[Trama] Alla ricerca dei giganti

Quest filler per Asgard

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    ALLA RICERCA DEI GIGANTI

    Il richiamo

    I

    ♦♦♦♦♦♦♦


    Grande Tempio, Grecia



    Una mattina come tante, un giorno che in altri tempi sarebbe sfociato nella routine. La notizia del ritorno del Gran Sacerdote da Asgard è letteralmente volata di bocca in bocca, ancora una volta è stata sventata una minaccia enorme che mirava a distruggere il regno del Nord una volta per tutte; pare che anche uno degli Araldi di G.E.A. abbia preso parte allo scontro. La battaglia è stata vinta. Ora si sente un gran fermento, gli esponenti della razza umana e non solo stanno finalmente iniziando ad unire le forze, formare una rete per catturare il nemico e finalmente distruggerlo. In tanti avrebbero dovuto contribuire, e farlo su più fronti. Forse Korin si interrogava sui fatti che stavano accadendo, forse su cosa avrebbe potuto o dovuto fare, o forse se doveva o poteva cominciare a capire se fidarsi o no delle forze in campo. Qualcosa gli permise di salvarsi da quelle domande: disposizioni dei superiori.

    "Percepita una anomala attività energetica nelle remote regioni settentrionali di Asgard, nel settore denominato Yormunheimr dai nativi. Territorio sconosciuto. Valutare le condizioni di scontro in caso di eventuali ingaggi con la Corruzione. Scopo primario della missione: indagare e riferire al Comando."

    Col. Stenson


    Probabilmente la missione esplorativa sarebbe servita per valutare la possibilità di costruire avamposti nel settore interessato, ma le attività anomale potevano essere un problema da non sottovalutare e pertanto dovevano essere identificate; considerato chi fosse il mittente, doveva essere qualcosa di realmente preoccupante. Non restava altro da fare che partire.

    Agartha, in un luogo imprecisato nel Multiverso



    La Grotta Celeste è un posto decisamente complesso, anche solo per i canoni dei Custodi; figuriamoci per un essere umano. Attraverso quel luogo, che rifletteva in qualche modo i pensieri e la vita dell'Araldo che reggeva la Corte di Mezzanotte, Junichi aveva potuto seguire la battaglia di Asgard. Aveva percepito la selvaggia determinazione di Amaterasu durante la lotta, e comprendeva le necessità dell'alleanza con Atene e Asgard. Allo stesso modo percepiva che lo stesso Amaterasu si stava ora riprendendo dallo scontro e che con il legame ai suoi pensieri sapeva che c'era un nuovo compito da svolgere. Andare nella zona più remota a nord di Asgard, alla ricerca di qualcosa. Stanare un nemico? Trovare un alleato? Individuare un tesoro? Lo avrebbe scoperto solo quando lo avrebbe trovato.

    Axis Mundi, da qualche parte nel Multiverso



    L'equilibrio mutava in modo continuo, e poco tempo prima era arrivato molto vicino a infrangersi definitivamente. I fatti che si erano svolti ad Asgard avevano rivelato nuovi retroscena sulle forze nemiche, che sembravano crescere di minuto in minuto e sembravano aver trovato il modo di intrufolarsi anche negli altri mondi, che fino a poco tempo prima sembravano isolati e sigillati a causa di quanto avvenuto nell'Armageddon. Solo l'intervento di una coraggiosa ragazza, erede di guerrieri, aveva permesso che in Helheim non accadesse una catastrofe, anche se quell'attacco si era rivelato un diversivo per un'azione su più larga scala verso Asgard, che adesso sembrava diventare l'epicentro di quegli attacchi.

    Ma ora, qualcosa di nuovo stava nuovamente alterando l'equilibrio delle forze. Ancora una volta, nel remoto Nord.

    Torre Nera, da qualche altra parte nel Multiverso



    Non un attimo di tranquillità. Ormai sulla Terra era un continuo guerreggiare, con i Corrotti che cercavano di spuntarla sugli uomini e che prima o poi avrebbero anche potuto prevalere. Certo, era interessante il fatto che alcune delle fazioni umane stessero cercando di unire le forze (finalmente lo avevano capito), ma sarebbe bastato? Il problema poi era un altro. Se gli esseri umani fossero stati distrutti, cosa ne darebbe rimasto del mondo? L'umanità distrutta, e i Titani non avrebbero più avuto nessun popolo che li seguisse, dato che prima o poi sarebbero tornati a prendere il posto degli dei. E senza umani, sarebbe stata una noia mortale. Prima o poi anche i seguaci di Crono sarebbero dovuti intervenire. Magari in futuro, o magari non sarebbe successo mai. Ma nel frattempo, cos'è questa violenta alterazione delle forze che si sente all'estremo Nord di Asgard? Forse una delle incarnazioni passate di Iperione aveva combinato qualcosa che stava stravolgendo le cose? Quel Lelouch sarebbe stato capace di far crollare il Multiverso intero, se non fosse stato tenuto d'occhio...

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    Bene, ci siamo. Intanto chiedo scusa per l'attesa, ma capite bene che siete abbastanza lontani ed eterogenei, quindi per forza di cose ho dovuto fare introduzioni diverse per casta, piano piano i filoni si intrecceranno per tutti. Allora, informazioni comuni: meta del viaggio è la regione montuosa più lontana e settentrionale di Asgard, la catena delle Yormunheimr. Il territorio è totalmente sconosciuto, anche prima dell'Armageddon nessun umano/cavaliere/altro vi si era recato a causa della natura particolare del luogo. In sostanza lì sta succedendo qualcosa, ma non si sa esattamente cosa. Inoltre Lady e i Daimon hanno una piccola informazione aggiuntiva: nella regione in questione potrebbero esserci creature molto antiche, anche se non sanno esattamente di che creature si tratti. Questo primo giro è abbastanza libero, ognuno di voi racconti un po' le situazioni al contorno, il modo in cui ricevono le informazioni e il viaggio fino ad Asgard (per inciso Lady, il riferimento al pg di Gaz è solo perchè in passato è stato anche Iperione, oltre che Gold di Scorpio e Celebrante ad Asgard). A parte i Daimon che si sposteranno insieme, siete tutti separati e per adesso non vi incontrerete tra voi. Davanti a voi si vedono solo fitte foreste e montagne... buona quest a tutti, avete tempo fino alla sera di domenica 11 Giugno.


     
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    ALLA RICERCA DEI GIGANTI
    I

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    L
    a Caverna Celeste era immersa in un silenzio innaturale. Di rado mi recavo al suo interno e, quando lo facevo, era sempre per una ragione valida. Le voci erano diventate parte di me, e di quel luogo sacro non rimaneva che la struttura rocciosa ed il ricordo di un tempo antichissimo, quando Amaterasu vi si rifugiò per la prima volta. Il terreno umido e sassoso restituiva ogni suono, dal calpestìo delicato dei pellegrini che ormai non visitavano più il santuario, al respiro profondo e ventrale dei grandi predatori che, di tanto in tanto, vi trovavano rifugio.
    Guardai la volta calcarea mentre tentavo di ordinare i pensieri, confusi e sconnessi per una ragione che continuava a sfuggirmi. Dall'incontro con Amaterasu si era destato qualcosa nella mia coscienza e, di riflesso, in una minuscola parte del Codice che descriveva la mia esistenza nei minimi dettagli. Frammenti di ricordi ed emozioni dell'Araldo del Rinnovamento si depositavano sul fondo della mia mente, venivano elaborati in modo grossolano e poi si dissolvevano senza lasciare traccia della loro presenza.

    «Mostramela»

    La connessione con la caverna si intensificò al punto da provocare una piccola vibrazione sismica che fece tremare le pareti, mentre le rocce iniziarono a trasudare un liquido viscoso e nerastro che converse fino ai miei piedi. Il contatto con quella sostanza, inizialmente fastidioso ed estraniante, mutò fino a diventare parte di un processo naturale che conoscevo fin troppo bene, risalente al secondo periodo di prigionia della Dea del Sole. La Caverna esisteva per confinare Amaterasu, per proteggerla da se stessa e dall'influsso malevolo di Zmaj ma, nel farlo, assorbiva tutto quello che vi veniva riversato, dalle emozioni ai pensieri più intimi ed inconfessabili.
    Provai un terribile disagio durante l'officiazione di quel piccolo rituale, una sorta di colpevolezza per aver ceduto alla curiosità di indagare la mente della dea e capire cosa la stesse turbando, così da trovare un senso al mio stato confusionale.

