[Trama] L'alleanza delle razze

Tygaer et alii, venuta delle razze in Asgard

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    L'ALLEANZA DELLE RAZZE
    La venuta delle razze

    I

    ♦♦♦♦♦♦♦

    - PROLOGO -



    Il cielo era plumbeo, la neve turbinava, il vento sferzava il castello e le sue torri. Asgard vive, ma sanguina. Le sue ferite sono lente a guarire, soprattutto quando ad infliggerle è qualcuno che riesce a riprendersi più velocemente di chi le subisce. Non solo: di recente, una "visita" inattesa - se così si poteva chiamare - aveva quasi totalmente distrutto le porte principali della città, e dei grandi cancelli di Asgrindr era rimasto ben poco; per fortuna l'abilità dei nani e la volontà degli uomini avevano permesso di ripristinare in fretta le difese... giusto in tempo per affrontare un nuovo assalto dei Corrotti dapprima alla capitale, poi nello Yormunheimr dove si erge Yggdrasill, a sua protezione. Tutto sarebbe potuto andare male, in quei giorni: la Corruzione avrebbe potuto farsi di nuovo avanti, ma fortunatamente non fu quello il momento in cui il nemico avrebbe scelto di combattere. Quel giorno sarebbe accaduto altro, qualcosa che nessuno in Asgard o in tutti i Nove Mondi avrebbe mai potuto immaginare fino a poco tempo prima.

    Quel giorno, il Celebrante avrebbe ricevuto a palazzo qualcuno di importante della Corte degli Elfi, e l'incontro sarebbe avvenuto in presenza degli alleati di Atene e di Agartha, presenti anche nello Yormunheimr; erano stati invitati anche altri guerrieri che erano sopravvissuti a quell'ultima battaglia. Ma lo stesso regnante non sapeva che quel giorno avrebbe ricevuto ulteriori visite inattese... tra queste, una visita da parte di alcuni individui che raramente decidevano di lasciarsi coinvolgere in affari politici o nelle guerre altrui, e che non erano neanche avvezzi - fatte salve poche eccezioni - più di tanto alle regole dell'etichetta: tre figure massicce, basse ed incappucciate avanzavano nella neve verso le porte del palazzo del Celebrante di Odino. Uno di loro cavalcava un singolare destriero, che sembrava fatto completamente di metallo dorato.

    Nani. I nani avevano deciso di parlare con Siegfried.

    Ma anche altra gente si stava avvicinando al palazzo: silenziose nella notte, attraverso le foreste del Nord, erano giunti vicino alla capitale altri tre uomini, che facevano da apripista insieme ad un grosso lupo nero ad altre tre figure ammantate, ognuna delle quali superava in altezza perfino la grande Ingrid.

    E qualcuno, dal buio, osservava tutti gli altri.

    Sarebbe stata una notte leggendaria, di cui i posteri avrebbero potuto raccontare storie per secoli.

    zBXLsaR


    Good, recupero il topic alla luce di quanto accaduto nella quest dei Vrykul; io ho già scritto per Sieg ed i nani, poi risponderà Drake (eventualmente anche per gli elfi), e poi vedremo. Non sarà lunghissima, ma spero interessante :asd:



    Edited by Tygaer - 27/10/2023, 17:36
     
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    L'alleanza delle razze
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    Quella mattina nevicava. Siegfried aveva dormito poco come sempre, e anche il riposo di per sè era stato ridotto ai minimi termini. A volte si era anche chiesto se sarebbe mai tornato il giorno in cui avrebbe potuto dormire un sonno tranquillo. "Riposeremo quando saremo morti... forse", gli aveva detto tempo prima Dougar il bibliotecario, e non aveva neanche tutti i torti: i doveri di Celebrante erano tanti, e le volte in cui si poteva ritagliare del tempo da quei compiti si recava con le pattuglie nelle foreste a far pulizie dai corrotti sotto le mentite spoglie di Sigmund, la sua finta identità creata per sollevare il morale dei civili. Oppure si trovava lui stesso a svolgere qualche missione particolare, come era stata la recente liberazione della città di Noatùn e dell'approdo di Graalgard.

    E non dimentichiamo Dragmor. Quel codardo non si mostrava da quando aveva attaccato Asgard durante l'Armageddon, continuava a giocare a rimpiattino muovendo le sue pedine e sembrava controllare il gioco, anche se il popolo del Nord aveva comunque piazzato dei colpi validi in proprio favore: Finn aveva liberato i nani dall'assedio dei corrotti di Malasorte, e la stessa cosa era avvenuta per gli elfi grazie a Camìlle. Poi lui e Galdor avevano liberato a sopresa Noatùn, liberando le vie di comunicazione marittime; e anche nello Yormunheimr qualcosa si era mosso, i Vrykul erano quantomeno liberi di muoversi, e non solo loro. Ma i problemi da risolvere rimanevano, Asgard era da considerare sotto assedio nonostante le alleanze strette con altre popolazioni: Atene, Atlantide, Agartha, perfino i Cavalieri Neri avevano trovato un'intesa con il Nord, ma erano tutti afflitti dallo stesso problema. Al quale andava aggiunta la subdola minaccia degli Spectre di Hades: lui stesso era da poco sopravvissuto ad una dura prova, e anche se i seguaci di Hades o chi per lui erano una minaccia meno diretta, erano altrettanto pericolosi. Lui doveva sopravvivere per far sopravvivere anche il regno, e poteva per questo contare su validi alleati come Urzla e anche - finchè ne avesse avuto voglia, probabilmente - della spada Valmhur.

    Mentre indossava la propria armatura, il Celebrante rifletteva su molte cose. Il problema era che gli alleati erano lontani, e le minacce molto vicine. In caso di richiesta di rinforzi immediati avrebbe potuto contare sull'appoggio ad esempio dei singoli Cavalieri d'Oro, era certo: ma per fronteggiare interi eserciti? Nell'ultima battaglia Asgard era sopravvissuta grazie al Gran Sacerdote, ad Amaterasu ed al provvidenziale intervento di Astra, con cui ancora non aveva avuto modo di parlare per farsi raccontare per filo e per segno l'accaduto in Helheimr. In precedenza aveva visto cosa era accaduto sia nel Ragnarok che nell'Armageddon: i soli asgardiani non erano sufficienti, anche con l'aiuto dei guerrieri evocato dal medaglione. Per questo l'incontro di quel giorno era di vitale importanza: gli elfi sarebbero venuti per porre le basi di una solida alleanza, e il regno di Ulthuan sarebbe stato al loro fianco. Lui stesso si sarebbe messo in gioco, se necessario, come aveva sempre fatto; inoltre, grazie alla presenza di Bart e Amaterasu avrebbero potuto definire meglio come sarebbero stati organizzati gli avamposti. L'esperienza di quel giorno non sarebbe certo stata peggiore di molte altre che aveva vissuto, e forse anche Urzla sarebbe potuta apparire.

    Tutti quei pensieri furono interrotti quando udì bussare: non dalla porta principale della sala del trono da dove si sarebbe prontamente affacciata una sentinella per annunciare un visitatore, ma si trattava della bussata discreta proveniente da un ingresso di servizio che in pochi a palazzo utilizzavano, e per questioni riservate.

    Con il mantello indossato sopra l'armatura del Drago, l'elmo poggiato sul trono, la spada Mimung in spalla e soprattutto Valmhur a dormire sull'altare del dio Odino, il Celebrante si rivolse a chi stava per entrare.

    Avanti.

    La porta si aprì, e fece capolino una figura bassa e massiccia a lui ben nota. La barba raccolta in numerose trecce e che sporgeva dal cappuccio era un segno distintivo inequivocabile dei nani, ma il colore rosso acceso identificava senza ombra di dubbio il visitatore. Altre due figure però seguivano la prima, anch'esse incappucciate e distinguibili solo per la barba. Il secondo nano aveva una barba chiara, con varie ciocche argentate, e sembrava guardarsi intorno con la curiosità di chi non aveva mai visto un ambiente del genere... o di chi vi mancava da molto tempo e cercasse di vedere cosa fosse cambiato. A chiudere la fila, un terzo nano dalla barba dorata che si era voltato verso l'esterno facendo un segno d'attesa a qualcuno, come di aspettarlo; sulla schiena portava un'ascia bipenne e uno scudo fatti di metallo dorato. Un siparietto curioso, di certo, che lasciò perplesso il Celebrante. Il primo nano, seguito dagli altri due, giunse davanti a lui e si inginocchiò in segno di fedeltà.

    Varak Barbarossa, amico mio. Cos'è tutto questo mistero? Cosa ti porta a palazzo?

    Varak era uno dei comandanti dei Jomsvikings, che da semplici mercenari erano ormai diventati truppe scelte di Asgard, ed era diventato il riferimento per tutti i non umani della loro fratellanza. Non era tipo da tante cerimonie, ed era uno l'unico oltre ad Harad che si rivolgeva a Siegfried con il suo vecchio grado militare piuttosto che con il titolo di Celebrante. Il nano si alzò e porse il braccio al Cavaliere in segno di saluto, che ricambiò la stretta con vigore.

    Mi portano le mie gambe... e vengo con novità interessanti, Capitano. Questi due miei amici sono venuti a trovarmi per chiedermi di parlare con te, e sono questioni grosse. Roba da far tornare i morti dal Valhalla per combattere, ma è meglio che siano loro a spiegarti tutto.

    Indicò il nano armato, che si abbassò il cappuccio rivelando un elmo cornuto e un aspetto quantomeno minaccioso, anche per un nano.

    Lui è Konin Spezzalancia, capo del suo clan, guerriero coi fiocchi e fabbro coi controfiocchi. Ci avrebbe fatto comodo averlo nell'esercito, ma era impegnato in cose più complicate... in realtà noi lo davamo per morto, ma l'erba cattiva non muore mai.

    Konin rivolse un cenno di saluto a Siegfried e lanciò un'occhiataccia a Varak, che indicò l'altro nano che sembrava ridersela sotto i baffi mentre si abbassava il cappuccio continuando a guardarsi intorno, poi si inchinò davanti al Celebrante.

    E lui è Borengar Occhiodiferro. Su di lui girano tante voci, ma le cose che contano sono due: nell'arte della forgia non lo batte nessuno, ed è un amico leale... come hai potuto constatare tu stesso nello Yormunheimr, d'altra parte.

    Borengar sorrise, guardando l'amico.

    Sei troppo buono, adesso vediamo di non creare troppe aspettative al Celebrante di Odino. Ma è vero, se siamo qui è perchè abbiamo deciso di mettere un po' di cose a posto ad Asgard e per regolare i conti con la Corruzione... lo Yormunheimr è stato un inizio, ma anche un chiaro segnale. Non dimentichiamoci che non solo Midgard è nei guai, ma anche il Niðavellir e gli altri mondi. Konin, vorresti essere così gentile..?

    L'altro nano guardò i compagni, poi si rivolse al Celebrante in modo diretto come se lo avesse già incontrato in passato e avessero combattuto fianco a fianco. Lo sguardo arcigno si attenuò, poi prese a parlare: evidentemente non era tempo di perdersi in cerimonie. L'unica cosa che Siegfried sperava era che, in caso di arrivo degli elfi, ognuna delle razze accettasse la presenza dell'altra e che non si creassero problemi a causa di antiche rivalità che non avevano più motivo di esserci.

    Prima di arrivare alle "cose più complicate", come le ha chiamate Varak, lascia che ti spieghi meglio la situazione generale. Celebrante, tu sai bene in che condizioni versa Midgard, e sai che ormai qui ad Asgard non ci vivono solamente gli umani. Ma noi nani non amiamo tutti starcene all'aria aperta, siamo nati nelle viscere della terra e a molti di noi piace rimanerci, tanto da costruirci casa. I nostri villaggi, i thaig, sono delle vere e proprie città sotterranee: e sotto Asgard, al momento, ce ne sono due che sono abitati. Il primo è qui vicino, sotto il Gladsheimr: è occupato dal clan Ironfist, guidato da Kyros e Kelghar. E poi c'è il mio, che si trova sotto i Breidablik. Dopo il Ragnarok e l'Armageddon siamo rimasti in pochi e tagliati fuori dal resto del mondo, ma a me non piace far lavorare solamente i muscoli... mi diverto ad usare il cervello, e ho cercato in tutto questo tempo di trovare una soluzione al problema. Non sono riuscito a trovare il modo per toglierci dai piedi quei dannati corrotti, ma ho fatto qualche passo avanti quando è arrivata alle mie orecchie una certa notizia: il ritrovamento di una incudine degli Skyrblis. Nulla di eccezionale per un umano, ma molto importante per un nano che sappia come va usata. Appena ho saputo la notizia, mi sono avviato verso Asgard e ho incontrato qualcuno che aveva pensato la stessa cosa, e che stava venendo qui per altri motivi.

    Il Cavaliere del Nord ricordava la faccenda legata all'incudine, e l'aveva affidata ai nani perchè si trattava di un artefatto appartenente al loro popolo. Ma probabilmente non erano stati in grado di utilizzarla, e forse non tutti potevano: ma il nano Konin sembrava sapere il fatto suo.

    E dunque abbiamo degli amici che non sapevamo di conoscere, sembrerebbe. Ti dò il benvenuto, Konin Spezzalancia. A questo punto mi sento in dovere di domandarti come la scoperta del vostro artefatto possa essere utile alla nostra causa comune: dalle parole di Varak, sembrerebbe qualcosa di decisivo.

    Konin assentì senza dire nulla, poi chiuse gli occhi e mormorò alcune parole in lingua nanica. Alla sua destra si materializzò una sfera dorata del diametro di circa trenta centimetri, sulla cui superficie erano incise delle rune che Siegfried non riusciva a comprendere; poi queste si illuminarono e la sfera si aprì, rivelando all'interno ingranaggi ed altre parti metalliche che si muovevano e si ingrandivano facendo cambiare forma al costrutto, che prese una forma umanoide. Le mani della creatura si sollevarono, e delle intense scariche elettriche passavano tra le dita e poi da un arto all'altro.

    Questa è la mia sfera meccanica. Ci vuole molto tempo per costruirne una come questa, e bisogna conoscere le rune naniche molto bene oltre ad usare i metalli giusti... insomma non è un giocattolino da poco. Con l'incudine possiamo costruirne molti altri e in molto meno tempo, e non solo: l'arte nanica è molto versatile sotto questo aspetto, soprattutto perchè al mio incontro con Borengar ho scoperto una cosa che non immaginavo.

    Il nano chiamato in causa rise scuotendo la testa, evidentemete trovava la situazione molto divertente. Poi ammiccò a Siegfried e prese la parola.

    Il fatto è, Celebrante, che io stesso ero riuscito a recuperare una seconda incudine; e nello Yormunheimr ho scovato la terza. Mentre noi stiamo parlando, i nani stanno già riattivando le vie sotterranee verso Asgard, verso Noatùn, verso il thaig di Konin e quello dell'estremo Nord... ma a questo ci arriveremo più avanti. Il punto è che non ci si deve fermare alla superficie, ma bisogna conoscere anche quello che c'è in profondità; e sotto il Gladsheimr ci sono ancora mithril e metallo runico in abbondanza. A questo aggiungi le incudini, il fuoco del Widi nei Breidablik, i migliori fabbri nanici capaci di usare le rune... che cosa otteniamo? Risorse belliche e non, Celebrante. E da quello che io e Konin abbiamo visto venendo qui, ce n'è davvero bisogno nonostante molti di noi siano riusciti a contribuire con quanto hai visto in azione durante l'ultimo assalto dei Corrotti. Ma capiamoci, non siamo qui a fare i buoni samaritani: sappiamo benissimo che siamo tutti nella stessa barca. Le tue forze hanno mantenuto bene il regno nonostante tutto, ma potrebbe non bastare; quindi ecco l'idea. Sfruttare le risorse comuni alla massima capacità per armare gli eserciti; la stessa Asgard non deve assolutamente cadere. Prima dobbiamo liberare Midgard, poi potremo pensare anche agli altri mondi. Certo, gli elfi hanno dato un contributo enorme nell'ultimo tentativo di invasione della città: abbiamo la possibilità di rincarare la dose, se mi è concesso dirlo. Ti assicuro che i nani sono ottimi ingegneri e tagliatori di pietre, non soltanto dei fabbri. Asgard va resa più forte, e adesso abbiamo i mezzi per farlo: armi, fortificazioni, cavalcature - come il tuo drago, per inciso - mezzi di trasporto, vie di comunicazione sicure: sono tutte cose che in guerra sono necessarie, e possiamo collaborare tutti per la liberazione di questa piaga. E quando dico tutti... intendo proprio TUTTI.

    A quell'ultima parola, sottolineata con così tanta enfasi, gli altri due nani si voltarono a fissarlo in modo interrogativo. Forse non capivano cosa intendesse dire Borengar, ma il modo in cui quest'ultimo fissava gli occhi del Celebrante insinuarono un sospetto nella mente di Siegfried. Possibile che il nano sapesse di chi altro sarebbe dovuto arrivare? Quel sospetto divenne certezza quando qualcuno bussò, stavolta dall'ingresso principale dalla sala, e Borengar accennò un sorriso. Una sentinella entrò, e stava anche per parlare ma la voce gli morì in gola quando vide il Celebrante a colloquio con i nani e un automa metallico percorso da fulmini.

    Falli passare.

    Il nano mirava anche alla collaborazione degli altri visitatori, e adesso le cose si sarebbero fatte molto interessanti. Cosa sarebbe potuto succedere quel giorno?

    tPf3jSg

    NOME - Siegfried
    ENERGIA - Nera
    CASTA - God Warriors di Odino
    ROBE - Alpha Uma, Orion {VIII}
    STATUS ROBE - Indossata - Ottimo
    STATUS FISICO - Illeso
    STATUS MENTALE - Pensieroso

    RIASSUNTO AZIONI - Ed eccomi qua, ho messo un po' di carne al fuoco. Per adesso mi sono limitato ad una mezza introduzione e ho fatto il vago, poi ho dato l'imbeccata per l'arrivo degli elfi. Sieg e Varak ovviamente si inchineranno alla regina, lo stesso farà Borengar... non posso garantire per Konin XD

    tPf3jSg
    ABILITA'

    CUORE DELL'EROE: Il custode di Duhbe è il favorito di Odino, sia in termini di fedeltà che come valore guerriero; si narra che uno degli antichi custodi dell'Armatura abbia sconfitto in battaglia il nano Fafnir che aveva preso le sembianze di un drago a due teste. A causa di questa vicinanza agli dei del Nord, la forza del guerriero è strettamente legata alla stella da lui rappresentata: essa gli dona una grande energia cosmica fornendogli una protezione continua, un'energia che pervade il suo corpo espandendosi attraverso il cuore, che rimane il fulcro di questo legame. Ne risulta che il corpo del guerriero è costantemente ricoperto da una barriera cosmica che lo protegge e che ha dato origine al mito dell'invulnerabilità del Cavaliere. La forza delle stelle è talmente intensa da permettere al guerriero di compiere imprese ai limiti dell'immaginabile, riuscendo ad esprimere la propria forza e tenere alta la propria difesa sempre al massimo delle proprie capacità, rendendo difficile un confronto verso qualsiasi avversario che normalmente dovrebbe essere allo stesso livello.

    FORZA STRAORDINARIA: Prerogativa del Cavaliere del Drago del Nord è quella di essere in possesso di una grande forza, con la quale si narra che sia stato per lui possibile decapitare con un sol colpo una delle teste di Fafnir. Similmente all'energia cosmica, anche la forza fisica del guerriero può raggiungere livelli sovrumani che in pochi altri Cavalieri sono in grado di compiere, anche nella stessa Asgard; inoltre con il tempo, il Cavaliere ha affinato questa sua forza riuscendo a controllarla e a focalizzarla con grande cura, rendendo le sue azioni molto più efficaci riuscendo quindi ad agire sulla materia solida generando veri e propri terremoti con molta più facilità rispetto a qualsiasi avversario - anche di pari livello - ma anche di riversare tali effetti sui materiali liquidi e addirittura gassosi.

    AGILITA' STRAORDINARIA: Le grandi capacità in combattimento del Cavaliere hanno permesso di forgiare il proprio corpo come un'arma, portandolo alla conoscenza delle capacità di ogni singolo muscolo anche in termini di coordinazione e movimento. La grande velocità che riesce a raggiungere gli consente di confondere il nemico in conseguenza di riuscire a ricreare delle immagini residue del proprio corpo che replicano i movimenti dell'originale. Non trattandosi di illusioni, i movimenti avvengono contemporaneamente e non è possibile una discrepanza tra quelli dell'originale e quelli delle copie.

    tPf3jSg
    TECNICHE


    Nessuna.





    Edited by Tygaer - 27/10/2023, 17:43
     
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    ♦ post I ♦ L'ALLEANZA DELLE RAZZE astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Quanta potenza...

    L’invidia si dice che sia una brutta bestia, ma in quel caso specifico aveva un effetto quasi benefico sulla nostra cara Megrez. Lei che voleva ottenere il potere che pensava di meritarsi, quasi fosse un diritto di nascita. Lei che voleva rendere il nome della propria casata riconosciuto nuovamente in tutta Asgard come sinonimo di forza e onore. Ed era la stessa lei che fu testimone quasi impotente di uno spiegamento di forze che forse non aveva nemmeno letto nei libri o ascoltato nelle canzoni.
    Il suo arrivo sul campo di battaglia, infatti, fu il preludio di qualcosa di ben più grandioso. Le sue Nebbie avevano fatto il loro dovere, l’Ametista non tradiva mai Asgard, ma il suo ingresso nella lotta era stato poco più che un aperitivo per scaldare gli animi. Aveva potuto percepire il suo potere insinuarsi nel nemico, forse indebolendolo quel poco che era bastato per permettere al resto degli eroi di scrivere ancora una volta la storia. Il Celebrante in persona era intervenuto, insieme alla grandiosa Urzla, così come l’Araldo alleato delle terre del nord che aveva già combattuto con loro. E persino il Gran Sacerdote di Atena comparve improvvisamente nel cielo per infliggere un durissimo colpo a quello che sembrava un nemico invincibile. Nemico che si rivelò diverso da quello che appariva in realtà, svelando un mostruoso aracnoide che era stato in grado fino a quel momento di tenere imbrigliati con la sua tela gli spiriti di due draghi a un corpo fisico che sembrava arrivato da un’altra dimensione.
    Tutto avvenne in pochi istanti, così come la pronta risposta di quel gruppo così stranamente eterogeneo che si era posto con coraggio a difesa di Asgard. I loro cosmi avvamparono ancora una volta, concatenando quello che sembrava il loro ultimo colpo verso l’avversario emerso dall’ombra. Astra richiamò nuovamente il suo cosmo, pronta a supportare con le sue insidiose abilità uno scontro che avrebbe potuto durare ancora per molto.

