[trama][mega quest Atlantide] High Hopes - conclusione

Un futuro di guerra

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    Protogenos of Death

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    ... quando riaprite gli occhi vi trovate in letti di un accampamento Atlantideo, circondati da personale medico e da alcuni telchini.
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    Tra di loro, ad una certa distanza, notate Demonax stesso che scruta l'ologramma di una mappa dell'Australia. In essa potete notare un enorme cratere quasi completamente riempito dall'oceano, dove prima sorgeva la fortezza di Elagia.

    Nella tenda vedete che iniziano a volare alcune api luminescenti che crescono via via di numero, e nella sorpresa di tutti - ma non dei Telchini - al loro posto compaiono Chernobog e Pan, completamente rinvigoriti.

    Notate inoltre che tra di voi manca Eaco...

    ***

    In un luogo oltre il tempo e prima del tempo, in una nerezza infinita che da sull'orizzonte stesso degli eventi, una sorta di stella imperdensa continua a dimenarsi.

    Una pressione infinita, generata dal signore del Nulla, mantiene integra la forma di energia.

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    Gorthaur muove l'essenza della Super Dimensione come fosse seta, nel tentativo di evitare l'autodistruzzione dell'arma Garuda.


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    I Primarchi sono stati recuperati e messi in un'infermieria di campo.
    Siete in una base sempre in Australia, a circa una trentina di chilometri a nord ovest dal cratere dove prima si ergeva la fortezza di Elagia.
    Gli Araldi vi raggiungono dopo poco che vi siete svegliati.
    Garuda non c'è, perché è ancora una stella iper compressa che si deve calmare.
    Gorthaur l'ha recuperato dalla Dimensione Oscura e lo sta "curando" nella Super Dimensione.

    Interagite tra voi come volete, fare pure le domande che preferite a Demonax.
    Garuda può descrivere la sua situazione di nirvana balistico e come inizia a ricomporsi.
    La Super Dimensione lo aiuta nel processo, poiché è una zona sotto il totale controllo di Gorthaur che la sfrutta per potenziare il suo corpo/anima/mente.

    Il termine è tra 7 giorni




     
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    CRIMSON DEFILER

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    'arma brandita dal costrutto di Johanna si trasformò - animata da tutti i poteri che la pervadevano - in una scia ininterrotta di luce. Il potere combinato di ognuno venne soffocato dalla luminosità candida del potere di Garuda che scorreva sulla Vivama e Johanna si ritrovò a agitare nello spazio qualcosa di troppo caldo per essere definito un'arma o un oggetto. La primarca sentì ogni singolo sentient che rimaneva aggregato all'arma gridare di sofferenza sottoposti ad un tale carico di calore e energia, ma il cosmo di seadragon il mantenne in sede e in vita. Dovevano reggere il ritmo della nuova danza che il giudice infernale aveva imposto alla lama e Johanna non era intenzionata a dimostrarsi da meno dello spectre, alimentato dal potere oscuro del dio della morte. Il frastuono apocalittico provocato da quell'oggetto relativistico che entrava e usciva dal corpo di Elagia come la penna in un calamaio coprì il grido continuo e ferale di Johanna Derham, regina dell'Atlantico settentrionale, in quell'attimo poco più di furia conglomerata in carne infetta e morente. Ogni movimento sospinto dal potere combinato di tutti i presenti e agitato ulteriormente dal getto continuo di neutroni emesso dal corpo di Garuda schiantava i servomuscoli del suo costrutto, e in ogni istante il cosmo e la mente di Johanna erano impegnati a giostrare i movimenti dei suoi arti e la costante ricostruzione degli stessi. La danza finale di Johanna, a duecento metri di altezza da un terreno devastato dagli scontri, stava distruggendo contemporaneamente quel suo corpo fittizio che quello della sua avversaria.

    L'odore della carne bruciata pervase ogni cosa, mentre fuliggine e cenere si incollarono al corallo del costrutto dandogli via via una tonalità sempre più spenta, sempre più consumata mentre i suoi bordi più esterni e sottili si arroventavano per la semplice esistenza di quella spada.

    La lama di osso e la lama di stelle si incrociarono più e più volte al volo in una cacofonia di movimenti e di colpi e contraccolpi. Nessuna delle due, Johanna o Elagia, erano intenzionate a cedere all'avversario. Per ogni affondo che veniva respinto vi era una infinità di fendenti e redoppi che ne prendevano il posto. Il tutto andò a creare un complicato reticolo distruttivo, se qualunque cosa si fosse avvicinata in quell'istante ne sarebbe stato fatto a pezzi o semplicemente disintegrato dal carico di energia che stava venendo scatenato dalle due potenze assolute in gioco. Johanna non distolse lo sguardo dalla sua avversaria nemmeno per un attimo, arrivò a cristallizzare le proprie palpebre per evitare di privarsi della vista anche per un singolo istante. Assorbì l'interezza della figura di Elegia e per ogni movimento che riusciva a cogliere nell'immensa velocità di Elagia la velocità che la Vivama aveva acquisito faceva in modo che la spada si trovasse dove Johanna desiderava ancora prima che il suo inconscio avesse finito di formulare il pensiero. Non stavano agitando le loro armi a caso, ogni singolo assalto dei due immensi costrutti era mirato a uccidere, distruggere, annichilire. L'unica cosa che impediva che ciò avvenisse era l'abilità di entrambe. La mente della primarca era diventata fuoco liquido, non esisteva altro se non quella continua combinazione di attacchi che si trasformavano in parate che davano spazio ad altri attacchi.

    Poi entrambe trovarono un singolo momento favorevole e le due armi cozzarono l'una con l'altra un'ultima volta, bloccandosi a vicenda l'ennesimo colpo di grazia. Il rombo dell'aria scatenato da quell'orribile impatto venne inghiottito dalla dimensione caotica che si stava snodando attorno a loro dopo l'arrivo di Diaprepe...no di Mordiggian. quello non era più loro fratello e Johanna non lo avrebbe chiamato più tale. Era un traditore e un eretico, e ora solo una nuova forma con cui un dio del caos poteva manifestarsi.
    Era finito il momento della tecnica. Johanna continuò a spingere contro l'unione blasfema di Elagia e Mordiggian che faceva lo stesso, lo spazio attorno a loro gemette come un infante, un suono stridulo e continuo, stiracchiato negli eoni oscuri che li circondavano. Johanna si sporse in avanti nell'abitacolo del costrutto, filamenti di corallo direttamente fusi alla sua carne si tesero scricchiolando.

    Accadde qualcosa. Johanna lo sentì pervaderla come una singola nota di pianoforte. Un impulso che portò con sé una estrema chiarezza, una vastità interiore che non aveva mai provato prima di quel momento. Una sensazione che cancellò il dolore, la stanchezza, ogni cosa e si ritrovò a galleggiare in un vasto mare di tranquillità. Ed in quel momento, Johanna era Atlante. Era Syphon. Era ogni primarca di Seadragon che aveva superato la prova del khala. In quel singolo meraviglioso istante Johanna fu veramente se stessa, fu tutti i veri primarchi ad indossare la sua scale. Non più tracce in una mente nuova, ma la pienezza delle stesse, la piena sovrapposizione di ogni traccia, la vera gloria del Khala. Estasi dello spirito e del corpo. Khala'hayon. Allo stesso tempo tuttavia sentì qualcos'altro. Un senso di vicinanza che non conosceva. Chi è collegato al khala a livello intimo come i primarchi può percepire la presenza dei suoi fratelli vicini, una sensazione confortante, famigliare. Johanna provò quella sensazione, con una sfumatura nuova.
    L'angolo del suo campo visivo si inondò di luce. Il coro si espanse.

    Johanna vide l'immensa figura luminosa di Elasippo accompagnare la sua lama e i sigilli smantellare l'esistenza blasfema di Elagia. Se fosse stata un'altra occasione, il cuore di Johanna avrebbe saltato un battito. I suoi occhi si sarebbero riempiti di lacrime alla vista di un fratello che ricordava solo di avere perso. Il dolore e l'affronto di quell'evento bruciavano ancora nell'anima del Khala e la rabbia che avvelenava Sanya ne era la prova ogni singolo giorno della loro vita. Il potere di Elasippo si unì al loro e la lama riprese ad avanzare, costringendo i due dei del caos a rinnovare i loro sforzi.
    Ma accadde qualcos'altro.

    They shall be my finest warriors, these men who give of themselves to me. Like clay I shall mould them, and in the furnace of war forge them. They will be of iron will and steely muscle. In great armour shall I clad them and with the mightiest guns will they be armed. They will be untouched by plague or disease, no sickness will blight them. They will have tactics, strategies and machines so that no foe can best them in battle. They are my bulwark against the Terror. They are the Defenders of Humanity. They are my Space Primarchs and they shall know no fear.



    Per Johanna calò il silenzio. Ogni singola cosa divenne oro, avvolta da una luce così forte che si sentì quasi svenire per lo shock neurale. Ogni suono venne allontanato da quella manifestazione di potere che si generò tra ciò che il suo costrutto brandiva. La figura bianca della Vivama venne invasa dall'oro e cambiò sagoma. Le ci volle un istante per realizzare che cosa stesse accadendo, che cosa stesse stringendo in mano in quel momento. Un tridente. Il tridente. Poseidone stesso era sceso in battaglia con loro, benedicendoli con il suo potere. Per la primarca ogni cosa divenne un sovrapporsi di sagome nere e oro, un assoluto contrastarsi di luci saturate mentre sentì il miracolo che brandiva avanzare, calare su Elagia. Vide la sua lama ed il suo corpo cominciare a venire distrutti dal potere del Dio Imperatore dell'umanità.

    Johanna gridò, e con un ultimo impeto diede tutta la propria forza al tridente. La divina arma tagliò osso, carne putrida e potere caotico in un unico, ultimo fendente, la cui energia si propagò per chilometri e chilometri oltre la sagoma spezzata del nemico, perdendosi nelle profondità della dimensione oscura. Ma quello era solo l'inizio. Tranciata la manifestazione utilizzata per manifestarsi, Johanna portò immediatamente la battaglia al vero nemico, Nurgle. In modo naturale come respirare spostò le mani del costrutto sull'impugnatura dell'arma trasformando il fendente in un affondo contro cui il dio della putrefazione cercò di opporsi. Ma un ultimo sigillo esplose con la furia di un milione di soli disintegrando ogni traccia caotica rimasta. Ogni cosa cominciò a collassare attorno a loro.

    Johanna se lo aspettava, se lo sentiva che dopo uno scontro del genere l'intera faglia dimensionale sarebbe collassata. Per un istante si preparò all'idea di non tornare più a casa. Poi ogni cosa cambiò, l'aria attorno a loro si spostò, e si ritrovarono altrove. Ma Johanna lo percepì appena mentre i sensi la abbandonavano e il costrutto cominciava a sfaldarsi sotto il proprio peso.

    Nella mente di Johanna, priva di sensi, trascorsero mesi. Un ultimo assalto da parte del caos che stava infettando il suo corpo e la sua mente. L'influenza di Nurgle cercò di spezzarla, di farle temere la morte mostrandole il proprio corpo che continuava a decadere, a perdere pezzi per lungo tempo dopo la battaglia, costringendola a vedersi marcire di fronte alla propria famiglia, ai suoi amici e al suo regno. La stagnazione e la depressione cercarono di piegare la sua mente, di farle detestare una morte così ignobile al punto da farle abbracciare la corruzione che stava divorando il suo corpo, in modo da vivere in eterno in gloria del potere di Nurgle. Ma Johanna non cedette, seppure la sua mente ed il suo spirito si stessero indebolendo costantemente e la disperazione si stesse facendo strada nella sua vita. Lentamente, in quel sogno lucido, Johanna cominciò a perdere il controllo di se stessa, rendendola irosa, aggressiva nei confronti dell'impero stesso che l'aveva portata a soffrire in quel modo, al punto da sfogarsi con Sanya in uno scontro che non fece altro che peggiorare la sua condizione psicofisica. La santa vivente raggiunse il proprio punto più basso in quel sogno.

    Poi accadde qualcosa, un'influenza esterna si fece strada nel suo sogno. Un richiamo ancestrale, materno, cambiò il flusso dei pensieri di Johanna. Il sogno cambiò, trasformandosi in Johanna stessa che finalmente capiva di dover chiedere aiuto e si rivolgeva all'uomo che amava per aiuto. Il sogno divenne dolce, romantico. Johanna visse una esperienza extracorporea mentre il sogno indotto da Gea curava la sua mente ed il suo spirito mascherandolo come una cura del suo corpo. La musica di Dennis a nascondere le note del canto della creazione.

