From Fulgent Flame

Addestramento: exquisite†corpses per Bronze Fenice

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    Il pugno arriva, così veloce da essere invisibile, colpendoti alla tempia. L'impatto è tale da farti perdere conoscenza per qualche istante, fortunatamente sei troppo rintronata per sentire l'impatto della sabbia contro la schiena; rimani lì per qualche secondo, un fischio fortissimo nelle orecchie e tanti piccoli puntini luminosi ai bordi degli occhi.
    Nell'istante in cui il torpore pare farsi meno forte, facendoti avvertire il dolore di colpi nuovi e vecchi, un piede si pianta nel tuo sterno e la forza del colpo ti fa espellere tutta l'aria dai polmoni, facendoti ruzzolare fino al bordo dell'arena d'addestramento. La sabbia, da bianca, si è fatta rossa del tuo sangue.
    Una voce ti richiama, un ammonimento con il quale ormai sei tristemente familiare.

    Patetica.

    KAww3aN

    [RASHID: EX-CAVALIERE DI BRONZO DELLA FENICE]


    Sapevi che l'addestramento sarebbe stato terribile, sapevi che per poter aspirare a indossare una delle sacre armature bisogna prima dimostrarsi degni, sapevi che saresti stata sottoposta a dolori impensabili, lo sapevi ed eri pronta per realizzare questo sogno che ti porti dal primo momento in cui hai appreso dell'esistenza dei Cavalieri. Eppure niente ti avrebbe preparata al dolore cui Rashid ti avrebbe sottoposto.
    Sai che ci sono molti maestri brutali al Grande Tempio, vedere gli allievi di Kyung-Mi passare dritti all'ospedale ti fa capire che non sei la sola, eppure il tuo maestro sa essere spietato in una maniera speciale. Quando hai superato la barriera dei primi e sanguinosi allenamenti per portare il tuo corpo oltre i limiti dell'umano, ti ha riservato solo scherno.
    Quando hai sfiorato il potere delle stelle che ora sai manipolare con perizia sempre maggiore, hai ricevuto solo indifferenza.
    E ora che i tuoi progressi sono fermi in questo devastante tritacarne, ora che stai sputando sangue quotidianamente confrontandoti con compiti impossibili, lui non fa altro che rigirare il coltello nella piaga e ribadire quanto poco tu valga.

    Ripensi alla strada che ti ha portata lì, tra un respiro affannato e un altro, hai davvero sofferto così tanto per farti massacrare in questo modo?

    Rialzati. Vuoi onorare Atena strisciando a terra? In piedi, o torna nel buco da dove sei venuta.

    Hai ancora la forza per continuare. Vuoi farlo?

    CITAZIONE
    Note: dunque? Ci rialziamo? Per questo primo post vorrei che facessi un introduzione su Zoe, sulle sue motivazioni che l'hanno portata a scegliere di intraprendere questa carriera molto dolorosa con un tipo non esattamente delicato come il tuo maestro, fino a fermarti alla tua situazione attuale, nella quale sei ridotta molto male (non la prima volta che succede) dopo una sessione di addestramento particolarmente intensa.
    Considerati a energia gialla con cosmo base.
    Puoi dilungarti quanto vuoi nel descrivere le circostanze che ti hanno portata qui, usando gli spunti che ho dato o usandone altri a scelta tua, ma concludi dopo esserti rialzata o meno.
    Se ci sono domande io sono a disposizione.
     
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    And we’ll be... lying like lions out in the sand... but I’ll be dead... before you put a gun in my brother’s hands... - le sue esili dita fermarono le corde della chitarra con un colpo fermo, facendole vagamente stonare. Era una giornata calda e Zoe era andata con la sua famiglia sulle rive dello Stinfalia per passare in tranquillità quel sabato pomeriggio. Nell'antichità un imperatore romano aveva fatto costruire un acquedotto che collegava le acque paludose del lago a Corinto per rifornirla d'acqua. Non rimaneva ormai praticamente nulla di quell'antica costruzione, ma Zoe aveva sempre apprezzato recarsi lì. Era come se potesse ancora sentire quella forte presenza. Era assurdo come le gesta delle persone fossero in grado di rendere immortale e di valorizzare anche qualcosa come quel bacino d'acqua che tanto lasciava delusi i turisti. Lì vicino sorgeva, secoli e secoli prima, la città di Stinfalo. Si diceva che le rive del lago fossero afflitte dalla presenza di uccelli mostruosi, la cui pelle e le cui penne erano fatte di bronzo. Terrorizzavano la gente del posto, cacciando le persone come prede lanciando loro le affilate e pesanti piume. Era servito addirittura il grande eroe Ercole per scacciarli, in una delle meno conosciute delle sue famose dodici fatiche.
    Anche se si trovava a un'ora di guida da Corinto - distanza che non faceva che rendere più meravigliosa la costruzione del già citato acquedotto - Zoe apprezzava particolarmente le rive del lago e con la famiglia ci si recavano almeno una volta al mese. I leggendari uccelli predatori di uomini erano stati ben scacciati e col lento consumarsi della storia, che aveva cancellato anche Stinfalo e l'opera idraulica, rimaneva comunque un bel posto in cui rilassarsi. Poggiò la sua chitarra sull'erba alta su cui sedeva, al proprio fianco destro. Ora che aveva smesso di suonare a vibrare le corde del vento rimanevano solo i versi degli insetti, un vago scrosciare di sottofondo e le voci confuse degli altri pochi avventori del lago. Sorrise ai suoi genitori distesi a fianco a lei e intenti a completare un cruciverba e, rovistando nel suo zaino, tirò fuori il libro che stava leggendo in quel periodo. La calda luce del sole veniva filtrata dalle verdi foglie dell'albero sotto il quale stavano riposando, ben intenzionato a prendere tutto il nutrimento possibile da quel calore.
    In un certo senso, anche quando era all'oscuro di tutto, era come se avesse già saputo cos'era il cosmo. In momenti come quelli si sentiva davvero un tutt'uno con l'universo. Non solo con la natura, con l'erba sotto i suoi piedi nudi e gli insetti che inneggiavano alla vita tutto attorno a lei e alle torbide e lente acque del lago e al sole e le stelle che irroravano tutto quel dipinto di amore e calore, ma anche con tutto ciò che era stato e tutto ciò che sarebbe stato. Come se quell'acquedotto fosse ancora lì, e gli uccellacci fossero impegnati a riscaldare le loro ali di bronzo sonnecchiando sui rami dell'albero, e Ercole stesse pensando a come fare per cacciarli, liberando la piccola cittadina lì vicina. E ancora prima, quando né l'eroe né gli uccelli erano vivi, e ancora dopo, quando né lei né i suoi genitori né gli altri sarebbero più stati lì.
    Alzò lo sguardo: quel vecchio albero non era più forte come quando andava lì da bambina e le sue fronde non erano più così popolate. La luce del sole scavava aggressiva tra le poche foglie rimaste. Portò la mano destra sulla fronte per schermarsi dalla luce. Ma non era abbastanza. Non era mai abbastanza. Come centinaia di proiettili quei pallini di luce continuavano ad aggredire i suoi occhi. E non era più un ricordo.