    Vi dimostreremo una volta per tutte che Asgard non si può conquistare.

    Ma, incredibilmente e fortunatamente, non ce ne fu affatto bisogno.
    Gli spiriti dei due draghi, liberati dalle catene che li imprigionavano, misero un punto fermo alla questione. Un punto così prepotentemente fermo da terminare all’istante qualsiasi reazione nemica. Una delle due imponenti creature richiamava la fredda tempesta, mentre l’altra il fuoco inestinguibile. Due esseri tanto incredibili quanto mostruosi, che fortunatamente erano dalla parte giusta dello schieramento.

    Ci sono ancora tante cose che non conosco, forse troppe per i miei gusti. Dovrò parlarne con il Celebrante, non posso rimanere all’oscuro di certe informazioni.

    Si appuntò mentalmente di chiedere al Celebrante alcune spiegazioni, non tanto per lesa maestà, ma più per sincera e utile curiosità. Essere a conoscenza di persone, creature e fatti importanti di Asgard sarebbe stato un tassello in più per acquisire potere e, ovviamente, anche per supportare a dovere la sua terra natale. Doveva sapere, doveva sapere molto di più, e avrebbe cercato di ottenere quella conoscenza il prima possibile.
    Quelli erano pensieri per il prossimo futuro, perché era giunto il momento di essere testimoni ancora una volta della fine di qualcosa di epico, che si era concluso nuovamente a loro favore.
    Il mostro aracnoide venne letteralmente disintegrato dai draghi, dopo aver comunque subito pesanti ferite da tutti i Cavalieri schierati su quel campo di battaglia. La giovane Megrez percepì un macigno levarsi dalle sue spalle e, grazie alla sua armonia con lo Spirito, le sembrò di percepire anche un generale sollievo in tutti i guerrieri coinvolti.

    E adesso cosa...?

    Stava ancora cercando di riprendersi dalla conclusione dello scontro, andando verso alcuni dei volti conosciuti, quando qualcosa sconvolse la realtà. Non sarebbe mai riuscita a ricordarlo o a spiegarlo, ma sapeva solamente nel profondo del suo animo che Yggdrasill era con loro, collegato con le loro stesse vite, e in qualche modo li stava ringraziando per quello che avevano fatto. Un bagliore, oppure del buio impenetrabile, non lo sapeva, ma improvvisamente si ritrovarono tutti di fronte alla città di Asgard, quasi come se nulla fosse accaduto.


    -----------------------------------------------------------------------


    Oh oh, ok!

    Lo sbalzo spazio temporale l’aveva colto alla sprovvista, ma ormai era – più o meno – abituato a quelle stranezze. Tutti i combattenti si ritrovarono alle porte della città del nord, e parevano un po’ inebetiti dalla situazione. O, per lo meno, Bart lo era, ma forse lui faceva poco testo. Scrollò la testa con decisione, come per risvegliarsi da un sogno particolarmente reale, per poi sfoggiare il suo strabordante sorriso a dimostrazione di quanto fosse felice dell’evolversi delle cose. Salutò con la mano sia il Celebrante e sia Amaterasu, i suoi amici e alleati con cui ormai aveva condiviso molte battaglie, fatica, dolore e sangue. Avrebbe avuto tempo di festeggiare anche con loro, ma il suo sguardo fu immediatamente attirato da Korin che, nonostante l’aiuto di Yggdrasill, sembrava molto provato da quella che doveva essere stata un’avventura tutt’altro che semplice. L’ultima volta che avevano parlato a lungo, alcune incomprensioni li avevano divisi, quasi formando una voragine incolmabile tra loro, ma era giunto il tempo di creare nuovamente un ponte tra quei due Cavalieri così diversi.
    Il Gran Sacerdote, ancora bardato dalla sua Armatura, si avvicinò al ragazzo e la sua espressione rimase gioviale ma molto attenta a vagliare le condizioni dell’altro. Non poteva sapere quanto profondamente fosse ferito Korin – fisicamente, mentalmente o spiritualmente – dopo quello scontro.

    Ciao Korin, come stai?
    Questa volta potrei essere io a rimproverarti per esserti gettato di faccia contro il pericolo.


    Sorrise sornione ma senza malizia, richiamando alcune delle stesse parole che un tempo il ragazzo aveva rivolto al gigante quasi ancora prima di presentarsi, osservando quel ribaltamento di fronti e ricordando alla perfezione la loro ultima “chiacchierata” alla Seconda Casa del Grande Tempio. Ci saranno sicuramente state motivazioni più che valide a quel tempo, ma in quel momento sembrava proprio che Korin predicasse molto bene ma razzolasse altrettanto male. Beh, in ogni caso, il Gran Sacerdote non aveva alcun vero interesse a rivangare il passato e quella frase era solo il preludio per una chiacchierata ben più spensierata, proprio nel suo stile.

    Ma sarebbe come un Toro che da del cornuto all’asino, non trovi?
    Non che tu sia l’asino, dannazione no, che disastro che sono nel fare gli esempi.


    Si picchiò il palmo della mano destra sulla fronte, rendendosi conto della strana scelta di parole che aveva fatto. La sua espressione di sincera felicità, però, avrebbe in ogni caso cercato di confermare le sue buone intenzioni.

    Sono solamente contento di vederti qui ancora tutto intero, figliolo, davvero.
    Lascia fare a me queste pazzie o, se proprio devi, chiamami così le facciamo insieme.
    Oh oh oh.


    Espanse il suo cosmo dorato per cercare di dare ulteriore sollievo al guerriero della Grado, se ovviamente lui avesse accettato quell’utile torpore. Poi il Gran Sacerdote allargò le braccia congedandosi, per lasciare a quel ragazzo solitamente molto riservato il tempo e lo spazio per riprendersi con calma.

    Riposati, te lo sei meritato.
    I nostri amici di Asgard non dimenticheranno quello che hai fatto per loro.


    Ed era certo che fosse vero. Alla fine Korin aveva rischiato la sua stessa vita per le terre dai ghiacci eterni, e i suoi abitanti non erano rinomati per la memoria corta o per essere ingrati. Ci sarebbero sicuramente state altre occasioni per ricevere altra gloria dopo quella battaglia. Forse prima di quanto potessero pensare.

    Io vado a bere qualsiasi alcolico riesca a tenere al caldo questi asgardiani, che vivono da sempre in questo posto dal freddo impossibile.
    Speriamo, magari, che sia dell’ottima birra.
    Se vuoi unirti, sei il benvenuto!


    Il suo amico Amaterasu lo stava aspettando per quella bevuta in compagnia, che sicuramente si meritavano per quell’ennesima vittoria – seppur parziale – sulla Corruzione. Una vittoria che era arrivata combattendo insieme, unendo ancora più Caste rispetto all’ultima battaglia e che rappresentava un ulteriore passo in avanti per quell’idea che il Gran Sacerdote e l’Araldo stavano stoicamente sostenendo e alimentando.

    Poi tornerò al Grande Tempio per non lasciarlo sguarnito troppo a lungo, giusto?

    Gli fece l’occhiolino, anche in questo caso richiamando con ironia la loro chiacchierata alla Seconda Casa. Bartolomeo era fatto così: se aveva superato qualcosa, un particolare fatto o avvenimento, ci scherzava sopra a ogni occasione. Era il suo modo di dimostrare che, almeno per lui, era tutto a posto, come se nulla fosse successo. E sperava che anche Korin fosse finalmente capace di accantonare incomprensioni e divergenze per passare oltre.

    Mi raccomando, riposo assoluto.
    E, in ogni caso, sono certo che ci rivedremo presto.
    Oh oh oh.


    Infine, si rivolse a tutti i presenti per congedarsi in quel modo tutto suo.

    Ciao a tutti ragazzi, è stato un vero piacere prendere la Corruzione a pugni sui denti ancora una volta.
    Siete stati grandi!


    E, così, camminando allegramente come un bambino che stava per essere portato in pasticceria, Bart seguì Amaterasu in quello che sarebbe stata la “peggior” locanda di Asgard. Si meritavano una bevuta in onore della vittoria, anche se quella volta il merito andava più a Korin e agli altri guerrieri che con lui avevano combattuto, rispetto ai rinforzi arrivati alla fine della battaglia.


    -----------------------------------------------------------------------


    Astra lo vide da vicino e a quel punto non c’erano più dubbi. Quello era davvero Flagello. Un Flagello completamente diverso dall’ultima volta che lo aveva incontrato, almeno nel cosmo. Lei gli si avvicinò quasi incredula e, ancora una volta in quella giornata, un po’ invidiosa. Come aveva fatto lui ad accrescere esponenzialmente il suo potere in così poco tempo, quando il suo punto di partenza era persino inferiore a quello della giovane Megrez? Lei, dal loro ultimo incontro, aveva “solamente” acquisito la sua incredibile abilità Spirito, grazie all’intercessione di Hel, ma il suo cosmo era rimasto molto simile. Ok, poco importava in quel momento, ma che nervi che le dava pensare a tutta quella forza acquisita rispetto a lei. C’era il tempo giusto per ogni cosa, però, quindi accantonò velocemente quel pensiero e si avvicinò a passo deciso vero il Gigante di Crono.

    È davvero un piacere rivedervi in circostanze così diverse, signor Flagello. Grazie per aver difeso Asgard, e la vostra forma draconica è davvero degna di rivaleggiare con le leggende delle nostre terre. Se non lascerete la città, una volta che avrete recuperato le forze, saremo felici di accogliervi come nostro alleato o, almeno, come nostro inaspettato sostenitore.

    Mantenne la sua espressione rigida e formale, ma un sorriso si accennò sul suo volto perfetto e candido.

    Ora vi prego di scusarmi, ma devo congedarmi. Dobbiamo gestire le conseguenze di questa battaglia.

    Fece un inchino formale e si congedò anche da tutti gli altri presenti con un saluto sentito ma nel pieno rispetto di una rigida etichetta. Si defilò, però, non prima di aver scambiato poche parole con il Celebrante, che sicuramente aveva bisogno di spazio e di tempo per allacciare o riallacciare i rapporti con gli altri guerrieri.

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    Celebrante. È stato ancora una volta un onore combattere al vostro fianco. Vado a Palazzo Reale per testimoniare l’accaduto e per organizzare la nostra ripresa. Che Odino vi protegga.


    “Che Odino vi protegga”?! Ma da dove era saltata fuori quell’espressione? Certo, era una frase di protezione e auspicio ad Asgard, ma il Celebrante era letteralmente il Campione di Odino. Come avrebbe mai potuto il suo Dio dimenticarsi di lui? Era meglio non pensare a quanto ormai non poteva più essere cambiato, e concentrarsi su quello che aspettava tutta Asgard: riprendersi a dovere.
    Astra si prodigò in un inchino ancora più profondo e formale verso la più alta carica delle terre del nord, per poi incamminarsi verso la città. Prima di giungere a Palazzo Reale, dove erano già stati mandati messaggeri per iniziare i preparativi della ripresa, la giovane Megrez passò da casa: la villa poco distante dal Palazzo che era diventata di sua proprietà poco dopo l’investitura a Cavaliere. Un primo passo verso il ritorno agli sfarzi passati, insomma. Doveva assolutamente parlare con Gunther, perché aveva bisogno di confrontarsi con lui. Rimase con indosso la Robe, tanta era la necessità di parlargli, presentandosi così in tutto il suo splendore di guerriero di Asgard ma con il mantello un po’ sgualcito. Che orrore per una come lei.
    Il suo mentore la stava aspettando, come sempre, ed era già al corrente a grandi linee dell’accaduto. Non sfuggiva proprio niente a quell’uomo.

    Gunther, non so cosa stia succedendo, ma Asgard sembra essere costantemente sotto attacco. È già la seconda battaglia su larga scala che dobbiamo affrontare, e persino il Regno di Helheim non è stato risparmiato dalla furia della Corruzione. Da soli non ce la faremo, non se la frequenza degli scontri aumenterà ancora e ancora. Abbiamo tanti alleati, certo, ci copriamo le spalle a vicenda, ma ho davvero paura che non sia abbastanza.

    Un timore lecito, cui era difficile dare una risposta perché – forse – una risposta ancora non c’era.

    Signorina Astra, anch’io fatico a comprendere a pieno la situazione. Non ho mai visto nulla del genere durante tutta la mia lunga vita al servizio di Asgard e della vostra famiglia. E vi assicuro che ho visto molte cose accadere qui. Non sembra esserci una risposta semplice, e dobbiamo sicuramente combattere fianco a fianco con i nostri vecchi e nuovi alleati.

    E se nemmeno Gunther riusciva a leggere in modo diverso quella situazione, significava che questa andasse davvero oltre l’umana comprensione. O, più semplicemente, mancavano loro troppi tasselli per ricostruire il puzzle completo. Avere un solo pezzo di un puzzle sconfinato era come cercare di svuotare l’oceano con un cucchiaio: semplicemente impossibile.

    Investite il giusto tempo nel cercare la spiegazione per ogni cosa, perché a volte non è possibile trovarla immediatamente. Concentratevi su ciò che avete fatto, su ciò che Asgard è riuscita a fare.

    Forse aveva ragione, ed era la cosa più sensata da fare in quel momento.

    Sono fiero di voi, signorina, da quando siete diventata Cavaliere, avete combattuto per la nostra terra più di quanto molti dei guerrieri di Asgard presenti e passati potrebbero mai vantare. I vostri genitori ne sarebbero orgogliosi, e ricordate sempre chi siete. Siete una Megrez e il vostro destino dovrà essere glorioso quanto irto di difficoltà. Andate avanti a testa alta, sempre e comunque.

    Avere un fan numero uno così incredibile era davvero fondamentale per una come Astra, così sicura di se ma ancora lontana da ciò che avrebbe voluto essere e ottenere. Gunther era in grado di placare la sua impazienza, facendola concentrare sui veri successi ottenuti e indirizzando tutto il suo sconfinato orgoglio (di stampo nobile e aristocratico) nella giusta direzione.

    Grazie Gunther... come farei senza di te?

    Il sorriso ampio, di sincero ringraziamento, apparve sul suo volto, un sorriso che solo il suo mentore poteva farle esprimere.

    Ce la fareste lo stesso, ve lo assicuro. E vi consiglio di sfruttare l’invito del Celebrante al Palazzo Reale per cercare qualche risposta in più a questo intricato enigma. Date il vostro contributo, sostenete la causa, e vedrete che farete grandi passi avanti. Io sarò sempre qui per consigliarvi, ma è ancora necessario raccogliere qualche dettaglio importante che al momento sfugge a tutti.

    In un impeto di profonda gratitudine, e spinta da un amore che avrebbe potuto riservare solo a un padre, Astra lo abbracciò in modo così spontaneo e repentino che si dimenticò che indossava ancora l’Armatura. Gunther non parve nemmeno accorgersene, o forse era la sua tempra da guerriero che tornava a farsi sentire, e ricambiò quell’abbraccio di conforto mentre la ragazza gli affondava il viso nella spalla sinistra.
    Quell’idillio di calma e spensieratezza, però, durò meno di quanto sarebbe servito perché, come sempre, il dovere chiamava.
    Astra si recò a Palazzo Reale, unendosi agli sforzi della ricostruzione che, ormai, erano diventati una costante sul suolo di Asgard. Molti soldati furono mandati a sanare i territori colpiti dalle battaglie e la giovane Megrez non si risparmiò per aiutare con tutti i mezzi a sua disposizione. La forza del suo cosmo e delle sue abilità potevano pareggiare quella di molti soldati semplici messi assieme, quindi il suo contributo era certamente fondamentale. Pensate solamente alla sua Ametista in grado di creare strutture, argini, ponti, che poteva diventare un elemento in grado di tracciare una linea tra il successo e il fallimento.
    I giorni passarono tra fatica e impegno costante, giorni in cui Astra venne informata che la Sala del Trono del Palazzo Reale avrebbe ospitato una riunione ufficiale a seguito di quell’ultima battaglia, invitandone i protagonisti.
    A lei era sta affidato il compito di richiamare e accompagnare Bartolomeo e Korin, compito che prese come suo solito molto seriamente e in modo alquanto formale.
    Dapprima convocò un messaggero per recarsi dove il più giovane dei due invitati stava recuperando le forze, essendo probabilmente rimasto ad Asgard dopo la battaglia. Per il Gran Sacerdote, invece, si affidò alla rete di comunicazione all’esterno delle terre dei ghiacci eterni, così da recapitare il messaggio in tempi brevissimi al Grande Tempio. Il messaggio era semplice e chiaro: Asgard voleva riunire gli eroi che avevano combattuto quelle ultime due battaglie contro la Corruzione. E Astra, lasciando loro la libertà di muoversi come meglio preferivano, li avrebbe aspettati alle porte del Palazzo Reale.

    La giovane Megrez, rinvigorita e orgogliosa per quel compito, avrebbe aspettato i due ospiti ovviamente bardata della sua Robe, che sfoggiava con orgoglio a ogni occasione possibile. Il suo proverbiale mantello candido avrebbe accompagnato quell’outfit così formale, facendo risaltare il color Ametista dei suoi capelli e l’oro dei suoi occhi.
    Gli invitati si presentarono uno dopo l’altro e il Gran Sacerdote fu teletrasportato dagli esperti di comunicazione del Grande Tempio, che lo fecero apparire alle porte di Asgard. Un’accortezza che la giovane Megrez apprezzò, sinonimo di un rispetto sincero verso tutto il popolo asgardiano, e sorrise fra se vedendo arrivare quel gigante d’uomo con in spalla il box della sua Cloth ma vestito come se dovesse fare una passeggiata in alta montagna. O, meglio, come un pazzo si sarebbe vestito per una passeggiata in montagna, perché indossava una maglietta a maniche corte con la scritta glitterata “ʍ la Corruzione” (Abbasso la Corruzione) – per gentile concessione dei suoi pargoli a cui lui raccontava storie edulcorate delle sue avventure contro la Corruzione ogni volta che poteva – e dei normali jeans. In circostanze normali Astra sarebbe inorridita di fronte a quella totale mancanza di eleganza o a una scelta così lontana dalla formalità dell’incontro, ma doveva ammettere che su di lui aveva un senso compiuto. Quell’uomo non sembrava mai fuori luogo, o forse lo sembrava così talmente tanto da diventare la normalità.
    Quando sia Bartolomeo sia Korin furono giunti di fronte a lei, il suo atteggiamento si fece cordiale ma sicuramente impostato, proprio com’era nel suo stile. Spalle dritte, mento alto e scopa in... no, cioè, era molto ligia al dovere e, diciamocelo, decisamente e rigidamente di sangue blu.

    Benarrivati al Palazzo Reale di Asgard. Lasciate che mi ripresenti. Io sono Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma, Campione di Hel. È stato un onore condividere il campo di battaglia con voi. E lo è stato per la seconda volta con il Gran Sacerdote di Atena.

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    Fece un inchino volutamente prolungato, per rimarcare quelle parole di ringraziamento che davvero sentiva nel cuore. Poi, rialzò lo sguardo per catturare l’attenzione di entrambi.

    Sono stata incaricata di accompagnarvi a quest’incontro. Venite, vi faccio strada verso la Sala del Trono. Siegfried, il nostro Celebrante di Odino, ha chiesto udienza. Ci stanno aspettando.

    Girò i tacchi con un movimento secco, per poi entrare dalle immense porte del Palazzo e fare da cicerone a Bartolomeo e Korin. Dritta all’obiettivo, senza perdere nemmeno un istante, descrisse alcuni degli ornamenti di quel luogo immenso e magnifico, con statue e quadri che rappresentavano un passato glorioso che si perdeva nella storia.
    Lei non avrebbe mai voluto origliare le conversazioni altrui, ma il Cavaliere del Toro sembrava ignorare il fatto che si potesse abbassare la voce per parlare a una sola persona. L’omone, invece, si rivolse a Korin come se ci fossero solo loro due in quei corridoi, ma era chiaro che la sua attenzione era genuinamente rivolta a quello strano ragazzo.

    Figliolo, alla Grado erano molto preoccupati per te.
    Non sapevo che fossi stato via per così tanto tempo, ma forse nemmeno tu te ne eri reso conto.
    Dai, adesso andiamo a vedere che sorpresa ci farà il Celebrante, oh oh.


    Sembrava di vedere un padre con un figlio, ma le avevano raccontato com’era quel Gran Sacerdote così peculiare, che considerava tutti i suoi guerrieri come una grande famiglia allargata, di cui lui si sentiva responsabile.
    Lei cercò, quindi, di focalizzarsi sul tragitto per arrivare alla Sala del Trono, lasciando ai due la giusta privacy, anche perché la loro camminata in compagnia era ormai giunta al termine. Astra fu riconosciuta dalla guardia all’ingresso e fatta entrare con i suoi due ospiti nella sala più importante e prestigiosa di Asgard, sperando di essere la prima arrivata per poter scambiare due parole con il Celebrante. Scoprì ben presto, però, che non era così.

    Non mi aspettavo tutti questi partecipanti, ci sono anche molti rappresentanti delle razze di Asgard. Che Hel mi maledica, non sono preparata per quest’ulteriore formalità, non posso...

    Quel suo pensiero rivolto ancora una volta alla formalità della situazione, al comportamento che doveva tenere, alle parole che doveva dire, e tutte le altre fisime mentali, fu però bruscamente interrotto da colui che poteva ormai essere considerato la sua antitesi. Bartolomeo parlò probabilmente senza nemmeno pensarci, annunciandosi a tutto e tutti come se fosse arrivato a una festa di compleanno.

    Oh oh oh, ciao a tutti, io sono Bart!


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    Ecco, vedete, alla fine è il risultato che conta: non bisogna mai lasciare spazio alle incomprensioni. Era chiaro a tutti che Bart fosse arrivato, no?