    Johanna aprì gli occhi. Immediatamente la sensazione estranea di svariati tubi e cavi collegati al suo corpo la riportò alla realtà. Il sibilo di pompe e il cinguettare di strumenti di lettura giunse subito dopo, mentre i sensi tornavano a lei. Le forme impiegarono qualche istante in più a tornare, le macchie confuse davanti alla sua vista si sciolsero le une nelle altre per qualche momento ancora prima di diventare immagini nitide. Volse appena il capo, infinitamente esausta. Era in una infermeria da campo, questo era chiaro. Era viva? O era un altro strano sogno? Il suo intero corpo stava pulsando lentamente, mentre il corallo poteva finalmente cominciare la sua opera di ricostruzione senza disturbo, animato e potenziato da agenti stimolanti e nutrienti che stavano venendo iniettati direttamente nel suo corpo. Sotto ciò che rimaneva del suo volto vi erano profonde occhiaie. Una maschera opaca era stata posta sulla sua bocca priva di labbra in modo da permetterle di respirare correttamente e ogni boccata che prendeva era ossigeno fresco per i suoi polmoni danneggiati. Doveva essere imbottita di antidolorifici per non essere in completa e totale agonia in quell'istante.

    Quando membri dello staff medico si accorsero che si era svegliata si affrettarono immediatamente al suo fianco, dicendole che doveva riposarsi, non fare movimenti bruschi. A quest'ultima Johanna avrebbe voluto ridacchiare, non riusciva a muoversi affatto. Il suo sguardo si posò su cosa stesse facendo Demonax e intravide la mappa alterata dell'Australia. Nel suo essere completamente esausta e imbottita da antidolorifici, si ritrovò a sperare che tutti i Koala fossero morti. Odiava quegli animali inutili. Non erano carini, facevano schifo.

    Il suo campo visivo venne invaso da luci ronzanti e sentì immediatamente il manifestarsi del cosmo di Chernabog e Pan, e sentiva già quelli di Sanya e Oliver e Adaeze. Quello di Eaco mancava, ma non la sorprese più di tanto. Dubitava che avrebbero fatto entrare uno spectre in una infermeria atlantidea. La mente di Johanna si estroflesse dal suo corpo, raggiungendo Demonax.

    Abbiamo vinto? - La sua coscienza stava ancora cercando di tornare del tutto, non aveva ancora avuto il tempo di computare che cosa fosse successo. La comparsa di Elasippo, il potere del divino Poseidone. Quelli sarebbero stati pensieri per una Johanna più lucida e più integra. Il primo pensiero di Johanna Derham, scudo di Atlantide, fu quello di sapere se fosse stato necessario o meno combattere ancora, nel cui caso si sarebbe immediatamente rialzata dal suo letto, in un modo o nell'altro.




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    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE ///
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


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    Oliver Ramirez Ξ Primarca di Scylla (VI) Ξ Energia Blu

    High Hopes
    Conclusione

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    I muscoli richiesero ancora il prezzo di quell’azione, quasi sovraccaricati dal cosmo impiegato da Oliver per bloccare Mordiggian, attraverso il serpente. Pan si era lanciato in avanti, utilizzando le sue abilità per costringerlo ad esplodere sotto i suoi colpi. Per un attimo, l’emanazione cosmica del dio antico si affievolì, ciò permise a Scylla di accennare un sorriso che scomparve quasi subito. L’oscurità e il chaos tornarono a colpire e muoversi con ancora più violenza rispetto a prima. Si lanciò in avanti, si sarebbe mosso per raggiungere l’Araldo e muoversi ancora, spostandoli via da lì, quando qualcosa di diverso successe attorno a loro. No, forse Oliver stava immaginando tutto, o forse era soltanto la sua connessione al Khala che lo stava portando a provare ciò. Il canto di Mordiggian ed Elagia si scontrò violentemente contro quello degli atlantidei – due forze diametralmente opposte, che convergevano in un singolo punto per tentare di prevaricare l’una sull’altra. Una spinta perfetta, una situazione di stallo che sarebbe diventata sempre più pericolosa al passare dei secondi. Come una goccia di pioggia che cadeva su uno specchio d’acqua, increspandone la superficie, qualcosa avvenne all’interno di tutti i guerrieri di Poseidone connessi al flusso spirituale e mentale. Il corpo di Scylla, così come quello di ognuno di loro, così come l’intero ambiente, venne avvolto da una luce dapprima azzurra, striata di bianco, che andò progressivamente a diventare sempre più colorata, sempre più cangiante, fino a mostrare l’intero spettro conosciuto e non conosciuto. Colori, suoni, forme, un’orchestra cosmica che trovava il battito e la nota più profonda all’interno delle memorie più lontane del khala, all’interno del suo stesso creatore. La nota si fece melodia, e la melodia si estese attorno a loro, dando forza ai corpi e risuonando attraverso le anime. Per diverso tempo, durante quelle azioni, tutto sembrò sovrapporsi in un solo punto. La mano di Johanna era stretta attorno a quel tridente, così come lo era quella di Sanya, quella di Oliver, quella di ogni Primarca che viveva all’interno delle memorie che custodivano dentro di loro. La mano di Atlante, di Mestore, di Azae e – soprattutto – quella di Elasippo. Loro fratello caduto sotto le forze del chaos, la cui vendetta urlava ancora tramite riverberi nella mente dei gemelli, andò a stringersi con più forza per imprimere il colpo finale che avrebbe rotto l’equilibrio creatosi. E ancora una volta, tutto divenne meraviglia, tutto divenne un urlo che i loro cosmi lasciarono esplodere verso l’esterno, e i colori si unirono in uno solo – quello della luce che accecava qualsiasi cosa, che illuminava ogni angolo del buio portato dal chaos. L’onda d’urto più grande che quella terra avrebbe mai conosciuto si levò dall’attacco, spazzando via qualsiasi cosa. Le forme attorno ai guerrieri lì presenti si fecero confuse, si persero all’interno di un’esplosione che avrebbe travolto i corpi senza distinzione – riducendoli a poche e confuse, linee. Cuordimetallo estese la sua mano verso il punto, prima di provare a spostarla per tenersi agli altri due compagni vicini, ma non ci riuscì. Ormai non era più sicuro nemmeno della posizione che occupava in quell’immenso spazio. Non riuscì a capire se si trovasse ancora a terra, o in aria, in un punto lontano, spinto dalla forza. Tutto ciò di cui si rese conto fu che la luce dorata diventò così forte da essere insostenibile, portandolo a chiudere gli occhi. Portandolo a spegnersi con la consapevolezza di non essere stato più soltanto lui, ma di essere stato tanti – di essere stato tutti loro – la forza, la collaborazione che andava oltre il singolo.



    Se avesse potuto vederlo suo padre, si sarebbe reso conto di quanto fosse cambiato. Con una consapevolezza tale si sarebbe seduto vicino a lui e gli avrebbe detto, mijo, non hai un cosmo senza eguali. Se rotto, il tuo corpo non si aggiusta, se davvero solo una persona chiusa in un’armatura. E, come sempre, si sarebbe tolto gli occhiali per un attimo, usando la camicia per pulirli prima di rimetterli sul volto – faceva sempre così, quando doveva parlargli di qualcosa di serio e non sapeva come farlo. Gli avrebbe detto che lui e la mamma si sarebbero preoccupati, con espressione stanca della giornata, con le stesse pieghe sotto gli occhi e la solita, i pantaloni sgualciti e l’olio ancora attorno alle mani – che ne sporcava la punta delle dita e che sembrava essere stato lavato abbastanza da essere sbiadito almeno un po’. Proprio come sempre, Oliver lo avrebbe guardato e gli avrebbe detto che con quella consapevolezza, lui, aveva giò fatto pace da tempo. E forse il padre avrebbe tentato di confortarlo in qualche modo, magari mettendogli una mano sulla spalla – ma non gli avrebbe dato fastidio, sapere ciò. Perché sì, in un mondo di esseri sovrannaturali, di connessioni con divinità o entità antiche, era bello essere solo una persona che faceva la cosa giusta. Un uomo con una missione. Probabilmente, suo padre avrebbe sospirato – rassegnato come sempre. Era difficile fargli cambiare idea, lo era sempre stato, nel bene e nel male. Forse non lo avrebbe nemmeno guardato negli occhi – si sarebbe limitato a osservare il panorama davanti a sé. Una spiaggia, dove lo portavano da piccolo, o forse seduti sulla sedia che si trovava accanto all’entrata di casa, che dava sulla strada. Era lì dove entrambi i coniugi amavano sedere, e dove si era ogni tanto riposato il ragazzo. Con un sorriso preoccupato gli avrebbero detto che erano fieri di lui, ma si sarebbero anche raccomandati di fare attenzione e allora lui avrebbe mosso una mano per sminuire quella cosa. Aveva dei compagni davvero forti che gli avrebbero sempre guardato le spalle, non avrebbe avuto nulla da temere. Si sarebbe concesso il lusso di immaginare una cosa davvero stupida, davvero ingenua. Il minuscolo giardino dietro casa loro; la brace delle grandi occasioni e l’uomo ad armeggiare con essa. Sua madre a bacchettare Sanya per non essere cattiva con i ragazzini del quartiere. Johanna ad aiutare suo padre con la carne da cucinare, Raia a fermare Dennis dal mangiare prima di avere tutti seduti a tavola. No, a quell’unione di tavoli di media grandezza che avrebbero rimediato un po’ in giro, o che avevano tirato fuori di casa. Era quello che voleva dare a tutti. La pace, la tranquillità di una vita normale.

    Una giornata spesa in giardino a ridere.



    Ancora una volta, la luce illuminò tutto intorno a lui, costringendolo a svegliarsi. Non aprì subito gli occhi, ma lasciò che la vista si abituasse alla luce che gli dava fastidio anche con le palpebre chiuse. Si rese conto di avere un respiro lento, calmo, ma irregolare – una varietà impressionante di dolore cominciò a renderlo sempre più ricettivo. La gamba, la spalla, i fianchi, il peto, le braccia, il volto, il bruciore che correva lungo tutto il suo corpo. Non sentiva più il peso dell’armatura addosso, ma qualcosa di morbido, che stringeva delicatamente in alcune parti. Nonostante ciò, l’interezza della sua carne era restia a muoversi, se comandata. La testa si voltava lentamente, perfino le labbra erano quasi inamovibili. Attorno a lui, alcune fonti d’ombra oscuravano il sole che filtrava da quel luogo. Una più grande, imponente, che era appoggiata esattamente alla sua destra. Altre due, invece, si trovavano alla fine della brandina su cui era stato adagiato. Avrebbe onestamente voluto voltarsi e rigirarsi, tenere chiusi gli occhi ancora un attimo in più, ma le percezioni non gli permisero di ignorare oltre l’ambiente attorno a lui. Nonostante la pesantezza di ogni fibra del corpo, Oliver provò a tirarsi su. L’ultima cosa che aveva visto era stato l’enorme tridente di luce, l’esplosione che aveva cancellato qualsiasi cosa al suo passaggio, e poi – nulla più. E se qualcuno non fosse riuscito a salvarsi dagli effetti di quel colpo? E se le condizioni di alcuni dei presenti si fossero aggravati? Il plasma all’interno del cuore cominciò a soffiare con più intensita, aggiungendo un bruciore diverso a quello che il suo corpo già sentiva. La prima cosa che venne in mente ad Oliver fu assicurarsi delle condizioni degli altri che avevano combattuto con lui. Non riuscì a formulare bene le parole nella sua bocca, sembrava impastata, come se anch’essa si fosse addormentata assieme al resto del suo fisico e della sua mente. Si alzò a sedere sulla brandina e quasi rischiò di cadere a terra, per buona misura. Dovette stringere le mani ai bordi rinforzati, tentando di calmare il movimento che la stanza aveva assunto – girando attorno a lui. Sentì qualcosa scorrere al lato, sui suoi fianchi, ma non riuscì ad abbassare lo sguardo per notare la benda pulita macchiarsi di una piccola nota rossa, che cominciava ad allargarsi sempre di più. Ci volle più di un addetto alla guarigione per tenerlo fermo, steso, in modo da portare ancora una volta gli strumenti di pulizia e purificazione dalle ferite ricevute in battaglia, contro il cosmo di Nurgle e Mordiggian.