    Vidi la terra di Asgard, i suoi promontori ed i ghiacciai che la rendevano un gioiello di solitudine inarrivabile ed eterno, casa degli eroi del nord e dei cavalieri che avevano fatto del coraggio e della forza militare vanto ed emblema del loro popolo. Al mio fianco, un uomo imponente con un paio di baffi bianchissimi ad incorniciargli il volto, sorrideva guardando un'orda sterminata di corrotti farsi avanti fino alle porte della grande città norrena; l'armatura d'oro che indossava era come un faro nelle tenebre.
    La battaglia ebbe inizio, i difensori e gli alleati scatenarono i loro cosmi in un tripudio di esplosioni, mentre la terra tremava sotto il pestìo di migliaia di piedi. Grida e sangue riempirono l'aria finché un canto blasfemo non si erse al di sopra di qualsiasi altro suono, annunciando l'arrivo di una creatura dal potere sconfinato. Amaterasu ed il suo compagno d'arme mostrarono al mondo cosa significasse la vera determinazione, perché ogni pugno ed ogni affondo erano una ferita nel fianco della Corruzione stessa. Il dolore della dea era il mio, la sua furia un sentimento contagioso che mi incendiava il cuore, facendomi digrignare i denti e desiderare la frenesia della battaglia. Istintivamente evocai il cosmo, alimentandolo e bruciandolo intensamente per cercare un contatto impossibile con Amaterasu, raggiungerla ed aiutarla prima che la marcescenza corrotta la soverchiasse, ma nulla avrebbe potuto piegare il destino e le trame che aveva in serbo per la più bella delle figlie di Gea.
    La Caverna Celeste sussultò nuovamente e persi il contatto con la dea per quella che mi sembrò una quantità di tempo incalcolabile. Rimasi fermo, al buio, gli occhi che si muovevano freneticamente sotto le palpebre chiuse alla ricerca di quel legame perduto, poi sentii un barlume di vita farsi strada fino al mio incoscio mentre il Codice riprese a scorrere normalmente. Lei era viva, aveva resistito alla forza schiacciante della Corruzione riuscendo a salvare Asgard da una fine misera ed ingloriosa, ma quello era soltanto l'inizio di un lungo percorso di riconquista dell'equilibrio universale, ed io avrei dovuto fare la mia parte. I pensieri di Amaterasu si mischiarono nuovamente ai miei e compresi la sua richiesta silenziosa, rimanendo concentrato sulla miriade di sensazioni che rischiavano di sopraffarmi da un momento all'altro.

    «Andare a nord di Asgard, più in là di quanto chiunque altro si sia mai spinto... è questo quello che vuoi, dea del Sole? Farò ciò che chiedi, perché anche dalla più piccola speranza può nascere il seme del rinnovamento»

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    Uscito dalla Caverna attraversai il portale dorato aperto dalle api di nostra Madre, e camminai fino a raggiungere il punto di ancoraggio che collegava Agartha al regno di Asgard. I segni della tremenda battaglia erano ben visibili ovunque posassi lo sguardo, ma cercai ugualmente di non farmi distrarre da tutta quella devastazione, proseguendo a settentrione tentando di celare il più possibile la mia presenza. Un incontro ravvicinato con i corrotti mi avrebbe rallentato, nella migliore delle ipotesi, o condotto alla tomba, se avessi incrociato branchi troppo numerosi.
    Il paesaggio si presentava selvaggio ed incontaminato, fitte foreste di conifere e picchi montuosi aguzzi dominavano quel luogo inesplorato come signori di un regno che mai aveva conosciuto la presenza dell'uomo. Il freddo intenso avvolgeva la flora, adagiandosi sulla corteccia dei grossi tronchi di pino e donandole un aspetto ultraterreno, chiudendo quell'esperienza di fascinazione ed alienazione che avevo privato sin dai primi passi mossi in quell'angolo di mondo dimenticato dagli dei.
    Mi inoltrai nella regione, pronto ad affrontare qualsiasi cosa mi avesse riservato.






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    narrato parlato "pensato" °telepatia°

    NOME Junichi
    ENERGIA Rossa
    CASTA Eletti di Gea
    DARIAN Ama no Iwato [IV]
    FISICO Perfetto.
    MENTE Concentrato.
    STATUS DARIAN ///

    RIASSUNTO AZIONI Ho descritto -sperando di non aver fatto casini- il modo in cui mi arriva il messaggio di Amaterasu, poi ho fatto un viaggetto tramite il portale dorato fino ad Asgard. Visto il degrado, procedo ad andare a settentrione e rimango nella foresta :zizi:

    ABILITÀ
    Il Ricordo dei suoi Occhi - Elemento Luce
    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.

    ❖ Quel che possiamo fare ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.


    Il Dolore del suo Abbandono - Elemento Oscurità
    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.

    ❖ Quel che possiamo fare ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.




    TECNICHE

     
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    Korin ♦ Agente della GRADO ♦ Finto Triangolo Boreale ♦ Energia Rossa

    Alla Ricerca dei Giganti
    - Chapter I -



    Io. La ginocchiata si schiantò sulla corazza chitinosa dell’essere, qualche istante prima di riuscire a romperla grazie all’esplosione di un sigillo. Lo. Quindi lo investì con una corrente cosmica di pugni sequenziali, tutti mirati verso il punto danneggiato in modo che penetrassero nel suo corpo ledendo gli organi interni, se ancora di organi si poteva parlare. Avevo. Una fendente potenziato dall’esplosione di un sigillo e la bestia a forma di lumaca bipede venne sbalzata a terra, lasciando che fosse il terreno a coprire l’enorme buco grondante di sangue nero e marcio. Avvertito. Una spada di ghiaccio si formò sopra il povero essere corrotto, calando precisa sopra la sua testa in modo da mozzargliela definitivamente. La corruzione sapeva essere estremamente di aiuto quando si trattava di esprimere quella rabbia che non poteva trovare sfogo contro altre forme di vita.

    Era lontano dal Grande Tempio quando il Celebrante di Odino aveva mobilitato Bartolomeo e Amaterasu per soccorrere Asgard, ma non sfuggì al putiferio seguente una volta tornato: tutti ne parlavano, che fosse il panettiere, il becchino o un qualsiasi addestrando. Sembrava che il salvataggio degli alleati del Nord fosse diventato l’argomento principale della settimana. Odiava gufarsi le cose, ma aveva letteralmente avvertito Bart che qualcosa poteva succedere, che sarebbe stata una buona cosa sincerarsi della salute degli asgardiani, specialmente dopo quel presunto messaggio arrivato da Asgard che avevano trovato lui e Rigel. Puntualmente qualche tempo più tardi ecco che sono nei casini, nemmeno ce li avesse messi lui stesso per fare un dispetto al Gran Sacerdote. Odiava aver avuto ragione, o meglio odiava il fatto di essere stato ignorato in quella ragione. Odiava che Bartolomeo e Amaterasu erano partiti a muso duro, da soli, prima di venir salvati dal tempestivo arrivo dell’esercito della Dea e dagli eletti vari che, più coscienziosi di loro, si erano subito mobilitati. Come si poteva anche solo pensare di andare da soli!? Contro la corruzione! In aiuto di un popolo intero! Sembrava quasi che avevano bevuto troppo nei loro numerosi incontri ed erano ubriachi fradici. O forse ancora quei due volevano solo morire. Non c’era altra spiegazione. Non poteva uno sano di mente aver visto la marea di gente che aveva assaltato la Fondazione in Giappone o la catastrofe degli ex-Stati Uniti e pensare di poter affrontare tutto da soli. Era da incoscienti. Deficienti. Cretini. Idioti. La sua mente sparò un insulto per ogni colpo andato a segno contro un qualsiasi mostro della corruzione che osava avvicinarsi alla barca arenatasi tra i ghiacci. Il suo potere, alimentato dalla rabbia, bruciava così forte che nemmeno sentiva freddo nel posto più glaciale del mondo. Si muoveva scattando da una parte all’altra così velocemente che lui stesso generava calore usando il potere del ghiaccio.

    E lui era il Gran Sacerdote, il capo dei capi, punto di contatto tra Atena e i suoi cavalieri, quello che doveva sapere tutto, quello che veniva informato anche delle mosse della Fondazione, quello che avrebbe dovuto essere il più saggio e coscienzioso di tutti loro! Bestemmiò al pensiero. Non riusciva a capirlo. Non poteva sopportarlo. Che bene avrebbe fatto al Grande Tempio se lui fosse morto? Erano già pochi gli investiti di una sacra armatura, come si poteva anche solo immaginare che uno di meno non avrebbe fatto la differenza? Quell’uno di meno poi, era il più forte cavaliere di Atena in circolazione. Se il Baluardo massimo cadeva, quanto ci avrebbero messo tutti gli altri a fare la stessa ignobile fine? E se anche avessero potuto reggere botta, chi sarebbe asceso alla carica? Come poteva Atena permettere che un bambinone più interessato a divertirsi che alla salvaguardia del mondo fosse alla guida dei salvatori dell’umanità?! Urlò sfogando verbalmente quella furia mentre scagliava una renna di cosmo color zaffiro contro un essere che stava cercando di martellare lo scafo.

