarne la potenza combattiva.

    Agli occhi di una creatura meno avvezza alla genetica e alle procedure di Giapeto, gli Ecatonchiri non dovrebbero essere neanche vivi: organi interni e appendici ritenute non necessarie alla battaglia sono state completamente rimosse, rimpiazzate da ulteriori fasci muscolari capaci non solo di supportare le cento braccia e cinquanta testa di ognuno, ma di sprigionare una potenza fisica devastante e superiore a quella di comune guerriero divino. Contestualmente i cervelli delle creature sono stati ampiamente rimaneggiati, le loro menti riempite di ampi programmi di ricondizionamento psichico, gli unici pensieri concessi sono eoni su eoni di arte combattiva; ogni possibile mossa e colpo di una devastante arte marziale è conservato in essi, pronto ad essere scatenato alla volontà di Giapeto. Ovviamente questo li rende incapaci di formulare in autonomia pensieri che non siano relativi al prosieguo della lotta in corso, o al massimo di eseguire l'ultimo comando che il Titano ha imposto, ma questo non è certo un problema per lui.

    Non è cosa comune vedere gli ecatonchiri al massimo dei loro 100 metri di altezza, a meno di disporre di spazi sufficientemente ampi; più frequentemente Giapeto è solito aprire piccole finestre dimensionali nelle loro celle di contenimento in modo da consentire loro di far passare le braccia e sferrare attacchi nei punti indicati dal Titano.
    [Forza Straordinaria]


    SUBJECT 5 WARDEN: K.01 KAMPE
    anticamente Kampe era un Gigante messo a guardia del Tartaro e, cosa più importante, un'amica di Giapeto. Sua assistente in molti esperimenti, aiutava il Titano a mantenere ordine nella popolazione prigioniera assicurandosi che i potenti sigilli di vincolo restassero al massimo della potenza, oltre a mantenere certi soggetti in un continuo stato comatoso. Durante la Titanomachia fu tra le infinite vittime di Zeus, brutalmente assassinata quando questo liberò gli originali Ecatonchiri e i Ciclopi prigionieri.
    La Kampe attuale non è ovviamente l'originale, è un soggetto cresciuto da un misto di materiale genetico della Guardiana e Ichor, non dispone delle sue memorie originali ma pare avere conservato brandelli di personalità. In verità non è stato neanche Giapeto a compiere questo esperimento, ma non ha trovato nessuna ragione per terminarlo; per ora anche solo una voce famigliare è abbastanza.
    A differenza di tutti gli altri soggetti e sebbene sia comunque legata alla Dunamis del suo signore, la Guardiana non è né un esperimento e né una prigioniera, è l'unica tra le evocazioni del Titano ad avere una vera personalità e libero arbitrio.

    Alta tre metri e lunga 15, considerando la coda, Kampe può manifestare in autonomia un rafforzamento delle regole della realtà sotto forma di un costrutto geometrico: i Sigilli della Guardiana possono essere forgiati secondo il suo desiderio, sia nella forma che nel numero (sebbene limitato all'estensione della Dunamis di Giapeto e a forme bidimensionali o tridimensionali), e dispongono di una Durezza Straordinaria, risultando estremamente resistenti a effetti dannosi.
    I Sigilli possono essere impressi e lasciati inerti, allo scopo di preparare trappole, usati come difese per resistere ad attacchi, fatti esplodere come tentativo di offesa contro i propri nemici: questa particolare tipologia dell'arte impone su chi viene raggiunto da essi una crescente difficoltà, proporzionale al divario energetico e al numero di Sigilli andati a segno, nel manifestare poteri cosmici. Per liberarsi da questi sigilli le vittime dovranno bruciare tanto Cosmo quanto ne sarebbe necessario per rompere dei Costrutti dalla Durezza Straordinaria; man mano che gli effetti di questo potere e i Sigilli imposti sul bersaglio si accumulano i bersagli vedranno i propri movimenti farsi sempre più difficoltosi, fino a provocare in casi estremi una paralisi totale.
    Una variazione di questi Sigilli possono invece essere di supporto al Titano e ai suoi alleati; quando posti su una creatura amica, questi conferiranno a chi ne beneficia una fluidificazione nel processo di manipolazione di energia cosmica, che permetterà di fare ricorso al proprio potere delle stelle con maggiore facilità. Questo potenziamento non potrà mai giungere all'efficacia, offensiva e difensiva, di chi possiede Cosmo Poderoso.
    [Sigilli Base di Vincolo e di Potenziamento]