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Sono sempre e comunque bellissima <3
    STATUS MENTALE♦ Oddio, quanta gente a questa reunion, non me lo aveva detto nessuno. E adesso cosa faccio?
    STATUS CLOTH♦ Intatta.
    RIASSUNTO AZIONIIMPORTANTE: leggete tutto il riassunto perché alla fine ho anche alcune informazioni di servizio ^^
    La prossima volta faccio una one-post e faccio prima xD Allora, formato del post di Astra, ma muovo entrambi i pg per brevità e maggiore chiarezza. In estrema sintesi: Astra ringrazia e si congeda (dopo aver salutato Flagello :mke:). Bart parla con Korin per capire come sta, poi va a bere con Ama e infine torna al Grande Tempio. Astra si confronta con Gunther, aiuta nella fase di recupero e ricostruzione di Asgard, e poi manda un messaggio/messaggero a Bart e Korin per farli arrivare al Palazzo Reale. I tre si trovano davanti al palazzo, Astra fa strada, e finalmente arrivano alla Sala del Trono.
    Per Lyga: come detto, concordiamo a parte se vuoi fare qualche breve scambio durante la nostra bevuta.
    Per Lady e Guardian: fatemi sapere per mp se avete bisogno di qualche risposta da parte di Astra e Bart, se avete intenzione di fare domande oltre che a rispondere ai loro dialoghi. Nel caso concordiamo e poi potete mettere le parole o le azioni dei miei pg direttamente nei vostri post. In questo modo vi evito un’interazione a senso unico e, se lo ritenete necessario, possiamo rendere la cosa più dinamica senza complicarla troppo :asd:
    Prossimi post, così mi dice il nostro caro Master Tyg: Guardian, poi Lyga e Kalego (voi due nell’ordine che preferite ^^).
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.

    S p i r i t o
    Astra Megrez, ultima discendente della famiglia più nobile di Asgard, si aspettava di ottenere una meritata benedizione direttamente da Odino, il Re di tutti gli Dei norreni. Già si pregustava l’onore di essere nominata Campionessa della divinità più importante, forse dimenticandosi che tale onorificenza fosse già stata riservata al Celebrante delle terre dai ghiacci eterni.
    Il destino, beffardo o forse premonitore, decise diversamente per lei, legandola a doppio filo alla Dea della Morte: Hel. Ella era, effettivamente, la divinità che più si accostava ai Megrez, almeno come simbologia, perché la nobile casata di Asgard era da sempre stata associata in qualche modo alla Morte. Nel bene e nel male.
    Divenendo la Campionessa di Hel, Astra ricevette in cambio un prezioso dono e un prezzo da pagare. Il dono fu l’ottenimento di un’incredibile e nuova abilità: Spirito. Il prezzo da pagare fu un costante e irreversibile contatto con il Regno dei Morti, Helheim, che le regalò un’indesiderata consapevolezza sull’Inferno norreno e sulle sofferenze che in esso venivano perpetrate. L’unica cosa che le permise di mantenere la sanità mentale, fu il non percepire in alcun modo la presenza dei suoi genitori in quel luogo di perdizione, ottenendo la ragionevole certezza che fossero stati accolti nel Valhalla o a Fólkvangr, essendo morti combattendo valorosamente (seppur invano) contro la Corruzione.
    Tralasciando gli effetti psicologici di tale situazione, l’abilità Spirito andò a completare perfettamente le sue potenzialità difensive e offensive. Tramite questo potere, infatti, Astra è in grado di interagire con gli spiriti, nonché di creare e manipolare l’energia spirituale, utilizzandola a suo piacimento. Potrà, quindi, difendersi da minacce della medesima natura intangibile e, soprattutto, creare attacchi devastanti che potrebbero risultare non visibili o difficilmente contrastabili da avversari non dotati della medesima abilità.
    Chi viene colpito da questo insidioso potere, infatti, sentirà un dolore terribile sebbene sul corpo non si noterà alcun danno evidente. Come conseguenza, tale dolore indebolirà la volontà della vittima, il suo carattere e la sua determinazione. Venire sopraffatto da questi attacchi significa perdere completamente conoscenza, fino rischiare di morire e perdere il controllo sulla propria anima (only GdR).
    Tale abilità, estremamente versatile, permette anche di distaccare la propria anima dal corpo e operare tramite una proiezione astrale (espediente molto interessante, ma poco utile in combattimento), nonché di trasportare se stessi e gli altri nella dimensione spettrale o bandire sfortunate anime nella dimensione spirituale (vedi tecnica Helheim).
    Ultima caratteristica, e forse una delle più importanti, è che Spirito può agire da solo o essere combinato a piacimento con il cosmo, nonché con tutte le altre abilità e tecniche di Astra (vedi la dicitura “Spirito (opzionale)” nelle tecniche). L’esempio più calzante è la possibilità, tramite Spirito, di rendere l’Ametista non solo in grado di debilitare l’energia vitale (peculiarità già propria del minerale), ma anche di indebolire irrimediabilmente la volontà, il carattere e la determinazione della malcapitata vittima. Oltre al corpo, quindi, anche l’anima dell’avversario può essere danneggiata o intrappolata nell’Ametista, rendendo il minerale viola una delle armi più mortali e insidiose mai viste ad Asgard.


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    Korin ♦ Agente della GRADO ♦ Finto Triangolo Boreale ♦ Energia Rossa

    L’alleanza delle razze
    - Chapter I -



    Non era certo di cosa fosse accaduto negli ultimi minuti. Era come se la realtà avesse premuto il tasto del fast forward sul registratore della loro vita. O forse no. Forse era stato più come ritrovarsi immobili e vedere il mondo attorno a sé girare fin troppo velocemente.
    Forse era la stanchezza per la battaglia o forse il dolore che, non potendo più essere ignorato, gli piombava addosso tutto in una volta, ma si sentiva esausto ed estraneo al mondo che lo circondava. Gli era parso che qualcuno gli parlasse, ma non ricordava nessun messaggio. Senza sapere come si era ritrovato alla città fortificata di Asgard, nemmeno fosse svenuto e qualcuno l’avesse trascinato fino a lì, eppure era certo di non essere mai collassato. Forse qualcuno l’aveva preso ed aveva corso alla velocità della luce, qualcosa che i suoi sensi ancora non potevano percepire. No, non poteva essere stato nemmeno quello, perché il suo corpo gli aveva detto di essere rimasto immobile, la sua posizione immutata. Forse era stato teleportato via, non sarebbe nemmeno stata la prima volta in quella landa maledetta. Eppure stavolta non ne aveva memoria. Era una sensazione tutto sommato familiare. Era come quelle difese GRADO che difendevano il luogo del suo addestramento. Sapeva cosa era successo, ma non sapeva dove, né come, nemmeno quando. Ma lì non c’era la GRADO, non erano le loro difese che stavano giocando con la sua vita; come ogni cosa in quel maledetto posto, si poteva ricondurre alla sola parola “magia”; tutto succedeva perché sì. Farsi domande a riguardo sarebbe stato solo un grattacapo inutile, l’ennesimo che avrebbe arrovellato il suo cervello e non avrebbe mai avuto risposta.

    Avrebbe voluto lasciarsi andare, sedersi lì per lì indipendentemente dal fatto di poggiare il didietro su un muretto innevato o direttamente per terra, ma sapeva bene che se ne sarebbe pentito. Se si sedeva o anche solo appoggiava a qualcosa non sarebbe più riuscito ad alzarsi. Il suo corpo stava abbandonandolo, spremendo le ultime gocce di energia che riusciva a racimolare in giro.
    Si accorse a stento di un’ombra che gli si era avvicinata, ma solo dalla voce capì che a farlo era stato il baluardo di Atena. Gli ci volle un attimo per mettere insieme i pensieri dell’altro, per afferrare il significato del messaggio, ma lo aveva capito veramente? Non gli sembrava che il gigante avesse un tono da rimprovero, ma allo stesso tempo pareva che le sue parole fossero dirette a quello, no? «Non era… » Diamine, anche parlare sembrava costare spropositatamente tanto. Non riuscì nemmeno ad alzare la testa per guardare negli occhi l’altro, che lo dominava con quasi il doppio della sua altezza. « …previsto. Ero solo in ricognizione. » Non era nemmeno un tentativo di giustifica tanto era spento il suo tono. In compenso le parole di Bart erano un po’ vere: un po’ asino lo era per aver seguito il nano fino a quel momento, per non aver dato ascolto ai suoi istinti e soprattutto per non aver ottenuto nulla da tutta quella avventura. Non aveva scoperto nulla su energie strane, aveva distrutto l’equipaggiamento, la magia incontrata era stata un casino e non era riuscito a prendere informazioni su niente… Insomma, aveva deluso la GRADO, aveva deluso Stenson fra tutti! Stava tornando a casa a mani vuote se non per l’enorme valutazione negativa che sarebbe di lì a poco apparsa sul suo operato. E gli amici di Asgard se ne sarebbero ricordati, già che bella soddisfazione. Non erano gli amici di Asgard che lo preoccupavano - non credeva nemmeno di essersi fatto degli amici ad Asgard -, quanto più quello che ne avrebbe pensato il Gran Sacerdote dopo aver ricevuto un rapporto decente, o ancora peggio i compagni GRADO che lo attendevano all’ostello. « No… io… ho bisogno di riposare.» Magari era usanza per Asgard tornare sanguinanti e fermarsi a bere, qualcosa sulla gloria nel campo di battaglia, ma in quelle condizioni non avrebbe retto nemmeno un bicchiere, altro che birra per scaldare il corpo e l’anima. A stento riusciva a reggere il pungolarlo di Bart!

    Si isolò dal gruppo recandosi claudicante verso l’ostello dove avevano preso una camera, ma nel farlo l’oste lo bloccò sulla soglia delle camere con un tono ben poco incoraggiante. Fu lì che scoprì che i suoi compagni se n’erano andati e che se voleva un posto avrebbe dovuto comprarne un altro. Perché i suoi compagni se n’erano andati? « Ti hanno aspettato una settimana e visto che non tornavi se ne sono andati. » Una settimana? « di tre mesi fa.» Tre mesi?! Ma non era possibile erano passati si e no tre giorni da quando aveva lasciato la locanda! O il locandiere era impazzito o qualcosa di grosso era successo in tutta quella storia, anzi, con l’esistenza dei vari teletrasporti e della magia era totalmente possibile che il tempo scorresse diversamente.
    Prese un’altra camera e vi si assestò come poteva lasciandosi cadere a peso morto sul letto. Tutto doleva e anche la pressione del materasso sembrava quella di una pressa pneumatica contro il suo corpo. Cercò di richiamare l’armatura nel ciondolo, ma se ne pentì subito al primo tentativo di strappo, come se davvero la cloth gli si fosse fusa addosso. Si morse la mano per non urlare di dolore e nuovamente richiamò l’armatura che si staccò dalla sua pelle con l’equivalente di mille cerette assieme. Lacrimò salato sulla pelle ferita e rimase lì immobile troppo dolorante persino per prendere sonno.

    Acqua, garze, creme, nemmeno i sigilli poterono placare il dolore che continuava a perseguitarlo ad ondate, giorno dopo giorno. Ed era in quella stanzetta che realizzò davvero quanto indispensabili fossero per lui le cure della GRADO, quanto più tecnologicamente avanzate, quanto in fretta i loro dottori potevano rimetterlo in sesto, anche grazie all’uso di anomalie. Ma ora non c’era la GRADO, e tutto ciò che aveva erano i dottori asgardiani e la loro medicina più basata su miti che altro. Bendarlo dopo averlo ricoperto di miele non era una cura, era il loro modo di prepararsi il pranzo! Poteva solo sperare che non vedendolo grassottello come Bart gli passasse la malsana idea di finirlo a colpi di sanguisughe per poi mangiarselo. Era abbastanza certo di non essere nutriente.

    Eppure i giorni passarono e le cure, in qualche modo, riuscirono a ridargli la forza almeno di scendere a mangiare in taverna o di fare qualche passo per la città senza sentirsi uno zombie. Avrebbe voluto essere abbastanza forte da tornare al Grande Tempio, un’impresa titanica considerando che doveva attraversare mille mila corrotti e il mare, e da lì si sarebbe recato all’ambasciata GRADO per aggiornare chi di dovere su tutta la situazione. Avrebbe consegnato loro anche l’armatura che aveva decisamente bisogno di essere riparata. Aveva passato il tempo ad Asgard a pulirla dal sangue e dalle incrostazioni, ma persino sotto la sua mano sentiva che le placche stavano cedendo. Si era indebolita molto ed era forse al suo limite strutturale. Forse sarebbe bastato un colpo, anche solo uno debole per romperla definitivamente. Non aveva le conoscenze necessarie a ripararla, ma cercò di alleviare le sue ferite rinforzandola all’interno e all’esterno con uno strato di sigilli, una maglia sottile che comprimesse le placche e le tenesse al loro posto, quel tanto che bastava per arrivare entrambi sani e salvi a casa. Col sennò di poi avrebbe dovuto fermare Bart e chiedergli di portarlo con sé, si sarebbe risparmiato molte cose, soprattutto il freddo.

    Stava facendo un bagno caldo, l’ennesimo per levarsi di dosso l’appiccicoso miele, quando giunse la notizia che il Celebrante lo aveva convocato a palazzo. Doveva ovviamente andare, ma il suo corpo si rifiuto di lasciare la tinozza calda. Altri cinque minuti lo pregava in una maniera in cui mai aveva fatto. Era sempre stato così ligio al dovere, fermo e puntiglioso eppure in quei giorni si era lasciato andare al vuoto assoluto in maniera non dissimile da come si aspettava che Bart agisse ogni giorno della sua vita. Forse era vero che predicava bene e razzolava male, o forse, scusa che si era dato, aveva solo bisogno di riposo una volta tanto.

    Non troppo tempo dopo il passo ancora debole lo stava conducendo presso l’esterno del palazzo vestito della sua armatura malamente riparata e di un mantello per coprirsi dal freddo. Riconobbe Bartolomeo, difficile non notarlo, e Astra che aveva già visto alla battaglia. Bartolomeo soprattutto rapì il suo sguardo: quale pazzo malato andava a maniche corte nel freddo più freddo che esisteva al mondo? Voleva prendersi un accidenti o cosa? Ma soprattutto che diavolo di maglietta aveva indosso?! Sentì una forma di imbarazzo crescere dentro di sé, trovava assurdo quel vestiario ed estremamente arduo il fingersi un suo sottoposto. Ebbe piuttosto una buona impressione di Astra e come lei cercò di ignorare l’outfit del gigante per quanto possibile. Si esibì anch’egli in un mezzo inchino, i muscoli ancora tiravano, e le si presentò nella sua solita maniera menzognera. La seguì per i corridoi del castello cercando di tenere il passo con il gruppo e di prestare attenzione tanto alle strade che percorrevano quanto alle storie che Astra sembrava così vogliosa di illustrare loro. A quanto pareva il suo era proprio un popolo fiero e glorioso.

    « Figliolo, alla GRADO erano molto preoccupati per te. » Si bloccò sgranando gli occhi. Bart aveva davvero parlato come se ci fossero solo loro?! Non era stato subdolo per niente! Diamine Astra era a portata di orecchio, perché rivelargli quel segreto? Gli rivolse lo sguardo di chi avrebbe voluto mangiarselo vivo. Un sospiro trattenuto, doveva trovare una copertura al più presto. « Immagino si sentano in colpa di aver reclutato dall’esterno e avermi visto sparire per mesi.» Sottolineò la parola esterno, cercando di sviare Astra e di ricordare al superiore quanto non gli piacesse che si sapesse in giro della sua effettiva alleanza. « Spero comunque che sia una cosa veloce, non vedo l’ora di tornare al tempio.» Aggiunse coprendosi più stretto nel mantello, una scusa come un'altra per evitare che Astra gli leggesse in volto i suoi veri pensieri e per comunicare al Gran Sacerdote come tutta quella situazione lo mettesse a disagio.

    Superarono le guardie ed eccoli nella sala reale col Celebrante, qualche nano e… Borengar. Gli avrebbe dedicato un solo sguardo, una rapida occhiata per dirgli di aver riconosciuto la sua presenza e poi avrebbe fatto in modo di ignorarlo. Sì il piano era settato e Bartolomeo gli diede una grande mano a realizzarlo. Il modo il cui l’omone si presentò al gruppo lo fece affossare nuovamente dentro la calda pelliccia, magari avesse potuto annegarsi lì in mezzo o negare di conoscerlo! «Gran Sacerdote, è un’occasione formale. Non è il caso… » comunicò a denti stretti e voce bassa cercando di farsi sentire solo dalla persona a cui si era rivolto avvicinandoglisi il più possibile. Era anche vero che per come era vestito Bart sembrava pronto più ad un falò sulla spiaggia che ad un incontro ufficiale con la massima carica dello stato alleato e ai maggiori rappresentati delle varie razze del suddetto stato. Forse Bart non si rendeva conto che sarebbe stato come se Korin si fosse presentato alla seconda casa in mutande!
    Sospirò, poteva ancora rimediare… forse. Si esibì in un nuovo inchino frontalmente diretto verso il Celebrante di Odino, ma metaforicamente rivolto a tutti i presenti. « Korin, saint di bronzo del triangolo boreale, al vostro servizio miei signori. »

    Forse lui e Bart assomigliavano davvero ad una famiglia dove il figlio adolescente veniva inesorabilmente messo in imbarazzo dalla generazione precedente nel suo vano tentativo di impressionare la ragazza di turno.
    Fortuna che una famiglia non lo erano.


    Statistiche

    Stato Fisico: Acciaccato

    Stato Mentale: Cringe

    Stato Armatura: [V] Indossata. Al suo punto di rottura, riparata alla bell’e meglio da una maglia di sigilli.

    Riassunto:
    ---





    Edited by Guardian of the Sea - 30/10/2023, 17:09
     
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    L’alleanza delle razze

    - Post I -


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    Restava seduto su quel costrutto che era stata la sua Forma Terra. Si poteva vedere quest'enorme montagna che rimaneva silente e assorta in se stessa, ritta che guardava di fronte a sé, mentre Amaterasu si era appoggiata a quello che era il tallone rimanendo in silenzio.
    La battaglia era finita. Una battaglia caotica, una battaglia partita in un modo e che finiva in tutt'altro e di difficile interpretazione.
    Se la Corruzione si muoveva in questo modo caotico rimaneva difficile leggerne le mosse. Sempre che fosse abbastanza intelligente e con abbastanza conoscenza da riuscire a portarsi un passo avanti.
    Ma la Corruzione la muoveva Ponto. Al confronto lui rimaneva una cagata di mosca.

    «La prossima mossa?»

    Rimaneva nelle ombre. Si muovevano, a caso, ecco perché serviva che le caste si muovessero subito. Con nemici del genere rimanere da soli, pensare di essere imbattibili era una grande cazzata.
    I daimon? I daimon non contavano nulla da soli. Ponto era riuscito a ingannare G.E.A, persino Ymir, persino U.R.A.N.O, riuscendo a creare un qualcosa che rimaneva impossibile – ad oggi – sradicare dalla realtà. Aggiungiamoci le figlie di Lucifero sparse, rinchiuse chissà dove, nell'Universo. I Caduti continuavano a cercarle, e al tempo stesso Asgard rimaneva un obbiettivo primario per tutti loro.
    E poi gli Dei Del Caos...la battaglia in Oceania aveva mostrato una nuova alleanza, ancora più preoccupante: Corruzione e Dei Del Caos.
    Il suo nemico, Malal, rimaneva ancora nascosto e non si mostrava ma sapeva che anche le loro forze si stavano muovendo.
    Una potenza tale da poter rovesciare l'Equilibrio creatosi in Ere, con la Realtà a subire attacchi di portata inimmaginabile.

    Si avvicinò a Junichi. In tutto quel marasma vi erano volti noti, volti poco piacevoli da rincontrare, e amici nel senso più puro del termine.
    Si inginocchiò davanti all'eletto della Caverna Celeste.

    «Sei stato bravo. Riposa.»

    Il suo volto era impassibile, solo gli occhi continuavano a mutare colore in un turbinio che non conosceva stasi.
    La mano sulla spalla dell'eletto. Gli aveva dato un compito gravoso. Un compito che non era ancora finito.
    Ma oggi la battaglia in difesa di Yggdrasill era conclusa. Nonostante il caos che aveva regnato fin dall'inizio, Asgard aveva di nuovo i suoi popoli riuniti sotto il suo stendardo.
    Forse non era stato poi un errore mandarlo. Qualcosa era accaduto di buono, seppur in maniera totalmente imprevedibile ma non tutto doveva essere perfetto, lineare e non sempre le cose create con mano accorta, risultavano le migliori.
    In questo caos imperante era nato qualcosa, come il bucaneve che, nonostante il ghiaccio, sboccia. Chi direbbe che vita vi poteva essere tra ghiaccio e neve dove esiste la stasi e non la crescita?
    Lasciò Junichi alle cura di Asgard.
    Vi era il Gigante e anche i due daimon ancora in piedi.

    «Difficile farvi fuori. Meglio così...perdere braccia preziose è sempre una scocciatura. Bé ci rivedremo, forse, su qualche altro campo di battaglia.
    Riprendetevi e salutatemi Guerra. »


    Cominciò a giocare con le ciocche di capelli. Annoiato. Sembrava totalmente annoiato, totalmente distante da tutto questo. Amaterasu rimaneva indecifrabile perché già proiettato al dopo. Oggi la battaglia in difesa di Yggdrasill era finita. Perderci tempo a rimuginarci sopra era una perdita di tempo.

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    «Ah Azrael... Io e te abbiamo ancora una bevuta in sospeso. Se vuoi mi troverai in qualche locanda a bere.»



    Forse era solo proiettato verso il bere e basta.
    Tutto e niente poteva essere, ma leggerlo rimaneva sempre un impresa persino a se stesso.




    Gli Yokai e Amaterasu trovarono posto in una delle taverne della città. Serviva un minimo di riposo per distendere i nervi. Sebbene la guerra fosse sempre su di loro ormai.
    Odokuro si sedette vicino ad Azrael.
    Due pinte in mano.

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    «Si beve in compagnia, daimon. Oggi lo possiamo fare. Posso sedermi accanto a lei?
    Odokuro. Il vostro?»




    Un ammasso gigantesco di ossa. Un mantello pesante sulle spalle, un'armatura di ossa delle più svariate forme e dimensioni. Lo guardava posando una delle pinte al tavolo. Mentre intorno le canzoni, le persone e le pinte continuavano il loro danzare.
    Amaterasu stava bevendo lasciando pinte su pinte sul balcone. Il nano di contro era visibilmente ubriaco.

    «Ah...»

    «Tutto qui? Un barilotto di birra e stai già a terra? I nani me li aspettavo più bevitori.»

    Si scolò una pinta in quattro e quattr'otto. Asciugandosi i baffi umidi mentre rideva sonoramente. Batté violentemente il bicchiere sul tavolo.