    Ahhhhh... - il respiro le si mozzò in gola. Il calore del sole di Stinfalia che le avvolgeva il petto in un abbraccio si rivelò, squarciando il velo, per il bruciore di un colpo ben assestato al petto. Non riusciva a ricordare la copertina del libro che stava leggendo. Non riusciva a ricordare neppure di quanto tempo prima fosse quel ricordo. Forse non era semplicemente mai accaduto.
    Le sopracciglia scavarono a fondo sul suo muso mentre cercava di mettere a fuoco non solo la vista, ma anche i suoi pensieri. Doveva aver perso conoscenza per qualche secondo, era chiaro: ormai poteva rivedere i suoi genitori solamente nei suoi sogni. Sebbene non fosse passato chissà quanto tempo da quando aveva deciso di imbracciare la via dei Saint, l'addestramento di Rashid aveva attecchito così tanto che il suo primo pensiero non fu neppure di preoccuparsi della propria salute, bensì un semplice "se questo fosse successo in un combattimento vero, ora sarei morta".
    L'acido sapore metallico che sentiva in bocca non aveva nulla a che fare col bronzo degli uccelli del lago, era il suo stesso sangue che premeva per uscire. Mise a fuoco prima la chiazza rossa che campeggiava nella sabbia accumulata tra il suo braccio destro e il suo petto, poi la severa figura del suo maestro, tronfia verso il cielo come un obelisco. Mentre rientrava velocemente in piena coscienza di sé stessa realizzò di trovarsi a terra. Era nell'arena di addestramento del Grande Tempio, come ormai da giorni a questa parte, e quello era solo l'ennesimo sfogo del suo maestro.
    Se dapprima aveva apprezzato che un uomo di quell'età non si trattenesse per galanteria nei confronti di una giovane donna, ultimamente iniziava quasi a pentirsi della sua scelta. Ma quando pensava di essere troppo vecchia le rughe scavate sulla pelle del suo maestro le urlavano che quella era solo una scusa, e quando iniziava a credere di non essere capace il cosmo che vibrava per tutta la sua essenza le rivelava che, in realtà, aveva tutte le carte in regola. E nonostante tutto il dolore che Rashid le procurava giorno per giorno, nonostante non avesse neppure il tempo di riprendersi dagli acciacchi del giorno prima prima che l'uomo gliene infliggesse altri, Zoe odiava arrendersi più di tutto il resto.

    Voglio diventare una di loro. - Markus, seduto a fianco a lei, alzò lo sguardo confuso dalle righe del libro che stava leggendo, volgendolo verso di lei - Una Saint, intendo. - nuovamente, Markus le rispose col silenzio - Se non fosse stato per loro saremmo probabilmente morti per strada. Hanno la forza di salvare le persone, e ognuno di noi può fare la differenza.
    La cosa più avventurosa che Markus aveva fatto nella sua vita era stata finire con un piede in una cista fuori Corinto durante uno scavo universitario. Prima dell'Armageddon, si intende: quel che era successo aveva reso la vita di tutti decisamente avventurosa. Zoe non lo biasimava per questo, anzi. Era soprattutto grazie a persone come lui che girava il mondo, e soprattutto che la storiografia moderna aveva fatto così tanti progressi. Per ogni cacciatore di tombe era necessario un topo di biblioteca pronto a studiare ciò che aveva portato a casa. Ma nonostante questo, era chiaro che non comprendesse la sua scelta: Zoe era una donna -- e non solo, non poteva certo più poter dire di essere nel fiore degli anni. Indossare armature sgargianti e iniziare a sparare raggi d'energia, tanto più per "proteggere le persone", proprio ora che avevano finalmente trovato un posto sicuro dove stare? Agli occhi di Markus doveva sembrare follia. Ma non aveva detto nulla di tutto ciò, anzi: le aveva sorriso e le aveva detto che era molto coraggioso da parte sua. Zoe sapeva benissimo che non era ciò che pensava, ma apprezzava molto che si prendesse la briga di mentire per lei.
    Prima dell'Armageddon si conoscevano solo di vista: erano due compagni di università come tanti, che non avevano mai interagito tra di loro. Erano allo scavo assieme, quando tutto era andato a puttane. Markus aveva perso il suo migliore amico pochi giorni dopo l'inizio di tutto. Se all'inizio era solo uno dei tanti mancanti all'appello, perché neppure lui era un amico di Zoe, pian piano aveva imparato a conoscere Markus e parte di lei aveva iniziato a incolparsi di non essere stata abbastanza forte da riuscire a salvare qualcuno, almeno una delle persone che avevano perso durante quel viaggio, come il suo migliore amico. Markus era un ragazzo deboluccio e un po' impacciato, e probabilmente senza la presenza di Zoe neppure lui sarebbe giunto al sicuro al Grande Tempio. Aveva fatto la differenza nella vita di una persona, ma avrebbe potuto, voluto fare molto di più.