    Tecniche

    KHORA TEMNEIN — Anche le menti più acute beneficiano da abitudine e routine. Sebbene l'ingegno di Giapeto sia considerevole il Titano ha trovato utile, nel clamore della battaglia, lo standardizzare alcune procedure di difesa in modo da lasciare le sue facoltà cognitive libere di ponderare come meglio proseguire nello scontro.
    In battaglia egli potrà usare la sua maestria sulla traslazione dimensionale per aprire un portale, e in esso precipitarsi, spostandosi in maniera così rapida e immediata da consentirgli di far andare a vuoto un singolo attacco nemico [monouso a duello].
    Sfruttando le capacità di pseudo-psicocinesi spaziale del Titano unite alla maestria nella creazione di portali, Giapeto sarà in grado di incanalare attacchi nemici in faglie nello spazio e di rispedirle interamente al mittente. Un'azione così precisa sarà possibile solo nel caso in cui il potere del Titano sia superiore a quello del nemico in questione: se dovesse esserci un'equivalenza di potere, egli sarà in grado di riflettere solo parte dell'attacco, mentre se quest'ultimo sarà inferiore al suo nemico la quantità di attacco che si riuscirà a rispedire al mittente sarà proporzionale al dislivello in questione. [Bouncer]
    Infine egli potrà incrementare considerevolmente il potere di assorbimento delle correnti spaziali, oltre a rafforzare la struttura cosmica che compone i portali, consentendogli di riflettere interamente un attacco anche se dovesse essere suo pari in estensione cosmica. [Bouncer assoluto, monouso a duello]
    In ogni caso, se l'attacco riflesso dovesse essere di potere inferiore al suo, Giapeto potrà infonderlo della propria Dunamis per portarlo alla sua estensione energetica o applicarvi le proprie abilità se possibile.


  8. .
    2
    Pass the Sentence, Swing the Sword

    Accaddero tante cose nell'arco di pochi istanti, tante cose che non avrebbe mai pensato di vedere così presto. Non immaginava innanzitutto che avrebbe incontrato direttamente un Dio Antico così presto, tantomeno che quel Dio Antico sarebbe stato proprio Hypnos; non aveva mai avuto a che fare direttamente con lui, escludendo l'impostore che ne aveva preso in seguito i poteri, e tutto poteva aspettarsi fuorché che uno dei Gemelli prendesse nota di lui.
    Non poteva immaginare niente che avrebbe potuto giustificare questo interesse, ad eccezione del suo obiettivo più nascosto, ma neanche questo pareva così importante da giustificare la presenza di uno degli Araldi di Ade, non quando era tutto ancora in fumoso divenire. Ogni passo, ogni parola del Dio portava con sé un potere che Asterione non aveva mai avuto modo di sperimentare sulla sua pelle, se non nel primo momento in cui aveva ricevuto la Stella, eppure era una situazione diversa.
    Anche lui era diverso.

    Non conosceva questo Araldo, non era familiare con il suo potere e i suoi modi, non sapeva come rivolgersi a lui se non con silenzio e deferenza. Questa poca conoscenza portò un accenno di supponenza e presunzione nel vedere che si era presentato a lui come un barbone qualunque, l'arroganza che un immortale può avere verso chi prende confidenze decisamente immeritate, e che lo portò a girare il capo e incrociare lo sguardo del Dio con l'intento di intimargli di non toccarlo.
    Un intento che rimase tale, un pensiero soffocato nello sguardo di Hypnos; un ipnotico ribollire di infinito Inizio nel quale vite, sogni e speranze cominciavano e morivano. Negli occhi del Dio vide tutto quello che era e sarebbe potuto essere, triliardi di anime che urlavano di gioia e agonia, inneggiando alla gloria del Monarca Onirico.
    Capì, Asterione, quanto fosse diverso dall'impostore che l'aveva impersonato, quanto la loro forza e conoscenza non fosse neppure lontanamente paragonabile, quando quell'essere che passeggiava sereno e senza alcuna cura fosse incomprensibilmente pericoloso.

    Non sapeva il perché avesse deciso di sottoporlo a questa prova, lui che sentiva di non dover dimostrare niente a nessuno, e dubitava che provare a comprenderne le motivazioni lo avrebbe condotto alla pazzia: magari quello scontro sarebbe stata la chiave per compiere uno dei suoi ineffabili disegni, forse c'era qualcosa che desiderava comprendere sul Minotauro, forse era semplicemente annoiato. Tutte e tre le opzioni gli sembravano egualmente probabili, ed egualmente insensate. Ma chi era lui per opporsi al volere di un Dio Antico. Fu strano vedere Minosse palesemente... non a disagio, ma di certo non a suo agio in vicinanza del Dio; nessun altro avrebbe potuto permettersi di avvicinarsi al Giudice in questa maniera. Era segno che il potere di Hypnos, più che la sua autorità, non era un qualcosa contro cui nessuno di loro poteva permettersi di scherzare.

    Osservò lo spazio contorcersi e riformarsi, plasmando l'esistenza ai capricci del Dio, e poté rimirare lo strato di ghiaccio che aleggiava ovunque nel più sacro luogo, seggio del potere dei tre generali di Ade, che per quella circostanza si trasformò in un'arena. Riservò uno sguardo all'uomo che era apparso, oltre l'iconografia e la curiosa cavalcatura che aveva scelto, oltre anche la palese mancanza di rispetto verso le autorità di quel luogo e sé stesso. Era più preoccupato che oltraggiato, qualunque fosse il gioco di Hypnos, dubitava di avere scelta riguardo al parteciparvi.

    Lord Stark.
    Eppure, quella che aveva davanti era comunque una sfida; la sua competenza, il suo onore erano stati chiamati in causa, l'unica cosa che un vero guerriero poteva fare era scendere sul campo di battaglia e fronteggiare il suo avversario al massimo delle possibilità. Tese il palmo sinistro in avanti, rivolto verso il suo nemico, il pugno chiuso al fianco e le ginocchia leggermente piegate in avanti; dal suo risveglio una sola volta era stato costretto a impiegare la pienezza del suo sapere marziale, e non lanciarsi in avanti a testa bassa per distruggere tutto ciò che lo infastidiva.
    Non aveva la minima intenzione di sfigurare, né davanti al Giudice suo padre e né al Dio che aveva avuto premura di organizzare tutta questa questione. Quale che fossero le motivazioni, a dispetto di preoccupazione crescente, non si sarebbe tirato indietro.
    Vedremo.