    «Niente idromele. E questa birra scura mi sembra un po' giovane. Porta il meglio che hai Oste. »

    Due enormi barilotti rotolarono sul bancone.

    «Avanti ragazzone. Un brindisi al tuo pugno.»

    Bartolomeo del Toro e Amaterasu stavano bevendo, tracannando bicchieri su bicchieri; il problema rimaneva che Amaterasu sembrava non risentire affatto dell'alcool. Anzi si trovava a suo agio, perfettamente in armonia con l'ambiente.
    Qualcuno avrebbe potuto dire un perfetto asgardiano?
    Niente di più falso.
    Lui si trovava a suo agio con la gente bassa, povera, normale. Amava stare tra i soldati, accanto al fuoco di un accampamento, bere e fare l'amore, ubriacarsi con gli amici, aspettando l'alba.
    Davanti a loro vi era un carrè d'agnello con cipolle arrosto accompagnate da una salsa scura agrodolce. Pane fritto, burro, prosciutto alla brace e una ciotola di prugne, montone con carote il tutto accompagnato da una birra scura, quasi tendente al nero, che i due si scolavano volentieri.

    «Ah questi sono per i tuoi figli. Sono delle statuine, di varie forme e dimensioni, di chi ha partecipato a questa guerra.»

    Erano forgiate in argento e rame, diamante e oro. L'abilità di creare di Amaterasu partendo dal nulla.
    Vi era Amaterasu stesso, intagliato da un ontano bianco, che lo raffigurava insieme ad Urzla mentre era in procinto di tagliare il drago corrotto.
    E poi Urzla, in madreperla, con Siegfried. Drago Di Perla in diamante, Korin in Zaffiro e acquamarina, i due daimon in argento e oro. Junichi in onice.
    Vi erano tutti loro.

    «E questo sei te. Mentre prendi a cazzotti quel bastardo. Avrai qualcosa da raccontarli. La speranza va nutrita

    Bartolomeo mentre scendeva dal cielo, a mò di cometa, era fatto con oro purissimo, oro giallo e rosa per le sfumature. Erano tutti davanti a lui e i suoi figli avrebbero sognato con Korin, si sarebbero entusiasmati per Junichi e Drago di Perla, avrebbero tifato per i daimon.

    «Ah e questo è l'esercito di Asgard. C'erano pure loro, vero?»

    Il tintinnio sonoro di oggetti metallici che cadevano gli uni sugli altri. Quel tavolo era appena diventato pieno di miniature di guerrieri asgardiani, di nani, di elfi, di Vrykul. Ognuno in una posa differente, ognuno con colori e fogge diverse, di altezze diverse, da soli o in gruppo.

    «Beviamo adesso, che queste pinte non si scolano da sole!»


    SKÅL!

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    E dette fondo a forchette e cucchiai, coltelli e piatti, spazzolando tutto quello che c'era sul tavolo, con un appetito da poter sfidare persino i nani.

    «Sembra un coglione. Ma dicono sia persino un Araldo. Tutto si direbbe di quel tizio ma non che sia un guerriero, un tipo pericoloso o persino uno così importante tra i suoi.»
    «Si...ma hai notato come è seduto?»
    «Ha una gamba fuori dal tavolo, la spada è sempre accanto a lui, vicina da poter essere impugnata, per prendergliela devi entrare nel suo raggio d'azione...»
    «Quello fa finta. Beve e si diverte ma non è minimamente ubriaco. Se avvertisse anche il minimo pericolo scatterebbe.»
    «È come Elòir, il leone bianco di Eir. Sotto quel sorriso e quei modi scanzonati si nasconde qualcosa di terribile.»


    Mangiava di gusto, beveva ancora di più degli altri facendo una cagnara indescrivibile. Tra musica e balli, tra risate e sfide la serata volgeva al termine.
    Bartolomeo e Amaterasu si salutarono il giorno dopo, stringendosi la mano e rinsaldando amicizia, ma sopratutto quest'alleanza. I saint e i figli di Gea operavano per il bene comune: ma era ancora lontano il momento di salutarsi definitivamente.
    Lo guardò allontanarsi, tornando al Grande Tempio, alla sua famiglia ai suoi doveri.
    L'umanità nascondeva una grande tenebra ma anche una grande luce. Erano i peggiori demoni di se stessi ma anche i più grandi eroi...






    Aveva portato con sé ad Agartha Junichi, per poterlo curare al meglio e poterci parlare in privata sede.

    «Che ne pensi?»

    Junichi si stava riprendendo dalle ferite, grazie alla tecnologia dei figli di Gea.
    Ascoltò le parole di Junichi con interesse, per poter vedere la storia da ogni possibile angolazione. Aveva bisogno degli occhi di Junichi. Delle sue tenebre e della sua luce che riuscivano a osservare sia nei più profondi recessi che sotto la luce sfavillante che nascondeva anch'essa la verità.
    Perché non era mai scura o splendente: aveva più scale di grigi.

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    «Andrea...» sussurrò l'Araldo. Ora più che mai sentiva la mancanza della Leonessa D'Oro. Della sua volontà, di lei come persona.
    Quel campione dei popoli dove avrebbero potuto riunirsi tutti sotto il suo ruggito. Mancava Andrea, mancava terribilmente ai saint ma anche a lui. mancava la sua storia, mancava il suo aiuto, mancavano le sue parole. Ma era sparita al di là della sua vista.
    Dovunque fosse, ovunque la sua storia l'avesse portata forse l'avrebbe rivista. Nelle aule segrete di suo fratello Chernobog o sui sentieri dello spirito e del cosmo.
    Ma lei non c'era...ora...doveva andare avanti anche se era maledettamente difficile ma Andrea, nonostante fosse un simbolo, non significava che qualcun altro non ne potesse prendere il posto e l'onere. Avrebbe ancora cercato. Per fortuna vi erano molti altri che potevano prendere quel ruolo.

    «Torniamo ad Asgard, abbiamo ancora qualcosa da fare. Parlerai al posto mio quando sarà necessario. »

    Certo perché ora iniziava la parte difficile. La parte facile era distruggere, uccidere, tagliare. La parte difficile veniva sempre dopo: raccogliere i pezzi, ricostruire, mettendo d'accordo più teste possibili. Ognuna credendosi, a diritto o per quale assurda convinzione, migliore di altre e in possesso di tutte le facoltà di leadership, intelligenza, volontà, conoscenze mentre le altre rimanevano solo dei perfetti imbecilli.
    Chissà se l'imbecille non era chi lo pensava degli altri...ma perché farsi queste domande cretine?

    «Noi figli di Gea possiamo essere l'ago della bilancia tra successo e fallimento di tutto questo.
    Siamo neutrali allo stato più puro della parola. A noi interessa la Realtà e la sua salvaguardia. Se ci alleiamo con qualcuno è sempre per questo motivo. Amicizie, amori, simpatie personali non contano nulla di fronte all'Architettura di nostra madre e la sua protezione.
    Siamo i peggiori nemici e i migliori alleati


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    «Per questo lasceremo prima parlare gli altri poi parleremo noi due








    Arrivarono esattamente quando volevano loro. Né prima, né dopo.
    Furono davanti alle porte di Asgard. Strano che non sentisse freddo.

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    «Mi piace il ghiaccio...è così diverso da quello che sono.
    Aspettiamo che ci aprono e poi andremo a vedere, dopo il sasso che abbiamo lanciato, fin dove sono arrivati i cerchi di questo lago.»




    Il kasa copriva parzialmente il suo volto, l'haori, troppo pomposo, troppo sgargiante, veniva catturato dai gelidi venti del nord, lasciando su di esso un leggero strano di ghiaccio. Le porte si aprirono con lentezza. I cardini si muovevano, facendo si che le enormi porte si aprissero mentre dall'alto occhi non visti non ne perdevano i movimenti.
    Asgard, anche adesso, rimaneva vigile e pronta ad una nuova eventuale battaglia.
    Ma per questo erano lì. La guerra temprava la loro volontà, la guerra era necessaria affinché dimostrassero il loro valore e il loro ardimento per poter essere einherjar.
    In attesa dell'Ultima Guerra.
    Il suono di un corno ad annunciarli. Davanti a loro due soldati. Uno di essi aveva la mano fasciata. Ghiaccio e sangue...forse l'avrebbe persa? Molti ancora non si erano ripresi dalle ferite dell'ultima battaglia ma non poteva esserci riposo. Asgard imponeva ai corpi di continuare a vegliare su di essa.
    Fecero strada ai due per le strade fino al palazzo reale.
    Passarono sotto portici mura ma Amaterasu non parlava troppo, si limitava a camminare tranquillo immaginando scenari, quello che poteva essere detto, come rispondere, cosa poteva succedere.
    Fino a quando non entrarono nel Palazzo Reale.
    Avrebbe voluto restarsene ad ammirare l'architettura, i quadri, le statue, camminare tra i corridoi e vedere in che modo la pietra si era fusa al ghiaccio in un unico blocco. Era curioso...come sempre. E più camminava tra i lunghi corridoi, passando tra navate e saloni, si era ritrovato a rallentare il passo per guardare più da vicino arazzi e dipinti, armature e storia.
    Alcune cose le sapeva, altre le aveva viste ma vederle raccontate da chi le aveva subite in prima persona, di chi ne era stato protagonista nel bene e nel dolore era utile per avere più punti di vista.
    Non esisteva una spada...



    La sala del trono non deluse le aspettative di storia e leggenda che aleggiavano su Asgard.
    C'era, come poteva aspettarsi, il Celebrante a riceverli, senza farli attendere. C'era anche Bartolomeo, i nani pure...questo apriva altri scenari.
    Chi mancava?
    Notò Korin e Astra di Megrez.
    Guardò Junichi. Un sussurro.

    «Quando sarà il momento dirai quello che è successo. Oltre alle tue impressioni.»

    Aveva una posizione rilassata. Il kasa venne leggermente alzato, mostrando il viso. La mano destra andò ad afferrare il gomito sinistro, lasciando il braccio libero. Le dita della mano si muovevano come se stessero suonando un pianoforte invisibile. Guardò ognuno dei presenti come a cercare qualcuno o qualcosa.
    E quindi erano tutti a pronti a danzare? Chissà su quale musica.

    «Ben trovati a tutti.»

    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Parlato Altrui

    Amaterasu Viola Amaterasu O Mi Kami {VII}

    STATUS FISICO: //
    STATUS PSICHICO: //
    STATUS CLOTH: Integra;

    RIASSUNTO AZIONI:

    ABILITÀ:

    La Vita è Carne e Anima

    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma soprattutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    ❖ ⟡ :: Abilità Spirito ⟡ ❖



    La Vita è Straordinaria

    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.


    ❖ ⟡ :: Abilità Cosmo Straordinario. ⟡ ❖




    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perché non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e Astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    ❖ ⟡ :: Abilità Arma ⟡ ❖






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    Edited by Lyga - 2/11/2023, 01:10
     
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    L'alleanza delle razze
    - Post I -

    Il tocco deciso e delicato della Sua mano mi fece capire che ero ancora vivo. Cercai di mettere a fuoco il volto dell'Imperatrice, ma in quel marasma caotico di percezioni alterate riuscii soltanto a distinguere chiazze cangianti di mille colori. Avrei voluto risponderle e rassicurarla sulle mie condizioni di salute, ma ogni tentativo di articolare anche la più semplice delle parole risultò vano.
    Chiusi gli occhi e scivolai in uno stato di incoscienza del tutto simile al coma, fluttuando in uno spazio privo di dimensioni in cui il Codice scorreva limpido, senza impedimenti. I pensieri non contavano nulla, le emozioni erano un concetto astratto e tutto quello che esisteva si poteva ridurre ai dati che componevano la Caverna Celeste. Finalmente potevo riposare.

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    Gli asgardiani mi avevano curato, ricucendo le ferite e fornendomi ogni tipo di assistenza possibile, nonostante la popolazione si stesse ancora riprendendo dall'ultimo assalto dei corrotti alla cittadella. Fui grato per l'aiuto e trovai alloggio in una piccola taverna attendendo nuove disposizioni dall'Imperatrice.

    "È stato Yggdrasill a portarci fuori dallo Yormunheimr. Nello condizioni pietose in cui mi trovavo, è stato già un miracolo non morire durante lo spostamento, per quanto facilitato dalla magia dell'albero del mondo."

    Per quanto il mio cosmo fosse stato una goccia nell'oceano delle forze nemiche, non me ne feci mai un cruccio perché l'obiettivo affidatomi dal Crogiolo era un altro. La mia presenza al nord era legata a doppio filo a quella di Korin, Anfitrione, Azrael e Drago di Perla, alle loro interazioni ed alla capacità di ognuno di superare gli antichi dissapori. Aver rischiato la morte, dopotutto, era stato utile.
    Giunse anche il giorno dei festeggiamenti, delle birre e dell'idromele, della carne speziata e delle pagnotte al burro. Condividemmo il tavolo con il Daimon ed il Gran Sacerdote di Atene, mentre gli yokai riempivano le tazze di legno dei presenti fino all'orlo. Mangiai e bevvi a sazietà, dimenticando le voci della Caverna e tutte le preoccupazioni che, fino a quel momento, avevano assorbito tutte le mie attenzioni.

    "Un po' di pace dopo tanta sofferenza. Spero che questo clima di rilassatezza e comunione rimanga tale anche domani."

    Osservai le statuette della dea del Sole, una ad una, da quella raffigurante il drago maestoso che aveva sfidato la controparte bicefala alla piccola e minuta figura di Korin, impeccabile nella posa e nelle espressioni proprio come l'originale. Amaterasu ne aveva modellata anche una direttamente dall'onice, il volto sereno e disteso in contrasto con la tensione che pervadeva il tronco e le gambe. Se fosse stato possibile rappresentare la dualità in un monile come quello, lei c'era riuscita perfettamente.
    Rivolsi un cenno di saluto ad Azrael e lasciai che la felicità dilagante portata dall'Imperatrice mi contagiasse; musica e balli tradizionali rimpiazzarono il frastuono delle risate.

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    «Perché no? Un ballo, alla fine, non ha mai ucciso nessuno.»




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    Le vasche della vita, come le aveva chiamate Lei, facevano parte della tecnologia medica G.E.A. ed erano in grado di sanare pressoché qualsiasi ferita, debellare malattie che gli uomini faticavano persino a riconoscere e ritemprare lo spirito. Immerso nel liquido verde opaco, guardai negli occhi Amaterasu e soppesai la sua domanda.

    «Cosa ne penso? Ho passato poco tempo in loro compagnia, quindi posso soltanto dirvi le mie impressioni, al limite delle opinioni superficiali e manchevoli sui loro pregi e difetti.»

    Avrei avuto bisogno di altre occasioni come quella conclusasi il giorno precedente per fornirle un resoconto dettagliato su tutti i suoi partecipanti. Tra questi, Korin era stato l'unico con il quale ero riuscito a scambiare più di due parole prima che si scatenasse l'inferno.

    «Agiscono solo per necessità e semplicemente perché non farlo significherebbe essere sconfitti o perdere la vita. L'antico servitore dei Titani, poi, rimane un mistero. Nel momento in cui è apparso sembrava essere sul punto di massacrare i due Daimon, ma poi ha rinunciato dopo aver parlato con il cavaliere di bronzo. La sua forza è immensa, degna di rivaleggiare con quella del Rosso, eppure ha accettato di buon grado di prendere ordini da qualcuno che non potrebbe nemmeno allacciargli le scarpe.»

    Il Gigante, in effetti, era una mina vagante, impossibile da decifrare.

    «Anfitrione è strano tanto quanto il suo compare, ma ha dimostrato una propensione alla malleabilità agendo di concerto sia con me che con il suo acerrimo nemico. Le sue azioni sono state dettate dalla volontà di eliminare la Corruzione insieme alle altre caste? Non saprei dirlo. Per quanto riguarda Azrael, credo lo conosciate meglio di me. Korin, invece, merita un discorso a sé stante.»

    Deglutii cercando di rilassare ogni parte dolente del corpo mentre riportavo alla mente gli accadimenti, uno dopo l'altro, dall'incontro alle pendici della montagna fino all'assalto dei corrotti sulla collina.

    «È un ragazzo intelligente, capace di approntare valide strategie anche sotto pressione. Le sue capacità di analisi sono notevoli ed i suoi poteri estremamente utili, soprattutto sul campo di battaglia. In qualche modo è riuscito a mettere d'accordo tutti, ma ha un unico, grande difetto che gli preclude la possibilità di poter parlare anche a nome dei suoi compagni, qualora fosse insignito di una qualsiasi carica: la presunzione. Crede di avere la risposta ad ogni domanda e, per lo stesso motivo, ritiene che agli altri sfuggano persino i concetti più elementari. La mente di un guerriero deve essere duttile, pronta al cambiamento e ad accettare l'esistenza di verità scomode, come l'incapacità di far fronte alle proprie debolezze.»

    Ricordai dell'incontro con Borengar, del tono stizzito e quasi privo di riguardi utilizzato nei confronti del nano, delle allusioni all'incapacità degli altri di fronteggiare una situazione delicata come quella che tutti, loro malgrado, si erano ritrovati ad affrontare.

    «Forse si tratta soltanto di un'eccessiva sicurezza di sé, oppure del timore di affidarsi al prossimo, ma un atteggiamento come quello dimostrato nello Yormunheimr difficilmente è in grado di portare beneficio al vostro piano. Su quella collina, in piccolo, abbiamo sperimentato un assaggio di quello che potrebbe essere un futuro non troppo remoto, ma i frutti sono ancora acerbi per poter essere colti e l'individuo adatto a coglierli non s'è ancora palesato.»

    Chinai il capo all'indietro, sul bordo della grande vasca di pietra.

    «Se volete scusarmi, ho bisogno di riposare.»


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    Accompagnai Amaterasu ad Asgard ed acconsentii a tutte le sue richieste. Avremmo lasciato parlare prima gli altri, se ce ne fosse stata l'opportunità, poi saremmo intervenuti qualora ce ne fosse stato il bisogno.

    «Sarà fatto, Imperatrice.»

    Il suono basso e profondo di un corno annunciò il nostro arrivo alla cittadella e due soldati in armatura, feriti nel corpo ma indomiti come lo erano i figli del nord, ci scortarono fino alla nostra destinazione, il palazzo reale. Un gioiello di pietra lavorato dalle mani sapienti dei nani, il bastione di Odino in grado di respingere qualsiasi male. Il lungo corridoio e le stanze laterali dell'immensa struttura erano colmi di cimeli antichi, arazzi, sculture ed armature stupende esposte per testimoniare il retaggio guerriero di un popolo antico e mai domo.
    La sala del trono raccoglieva già molti degli ospiti previsti, compreso l'eroe Siegfried che era venuto in nostro soccorso nel momento del bisogno insieme ad una dei più forti combattenti di stanza ad Asgard. Ascoltai le parole di Amaterasu e risposi con un cenno del capo impercettibile, poi mi presentai a mia volta.

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    «È un onore essere al vostro cospetto e calcare la pietra che altri, prima di me, hanno benedetto con il loro passaggio. Sono Junichiro Yamanazaki, custode della Caverna Celeste.»



    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Parlato Altrui

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO: Perfetto.
    STATUS PSICHICO: Rilassato.
    STATUS CLOTH: Indossata, bracciali e pettorale deformati ed inservibili, spallaccio destro distrutto.

    RIASSUNTO AZIONI: Buonsalve amici ed amiche di Asgard :zizi:
    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


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    MALAK AL-MAWT


    Nome: عزرائیل‎ Energia: Verde Gloria: Azrāʿīl [IV]


    L'Alleanza delle Razze

    - Capitolo I -

    I
    l momento in cui il Corrotto cadde per terra, da quando ero tornato sulla Terra non avevo provato tanta gioia nel finire al suolo stremato, con il corpo martoriato e con le energie praticamente esaurite. Gli occhi si chiudevano per quanto fossi stremato, l'ultimo attacco aveva portato via ogni stilla di forza rimasta in me "E quello sta lì come se niente fosse successo...Idiota". Sorrisi, alla fine Amaterasu era davvero straordinario, come lo era anche quel colosso dorato, ma in verità fu la ragazza, lei aveva colto la mia attenzione più degli altri, aveva qualcosa che risuonava fin nel profondo del mio animo, una connessione forse, non saprei dirlo.

    «Lo sai, non lo conosco Gue...»

    Caddi al suolo, le energie erano oramai un lontano ricordo.

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    La sala in cui mi risvegliai era fiocamente illuminata, il sole era appena prima della linea dell'orizzonte ed i suoi raggi arancioni bruciavano come fuoco tra i piccoli scorci lasciati aperti dalla tenda, rendendo quella penombra come tagliuzzata da piccole e precise lame di luce. "Il che mi porta a chiedermi, chissà perché Junichi ha fatto finta di non ricordarsi di me?", impossibile che non ricordasse veramente del nostro scontro, non era passato molto tempo da allora, o meglio non mi sembrava. Dopo quel salto temporale non ero troppo sicuro di capire in che momento storico ci trovassimo. Avrei dovuto chiedere informazioni a qualcuno al riguardo. Ma prima..."Dove mi trovo?" i miei vestiti erano stati gentilmente lavati e piegati sopra una poltroncina posta in un angolo della stanza. La testa doleva ed il busto era particolarmente rigido, ma la spalla aveva degli aghi conficcati in essa che pungevano spietatamente i nervi ogni volta che provava a muoverla. Avevano tentato di rattopparmi alla buona, erano stati bravi in fin dei conti.

    Presi del tempo, ci vollero diversi minuti per darmi una rinfrescata e controllare il set di nuove cicatrici che componevano il Pollock sul mio addome, andavo fiero di quei segni. Avevo bisogno di acqua, ogni movimento mi costava caro e la stanza si muoveva come dopo una grossa bevuta "Bevuta...Draka mi aveva invitato a festeggiare, giusto." Presi il kimono dirigendomi nuovamente verso il letto, indossarlo sarebbe stata un'impresa ardua, non immaginavo quanto. Dopo un'ora quasi di tentativi capii che non era il caso di inserire anche la manica destra, la spalla era un crogiolo di dolori, perciò la appoggiai dolcemente sul Datejime

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    Scesi dalla camera da letto in cui mi risvegliai per scoprire che altro non era che una piccola taverna nel cuore di Asgard. Salutai l'oste con fare amichevole, chiedendo, inoltre, chi mi avesse portato lì. Per tutta risposta l'omaccione sorrise e mi indicò un tavolo.