    Ahh... cazzo... - sputò un miscuglio di sangue e saliva sulla sabbia già arrossita dal suo vigore. Odiava lo sguardo di Rashid, e odiava la sua manifesta superiorità e indifferenza. La parte più ardita del suo carattere a volte non riusciva al trattenersi dal pensare cose decisamente cattive sul suo conto. Era bravo a fare il gradasso nell'arena, ma fuori dal Grande Tempio non sarebbe durato un minuto. E poi subentrava la sua parte più logica, sempre pronta a sottolineare che se lui non sarebbe durato un minuto, lei non avrebbe retto neppure un secondo. Con forza altalenante le sue fragili dita pallide cercarono di attecchire sulla sabbia, se non per rialzarsi perlomeno per darle stabilità, distesa sul fianco al bordo del campo d'addestramento. Per un attimo la sua mente sembrò ponderare l'ipotesi di lasciarsi semplicemente andare. Il buco di cui parlava con così tanto disprezzo Rashid era comunque un buco confortevole. Un buco dove non tornava a letto la sera costellata di contusioni. Un buco dove centinaia di persone come lei proseguivano semplicemente nella loro vita mondana, come Markus. Non era un'esistenza spensierata come dieci anni prima, ma pian piano sembrava quasi consolidarsi la possibilità di dimenticare... di ricostruire.

    Vuoi onorare Atena strisciando a terra?

    . . .



    Le colonne consunte dedicate un tempo alla Pallade sembrano frammenti di ossa di una cassa toracica aperta al cielo. Nonostante il tempo passato, nonostante l'energia che era in grado di percepire chiaramente all'interno delle sue vene sembra ancora assurdo pensare che il tempio di cui rimangono solo i resti e che era un tempo dedicato ad Atena non era semplicemente la candida espressione di una sentita credenza al limite della superstizione, bensì un monumento in onore di una vera divinità. E questo non era vero solo per Athena, ma anche per Poseidone, e Hades, e tanti altri. Quando erano stati salvati, quando avevano compreso questa realtà, tutte le loro menti erano state stravolte. E poi col tempo era diventato semplicemente la normalità. C'erano cose più importanti a cui pensare, prima di tutte la sopravvivenza. E anche a Zoe, in fondo, non pareva importare più di tanto. La sua filosofia personale sembrava sposare quella dei cavalieri di Athena in un matrimonio abbastanza felice, questo era certamente vero, ma in fondo sapeva benissimo di stare cercando altro. La forza per proteggere gli altri. La forza di proteggere sé stessa. La forza necessaria a stringere tra le mani il privilegio di poter viaggiare, di visitare altre colonie di sopravvissuti, di poter ritrovare i suoi genitori. Il cuore di Zoe ardeva, sicuramente più luminoso del suo Cosmo, ma non di amore per una divinità, anzi: di puro e candido amore per l'umanità tutta. E tra gli dei e l'umanità, si sa, c'è sempre stato un abisso di mezzo. L'attributo inerente al divino è, in fondo, la separazione. Il sancta sanctorum che nasconde l'effige del sacro dallo sguardo dell'uomo segna la distanza netta e incolmabile tra gli uni e gli altri. Gli Dei abitavano l'Olimpo e non si mescolavano certamente con gli umani, salvo quando erano intenzionati a soddisfare qualche particolare voglia. Quando Prometeo aveva provato a sorpassare quella linea di demarcazione, regalando agli uomini la forza al contempo creatrice e distruttrice del fuoco, era stato punito. E Zoe si interessava agli uomini, non certo agli dei.