    Non si perse in convenevoli, non ne avrebbe avuto bisogno, non erano lì per scambiare chiacchiere davanti a un tè. Erano lì per combattere, e per Ade questo avrebbero fatto.
    Fece un passo avanti, facendosi avvolgere dalla fiamma ametista del suo cosmo, mentre la sinistra luce del suo divino artefatto gli attraversava il braccio destro. Il pugno si aprì e divenne un taglio che attraversò l'aria dal basso verso l'alto, proiettando in avanti un sottile fascio di energia, lungo tre metri, che mirava a colpire il suo nemico esattamente al centro del corpo in tutta la sua interezza. Un semplice attacco, un preludio per aprire le difese di Stark e attirarne l'attenzione mentre Asterione ruppe il muro del suono proiettandosi in avanti.

    Ogni suo passo fu compiuto nella pienezza assoluta della velocità che poteva raggiungere, avrebbe cercato di chiudere quello scontro rapidamente con un singolo attacco fatale.
    Seguì la traiettoria del suo primo colpo, scartando all'ultimo al lato destro per entrare nella guardia di Stark e allungare la mano sinistra in avanti; sfruttò tutta la sua superiore stazza e la potenza dell'Arma per vibrare un singolo pugno che puntava ad impattare in pieno contro la guancia del suo avversario.

    Non avrebbe trattenuto nulla, non in questa circostanza. Solo il suo meglio e anche di più sarebbe stato tollerato.

    8gWY7Vi
    narrato ☲ parlatopensato

    nome ☲ Asterione
    energia ☲ Rossa
    surplice ☲ Minotauro [IV] Indossata, integra
    fisicamente ☲
    mentalmente ☲
    riassunto azioni ☲ easy peasy ti sparo una lamona verticale (AD, Arma Infusa + Cosmo Soverchiante), nel mentre io vado di lato per tirarti un pugno grosso in faccia (AF, Arma Infusa Grado V + Cosmo Soverchiante). Il movimento è al massimo della velocità.

    LABRYS
    Più che simbolo l'ascia di Asterione è il suo lascito, il marchio del suo ufficio come Campione di Creta; un titolo che ora risuona come un triste insulto dal sapore di cenere zuppa di sangue. L'arma è il suo premio, l'eterno promemoria del prezzo della lealtà.

    L'Ascia è tra gli artefatti più potenti a disposizione dei sacri guerrieri, un'arma fusa nel suo cosmo e corpo, che lo ha accompagnato in migliaia di battaglie; canalizzando il proprio Cosmo tramite essa il Minotauro ne potrà richiamare il potere, rendendo i suoi arti dei pericoli micidiali. Tramite essa potrà sferrare devastanti fendenti o enormi raggi di energia che portano con essi tutto il potere tagliente e contundente di un vero e proprio colpo d'ascia, sferrato con tutta la forza di Asterione; persino se dovesse incanalarlo nei suoi arti nudi questi non si spezzeranno, anche se colpiti da tremendi attacchi, così pregno è del potere dell'oggetto.

    Ma l'Ascia non è un semplice implemento: essa incrementa lo spaventoso potere distruttivo del Mintauro, tagliando e spaccando armature come se il suo proprietario fosse di un livello cosmico superiore, inoltre tutti gli attacchi effettuati tramite l'arma vengono lanciati al massimo della potenza possibile con il minimo sforzo [Cosmo Straordinario], rendendo estremamente difficile contrastare direttamente per lunghi periodi gli assalti dello Spectre. [Arma Infusa Speciale]


    AIONIOPYR
    Da sempre Asterione è stato un impareggiabile guerriero non solo per le sue abilità belliche, ma principalmente per la sua caparbia determinazione e incrollabilità.
    Il corpo, l'anima e la mente del Minotauro sono affinate fino al limite estremo e anche oltre; lo Spectre potrà sopportare quantitativi inverosimili di danno, dolore e fatica prima di cadere, potendo combattere più a lungo rispetto a Sacri Guerrieri anche dopo aver subito danni e compiuto sforzi che farebbero vacillare guerrieri meno resistenti. [Resistenza Straordinaria]


  9. .
    4
    Thirteenth Night

    Così, a caldo, Asterione non ricordava di essere mai stato così umiliato. Eppure era morto davvero tante volte, la sua vita si era spenta in infiniti modi, a volte pieni di gloria e valore, altre volte poco dignitosi; mai, in tutta la sua esistenza, qualcuno aveva mai offeso il suo orgoglio in questo modo. Il suo corpo, contenitore dell'orgogliosa essenza di un guerriero orgoglioso e fiero, ridotto a quello che era nella sua infanzia. Era davvero stato trasmutato in un bambino e rinchiuso in una gabbia, come un comune animale e non un servo di Ade.
    Un insulto tremendamente grave al suo ruolo, al suo onore, a tutto ciò che poteva concepibilmente offendersi.