    No, Atena non aveva colpe. Al massimo poteva lamentarsi con chi aveva ceduto a Bart la carica prima di sacrificarsi per il bene di tutti. Forse nemmeno poteva insultare Daya. Forse al tempo Bart era meglio di adesso e l’attuale aveva solo preso qualche colpo in testa di troppo; capita quando incorni la gente.
    Colpo dopo colpo l’orda nera che li aveva assaltati finì per diventare una ricca poltiglia nerastra che galleggiava sugli iceberg e sull’acqua. Non li aveva sconfitti da solo, il team che lo accompagnava in nave aveva preso massacrarli a colpi di armi cosmiche mentre cercavano di disincagliare la loro imbarcazione.
    Un attimo di pausa, gli occhi scorsero la superficie per vedere se qualche essere fosse ancora vivo, ma non si muoveva nulla se non per le onde. Korin diresse quindi la propria attenzione al ghiaccio attorno alla barca tentando di romperlo con deboli colpi mirati e precisi, prima di spingere l’imbarcazione indietro e ripetere il ciclo daccapo. Fu allora che assistettero all’arrivo di drakkar armate di soldati asgardiani, forse attirate dalla battaglia che avevano avvertito in lontananza.

    «Veniamo in pace, siamo messaggeri del Grande Tempio. » spiegò l’interprete. «Cerchiamo di raggiungere la città di Asgard, perché abbiamo una proposta per il Celebrante, o chi di dovere.» I loro volti parevano scettici, d’altronde perché venire in nave quando tutti gli altri si erano teletrasportati, ma vedere effettivamente un’armatura stellare aiutò a tranquillizzare quei guerrieri che si offrirono di aiutare, senza però lesinare commenti acidi come se si fidassero solo a metà. «Una nave simile non è in grado di solcare adeguatamente queste acque. Vi scorteremo noi, state in scia.» Non gli staccarono gli occhi di dosso, una drakkar davanti a rompere il ghiaccio con la sua prua e una dietro nemmeno volessero evitare la loro fuga. Non si poteva dire che la gente del nord fosse abituata agli stranieri, o forse, più probabilmente, i recenti attacchi li avevano resi particolarmente guardinghi. Non potevano essere biasimati dopo quello che era successo.

    Raggiunsero il Porto Ghiacciato dove attraccarono ponendo la nave al sicuro dalle acque che ben presto si richiusero in strati di ghiaccio e vortici d’acqua, come se nemmeno li avessero attraversati pochi istanti prima. Tre addetti rimasero di guardia alla nave Saint, cominciando a riparare i danni subiti, mentre il resto dell’equipaggio scaricò l’attrezzatura da portare in città, casse colme di tecnologia nascoste sotto un telo. Furono scortati da altri guerrieri fino alle imponenti mura pesantemente danneggiate dal recente scontro. Tracce di lava e attacchi cosmici erano ben visibili sui bastioni che venivano aggiustati prima dell’arrivo di una nuova possibile ondata. Il sole era già calato da un pezzo, eppure stando ad ogni orologio era ancora solo il tramonto e chi di dovere era ancora al lavoro, forse lo sarebbe stato per tutta la notte. Doveva essere stata una battaglia devastante, una che forse sarebbe stata evitabile se solo qualcuno gli avesse dato retta.
    Strinse i pugni, una nuova ondata di rabbia lo pervase. Era inutile tornare a pensarci, non si poteva cambiare il passato, ma non poteva evitarlo, era più forte di lui. Se solo qualcuno gli avesse dato ascolto. Se solo non fosse stato via dal Grande Tempio, magari poteva dare un minimo aiuto. Se solo fosse stato più forte. Se solo…

    Il gruppo si fermò alle porte di una locanda a cui le guardie li avevano condotti. «Ora è tardi. Informeremo chi di dovere e sarete ricevuti domani appena possibile.» La locanda non era niente male, con un grande camino che scaldava l’ambiente, con cuochi e cameriere che servivano ai tavoli colmi di gente affamata e, soprattutto, carica di birra e alcolici vari. Probabilmente le stanze soprastanti venivano usate raramente, a meno di scappatelle amorose, ma sembravano ben messe e confortevoli; piccole forse, ma serviva per trattenere più calore possibile. Scaricarono tutta l’attrezzatura, chiusero a chiave le stanze e si recarono giù per uno stufato di carne bella grassa e vegetali niente male. Non erano certissimi di quale animale avessero mangiato, ma almeno nella locanda non avrebbero patito il freddo. Gli occhi degli avventori stanchi dal lavoro continuavano a scrutarli, curiosi, o forse dubbiosi. Stavano dando troppo nell’occhio per i suoi gusti, come fossero elefanti in quella stanza. Non gli piaceva, preferiva l’anonimato, l’essere un’ombra nella notte, e invece si ritrovavano accerchiati da gente che non sapeva farsi i fatti propri. Sorseggiò una birra, un boccale enorme per i suoi standard e soprattutto troppo forte per essere una semplice birra. «Beh, deve tenerti caldo.» Arrivò la spiegazione non richiesta, sempre meglio degli sguardi maligni tutto attorno. «Ma mi fermerei ad un solo boccale se fossi in te.» «Ma se non te ne scoli almeno tre sembri una fighetta da questa parti.» «Una fighetta che avrà testa per lavorare. »

    Dopo cena si radunarono tutti nella stessa camera per discutere un’altra volta il piano di azione, ricordando così il ruolo di tutti. Due guardie si sarebbero date il cambio nell’usare la strumentazione per tentare di tenersi in contatto con Korin e avvisarlo di nuovi eventuali picchi energetici anomali. Un altro agente e l’interprete sarebbero andati a parlamentare con chi di dovere per poter acquistare un locale nella città in modo da potervi costruire un’ambasciata del Grande Tempio, un luogo dove magari ospitare i saint in visita, o dove gli asgardiani potevano andare per far recapitare messaggi diretti al Grande Tempio, che sarebbero stati tradotti, in caso, e spediti tramite la tecnologia GRADO. «La priorità è questa se vogliamo davvero tenere Asgard protetta. Una volta che avremo un luogo sicuro potremo ampliarlo per costruire una qualche rete GRADO sotterranea magari.» «Dopo quello che è successo almeno un area di teletrasporto deve essere messa. Se non per portare noi qui, per portare via quella gente. Quelle mura non so come stanno ancora in piedi. » «Una cosa per volta. Non dobbiamo attirare troppo l’attenzione, specialmente perché adesso siamo qui per te, più che per loro.» Già per lui, per la missione affidatagli dal Comando di esplorare le terre dimenticate a nord di Asgard per capire cosa provocasse quegli sbalzi energetici anomali che avevano avvertito. Allungò lo sguardo oltre la finestra, piccolissima, ammirando a stento la spina dorsale di roccia nota come il Trono di Odino; avrebbe dovuto superarlo se voleva raggiungere il luogo della missione. «Cercheremo di tenerti d’occhio, ma le comunicazioni son difficili in montagna. Vedi di non andare in cerca di guai come l’ultima volta. » L’ultima volta, il suo “test psicologico” mentre l’armatura veniva riparata. Non la sua migliore prestazione sotto alcun punto di vista, beh sempre meglio della volta in cui aveva incontrato Sanya che aveva rapito i suoi compagni della Fondazione e dove aveva quasi fatto scoppiare la guerra. Almeno nei formicai umanoidi anomali ci stava rimettendo la vita solo lui. «Non vado in cerca di guai. » Sbuffò contrariato. Odiava che venisse trattato come fosse un ragazzino incosciente. Non era colpa sua se il destino si divertiva a portarlo ogni volta un passo più vicino alla morte, solo per salvarlo all’ultimo. «Di solito sono i Daimon che trovano me. » Concluse ironizzando sul suo peggior nemico. Ci mancava soltanto che quei picchi di energia erano un altro Caduto che tentava di risvegliare una figlia come successo in America, anche se più probabilmente era un altro tentativo di penetrare nell’Helheim o in qualche altro dei nove regni. Trovarsi di fronte ad una semplice anomalia GRADO sarebbe stato il top, ma difficilmente le cose erano così facili, anzi non lo erano mai.

    Prima ancora che spuntasse il sole aveva lasciato alle spalle i giganteschi grifoni a guardia del portone che si chiuse sonoramente alle sue spalle, come a volerlo lasciare da solo in balia di qualunque cosa ci fosse all’esterno. Sospirò e il suo fiato si condensò istantaneamente in una nuvoletta di vapore. Persino lui abituato al gelo sentiva freddo. Persino la cloth nascosta sotto una calda pelliccia sembrava arricchirsi di spunzoni di ghiaccio in ogni dove. Ricordava un gelo simile, o meglio credeva di averlo provato tempo addietro mentre camminava verso qualcosa accompagnato da Rain. Eppure il gelo di Asgard era tutt’altra cosa, più freddo e pungente. Si strinse nel mantello, doveva sopportare e andare avanti. Muoversi era la chiave della sopravvivenza dopotutto. Nello zaino anch’esso nascosto sotto il pesante mantello peloso marrone che copriva interamente la sua figura aveva qualche scorta di cibo secco, un termos d’acqua calda, delle provviste di primo soccorso e un sacco a pelo per le emergenze, piccoli strumenti di calcolo, un gps e una telecamera atti a riprendere la situazione nel luogo. Nessuno sapeva cosa aspettarsi alle spalle della statua di Odino. Era preparato, o meglio avrebbe voluto essere pronto a tutto, ma quasi mai si era veramente pronti ad incontrare il proprio Destino. Lo faceva perché gli era stato ordinato, perché era l’unico che poteva farlo. Lo faceva per il bene superiore.