    Non ho... intenzione... di tornare indietro... - strinse una manciata di sabbia nel pugno. Ironico, sembrava quasi afferrare il poco dei suoi progressi degli ultimi tempi. Ma proprio come Prometeo aveva fatto dono agli uomini del fuoco, le parole di Rashid avevano fornito rinnovato ardore allo sguardo dorato della giovane donna greca. Quello che aveva pensato era al contempo vero e falso: l'esistenza stessa dei Saint aveva dimostrato che le leggende e la mitologia erano semplicemente tali. Una realizzazione la cui necessità sembrava quasi bizzarra, a dire il vero. Aveva passato tutta la sua vita sapendo che si trattava solo di storie antiche, ma sapere che le divinità erano davvero esistite sembrava averla convinta del fatto che anche quelle narrazioni fossero vere... ma non era così. Aveva saputo da alcuni cavalieri al Tempio che Athena si era fisicamente manifestata in passato. E non solo, la sua presenza era stata determinante nella recente conquista di Atene.
    Per quanto fosse antipatico e difficilmente sostenibile, Rashid aveva ragione: guadagnarsi una di quelle armature, ottenere il privilegio di indossarla, significava rappresentare Athena. Indipendentemente dai suoi obbiettivi personali, portare quel metallo addosso significava essere parte dell'esercito della divinità. Era al contempo un onore e un onere, ma era ciò che significava essere un Saint. I Cavalieri non erano solo tali, erano Cavalieri di Athena. E per quanto il Cosmo pervadesse tutto l'universo indipendentemente dalla sacralità, portare l'armatura aveva un significato ben preciso. Tutti i guerrieri erano dotati di Cosmo, era indifferente la loro fede, ma questo non era altrettanto vero per ciò che riguardava il metallo che portavano addosso. Ottenere quelle vestigia non significava aver dimostrato di essere un buon soldato, ma di essere un buon soldato al soldo della propria fede. E se la causa di Athena era quella di proteggere tutto il creato Zoe poteva dire con pace interiore di essere pronta a morire per la causa.
    Non ho intenzione... - strinse più forte il pugno, ruotando il busto e poggiando saldamente il ginocchio sinistro a terra. Si era riposata abbastanza, ora era giunto il momento di dimostrare a Rashid che faceva sul serio. Non importava se avrebbe richiesto settimane, mesi o anni: avrebbe dimostrato al suo maestro di essere degna di portare quel metallo sulla sua pelle.
    Di tornare indietro! - concluse di nuovo la frase, ora con più sicurezza. Strisciò a scatti i piedi sulla sabbia, stabilizzando il baricentro con fatica una volta giunta in piedi. La botta era stata forte e non si sentiva ancora al meglio delle sue forze, ma non poteva assolutamente permettersi di arretrare proprio adesso. Passando il pollice sulle labbra cercò di pulirsi il rivolo di sangue alla bene e meglio, fissando dritto negli occhi Rashid. Ora, finalmente, erano di nuovo alla stessa altezza.


    Ti prometto che sarò la stessa Zoe di sempre, Markus. - gli rispose - Dentro di me... so che questo è semplicemente tutto ciò che ho sempre voluto fare. Ma sono sempre io. - il sorriso di Markus passò dalla simulata gentilezza e cortesia all'onesta malinconia mentre il suo sguardo tornava al libro abbandonato poco prima.

    Narrato x Parlato x Pensato
    Saint di Athena x Fenice x Energia Gialla


    Stato fisico: Contusioni varie, in particolare dolore al petto.
    Stato psicologico: Determinato.
    Tecniche utilizzate:



    CITAZIONE
    Chiedo scusa per la lunga attesa ma come promesso proprio come una fenice non sono morto! Ho avuto un periodo molto pieno a lavoro, spero di poter mantenere il ritmo di almeno un post a settimana d'ora in poi.

    CITAZIONE
    EDIT: Dietro richiesta di ~S i x ter rimuovo il codice HTML, non adatto alla grafica del forum. Purtroppo al momento non ho tempo di lavorare a uno nuovo quindi lascio il mio post qui ignudo come un verme, appena riesco a preparare qualcosa di adatto tornerò a coprirne le vergogne. :asd:


    Edited by exquisite†corpses - 22/4/2024, 23:40
     
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    Quando ti rialzi, e per la prima volta da quando hai memoria, Rashid ha una reazione visibile. Stringe le labbra con l'aria di chi si sta mordendo la lingua, la palpebra sinistra gli trema leggermente, e le dita della destra si chiudono a pugno; non sai se è rabbia la sua o qualcos'altro, ma non avevi mai visto una risposta di nessun tipo neanche quando i suoi metodi sono stati messi in discussione.
    Non è popolare con gli altri abitanti del Grande Tempio, i suoi modi drastici e draconiani gli hanno provocato molti aspri contrasti specialmente con il personale medico e i guaritori che devono rimettervi in sesto dopo giornate decisamente massacranti; hai sentito che una volta è andato vicino allo scontro fisico con qualcuno all'ospedale, sebbene nessuno sappia dire esattamente perché.

    Ciò che conta è che tutti gli allievi che gli sono stati assegnati hanno abbandonato i loro propositi dopo poco, ritornando a casa con dei sogni infranti e decisamente tante fratture scomposte.
    Non tu, tu sei ancora lì a farti spezzare ogni singolo giorno, a farti denigrare da qualcuno che palesemente non ha il minimo rispetto di te, eppure sei ancora lì. Ora che sei in piedi senti le ferite dolerti meno, le vertigini passano dopo qualche secondo, il tuo respiro si fa meno affannato; sei pesta e lacera, ma è come se dire quelle parole ad alta voce ti avesse riempito di convinzione e pura, folle determinazione.
    E' sempre così.
    Il suo contegno si infrange come una vetrata colpita da un macigno, parla in maniera veemente e per una volta priva di insulti o intento di ferirti in qualche modo: come se, per la prima volta, stesse cercando di trasmetterti un qualcosa che sente tu debba imparare a ogni costo, un qualcosa che non è solo dolore.
    Voi ragazzini venite da noi e pretendete di essere resi Saint, come se combattere per l'umanità sia un vostro diritto e non un grave fardello che solo chi è degno può portare. Pensate che finché continuate a rialzarvi e a sorridere tutto andrà per il meglio?