    Si guardò intorno, trovandosi circondato da piccole e rivoltanti creature che sembravano impegnate a perdersi in festività e cantare vittoria troppo presto su quello che era entrato nel loro regno; avrebbe aperto la gabbia a mani nude, lanciandosi su di loro per farne strage, ma apparentemente gli si rivelò, finalmente l'architetto di tutto quel rivoltante teatrino. Erkling, il Re dei Goblin.
    Perfino nome e titolo gli facevano venire conati di vomito; Re? Al massimo era un ladro particolarmente fortunato, che aveva trafugato potere non suo e adesso lo sfoggiava come un vessillo, non un vero monarca. Dubitava fortemente che Gea avesse deciso di modificare in questo modo la struttura dei suoi servitori, quale che fosse la ragione dietro queste stranezze il Minotauro poteva essere assolutamente sicuro che questo si trattava di un vero e proprio colpo di mano.
    Una ribellione contro un sovrano da parte di un suddito troppo ardito, un qualcosa che nel passato di Creta si era già verificato, in tempi così lontani e remoti che neanche lui poteva ricordare. In circostanze normali non si sarebbe curato delle circostanze di Oberon, delle beghe e della politica interna delle varie fazioni fatate, e delle inefficienze del Re nel tenere in riga i suoi servi.
    Quelle non erano circostanze normali, però.

    Inspirò profondamente, inondando polmoni troppo piccoli di ossigeno e del fetore repellente dei suoi orripilanti carcerieri, un gesto che serviva per aiutarlo a soffocare spasmi di rabbia che stava già montando in lui. Piccoli tremori, scatenati dall'impatto di pura energia psionica in precedenza, che soffocò con uno sforzo di volontà stringendo i denti; aveva un discreto mal di testa e un bruciore che sembrava essersi diffuso fin dentro le ossa, ma non era nulla di invalidante. Poteva combattere.
    Aprì la bocca, e fu tentato di mordersi la lingua quando la voce che uscì dalle sue corde vocali ebbe un tono così disgustosamente giovanile, alto e acuto.
    Voglio Oberon.
    Inspirò di nuovo, rilasciando aria e soffocando la sete di sangue che stava minacciando di fargli perdere il controllo. Trovava incredibilmente difficile sopprimere i peggiori istinti della Stella in questa circostanza, come se le usuali barriere di onore e compostezza semplicemente non fossero più lì.
    Aveva senso, era effettivamente tornato bambino, ma quello era un pensiero che gli sarebbe venuto dopo

    Non mi importa di chi tu sia, quali siano i tuoi obiettivi, o cosa stia succedendo. So solo una cosa.
    La sua espressione sarebbe davvero potuta sembrare minacciosa, non fosse venuta dalla voce di qualcuno che a stento arrivava ai dodici anni.

    Il tuo teschio sarà la mia coppa.

    Detto questo, permise alla rabbia ancestrale della Stella del Cielo Prigioniero di allacciarsi alla sua indignazione e far ardere lo sdegno di Asterione come un incendio. Il nobile e decaduto Principe di Creta non c'era più, al suo posto si sarebbe rivelato tutto l'orrore che il Minotauro era in grado di infliggere.
    Avrebbe fatto scontare a quelle maledette fate ogni secondo di umiliazione.

    Allungò entrambe le mani, sradicando le barre della sua prigione e piegandole sotto le dita come se fossero fatte di semplice cartone, emergendo fuori come una visione da incubo di fuoco ametista e furia smodata.
    Mosse la sinistra, richiamando tramite il cosmo la benedizione della Labrys, convogliando le sue energie blasfeme in un lungo fascio che mosse in una linea circolare, quasi piroettando su sé stesso. Un atto che avrebbe mirato a spazzare via l'esercito di Goblin, o quantomeno a tenerlo impegnato per quel tanto che bastava per dare ad Asterione la possibilità di sferrare il suo attacco.

    Saltò in avanti, il suo corpo piccolo e leggero si proiettò oltre alimentato da rabbia e rancore, e una volta giunto a portata di Erkling avrebbe sferrato due colpi con le manine.
    Due pugni, due rombi di Ascia, un uppercut mirato al mento e un gancio che sarebbe piombato sulla tempia del nemico.

    8gWY7Vi
    narrato ☲ parlatopensato

    nome ☲ Asterione
    energia ☲ Rossa
    surplice ☲ Minitauro [IV] Indossata, integra
    fisicamente ☲ smol
    mentalmente ☲ moderato danno mentale (bruciore diffuso, leggeri tremori)
    riassunto azioni ☲ mi incazzo così tanto che è boh illegale, faccio una lama grossa circolare (AD, Arma Infusa + Cosmo Soverchiante) per spazzare via i goblin poi cerco di saltare addosso a Erkling per spaccargli la faccina con un doppio cazzottone (AF, Arma Infusa Grado V + Cosmo Soverchiante).

    LABRYS
    Più che simbolo l'ascia di Asterione è il suo lascito, il marchio del suo ufficio come Campione di Creta; un titolo che ora risuona come un triste insulto dal sapore di cenere zuppa di sangue. L'arma è il suo premio, l'eterno promemoria del prezzo della lealtà.