    «Quel tipo con il kimono che urla come un pazzo trangugiando qualsiasi cosa sia più vicina di un palmo dalla sua bocca»

    Scossi lentamente il capo poichè, come mi girai seguendo il salsicciotto che il tipo dietro al bancone aveva al posto del dito, i miei dubbi si rivelarono realtà. A qualche metro di distanza, vi era una tavolata talmente variopinta che se non avessi saputo che vi era una guerra in atto avrei potuto pensare che fosse una sorta di gruppo vacanze venuto a vedere la Meraviglia del Nord. Mi girai verso l'oste ringraziandolo, promettendo di saldare il debito che avevo con lui; ma a quanto pareva aver aiutato Asgard aveva i suoi risvolti anche materiali, eravamo ospiti.

    «Sono comunque in debito per la vostra bontà d'animo, avete fatto molto più di quello vi si potesse chiedere»

    Mi incamminai verso il tavolo, c'erano il colosso d'orato "Del quale non conosco il nome, vediamo di non fare figuracce con gli ospiti, potrebbe essere una grande occasione per rinsaldare i legami con i Saint, dopotutto già uno mi adora", ed inoltre c'era la Corte di Mezzanotte al gran completo: Oni e Yokai Nobili ma, soprattutto Chikane era lì. Più bella del giorno in cui l'avevo lasciata, era decisamente il caso di andare a parlare con lei.

    «Buonasera a tutti, è un piacere vedervi tutti sani e salvi. Vi ringrazio per l'intervento di oggi... o almeno credo fosse oggi»

    Ricambiai con un sorriso ed un cenno del capo il saluto di Junichi, era stato un valido alleato fino a quel momento, magari questa era l'occasione per seppellire i vecchi rancori. Feci per tendere la mano verso il gigante con gli enormi baffi e la risata più contagiosa che io avessi mai sentito, dimentico del fatto che se la stavo portando a cavalcioni della cinta del kimono un motivo c'era, il dolore mi ricordò perchè.

    «L'ho vista scendere in picchiata come una meteora. Scenico ed efficace non c'è che dire, è un piacere conoscerla»

    Dare del "lei" in quel caso mi pareva il minimo, aveva contribuito a salvare la mia pelle quel pomeriggio, un minimo di educazione non avrebbe guastato. Concluse le formalità arrivò il momento atteso, provai a indirizzarmi verso il posto alla destra di Chikane...Ma un grosso ed ingombrante scheletro con le maniere di un cavaliere di fine '600 decise che doveva diventare il mio nuovo migliore amico.

    «Chiedo scusa, il mio nome è Azrael, Daimon di Ananke, piacere di fare la vostra conoscenza»

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    Rassegnato - più che altro placcato e costretto a sedermi - trovai il mio posto alla sua sinistra. Mi tolsi l'haori dalle spalle presi uno dei bicchieri che mi venivano gentilmente sbattuti sotto il naso.

    «Beh io l'idromele lo avrei gradito...ma vabbè, birra sia! Ad una nuova ed eterna alleanza contro il vero nemico comune»

    Scolai il bicchiere, era un vero toccasana per lo spirito, fruttata e forte come poche altre cose. Se non fosse stato per il mio essere immune a queste cose probabilmente sarei stato in una condizione peggiore del nano che biascicava in un angolo. ù

    «Non credo che per me sia il caso di danzare, ma ti ringrazio. Draka, sono in debito per le cure e per la serata. Grazie amico.»

    Così sollevai nuovamente il bicchiere nella sua direzione, mentre io rimanevo colpito dagli aneddoti delle battaglie di Odokuro, oramai rassegnato al mio destino. Poco dopo, Junichi si alzò per ballare, era particolarmente allegro quella sera, non sembrava lui; così colsi l'occasione al volo, ero stanco e dovevo necessariamente riposare, salutai tutti i partecipanti alla serata e mi congedai, "Peccato per Chikane, sarà per una prossima volta"

    Il mattino seguente, la taverna era immersa in un silenzio innaturale, perlomeno per chiunque avesse visto quanto rumorosa e chiassosa era stata la sera prima. "Devo tornare a casa prima di poter andare da qualsiasi altra parte, o rischio grosso".

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    L'aria dell'Axis Mundi, già solo rimettere piede in quei luoghi mi rinfrancava, come sempre tornare lì era un misto di sensazioni contrastanti, adoravo stare sulla Terra finchè non rientravo nel Panarmonium, lì le prospettive venivano immediatamente corrette, solo chi non vi era mai stato poteva non apprezzare quella maestosa perfezione e quel perfetto equilibrio. Poco dopo essere giunto nella cosiddetta Visione di Arcadia, un messo mi venne incontro, aveva notizie a quanto pare urgenti da riferire, dato che pareva a dir poco trafelato, il timbro privo di qualsiasi accento e il tono pacato completavano il quadro.

    «عزرائیل‎, Azrāʿīl, Erza, conosciuto come Malak al -Mawt, che al secolo sulla Terra risponde al nome di Azrael»

    Era tanto che non tornavo a casa, la cosa mi fece quasi sorridere, oramai avevo dimenticato certe cose. Continuava a guardarmi come se aspettasse una mia risposta. Feci un cenno di assenso e continuò.

    «Nella prossima riunione che si terrà presso il palazzo del Celebrante di Odino, verrà nominato un ambasciatore come referente al Nord. Lei è tenuto a partecipare a questa riunione, l'Oracolo manderà un suo messo per l'occasione»

    Interessante, avrei avuto modo di partecipare finalmente alle riunioni dei grandi, avrei potuto far sentire la voce dei Daimon nei luoghi che contano, avrei potuto iniziare a muovere i primi pezzi su di una scacchiera che faticosamente avevo predisposto negli ultimi tempi. Dovevamo porre fine alla Corruzione, certo; ma dovevamo anche fare in modo che l'Olimpo aprisse le sue porte a noi e con esse gli artefatti lì custoditi...Un piccolo inesorabile passo alla volta e farsi degli amici in quelle situazioni non poteva far altro che comodo.

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    Le volte erano alte e i corridoi spaziosi, sembrava una di quei castelli delle leggende e delle fiabe. Semplicemente magnifico. Alcuni di loro erano già arrivati, vidi Bart e Korin davanti a tutti, Draka e Junichi subito dietro.

    «Ben rivisti, è un piacere sapervi vivi e vegeti, Draka, Gran Sacerdote, Korin, Junichi»

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    Rivolsi poi lo sguardo alla guerriera che mi aveva tanto rapito l'attenzione sul campo di battaglia, anche lei presente a quella riunione, mi ripromisi che avrei dovuto strapparle un po' di tempo appena possibile per parlarle. Ma prima di tutto:

    «Non credo che ci abbiano mai presentati, il mio nome è Azrael. Incantato»

    Il suono del corno, l'apertura dei portoni, un solo pensiero ed un fremito "Si cominicia, il futuro dell'Universo si decide in parte oggi"

    Narrato ⧰ «Parlato»«Parlato P.N.G.»"Pensato"

    NOME عزرائیل‎, - Azrāʿīl - Erza;

    CASTA Daimon - Agathodaimōn;

    ENERGIA Verde;

    GLORIA Gloria Di Azrael [IV];


    STATUS FISICO In ripresa;

    STATUS MENTALE soddisfatto della bevuta in compagnia e dei risultati ottenuti;

    STATUS GLORIA intatta e non mostrata;

    RIASSUNTO AZIONI

    - Dormitona post fight per riprendersi, ma essendo sulla Terra non si riprende per nulla, anzi. Forse gli impacchi fanno anche peggio;
    - Bevutona di festeggiamento per porre le basi di un'alleanza tra GEA, SAINT e DAIMON;
    - Cure con le cellule staminali ultra fast nel panarmonium

    NOTE

    Per Azrael, Amaterasu è Draka, cioè sa che è Amaterasu, ma continua a chiamarlo in quel modo. "Idiota" è detto in modo affettuoso :yeye:



    ABILITÀ

    زمن [Zaman]
    Il tempo, che strana invenzione umana, lo scorrere del tempo era percepito da ogni creatura ma solo l'uomo se ne curava, Azrael vedeva il reticolo del tempo dal suo esterno e ne comprendeva la fallacia. Con questa sua cognizione il fu scriba e profeta è capace di piegare al suo volere i milioni di granelli che componevano la clessidra del mondo.

    Tempo: Divenuto abile nel manipolare il tessuto temporale a proprio piacimento l'angelo è in grado di rallentare, velocizzare e finanche porre in uno stato di quiescenza il tempo all'interno della sua area di influenza. L'angelo con il suo potere può controllare il tempo con particolare capacità finchè si tratta di oggetti inanimati, è in grado di porre in uno stato di calma gli eventi naturali che accadono attorno a sè entro il suo raggio di controllo, come rallentare lo scorrere dei fiumi nei propri letti, far cadere massi e detriti in modo accelerato o frenarne l'impatto. Però, anche a causa del breve periodo trascorso dal suo risveglio fa ancora fatica a interferire in modo controllato e pieno con i corpi di altri esseri viventi, potendo influenzare solo marginalmente e per macro aree i corpi altrui (es. accelerazione o rallentamento degli arti, ma non il decorso del sangue al loro interno), riuscendo però a interagire con il flusso temporale del suo, accelerandolo e rallentandolo a suo piacimento, al fine di reagire con più prontezza agli attacchi nemici aumentando la velocità dei suoi attacchi o delle sue difese.



    الشبح [Alshabah]
    Azrael quale angelo della morte è in forte contatto da sempre con il mondo spirituale che è aldilà di quello materiale.

    Spirito: Capace di attingere il potere grezzo dell'energia spirituale, Azrael lo utilizza per portare micidiali attacchi direttamente all'anima avversaria causando un tremendo dolore e uno sgomento tale da indebolire anche la tenacia del nemico, intaccandone la determinazione e la forza di volontà. In casi estremi può portare chi subisce questi colpi a perdere conoscenza e finanche la propria anima. Al contrario, però, il corpo non è intaccato da tali offensive che non lasciano segni esteriori sul nemico, rendendola una abilità infida da individuare ad un occhio esterno, non potendo distinguere con precisione cosa ha inflitto tanto dolore al nemico che ha subito la tecnica. Inoltre, è in grado anche di modellare tale energia per imbastire difese grezze a protezione del suo stesso spirito.


    TECNICHE



    pngBut in the space between the heavens
    And the corner of some foreign field
    I had a dream
    I had a dream

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    Edited by Dr. Stein - 3/11/2023, 18:44
     
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    L'ALLEANZA DELLE RAZZE

    I

    Le luci della realtà tornarono vivide. Sorretto, aiutato da un uomo. Il vecchio stava venendo accompagnato all'interno di un ernome cancello, con Yggdrasill che scomparve nelle montagne. Costui che lo aiutava era l'alto Celebrante di Asgard, il rappresentate di Odino sulla terra e il cavaliere che deteneva l'attuale trono nordico. Possente, onorevole. Impavido. La luce si affievolì mentre tornava vigile ad ogni passo, così da mettere a fuoco quello che si stagliava: una città, con due enormi grifoni ricoperti di ghiaccio.

    Non la vedeva da centinaia di anni ormai, Asgard. Da molto prima che le terre fossero conosciute in quel nome. Ricordava bene il suo popolo, guerrieri valorosi e di principi che erano rimasti esattamente gli stessi da sempre. E non si sbagliava. Dopo la battaglia dello Yormunheimr, gli asgardiani offrirono ospitalità e cure a tutti i compagni del gruppo, rendendo onore ai paladini per aver salvato la realtà.
    Seguirono molti giorni di degenza. La loro città appariva ormai composta da svariati livelli, in un continuo andirivieni di notizie, dove egli ebbe modo di raccogliere ragguagli importanti sulla politica, l'economia e sul territorio locale. Mercanti, fabbri, e ogni tipo di razza era sempre propensa a parlare delle storie, delle leggende e delle loro curiosità. Ancora fermi nel tempo in uno stile di vita lento, ormai superato.

    In tante zone facevano continuare molti lavori di ricostruzione e potenziamento, a causa delle ferite del precedente assedio, gestite nell'organizzazione dal cavaliere della Casata Megrez, Astra, che intervenne in battaglia. Lei sembrava oltre che una forte paladina, anche una donna sveglia e molto dedita ai problemi del popolo. Quasi di un innato leader. Quando qualche volta il vecchio passeggiava sulle mura, bendato e gemendo per quelle ferite che non gli permettevano ancora la trasformazione, si soffermava spesso a inspirare l'aria delle montagne e a guardare i loro lavori, pensando alla prossima mossa da fare, rimanendo in contatto col Panarmonium; perché c'era tanto da elaborare. Qui a volte i suoi pensieri viaggiavano e andavano a Deucalion: non riusciva a non pensare a quell'essere che si era unito a loro superando i propri pregiudizi e paure per tutto ciò che probabilmente gli era stato inferto. Mostrando caratteristiche di audacia e rispetto. Lo aveva visto poi, quando si era rialzato malconcio nella battaglia, in un momento impercettibile prima di scomparire nella nebbia. In un breve ma intenso sguardo. Come compagno.
    Le giornate alla fine passarono. E lui rimase lì, a rimarginare le dure ferite. Nell'attesa, nella pace prima della tempesta - come si diceva del luogo da dove veniva. Finché una mattina fu invitato a palazzo per un incontro diplomatico. L'Oracolo, che tutto vede e sa, era stato avvertito e comunicò che un rappresentante dell'Arcadia e di lui Reggente sarebbe giunto in veste ufficiale a trattare insieme ad Azrael; rendendolo per questo alquanto impaziente dell'avvenimento.

    Quando giunse finalmente all'entrata del palazzo, il vecchio Daimon si fece aprire da una guardia armata che lo scortò a piccoli passi verso la Sala del Trono. Percorse il lungo corridoio che lo precedeva, addobbato di molte reliquie di eccezionale valore. Poi arrivato davanti le enormi porte, egli aspettò. Le ferite gli dolevano e doveva ancora ripulirsi l'abito per essere quantomeno presentabile, sentendo la sala già gremita di partecipanti. Così lo fece. Si schiarì la voce. Ed entrò.

    Anfitrione delle Terre d'Arcadia, al vostro servizio.

    Fece un mezzo inchino, salutando prima il Celebrante e poi tutti i presenti. Vi erano proprio tutti: Junichi con Amaterasu, Korin con il Grande Sacerdote, Astra con i nani. Appena vide Azrael, egli si avvicinò salutandolo e aspettando l'arrivo del portavoce. Sperando si trattasse di colui che pensava.

    FISICO Ripreso dalla battaglia ma ancora debilitato.
    MENTE Aspettando.
    STATUS GLORY Grado [IV] - [Vera Forma] - Intatta
    RIASSUNTO AZIONI
    Arrivo e aspetto gli altri.
    Anfitrione [X] ✦ Daimon della Sorte ✦ Energia Blu
    ABILITÀ E TECNICHE
    Ingegno di Anfitrione [Sensi Acuti]Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr). Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.
    Vera Forma [Anatomia Aliena]Quale potrebbe essere la vera forma di un umano millenario mischiato a prodigiosi e alieni poteri? Un vecchio. Un vecchio decrepito con qualche parvenza innaturale. Questa, è la vera forma di Anfitrione. Di un anziano ricurvo, molto piccolo, alto mezzo metro, sorretto da un bastone nodoso dalle qualità magiche. Carnagione rugosa, tendente all'olivastro con qualche ciuffo di bianchi capelli ai lati del cranio. E le sue orecchie. Diventate oblunge e sottili; sintomo che la natura extraceleste ha inciso sulla sua essenza umana. Per nascondersi ai nemici e ai pericoli in quanto facilmente individuabile, Anfitrione ha mutato la propria personalità, occultandola dietro una innocua figura. Vive ciò che deve su un promontorio del Panarmonium chiamato Fen-Annon, potendo di nuovo manifestare il proprio animo umano. Ma non lasciatevi ingannare: la sua agilità è formidabile e la sua saggezza si manifesta all'improvviso.
    TempoAnfitrione potrà velocizzare, rallentare o spingere alla stasi selettivamente un essere vivente nelle sue azioni (ne consegue quindi processi inclusi pensieri/stati mentali e spirituali) oggetti fisici e azioni personali. Interferire in processi biologici di esseri viventi semplici (piante, animali e umani senza cosmo) facendogli deperire, rinascere, guarire e ferire e ogni altro stato che ne derivi. Potrà manipolare materia ed energia all'interno del proprio raggio di azione, provenienti sia da un attacco che presenti gia nell'area circostante (flussi d'acqua, elettricità, incendi ecc.) accellerandoli e facendoli tornare indietro nel tempo. In più potrà anche infondere nei propri attacchi effetti temporali, rallentando e accellerando ciò che viene colpito senza dover avere bisogno di concentrazione per mantenerli. Questo potere, definito "decadimento temporale", potrà permanere e progredire sulla materia colpita se continuamente inferto e non contrastato con successo. Se colpita una sola volta, invece, sarà avvelenata in misura eguale al colpo ricevuto, permanendo ma non progredendo maggiormente nel disfacimento. Nell'ambiente circostante invece potrà alterare direttamente il fluire del tempo, riavvolgendo eventi o bloccandoli (sempre nei limiti descritti). La stasi qui raggiunta non sarà mai totale ma solo un estremo rallentamento. Inoltre ciò che toccherà con questo potere, sempre facendo parte dall'ambiente, verrà considerato come un costrutto cosmico di pari livello. Infine, a fine di percezione, eglì potrà osservare le linee temporali di chiunque conosca l’emanazione cosmica, incluso ciò che è avvenuto in specifiche aree a sua conoscenza.
    La concentrazione per attuare questi poteri sarà necessaria, ma sempre meno dispendiosa di abilità provacanti medesimi effetti o abilità quali telecinesi; mentre la sua efficacia su altrui varrà sempre dalla differenza di livello energetico.
    Lance [Armi Cosmiche]Nell'ardore del coraggio, affrontando grandi imprese, battaglie e bestie, la leggenda narra che questa sua virtù da grande guerriero sia traslata sulla sua essenza, donandogli il potere di materializzare e usufruire di un'arma: la lancia. Avendone pieno controllo nell'uso, le userà principalmente per fini offensivi, difensivi e strategici. E crendone di vario genere, potrà anche incanalarne i suoi poteri quali il Tempo. A seconda del numero queste inficeranno sul suo dispendio energetico, potendo colpire a contatto con capacità di taglio e perforazione simili ad un costrutto. Mentre, trasferendo in esse il cosmo, potrà avere la possibilità di scagliare fendenti e affondi cosmici con gli stessi attributi, ma con danno paragonabile ad armi Infuse, Proprie ed Improprie.
    Volo [Volo Perfetto]Le ali di un Daimon sono parte dell'Archè, parte integrante della vera forma potendosi manifestare e permanere in qualsiasi momento. Dopo la propria ascesa, esse si sono perfezionate da permettere il volo e la sospensione in aria a piacimento, con la capacità di muovere in ogni direzione usando la semplice volontà in movimenti rapidi e precisi. Inoltre, hanno la caratteristica di poter essere impiegate per lungo tempo senza fatica alcuna.

    Amphitrýōn YasnaColpo che proviene dai tempi antichi delle sue vite, in molte trasformazioni divenendo una "devozione" o "adorazione" del sacrificio del cavaliere. Da questo "Yasna" che nello Zoroastrismo era l'adorazione dei guerrieri e dei di Ahura Mazdā.
    Anfitrione creerà dalle mani due ammassi cosmici che ricorderanno visivamente due enormi galassie/stelle convogliandovi gran parte del proprio cosmo. Egli potrà lanciarle sia incrociando le braccia sopra la testa, formandole nei propri palmi, o in tre dita che innalzerà al cielo. Alle sacre parole pronunciate esse verranno lanciate dirompentemente, in un miasma di luci e scie bianco/dorate avente un alto potere deflagratorio cosmico.
    Entrambi i colpi potranno essere intrisi del potere temporale del guerriero, affidando il potere di riportare ad uno stato precedente la materia ed energia ambientale toccata o di bloccarla in una stasi perpetua.
    Teumessia Stellar - Velo del ParadossoDurante una delle sue imprese, Anfitrione dovette liberare i Tebani dalla famosa "volpe di Teumesso": Una volpe semi-divina dotata di grande velocità e fino ad allora imprendibile. Per far fronte a ciò, egli allora si rivolse a un suo amico, Cefalo, che possedeva l'infallibile cane da caccia Lelapo in grado di sconfiggere l'animale. Le due creature però, una volta sul campo da battaglia si inseguirono per tanto tempo, così tanto che vi fu creato un paradosso senza alcuna soluziona. Zeus di fatto, che non amava le cose irrisolte, li vide scocciato e li fece divenire di pietra per poi farle ascendere in cielo come costellazioni. La realtà che accadde è che questo processo finì di sconvolgere il continuum spazio-tempo, e il paradosso colpì e maledì Anfitrione, portandolo poi a reincarnarsi all'infinito ad ogni morte che sarebbe sopraggiunta sul suo corpo mortale. Avendo nella storia spezzato e assorbito questo potere, egli lo userà strategicamente per poter sconvolgere e manipolare stati mentali e spirituali di esseri viventi in una data area.
    L'eroe greco lancerà il braccio in avanti, facendo comparire dal terreno piccole luci splendenti simili a piccole stelle, che prenderanno a innalzarsi in aria inondando l'area di scontro. Queste se venendo a contatto con la materia - oltre ai danni cosmici - tenteranno di mitigare o infervorare le condizioni della mente o dello spirito del nemico, con l'obiettivo di renderlo più o meno concentrato o più o meno aggressivo.
    Li userà normalmente per fini strategici e diversivi, a seconda del raggio d'azione deciso e i limiti energetici aventi, rendendo nel complesso più difficile e complicata l'azione al nemico.
    AnankaieInflessibile Forza. Che spinge e costringe. Una attitudine o una tendenza inevitavile a cui non ci si può opporre, come la sua protettrice primigenia. L'accesso ai pieni poteri del Tempo donatogli da Ananke permetterà al Daimon di cercare di imporre un estremo rallentamento, quasi statico, su ciò che desidera. Emanerà dal proprio corpo - che sarà l'epicentro - un'aurea cosmica non visibile che si dipanerà concentricamente, nei quali energia/materia e movimenti di chi entrerà saranno spinti verso la stasi. In caso di energie superiori, la difficoltà nel resistervi sarà minore, mentre le energie più basse dovranno opporvi molta più resistenza per superarla. Il raggio della emanazione, invece, sarà sempre a seconda della sua volontà e potere. Un possesso, che vuole rimarcare il cavaliere, deve ricordare i confini e l'equilibrio a cui ogni cosa debba sottostare.
    Hieròs - Signora del DestinoIl sacro, carico di potenza, non conforme a un ordine. Alla potenza creatrice, alla forza della natura, all’azione della storia che lo trasfigura di più oltre le leggi, oltre il flusso, oltre il cosmo.
    Alcuni testi narrano che l'unico santuario dedicato ad Ananke - nonostante i suoi molti nomi e figure - fosse sull'acropoli di Corinto. Il suo culto fu quasi inesistente e ignoto - a causa della scomparsa degli Antichi nell'età dell'uomo - e le sue poche sacerdotesse si persero tra oscuri segreti. All'interno di questo santuario si narra fosse ubicata una sua statua, avente mani di bronzo e circondata da chiodi, martelli e catene. In codesta sacralità in posa, le mani di bronzo rappresentavano il potere irresistibile dell'inevitabilità, e i chiodi e le catene i ceppi che lei aveva forgiato per l'uomo quando fu creato. Come Violenta, inesorabile, rabbiosa potenza grezza.
    Anfitrione avrà l'onore di poter disegnare questo terribile e sacro fato, infondendolo nella creazione di due sacre Lance. Glaurung e Ancalagon. Strutturalmente avranno una lunga asta color bronzo e una spessa ma appuntita lama di 50 cm, il quale verrano usate violentemente e senza remora in battaglia. Saranno attorniate dalla raffigurazione cosmica di un serpente mitologico - una forma rappresentativa di quando insieme a Chronos si avviluppò con l'uovo primordiale della creazione - e oltre a provocare danni cosmici a contatto, saranno anche impregnate dell'energia del Tempo. Una lancia potrà provocare danni temporali di accellerazione, mentre l'altra rallentamento e riavvolgimento ad uno stato precedente.
    Questo potere, definito "decadimento temporale", potrà permanere e progredire sulla materia colpita se continuamente inferto e non contrastato con successo. Se colpita una sola volta, invece, sarà avvelenata in misura eguale al colpo ricevuto, permanendo ma non progredendo maggiormente nel disfacimento.