    Ti indica, e per un istante dimostra davvero la sua età. E' vecchio, facilmente intuibile come informazione dato che non prende grandi precauzioni per nascondere il fatto, ma il suo esserlo ti porta alla mente un'altra domanda.
    Quante cose ha visto, in una lunga carriera fatta in un contesto dove le persone muoiono giovani? Senza neanche contare l'Armageddon, anche prima, quando l'esistenza dei Saint e di questo mondo sommerso vi era nascosta?
    Nessuno di voi ha la minima idea di cosa vi aspetta là fuori, e dei danni che potreste fare se la vostra devozione dovesse essere meno che totale.

    Chiedi a Kyung-Mi cosa succede quando si addestra un fallimento.
    L'ultima frase viene sputata come se fosse acido, e invero sai che la maestra che può fregiarsi dell'onore di aver addestrato Pegasus porta anche il marchio d'infamia indelebile di aver anche addestrato il primo traditore, qualcuno che ha abbandonato Atena e l'umanità coscientemente, dopo secoli e secoli. Vuole essere sicuro che anche tu lo sappia.
    Sembra calmarsi, dopo un momento ricompone il suo contegno e ti sembra che tenga le spalle un minimo più alte, come se si fosse tolto un peso dal petto.

    Almeno hai coraggio, se non altro.
    Il fatto che ti abbia più o meno rivolto un complimento, il primo da quando hai iniziato ad addestrarsi con lui, passa in secondo piano rispetto al vedere una sinistra aura rossastra avvolgerlo, che si espande lambendo l'aria come fuoco.
    Vedremo fin dove ti porterà.
    Tende il dito verso di te.

    [GENMAKEN]

    Il raggio di energia cosmica trafigge la tua fronte, apparentemente senza danno, ma è quando ti scuoti da quello che è apparentemente solo una lievissima botta in testa che capisci. Rashid si dissolve come nebbia al vento e dai bordi dell'arena si levano alte fiammate rosse; dal fuoco, guardando oltre il calore soffocante, puoi intravedere una scena che sta cominciando a svolgersi in maniera sempre più chiara. La tua più tremenda paura si fa solida, un fantasma di dolore e terrore che comincia ad ardere come un coltello rovente piantato nel cervello.
    Eppure Atena non abbandona chi è davvero buono e giusto.

    E' un istante in cui senti quasi la mente che ti si espande, pura energia psionica ti attraversa le sinapsi ed entra in risonanza con il potere cosmico che porti, eco della Costellazione. Senti quasi come se, semplicemente volendolo, potessi raggiungere ogni luogo con il pensiero e torcere le menti altrui.
    Riconosci ora l'attacco per quello che è, una semplice illusione; dolorosa, sì, ma solo questo.

    Puoi combattere.

    CITAZIONE
    Note: molto molto bene. Sei in piedi, e Rashid ti ha lanciato un fantasma diabolico per buona misura. Tu però, oltre a cosmo base, ora puoi utilizzare l'abilità di Illusioni Mentali; la parte seguente la gestiremo come un duello, l'attacco è un illusione mentale autonoma che manifesta la tua peggiore paura, la cui descrizione sta a te, tuttavia tu puoi pararlo.
    Conclusa l'illusione sei libero di attaccarlo come ritieni opportuno. (sei messo malino, ma puoi ancora giocartela)
    Se ci sono domande, sono qui.
     