    Voleva scattare in piedi il più velocemente possibile, voleva passare in rassegna ogni letto di fortuna, ogni brandina, per assicurarsi personalmente della loro incolumità – o meglio, della loro sopravvivenza. Nessuno era stato risparmiato dalle gravi ferite dello scontro. Una nuova nota di dolore lo costrinse a fermarsi per un attimo e a concentrare le sue forze per non svenire ancora una volta. Solo in quel momento si arrese e permise agli altri di concludere il proprio lavoro. Scoprì con gioia che erano tutti lì, tranne Eaco. Non seppe definire ciò che aveva provato nello scoprirlo – aveva messo in pericolo i suoi uomini, portandone giù diversi con gli attacchi contro il chaos. Strinse i pugni, non era il momento di pensarci, ma avrebbe richiesto il prezzo di quelle vite a modo suo, a modo loro. Qualche minuto dopo quella consapevolezza, Oliver riuscì a percepire anche il cosmo degli Araldi di Gea – di Chernobog e Pan. Si mosse ancora. Voleva alzarsi, voleva battere ancora il pugno con lui, voleva guardarli tutti in faccia, voleva fare loro un sorriso. Se si fosse fermato, avrebbe cominciato a pensare ai soldati che non ce l’avevano fatta, a quelli che non potevano più essere lì con loro per osservare l’esito di quella missione che sarebbe entrata di diritto nella storia del loro impero, per festeggiare la vittoria di una battaglia. Non avevano vinto la guerra, certo, ma la consapevolezza che i loro sforzi – uniti – avevano dato un simile risultato servì in parte a mitigare il secondo in cui il cuore aveva saltato un soffio. Il cuore. Abbassò lentamente gli occhi verso lo schermo di oricalco, illuminato d’azzurro, che si trovava al centro del suo petto. La superficie era incrinata da diverse crepe, e ciò non prometteva niente di buono. Neumannus, con i giusti mezzi avrebbe potuto porre rimedio a quel problema – considerando l’impossibilità fisica di Oliver di operare su sé stesso. Il rinforzo e la riserva automatica gli avrebbe permesso di sostenere ancora un po’ di tempo, abbastanza da vedere ancora una volta gli altri. Sentì il sapore del ferro nella sua bocca allo sforzo della gola, ma non importò – il cosmo necessario a proiettare i pensieri all’interno della mente degli altri era invece concentrato a dargli il giusto sostenamento fisico. Ci siete tutti? È finita? Raia, dov’era Raia? Si mosse ancora, facendo forza sugli addominali per alzarsi a metà – non senza ripercussioni sul suo stesso corpo. La voce cercò di sembrare il più vigorosa possibile, ma lo sforzo finì inevitabilmente per affievolirla di un po’. Ben presto si accorse di un’altra presenza nell’infermeria. Prima di allora non aveva avuto mai nemmeno occasione di avvicinarsi a lui; in quel momento gli sembrò quasi surreale avere l’opportunità di parlare da pari a pari con Demonax. Ne abbiamo eliminato ogni traccia? Non riuscì a vedere l’ologramma davanti al telchino, poiché un nuovo infermiere si avvicinò per chiedergli di non sforzarsi così tanto, che andando avanti in quel modo avrebbe soltanto peggiorato le gravi ferite che il suo corpo stava tentando di sopportare. Lui non importava, loro sì, e se fosse stato necessario aggravare le sue condizioni ancora di più per accertarsi del resto, allora lo avrebbe fatto senza pensarci una volta di più.


    hiaAmxR


    narrato Ξ parlato Ξ pensato Ξ parlato altri


    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
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    MENTALMENTE Ξ //
    STATUS SCALE Ξ //

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    Strong, united, working 'till we fall

    ABILITÀ Ξ

    Reality Overwriting
    - Illusioni Ambientali
    Physical Reworking - Armi di Scilla
    Physical Reworking: One for All - Trasformazione
    Voz de Ola - Telepatia


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    And we all lift, and we're all adrift together


    Edited by ~Rain~ - 20/5/2021, 19:39
     
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    - High Hopes -



    Mentre i il suo corpo urlava di dolore, mentre le unghie della sua mano si crepavano ed esplodevano in un getto di sangue vaporizzato, mentre preziose cellule nervose morivano bruciate dallo sforzo disumano alla quale erano sottoposte, nella mente di Dennis c'era solo una frase, un unico pensiero troppo ingrommante per lasciare spazio a qualcosa di effimero come il dolore:

    Questo è il mio limite?

    Mentre si preparava a colpire un vero e proprio Dio con la sua forza, l'unico pensiero che era in grado di formulare era chiedersi se poteva fare di più, se poteva diventare migliore di quello che era, se poteva essere più di aiuto all'esistenza stessa. Poteva davvero fare di meglio? O aveva raggiunto il suo apice?
    L'energia che aveva usato anche solo per rimettersi in piedi era stata spaventosa, la forza alla quale aveva sottoposto la sua carne era stata tremenda, ogni singolo movimento del suo corpo era stato istintivamente calcolato al nanometro pur di massimizzare l'efficacia dei suoi attacchi, ma ancora non bastava. La sua battaglia non era niente in confronto al vero scontro che si stava consumando a poca distanza dalla sua posizione. Giganteschi automi pregni di energie immiscibili stavano incrociando le armi con creature tanto spaventose da far impallidire le mostruosità dei reami remoti. I loro colpi stavano plasmando la terra, la loro battaglia stava plasmando il futuro.
    PAN strinse i denti, placcando quel pensiero con ogni grammo di forza di volontà. Non c'era tempo per l'introspezione, non era il tempo dei soliloqui, era li coi piedi nel fango ed un braccio rotto, ed era pronto a far piovere puro giudizio sulla carne di un dio tentacolare.

    La luce della suo offensiva squarciò l'oscurità di Mordiggian, ma nulla più. Una profanità sussurrata appena scivolò sulle sue labbra, prima di prepararsi ad un'altra offensiva probabilmente futile.
    Ma in un attimo tanto breve quanto impercettibile, Pan passò da attore a spettatore.
    Un boato energetico, un coro blasfemo, una cancrena vivente e grande quanto una montagna. L'energia dei servi del Caos era al massimo, e si stava scontrando contro l'ultimo baluardo del mondo libero, un gigante che brandiva una stella tra le sue mani. Un monte di energia oscura contro una sfera luminosa. Pan sapeva che l'essere vivente più importante della sua esistenza era alla guida di quella manifestazione gigante, la donna che lo aveva strappato dall'abisso della vita e del tempo. La punta di diamante dell'impero Atlantideo, più luminosa del sole, più raggiante di una supernova. Atlantide era in piedi davanti ad un Dio del Caos, come gli Araldi ai tempi del mito, come Pan davanti a Khorne.
    E quando il canto cominciò, quando l'oro cominciò a coprire ogni cosa, la Palingenesi strinse il suo pugno senza unghie, creando un buco sotto i suoi piedi con la sola pressione dei suoi muscoli.

    SE CE L'HO FATTA ANCHE IO, PUOI FARCELA ANCHE TU!

    YOU ARE BETTER THAN ME!


    Vide Poseidone manifestarsi ancora una volta, ed in quel momento capì che la battaglia era finita.









    Cosa sta facendo?

    Lo avevo lasciato seduto su una sedia dopo averlo steccato e ricucito. La sua capacità rigenerativa è già al limite e non puoi mangiare cibo solido per via dei danni ai denti, quindi gli ho dato polvere di proteine, latte e zucchero.

    Quanto?

    Sei litri.

    Gea Benedetta.

    Si è finito il secchio in un minuto e si è acceso una sigaretta al mentolo.

    Sta fumando vicino alle bombole di ossigeno puro?!?

    Senti se vuoi andare dentro a togliergli la cicca dalla bocca fai pure, ma è oltremodo incazzato.

    What else is new?

    I due giovani infermieri serpentini si allontanarono dalla stanza di Dennis. Se i suoi sensi fossero stati leggermente meno offuscati avrebbe anche potuto sentirli, ma non fu così. Cannula di ossigeno nel naso, braccio sinistro immobilizzato, entrambi gli avambracci steccati ed imbottito di medicine mirate a potenziare la sua ripresa cosmica. Avrebbe potuto usare una delle camere della vita, ma quello avrebbe implicato il perdere conoscenza. Doveva rimanere sveglio, doveva sapere quando Johanna si sarebbe svegliata. Avrebbe accolto caldamente l'oblio del sonno solo dopo averla vista, solo dopo averle detto che ce l'aveva fatta.
    Spense la sigaretta stringendola con il palmo della mano, gettandola per terra. La testa gli girava da morire, e nei momenti di puro silenzio che quella struttura era capace di dare, il suo cervello veniva involontariamente bombardato da pensieri intrusivi. Il più forte dei quali era un particolare insieme di note di pianoforte, note che aveva imparato a conoscere molto bene, note che aveva studiato per fare una sorpresa alla sua ragazza. La prima cosa che avrebbe fatto quando le dita gli sarebbero tornate a funzionare sarebbe stata prendere il pianoforte nella sua rimessa e-


    Sire?
    Il suo comunicatore lo riportò alla realtà.
    Si è svegliata.
    Grazie mille, chiama pure Miss Chernobog e aggiornala della situazione, io sono già la.

    Si alzò dalla sedia, togliendosi la cannula di ossigeno dalla faccia. Le api lo avvolsero, mentre le note di quella melodia non accennarono a smettere di suonare nella sua testa.

    Il suo cosmo cominciò debolmente a bruciare ed a consumare l'insieme di nutrienti e medicine che aveva in corpo. Le sue ossa si fusero nelle zone fratturate, i suoi muscoli si rigenerarono e con una potente flessione del corpo i suoi arti si liberarono dalle costrizioni, spaccandole in vari punti e facendole cadere per terra. Le api lo portarono a destinazione. Un senso di sorpresa colpì chi vide un pilastro della realtà manifestarsi dal nulla davanti all'accampamento medico. Pan raggiunse in pochi passi il letto della Primarca, circondato dallo staff medico e macchinari dall'aspetto costoso. Quando si avvicinò a quel letto, nessuno osò mettersi in mezzo. Cercò la mano di lei, tenendola delicatamente, sentendone il calore.

    You did it.

    You toppled that throne.



    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA VIOLA | PAN [VII]
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    I WILL DEFEND THE EMPIRE UNTIL THE LAST BREATH, EVEN IF THE KINGDOM OF CHAOS WAS EMPTIED AND ALL ITS ARMIES WERE AGAINST ME. IF THE DARK GODS IN PERSON WALKED ON THIS WORLD, I WOULD RAISE MY COSMOS AND BAR THEM. AS THE EMPEROR'S BRIDE, I CAN NOT DO LESS. THE ABSENCE OF FAITH IS THE MARK OF THE WEAK. THE ABSENCE OF FAITH IS THE MARK OF THE HERETIC. THE ABSENCE OF FAITH IS THE MARK OF DAMNATION. ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ►
    High Hopes - Conclusione
    Mega Quest - Trama - Chapter 1

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    Australia


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    Vide, percepì, sentì, assaprò gustando ogni singolo colpo, ogni singolo scambio. Tremò per le vibrazioni all'interno dell'abitacolo mentre il suo cosmo ardeva e contribuiva ad alimentare il costrutto, la temperatura sempre più bassa, tanto che lo strato di brina mutò in una sottile coltre di ghiaccio che stava iniziando, di fatto, a rinchiuderla in un bozzo glaciale all'interno. Gli occhi chiusi sono ricoperti del ghiaccio del Kraken, concentrata nel canto e nel cosmo, immergendosi sempre più a fondo nell'esistenza, nell'essere, nel cosmo, nel canto titanico, nel Khala stesso.
    La via dorata che è la summa degli insegnamenti di Poseidone stesso. L'imperatore Dio a guida dell'umanità.

    il punto di singolarità attraverso cui si stavano scontrando le ideologie, i poteri, le essenze, i corpi, i cosmi, le esistenze stesse iniziò a flettere lo spazio torcendolo e strappandolo in maniera pericolosa.
    Da un lato tutto ciò che di sbagliato semplicemente esiste, il caos nella forma di Grande Antico frammisto al Potere pericioso di Nurgle.
    A contendergli la vittoria, come sempre, come dall'alba dell'Epoca del Mito, Atlantide con i suoi Primarchi in testa.
    Elagia infusa da Nurgle e Diaprepe fuso con Mordiggian contro Seadragon, Kraken, Scylla con la partecipazione ed il prezioso aiuto di ben due Araldi di G.E.A. Chernobog e P.A.N., con la presenza atipica ma luminosa come la supernova che stava rischiando di diventare che era un Giudice di Hades, Eaco di Garuda.