    Monti e pini, pini e monti. La scalata era ardua, le rocce tanto incollate fra loro quanto friabili, il ghiaccio scivoloso ed eterno, gli alberi alti e carichi di valanghe pronte a cadergli addosso. La neve eterna arrivava ben oltre il ginocchio in diversi punti rendendo estremamente difficoltoso muoversi. In discesa invece era tutt’altra storia: una lastra di ghiaccio a mo’ di slitta e via verso il basso a velocità folli. I dirupi erano ovunque, trappole naturali per incauti come poteva essere lui se non avesse avuto i sensi attenti ad ogni singolo movimento. Il contatore delle radiazioni segnava che il “problema” era molto più a nord, ma lo osservava di tanto in tanto per vedere se ci fossero disturbi o cambiamenti man mano che si avvicinava alla zona rossa.
    Non era certo del perché il Comando avesse pensato proprio a lui per quella missione. Non si stava lamentando anzi, era sempre un piacere poter svolgere una missione per la Fondazione e lasciare il campo di contenimento noto come Grande Tempio. Forse l’avevano reclutato proprio per evitare che si presentasse di nuovo senza invito a casa di Bart per incrinare definitivamente l’alleanza GRADO-Saint, visto quanto stava implodendo dentro ogni volta che si entrava in argomento. Se non fosse stato per la corruzione che poteva udirlo e balzargli addosso sarebbe stato divertente urlare insulti e sentirli echeggiare fra i monti. O forse c’era una motivazione più pratica. Forse un gruppo di steel avrebbe dato troppo nell’occhio in quelle terre, forse la rete di ritrasmissione cosmica non arrivava nemmeno fino a lì, forse semplicemente serviva qualcuno di rapido e che soprattutto fosse nel suo habitat al freddo. O chissà, magari volevano fargli sperimentare come sarebbe potuta essere Thule all’alba dei tempi. Non doveva poi essere troppo diversa da Asgard, era anch’essa un’isola immersa nei ghiacci perenni dopotutto. La ricerca di una anomalia in quel luogo forse voleva imitare le origini dei sapienti di Thule, di come loro stessi avevano iniziato a ricercare informazioni sul cosmo e i suoi segreti. E’ così che ci si sentiva, Fondatore? Chiese mentalmente ad Alman, una domanda che non avrebbe mai avuto risposta, ma che faceva comodo porre per non sentirsi soli in mezzo al nulla più totale.

    La vera domanda che avrebbe voluto risolta era perché lo avesse reclutato proprio Stenson. Cosa centrava l’eroe della Fondazione con quella missione? Perché gli aveva scritto quello che lui conosceva solo come il miglior steel saint esistente? Cosa centrava lui con il Comando? Per quanto avesse adorato vedere il cercapersone segnare il suo nome, la cosa sembrava puzzare, come se Stenson alla fine fosse solo un tramite per l’ordine di qualcun altro. E aveva anche una vaga idea di chi fosse quel qualcun altro. Non sarebbe stata la prima volta infatti che il caro Rain usava Stenson come tramite per fargli avere qualcosa, nemmeno si vergognasse di venire a parlargli, o come avesse paura di suo figlio. Era vero che tra loro non scorreva buon sangue, almeno dal punto di vista di Korin, ma non avrebbe mai alzato un dito su di Lui; era il suo capo e prima ancora suo padre e, per quanto di paterno Rain non avesse nulla, meritava un rispetto che nessun’altro avrebbe potuto avere. Era vincolato dalla sua cultura a rispettare i propri genitori e dalla sua educazione a rispettare chiunque avesse un grado più alto.
    Alla vista del messaggio di Stenson gli era battuto forte il cuore immaginando di poter reincontrarlo, lui era quasi una vera figura paterna, e invece doveva accontentarsi solo di un suo ordine lontano. Ci era rimasto male. Era un ordine, lo avrebbe eseguito, certo, ma avrebbe voluto di più. Avrebbe voluto tornare a combattere al suo fianco, a ricevere consigli e incoraggiamenti, a bere con lui. Qualunque cosa sarebbe andata bene al fianco del colonnello.

    E invece camminava, da solo, nel bianco e nel silenzio, in un territorio forse mai battuto da piede umano.



    Statistiche

    Stato Fisico: Infreddolito, ma Perfetto.

    Stato Mentale: Concentrato.

    Stato Armatura: [V] Intatta e Indossata.

    Riassunto:
    Nella steppa sconfinata,
    A quaranta sotto zero,
    Se ne infischiano del gelo
    Gli agenti della GRADO.



     
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    I - Il Richiamo

    Assorto nella concentrazione una grossa figura era intenta a martellare un'arma su di un'incudine. A intervalli, inserendola in un forno e poi in una vasca d'acqua lavorandola senza sosta. Come un fabbro. Al suo fianco invece era seduto il vecchio Anfitrione, che nella sua vera forma riposava a terra avvolto da un mantello con un bastone rugoso stretto tra le mani.
    L'aria tutt'intorno era silenziosa, rotta solo dal rumore ritmico del metallo che cullava i loro pensieri fluttuanti. Faro nell'ordine d'ogni cosa.

    Il Panarmonium, quella notte, si poteva dire che si estendesse quasi all'infinito. Montagne e grosse lande verdeggianti si stagliavano in lontananza e intorno. Insieme a un grosso burrone che scendeva a mostrare una ricca landa verde dove il cielo era ricolmo di stelle luminose. E Limpide.
    Fen Annon si ergeva dietro di loro. La nuova Dimora dei Re.

    Qui meditava il vecchio Anfitrione.
    Meditava profondamente nei suoi pensieri.
    Era passato molto tempo dagli ultimi avvenimenti e dallo scontro con il Primarca di Scilla. Molte cose erano accadute.
    L'Empireo e le altre zone dell'Axis Mundi continuavano a crescere, riacquistando sempre più forza e fedeli. E suoi compiti nei mondi erano attivi più che mai anche se si era abbandonato alla pace, allontanato da tutte le vicessitudini del suo vecchio mondo. La rottura definitiva del suo passato e valori aveva portato nuovi alleati che si erano e si stavano palesando al suo fianco, nell'adempimento della sorte. Lui però voleva solo rimanere a guardare, come aveva detto all'Araldo di Chernobog, al di fuori dei conflitti. Anche se percepiva nuvole che si stagliavano all'orizzonte. Venti di guerra che lo stavano trascinando per l'ultima volta nella bolgia del destino. In un ultimo scopo. Nel bene o nel male.

    Per questo quel giorno egli attendeva qualcuno. C'erano state voci nel regno che un grande conflitto era accadduto nelle terre degli uomini. Che voleva dire solo una cosa: essere chiamato in causa.
    Mentre l'enorme figura continuò imperitura la forgiatura, quello che temette giunse dal cielo sottoforma di forme aliene, scivolando sul terreno e fermandosi dinanzi a loro. Sbuffando da sotto un elmo coperto da maschera, il forgiatore destò Anfitrione per fargli riaprire gli occhi. Affinché accogliesse il nuovo giunto.

    Garme. Servo di Ananke. Daimon del Panarmonium.
    La sua minuta figura da creaturina verde spiccò in quel luogo tra i due figuri, mettendo ancora più in risalto i suoi occhi penetranti.

    Giungo con grandi notizie.

    Disse volgendosi. Anfitrione s'alzò, con l'aiuto del bastone, percependo cosa stesse per dire. E di fatti non sbagliò.

    Notizie di guerra, Anfitrione. Asgard è stata attaccata in massicce forze dalla Corruzione. Una grande battaglia è avvenuta.

    A questa conferma di grande significato, il vecchio sospirò: la corruzione stava ricominciando ad attaccare tornando più violenta che mai da quando egli salì nell'Axis Mundi, mostrandosi nell'unico vero nemico da fronteggiare. Da quando Ponto aveva dato inizio a tutto ciò, aveva ostacolato sempre più il ripristino dell'equilibrio degli antichi e più che mai, ora, era il primo compito da assolvere.

    Sappiamo che Asgard è stata presa come epicentro dalle invasioni del morbo. Forse si pensa che stesse cercando di creare passaggi per penetrare in altri mondi.

    L'hanno respinta, ma si è rischiato di aprire una ferita nelle fondamenta dell'equilibrio stesso che avrebbe potuto causare danni irreparabili per noi.

    Ma non è tutto.