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    Il volto del suo maestro perse la sua placidità per la prima volta da quando lo aveva conosciuto. Non era certa che questo significasse qualcosa di positivo, ma se non altro pareva essere riuscita a fare breccia nella sua armatura di disprezzante superiorità, nel bene o nel male. Gli abitanti del Grande Tempio non sembravano avere Rashid particolarmente in simpatia, e non c'era voluto molto per capire il perché. Quando aveva scoperto che molti dei suoi allievi abbandonavano l'addestramento dopo poche sessioni aveva semplicemente pensato che la via per diventare un Saint fosse inerentemente ardua: riuscire a scoprire, comprendere e controllare il Cosmo, sviluppare una fiducia incrollabile in Athena, tutto ciò in un mondo come quello in cui vivevano... sicuramente non era un percorso adatto alle persone comuni. Quando però aveva avuto modo di confrontare effettivamente il regime di allenamento del suo maestro con quello degli altri aveva compreso che le motivazioni della loro resa erano decisamente più reali e palpabili. Rashid sembrava un vero e proprio tritacarne-di-allievi: ad una prima occhiata sembrava che non portasse semplicemente rispetto per nessuno, che si sentisse così superiore da non riuscire a considerare nessuno di quei novellini come degno di diventare un suo pari. Zoe però aveva troppa fiducia nelle persone - o forse non era ancora abbastanza disincantata - per credere che fosse semplicemente tutto lì.
    In quel momento, però, le motivazioni del disgusto che Rashid provava per i suoi allievi o le ragioni dietro quella smorfia che lo aveva costretto persino a stringere i pugni per sfogarsi erano totalmente prive di significato. Comprendere non l'avrebbe aiutata in alcun modo, né le avrebbe permesso di fare dei passi avanti nel suo regime d'allenamento. Riusciva a sentire, per quanto flebile, una rinnovata forza pulsare per le sue membra: i piedi si erano fatti più saldi a terra e sembravano ora essere in grado di permetterle di reggersi in maniera più o meno stabile. Pian piano il respiro era diventato più regolare, pur con qualche acciacco qua e là. La testa aveva smesso di ronzarle e nonostante il sangue perso sembrava essere più o meno in grado di concentrarsi su ciò che aveva davanti. Avrebbe dato tutto per tornare ai tempi in cui si recava al lago con la sua famiglia, ma non poteva lasciarsi distrarre da quei ricordi sul campo di battaglia. In un certo senso, l'esperienza con lo spietato Rashid la rendeva più abituata al campo di battaglia rispetto ai suoi pari.
    Fu direttamente il suo maestro a interrompere quegli attimi di impasse, iniziando a parlare. Rashid le era sembrato finora un insegnante il cui metodo si basava più sui fatti che sulle parole, e nello specifico dei fatti decisamente concreti. E sebbene le sue poche parole fossero ancora una volta dirette a sminuire non solo lei ma anche tutti gli altri che si stavano addestrando per ottenere il diritto di indossare un'armatura, per la prima volta sembrava che lo scopo non fosse solamente quello, che stesse cercando di insegnarle qualcosa. L'anziano maestro aveva sicuramente avuto modo di vedere, con quegli occhi che ormai sembravano sempre più vacui, chissà quali orrori della guerra. E anche se le si era aperta una piccola finestrella davanti agli occhi ormai una decina di anni prima, con il giorno dell'Armageddon e tutto il resto, sicuramente lei non aveva che una goccia dell'esperienza che aveva avuto il suo maestro. Aveva vissuto due terzi della sua vita nella calma più totale, ed era proprio per questo che poteva permettersi di ricordarsi le giornate al lago, o le canzoni che suonava, o i libri che leggeva. Altri, nell'oscurità come Rashid, non avevano avuto questo privilegio.
    Non poteva però lasciare che fosse questo ad abbatterla. Aver vissuto una vita felice non poteva impedirle di lottare perché altri potessero avere la stessa fortuna. Non era una questione di "rialzarsi e sorridere" come diceva il suo maestro. Zoe non aveva mai avuto quel tipo di positività, quel tipo di ottimismo. Sapeva bene che è anche attraverso le difficoltà e la sofferenza che il cammino della storia prosegue. L'unico modo per migliorare è superare gli ostacoli, perché la dura pietra può scheggiare la lama, ma è anche l'unica cosa in grado di affilarla.
    Non è così. - fece del suo meglio per borbottare mentre cercava di prendere aria nei polmoni - Ma arrendersi ora significa non avere mai lottato. - aggiunse. Forse Rashid aveva ragione, forse Zoe era tanto pazza quanto altri da non essere in grado di capire, in futuro, il momento giusto per arrendersi. Ma farlo ora era il momento peggiore. Non importava quanto Rashid intendesse frapporsi tra lei e il suo obiettivo, Zoe non era più una persona normale. Avere scoperto i segreti del Cosmo e fermarsi prima di riuscire a mettere le mani su un'armatura? Non se lo sarebbe mai potuto permettere. Sarebbe stato molto meglio continuare a vivere nell'ignoranza, a quel punto.
    Sentirsi riconoscere come "coraggiosa" la colpì non poco. Non era neppure certa che si trattasse di un complimento detto da Rashid, specie dopo le sue ultime ammonizioni, ma si rese conto che era la prima volta che le rivolgeva qualcosa che suonasse anche solo lontanamente come un elogio. Mentre gli altri allievi del Grande Tempio cercavano solamente di rendere fiero il proprio maestro, realizzò che lei voleva solamente far rimangiare l'ostilità al suo. Il loro rapporto non era certamente interpretabile in una chiave luminosa o positiva. E sebbene fosse stato certamente Rashid ad inaugurare quei toni, non sentiva di essere del tutto innocente. Sapeva benissimo di essere una persona permalosa e scontrosa, e forse quel rapporto tortuoso e contorto era, in fondo, colpa di entrambi.



    Purtroppo non avrebbe avuto molto tempo per rifletterci su.



    Strabuzzò gli occhi. Aveva abbassato di nuovo la guardia, mettendosi a riflettere su cose inutili nel bel mezzo di un combattimento. Non importava se Rashid sembrava quasi un chiacchierone, erano ancora nell'arena e essere nell'arena significava dover tenere alta la guardia. Non imparava mai, e forse il maestro aveva ragione a rivolgerle quelle parole così dure. Una volta tornata a vedere nitidamente dopo la botta in testa, però, si rese conto che qualcosa non andava. Non c'era più l'ombra di Rashid e dai bordi sabbiosi dell'arena avevano iniziato ad alzarsi delle fiamme minacciose.
    Huh? - borbottò tra sé e sé, agitando le iridi dorate da una parte all'altra mentre quei muri di fuoco si facevano sempre più alti. Per un attimo le sembrò assurdo che Rashid avesse tutta quella potenza: la forza del Cosmo di un vero cavaliere era davvero straordinaria. Di lì a poco però, al di là del caldo soffocante, quelle fiamme minacciose sarebbero state il minore dei problemi.

    "Zoe..."