    Ed in quello sfoggio di devastazione e potere, in quello scontro esistenziale, qualcosa di profondo, si mosse.

    Fu come venire ricoperti da calda luce ristoratrice, più simile ad un balsamo lenitivo, lo stato ultimo della connessione del Khala.
    le antiche scritte ne riportavano solamente l'esistenza ma a memoria d'uomo, e di Primarca, non risultavano registrazioni storicamente confermate del raggiungimento del Khala'hayon, l'illuminazione e la connessione completa con i precedenti regnanti di Atantide.

    Più volte Sanya si era immersa nel Khala ricercando la saggezza, la furia e le dovute informazioni dalla Via Dorata del Kraken, rilasendo spesso fino a Mestore stesso. Conosceva i suoi predecessori perché, di fatto lei ERA i suoi predecessori ma in questo esatto momento era un qualcosa di più... Un livello intimista di trascendentale consapevolezza, l'IO del Tutto, ed il Tutto nell'IO.
    Vide tutti i Primarchi insieme a lei fino a che la luce eterna e santa dell'Imperatore non illuminò la Via.

    E fu in quel momento di assoluta perfezione gestaltica che le corde del suo cuore, del suo animo, del suo cosmo, vibrarono in risonanza con tutti i suoi predecessori.
    Gli occhi chiusi e ricoperti di ghiaccio si sppalancarono mentre lacrime dorate di cosmo le rigarono le gote tumefatte e stanche da quella battaglia oltre l'umana concezione.

    Finalmente, dopo millenni, dopo intere ERE, il Kraken assaporò il tocco e la carezza dell'amato Elasippo.
    Le labbra di Sanya tremavano, incapaci di emettere alcun suono, completamente secche dall'improvvisa cessazione della salivazione, udì il proprio cuore battere all'impazzata, come se stesse cercando di strapparsi dal petto per raggiungere la comunione perfetta con l'amato gemello da tempo immemore perso.

    Eppure...
    Eppure...



    Erano in guerra contro il male incarnato, contro il contrario di tutto ciò che era vita ed ordine.
    Ed Elasippo, l'amato Elasippo, giunse dai meandri del tempo e dello spazio per aiutare Atlantide, per fare la sua parte.
    Elasippo l'Eroe.
    Elasippo il martire.

    E con lacrime dorate ad irrorarle il viso Sanya aumentò l'intensità del canto mentre univa il proprio cosmo al coro titanico e, nell'universo, una voce ed un suono da troppo tempo dimenticati tornò a trillare.

    Ed al coro della musica della creazione stessa incardinò nel proprio cosmo e nei propri psioni, le parole che veicolò per raggiungere l'odiato nemico.

    E' vero, siamo mortali e fragili. Ma anche se veniamo torturati o feriti, lotteremo per sopravvivere. Dovresti provare il dolore come noi per capire. Non preoccuparti. Sono il messaggero che ti consegnerà quel dolore e, di fatto, questa comprensione.



    Fu la sua personale rivincita per quello che sapeva sarebbe accaduto di li a breve ma, ora, avrebbe assaporato ogni singolo istante di quel momento in compagnia di quell'amore capace di travalicare ere, tempo, spazio e corpi.

    Ed il Tridente del Padre prese forme nelle mani delle Figlie e Figli, di tutti loro che, attraverso il Khala, avevano ereditato il destino dell'Impero intero.
    E fu il calore di un momento, come se l'energia della creazione venisse racchiusa compressa e rilasciata contro l'aberrazione contro natura e contro realtà che era l'immane amalgama di Elagia/Nurgle con Diaprepe/Mordiggian.

    E tutto svanì nella purezza e nel candore.

    Che sia fatta la Volontà dell'Imperatore.

    Aprì gli occhi di scatto, occhi ancora bagnati di lacrime che, simili a perle ghiacciate, si erano raccolte nell'incavo delle spalle e nelle pieghe fra il cuscino ed il collo.
    Poteva sentire sul proprio corpo l'odore dei disinfettanti, degli olii santificati per i rituali di purificazione post contatto con il caos e del liquido contenuto nelle vasche rigenerative.

    Ogni singolo millimetro del suo corpo urlava l'impossibilità a muoversi eppure si sforzò di ruotare gli occhi. Al suo fianco comparve Aynas con il viso triste, funereo.

    Una fitta al cuore improvvisa che riverberò nel suo cosmo.
    Vide le api e vide comparire PAN e Chernobog, ai suoi due lati Lord Oliver e lei, Lady Johanna, cercò anche Dama Raia e gli altri Primarchi ed Esarchi.

    Nel suo campo visivo comparve la figura di Demonax ma si sforzò di ignorarlo, non era pronta per la domanda da porgli, non era pronta per la risposta che avrebbe ricevuto.

    Non lo sarebbe mai stata.

    Il suo cervello registrò la mappa olografica con il cratere che era il luogo della loro precedente battaglia ma, sinceramente, di un'isola della terra ferma non poteva importargliene più di tanto, tranne che per il particolare che dal tempo del Mito, dal tempo antecedente la Guerra con lemuria, quel luogo la teneva legata.

    Già... teneva... ma ora?

    Ed il cuore di Sanya, il cuore di Mestore, per la seconda volta dal mito... si spezzò.
    Ed in un silenzioso pianto a dirotto, con le labbra arricciata in un orribile espressione di dolore, Sanya lasciò espandere la propria mente cercando quella dell'antico maestro, Demonax.

    Lui, Elasippo... Lui è...

    Ogni fibra del suo essere, addirittura il suo cosmo, stava tremando in attesa del fatidico verdetto.

    Forse era riuscita a vendicare un torto di ere, ma il Libro del rancore del Kraken era comunque colmo di pagine scritte.
    Sperava solamente di non doverne aggiungere un'altra.


    narrato | parlato | pensato | telepatia | parlato Aynas |parlato altri
    NOME Sanya Beršanskaja
    ENERGIA Blu
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Kraken - Grado [VI]
    FISICAMENTE ///.
    MENTALMENTE ///.
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI
    Si è rotta Sanya.

    ABILITÀ
    Gelide Acque degli Abissi
    Supremazia di Yorith (Cosmo Straordinario)
    La Mano Nera (Illusioni Mentali)
    Telepatia

    TECNICHE


    NOTE
    *


    YOU HAVE COMMITTED THE ULTIMATE HERESY. NOT ONLY HAVE YOU TURNED YOUR BACK ON THE EMPEROR AND STEPPED FROM HIS LIGHT, YOU HAVE PROFANED HIS NAME AND ALMOST DESTROYED EVERYTHING HE HAS STRIVEN TO BUILD. YOU HAVE PERVERTED AND TWISTED THE PATH HE HAS LAID FOR MANKIND TO TREAD. AS YOUR OWN DECREES HAVE STATED, THERE CAN BE NO MERCY FOR SUCH A CRIMINAL. I RENOUNCE YOUR LORDSHIP, YOU WALK IN THE DARKNESS AND CANNOT BE ALLOWED TO LIVE. YOUR SENTENCE HAS BEEN LONG OVERDUE AND NOW IT IS TIME ◄◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ FOR YOU TO DIE.

    Layout by ~S i x ter - un Infinito Grazie

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    You're rigging the game. You're part of the system. It shows in the way. That you never listen when I speak. I'm not gonna wait. I've made my decision.



    La risata dell'Araldo continuò durante il combattimento, la follia trasmessa fu completa insieme alla voglia di dilaniare quei resti di anima blasfemi. Non per nutrirsene ma per godere del dolore che avrebbe causato, ogni osso rotto e ogni pezzo di carne sciolta ed esposta era stato un prezzo necessario per poter continuare. Il sangue sgorgò dalla bocca dell'Araldo inondando l'interno della Darian e quando vide - offuscato dallo sforzo - l'arma di Garuda brandita da Seadragon impattare più e più volte contro quella di Nurgle, sorrise malevolmente. Il bagliore dorato successivo e l'intensità con cui i sigilli andavano via via aumentando, emanando di potere ancestrale e atlantideo, fu gloria e panacea per quel gruppo di guerrieri con cui si trovava a combattere. Le urla della Corte Nera che continuava a lottare con la Corte di PAN furono sovrastate dalla luce e dalla potenza cosmica che si manifestò sul campo, lo sfrigolio e la seguente esplosione sbalzarono via tutti dal costrutto.

    La vista sfarfallò e si ritrovò a vedere, accecata, il tridente di Poseidone.

    Nero.


    Buio.


    Il nero si richiuse attorno a Chernobog, ironicamente dominatore di esse adesso si piegava ad esse, per sparire un paio di volte lasciandogli vedere ciò di cui aveva bisogno: Nurgle e Mordiggian banditi dalla Realtà e rispediti nell'inferno di caos da dove venivano.

    E cadde.


    Avvolto dalle tenebre.




    Nero.


    Bagliori di luce splendente.

    Boati ed esplosioni.



    Ḁ̠̗̺̮͕͖̝̗̥̺͊́̇̿͛͋̍́̂̌͞U̡̨̘͖͖͈͕͕̼̇͐̾̔̊͗͐̃͡D͔͆̈́͟Ã̢̢̢̭̹̟͓̪̿͆̆̋͌̈́̌̚͠ͅͅT̢̛̮̝͔̼̩̳̖́̒̀̑͊̾̓͛͜Į̹͍̲̱̂͒̀̑̽͘ͅȦ̛̝̩͙̤͙̠̯̩̫̲̭̹͍͂̏̿̒͗͐̏͑̿̚͜͞͝




    L'urlo mentale gli giunse lontano mentre il ronzio delle Api avvolse il Dio Nero.

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    Oisin era chino sul corpo dell'Araldo, la darian era stata tolta manualmente e con cura dalle mani abili di Uno. Non sapeva dire nemmeno quanto tempo fosse passato e perché adesso riusciva a sentire nuovamente le gambe e con esse, ovviamente, il dolore. L'emanazione cosmica fresca e argentea del Sidhe a suo servizio era un toccasana, si sentiva al sicuro e - per quanto odiasse ammetterlo - gli mancava. C'era stato un momento prima di irrompere in Australia, prima che i portali si aprissero, in cui aveva sfiorato la mano di lui in tocco breve ma pregno di significato. Poteva essere tutto e nienta, ma la Corte Nera viveva attraverso Chernobog e preoccuparsene era normale. Dopo gli eventi in cui aveva reclamato nuovamente il suo Comando sulle Malattie ribelli, era riuscito a tranquillizzare tutti gli abitanti del Tempio Nero e del Trono d'Ossa che la sua assenza non era dovuta alla morte ma era stata una parentesi breve e il suo ruolo nel combattare Nurgle non aveva lasciato abbastanza tempo a nessuno.

    Sire. Il dolore passerà in un paio d'ore ma la sua presenza è stata richiesta al campo Atlantideo, PAN è già in viaggio per visitare la sua mortale.

    Quando smetterà di preoccuparsi dell'incolumità di quella Primarca sarà un giorno glorioso per G.E.A.

    Vs9GjF2

    Il ronzio familiare ritornò e la Via Dorata si aprì per lasciarlo passare e portarlo a destinazione. Il campo era una tendopoli militare, macchinari di varia natura erano attaccati ai letti dei primarchi che avevano combattuto quella battaglia, soldati con ferite più o meno esposte erano riversi sulle brande immersi in un riposo forzato. Gli passò accanto sfiorando con la mano nuda la pelle di chi si trovava a portata, muovendosi come avrebbe fatto un ragazzino in un campo di fiori odorosi. La gloria della morte riempiva i polmoni guariti del Dio Nero, inalando il suo dolce profumo e sapendo per certo che molti di quelli stesi non avrebbero superato la notte, tornando così al Ciclo Infinito.