    Subito dopo lo scontro qualcosa ha preso ad accadere a nord della regione. Di natura ignota.

    Servono informazioni e qualcuno, mio Anfitrione. L'equilibrio cede in quei luoghi.
    L'Oracolo lo ha comunicato, sono mandati alcuni a raccogliere informazioni.


    Come sempre era stato scelto. Il suo collegamento con gli uomini rimaneva sempre una lama a doppio taglio. Gli dava da pensare ciò, ogni volta che l'Oracolo si esprimeva con le sue parole enigmatiche era difficile divincolarsi. Quella entità vedeva molte azioni prima che fossero accadute. I suoi voleri erano sempre precisi e limpidi, come uno stato sparato dentro la propria essenza. E aveva imparato che ogni sua azione aveva un motivo, come quella chiamata.
    Il vecchio ci pensò su, scrutando il forgiatore e poi di nuovo Garme. E boffonchiò.

    Mmh... Pericoloso quello che mi dici è. Intromettersi in una battaglia estranea di tale proporzioni.

    Ma poi lo guardò dritto negli occhi. Con l'ardente spirito che lo distingueva.

    Ma una strada si deve assolvere.
    Così sia.


    Garme fece un inchino e alla fine se ne andò come era giunto. Scomparendo nel cielo.
    Anfitrione aveva accettato. Anche se non era del tutto convinto; sentiva che non doveva essere più coinvolto in tutte quelle questioni delicate. Guerra chiamava guerra. E non portava mai nulla di buono per chiunque partecipasse. Così si girò a scrutare le montagne, rivolgendosi al suo compagno, mentre una lieve brezza spirò da nord-ovest proveniente dalle cime delle vette più alte.

    Non è saggio farsi vedere ora. Ma è indubbio che alternative non ce ne siano. Il loro mondo regge un ago prezioso. Dobbiamo essere pronti, i prossimi potremmo essere noi.

    Si ricordò la sua missione di perlustramento nelle terre di Mykonos, in Grecia, dove incontrò soldati Ateniesi e Corruzione che ancora dilagavano dopo gli scontri nonostante si pensasse fossero scomparsi. Non era più saggio inoltrarsi nel mondo degli uomini, accadevano sempre imprevisti. Ma proprio per quello era stato chiamato. Rimaneva pur sempre un generale di un certo peso.

    Si girò verso la figura, che si era fermata ad ascoltarlo. Fissandolo.

    Al momento sei solo tu qui, Vala. È bene che tu rimanga a protezione di questo luogo ad espletare i tuoi compiti.

    Andrò io in questa perlustrazione. Ci saranno già altri mandati in avanscoperta, probabilmente. Ma dobbiamo approfittarne.


    La figura di nome Vala annui profondamente scuotendo gli enormi spallacci leonini dell'armatura. Sicuro delle decisioni del vecchio, come se ormai lo stesse conoscendo molto bene nella sua forza e spirito.

    Tornerò presto.

    E scomparve nella dimora. Con Vala che osservandolo ricominciò a martellare sull'incudine. Senza sosta. Resiliente. Nel valore che portava.

    Quando poi giunse sul campo di battaglia, sulle pianure delle cinta di Asgard, Anfitrione - per passare inosservato - si tenne molto distante per non farsi scorgere da alcuno. Si stanziò su un'alta sommità, come nelle grandi battaglie passate, a scorgere e studiare ciò che l'aspettava col suo Ingegno. Non udì clanglori ed eserciti, o lotte in corso. Sentì soltanto un silenzio tombale, colmo di vibrazioni passate, che andava scemando. Sporgendosi dall'altura potè vedere l'enorme campo di battaglia ergersi completamente distrutto: terra sconguassata, ribaltata, con alcune voragini da sembrare rigirata. Un violento scontro con numerosi soldati da entrambe le parti.

    Ma non vide altro. Non c'erano nemmeno più i corpi che potessero raccontare quante perdite ci fossero state, o cosa nello specifico avesse attaccato.

    Subito dopo planò guardingo verso il centro del campo, sondando la zona. C'era molta polvere sulla terra forse resti della corruzione.
    Così portò una mano a terra, chinandosi. Vi trasferì la sua energia temporale e cerco di rivederne il passato ampliando i propri sensi. Avrebbe potuto ripercorrere tutto lo scontro nei minimi dettagli agguantando molte informazioni utili. Ma non riuscì ad utilizzare il suo potere. Non poteva vedere gli accadimenti avvenuti in un luogo che non ancora conosceva, purtroppo.

    Dovette continuare a cercare. Nei dintorni non c'era nulla che potesse dargli più informazioni di quel che percepiva. Poteva capire che fossero stati 10000, 20000 o forse più dalle orme lasciate. Inoltre, più in là del suo sguardo, le mura del regno del nord avevano resistito all'invasione con danni e fori di lava che avevano cercato di penetrarlo.

    Egli comunque non volle avvicinarsi.
    Rimanere lì troppo a lungo era rischioso e non voleva di certo incorrere in incontri fortuiti. Così continuò le ricerche cominciando a spostarsi più a nord.
    Verso foreste di pino rigogliose e lande che presagivano ambienti più freddi e pericolosi. Dove c'era energia instabile, quella energia di cui doveva indagare e che si stava spezzando.

    Ma prima che potesse allontanarsi, un sentore lo scosse. Percependo l'avvicinarsi di qualcuno. Le mani si abbassarono, e l'ostilità si trasformò in rassegnazione quando vide un altro Daimon comparire. Uno di quelli che, per antonomasia, aveva già incontrato in passato con stucchevoli esperienze, che conducevano precisi eventi nei mondi.

    Giustamente qui, di tutti coloro che si potevano incontrare proprio tu che raccogli morte
    Azrāʾīl...
    SPOILER (click to view)
    FISICO Perfetto.
    MENTE Concentrato.
    STATUS GLORY Grado [IV] - Indossata [Forma Umana]
    RIASSUNTO AZIONI
    Dopo il "sono Ser Pilade e porto grandi notizie da Londra", vado anche io ad Asgard. Perlustro un poco la zona di battaglia della Quest e dopo essere stato attratto verso Nord incontro Azrael. E lascio la palla a lui come accordo. Editato per alcune sviste ed errori.
    Anfitrione [X] ✦ Daimon della Sorte ✦ Energia Blu
    ABILITÀ E TECNICHE
    Ingegno di Anfitrione [Sensi Acuti]
    Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Re Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr).
    Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.



    Edited by Anfitrione - 19/7/2023, 22:55
     
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    Nome: عزرائیل‎ Energia: Verde Gloria: Azrāʿīl [IV]

    Alla Ricerca dei Giganti

    - Capitolo I -



    Pianure dell'Alta Aragona;
    Sierra de Guara;
    Notte.



    E
    reano oramai passati alcuni giorni da quando avevo lasciato alle spalle la città mezza distrutta e lo strano incontro avvenuto al suo interno mi aveva lasciato alquanto scombussolato. In quel momento, però, le uniche preoccupazioni che avevo erano le parole pronunciate nella discussione con Draka. Mi ero svegliato quella mattina e da allora continuavano a rimbalzarmi da parte a parte delle tempie impedendomi di pensare ad altro, non riuscivo a credere che finalmente, forse, quella cooperazione tra le caste che tanto andavo predicando e sperando avrebbe trovato la luce. Inoltre non riuscivo a smettere di pensare alla stessa cosa, che come una strana impellenza mi piombava in testa quando meno la aspettavo: "Andare ad Asgard".

    Forse era veramente il caso di fare un salto da quelle parti, dopotutto il tarlo che mi aveva impiantato l'energumeno in Giappone con le sue frasi aveva iniziato a scavare solchi in profondità. Quelle parole pronunciate tanto alla leggera, con un modo di fare così profetico che non potevo non dargli peso.

    «Logico pensare che i prossimi saranno black saint o Asgard...Asgard però mi sembra appetibile. Molto più di altre parti.»

    Perchè proprio le gelide lande del Nord? Stoltezza o aveva visto uno schema in quello che la Corruzione stava compiendo? "No, siamo seri. Potrà farsi chiamare Dea Imperatrice, ma è un idiota completo..." Eppure erano passate diverse settimane, oramai, da quella discussione, ma il ricordo di quella sera nella neve era impresso a fuoco nella mia memoria.

    "E va bene, vado...vado. Spero per te che ci sia qualcosa di buono da quelle parti o come torno a trovarti mi senti..." raggiunta la convinzione della partenza, adesso restava solamente decidere se passare prima da Casa o meno, in effetti era tanto che non passavo per l'Axis Mundi, e nuovamente iniziavo a sentire di dover rinsaldare tale legame. "Rotta verso casa e poi vedremo..."

    png

    Axis Mundi
    Luogo non meglio precisato del Multiverso;



    Il Panarmonium. Ogni volta riusciva a sconvolgermi nella sua "semplicità" - cosa quanto mai sbagliata, pochi posti nel multiverso erano così perfettamente complicati - ma comunque ne rimanevo estasiato. Avevo bisogno di un po' di riposo, dovevo rimettere a posto le diverse idee che mi assalivano e allo stesso tempo dovevo evitare di pensare alle parole di quella lucertola di fuoco. "Maledetto...più tento di non pensare a quelle parole e più naturalmente mi vengono in mente."