    L'Ascia è tra gli artefatti più potenti a disposizione dei sacri guerrieri, un'arma fusa nel suo cosmo e corpo, che lo ha accompagnato in migliaia di battaglie; canalizzando il proprio Cosmo tramite essa il Minotauro ne potrà richiamare il potere, rendendo i suoi arti dei pericoli micidiali. Tramite essa potrà sferrare devastanti fendenti o enormi raggi di energia che portano con essi tutto il potere tagliente e contundente di un vero e proprio colpo d'ascia, sferrato con tutta la forza di Asterione; persino se dovesse incanalarlo nei suoi arti nudi questi non si spezzeranno, anche se colpiti da tremendi attacchi, così pregno è del potere dell'oggetto.

    Ma l'Ascia non è un semplice implemento: essa incrementa lo spaventoso potere distruttivo del Mintauro, tagliando e spaccando armature come se il suo proprietario fosse di un livello cosmico superiore, inoltre tutti gli attacchi effettuati tramite l'arma vengono lanciati al massimo della potenza possibile con il minimo sforzo [Cosmo Straordinario], rendendo estremamente difficile contrastare direttamente per lunghi periodi gli assalti dello Spectre. [Arma Infusa Speciale]


    AIONIOPYR
    Da sempre Asterione è stato un impareggiabile guerriero non solo per le sue abilità belliche, ma principalmente per la sua caparbia determinazione e incrollabilità.
    Il corpo, l'anima e la mente del Minotauro sono affinate fino al limite estremo e anche oltre; lo Spectre potrà sopportare quantitativi inverosimili di danno, dolore e fatica prima di cadere, potendo combattere più a lungo rispetto a Sacri Guerrieri anche dopo aver subito danni e compiuto sforzi che farebbero vacillare guerrieri meno resistenti. [Resistenza Straordinaria]


  10. .

    THE DREAD WOLF TERYON

    UtjS5Vy

    Guerriero Ancestrale di Garmr – Energia Blu

    Náströnd (Cosmo Poderoso [Aura Necrotica]) | Seiðmaður (Evocazioni: Non Morti)| Dauði (Ordalia per Hel: Costrutti)



    Nel sangue di uno dei discendenti diretti del primo Guerriero Ancestrale di Garmr c'è la morte, poiché è la morte che accompagna la sua stirpe.
    Deforme e dall'aspetto terrificante fin dalla sua nascita, nella vita di Teryon c'è stato dolore e diffidenza poiché si pensava che fosse frutto del male, di qualche gravoso crimine o tremendo maleficio che l'aveva fatto marcire nel grembo della madre.
    Il mostrare vivo interesse e innato talento verso le arti della necromanzia, oltre che insaziabile curiosità verso ogni forma di sapere indipendentemente da quanto oscuro potesse essere, ha contribuito a demonizzarlo agli occhi di chi avrebbe dovuto essere suo amico.

    Dove qualcuno di meno deciso si sarebbe abbandonato a oscuri pensieri di distruzione lui ha perseverato, certo della giustezza delle sue azioni e che avrebbe avuto occasione per dimostrare il suo valore. La sua determinazione è fredda e incrollabile, devoto agli Dei e alla sua terra e disposto anche a profanare le tombe dei suoi guerrieri per vederla sopravvivere un altro giorno.

    Fu durante l'Armageddon, con la scoperta che i non morti non potevano essere trasformati in corrotti, che i metodi di Teryon trovarono finalmente una riluttante accettazione.

    I nemici del Guerriero si troveranno davanti all'essenza stessa del mastino di Hel, il suo soffio capace di marcire ogni cosa. E poi risorgeranno, a combattere per lui in eterno.

    Per Asgard.





    Un concept che certe persone acculturate riconosceranno, dopo essere apparso da qualche parte.
  11. .

    La fiamma del falò schiocca e si agita, una folata di vento ne muove le lingue arancioni e le ombre prendono a danzare in un caotico gioco di linee e grumi che si intersecano in una massa inestricabile. Dal nulla si diffonde nella caverna il dolce odore del miele e di memorie gioiose, un profumo che porta alla mente i più bei ricordi della tua gioventù ad Oeth e la bellezza della tua tenuta a Yvresse e la compagnia dei tuoi amici, mentre il calore del fuoco si fa più intenso e confortante, quasi cullandoti e esortandoti a dormire.
    Eppure sai che abbandonarti a questo senso di pace rappresenterà la tua fine, poiché chi la porta non ha altri interessi al di fuori dei suoi. Perché ogni interazione con Loki è una terribile prova, sebbene tu stia cercando di aiutarlo per mancanza d'altre opzioni, non hai dubbi su cosa possa accadere se dovesse trovarti indegno.

    Guardi la tua ombra e due sinistre luci rosse brillano in corrispondenza degli occhi, poi questa sembra protendersi in avanti, materia nera che si intreccia come tessuto, plasmando un lupo dal pelo corvino.
    Oh Gelion, non puoi biasimarmi per volerti tenere d'occhio, dopotutto nelle tue mani c'è la chiave della mia libertà.

    9Q97G2H

    Il lupo, decisamente più piccolo rispetto al tuo primo incontro con il Dio, prende a camminare sinuoso nel tuo piccolo accampamento, circolandoti attorno con la grazia di un predatore in procinto di azzannarti alla giugulare, i suoi molti occhi fissi su di te e la sua voce un sussurro così suadente da costringerti a fare un vivo sforzo di volontà per non perderti in una malia senza scampo; la luce del fuoco riflessa nel suo pelo scuro, scopre i denti bianchi come perle in quello che ti sembra non un ringhio minaccioso ma un sorriso.
    La cosa più divertente però è che Thor in persona si sta impegnando per tirarmi fuori da qui.