    Edited by Anfi - 3/11/2023, 20:45
     
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    L'ALLEANZA DELLE RAZZE

    I



    I cieli plumbei di Asgard vennero tagliati da una lama di luce gloriosa e perfetta. La luce crebbe, riversandosi da un portale dai margini evanescenti. E i raggi luminosi si scomposero nei colori dell'arcobaleno attraversando le particelle di umidità sospese nell'aria.
    Il corpo metallico dell'angelo scese lentamente spiegando le ali. Era una visione sublime di ordine, la perfetta armonia. L'imponente corpo ispirava reverenziale timore alla sola vista.
    Si avvicinò lentamente a terra, alle mura della città, e quando fu a poco più di un tiro di freccia fece risuonare la sua voce attraverso le menti di tutti i presenti. Le guardie che presidiavano i camminamenti temevano un attacco, dopo la costante serie di sfortune calate su quelle terre. Gli abitanti che osservavano lo spettacolo trattenevano il fiato, sapendo di non poter più fuggire se mai un nemico fosse arrivato tanto vicino alle loro case. Le parole dell'essere celeste, tuttavia, colmarono tutti i cuori di una quieta serenità.

    Non abbiate paura, - disse, modulando i suoi pensieri affinché potessero capirlo - non porto guerra, ma consiglio.

    Si fermò, completamente immobile, le ali simili a drappi immacolati che seguivano le correnti. L'aureola inondava di luce calda le porte esterne, dove aspettava in silenzio e con molta pazienza che lo facessero passare.
    A differenza di molti suoi fratelli, era perfettamente edotto e rispettoso delle tradizioni e delle abitudini dei mortali. Per questo motivo non c'era essere più adatto a quel compito.


    YUlJM9T

    קַפְצִיאֵל
    Castiel
    - God is my leap -


    _


    Quando ebbe rispettato le usanze del popolo di Miðgarð nella sua silenziosa attesa, le porte della sala si aprirono, consentendogli di varcare la soglia. La sua forma era poco imponente, superando a malapena i tre metri. L'abitudine di affiancare e consigliare il genere umano si era tradotta in una maggiore comprensione dei loro valori di riferimento. Aveva studiato per millenni il modo di avvicinarsi alla limitatezza della mortalità senza per questo mischiarsi a essa. Non si confondeva affatto con essi, ma nemmeno suscitava subitaneo terrore tramite una forma mostruosa o incomprensibile.
    Si muoveva scivolando a velocità costante a una spanna da terra, guardandosi attorno senza ruotare la testa, lo stato d'animo totalmente indecifrabile dietro alla superficie liscia e lucida del viso privo di connotati.
    Era arrivato al momento indicato dall'Oracolo, precisamente nell'istante in cui sarebbe iniziata l'assemblea.
    Lasciò che l'aria vibrasse appena, sospinta da una tenue e calda luminosità, che si diffuse a tutti i presenti come il tepore di un camino acceso al centro della stanza. La luce non era affatto abbagliante. Ai mortali la luce piaceva, li faceva sentire al sicuro, e quella luce in particolare era talmente pura da ristorare l'essenza di coloro che ne venivano toccati.

    Con voce bassa pronunciò il suo nome, che sarebbe suonato a ciascuno come rintocchi di note differenti, un suono complesso e semplice nello stesso momento. Non vi fu inchino o altro segno di sottomissione, non da parte del messaggero della Sorte. Nessun capo o comandante o generale sulla Terra l'aveva mai costretto o convinto a chinare il capo... e non avrebbe certo iniziato a farlo quel giorno. E nemmeno ci fu ulteriore indugio nel consegnare il suo messaggio.

    Salute, guerrieri. Porto la parola delle Moire, e la promessa che le nostre schiere interverranno quando necessario, per sostenervi nella lotta come hanno già fatto nella battaglia recente.

    Indugiò sugli altri due servi di Ananke e, rivolgendosi direttamente al Celebrante, aggiunse:

    Da quando la mia essenza è stata forgiata, il mio compito è sempre stato quello di guida e consigliere. Oggi, e nei giorni a venire, consideratemi come ambasciatore celeste presso queste terre. Solo nel momento della risoluzione del conflitto, le mie lame saranno riposte e me ne andrò da questo regno.

    Senza bisogno di conferme o indicazioni di sorta, il Daimon indietreggiò fino alla parete dell'ingresso, come a lasciar spazio agli altri partecipanti a quella riunione. Avrebbe ascoltato, li avrebbe ascoltati tutti quanti e ne avrebbe valutato le parole.

    E se fosse servito, allora avrebbe fatto udire ancora la sua voce.





    Note:

    D'ora in poi fate pure il vostro giro senza includere Castiel, che risponderà solo se interpellato o se ci sarà qualcosa di importante da dire. Se volete inserire qualche botta/risposta scrivetemi pure in privato per aggiungerla al vostro post. Il daimon resterà lì a palazzo per fare da collegamento, in modo che Anfitrione e Azrael possano andare dove più aggrada loro.

     
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    L' ALLEANZA DELLE RAZZE



    POST 1



    L
    'unica cosa che durante una battaglia come quella affrontata si poteva dire era solamente una preghiera agli dei per esserne usciti fuori vivi, tra l'altro per Drago di perla era successo per ben due volte in una giornata e sicuramente nessuno lo avrebbe creduto se lo avesse raccontato, fortuna quindi che il gigante era uno che difficilmente avrebbe parlato con qualcuno quindi ciò che aveva fatto sarebbe sicuramente morto con lui e con chi lo aveva aiutato in quel'impresa, anche se al gigante avrebbe fatto molto più piacere non scomodare nessuno dato che si sapeva , un drago era orgoglioso e ricevere aiuto esterni era simbolo di debolezza, ma certe volte in alcune situazioni non era comunque un disonore chiedere aiuto, d'altronde aveva anche un esercito.
    La battaglia comunque si era conclusa e che cosa avrebbe dovuto constatare il gigante di Crono?Semplice, prima di tutto l'energia che era stata trovata ad Asgard era frutto della corruzione che aveva attaccato quel posto e che comunque il suo intervento era necessario per mantenere gli equilibri, anche a costo a volte di allearsi con il proprio nemico e Drago di perla sapeva bene quanto aveva dovuto trattenersi con i daimon. Tuttavia, la corruzione era il male primario che purtroppo era partito proprio da Crono e dai titani perché erano stati ingannati da Ponto che divenne il Vuoto tradendo i suoi principi e quelli degli dell'antichi e diede inizio alla distruzione, quindi drago di perla si sentiva a volte in colpa perciò e aveva dunque la necessità di offrire un aiuto per tutte le vittime innocenti che sono state fatte, non importava se erano dei mortali, senza di loro e della loro fede non este nessun dio e poi in parte era anche la volontà di Crono che forse in tutti quegli anni di guerra aveva inteso dai suoi errori, Zeus li aveva punti dopo che la gigantomancha e la titanomanchia furono perse e e genti di divina stirpe erano oppresse, come lo sono state le genti di Asgard con la corruzione.
    Drago di perla comunque prima di fare il lungo rapporto alla Torre fu trasportato ad asgard, visto che allora non erano li ma in un altro mondo, e in effetti il fatto che c'era l'albero del mondo e il suo potere era ovvio che era unaltro posto un po come il gigante che si era ritrovato a Kraal e dopo aver visto i quattro salvatori aiutarli contro l'elfo oscuro corrotto e la liberazione dei due "fratelli"draghi poteva andarsene, ma nonnlo fece prima di rivedere ancora Astra, che li aveva aiutati e si era presa la briga di avvicinarlo ancora e ringrazialo per quanto fatto e non solo, gli propose anche di poter essere un alleato di Asgard e su questo punto era meglio prendersi qualche giorno per decidere cosa fare.
    Drago di perla si grattó il capo, quando era difronte ad Astra sembrava che la sua freddezza draconica e la sua indifferenza vacillasse, era successo anche con Korin e quando si erano conosciuti con lei, ed era tanto che non sentiva il nome che le aveva dato,anche lui ogni tanto lo usava ormai, però volle risponderle, ci teneva a farlo.
    "In vertá sono io a dover ringraziare te e le altre autorità presenti, sicuramente non avremmo potuto farcela senza aiuto, anche se di solito è il mio compito. Per quanto riguarda la tua seconda domanda, non posso rispondere adesso con certezza perché come ben sai , io sono solo uno "strumento" e prima devo consultarmi con la Torre, ma personalmente sarei onorato di aiutare ancora Asgard e di sostenervi. Dammi qualche giorno e vedrò cosa posso fare, ora però non ho molta voglia di fare cose burocratiche e devo andare a riposare e a tentare di far guarire queste ferite. Ti saluto cara Astra."
    Drago di perla si congedò da Astra e da tutti gli altri cercando di ritornare alla nave, ma non poteva farlo subito, anche perché le ferite che aveva non gli permettevano molto di muoversi ed era stanco, seppure adesso fosse nella sua forma umana e sentiva solo il bisogno di riposarsi e senza accorgersene era svenuto dopo essersi allontanato dal gruppo ma fu soccorso dagli abitanti del posto.

    [...]



    Sinceramente il gigante non sapeva fino a che punto la tecnologia medica di Asgard fosse arrivata Ma sicuramente era primitiva come il resto di quella usata dai mortali. Dopotutto non si poteva di certo pretendere o fare paragoni con la tecnologia titanica , ma visto che era rimasto ferito e non poteva raggiungere la nave per ora era meglio accontentarsi e si lasció curare dai medici del posto, anche se la sua indole dragonica aveva un pó di disgusto a farsi toccare da quelli che per lui erano palesemente " esseri inferiori", però andava bene così, anche se loro era evidente che fossero in difficoltà a curare un essere come lui che sembrava umano, ma in verità si vedeva che era diverso, dato che all'inizio non gli erano scomparsi ancora i sei occhi della trasformazione draconica e presentava ancora qualche strascico del tutto come la adamas che di certo non poteva essere tolta poiché era la sua pelle, ma dava difficoltà nella cura. Solo dopo che Drago di perla riprese conoscenza riuscirono a curarlo dopo che lui aveva ritirato l armatura all'interno del suo corpo.
    Dopo aver ricevuto le cure necessarie, Drago di Perla mandó una comunicazione all'astronave che era rimasta ad aspettarlo.
    Il gigante accese l'olotrasmetitore mentre era intento a farsi un rilassante bagno caldo dopo aver anche mangiato le cose che mangiano i mortali in abbondanza , che ovviamente non comprendevano carni di persone creature o animali di vario tipo, che lui aveva assaggiato in diverse occasioni, ma comunque abbastanza buone. La luce blu fece apparire la figura di una delle sue "ricognitrici" i soldati che setacciavano ogni posto per lui vestita con la sua armatura dorata e l'aspetto di una donna lucertola e Drago di perla inizió dunque a parlare e a far scrivere e registrare il rapporto di quanto era stato scoperto che fu messo accuratamente in archivio, poi diede ordine di non partire ancora e di far restare le truppe ben nascoste sulla nave di non fare nulla di avventato fino al suo ritorno contava di farlo comunque il prima possibile, però ora aveva del tempo per riflettere.
    Il gigante si mosse nell'acqua della vasca e inizió a pensare veramente di accettare la proposta di Astra su Asgard, perché sinceramente parlando, andava bene il fatto che il destino lo avesse guidato fin lì e che comunque lui avrebbe fatto il suo dovere, però senza un minimo di guadagno per la Torre Nera non era poi tanto divertente e Crono avrebbe apprezzato un punto di appoggio ad Asgard, magari avrebbe pure permesso a Drago di perla di aprire un laboratorio di ricerca per studiare il posto, ecco quello non sarebbe male, aveva un sacco di cose da imparare lì e ne era curioso dopo che aveva visto quei maestosi draghi liberi.
    Il gigante dunque decise di andare a parlare di ciò con il Celebrante di Asgard, era sicuro che ne avrebbe tratto profitto.

    [...]



    Drago di perla si recò dunque al palazzo del Celebrante, dopotutto gli avevano detto che una runione speciale su quanti era accaduto si sarebbe fatta lì ed era probabile dunque che il gigante non sarebbe stato solo, ma probabilmente ci sarebbero stati anche altri. Chissà chi c'era? Il gigante aveva già una sua idea, ma non voleva di certo rovinarsi il divertimento già da subito,quindi non ci pensò fino a quando non fosse arrivato a destinazione.
    Drago di perla non ci aveva messo molto ad arrivare alle porte del palazzo , una struttura austera, sicuramente ben diversa dalla Torre Nera, e non c'era da stupirsi visto che erano tecnicamente su piani di realtà differenti e prima di entrare il gigante fu accolto dalle guardie che lo avrebbero portato alla sala del trono del Celebrante.
    Il gigante di Crono si lasció condurre in silenzio e era curioso notare come lui non avesse indosso la adamas blu poiché era danneggiata e comunque custodita all'interno della sua pelle, ma in compenso portava la sua solita tenuta che sembrava sempre quella di un guerriero orientale con quei bracciali ,stivali e sopratutto quegli spallacci larghi in argento, con incastonate rubini rossi che lo facevano sempre apparire più imponente e serio, come se la sua faccia con i suoi baffi e la mezza maschera in oro non incutesero già abbastanza timore, con sé aveva dietro la spalla la sua spada con l'impugnatura a testa di drago,quella che non si era portata dietro a Kraal e durante lo scontro, la sua "caccia daimon", che non sarebbe poi servita molto, ma adesso l'aveva portata perché ci teneva farlo.
    baran-dragon-quest
    Il gigante passò attraverso il corridoio da dove si potevano vedere sulle mura dipinte o incise le gesta dei miti e dei guerrieri di Asgard, dando a tutti un aspetto così suggestivo, e ne rimase piacevolmente incantato, anche se era difficile dirlo e comunque decifrare un pezzo di granito come l'espressione di drago di perla.
    Arrivato a destinazione avanti al gigante di Crono si spalancò una porta che diede subito la possibilità di vedere l'enorme salone, dove vi erano tutti e con "tutti" si intendevano le razze di Asgard, e Drago di perla non credeva di finire in mezzo anche a loro, poi non era finita lì poiché riconobbe l'araldo di gea con quel cappello strano in testa che si era posto avanti al gigante l'ultima volta e in più c'era anche il gea saint che era stato al suo fianco, che a proposito prima o poi avrebbe dovuto chedergli almeno il nome per ringraziarlo meglio, ma ora non era il momento, e riservó ai due un fugace sguardo neutro, i "fratellastri" non erano una minaccia, dopo vide Astra e Korin a cui accennó un segno di saluto con il capo che gira per guardare poi anche il celebrante di Atene che era con Korin, notando con un leggero senso di disorientamento che non indossava la sua gold cloth, ma sembrava come dire...uno appena arrivato dalle vacanze i costa Smeralda (quando c'erana) e il suo modo di fare e anche di parlare al Celebrante e ai presenti era "strano" tanto che Drago di perla alzó un sopracciglio con un espressione interrogativa.
    °Bha...Io i mortali non li capisco a volte. °
    Un pensiero abbastanza eloquente, poi però a interrompere quel momento imbarazzante, fu il riconoscere la presenza dei due daimon az e il vecchietto, ma lo sguardo di drago di perla per loro adesso non era arrabbiato solo perché era stato aiutato anche da loro ed erano dei guerrieri d'onore, ma la domanda allora sorge spontanea nel gigante di Crono: Perché entità superiori come loro servivano una divinità distruttrice come Phanes? Possibile che non si rendano conto del pericolo che vi era?Ok forse questo era uno dei misteri che non risolverà mai.
    Dopo dei daimon, Drago di Perla avvertí che vicino alla porta d'ingresso che stava varcando, vi era una presenza ben più imponente di un comune daimon come az e il vecchio, e sentí un brivido lungo la schiena, mentre il suo istinto di "arma di distruzione per i daimon"si era attivato involontariamente vedendo quella luce quell'armatura lucente che era uguale identica a quella della Virtù Fortitudo che distrusse il pianeta dove viveva la sua "famiglia" che lo aveva ospitato venerandolo come un dio.
    Era un messo della dimensione dei daimon, e Drago di perla sentiva che il suo cosmo l'istinto draconico voleva uscire per azzannarlo con violenza e spegnere così quella luce accecante e"falsa" dalla faccia della terra conosciuta, in modo da vendicarsi per quanto aveva dovuto subire.
    I sei scarlatti occhi del "drago"comparsero per un solo istante sulla frontnte del gigante, solamente perché era fuoriuscito dal suo corpo una punta del suo cosmo, ma scomparve subito, perché non era il momento di pensare ai vecchi rancori. C'era tempo per uccidere certa"feccia" e purificare Phanes e di certo non lo avrebbe fatto lì in quel l'occasione di tregua, non era un idiota, e in ogni caso non avrebbe inizuato lui nessun cinflitto se non interessato per primo,inoltre se c'erano personaggio come quel messo e i daimon, allora era evidente che volessero qualcosa, ma per quello si poteva immaginare anche prima sennó non li avrebbe incontrati e sapere cosa volevano era un punto interessante. Dopotutto nonnci poteva essere tregua tra antichi e Phanes, però se sarebbe servito anche il loro aiuto per scacciare la corruzione allora per ora meglio tenerli buoni.
    °Non guardare quella luce , non farti ingannare, ma passa comunque oltre e non ti preoccupare di lui.Non possono far nulla nemmeno loro.°
    Drago di perla rimase dunque calmo, e cacciò indietro la rabbia e il suo istinto programmato solo per la guerra ai daimon e stringendo il pugno destro fino a farlo sanguinare, anche se si vedeva poco, andó avanti, passando solamente vicino al messo dei daimon senza vederlo negli occhi concentrandosi sul Celebrante di Odino, aveva priorità solo su di lui oggi.
    C'era del lavoro da fare, basta perdere tempo,Drago di Perla porse un inchino austero verso il Celebrante,,certo non era la sua divinità o uno dei titani, ma era giusto porgere riverenza comunque e Drago di perla che innfindo ea un soldato lo sapeva bene.
    "Vi porto i miei saluti Celebrante. Mi presento finalmente in maniera ufficiale Io sono" l'arma di Crono " il Drago titanici che è stato destinato per aiutarvi contro la corruzione, molto onorato di vedervi ancora."




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    narrato;parlato""; pensato°° & monologhi<<>> Parlato Esterno





    Dati & Riassunti

    Nome:Drago di Perla
    Stato fisico:apposto
    Stato Psicologico: buono
    Armatura: Adamas Drago di Perla [livello 4](non indossata)
    Stato: Buono
    Energia:Energia Nera
    Scheda







    Riassunto:



    Azioni:







    Il Layaut e la grafica è opera di Lady Dysnomiaper utilizzo in Saint Seiya Final-Armageddon GDR .


     
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    POST II

    Elfi - Nani - Nahuàl - Vrykul - Drow - Umani - Draghi



    In molti erano giunti al castello di Asgard. I combattenti delle ultime due battaglie erano riuniti, e già la razza dei nani aveva iniziato a raccontare al Celebrante le possibilità che si potevano sfruttare, ma per farlo c'era bisogno della collaborazione di tutti i popoli. Non era forse quella la chiave per sconfiggere ogni nemico, soprattutto uno marcio come la Corruzione? Una nuova sentinella entrò, preannunciando nuovi arrivi: il Celebrante aspettava ancora l'arrivo degli elfi, ma lo sguardo imbarazzato del soldato lasciava intendere che anche altri ospiti inattesi erano arrivati a palazzo. Dopo essersi avvicinata al proprio regnante per comunicargli quanto accaduto, Siegfried annuì dicendo di far entrare i nuovi arrivati. Il nano chiamato Konin Spezzalancia disattivò il proprio automa dorato, che riprese la forma di una sfera meccanica pronta a finire in una delle sue tasche. Poi, l'ingresso si aprì.

    Fecero il loro ingresso due elfi, avvolti in pesanti mantelli: una donna che impugnava a mò di scettro una lancia simile ad un tridente, i capelli raccolti in una coda cinti da un elmo che sarebbe potuto essere una corona. L'elfo che l'accompagnava sotto il mantello indossava una bianca armatura. La donna si inchinò al Celebrante, che ricambiò l'inchino a sua volta nel riconoscere la Regina Eterna Alarielle, presentandola agli altri ospiti. Ma la porta non si chiuse. Al seguito degli elfi si materializzarono tre giovani uomini di cui due evidentemente gemelli, accompagnati da un grosso lupo nero. A chiudere quell'insolito corteo c'erano altre tre figure, due più alte di tre metri e mezzo, l'ultima sfiorava i quattro metri. Anche i misteriosi Nahuàl ed i possenti Vrykul erano giunti a partecipare. Borengar, dal canto suo, sorrise e lanciò al Celebrante un'occhiata densa di significato, come se adesso fosse tutto nelle sue mani.