    Sfortunatamente, la ricerca della quiete durò meno del previsto e molto meno dello sperato. Una sensazione di necessità impellente mi impediva di rimanere fermo, come se qualcosa mi richiamasse al mio dovere e l'equilibrio tra i vivi e i morti stava per essere alterato irrimediabilmente. Dovevo arrivare ad Asgard il prima possibile.

    png

    Asgard
    nei pressi della capitale,
    poco dopo la fine della battaglia



    «Sono arrivato tardi!»



    La neve, il fumo e il sangue. Questo era lo scenario che mi si parò davanti non appena giunsi in vista dei bastioni che cingevano la capitale del Nord, la Roccaforte di Asgard aveva visto giorni migliori, ma almeno sembrava aver resistito. Al suolo giacevano migliaia di corpi, le forze locali stavano ancora ripulendo la zona, mentre corrotti e uomini liberi prendevano fuoco in enormi fosse comuni. Le anime di coloro che erano morti per la libertà, riuscivo quasi a percepirle nettamente, più candide, più fiere. Asgardiane.

    Le perdite da entrambe le parti erano incalcolabili, io stesso rimasi scioccato dalla quantità di vite troncate in un singolo posto ed in un singolo momento. Rimasi arroccato sulla collina che sovrastava la piana, era passato così poco tempo dalla battaglia che potevo ancora sentire l'energia della Dea Imperatrice infuriare nell'aria. "Hai dato spettacolo eh? Vecchio ubriacone...Spero solo che tu sia vivo o ti ammazzo con le mie mani."

    Guardavo coloro che rimanevano dell'esercito regolare asgardiano darsi da fare per creare pile di corpi, alcune venivano caricate e bruciate leggermente distanti dalle altre, forse era il loro modo per onorare i propri compagni, non bruciarli con i loro assassini. L'ultimo tributo ai propri cari. Non so per quanto tempo rimasi a guardare quello spettacolo di anime e pregare perchè trovassero pace e non astio, serenità e non rancore

    «Forse dovrei aiutarli...»

    La frase mi rimase sulle labbra, non potevo, lo sapevo, pensai alle parole che il Saint mi aveva rivolto e come pensava che i Daimon e i Corrotti fossero tutti in combutta. Avrei semplicemente aggravato la situazione "Meglio fare il giro largo e vedere di ripulire la zona, non vorrei che qualcuno sia rimasto in vita e li prenda di sorpresa"

    Mi inoltrai nella foresta che si affacciava sulla valle, la collina sulla quale stavo mi offriva copertura, ma ad aggirarla ci avrei messo una vita, meglio continuare a salire e scavallarla.

    «Giustamente qui, di tutti coloro che si potevano incontrare proprio tu che raccogli morte: Azrāʾīl...»

    L'uomo davanti a me, si voltò lentamente, in maniera quasi solenne, era alto quanto me ma il suo cosmo per quanto potesse essere sopito non lasciava adito a dubbi, era Anfitrione. Lo avevo già conosciuto tempo prima, avevo bisogno di informazioni e lui era l'unico che pareva essere in grado di fornirle, solo che non aveva proprio questo aspetto...

    «Βασιλιά Αμφιτρύωνα, χαίρομαι που με θυμάσαι...»

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    Il greco antico non era il mio forte, ma forse mi ricordavo ancora qualcosa, in fondo speravo di fare cosa gradita e di non fare una delle mie gaffe. Accennai un sorriso. Oramai ero abituato ai pregiudizi, certo, ma non me lo aspettavo da un mio compagno d'arme, anche se riflettendoci, in fondo non aveva torto. Io ero esattamente ciò che aveva descritto. Quindi decisi di sorvolare su quella fredda accoglienza che tanto si confaceva al luogo in cui ci trovavamo e andai oltre.

    «Non sapevo della battaglia in realtà, anche se uno degli Araldi di Gea mi aveva avvisato, se solo fossi arrivato prima forse avrei potuto aiutare...»

    Falso. Sarei stato di impiccio ecco la verità. Forse eccetto Amaterasu non mi avrebbero neanche accettato. Scossi il capo energicamente a quei pensieri, non potevo permettermi di cadere preda di una depressione da quattro soldi, non era né il momento né tantomeno il caso.

    «Ero a casa a tentare di svuotare la mente per un attimo, ma un sentimento non mi lasciava riposare. Son accorso appena possibile. Piuttosto, tu come mai sei da queste parti?»

    Rimasi ad ascoltare in silenzio il fu Re degli uomini, nonostante adesso fosse asceso e avesse perso il titolo, il suo portamenteancora la nobiltà che lo aveva contraddistinto in vita. Era un piacere ascoltarlo. Appresi degli ordini, le parole erano giunte dall'Oracolo - ricordai il momento di diversi mesi prima in cui lo vidi ed involontariamente rabbrividii al ricordo di quella sensazione. Non terrore. Soggezione pura. - a quanto pareva qualcosa si muoveva al Nord di Asgard.

    «E quindi ti hanno mandato a dare un'occhiata eh? Interessante...»

    Il pensiero che sia io che Anfitrione fossimo lì in quello stesso momento e che tutto quello non fosse casuale era troppo forte. "L'Oracolo stesso ha inviato qui uno dei suoi campioni più forti, non poteva non sapere che mi avrebbe trovato", mi pareva una conseguenza logica fino troppo palese. Allora perchè non dirlo direttamente a me? Eppure ero nel Panarmonium anche io.

    Dopo qualche minuto in silenzio decisi che alla fine non era così importante, ma che ben altro era il vero cruccio. L'Helheimr, non riucivo a non pensarci "Il regno dei morti con disonore. Se la corruzione dovesse riuscire a mettere le mani su quei luoghi potrebbe diventare inarrestabile. Se ne ho capito un minimo il funzionamento insidia le anime di coloro che trapassano non in pace. Quello sarebbe come un grande banchetto per Ponto, non vi è anima lì che sia in pace. Letteralmente." La notizia mi fece sentire ancora più invischiato nella situazione, per ovvi motivi.

    «Bene, vedrò di accompagnarti, sento di dover venire anche io. Poi senza di me saresti sicuramente perso»

    Sorrisi con fare sornione e mi incamminai prima che potesse replicare. Direzione Nord, verso le montagne di Asgard. Avevo sentito di quel luogo, vi erano leggende che narravano della presenza di alcuni esseri, creature antiche e mai mischiatesi con gli uomini. Mentre le conifere continuavano a susseguirs sempre uguali a loro stesse, intervallate solo da alcuni spiazzi in cui la neve prendeva il sopravvento, decisi di provare ad intavolare una conversazione con il mio compagno tutto serio, magari aveva qualche informazione più di me sul luogo.

    «Ehi Anfi, senti. Ma tu sai nulla delle leggende del Nord?»

    Narrato ⧰ «Parlato»«Parlato P.N.G.»"Pensato"

    NOME عزرائیل‎, - Azrāʿīl - Erza;

    CASTA Daimon - Agathodaimōn;

    ENERGIA Verde;

    GLORIA Gloria Di Azrael [IV];



    STATUS FISICO Ottimo --> Lieve contusione alla spalla;

    STATUS MENTALE Perfetto --> Agitato;

    STATUS GLORIA intatta e non mostrata;

    RIASSUNTO AZIONI Dopo una piccola introduzione al perchè mi vengono rovinate le ferie, un paio di imprecazioni contro Amaterasu. Decido di andare ad Asgard in quanto sento che c'è qualcosa che turba l'ordine prestabilito o quanto meno ci ha provato. Noto la distruzione della battaglia ed indeciso se aiutare o meno, prendo a scavallare la collina sulla quale trovo Anfitrione. Messo al corrente da quest'ultimo della missione che lo porta al Nord, decido di accompagnarlo in questa sua missione.

    NOTE

    *In Greco antico: Re Anfitrione, mi fa piacere che si ricordi di me



    ABILITÀ

    زمن [Zaman]
    Il tempo, che strana invenzione umana, lo scorrere del tempo era percepito da ogni creatura ma solo l'uomo se ne curava, Azrael vedeva il reticolo del tempo dal suo esterno e ne comprendeva la fallacia. Con questa sua cognizione il fu scriba e profeta è capace di piegare al suo volere i milioni di granelli che componevano la clessidra del mondo.