    Seguì con lo sguardo il fratello che com'era ovvio si trovava al fianco di Johanna, non ci fece caso poiché non era il momento di cominciare discussioni con lui. Si avvicinò ad un telchino, elegantemente bardato da fini paramenti, intento a scrutare una mappa olografica dell'Australia... O di quella nuova e modificata porzione di continente. Si era formato un gigantesco cratere adesso ricoperto da acque oceaniche.

    Ridisegnare le mappe sarà una bella seccatura, non crede?

    Intrecciò le braccia dietro la schiena fissandolo subito dopo aver osservato approfonditamente la mappa.

    Ma dopotutto il prezzo in termini di vite non è stato così alto per aver rimandato indietro Nurgle.

    Si guardò intorno e fissò lo sguardo sul Kraken che piangeva lacrime semi ghiacciate mentre cercava di riprendersi. Piccola fanatica spezzata da qualcosa che non sapeva e che non gli importava di sapere. Si avviò verso P.A.N, passando per il letto di Sanya.

    Alla fine siamo tutti mostri, vero piccolo frammento caotico?

    Lo disse con voce tranquilla, riprendendo le memorie di Audatia e rinfacciando il primo incontro e le prime accuse. Si fermò accanto al fratello e sciolse le braccia prima di intrecciare le dita in una posa rilassata. Seadragon era completamente sfibrata ma la sua guarigione sarebbe stata completa presto. Si limitò a fissarla, non aveva intenzione di interrompere il momento con P.A.N non per rispetto ma più per mancanza di voglia, presto tutto sarebbe stato chiaro.



    narrato ¤ parlato ¤ pensato ¤ °telepatia°
    NOME ¤ Chernabog - Audatia
    CASTA ¤ Araldi di G.E.A
    ENERGIA ¤ Viola
    DARIAN ¤ Chernobog [VII]

    FISICAMENTE ¤
    MENTALMENTE ¤
    STATUS DARIAN ¤

    RIASSUNTO AZIONI ¤

    ABILITÀ ¤

    Le Tenebre
    «Gli Slavi, dicono, hanno un'usanza particolare: durante le feste, passano un calice tra di loro radunati in cerchio, non al fine di pregare, ma piuttosto per maledire nel nome degli dei, buoni e cattivi, per ogni buon affare pregando un dio buono, e per ogni cattivo affare maledendo un dio maligno. Questo dio del dolore nel loro linguaggio è chiamato Zherneboh, il che sta a significare dio nero.» Chernobog è l'incarnazione di tutto ciò che è oscuro, malevolo e terribile. Attraverso il Nero egli esercita il suo potere, facendo assumere svariate consistenze e stati fisici alle stesse, plasmandole in più di una forma.
    A seconda della sua volontà, ciò che per gli altri è semplicemente buio, può divenire la più terrificante e letale delle armi. L'ombra può manifestarsi in diversi stati fisici. Che sia una nube di fumo nero, una pozza di catrame o una spada di perfetta e oscura robustezza, sull'ombra non si riflette la luce, tutt'altro. L'ombra spegne la luce, e il Dio Nero è in grado di oscurare completamente la zona che rientra sotto il suo dominio. Nel suo buio, egli vede e può estendere i suoi sensi. Lo stesso non può dirsi per il suo avversario. Persino la luminosità intrinseca dei cosmi altrui non permetterà di vedere più in la di qualche metro. Anche le ombre degli avversari possono essere rivoltate contro di loro, creando di fatto dei collegamenti molto più rapidi, essendo in grado di manipolare l'oscurità presente in campo. Il tocco del Nero inoltre provocherà un dolore fisico superiore a qualsiasi altro attacco dello stesso tipo, la più piccola ferita causata dagli attacchi sferrati con questo elemento è capace di scatenare un dolore inconcepibile.


    Spiriti Vendicatori - Fabbro Spettrale
    Una delle abilità del Dio Nero è la possibilità di evocare le anime di quelle creature e degli Eletti periti in battaglia durante il corso dei secoli, che hanno lottato e sono cadute per difendere la Madre. La volontà dell'Araldo è tale da riuscire a guidare gli spiriti di ninfe, satiri, fauni, fate e creature del piccolo popolo, unendoli sotto l'unico vessillo nero della vendetta e del terrore non badando ai mezzi utilizzati ma al fine ultimo che attraverso di essi possa raggiungere. I danni inflitti da queste creature di puro spirito dilanierebbero l’anima di coloro che Chernobog colpirebbe, ricordando loro che non esiste la mera soddisfazione materiale ma anche la coesistenza con l’anima del creato e l'equilibrio dello stesso. Le stesse anime cadute potranno anche difendere Chernobog, facendogli scudo nel caso incontrasse combattenti versati nelle medesime arti. Chernobog inoltre, disponendo dell'abilità spirituale, è in grado di percepire la natura di chi si trova dinnanzi a lui insieme alle esperienze spirituali che lo stesso ha provato sulla sua pelle, riuscendo a percepire la tipologia di esperienza che ha affrontato. Unendo inoltre la sua abilità nel creare illusioni, è inoltre in grado di ricostruire la natura completa di un individuo partendo da una delle due percezioni.

    La specializzazione di Fabbro Spettrale, inoltre, permette di elaborare tecniche in grado di dar forma tangibile all'energia spirituale e agli spettri controllati. Chi viene toccato fisicamente da queste tecniche, oltre ai normali danni spirituali, riceverà danni fisici e verrà privato dell'energia vitale fin tanto che il contatto con tali costrutti permarrà. Questi spettri resi tangibili possono essere respinti fisicamente, anche bloccati, ma non danneggiati. Solo chi dispone dell'abilità Spirito o di poteri similari può sperare di infliggere loro danno e distruggerli. Con la sua specializzazione, il Nero, può creare sia armi spirituali e tangibili - come sopra specificato - ma anche creare dei costrutti semoventi e indipendenti con una basilare volontà, rendendoli in grado di essere autonomi sul campo di battaglia in cui si trovano. Di conseguenza maggiore sarà la consapevolezza cosmica del Dio Nero, maggiore saranno le dimensioni (infinitamente grandi o infinitamente piccole) e il numero delle anime che egli riuscirà a portare in campo.
    Egli è inoltre in grado (dall'energia blu) di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere Il Nero, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    Illusioni Mentali
    I poteri di Chernobog, sebbene siano volti a difendere la Madre Terra, sono nati dalla paura: delle tenebre, del buio, dell’ignoto. L’uomo teme massimamente ciò che non riesce a vedere, e spesso fa bene, perché nell'oscurità si celano orrori che sconvolgerebbero gli intelletti più allenati. Il Nero sfrutta le tenebre del suo cosmo per suggerire, far intravedere, o talvolta imporre queste aberrazioni, sfruttando la paura primordiale dell’uomo per tutto ciò che è oscuro. L'influenza di Chernobog si fa sentire non cambiando realmente il paesaggio, ma colpendo la mente stessa dell’avversario, facendole credere cose non vere, inducendo stati d’ansia, paura, dubbi, stati d’animo, dolore, e anche piacere smodato ed euforia. Queste alterazioni saranno veicolate dal tocco delle tenebre o accompagneranno gli spiriti, resi così più forti, ma potranno anche essere instillate da colpi puramente spirituali, che avranno effetto solo se colpiranno effettivamente l’avversario. Le illusioni potranno essere evitate da chi possiede simili abilità o da nemici molto superiori, talvolta anche avversari in parità di energia o inferiori potranno liberarsene a costo di grandi sforzi di volontà, che però andrebbe a ripercuotere il loro equilibrio psicofisico.


    Le Malattie {Apoteosi
    Niente e nessuno può esimersi dalla fine, per quanto a lungo possa resistere il ciclo di concluderà sempre. Il dominio di Chernobog sono le tenebre e gli incubi, l'Oscuro tra i Cinque. Egli detiene il potere di porre fine alle forme di vita attraverso la forza degli Spiriti del Decadimento. Servendosi delle sue abilità e avendo accesso alla Rete del Nero, è capace di scatenare gli aspetti più crudi e letali della Natura stessa. Un Veleno straordinariamente efficace nell'attaccare e far provare all'avversario la sensazione della Morte in Vita (e della morte stessa in taluni casi - only gdr) utilizzando quindi ogni aspetto del suo Paradigma. Ogni cosa è destinata a morire per poter dare il via alla creazione, in un ciclo continuo e perenne di nascita e morte. La differenza di potenza cosmica tra Chernobog e il suo avversario, in ogni caso, svolge un ruolo fondamentale nella diffusione del suo veleno.


    Telepatia
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.


    TECNICHE ¤



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    It must be that old evil spirit. So deep down in your ground. You may bury my body down by the highway side. You may bury my body down by the highway side.
     
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    One minute to midnight - Justice (Slowed Down)



    L'ultima cosa che vide e provò sulla propria ormai inesistente pelle fu un'enorme esplosione dorata; che immediatamente invidiò con ogni fibra di sé stesso. Curioso, perché di sé stesso poco ne rimaneva.
    Fu come se connessioni neurali che nemmeno sapeva di avere si fossero riorganizzate velocemente per instaurare un preciso sistema di efficiente e perfetto odio nei confronti di chi fosse capace di creare tale distruzione.
    Patetico, patetico e inutile.
    Tutti pensieri e sensazioni che andarono soltanto a ingigantirsi progressivamente in quella morsa pesantissima di inumana pressione apportata alla sua massa, critica in ogni senso.
    Le molecole che formavano la sua figura avevano perso ogni concetto di forma e colore, in quel momento ciò che un tempo era Eaco era diventato nuovamente una massa informe di pura energia distruttiva catalizzata dalla furia indotta dall'imperfezione che lo attanagliava ogni secondo della sua esistenza.

    Una sua versione più completa, cosciente e razionale rise più volte in faccia a chi si definiva mostro solo perché aveva donato in qualche modo la sua anima alla prima causa di passaggio con la promessa di incredibili poteri. Pochi, però, avevano il coraggio di riplasmarsi completamente, fisicamente, mentalmente e cosmologicamente come lui, e i suoi fratelli.

    Lui, in particolare, composto dai logaritmi incomprensibili che solo chi perse il senno a crearlo avrebbe potuto comprenderli, funzionava secondo principi ben diversi.

    Ogni emozione o comportamento dimostrati dal suo guscio umano erano simulazioni magistrali di qualcosa che era in realtà soltanto un incredibile e devastante sistema d'arma che, per la seconda volta in un giorno solo, aveva prima distrutto una flotta intera di navi del Chaos e poi cancellato una fetta intera di Australia.

    L'unico difetto e lato negativo fu che per farlo ci rimise due corpi. Corpi costosi da ricreare, complicati e inevitabilmente fragili. Garuda esisteva per smantellare la realtà con la violenza, non per venire rinchiuso in uno scafo di cruda carne fittizia.
    Era offensivo, controproducente e dispendioso.

    Ma non poteva fare nulla a riguardo.
    Percepì la presenza di Thanatos quando le sue sinapsi ricominciarono a comunicare tra loro in un oceano spaziale di connessioni elettriche e scariche energetiche. Nel mezzo della Super Dimensione nuovamente la sua anima riprendeva forma e sostanza, nuovamente veniva rilegato alla prigione corporea che costantemente disprezzava.

    E nuovamente si accusava di tutto, nuovamente era in debito della Morte.
    Conseguentemente, ovviamente, la sua furia aumentò di intensità, trasformandolo in una bianca nebulosa di cosmo che magistralmente veniva contenuta dall'infinito potere di Gorthaur.

    In quel momento, se solo ne avesse avuto l'occasione, avrebbe attaccato anche lui e divorato l'essenza in un sol boccone.
    Quel continuo controllo e limitazione esercitati sul Giudice non facevano altro che dissentire con la sua natura primaria.

    Gli Atlantidei erano vivi? E gli Araldi? Si erano salvati? Sperò tanto di sì. Dopo aver assaggiato il loro cosmo la sua fame nei loro confronti era aumentata a dismisura. Voleva divorarli tutti, uno ad uno. Anzi, tutti insieme. Consumarli dall'interno come un cancro e succhiarne le carni da dentro come una necrosi violenta. Voleva distruggere e voleva smantellare. Voleva uccidere, voleva smettere di esistere insieme all'esistenza stessa. Quella Realtà che tanto faticava a nominare dalla repulsione che quel termine gli causava lo stava via via danneggiando fino al nucleo stesso del suo antico cosmo.