    Fu l'elfa a parlare per prima, dopo aver rivolto un cenno di saluto solenne in segno di rispetto a tutti i presenti.

    Celebrante, e quanti altri di voi hanno combattuto per Asgard. Il mio nome è Alarielle, Regina Eterna del popolo che abita l'Ulthuàn. Ho avuto modo di inviare alcuni dei miei seguaci qui, sul vostro continente, per ostacolare l'operato della Corruzione; il valoroso Galdor ha combattuto a fianco del Celebrante per aiutarlo a riconquistare il fiordo di Noatùn e Graalgard, in seguito abbiamo vigilato sul mare per mantenere la via sicura. Ora siamo qui perchè il fuoco arde, la Corruzione continua ad appestare i mondi e i popoli stanno finalmente muovendosi insieme. Non è più tempo per gli elfi di rimanere nascosti agli altri popoli, cercando la sicurezza dell'anonimato. Quanto tempo rimarrà al sicuro il mio popolo, se gli sforzi congiunti degli altri non fossero sufficienti a debellare il male? No, non è questo il modo in cui vogliamo vivere, lasciando che gli altri affrontino le minacce e disinteressandocene. Dobbiamo liberare questo e tutti i nove mondi.

    Lanciò uno sguardo tra i presenti, soffermandosi per un momento sull'abbigliamento del Gran Sacerdote, per poi incrociare gli occhi di una propria vecchia conoscenza.

    Lieta di incontrare anche voi, maestro Borengar. Quanto sarà passato, duecento anni? Eppure non siete cambiato per nulla.

    Il nano ridacchiò e si inchinò.

    Regina Alarielle, purtroppo il tempo è inclemente per chi non vanta le origini degli Alti Elfi.

    A quel punto, inaspettatamente, il lupo mosse dei passi avanti. I suoi occhi brillarono di un rosso acceso, e ad ogni passo sembrò mutare il suo aspetto. Si sollevò in posizione eretta sulle zampe posteriori che erano già mutate in gambe, ed una donna dalla pelle chiara, i capelli corvini l'aspetto selvaggio sostituiva ora l'animale. Uno dei due gemelli si mosse e le avvolse il mantello attorno al corpo privo di vesti. Poi la donna scambiò un lungo sguardo in direzione del Celebrante e dei due Daimon.

    Vogliate perdonare il fatto di non aver rivelato subito le mie reali sembianze. Il mio nome è Illhana, e sono uno dei capi anziani del popolo Nahuàl. Abbiamo incontrato e scortato la Regina Alarielle nel nostro viaggio dallo Yormunheimr, avendo così l'opportunità di parlare del futuro di questa terra. Se finora la Corruzione non era mai giunta fino a noi, è stato solo per volontà del fato. Forse Yggdrasill, l'albero sacro, comincia a perdere le forze; o forse è il nemico che si è fatto ancora più forte, riuscendo a penetrare le difese che il nostro protettore aveva predisposto per noi. Rimane indubbio che tutti siamo in pericolo, e che se vogliamo avere una possibilità di vittoria dobbiamo rimanere uniti. Si fermò un attimo, come per ricordare qualcosa, poi riprese: Ennys, uno dei capibranco che non è qui con noi, mi ha raccontato del viaggio con i Daimon fino alla tana di Kellendros, per poi ritrovarsi sul campo di battaglia dopo due mesi - durante i quali altre incursioni sono state sventate, e permettendoci di mobilitare il nostro popolo - insieme agli altri valorosi. Rimane un mistero il modo in cui Yggdrasill sia riuscito a far convergere tutti i guerrieri nel posto e nel momento giusto; ma per il mio popolo è stato il segno che se l'estremo Nord è in pericolo, non ha senso cercare di risolvere le cose da soli. I Nahuàl torneranno nel mondo per proteggerlo.

    Un rumore, all'inizio simile ad un rantolo, ruppe il silenzio. A quel rantolo si sostituì una roboante risata, un suono che in molti avrebbero normalmente attribuito al Gran Sacerdote di Atene; si trattava invece del più alto dei Vrykul, che nel frattempo si era tirato giù il cappuccio rivelando un copricapo a corona della testa, raffigurante il volto di un grande gufo reale. Drago di Perla riconobbe in lui lo stregone che aveva affiancato nel Kraal per sconfiggere Akragas.

    Questo sì che è parlare, Ilhanna! Anche i Vrykul saranno presenti alla lotta! Si schiarì quindi la voce, ritenendo forse di essersi lasciato troppo andare in un momento in cui era richiesta serietà e contegno. Vogliate scusarmi. Il mio nome è Tharmak'thàs, capo del clan Vrykul della Quercia Antica. La volontà dei mio fratelli è stata che io li rappresentassi qui, dopo aver combattuto accanto a colui che è in grado di ascendere alla forma di Drago: senza di lui, non avremmo potuto salvare i nostri guerrieri dalla minaccia del Kraal, e forse molti altri sarebbero scomparsi. Guidato dal Tanequil - uno dei modi che Yggdrasill ha per manifestarsi a noi mortali - egli è giunto in quel mondo in cui io avevo rintracciato i dispersi del mio popolo. Il demone Akragas è stato distrutto grazie alla sua forza, con un modesto contributo da parte mia. Al nostro ritorno su Midgard, ho percepito la forza dell'Albero Sacro inglobare quella della mia magia, e lo ha strappato a noi. Nelle due settimane che sono seguite, allertati dalle nostre sentinelle del cielo, abbiamo potuto radunare il nostro esercito e portarlo in battaglia, dove ci siamo incontrati nuovamente.

    Si fermò un momento, per soppesare le parole.

    I Vrykul non se ne staranno buoni nello Yormunheimr ad aspettare che dei mostri vadano a insozzare il loro sacro suolo. Parteciperemo a questa guerra, metteremo le nostre forze al servizio del Nord e poi di tutti i mondi se sarà necessario, ma è necessario che sappiate una cosa... consideratelo pure un nostro secondo fine, se volete. Molto tempo fa, alcuni nostri fratelli decisero di abbandonare il Nord per insediarsi qui, nelle terre meridionali. Si erano insediati sul lago Hvergelmir, formando tre tribù di cui si sono perse le tracce. Ciò che è accaduto è frutto del tradimento: coloro che si facevano chiamare Scorticadraghi uccisero quasi tutti i membri degli altri clan. Ciò che noi pensiamo è che essi abbiano ceduto alla bramosìa della battaglia attraverso la Corruzione, diventando una minaccia ben peggiore; ma anche se così non fosse, l'onore dei Vrykul è stato macchiato dal fratricidio. Corrotti o no, li troveremo e li cancelleremo dal creato.

    Sottolineò quelle ultime parole, come se non volesse ammettere repliche; era probabile che gli Scorticadraghi fossero stati corrotti, dopotutto. Il Celebrante conosceva già quella storia, almeno sulla base di quello che in passato gli aveva raccontato Ingrid; ma non si aspettava che da qualche parte in Asgard ci fossero ancora altri clan dei Vrykul. Spostò il suo sguardo sui presenti, poi prese la parola.

    Mi sembra dunque che molti di noi vedano le cose sotto una luce simile. Posso solo ringraziarvi per aver condiviso con noi il campo di battaglia, ma ora vi chiedo: cosa siete disposti a fare per rimanere uniti? Già dopo l'ultima battaglia qui ad Asgard, io e Bartolomeo, insieme anche ad Amaterasu, abbiamo considerato l'idea di essere presenti gli uni per gli altri. Formare degli avamposti, e perdonate il mio linguaggio militare, ognuno a protezione delle case degli altri. La Corruzione non deve più essere in grado di distruggere i nostri popoli: se attaccheranno uno di noi, dovranno battersi contro tutti. Dobbiamo solo capire come realizzare la nostra rete di difesa... e una volta completata quella, forse potremo anche muoverci diversamente: da prede, diventare noi i cacciatori. Rivolse lo sguardo al capo dei Vrykul. E questo è il MIO secondo fine, Tharmak'thàs. Distruggerli TUTTI.

    Vide qualcuno annuire, poi Borengar ridacchiare. Castiel al momento taceva, ma aveva già garantito che i Daimon avrebbero combattuto; il Celebrante non conosceva bene quei guerrieri, nè poteva immaginare che scopi potessero avere: ma in quei momenti non era il caso di andare troppo per il sottile, se l'alleanza era reale ogni rinforzo sarebbe stato un valore aggiunto. Colse dei movimenti leggeri nell'ombra, poi attese che qualcuno degli altri presenti si pronunciasse.



    gbVWvCJ


    ANGOLO DEL GAME MASTER

    Note ed Eventuali • Temo di essere stato un pò lungo, ma ho ridotto davvero al minimo quello che poteva venire fuori. Non fate caso a quei movimenti nell'ombra, chiarirò io nel prossimo mio post (che penso proprio sarà la finefinefine di tutto quanto). E andiamo al vostro ordine di postaggio: per primi i due GEA, stavolta. Poi i due Daimon (a meno che Him non ritenga di postare con Castiel). Poi Lady. Infine i Saints. A quel punto posto io per tutti i png e la chiudiamo in gloria. A voi :D

    Cosa Accade • Non credo di dover chiarire niente, vero? XD





    Edited by Tygaer - 17/11/2023, 17:17
     
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    L'alleanza delle razze

    - Post II -


    Guardando dalla prospettiva di un figlio di G.E.A le cose apparivano in forma completamente diversa. Ognuno di loro era lì per i propri desideri, per una volontà ben specifica che per un Araldo era molto lontana dall'essere capita.
    Un Araldo era un programma che proteggeva la Creazione, per farla esistere. Uno dei pilastri della Realtà; in tutto quello che facevano non poteva esistere la parola egoismo, la parola brama, la parola possesso. Loro vivevano in funzione.
    Nemmeno di loro stessi ma di qualcosa di superiore. Ma vedere lì, dove per il caso, la fortuna, assurde coincidenze che si erano intersecate le une sulle altre, ognuno di loro avere il medesimo obbiettivo lo fece sorridere. Un lieve incresparsi sulla superficie di quel volto duro e barbuto.
    I daimon, le razze di Asgard, Asgard stessa e i saint.
    I primi potevano parlare solo per loro stessi, nemmeno per la loro schiera ma meglio di niente, Asgard e i saint potevano essere il vero ago della bilancia in questa guerra. Forse. Ma in questa sala, oggi, si stava facendo qualcosa che poteva essere come il sasso che faceva scatenare la valanga.

    «Allora dalle parole dovremmo passare ai fatti.»

    Prese la parola guardando il tavolo, come se ci vedesse qualcosa, mentre le dita tamburellavano su di esso.

    «L'aiuto di Junichi, Eletto di Ama No Iwato, non è stato isolato. Posso parlare anche a nome dei miei fratelli, per i saint e Asgard la forza degli Eletti è con loro. Non solo per oggi ma anche per il futuro

    La vita per Amaterasu, solo ed esclusivamente la sua, era un concetto semplice. Leggera come una piuma. Poteva essere sacrificata senza un lamento, fiato o dubbio. Pur essendo una guerriera, soprattutto perché lo era, non temeva la morte ma l'accettava come il naturale ciclo di quello che aveva creato sua madre. Ecco perché non aveva dubbi su questo, né biasimava gli altri per averli o per farsi sopraffare dalla paura.
    È diritto degli esseri viventi quello di sopravvivere.
    Loro oggi stavano per la prima volta combattendo come un organismo.

    «Ma finché lotteremo isolati anche dare il nostro aiuto sarà sempre più difficile. Non siamo onnipotenti, nessuno in questa stanza lo è.
    Parliamo chiaro e senza giri di parole: tutti noi abbiamo un motivo ben preciso per abbattere la corruzione. Nobile o meno non è importante. Ma è importante che dobbiamo batterla e battere chi c'è dietro di lei.»


    La Corruzione era un qualcosa con cui non si poteva scendere a patti. Né con Ponto, né con gli Dei Del Caos. Ognuno di loro aveva un proprio piano, ognuno di loro era in questa marcescente alleanza che affondava in un passato oscuro e con motivazioni ancora più misteriose.
    I perché non erano così importanti, i fatti rimanevano incontrovertibili. E si doveva rispondere con altrettanta forza.

    «Ad Asgard vi sono già una minima parte delle mie forze. Junichi è stato solo l'inizio. Dobbiamo creare, qui e oggi, un alleanza che ci veda uniti come le dita di una mano che si serrano in un pugno.»

    Fece una pausa. Per osservarli tutti.

    «Dobbiamo unire le nostre forze, condividendo le informazioni, gli aiuti, sia militari che umani. Iniziare a muoverci uniti, Asgard e il Grande Tempio, Atlantide e l'Isola della Regina Nera, i popoli di Asgard e noi Eletti. I Titani e i Giganti con i Daimon. Questo è il vostro mondo, dovete proteggerlo se volete sopravvivere.
    Non è impossibile...c'è stato un piccolo gruppo che ha già combattuto pur non essendo unito dalla volontà ma dalla circostanza. Eppure, per sopravvivere, lo hanno fatto. Quindi sono riusciti ad accantonare i loro desideri per non morire.»


    Sempre per necessità, sia chiaro, ma bastava. Se per necessità fosse riuscito a portarli tutti sotto un unica bandiera distruggendo la minaccia alla Realtà il suo compito sarebbe stato concluso.
    Poi si sarebbero riammazzati da lì a pochi secoli dopo? Le antiche brame, i dissidi la stupidità sarebbero tornati? Poco male.
    Non era per un Araldo, nella sua assoluta neutralità, giudicare o giudicarli. Era importante salvare la Realtà.
    Anche perché senza quella nemmeno le loro stronzate, il loro battersi il petto, le loro brame, le loro voglie, avrebbero trovato il modo per essere. Senza tutto questo non sarebbero mai esistiti.

    «Possiamo farlo su vasta scala. Da un piccolo gruppo riunito dal caso, ad un qualcosa di più grande capace di reggere l'urto di questi attacchi e di essere noi ad andare all'attacco.
    Le Figlie di Lucifero sono ancora nascoste in questo mondo o in chissà quali posti.»
    Guardò i Daimon. «L'attacco ad Asgard prima, e dopo ad Yggdrasill fanno parte di una strategia più vasta. Creare gli avamposti, o col nome che più vi piace, è utile e necessario a coordinare le forze per cacciare i nostri nemici e cercare informazioni.
    Già Asgard, da molto prima dell'Armageddon, ha avuto a che fare con i seguaci del Sole Nero e se andassimo all'indietro, mettendo insieme tutte le informazioni delle varie caste, forse scopriremo che non è stato un caso isolato.»


    I daimon potevano avere ancora più informazioni su Lucifero e i Caduti. Così come i Titani.
    Le sue dita continuavano a disegnare forme immaginarie sul tavolo.

    «Possiamo continuare a non fare nulla, a restarcene fermi ancorati nelle nostre posizioni ma presto o tardi perderemo tutti.
    E so che non sono l'unico a vederla in questo modo.»


    Azrael e Bartolomeo avevano, in modi diversi, la stessa volontà di Amaterasu.
    Si alzò, perché non riusciva a stare fermo per molto tempo, cercando lo sguardo del Gran Sacerdote con quegli occhi arcobaleno.

    «Oggi è da decidere cosa vogliamo davvero fare.»

    Come sempre in fondo. Era sempre stato fin dall'inizio questione di scelte.
    La sua, per fortuna o purtroppo, era stata fatta nel momento stesso della sua creazione.

    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Parlato Altrui

    Amaterasu Viola Amaterasu O Mi Kami {VII}

    STATUS FISICO: //
    STATUS PSICHICO: //
    STATUS CLOTH: Integra;

    RIASSUNTO AZIONI:

    ABILITÀ:

    La Vita è Carne e Anima

    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma soprattutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    ❖ ⟡ :: Abilità Spirito ⟡ ❖



    La Vita è Straordinaria

    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.


    ❖ ⟡ :: Abilità Cosmo Straordinario. ⟡ ❖




    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perché non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e Astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    ❖ ⟡ :: Abilità Arma ⟡ ❖






    TECNICHE:


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    Edited by Lyga - 14/12/2023, 20:45
     
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    L'alleanza delle razze
    - Post II -

    La grande sala era ormai gremita e la presenza di così tante razze intervenute per discutere sul futuro ed una più stretta alleanza, mi rasserenò. Le popolazioni asgardiane espressero la propria volontà di aiutarsi vicendevolmente, impiegando le proprie forze non solo per proteggere se stesse, ma anche la nuova rete di alleati che si sarebbe formata al termine dell'incontro.

    "Sembrano pronti a compiere un passo che prima faticavano anche soltanto ad immaginare. Spero che i Daimon mantengano la parola data."


    Il discorso dell'Imperatrice fu lineare, diretto e privo del sussiego che occasioni come quella richiedevano, anche solo per far sentire a proprio agio gli astanti, ma quello era il Pilastro dell'Origine e non aveva alcun interesse a rendere meno amaro un boccone gia di per sé indigesto.
    Guardai Castiel di sottecchi e corrugai appena la fronte quando terminò quello che sembrava essere un discorso costruito a tavolino; gli angeli non si sarebbero mossi da Asgard fino alla fine del conflito. Un'ottima cosa, sicuramente, il punto però, fu come era stata proposta, perché nelle sue parole non c'era alcuna richiesta, ma un semplice dato di fatto.

    "Nemmeno loro sembrano andare per il sottile a quanto pare."

    Mi avvicinai alla dea del Sole con passi misurati e rivolsi un ulteriore inchino ai presenti, poi risposi alla domanda del Celebrante.

    «Farò quello che devo, onorevole Celebrante, come tutti i figli di Gea. Il mio scopo ed il vostro coincidono, così quello di Amaterasu e degli altri Araldi. Esistiamo per preservare la Realtà e la discordia, in frangenti come questo, non è contemplata. Daremo il nostro contributo nella creazione degli avamposti ed accorreremo quando la nostra forza sarà richiesta. Vi ringrazio per averci salvati nello Yormunheimr e, allo stesso modo, ringrazio il maestro Borengar per averci accompagnati in battaglia. Spero che il futuro riservi soltanto momenti in cui la comunione d'intenti superi le divisioni e gli egoismi personali.»


    Tacqui, lasciando che anche gli ospiti restanti esprimessero la propria opinione. Il Gran Sacerdote di Atene e Korin avrebbero sicuramente prestato la forza del Santuario ad Asgard ed Agartaha, ma il Gigante rimaneva un'incognita. Il suo potere colossale era stato fondamentale nello scontro per l'Yggdrasill, ci aveva mantenuti in vita, quasi miracolosamente, anche quando saremmo dovuti essere sopraffatti dalla forza implacabile dell'orda, eppure c'era ancora qualcosa che mancava per completare il quadro della situazione.

    "Possibile che parli a nome dei Titani? Deve essere così, anche perché c'è soltanto lui a rappresentare la stirpe di Urano."

    L'Imperatrice intendeva condurli sotto un'unica bandiera, ridurre le differenze tra le caste il più possibile per poter operare senza impedimenti e stabilire un piano d'azione; prima, però, volle conoscere gli intenti dei singoli gruppi, forse sperando di cogliere più di quello che avrebbero rivelato di fronte al concilio dei popoli.

    "Sabbe stato opportuno trovare un accordo anche con Atlantide, ma per il momento dovremo accontentarci. Abbiamo ancora un po' di margine per chiamarli in causa."


    I Primarchi rimanevano un mistero, almeno per me, ed il loro supporto avrebbe potuto fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Altri pezzi della scacchiera avrebbero dovuto muoversi per coinvolgerli, ma io non ero tra quelli. Ripensai alle Figlie di Lucifero menzionate da Amaterasu e la frecciata, fin troppo evidente, sulla condivisione delle informazioni tra tutti gli alleati. Chi erano i destinatari di quel messaggio? Se davvero avessero posseduto dati a sufficienza da poter trasmettere agli altri organi di intelligence, perché lo tenevano nascosto?

    "Se così fosse, farebbero meglio a seguire il consiglio dell'Imperatrice, prima che la segretezza ci distrugga tutti."

    Il momento di agire come un fronte comune e compatto era giunto e, più che mai, si sentiva il bisogno di potersi fidare gli uni degli altri. Sprecare una simile opportunità sarebbe stata la scelta peggiore per tutti.


    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Parlato Altrui

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO: Perfetto.
    STATUS PSICHICO: Rilassato.
    STATUS CLOTH: Indossata, bracciali e pettorale deformati ed inservibili, spallaccio destro distrutto.

    RIASSUNTO AZIONI: Dico la mia e passo la parola agli altri. Tirate fuori le info se le avete! :zizi:
    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


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    Nome: عزرائیل‎ Energia: Verde Gloria: Azrāʿīl [IV]


    L'Alleanza delle Razze

    - Capitolo II -

    I
    l salone era immenso, nonostante fosse gremito di ospiti, aveva ancora molto spazio libero, l'architettura asgardiana in tutta la sua magnificenza. Mi misi in disparte, vicino ad una delle finestre, mentre gli altri invitati si presentavano man mano, Illhana fu quella che attirò di più la mia attenzione, era una Nahuàl; un popolo a dir poco affascinante e che avevo scoperto essere anche un valido alleato. Ascoltai con interesse crescente la conversazione e l'arrivo di Castiel fu per me motivo di gioia "Rimanere qui sarebbe stato un po' controproducente, meglio così", dopo che Amaterasu e Junichi fecero il loro intervento mi sentii come tirato in causa dalle parole dell'Imperatrice.

    «Anziana Illhana è un piacere per me sapere che il vostro popolo si unirà a questa sanguinosa guerra, ho avuto modo di vedere in prima persona quanto valido è il vostro aiuto sul campo di battaglia e non sarò mai abbastanza riconoscente per l'aiuto che Ennys ha offerto per la buona riuscita di quella nostra spedizione»

    Non conoscevo le altre razze, Vrykul ed elfi mi erano sconosciuti eppure non avevano esitato a seguirci in battaglia e portare il loro supporto, sprezzanti del pericolo avevano aiutato tutti noi ad uscire da quel guaio e salvare l'albero. Lo stesso albero che adesso scoprivamo essere in difficoltà, era come se si stesse scaricando. "Se i Corrotti dovessero arrivare a mettere le mani su Yggdrasil potremmo probabilmente considerare persa la nostra guerra, riuscirebbero forse ad arrivare in ogni luogo della Realtà e per questa sarebbe arrivata la propria ultima ora". Non conoscevo bene le proprietà di quella "pianta", manufatto antico quasi quanto l'universo, ma sapevo che andava protetto.