    Tempo: Divenuto abile nel manipolare il tessuto temporale a proprio piacimento l'angelo è in grado di rallentare, velocizzare e finanche porre in uno stato di quiescenza il tempo all'interno della sua area di influenza. L'angelo con il suo potere può controllare il tempo con particolare capacità finchè si tratta di oggetti inanimati, è in grado di porre in uno stato di calma gli eventi naturali che accadono attorno a sè entro il suo raggio di controllo, come rallentare lo scorrere dei fiumi nei propri letti, far cadere massi e detriti in modo accelerato o frenarne l'impatto. Però, anche a causa del breve periodo trascorso dal suo risveglio fa ancora fatica a interferire in modo controllato e pieno con i corpi di altri esseri viventi, potendo influenzare solo marginalmente e per macro aree i corpi altrui (es. accelerazione o rallentamento degli arti, ma non il decorso del sangue al loro interno), riuscendo però a interagire con il flusso temporale del suo, accelerandolo e rallentandolo a suo piacimento, al fine di reagire con più prontezza agli attacchi nemici aumentando la velocità dei suoi attacchi o delle sue difese.



    الشبح [Alshabah]
    Azrael quale angelo della morte è in forte contatto da sempre con il mondo spirituale che è aldilà di quello materiale.

    Spirito: Capace di attingere il potere grezzo dell'energia spirituale, Azrael lo utilizza per portare micidiali attacchi direttamente all'anima avversaria causando un tremendo dolore e uno sgomento tale da indebolire anche la tenacia del nemico, intaccandone la determinazione e la forza di volontà. In casi estremi può portare chi subisce questi colpi a perdere conoscenza e finanche la propria anima. Al contrario, però, il corpo non è intaccato da tali offensive che non lasciano segni esteriori sul nemico, rendendola una abilità infida da individuare ad un occhio esterno, non potendo distinguere con precisione cosa ha inflitto tanto dolore al nemico che ha subito la tecnica. Inoltre, è in grado anche di modellare tale energia per imbastire difese grezze a protezione del suo stesso spirito.


    TECNICHE



    pngBut in the space between the heavens
    And the corner of some foreign field
    I had a dream
    I had a dream

     
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    ALLA RICERCA DEI GIGANTI



    Capitolo 1 : Nella Foresta



    O

    rmai era passato un bel po’ dall’ ultima visita sulla terra, e onestamente non era nemmeno stata tanto bella e rilassante, visto che Drago di Perla aveva dovuto sistemare le cose con quel servo di Phanes che bloccava il tempo e usava giochetti subdoli per prendersi i suoi vantaggi nel combattimento. Un vero peccato non essere riusciti ad eliminarlo, ma per il gigante draconico in fondo quella non era che la punta dell’ iceberg dato che sicuramente avrebbe avuto nuovamente a che fare con quegli esseri e la sua vendetta e gli ordini di Crono presto sarebbero stati realtà.
    Tuttavia Drago di Perla si rendeva conto che non avrebbe dovuto pensare solo alla minaccia dei Daimon, dato che c’era ancora in giro la minaccia della corruzione perciò si domandava ancora per quanto tempo i suoi padroni i Titani sarebbero rimasti sopiti nel loro sonno, dopo tutto se per caso fosse arrivato un attacco massiccio alla Torre Nera, sarebbe forse bastata Mnemosin o lui e i suoi uomini? Questo era un dilemma a cui nessuno avrebbe mai risposto, ma nell’ attesa bisognava essere preparati.
    Drago di perla aveva deciso dunque di dedicarsi a preparare i suoi uomini in quei giorni, e aveva allestito un vero punto di allenamento al disotto dei piani della Torre, completo di arena in grado di simulare le condizioni di lotta più estrema compreso l’effetto della corruzione, dove ogni ora del giorno i suoi soldati di Alpha Centauri si allenavano tra programmi di simulazione vari e test per provare i nuovi prototipi di armi, tutto ovviamente supervisionato da Drago di Perla che si “offriva” di fare anche da nemico massimo che suoi soldati avrebbero dovuto sconfiggere per finire l’addestramento, manco fosse stato un boss di fine livello di un videogioco e sinceramente era pure “noioso” quanto tale per i suoi uomini visto che era difficile poterlo sconfiggere, dato che il gigante non ci andava neppure tanto leggero.
    Tra un allenamento e l’altro i rettiliani stavano imparando a gestire ogni situazione e Drago di Perla era soddisfatto di quanto stava facendo da solo senza l’aiuto neppure dei suoi padroni. Sarebbero stati molto contenti del loro drago, ma proprio in quei giorni sembrava che il programma di allenamento sarebbe stato momentaneamente sospeso perché era giunta una notizia importante.
    Drago di perla era intento a seguire un altro test di simulazione quando arrivò la comunicazione di recarsi nella stanza principale dove pareva che la tecnologia titanica avesse captato un’anomalia proveniente dal Nord di Asgard: Una fonte cosmica.
    Drago di perla a quella notizia e notando come reagivano i sensori dei computer della stanza , aveva capito che si trattava di qualcosa di grosso, poiché le analisi sulla fonte cosmica rivelavano tracce di energia antica pari addirittura ai suoi padroni titani! Che sia dunque un segnale di un probabile risveglio di un titano?
    Drago di perla non ne sapeva molto, attualmente riconosceva come risveglio ufficiale Mnemosin, seppure lei non l’avesse mai conosciuta e vista e non sapeva dove fosse, mentre all’ inizio del suo risveglio si ricordava anche di Giapeto, ma era scomparso esattamente come Oceano, però se ad Asgard c’era del cosmo Antico significava solo una cosa: Crono aveva iniziato a muoversi.
    Di chi era quel cosmo? Drago di perla prima di muoversi aveva intenzione di capire meglio chi o cosa si sarebbe trovato avanti e dagli studi fatti, anche esaminando il vecchio archivio, riuscì a capire che effettivamente in passato c’era stato un evento che avrebbe potuto segnare l’umanità : Il Ragarok, in cui la vecchia reincarnazione di Iperione che corrispondeva al nome dell’ uomo Lelouch aveva preso parte. Non c’erano molti dettagli a riguardo sull’ evento, su come si sia svolto o su come fosse stato sventato, fatto sta che probabilmente ancora attualmente quel cosmo avrebbe potuto recare problemi poiché quel Lelouch era stato classificato nell’ archivio come “soggetto pericoloso”, il che era un po’ strano, ma era evidente che non tutte le reincarnazioni dei titani erano per la pace e l’equità. Dopotutto anche Drago di perla non si considerava proprio un soggetto pacifico, ma la differenza per lui consisteva, perché era rinato come “L’Arma di Crono” un caccia Daimon risvegliato dopo che si era iniziato a capire molte cose e il ruolo degli Antichi.
    Drago di perla era dunque indeciso se partire per Asgard e indagare sull’accaduto, dopotutto non si sentiva in dovere di giudicare chi o cosa era stato fatto nel passato, anche perché ognuno poteva avere i suoi motivi, ma la presenza di cosmi Antichi all’ infuori della Torre non è mai un buon presagio, avrebbe potuto significare mille cose e la priorità per ora era non permettere che il “Caos” prenda il sopravvento perché così si rischiava di essere come la corruzione e di distruggere di nuovo il mondo e senza ciò e soprattutto senza gli umani che adoravano gli dei, non avrebbe avuto senso allora il ritorno di Crono.
    Drago di perla allora decise di partire preparando la sua astronave e attraversò il multi verso per apparire proprio al Nord di Asgard, ma per motivi di sicurezza, il gigante vece atterrare l’astronave ai confini e raccomando ai suoi uomini di starsene lì e aspettare sempre una sua comunicazione perché lui sarebbe andato da solo per non avere grane e non mostrare comunque ostilità. Dopotutto un esercito Antico e alieno in un posto fuori da ogni confine, comandato dalle divinità norrene e i suoi fidati guerrieri, poteva essere visto come “invasione” e non era il momento di certo di fare incazzare Odino , Thor e forse pure Loki, solo per essere venuti a fare un semplice sopraluogo. D’altronde poi a Crono avrebbe fatto comodo non litigare con Odino , e mantenerselo buono come del resto, Drago di perla sapeva bene che Asgard non era un posto ospitale, l’ultima volta era rimasto ferito da un corrotto e se non fosse stato per Astra probabilmente sarebbe morto. A proposito chissà se lei si ricordava del gigante? Lui si e aveva ancora il suo regalo, magari l’avrebbe incontrata e chissà che faccia avrebbe fatto e questa volta non si sarebbe presentato come “Nessuno”, ma sicuramente con il nome che aveva scelto lei di chiamarlo.
    Drago di perla si addentrò nella foresta Asgardiana, non indossava la sua Adamas blu, ma era al sicuro nella sua pelle pronta sempre all’uso in caso di problemi che sperò vivamente di non trovare e anzi di risolvere, se per caso il casino fosse originato dai Titani.
    Il gigante era in forma umana e il suo aspetto austero, dai baffi spiccanti e la maschera d’oro posta sull’ occhio sinistro come sempre, avrebbe potuto anche far credere magari che fosse pure del posto, e i suoi vestiti un po’ dai gusti eclettici come la grigia armatura dagli spallacci ampi posta su quella mole di tessuti dai colori vivaci come il rosso e l’oro dei para bracci e degli stivali armati, parevano proprio descrivere l’arrivo di qualcuno di molto curioso e atipico e per quanto riguarda il freddo, si sentiva anche per lui che era un drago, ma non sembrava infastidirlo.
    Era nulla in confronto al freddo siderale dell’infinito in cui era nato il gigante, adesso unico dilemma da che parte era l’anomalia segnalata?Il computer non era stato molto chiaro ha segnalato solo il posto , ma non il punto preciso.
    Drago di perla aprì le braccia leggermente poi gli venne solo da dire in maniera ironica, visto la situazione.
    “Fantastico…”




    QbxKRwo





    narrato;parlato""; pensato°° & monologhi<<>> Parlato Esterno





    Dati & Riassunti

    Nome:Drago di Perla
    Stato fisico:Buono
    Stato Psicologico: Buono
    Armatura: Adamas Drago di Perla [livello 4] ( per ora non indossata)
    Stato: Intatto
    Energia:Energia Nera
    Scheda







    Riassunto:





    Azioni:









    Il Layaut e la grafica è opera di Lady Dysnomiaper utilizzo in Saint Seiya Final-Armageddon GDR .