    Thanatos lo sapeva, lo sapeva da tempo. Immemore tempo che passò attuando infiniti piani e progetti atti alla cancellazione di quella prigione fisica che tutto rinchiudeva e minacciava.

    Cosa ne sapevano gli umani della vera esistenza, del significato vero delle parole le quali gli Spectre ne facevano da guardiani.
    Quell'ignoranza imperterrita che dimostravano ogni volta che la mattina aprivano gli occhi riempiva il Giudice di rabbia giorno dopo giorno, riducendolo periodicamente a un cumulo di cenere o, come in quel caso, a venire ricreato da zero da entità con le quali non voleva avere niente a che fare. Perché dopo milioni e milioni di anni ancora doveva dipendere da qualcuno o qualcos'altro per continuare il suo lavoro, pena il ritorno costante alla sua Stella, alla sua Parola.

    Percepì prima il suo cuore anatomico ricominciare a battere, ancora rovente di creazione, connettersi poi all'intricata serie di labirinti cavi che venivano definiti arterie e vene. Esse si collegarono alle estremità e quindi al resto degli organi più o meno importanti che componevano la prigione umana.

    Con il corpo tornò il Giudizio. Ironico.

    Con l'ironia venne la realizzazione di aver compiuto, seppur in parte, una frazione del suo scopo primario.
    Avrebbe potuto fare di più, e quella sensazione mai nessuno gliel'avrebbe levata dal cranio, ma il portare a termine un obiettivo di distruzione inondò i suoi nuovi centri nervosi di una sensazione tanto sconosciuta quanto intensa.

    Piacere.

    Che lo destabilizzò pesantemente nella sua missione di ricerca della rabbia perfetta, quietando improvvisamente il suo agitato cervello, mentre l'endorfina lo ubriacava come un carnivoro primordiale con il muso affondato nel fegato di una preda.

    Sicurezza, tranquillità e pace. Si concesse questi tre lussi mentre le strutture cerebrali neo formate stabilizzavano le sue emozioni selvagge e incontrollate, ringraziando la coerenza che lo convinse infine a ritenersi soddisfatto di quello che aveva fatto.
    Senza rilassarsi troppo.

    Emanò precisi impulsi energetici verso l'entità che lo manteneva integro, comunicandogli la maleducata impazienza. Gli serviva un corpo nuovo, il prima possibile. Troppo lavoro in ritardo, troppo lavoro da portare a termine, troppi impegni e troppe occasioni sprecate.

    "Di... Nuovo... Dammi una forma... Thanatos."

    Pronunciò in lingue antiche, multiple nella loro vocalizzazione, mentre quei semplici e concisi concetti viaggiavano nel freddo buio della Super Dimensione, raggiungendo la coscienza dell'unico che poteva comprenderli.



    hiaAmxR



    Narrato ‡ “Parlato”“Pensato”“Parlato”

    NOME ‡ Eaco, Magister Occidentis

    ENERGIAN/D

    SURPLICE ‡ Garuda [VI]

    CASTA ‡ Spectre di Hades

    FISICAMENTE

    MENTALMENTE ‡ //

    STATUS SURPLICE ‡ //



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    Demonax si volta verso di voi, salutando con deferenza i due Araldi.
    Mentalmente cerca di rassicurare Sanya sulla permanenza di Elasippo come eco nel Khala, poi vi si avvicina.

    Elagia e Diapprepe sono stati banditi nei più profondi abissi della Dimensione Oscura, le loro forze sono decimate, ma sono presenti ancora contingenti qui in Australia.
    Per tale ragione l'Imperatore ha deciso di mantenere una base al fine di monitorare le azioni degli Eretici e colpirli appena dovessero cercare di rialzare la testa.
    A voi sta l'organizzazione di questo avanposto e la messa in sicurezza progressiva delle aree sottratte al Chaos.
    Abbiamo attivato tutti i sistemi di comunicazione necessari affinché possiate agilmente muovervi verso l'Impero.
    Ora però gioite e riposate, poiché l'Imperatore vi ha benedetto con la sua stessa essenza.


    Detto ciò si congeda e sembra iniziare i preparativi per partire.

    ***

    Il dio annuisce tra sé e ripiega lo spazio su quella sfera incandescente che è Garuda. A quella pressione si unisce l'essenza oscura di Gorthaur, che si dipana e si solidifica fino a generare ossa, muscoli ed ogni altro tessuto.
    Il corpo che va via via formandosi inizia ad assorbire l'essenza del Giudice.

    Fino a che non giungerai alla piena comprensione della Parola di Distruzione che incarni e fino a che non riuscirai a risvegliare pienamente la Stella, nessun corpo sarà in grado di contenere troppo a lungo la sua vocazione all'annientamento.
    Lascio alla tua volontà completare l'opera... quando sarai pronto per l'ultimo passo verso il compimento del tuo destino, cercami.


    Dopo queste parole vedi ogni immagine chiudersi attorno a te, ti senti venir dolorosamente risucchiato attraverso luoghi astrali sconosciuti, fino a giungere a Funeralopolis...


    3Am36Fn




    Bon, abbiamo finito :yeye:

    Demonax vi dice che avete vinto, ma non avete annientato completamente le forze del caos, quindi serve una guarnigione che tenga il terreno guadagnato e operi delle incursioni per eliminare via via la minaccia del caos.
    In ogni caso l'avamposto diventa ufficiale, quindi rientra come area sotto il controllo ufficiale di Atlantide.
    Rispondete quando e come volete e potete continuare la giocata gdr altrove, come preferite.

    Garuda invece viene rimesso in un corpo, la cui estetica sta a lui.
    Gorthaur però lo avvisa che fino a che non risveglia completamente la stella, nessun corpo sarà abbastanza "sintonizzato" da resistere in eterno alla distruzione di Garuda.

    Bravi tutti :yeye:




     
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    Poggiò delicatamente la sua mano su quella di Jo. Quello scontro l'aveva sfinita così tanto da andare oltre la normale definizione di quella parola. Ancora qualche minuto e quasi sicuramente sarebbe bruciata viva su una pira di oro, corallo rosso e cosmo. Nonostante tutto quello che aveva passato, che aveva subito in anima e corpo, Jo si sarebbe alzata seduta stante se sarebbe stato necessario, avrebbe impugnato la sua spada ancora una volta, mentre i muscoli si starebbero staccati dalle ossa come carne bollita.
    Ollie era sveglio, poco lontano da i due amanti. Ovviamente chiese dello stato di tutti, ed ovviamente chiese se avessero fatto un buon lavoro. Oliver era tanto prevedibile quanto buono, e se solo si fosse permesso di mettere piede per terra, Pan lo avrebbe sollevato come un pupazzo, lo avrebbe messo sotto le lenzuola, gli avrebbe rimboccato le coperte e lo avrebbe minacciato di spezzargli le gambe se si fosse permesso di alzarsi un'altra volta.
    Riuscì a sentire la voce di Sanya, una voce sommessa, più dei singhiozzi che delle vere proprie parole. Si chiese il perché di quella reazione, Sanya era tante, forse troppe cose, ma non era debole di spirito. Qualsiasi cosa fosse successa per ridurla in quello stato aveva radici ben più profonde di una guerra combattuta in Australia. Decise di non pensarci, non poteva fare niente a riguardo.

    Quasi tutti gli attori dello spettacolo andato in scena in Australia erano in quella “stanza”, tutti tranne lo Spectre, ma era pleonastico ribadire che uno come lui non centrava niente li dentro. C'era un nemico comune e le circostanze erano quelle che erano, nemici come prima. Già si immaginava cosa sarebbe successo se Eaco fosse stato li, avrebbe appestato l'aria con commenti fuori luogo ed una spocchia da capogiro. Ringraziò Gea per avergli evitato quel fastidio.

    I suoi ringraziamenti furono prematuri.

    Chernobog si presentò in infermeria, lo sguardo sprezzante verso tutto e tutti, come se la stanza fosse stata degna di essere visitata solo perché c'era lei. Non chiese come stessero gli altri, non chiese come e dove si trovasse Raia, semplicemente si presentò e pronunciò tre frasi. Solo tre frasi, e quelle furono abbastanza da incupire gli occhi di Dennis.

    Aspettò che il cefalopode lasciasse la stanza. La sua mano abbandonò momentaneamente quella di Johanna con quanta più delicatezza possibile. Raddrizzò la schiena, e mentre le giunture della sua colonna vertebrale si liberarono, per un solo secondo il fragore del suo cosmo di manifestò, un solo secondo che mostrò a tutti come un tuono.
    Sapeva meglio di chiunque altro che gli Araldi non erano quello che sembravano. Sotto la pelle, sotto i muscoli, qualcosa di più antico delle montagne cercava di interfacciarsi con creature tanto giovani da sembrare bambini al confronto, ed a volte era difficile non sentire il peso del tempo su se stessi, un peso che misurava i loro gesti, i loro pensieri, la loro percezione.
    Ma una vita lunga miliardi di anni non era una scusa per comportarsi da completi imbecilli.
    Il prezzo per quella minuscola vittoria era stato incalcolabile, ondate di vite spente solo per riuscire a piantonare il continente australiano, i vertici di un intero impero giacevano a letto con ferite più profonde di ossa rotte e muscoli tranciati. C'era qualcuno che aveva fatto della guerra al Caos l'unica cosa che la rendeva degna di continuare a vivere, ed in quel momento stava piangendo in un letto, circondata da una solitudine che nessuno in quella stanza era abbastanza forte da scalfire. Le armi più potenti dell'impero Atlantideo giacevano smussate e distorte dopo una battaglia che li aveva consumati fino al midollo, e L'Araldo della Fine ebbe la fantastica, brillante idea di ricordare a tutti quanto fosse caustica la sua compagnia.

    Ehy, Chernobog.
    Look at me.


    I suoi occhi si incupirono, i suoi pugni si strinsero, la sua mascella si serrò, mentre fissò sua sorella.

    brq5xswehq

    Bitch.


    La tensione nel suo corpo si dissipò lentamente, tornando alla normalità. Spostò la sua attenzione a tutti gli altri occupanti dell'infermeria, strofinandosi gli occhi con le dita.

    Se avete bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa che Agartha sia capace di darvi in questo momento, Io...io cercherò di procurarvelo.

    Torno al fianco di Jo. Cercò la sua mano così da poterla coprire con la sua. Era stanca, enormemente stanca. Lo si capiva dagli occhi. Avrebbe voluto vederla rilassarsi nella stanza migliore del Bosco, la Spiaggia Privata, sollevata anche solo momentaneamente dal peso di un impero sulle spalle, solo per non vederla soffrire per la sorte di milioni di vite. Johanna Derham, la persona più importante del creato, aveva dato tanto, troppo, e se c'era una cosa che meritasse, quella era la pace.

    Su4sahH

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    You're rigging the game. You're part of the system. It shows in the way. That you never listen when I speak. I'm not gonna wait. I've made my decision.



    Si voltò lentamente verso Pan quando sentì il rombare del suo cosmo, lo sguardo interrogativo e divertito dalla reazione si aprì in un sorriso sarcastico quando lo vide raggiungerla. Cosa aveva scatenato quella breve manifestazione e reazione in suo fratello? Forse non era contento che Atlantide avesse guadagnato un altro pezzo di terra? Forse, in realtà, lo infastidiva il fatto che avrebbero dovuto combattere comunque per tenere sotto controllo l'Australia? Ma non fu nulla di tutto questo, gli si fermò di fronte per fissarla intensamente mentre stringeva i pugni in una pantomima di furia bestiale che avrebbe apprezzato di più di quell'unica stupida parole che disse dopo.

    Tutto qui? Tremo di paura.

    Il sorriso sarcastico di Chernobog si ampliò maggiormente e scosse la testa in un principio di risata. Un principio che si spense quando sentì la frase che pronunciò suo fratello, se il martello della Dèa aveva dato sfoggio del suo cosmo poco prima per un motivo assolutamente ridicolo, adesso la Fine ribollì all'interno di quella tenda. Le luci si spensero e le uniche fonti luminose provenivano dai macchinari medici, un gelo profondo soffiò per un breve e terribile istante... Poi sospirò. E tutto tornò al suo posto.