    «Ed è con gioia che apprendo la notizia di una vostra vittoria contro le invasioni che vi hanno colpito. Con la stessa gioia con cui oggi accolgo la volontà di tutte le razze e caste qui presenti di unirsi in Alleanza, per far fronte al nemico comune»

    Chinai leggermente il capo in segno di gratitudine verso i capi delle altre fazioni, anche loro dopotutto si erano offerti allo stesso modo e con altrettanta foga; Amaterasu, invece, pareva sottendere che noi sapessimo e nascondessimo qualcosa al riguardo dei Caduti. "Io non saprei proprio, magari Castiel può aiutare. Ma meglio che se ne occupi lui, se vorrà parlare. Avrà ricevuto informazioni precise su come agire" feci un piccolo movimento rassegnato con il capo, ad indicare questa mia mancanza di informazioni, dopotutto lui sapeva che non potevo conoscere queste nozioni "O non sta parlando di me nello specifico? Forse Anfitrione, dopotutto è molto che è qui sulla Terra".

    «Per quel che riguarda la collaborazione tra le varie caste, nessuno più di me, ed Amaterasu se vorrà potrà confermarlo, predica la necessità di questa cooperazione e di questa unione. La Corruzione ha avuto gioco facile finora perchè ha trovato tante piccole forze slegate ad opporle resistenza. Siamo stati prede»

    Volsi lo sguardo verso l'imperatrice e poi con calma verso il resto della platea di delegati, era un momento unico nella storia probabilmente, da quando è stato creato il concetto di Realtà le Caste son state sempre divise per un motivo o per un altro, che di solito era il predominio sulle altre, invece, in quel momento noi Daimon eravamo a pochi passi di distanza da un Gigante, lo stesso che ci aveva aiutato durante una battaglia.

    «Non posso parlare a nome di tutti i miei compagni, ma, per quel che può valere, avrete il mio aiuto. Ma avremo bisogno di un piano, la cooperazione non è che la base della piramide»

    Forse avevo parlato un po' troppo come mio solito, almeno avevo evitato di attirare le ire di tutti i presenti...per ora. Sapevo che non potevo permettermi di sbagliare, dovevo agire con cautela, i nostri risultati futuri sarebbero dipesi da questa riunione, in buona parte l'intera lotta alla Corruzione ed ai caduti era legata a doppio filo alle sorti di tutti i presenti. Guardai il Celebrante dritto negli occhi sorrisi rivolgendo poi lo sguardo verso il nano Borengar.

    «Per dirla con un linguaggio militare, di una strategia d'azione e di obiettivi.»

    Narrato ⧰ «Parlato»«Parlato P.N.G.»"Pensato"

    NOME عزرائیل‎, - Azrāʿīl - Erza;

    CASTA Daimon - Agathodaimōn;

    ENERGIA Verde;

    GLORIA Gloria Di Azrael [IV];


    STATUS FISICO In ripresa;

    STATUS MENTALE soddisfatto della bevuta in compagnia e dei risultati ottenuti;

    STATUS GLORIA intatta e non mostrata;

    RIASSUNTO AZIONI


    NOTE

    Ho dovuto resistere alla tentazione di dire "You have my sword" :yeye:



    ABILITÀ

    زمن [Zaman]
    Il tempo, che strana invenzione umana, lo scorrere del tempo era percepito da ogni creatura ma solo l'uomo se ne curava, Azrael vedeva il reticolo del tempo dal suo esterno e ne comprendeva la fallacia. Con questa sua cognizione il fu scriba e profeta è capace di piegare al suo volere i milioni di granelli che componevano la clessidra del mondo.

    Tempo: Divenuto abile nel manipolare il tessuto temporale a proprio piacimento l'angelo è in grado di rallentare, velocizzare e finanche porre in uno stato di quiescenza il tempo all'interno della sua area di influenza. L'angelo con il suo potere può controllare il tempo con particolare capacità finchè si tratta di oggetti inanimati, è in grado di porre in uno stato di calma gli eventi naturali che accadono attorno a sè entro il suo raggio di controllo, come rallentare lo scorrere dei fiumi nei propri letti, far cadere massi e detriti in modo accelerato o frenarne l'impatto. Però, anche a causa del breve periodo trascorso dal suo risveglio fa ancora fatica a interferire in modo controllato e pieno con i corpi di altri esseri viventi, potendo influenzare solo marginalmente e per macro aree i corpi altrui (es. accelerazione o rallentamento degli arti, ma non il decorso del sangue al loro interno), riuscendo però a interagire con il flusso temporale del suo, accelerandolo e rallentandolo a suo piacimento, al fine di reagire con più prontezza agli attacchi nemici aumentando la velocità dei suoi attacchi o delle sue difese.



    الشبح [Alshabah]
    Azrael quale angelo della morte è in forte contatto da sempre con il mondo spirituale che è aldilà di quello materiale.

    Spirito: Capace di attingere il potere grezzo dell'energia spirituale, Azrael lo utilizza per portare micidiali attacchi direttamente all'anima avversaria causando un tremendo dolore e uno sgomento tale da indebolire anche la tenacia del nemico, intaccandone la determinazione e la forza di volontà. In casi estremi può portare chi subisce questi colpi a perdere conoscenza e finanche la propria anima. Al contrario, però, il corpo non è intaccato da tali offensive che non lasciano segni esteriori sul nemico, rendendola una abilità infida da individuare ad un occhio esterno, non potendo distinguere con precisione cosa ha inflitto tanto dolore al nemico che ha subito la tecnica. Inoltre, è in grado anche di modellare tale energia per imbastire difese grezze a protezione del suo stesso spirito.


    TECNICHE



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    L'ALLEANZA DELLE RAZZE

    II

    C'era tanto fervore in quel giorno di incontri, con la sentinella che senza sosta comunicava i nuovi arrivi al celebrante. L'Ambasciatore Castiel, Drago di Perla, la Regina Alarielle degli Alti Elfi di Ulthuàn, l'anziana Ilhana capo dei Nahuàl. E infine Tharmak'thàs dei giganti Vrykul del clan della quercia antica. Tutti si rivelarono portavoci, campioni, capi tribù dei loro popoli, tutti si pronunciarono con forza e decisione a favore di uno scopo comune: la tanto attesa formazione di una Alleanza.

    Sembrava che il celebrante aspettasse da tempo un tale avvenimento, nel radunare un grosso contingente di forze come rete difensiva su tutti i territori; già cominciata con il Grand Sacerdote e Amaterasu. Era chiaro ormai che da soli nessuno avrebbe avuto possibilità in quella guerra, essendo numericamente inferiori ad ogni attacco del nemico. E quella che avevano ora si presentava come l'opportunità perfetta per poter dare il colpo di reni che serviva. Per poter contrattaccare la corruzione.

    Per primi si espressero i Gea, proponendo coesione e aiuto reciproco da parte di tutti. Lo stesso fece poi Azrael, confermando il suo aiuto e invocando un piano militare e strategico da mettere in atto. Mentre lui? Cosa avrebbe fatto lui? Perché aveva tanto da decidere. Una parte voleva aiutare, doveva, eppure un'altra si rifiutava. Come bloccata. Perché, cos'era?

    Era il risentimento. Il lottare per dei vecchi principi, su chi ci aveva sputato sopra e aveva trasformato molti come bestie. Ma chi segue la strada del conflitto e dell'irrisolto si acceca di tutte le debolezze, portandosi alla distruzione. Alla fine che nessuno vorrebbe ma che purtroppo esiste. Guerra chiama guerra. Ciò che è simile attira il simile. E non aveva più senso condannarsi in tutto ciò. Lo aveva già capito sopratutto con Scylla: principi, regole, esistenza, gloria. Erano solo veli davanti agli occhi, erano solo scappatoie per qualcosa di più grosso dentro che non sia affrontava. C'era solo vita ed equilibrio come punto cardine da seguire. Come il grande carro per i viaggiatori. Il resto non esisteva, era da abbandonare.

    Da quando era tornato nel mondo degli uomini, non aveva ancora affrontato tutte le vicessitudini che erano accadute con Atena ed i Titani. La storia che ne era stata scritta era rimasta indelebile alimentando risentimento e conflitto nei cuori. Ed era arrivato alla conclusione conscia che doveva imporsi. Nel concludersi, tracciando dei confini che non avrebbero più avuto importanza nel futuro delle azioni. Come la sua storia. Lui era greco. Veniva da un mondo dove la gente culturalmente non era dedita a perdonare - come altri popoli - ma a dimenticare. Nell'oblio. Lasciando ogni volta spazio a qualcosa di nuovo che potesse crescere.

    Spesso si ricordava che i singoli non avevano mai la colpa dei tutti, come i figli non avevano mai la colpa dei padri. Phanes glielo aveva insegnato, deponendo le armi nelle guerre eterne in virtù di mantenere la propria creazione. Ritirandosi. Mostrando una così grande virtù umana, fragile ma allo stesso tempo forte.
    Quanta forza ci voleva per fare ciò, per far prevalere l'amore? Perché quello era amore, amore nella forma più antica e cruenta. In una scelta difficile da compiere, ancora di più da capire, dove chi poteva si faceva da parte. Per la giusta scelta. Lo poteva fare, ora anche lui, seguendo i passi di Ahura Mazda?

    Tenendosi le ferite bendate, egli fece dei passi avanti. Giunto infine il suo turno.

    L'Ambasciatore, Azrael e i Gea hanno parlato. Credo abbiano già detto tutto quello che noi pensiamo, quest'oggi.
    Vorrei però poter aggiungere qualcosa anche io, su questo avvenimento così importante.


    Si schiarì la voce, conscio di quello che stava per dire.

    Sarò sincero con voi.

    Ci sono attriti e passati che non si possono dimenticare. Che alcuni come me, fanno fatica ad accettare. E ciò porta a non vedere di buon occhio molti per ciò che rappresentano, per ciò che servono, per ciò che sono.
    Tuttavia però, si va avanti. Si deve andare avanti. E la risposta che si rivela sempre, come giustamente avete detto tutti voi, è che bisogna farlo nella giusta direzione. Insieme.


    Fece una piccola pausa.

    Io rispetto voi. Ognuno di Voi. Che Nonostante questi tempi bui siete venuti qui a mettere avanti a tutto vita e fardelli. Che nonostante le differenze insite siete venuti qui senza nascondervi, mettendo da parte scopi e motivazioni di chi è più grande. Per qualcosa di meglio.

    E rispetto questa terra, Asgard, e il suo popolo, duro, onesto e onerevole. Che mi è sempre stato amico porgendomi la mano, offrendomi ospitalià e gratitudine in momenti passati di difficoltà. Come ora il sommo celebrante e amico Siegfried, di cui sono enormemente in debito e resterò per sempre grato.


    Guardò anche lui il Celebrante. Si diceva che un uomo dovesse perdere le battaglie quando era giovane affinchè non avesse perso la guerra quando fosse stato vecchio.

    Fare la cosa giusta quando la ragione è giusta.
    Questo è.
    Io sono e sarò sempre da questa parte.

    Così è la sorte. Così è ciò che mi ha salvato.
    E così è l'Unico che lo fece tanto tempo fa.

    Aiuterò anche io quando avrete bisogno, finché la mia essenza lo permetterà. Avete la mia parola.


    Terminata l'arringa, conscio di aver dato tutto quello che poteva, senza più fiato per le ferite che incidevano ancora, si girò tornando al proprio posto. Quando arrivò però davanti drago di perla, egli si fermò. E tentennò: non aveva più motivo di nascondersi nel passato e pensare solo ad una sola verità, regno delle menti ottuse e ottenebrate. Delle vendette e dalle proprie ragioni elleniche ormai sorpassate. Potevano essercene così tante e ogni singolo poteva detenerla. Ed arrivati ad un certo punto non importavano neanche più. Le azioni lo rivelavano, come era successo con quella battaglia. Si cambiava, proprio come la lunga vita concessagli egli sarebbe cambiato ancora. Nella vita e morte. In altre leggi.

    Così, prendendo coraggio dal più profondo di sé stesso, fece quello che mai si aspettava. Ringraziò il titano. Affinché lo potesse udire in una sola, chiara e limpida parola colma di tutto il significato che portava. Alleanza.

    FISICO Ripreso dalla battaglia ma ancora debilitato.
    MENTE Deciso.
    STATUS GLORY Grado [IV] - [Vera Forma] - Intatta
    RIASSUNTO AZIONI

    Anfitrione [X] ✦ Daimon della Sorte ✦ Energia Blu
    ABILITÀ E TECNICHE
    Ingegno di Anfitrione [Sensi Acuti]Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr). Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.
    Vera Forma [Anatomia Aliena]Quale potrebbe essere la vera forma di un umano millenario mischiato a prodigiosi e alieni poteri? Un vecchio. Un vecchio decrepito con qualche parvenza innaturale. Questa, è la vera forma di Anfitrione. Di un anziano ricurvo, molto piccolo, alto mezzo metro, sorretto da un bastone nodoso dalle qualità magiche. Carnagione rugosa, tendente all'olivastro con qualche ciuffo di bianchi capelli ai lati del cranio. E le sue orecchie. Diventate oblunge e sottili; sintomo che la natura extraceleste ha inciso sulla sua essenza umana. Per nascondersi ai nemici e ai pericoli in quanto facilmente individuabile, Anfitrione ha mutato la propria personalità, occultandola dietro una innocua figura. Vive ciò che deve su un promontorio del Panarmonium chiamato Fen-Annon, potendo di nuovo manifestare il proprio animo umano. Ma non lasciatevi ingannare: la sua agilità è formidabile e la sua saggezza si manifesta all'improvviso.
    TempoAnfitrione potrà velocizzare, rallentare o spingere alla stasi selettivamente un essere vivente nelle sue azioni (ne consegue quindi processi inclusi pensieri/stati mentali e spirituali) oggetti fisici e azioni personali. Interferire in processi biologici di esseri viventi semplici (piante, animali e umani senza cosmo) facendogli deperire, rinascere, guarire e ferire e ogni altro stato che ne derivi. Potrà manipolare materia ed energia all'interno del proprio raggio di azione, provenienti sia da un attacco che presenti gia nell'area circostante (flussi d'acqua, elettricità, incendi ecc.) accellerandoli e facendoli tornare indietro nel tempo. In più potrà anche infondere nei propri attacchi effetti temporali, rallentando e accellerando ciò che viene colpito senza dover avere bisogno di concentrazione per mantenerli. Questo potere, definito "decadimento temporale", potrà permanere e progredire sulla materia colpita se continuamente inferto e non contrastato con successo. Se colpita una sola volta, invece, sarà avvelenata in misura eguale al colpo ricevuto, permanendo ma non progredendo maggiormente nel disfacimento. Nell'ambiente circostante invece potrà alterare direttamente il fluire del tempo, riavvolgendo eventi o bloccandoli (sempre nei limiti descritti). La stasi qui raggiunta non sarà mai totale ma solo un estremo rallentamento. Inoltre ciò che toccherà con questo potere, sempre facendo parte dall'ambiente, verrà considerato come un costrutto cosmico di pari livello. Infine, a fine di percezione, eglì potrà osservare le linee temporali di chiunque conosca l’emanazione cosmica, incluso ciò che è avvenuto in specifiche aree a sua conoscenza.
    La concentrazione per attuare questi poteri sarà necessaria, ma sempre meno dispendiosa di abilità provacanti medesimi effetti o abilità quali telecinesi; mentre la sua efficacia su altrui varrà sempre dalla differenza di livello energetico.
    Lance [Armi Cosmiche]Nell'ardore del coraggio, affrontando grandi imprese, battaglie e bestie, la leggenda narra che questa sua virtù da grande guerriero sia traslata sulla sua essenza, donandogli il potere di materializzare e usufruire di un'arma: la lancia. Avendone pieno controllo nell'uso, le userà principalmente per fini offensivi, difensivi e strategici. E crendone di vario genere, potrà anche incanalarne i suoi poteri quali il Tempo. A seconda del numero queste inficeranno sul suo dispendio energetico, potendo colpire a contatto con capacità di taglio e perforazione simili ad un costrutto. Mentre, trasferendo in esse il cosmo, potrà avere la possibilità di scagliare fendenti e affondi cosmici con gli stessi attributi, ma con danno paragonabile ad armi Infuse, Proprie ed Improprie.
    Volo [Volo Perfetto]Le ali di un Daimon sono parte dell'Archè, parte integrante della vera forma potendosi manifestare e permanere in qualsiasi momento. Dopo la propria ascesa, esse si sono perfezionate da permettere il volo e la sospensione in aria a piacimento, con la capacità di muovere in ogni direzione usando la semplice volontà in movimenti rapidi e precisi. Inoltre, hanno la caratteristica di poter essere impiegate per lungo tempo senza fatica alcuna.

    Amphitrýōn YasnaColpo che proviene dai tempi antichi delle sue vite, in molte trasformazioni divenendo una "devozione" o "adorazione" del sacrificio del cavaliere. Da questo "Yasna" che nello Zoroastrismo era l'adorazione dei guerrieri e dei di Ahura Mazdā.
    Anfitrione creerà dalle mani due ammassi cosmici che ricorderanno visivamente due enormi galassie/stelle convogliandovi gran parte del proprio cosmo. Egli potrà lanciarle sia incrociando le braccia sopra la testa, formandole nei propri palmi, o in tre dita che innalzerà al cielo. Alle sacre parole pronunciate esse verranno lanciate dirompentemente, in un miasma di luci e scie bianco/dorate avente un alto potere deflagratorio cosmico.
    Entrambi i colpi potranno essere intrisi del potere temporale del guerriero, affidando il potere di riportare ad uno stato precedente la materia ed energia ambientale toccata o di bloccarla in una stasi perpetua.
    Teumessia Stellar - Velo del ParadossoDurante una delle sue imprese, Anfitrione dovette liberare i Tebani dalla famosa "volpe di Teumesso": Una volpe semi-divina dotata di grande velocità e fino ad allora imprendibile. Per far fronte a ciò, egli allora si rivolse a un suo amico, Cefalo, che possedeva l'infallibile cane da caccia Lelapo in grado di sconfiggere l'animale. Le due creature però, una volta sul campo da battaglia si inseguirono per tanto tempo, così tanto che vi fu creato un paradosso senza alcuna soluziona. Zeus di fatto, che non amava le cose irrisolte, li vide scocciato e li fece divenire di pietra per poi farle ascendere in cielo come costellazioni. La realtà che accadde è che questo processo finì di sconvolgere il continuum spazio-tempo, e il paradosso colpì e maledì Anfitrione, portandolo poi a reincarnarsi all'infinito ad ogni morte che sarebbe sopraggiunta sul suo corpo mortale. Avendo nella storia spezzato e assorbito questo potere, egli lo userà strategicamente per poter sconvolgere e manipolare stati mentali e spirituali di esseri viventi in una data area.
    L'eroe greco lancerà il braccio in avanti, facendo comparire dal terreno piccole luci splendenti simili a piccole stelle, che prenderanno a innalzarsi in aria inondando l'area di scontro. Queste se venendo a contatto con la materia - oltre ai danni cosmici - tenteranno di mitigare o infervorare le condizioni della mente o dello spirito del nemico, con l'obiettivo di renderlo più o meno concentrato o più o meno aggressivo.
    Li userà normalmente per fini strategici e diversivi, a seconda del raggio d'azione deciso e i limiti energetici aventi, rendendo nel complesso più difficile e complicata l'azione al nemico.
    AnankaieInflessibile Forza. Che spinge e costringe. Una attitudine o una tendenza inevitavile a cui non ci si può opporre, come la sua protettrice primigenia. L'accesso ai pieni poteri del Tempo donatogli da Ananke permetterà al Daimon di cercare di imporre un estremo rallentamento, quasi statico, su ciò che desidera. Emanerà dal proprio corpo - che sarà l'epicentro - un'aurea cosmica non visibile che si dipanerà concentricamente, nei quali energia/materia e movimenti di chi entrerà saranno spinti verso la stasi. In caso di energie superiori, la difficoltà nel resistervi sarà minore, mentre le energie più basse dovranno opporvi molta più resistenza per superarla. Il raggio della emanazione, invece, sarà sempre a seconda della sua volontà e potere. Un possesso, che vuole rimarcare il cavaliere, deve ricordare i confini e l'equilibrio a cui ogni cosa debba sottostare.
    Hieròs - Signora del DestinoIl sacro, carico di potenza, non conforme a un ordine. Alla potenza creatrice, alla forza della natura, all’azione della storia che lo trasfigura di più oltre le leggi, oltre il flusso, oltre il cosmo.
    Alcuni testi narrano che l'unico santuario dedicato ad Ananke - nonostante i suoi molti nomi e figure - fosse sull'acropoli di Corinto. Il suo culto fu quasi inesistente e ignoto - a causa della scomparsa degli Antichi nell'età dell'uomo - e le sue poche sacerdotesse si persero tra oscuri segreti. All'interno di questo santuario si narra fosse ubicata una sua statua, avente mani di bronzo e circondata da chiodi, martelli e catene. In codesta sacralità in posa, le mani di bronzo rappresentavano il potere irresistibile dell'inevitabilità, e i chiodi e le catene i ceppi che lei aveva forgiato per l'uomo quando fu creato. Come Violenta, inesorabile, rabbiosa potenza grezza.
    Anfitrione avrà l'onore di poter disegnare questo terribile e sacro fato, infondendolo nella creazione di due sacre Lance. Glaurung e Ancalagon. Strutturalmente avranno una lunga asta color bronzo e una spessa ma appuntita lama di 50 cm, il quale verrano usate violentemente e senza remora in battaglia. Saranno attorniate dalla raffigurazione cosmica di un serpente mitologico - una forma rappresentativa di quando insieme a Chronos si avviluppò con l'uovo primordiale della creazione - e oltre a provocare danni cosmici a contatto, saranno anche impregnate dell'energia del Tempo. Una lancia potrà provocare danni temporali di accellerazione, mentre l'altra rallentamento e riavvolgimento ad uno stato precedente.
    Questo potere, definito "decadimento temporale", potrà permanere e progredire sulla materia colpita se continuamente inferto e non contrastato con successo. Se colpita una sola volta, invece, sarà avvelenata in misura eguale al colpo ricevuto, permanendo ma non progredendo maggiormente nel disfacimento.
     
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