    Sono infinitamente compiaciuto dalla vostra disperazione. Ti parla come se questa fosse una grande confidenza, ridacchiando all'assurda ironia della situazione, beandosi del vedere chi lo disprezza operarsi per il suo beneficio; sa che non avete scelta, sa che avete bisogno di lui, sa che se poteste evitarlo fareste letteralmente qualunque altra cosa piuttosto che rivolgervi a lui. Lo sa, e sta godendosi questa posizione di presunto vantaggio su di voi.

    Poi si siede davanti a te, incrociando le zampe anteriori e facendo arrivare il muso alla tua stessa altezza. Il suo tono cambia in un singolo secondo, da compiaciuto e certo diventa carico di malizia cospiratoria, ammiccando come se stesse facendo riferimento a qualcosa che sapete solo voi.
    Ma non parliamo di lui, mio caro. Finora sei stato di parola, dunque ho pensato che adesso stia a me ricambiare il favore.

    Sì, non l'ho dimenticato. Neanche cosa ti avevo promesso in cambio.
    Era il vostro accordo dopotutto, la sua libertà in cambio dei segreti di cui lui solo dispone, il suo potere più grande e terribile, come raccontare menzogne così veritiere da ingannare la Realtà stessa. Dal contatto che esiste con la tua anima, un qualcosa che fino a questo momento aveva usato per far passare il suo sguardo, Loki infonde in te una stilla infinitesimale del suo divino potere; un processo non dissimile a quello con cui gli Dei investono i loro Campioni dell'onore di rappresentarli.
    Apprendi che niente nell'esistenza è certo, nemmeno la carne che ti fa da contenitore; essa è un punto di partenza, un pezzo di creta da scolpire come il più abile degli artigiani, renderla strumento del tuo volere attraverso il miracolo della magia.
    Nella tua mente passano nozioni che farebbero impazzire una mente meno pronta alla magnitudine del compito; informazioni sulla natura dei lupi infernali, immagini di lunghi giorni passati a osservarne le abitudini nelle atre piane di Niflheimr, il potere con cui straziano le anime dannate e le costringono alla loro eterna prigionia.

    E come rendere la tua forma e il tuo potere affine al loro, governando la forza di cui sono padroni.

    La voce di Loki ti riscuote da quest'attimo di comprensione, offrendoti una promessa compiaciuta.
    C'è molto altro ad aspettarti, se continuerai così.

    Il Dio, o meglio la sua apparizione, si dissolve, lasciandoti solo a ponderare l'enormità di ciò che ti è accaduto. Hai immediatamente occasione per umettare le tue nuove zanne nel sangue degli empi, poiché delle creature si sono fatte strada nel tuo rifugio.

    Tre spettri, anime dannate che le Valchirie non hanno fatto in tempo a raccogliere, echi della profonda ingiustizia di un mondo che non perdona la debolezza. In preda al loro rancore, non vogliono altro che distruggere ogni cosa vivente e farti patire la loro angoscia.

    Ma tu non sei un popolano indifeso, tu sei il Sacerdote Runico di Isa, e molto più di questo: con te adesso porti il sapere del più infido tra gli Dei.


    CITAZIONE
    Note: Loki decide di cominciare ad aiutare attivamente, a modo suo, e condivide con te un po' del suo potere, insegnandoti ad assumere la tua forma di Vargvr. Puoi impiegarla immediatamente per distruggere degli spettri poco amichevoli, fallo pure autoconclusivamente.
    Concludi pure il post quando riprendi il viaggio.
  12. .
    L'utente Kriøs termina il cambio e ottiene la Robe di Wunjo.
  13. .
    3
    Thirteenth Night

    Non sapeva cosa aspettarsi, e in un certo senso già questa era una novità rispetto a quello che accadeva di solito. Per forza di cose, dopo aver trascorso così tanto tempo a calcare le lande mortali e immortali, aveva visto talmente tante stranezze da essere molto difficile da sorprendere; dopotutto parte della sua essenza era un entità che esisteva agli albori della Realtà, sebbene non ricordasse gran parte degli avvenimenti svoltisi in tempi così lontani, ciò non toglieva che l'esplorare l'universo materiale aveva perso il suo fascino. Eppure, di tanto in tanto, succedevano cose del genere, cose capaci fargli vedere che quella massa di dolore e inestricabili regole doveva essere distrutta.

    Non era per niente contento di doversi misurare con tutta questa serie di anormali stranezze, sapeva per certo di star piombando in una trappola, le sue erano misure estreme che non avrebbe preso in nessun'altra circostanza. C'erano tanti elementi di incertezza, ad esempio cosa esattamente aveva intrappolato Oberon e perché non era stato in grado di liberarsi da solo, creatura fatata o meno restava comunque un Araldo di Gea, non tra le entità più facili da ingannare; poteva essersi chiuso in quel posto di sua spontanea volontà, ad esempio, tutta questa immensa serie di problemi un qualcosa che aveva scatenato egli stesso. Ma perché?
    Tanti interrogativi, tante domande a cui non voleva trovare risposte, ma le circostanze lo stavano costringendo a mettere le mani in inconvenienti non suoi; un qualcosa di sicuramente diverso dalla norma, non poteva dire di aver combinato qualcosa del genere in precedenza, se non altro.