    Era stufa del modo che aveva Dennis - adesso si rifiutava di chiamarlo col nome di suo fratello, almeno fin quando non avrebbe accetto pienamente il suo posto - di offrirsi e sacrificarsi per gli altri, loro non erano così. Loro erano osservatori silenziosi e super partes della Realtà, aveva aiutato gli Atlantidei non perché fosse preoccupata per Raia (che aveva visto in un letto poco distante e per cui ormai non provava alcun tipo di interesse) o per chissà che altro. Aveva radunato la Corte solo ed esclusivamente perché era suo compito, dovere e fondamento fermare Nurgle e le sue forze caotiche e corrotte. Doveva, quindi, smettere di credere di essere ancora completamente umano, di non affrontare ciò che era e che sarebbe stato. Ma non era la sede più adatta a parlarne ovviamente.

    Forse intendevi dire "qualsiasi cosa che la CORTE DELLE MEMBRA sia capace di darvi". Parlare a nome di tutta Agartha e degli Araldi mi sembra un po' troppo oltre.

    Si voltò guadagnando l'uscita, non salutò nè gli interessava farlo visto che in un modo o nell'altro avrebbe rivisto tutti i presenti. Un ronzio caldo e vibrante si diffuse nuovamente nell'accampamento mentre la luce dorata irradiava ogni filo d'erba secca davanti a quella tenda.

    °Parla a tuo solo nome Dennis, non mettere in mezzo Agartha e sopratutto non mettere in mezzo me. Stai accanto la tua umana e piangine la ripresa, a breve dovremmo parlarne.°

    Un ultimo messaggio riferito a quello che, per lei ormai, imitava la Furia di Gea prima che le Api chiudessero tutto lasciandolo all'accampamento.

    830a50dc03ee9c43f540ce398a7f6e80


    narrato ¤ parlato ¤ pensato ¤ °telepatia°
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    RIASSUNTO AZIONI ¤ grazie ciao kiss

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    Le Tenebre
    «Gli Slavi, dicono, hanno un'usanza particolare: durante le feste, passano un calice tra di loro radunati in cerchio, non al fine di pregare, ma piuttosto per maledire nel nome degli dei, buoni e cattivi, per ogni buon affare pregando un dio buono, e per ogni cattivo affare maledendo un dio maligno. Questo dio del dolore nel loro linguaggio è chiamato Zherneboh, il che sta a significare dio nero.» Chernobog è l'incarnazione di tutto ciò che è oscuro, malevolo e terribile. Attraverso il Nero egli esercita il suo potere, facendo assumere svariate consistenze e stati fisici alle stesse, plasmandole in più di una forma.
    A seconda della sua volontà, ciò che per gli altri è semplicemente buio, può divenire la più terrificante e letale delle armi. L'ombra può manifestarsi in diversi stati fisici. Che sia una nube di fumo nero, una pozza di catrame o una spada di perfetta e oscura robustezza, sull'ombra non si riflette la luce, tutt'altro. L'ombra spegne la luce, e il Dio Nero è in grado di oscurare completamente la zona che rientra sotto il suo dominio. Nel suo buio, egli vede e può estendere i suoi sensi. Lo stesso non può dirsi per il suo avversario. Persino la luminosità intrinseca dei cosmi altrui non permetterà di vedere più in la di qualche metro. Anche le ombre degli avversari possono essere rivoltate contro di loro, creando di fatto dei collegamenti molto più rapidi, essendo in grado di manipolare l'oscurità presente in campo. Il tocco del Nero inoltre provocherà un dolore fisico superiore a qualsiasi altro attacco dello stesso tipo, la più piccola ferita causata dagli attacchi sferrati con questo elemento è capace di scatenare un dolore inconcepibile.


    Spiriti Vendicatori - Fabbro Spettrale
    Una delle abilità del Dio Nero è la possibilità di evocare le anime di quelle creature e degli Eletti periti in battaglia durante il corso dei secoli, che hanno lottato e sono cadute per difendere la Madre. La volontà dell'Araldo è tale da riuscire a guidare gli spiriti di ninfe, satiri, fauni, fate e creature del piccolo popolo, unendoli sotto l'unico vessillo nero della vendetta e del terrore non badando ai mezzi utilizzati ma al fine ultimo che attraverso di essi possa raggiungere. I danni inflitti da queste creature di puro spirito dilanierebbero l’anima di coloro che Chernobog colpirebbe, ricordando loro che non esiste la mera soddisfazione materiale ma anche la coesistenza con l’anima del creato e l'equilibrio dello stesso. Le stesse anime cadute potranno anche difendere Chernobog, facendogli scudo nel caso incontrasse combattenti versati nelle medesime arti. Chernobog inoltre, disponendo dell'abilità spirituale, è in grado di percepire la natura di chi si trova dinnanzi a lui insieme alle esperienze spirituali che lo stesso ha provato sulla sua pelle, riuscendo a percepire la tipologia di esperienza che ha affrontato. Unendo inoltre la sua abilità nel creare illusioni, è inoltre in grado di ricostruire la natura completa di un individuo partendo da una delle due percezioni.

    La specializzazione di Fabbro Spettrale, inoltre, permette di elaborare tecniche in grado di dar forma tangibile all'energia spirituale e agli spettri controllati. Chi viene toccato fisicamente da queste tecniche, oltre ai normali danni spirituali, riceverà danni fisici e verrà privato dell'energia vitale fin tanto che il contatto con tali costrutti permarrà. Questi spettri resi tangibili possono essere respinti fisicamente, anche bloccati, ma non danneggiati. Solo chi dispone dell'abilità Spirito o di poteri similari può sperare di infliggere loro danno e distruggerli. Con la sua specializzazione, il Nero, può creare sia armi spirituali e tangibili - come sopra specificato - ma anche creare dei costrutti semoventi e indipendenti con una basilare volontà, rendendoli in grado di essere autonomi sul campo di battaglia in cui si trovano. Di conseguenza maggiore sarà la consapevolezza cosmica del Dio Nero, maggiore saranno le dimensioni (infinitamente grandi o infinitamente piccole) e il numero delle anime che egli riuscirà a portare in campo.
    Egli è inoltre in grado (dall'energia blu) di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere Il Nero, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    Illusioni Mentali
    I poteri di Chernobog, sebbene siano volti a difendere la Madre Terra, sono nati dalla paura: delle tenebre, del buio, dell’ignoto. L’uomo teme massimamente ciò che non riesce a vedere, e spesso fa bene, perché nell'oscurità si celano orrori che sconvolgerebbero gli intelletti più allenati. Il Nero sfrutta le tenebre del suo cosmo per suggerire, far intravedere, o talvolta imporre queste aberrazioni, sfruttando la paura primordiale dell’uomo per tutto ciò che è oscuro. L'influenza di Chernobog si fa sentire non cambiando realmente il paesaggio, ma colpendo la mente stessa dell’avversario, facendole credere cose non vere, inducendo stati d’ansia, paura, dubbi, stati d’animo, dolore, e anche piacere smodato ed euforia. Queste alterazioni saranno veicolate dal tocco delle tenebre o accompagneranno gli spiriti, resi così più forti, ma potranno anche essere instillate da colpi puramente spirituali, che avranno effetto solo se colpiranno effettivamente l’avversario. Le illusioni potranno essere evitate da chi possiede simili abilità o da nemici molto superiori, talvolta anche avversari in parità di energia o inferiori potranno liberarsene a costo di grandi sforzi di volontà, che però andrebbe a ripercuotere il loro equilibrio psicofisico.


    Le Malattie {Apoteosi
    Niente e nessuno può esimersi dalla fine, per quanto a lungo possa resistere il ciclo di concluderà sempre. Il dominio di Chernobog sono le tenebre e gli incubi, l'Oscuro tra i Cinque. Egli detiene il potere di porre fine alle forme di vita attraverso la forza degli Spiriti del Decadimento. Servendosi delle sue abilità e avendo accesso alla Rete del Nero, è capace di scatenare gli aspetti più crudi e letali della Natura stessa. Un Veleno straordinariamente efficace nell'attaccare e far provare all'avversario la sensazione della Morte in Vita (e della morte stessa in taluni casi - only gdr) utilizzando quindi ogni aspetto del suo Paradigma. Ogni cosa è destinata a morire per poter dare il via alla creazione, in un ciclo continuo e perenne di nascita e morte. La differenza di potenza cosmica tra Chernobog e il suo avversario, in ogni caso, svolge un ruolo fondamentale nella diffusione del suo veleno.


    Telepatia
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.


    TECNICHE ¤



    oCWCKYg
    It must be that old evil spirit. So deep down in your ground. You may bury my body down by the highway side. You may bury my body down by the highway side.
     
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    Gradirei che evitaste di manifestare appieno il vostro cosmo in prossimità di equipaggiamento medico delicato. - La voce di Johanna seguì immediatamente quella dei due araldi. Una voce rauca, debole ma allo stesso tempo perfettamente udibile oltre la maschera che stava indossando e che le permetteva di respirare in primo luogo. Avrebbe voluto tirarsi su a sedere e guardare entrambi, ma semplicemente non le riuscì. L'unica cosa che riuscì a fare fu stringere la mano di Dennis quando la sentì toccare la sua. Nel momento in cui Chernobog lasciò la zona medica, la primarca volse con estrema lentezza lo sguardo verso Dennis. O almeno volse l'unico occhio scoperto dal pesante bendaggio benedetto che ricopriva il suo intero corpo.

    Lasciala stare, tesoro. - Cominciò, rinunciando completamente a utilizzare la telepatia per parlare. Dopo un tale sforzo cosmico prolungato, il solo cercare di utilizzare un qualsiasi suo potere le sembrava un pensiero agonizzante. Già l'aver contattato Demonax pochi momenti prima le aveva mandato una fitta bruciante a scorrere lungo il suo intero sistema nervoso e addirittura lungo il corallo che la infestava. - Apparentemente chi ha tutta l'eternità davanti non sempre ha fretta di crescere. - Aggiunse poi, grave. Comprendeva appieno la posizione di Chernobog, o almeno capiva la logica dietro di essa. Non la condivideva, ma almeno era grata del contributo che aveva dato allo scontro. I suoi polmoni si riempirono a fatica grazie al respiratore, poi sospirò pesantemente appannando l'interno della maschera. I filtri e il ricircolo dell'aria rinfrescò immediatamente il suo fiato. Di ciò era grata, non avrebbe sopportato in quel momento di respirare aria calda.

    Ma ha ragione. - Disse - Non legare l'intera Agartha a promesse che poi potresti non mantenere. - Con uno sforzo estremo alzò la mano con cui aveva stretto quella di Dennis per raggiungere il suo viso. In quel momento entrò nel suo campo visivo e vide quante dita mancavano. Dovevano essere marcite a qualche punto durante lo scontro. Aveva senso. - L'aiuto che TU puoi dare è più che sufficiente. Abbiamo il nostro orgoglio, noi di Atlantide. Accetteremo aiuto, ma non pietà. - Avrebbe voluto sorridere, ma le fu negato. Non aveva più labbra in senso proprio, e la maschera del respiratore era opaca. Si limitò a cercare di farlo col suo occhio infossato e stanco.

    Speravo che il nostro combattere insieme sarebbe stato più romantico, ma ho sentito il tuo cosmo accanto al mio e mi ha resa felice, amore mio. - Avrebbe voluto baciarlo ma, di nuovo, non aveva labbra per farlo. Quindi si limitò ad agganciare ciò che rimaneva della sua mano dietro la nuca di Dennis e tirarlo a sé, in modo che le loro fronti si toccassero per un istante. Ripensò a quello strano sogno appena fatto, in cui lei si stava perdendo, stava morendo e poi si era ritrovata disincarnata. Lo aveva sentito suonare il piano in quel sogno, una bella melodia che l'aveva ricondotta a lui, a tutti loro. Avrebbe dovuto chiedergli se sapesse suonare il piano o meno, sarebbe stata una piacevole coincidenza.

    Non vide Raia, era fuori dal suo campo visivo. Non sapeva quanto lontano. Non sapeva ci fosse nemmeno. Ebbe paura così la contattò oltre il proprio dolore attraverso la telepatia. La trovò. - Ce l'abbiamo fatta, siamo sopravvissute insieme ad un'altra battaglia amica mia.