    Conosceva quella voce, anche se non la sentiva da un decennio. Si voltò verso l'origine del sussurro con una rinnovata speranza nel cuore. Anche se erano passati dieci anni, il volto di sua madre non sembrava invecchiato neppure di un singolo giorno, non fosse per la fatica e il dolore che lo contorcevano in una maniera che la giovane rossa non aveva mai visto e, onestamente, sperava di non vedere mai.
    Mamma! - sbottò correndo verso la donna distesa con le spalle poggiate al muro crollato di un'edificio. Come immaginava, anche Corinto era stata colpita dal disastro. E come temeva i suoi genitori non erano riusciti a sfuggire. Un grosso pezzo di metallo tingeva di rosso uno strappo nella camicia bianca indossata da sua madre, il cui respiro frenetico si confondeva coi sussurri delle fiamme.
    Mamma... - ripeté di nuovo, scivolando a fianco a lei - Io... non ho fatto in tempo... - proseguì a borbottare fuori di sé. Il palmo gelato della madre si poggiò sulla sua guancia destra come a cercare di calmarla e consolarla mentre il suo sguardo, da cui la vita sembrava scivolare via sempre più velocemente, si inclinava come a volerle fare notare il corpo di un uomo esanime disteso a una decina di metri da loro. Non riusciva a vedere il suo volto, confuso fra il pavimento sabbioso, ma era perfettamente in grado di riconoscere dal vestiario che si trattasse di suo padre. Proprio come temeva, la sua ricerca degli ultimi dieci anni era stata completamente inutile. In fondo al suo cuore sapeva che la speranza che i suoi genitori fossero ancora vivi era solo un'esile filo di ragnatela a cui potersi arrampicare per la fuga dall'inferno della realtà. E se non poteva salvare i suoi genitori, se davvero era troppo tardi, tutta quella ricerca di un'armatura e dell'autosufficienza era semplicemente inutile.
    Mi dispiace, mamma. - sussurrò stringendo il corpo ormai privo di vita in un forte abbraccio - Non sarei mai dovuta andare via. - singhiozzò tra le lacrime. Rimanere a Corinto avrebbe probabilmente risolto ben poco, perché non sarebbe certamente stata in grado di difendere la sua famiglia, ma perlomeno se ne sarebbero andati tutti assieme.

    La pelle ghiacciata di sua madre la investì come una doccia fredda, scuotendole la schiena come un brivido, come se fosse in grado di sciacquare via l'altissima temperatura delle fiamme che la circondavano. Come la prima volta che era entrata davvero in contatto col Cosmo, sentì qualcosa cambiare in lei. Qualcosa espandersi al suo interno, rendendola gigante, e al suo esterno, rendendola solo un puntino nell'immensità delle stelle. E in quel momento, riaprendo gli occhi che si rese conto di non aver mai chiusi, vide che le sue braccia tremolanti stavano semplicemente stringendo il nulla. Attorno a lei solo il terreno sabbioso con cui aveva stretto amicizia tante volte durante gli addestramenti di Rashid. Niente fiamme, né edifici di Corinto, e soprattutto nessuna traccia di suo padre o sua madre. Solo Rashid, nuovamente ben visibile di fronte a lei, e l'immenso cielo azzurro sopra di loro.
    In quel momento avrebbe voluto rivolgergli ogni serie di improperie. Qualcosa dentro di lei le suggeriva che quanto accaduto fosse solamente un'illusione. Non sapeva che l'energia dei cavalieri permettesse loro di fare cose simili, ma non poté fare altro che pensare che il suo maestro fosse decisamente caduto in basso. Rivolgersi a un simile mezzuccio per cercare di far vacillare la sua convinzione... non importava cosa l'uomo avesse dovuto sopportare nei suoi decenni da cavaliere (non avrebbe escluso, a giudicare dalle rughe, si trattasse persino di secoli), quella era veramente una mossa vigliacca.
    Ma insultarlo non l'avrebbe resa diversa da lui. E a volte uno sguardo vale più di mille parole. Il suo volto era serio e corrucciato e i suoi occhi dorati erano due dardi scoccati nella direzione dell'uomo con la ferocia di un cacciatore che non caccia per nutrirsi ma semplicemente per diletto. Sicuramente in tutti i suoi anni di onorato servizio doveva aver vissuto ogni genere di esperienza traumatica... e Zoe era del tutto intenzionata a offrirgli occhio per occhio, dente per dente. Iniziò a correre verso di lui in preda alla rabbia e una volta giunta a circa tre metri, nella speranza che l'uomo si aspettasse quantomeno un confronto fisico, avrebbe provato ad allungare il pugno sinistro nella sua direzione intenzionata ad investirlo col suo Cosmo per provare a rivolgere la stessa tecnica che lui le aveva indirizzato nella sua direzione. Qualcosa dentro di lei le suggeriva di essere in grado di farlo.

    Narrato x Parlato x Pensato
    Saint di Athena x Fenice x Energia Gialla


    Stato fisico: Contusioni varie, in particolare dolore al petto.
    Stato psicologico: Infuriato.
    Tecniche utilizzate:
    CITAZIONE
    Of Course I Still Love You (Hōō Genmaken)
    Tramite il contatto fisico il Cavaliere della Fenice Zoe è in grado di confondere il sistema nervoso della sua vittima attraverso il proprio Cosmo. Generalmente la somministrazione della tecnica avviene tramite un pugno o un dito sulla fronte, ma è possibile utilizzare anche mezzi più subdoli finché avviene il contatto fisico. In questo modo il Cavaliere Zoe è in grado di generare un'illusione all'interno della mente dell'avversario, alterandone la percezione della realtà e soprattutto fiaccandolo moralmente e psicologicamente. Generalmente si va a rendere viva la sua peggior paura nella mente del nemico, ma le applicazioni possono essere molteplici in base a quanto richiesto dalla situazione. Chiaramente maggiore è la differenza in termini positivi tra il proprio Cosmo e quello dell'avversario più facile sarà ingannarlo e soprattutto più vivida e dannosa sarà l'illusione. Allo stesso modo, più forte è il Cosmo avversario rispetto a quello del Cavaliere di Zoe e più sarà difficile ingannarlo, così come meno apprezzabili saranno gli effetti.