    L'interno del buco era un luogo ben più vasto di quanto avrebbe anche solo lontanamente immaginare, un'ampia e infinita distesa di nero, l'assenza di ogni altro punto di riferimento ad esclusione del sasso che aveva lanciato dentro prima; ricoperto di muschio e vegetazione, come se all'interno fossero trascorsi anni e anni e non pochi secondi.
    Poi cadde.
    Inesatto dire che fosse una caduta, senza nulla che gli dicesse qual era il sopra e quale il sotto poteva benissimo essere che i suoi sensi fossero totalmente perduti e ingannati, in preda della malia di quel luogo e di chi era a tirare le fila di tutta questa colossale perdita di tempo. Una pessima giornata quella, iniziata nella maniera sbagliata e che stava per assumere contorni ancora più drammatici.

    A ogni istante, Asterione percepì come un leggero velo avvolgerglisi attorno, una sensazione morbida e lieve, una morbidezza che portò alla luce la stanchezza dei millenni su millenni. Provò torpore, fatica, e memorie presero spontaneamente a riaffiorargli nella mente; cose che ricordava, un momento ormai perduto prima di diventare un assassino, prima del dolore e prima delle lacrime e dei sacrifici, prima degli infiniti tradimenti.

    ***

    Troppo affrettato, ragazzo.

    Si rialzò, le vesti regali sporche della sabbia dell'arena, mentre dagli spalti riecheggiarono risatine a stento trattenute. Meritato scherno per qualcuno che aveva sempre ostentato orgogliosa certezza in tutto quello che faceva, quasi presunzione nella sua forza e nei poteri che venivano dal suo retaggio, ma che di quel mondo aveva ancora tanto da vedere; sarebbe stato Re di Creta in futuro, ma per ora davanti a Radamante era solo un ragazzino come un altro.
    In una delle sue rarissime visite a casa, Asterione non aveva smesso di perseguitarlo con domande infinite sulle battaglie che aveva combattuto, storie di scontri contro esseri così potenti da essere impossibili da credere, se non fossero venute da chi non aveva mai pronunciato una singola menzogna. Nella sua vita.
    Il giovane principe di Creta si lanciava nello scontro con la foga di chi aveva qualcosa da provare, dimostrare di essere degno del suo potere e degli onori che sarebbero stati suoi, della Labrys che stringeva tra le mani, eppure era felice. Felice di imparare, felice di potersi misurare contro chi quel mondo l'aveva visto in ogni sua sfumatura, felice di vedere suo zio e di poter apprendere ogni sua movenza, di poter fare sua quella pazienza serafica e portamento regale.

    Felice anche che la sua famiglia lo stesse guardando, che stessero vedendo quanto stesse migliorando, che sapessero che nessuno avrebbe fatto loro del male finché ci sarebbe stato lui a proteggerli.
    Momenti leggeri, troppo pochi e troppo lontani in un'esistenza che avrebbe costretto tutti lungo sentieri dolorosi e inaspettati. Eppure, perché non fermarsi e continuare ad allenarsi, continuare a vedere i volti di fratelli e sorelle e genitori felici com'erano, e non ricordi di morte e tradimento.

    P̸̧̡̛̗̺̱̫̜̤̖̆͊͊̀̽̕͘ͅȅ̷̜͔͍͉̖͋͗͌͊̐̑ͅr̵͍̫̻̝̰͔̰̩̖̬͆̀̉́̆c̷̭̘̯͖̠̬̼̐̃̊̉͜h̵̨̖͕͔̘͚͇̣̓̈́̍̿̈́̅͛̎̇͋́̏̂͘͝͝ͅè̷̢̤̳͎͇̔̏̑͑̂̚͜ͅ ̴̟̱͉͔̰̰̱̮̻͈͐̾̽͌̓̀̀͊́̓̀̊̏̑̅͠͠ͅn̸͓̹̳̖͈̫̏̓̑̀̍̎͆̉͌̈̈͝ő̶̧̳̺̲̘͉̈́̀̑̈̈̄͆̇͆̓͂͗͘n̶̢̻͎̬̟̰̤̤͚̠͖̬͓͖͗̈́̉.̶̨̳̦̱͓̻̬͐͝.̵̛̛͓͎̲̝̝̘͇̦̭͖̣̼̥̮̈́́̓͌̄̈͛̃̂͒͐̄̄.̷̢̧̦̥̺̬͚̱̦̹͎͂͊͊̿̐͐͋̏̚͝͝ͅͅ

    ***

    Non era vero. Asterione sapeva che non era vero, nonostante tutto ciò che aveva di più caro nel suo animo gli urlasse il contrario, di fermarsi giusto un altro po' e di perdersi in quei ricordi così belli e dolci; eppure non poteva, né voleva. Erano momenti perduti, ormai svaniti nel fuoco di ciò che era successo a tutti loro, per quanto facesse male ammetterlo, e il Minotauro aveva un dovere.
    Non verso la famiglia che aveva perso, ma per quella che aveva seguito e che ancora poteva salvare.