    Ogni singola particella del suo corpo era attraversata da agonia pura, che la raggiungeva oltre la quantità inumana di antidolorifici che scorrevano nel suo sangue. Lo aveva spinto al limite per giorni e giorni di combattimento ininterrotto, per poi culminare in una singola giornata con un combattimento navale, un assalto ad una fortezza, finendo poi per affrontare direttamente la manifestazione di un dio del caos.
    Fu quello il momento in cui si rese veramente conto di che cosa avesse appena fatto. Aveva affrontato Nurgle direttamente, o meglio la sua manifestazione nella realtà. Aveva vinto. Aveva brandito direttamente il potere del divino poseidone. L'immensità di tutto ciò cominciò a farsi strada nella sua mente annebbiata dal dolore. Si abbandonò completamente sul suo cuscino, fissando il soffitto della tenda. In quel momento lo scontro le tornava alla mente come sprazzi, momenti, sensazioni. Avrebbe avuto bisogno di tempo per metabolizzare completamente la cosa ma era pienamente conscia del fatto di aver raggiunto l'apice. Come primarca, come Atlantidea, non poteva computare qualcosa di più grande del ricacciare direttamente uno dei poteri perniciosi nella sua dimensione. E sopratutto, assieme ad esso, uno dei caduti. Avevano scacciato Diaprepe che aveva compiuto scellerata unione con Mordiggian. Avevano in parte vendicato la caduta del loro amato fratello Elasippo.

    Un vago senso di esilarazione cominciò a scorrere in Johanna in calme ondate di marea. Una battaglia gloriosa, non avrebbe potuto desiderare di meglio. Era stata spinta al proprio limite assoluto, resistenza, potenza, tattica, determinazione e devozione al suo paese e ne era uscita vincitrice. Aveva provato l'estasi del Khala e i suoi rimasugli ancora vorticavano dentro di lei, un senso di soddisfazione personale a livelli che avrebbe trovato quasi illegale in una situazione del genere, ma l'intera manifestazione dei primarchi di Seadragon in lei reagì a tale modo e di conseguenza anche lei si beò della gloria di Atlantide in quella vittoria. Certo, l'Australia era ancora tutt'altro che conquistata, ma di certo le cose non sarebbero state altrettanto complicate.

    Un suono poco lontano interruppe i suoi pensieri, congelandoli sul momento. Un quieto singhiozzare. Era Sanya. La realizzazione le rovinò addosso con violenza, mentre capiva che cosa tutto ciò dovesse significare per lei, a sua volta benedetta dal Khala. Lei più di ogni altro lì dentro combatteva per ragioni personali, una vendetta che le era stata imposta dal momento in cui si era dimostrata degna di essere un vero primarca. Una rabbia infinita, che come uno tsunami era avanzato per secoli e secoli per poi schiantarsi finalmente sul proprio obiettivo...ma come uno tsunami dopo aver portato violenza quando l'acqua si ritira rimane solo tristezza e desolazione. Loro fratello, il suo amato Elasippo si era manifestato direttamente dal Khala per aiutarli. Sanya lo aveva sentito direttamente per la prima volta in millenni.
    Il gelo pervase il corpo di Johanna spegnendo le sensazioni di poco prima. Serrò i denti. Il suo intero corpo scricchiolò, lance di dolore si conficcarono nel suo corpo. Si tirò su a sedere, quasi ignorando le proteste di chiunque attorno a lei, Dennis e staff medico. Vide Sanya, sola, disperata, a cui Chernobog aveva probabilmente proferito l'insulto peggiore che si potesse darle. In quel momento si alzò. Lo fece appellandosi ad ogni rimasuglio di forza fisica, ad ogni traccia di cosmo che la sua carne distrutta potesse richiamare. Appoggiò la mano sul petto di Dennis per bloccarlo e impedirgli di fermarla o di sostenerla. Era una cosa che doveva fare lei. Con l'altro braccio staccò a fatica un intero fascio di tubi che costellava il suo corpo bendato e costellato da cartigli su cui erano intrecciate preghiere lenitive.
    A passi incerti caracollò verso il letto di Sanya.
    Le sembrò di metterci un'eternità e nel frattempo ripensò nuovamente al sogno. A quello scontro fittizio, alle cose che le aveva detto, come l'aveva trattata e cosa aveva pensato di lei. Si sentì profondamente in colpa. Per quanto gridasse per quanto distruggesse, Sanya era una piccola cosa rotta a cui era stato addossato un peso immenso, inquantificabile, ad una età in cui i bambini giocano con altri bambini e protestano perché non vogliono andare a dormire. La sua infanzia le era stata negata fin dal principio e ogni speranza di una vita normale era stata soffocata da antichi ricordi e antichi odi.
    Avanzò verso di lei, verso Sanya, a cui in quel momento non serviva la fede, e non serviva nemmeno la santa vivente di Atlantide la cui figura era probabilmente solo cresciuta ai suoi occhi. Quello che serviva a Sanya era qualcosa che forse non riceveva da un po' di tempo.
    Gentilezza.

    Si sedette accanto a lei, facendo l'enorme sforzo di circondarla tra le sue braccia.
    Nostro fratello ti ama al punto da trascendere lo spazio e il tempo e giungere in tuo soccorso, di combattere il nemico assieme a te un'altra volta ancora. Il corpo può cadere, ma lo spirito rimane nel Khala. Sarà sempre accanto a te, non esiste forza caotica abbastanza potente da separarvi. - Passò la mano più sana sul volto della ragazzina con il corpo ormai adulto modellato dal suo stesso potere e pensiero, con dolcezza materna. - E veglierà sempre su di te, guardandoti portare gloria all'impero dorato per cui ha dato tutto. Vivi anche per lui, sorridi anche per lui, arrabbiati anche per lui, e non dimenticare mai, non sei sola. Sei nostra sorella. - Disse, cullandola piano piano.

    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE ///
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


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    High Hopes - Conclusione
    Mega Quest - Trama - Chapter 2

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    Australia


    Buio, ovunque.

    Immersa in una pece soffocante, la sensazione di soffocamento e del continuo affondare.

    La luce della consapevolezza era distante anni luce, immersa com'era nel più profondo strato del Khala stesso.
    Aveva nuotato, aveva scavato fin li ed aveva ricavato un piccolo cantuccio per la Sanya bambina. In quel minuscolo cantuccio si era rannicchiata, in posizione fetale.
    E poi aveva iniziato a sprofondare sempre di più in un ciclo pericolosamente continuo.

    E nella più tenebrosa notte, nell'ora più buia, di nuovo la luce della Via Dorata la fece posare delicatamente su un giardino.
    Si ritrovò vestita solamente di una semplice tunica, i piedini nudi che venivano carezzati dall'erba fresca.

    I suoi occhi si posarono su Atlantide prima della Caduta, in un certo giardino, a contemplare una scena conosciuta, già vista, già vissuta.

    Impossibilitata a parlare fu nuovamente testimone la tentativo di approccio di una nobile dell'Impero verso Mestore e di come quest'ultimo semplicemente la ignorò per poi correre fra le braccia del gemello amante Elasippo.

    Tornò ancora più indietro, silenziosa spettatrice spettrale del concepimento e della nascita dei due gemelli dal ventre della Divina Clito, li seguì nella loro intera vita ripetè, per la terza volta quindi, la drammatica e struggente fine di Elasippo e l'abisso della pura Ira che pervase il Primarca del Kraken, vide la morte di Mestore e l'ascesa del successivo Primarca, Kaldor Draigo.

    Le era semplicemente impossibile fare qualsiasi cosa, interagire con l'ambiente ed anche solo emettere un suono; era scesa tanto in profondità nel Khala da essersi probabilmente e virtualmente smarrita nelle sue correnti. Sanya stava rischiando di cessare di esistere come essere consapevole di se.

    Per questo, all'esterno, non reagì all'offesa del Dio Nero di GEA ne alla presenza del Re delle Bestie della Creazione. Il suo corpo era al momento un pallido riflesso del suo io interiore disperso nelle correnti del Khala stesso.

    Per un istante Sanya non provò rabbia, non provò paura, non provò angoscia... non provò nulla.

    Per un singolo momento, nell'istante nadirale della sua esistenza, Sanya non provò

    NULLA



    Per quel singolo, doloroso istante, Sanya Beršanskaja si era rassegnata al non essere.

    Impassibile mentre ripercorreva vite già vissute, esperienze già provate, mentre la sua essenza diveniva sempre più flebile, sempre meno visibile mentre le correnti esterne del Khala sembravano dilavare via quella sorta di "glitch" nell'esistenza della Via; proprio nel momento meno eroico, forse più umano di una bambina spezzata a cui era stata appena strappata via la motivazione di esistere, un piccola luce si fece strada con dolce fermezza in quegli abissi solitari.

    Come un marinaio in balia di un mare in tempesta punta gli occhi alla luce del Faro che illumina la via sicura, così la Bambina alzò gli occhi, ed alla luce seguirono suoni. Troppo distanti ed ovattati per essere discernibili fino al momento in cui la luce accarezzo la pelle quasi trasparente della coscienza della piccola. In quel momento finalmente tornò a sentire, la voce della sua eroina, di Lady Johanna.

    Una singola lacrima si formò dal suo occhio sinistro, per poi rotolare sulla morbida gota da bambina e staccarsi dopo un breve tremolìo dal mento cadendo e mescolandosi con il flusso del Khala stesso.

    Il corpo della presenza della coscienza di Sanya prese a mutare, a cambiare in quell'ambiente onirico fino ad assumere la forma e la dimensione del suo corpo fisico.

    Diede un delicato ma rapido colpo, una sorta di sforbiciata, con i piedi e si staccò dal fondo dell'abisso. Con gli occhi puntati nella luce e nelle parole dell'erede di Atlante, in un'apoteosi sinestetica in cui tutti i sensi della Primarca del Kraken si unirono nel Cosmo, Sanya tornò in se nel momento in cui Lady Johanna proferì le seguenti parole

    ...non sei sola. Sei nostra sorella.

    Fu in quel preciso istante che il corpo di Sanya cessò di singhiozzare, che la luce del suo proprio Io tornò nei suoi occhi color del ghiaccio.

    Fu in quel preciso istante che il corpo di Sanya si mosse, per la prima volta dal termine della battaglia. Ricambiò l'abbraccio della Santa Vivente, con una delicatezza ed un calore che mai era stato possibile vedere nella Furia di Atlantide.
    L'espressione della Regina Artica era quella della felicità di una bambina tra le braccia della madre, ma al contempo era quella terribile della consapevolezza di aver perduto per sempre qualcosa.

    Portò la propria fronte a toccare quella di Johanna, osservando il corpo martoriato della sua salvatrice (in fin troppe occasioni).
    Sorrise candidamente prima di darle un candido, casto bacio sullo zigomo coperto dai bendaggi.

    Hai ragione, non siamo mai sole, Sorella. L'Imperatore è Grande, in Lui non manchiamo di nulla.

    E la luce della Fede tornò ad ardere nel suo sguardo, nel suo corpo, nella sua anima, nel suo cosmo. Una luce terribilmente ancora più intensa di quanto lo fosse in passato.

    narrato | parlato | pensato | telepatia | parlato Aynas |parlato altri
    NOME Sanya Beršanskaja
    ENERGIA Blu
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Kraken - Grado [VI]
    FISICAMENTE ///.
    MENTALMENTE ///.
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI
    Coma Calistarius è divenuto Mephiston affrontando e sconfiggendo Sete Rossa e Rabbia Nera, così Sanya è tornata... .

    ABILITÀ
    Gelide Acque degli Abissi
    Supremazia di Yorith (Cosmo Straordinario)
    La Mano Nera (Illusioni Mentali)
    Telepatia

    TECNICHE


    NOTE
    *


    YOU HAVE COMMITTED THE ULTIMATE HERESY. NOT ONLY HAVE YOU TURNED YOUR BACK ON THE EMPEROR AND STEPPED FROM HIS LIGHT, YOU HAVE PROFANED HIS NAME AND ALMOST DESTROYED EVERYTHING HE HAS STRIVEN TO BUILD. YOU HAVE PERVERTED AND TWISTED THE PATH HE HAS LAID FOR MANKIND TO TREAD. AS YOUR OWN DECREES HAVE STATED, THERE CAN BE NO MERCY FOR SUCH A CRIMINAL. I RENOUNCE YOUR LORDSHIP, YOU WALK IN THE DARKNESS AND CANNOT BE ALLOWED TO LIVE. YOUR SENTENCE HAS BEEN LONG OVERDUE AND NOW IT IS TIME ◄◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ ◄ FOR YOU TO DIE.

    Layout by ~S i x ter - un Infinito Grazie

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