    CITAZIONE
    Chiedo scusa per il ritardo anche questa volta, spero di aver interpretato bene la traccia e ciò che Zoe può fare al momento. Questa volta il periodo pieno a lavoro è davvero passato quindi cercherò di essere più frequente! :asd:
     
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    Rashid ti vede uscire dalla malia illusoria facilmente, troppo facilmente per qualcuno che non dispone di poteri mentali capaci di opporsi ai suoi. Sebbene il contatto con questo potere ti abbia lasciato strascichi di dolore, tu che fino a pochi istanti fa eri incapace di manipolare il cosmo se non nelle maniere più basilari e crude, lanci il cuore oltre l'ostacolo e proietti verso la fronte del tuo maestro un fascio di energia cosmica a imitazione di quello che lui aveva fatto in precedenza.

    Tende la mano, deviando il raggio verso l'esterno col dorso della sinistra, ma non era mai stato questo la vera parte dannosa del tuo attacco. Sgrana gli occhi e, per la prima volta, lo vedi sbiancare; qualunque cosa stia vedendo lo ha terrorizzato, completamente immobile per la paura.
    Ma dopo l'attimo di sorpresa, come per te, i suoi poteri mentali gli permettono di cogliere i segni che identificano questo fantasma per quello che è. Scatta all'indietro, ristabilendo svariati metri di distanza, e per un attimo credi che stia per urlarti contro; invece borbotta qualcosa tra sé e sé in arabo, scuote la testa, e fa qualcosa che mai aveva fatto prima, non con te almeno.
    Insegnare.

    Bene, ma puoi fare meglio.
    Si tocca la tempia con l'indice prima di continuare. Il nostro è un potere mentale, o psionico, che parte da qui. Come tale è invisibile e intangibile se non ad altri poteri mentali.

    Possiamo direzionarlo nelle menti altrui, intrappolandole nelle illusioni più disparate. Come hai subito, e replicato, ma non abbiamo strettamente bisogno di veicolarle a mezzi fisici. Gioca bene le tue carte e i tuoi nemici non capiranno nemmeno di essere in un'illusione.
    Picchietta il piede a terra, parlando lentamente e scandendo bene singola lettera in modo che non ci siano imperfezioni o fraintendimenti di sorta.

    Atena è la Dea della guerra e della saggezza, non del suicidio. Ci insegna a essere leali, non idioti; in battaglia coglierai ogni vantaggio possibile per proteggere l'umanità.
    Poi schiocca le dita, e il suono si propaga distorcendo l'aria in maniera quasi fisica; segno che Rashid vuole dare una dimostrazione pratica delle sue parole, mostrarti in prima persona le potenzialità insite nel legame che stai istaurando con la costellazione. Onde psioniche invisibili avvolgono la tua mente, intrappolandola in una nuova illusione: un semplice momento in cui sei paralizzata, braccia e gambe immobili e pesanti, come se le ossa si fossero fatte di piombo.

    Un modo per tenerti ferma in previsione del suo vero attacco. Rivolge il palmo verso di te, e lingue di fuoco si propagano in un cono di energia ardente che lambisce il terreno, serpeggiando verso le tue gambe.


    CITAZIONE
    Note: due appunti prima della parte riassuntiva.

    Le illusioni mentali infliggono, come puoi leggere qui, danni mentali. In questo caso le illusioni possono manifestare immagini specifiche (decise da te, come ha fatto Rashid adesso, o completamente spontanee, come il fantasma diabolico). O possono anche fare danno mentale grezzo, senza abbellimenti di sorta, il filmino specifico che proietti però nella mente del nemico può aiutare a rendergli più difficile riconoscere l'illusione come tale; tu, avendo proprio illusioni mentali nello specifico e poteri mentali in genere, hai un vantaggio nella difesa di questo tipo.
    A prescindere dall'immagine mandata l'illusione infligge comunque danno, proporzionale alla tua difesa e quanto ne è passato, come se fosse un attacco materiale tipo un pugno o una fiammata.
    Specifico perché nel tuo post e nel sunto dei danni non hai specificato di aver subito il danno mentale, per questo segnati un danno mentale di entità moderata.

    Il secondo appunto è sull'attacco in sé. Nel senso, va bene usare la tecnica per evitare di descrivere ogni volta la mossa distintiva (a meno di casi specifici è effettivamente l'attrattiva maggiore della cosa :asd: ) ma nel post va comunque specificato dove e come porti la tecnica. Ad esempio nel post hai scritto che cerchi di investirlo con il tuo cosmo: in che modo? E' un raggio piccolo mirato alla fronte o un'onda energetica alla dragonball che porta effetto mentale? Oppure, sono tanti raggi piccoli che fanno questa cosa? Oppure di nuovo, nella tecnica è specificato finché avviene il contatto fisico, ma potresti farlo anche senza toccarlo direttamente, usando potere mentale grezzo, che anche quello è cosmo.
    Io ho interpretato al momento la tua mossa come un sottile raggio di cosmo come veicolo fisico, ma un consiglio per il futuro è, appunto, sii specifico: più cose descrivi tu e meno cose sono lasciate all'interpretazione dell'avversario.

    Proseguendo, Rashid utilizza un illusione mentale per farti credere di essere paralizzata (Attacco Debole, Illusione Mentale), e nel mentre ti tira contro un cono di fiamme (Attacco Forte, Fuoco). Sempre a gialla.
    Se ci sono dubbi o domande io sono a disposizione.
     
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4 replies since 7/4/2024, 11:38   366 views
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