    L'orripilante nota del suo cosmo si levò alta, una meteora viola che brillò nel buio più totale, simbolo di una volontà che non si sarebbe mai piegata anche ai più dolorosi e personali tormenti. Spezzò la malia fatata con fatica, mentre l'ormai familiare dolore cominciava a farsi strada dal suo capo, ripercorrendo le terminazioni nervose infliggendo un senso di bruciore diffuso.

    Vengo in pace. Disse Asterione a Oberon o a qualunque altra entità stesse mantenendo quell'insulso teatrino; dubitava che sarebbe stato l'ultimo attacco di questo genere, ma era il caso di far capire a chiunque stesse divertendosi a sue spese esattamente contro chi aveva a che fare.

    Ma continua così e ti assicuro che la cosa cambierà.
    Avrebbe avuto quello che voleva da Oberon, a costo di spaccargli ogni osso del corpo e di trascinarlo esanime.
    Continuò a cadere.

    8gWY7Vi
    narrato ☲ parlatopensato

    nome ☲ Asterione
    energia ☲ Rossa
    surplice ☲ Minotauro [IV] Indossata, integra
    fisicamente ☲
    mentalmente ☲ moderato danno mentale (bruciore diffuso, leggeri tremori)
    riassunto azioni ☲

    LABRYS
    Più che simbolo l'ascia di Asterione è il suo lascito, il marchio del suo ufficio come Campione di Creta; un titolo che ora risuona come un triste insulto dal sapore di cenere zuppa di sangue. L'arma è il suo premio, l'eterno promemoria del prezzo della lealtà.

    L'Ascia è tra gli artefatti più potenti a disposizione dei sacri guerrieri, un'arma fusa nel suo cosmo e corpo, che lo ha accompagnato in migliaia di battaglie; canalizzando il proprio Cosmo tramite essa il Minotauro ne potrà richiamare il potere, rendendo i suoi arti dei pericoli micidiali. Tramite essa potrà sferrare devastanti fendenti o enormi raggi di energia che portano con essi tutto il potere tagliente e contundente di un vero e proprio colpo d'ascia, sferrato con tutta la forza di Asterione; persino se dovesse incanalarlo nei suoi arti nudi questi non si spezzeranno, anche se colpiti da tremendi attacchi, così pregno è del potere dell'oggetto.

    Ma l'Ascia non è un semplice implemento: essa incrementa lo spaventoso potere distruttivo del Mintauro, tagliando e spaccando armature come se il suo proprietario fosse di un livello cosmico superiore, inoltre tutti gli attacchi effettuati tramite l'arma vengono lanciati al massimo della potenza possibile con il minimo sforzo [Cosmo Straordinario], rendendo estremamente difficile contrastare direttamente per lunghi periodi gli assalti dello Spectre. [Arma Infusa Speciale]


    AIONIOPYR
    Da sempre Asterione è stato un impareggiabile guerriero non solo per le sue abilità belliche, ma principalmente per la sua caparbia determinazione e incrollabilità.
    Il corpo, l'anima e la mente del Minotauro sono affinate fino al limite estremo e anche oltre; lo Spectre potrà sopportare quantitativi inverosimili di danno, dolore e fatica prima di cadere, potendo combattere più a lungo rispetto a Sacri Guerrieri anche dopo aver subito danni e compiuto sforzi che farebbero vacillare guerrieri meno resistenti. [Resistenza Straordinaria]


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    La tua testa infine piomba su Karadin, incavando l'oro che compone la sua forma e che finalmente si sfalda. Comincia a colare via, disperdendosi, la sua voce risuona per un ultima volta nella tua testa.
    Sai che quell'essere disgraziato non è stato distrutto definitivamente, hai annientato uno dei suoi simulacri, manovrati a distanza tramite rune di controllo; sarebbe stato strato distruggerlo così facilmente. Sarà di nuovo in giro, ma stavolta ci sarai tu a fermarlo quando tirerà fuori la testa.
    La benedizione di Vili lenisce le tue ferite mentre rimiri l'artefatto malefico, e ponderi cosa fare con esso.

    La tentazione di usarlo è lì, un pensiero orribile che accarezza il retro dei tuoi pensieri, la tentazione che anche il tuo predecessore non riuscì a contrastare. Forse è troppo pericoloso per essere lasciato integro, o forse tu saprai brandirne i poteri con maggiore discernimento.

    E i costrutti già creati da lui? Che ne sarà di quelle povere anime? Le libererai, lasciandole libere di essere raccolte dalle Valchirie e di ritrovarsi nella gioia del Valhalla o negli atri pozzi di Hel?
    Oppure metterai al lavoro i frutti dell'ingegno di Karadin, usandoli come avrebbe fatto lui, ma con la consapevolezza di essere nel giusto?

    Tutto ciò che succederà da qui in avanti sarà una tua decisione, Sacerdote, e solo tue saranno le conseguenze.

    Ma per ora puoi tornare a casa, puoi dare sollievo alle forze ormai esauste del tuo Thaig, e goderti un po' di riposo. Per ora.

    Drums in the Deep
    Fine




    CITAZIONE
    Note: qui abbiamo finito. Porto in giudizio, se vuoi fai pure un post conclusivo su cosa fai con l'incudine (lo purifichi, lo distruggi o altro) e con l'esercito di golem già fatti da Karadin.
  15. .
    Basta saint, sono troppi, ci serve lo spooky man. :yeye:
    Bentornato!
1167 replies since 12/6/2013
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