     
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    ALLA RICERCA DEI GIGANTI

    Strani incontri

    II

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Korin: Il nuovo territorio sembrava essere pacifico ed incontaminato. Certo, sarebbe stato bello essere affiancati dal Colonnello in quella missione, se non altro per avere la possibilità di scambiare due parole con un eroe; ma si sa, le missioni portano molto spesso a far qualcosa di diverso da quello che si desidera. Il Cavaliere di Athena sperava forse di stabilire un'alleanza diretta tra Asgard e la Grado, ma sapeva anche che il regno del Nord era alleato con la stessa Atene, e quindi avrebbe dovuto tenere per sè i propri pensieri sul Gran Sacerdote, se ci fosse mai stata la possibilità di fare da tramite per il sodalizio. Non doveva dimenticare che entrambe le forze reduci dalla battaglia avrebbero instaurato degli avamposti ognuna vicino al territorio dell'altra per rafforzare la rete, o almeno così aveva sentito dire prima della partenza per la missione. E ora si trovava a Nord di un paese decisamente insolito, poco avvezzo alle tecnologie - anche quelle legate al ventesimo secolo - ed abitato da un popolo di cultura guerriera in cui gli umani non erano il centro della società. Perchè aveva visto anche diversi nani ed elfi, e sapeva che c'erano altre razze che abitavano Asgard da quando sul mondo si era abbattuto l'Armageddon. Si fermò a riva di un piccolo ruscello, perso per un attimo nella limpidezza dell'acqua che scorreva in mezzo al ghiaccio; ma quella trasparenza aveva qualcosa di strano, sembrava essere in qualche modo intermittente. Poi il guerriero si rese conto di cosa vedeva: erano come dei filamenti rossastri, tracce di sangue che erano disperse nell'acqua e che venivano spostate dalla corrente.

    Junichi: Le sensazioni che trasmette questo posto sono qualcosa di mai percepito prima. Freddo. Vastità. Pace, almeno apparentemente. Poteva forse esserci un luogo in cui realmente potesse regnare la pace, in quei tempi? No, probabilmente no. Eppure quei luoghi la ispiravano, e magari proprio ai margini di quelle catene montuose potevano sorgere alcuni di quegli avamposti di cui Amaterasu, Siegfried e Bartolomeo avevano parlato. Certo, magari per Atene ed Asgard sarebbe stato difficile ricambiare il favore - dopotutto, chi poteva dire con esattezza dove fossero i confini di Agartha? - ma questo non significava che il cuore pulsante delle difese terrene non sarebbe dovuto crescere e diventare sempre più forte. E poi quelle sensazioni, che ancora permeavano quei luoghi, a volte così mutevoli come quel freddo che adesso sembrava ancora più rigido. E quella strana pace, che adesso era diventata silenzio. Qualcosa non va, pare dire la mente del guerriero. Non un verso di animale, non alito di vento. Era silenzio mortale, quello che i suoi sensi sentivano mentre andavano acuendosi. Ora, un inconfondibile odore si era materializzato nell'aria: sangue. Seguire quella traccia era necessario, forse era quello il "qualcosa" per cui era stato mandato in quei luoghi; quando però vide il corpo, o meglio ciò che ne restava, capì che forse la sua presenza in quei luoghi non sarebbe stata una gita di piacere. Dopo aver esaminato i resti, alzò gli occhi e incrociò lo sguardo dell'altro.

    Daimon: Nel frattempo, diverse miglia più ad ovest, due figure solitarie vagano per le impervie strade del Nord. I due compagni di viaggio avevano proseguito scambiandosi aneddoti e conoscenze su quei luoghi, e nello specifico sulle creature che forse erano ancora presenti in quei posti. Anfitrione provò a rispondere all'esplicita domanda posta da Azrael, e intanto il sole aveva iniziato la sua discesa dietro le catene occidentali. Non che il tramonto potesse fare molta differenza per loro, ma la sera - accompagnata dall'arrivo della luna nuova - era sempre un momento che alimentava le fantasie degli uomini, che lo fossero stati secoli prima o che fossero ancora in vita come tali. Erano forse quelle fantasie, ad influenzare la mente di Azrael? O forse era il suo istinto che, come sempre, lo aveva fatto avvicinare alla morte?

    Drago: svariate miglia a nordest, un uomo con una maschera dorata e un bel paio di baffoni scuoteva la testa e allargava le braccia, sconsolato dal dover cercare il proverbiale ago nel pagliaio più grande del pianeta. Si inoltrò nella foresta, scalò una prima montagna e poi una seconda, senza trovare nulla di significativo. Tutto intorno sembrava che il panorama fosse identico finchè non si rese conto di aver perso ogni punto di riferimento e di non riuscire a percepire neanche l'energia del proprio esercito a guardia della nave. O qualsiasi altra energia cosmica, a dispetto del motivo per cui aveva attraversato il multiverso. La sera scese, e il guerriero si fermò all'ombra di un albero dal tronco nero, senza sapere bene cosa fare o dove dirigersi. Però c'era qualcosa di strano: ormai era scesa la notte, ma c'era ancora luce. Il Drago alzò lo sguardo, e si accorse che le foglie dell'albero sotto cui si era fermato stavano brillando di una fievole luce propria.

    zBXLsaR


    Eccomi qua. Per Korin e Junichi, ho messo qualche altro spunto di riflessione durante il viaggio fino ai loro rispettivi ritrovamenti. Ciò che rimane del corpo (dall'addome in giù, sono presenti squarci come di zanne ed artigli), parzialmente immerso nell'acqua, sembra essere appartenuto ad una donna e, nel momento in cui il Gea alza lo sguardo, vede Korin che seguiva le tracce di sangue via acqua quindi c'è già la possibilità di un bel siparietto. La cosa strana è che in quei luoghi non si sapeva di insediamenti umani, quindi cosa ci faceva lì quel cadavere? In aggiunta a Korin non è sembrato di sentire di qualcuno scomparso, almeno nella sua breve sosta in città. Da adesso voi due proseguite insieme, siete liberi di descrivere le vostre prossime mosse dopo aver perlomeno sepolto il corpo.

    Anche il team Daimon è libero di chiacchierare ancora, nel frattempo si arriva al tramonto. Az si accorge di qualcosa di strano, si rende conto che qualcuno o qualcosa sta morendo o è morto di recente; seguendo le sue indicazioni, trovate tra gli alberi il luogo di uno scontro. Cadaveri di corrotti, forse una dozzina; quattro corpi, tre uomini ed una donna; infine due sopravvissuti, un ragazzo con qualche ferita superficiale che sta cercando di soccorrere un adulto, ferito più gravemente. State per muovervi quando il ragazzo si accorge di voi, e mentre vi chiedete anche voi cosa ci facciano delle persone in quei posti, i suoi occhi iniziano a brillare di una sfumatura dorata mentre si pone tra voi e il ferito nell'atto di difenderlo. Per ora non vi attacca, ma voi cosa farete?

    Quanto a Drago di Perla, nella prossima vita gli faremo fare un corso da boy-scout XD battute a parte, perde l'orientamento ma la cosa strana è che non percepisce alcuna energia cosmica. L'albero di per sè sembra essere vivo, ma come si può comunicare con un albero? Ce lo dirà Lady, nel suo prossimo post. Sarà dopo aver fallito, che si accorgerà delle rune incise sui rami e sul tronco. E quando si cimenterà nella lettura, interromperà il post :asd:

    Detto questo, anche stavolta scadenza fino alla sera di domenica prossima. Tenete conto che dal 19 in poi a me cominciano gli esami di maturità e sono esterno, quindi mi toccherà viaggiare e potrei avere rallentamenti nel postare per voi :zizi: se avete bisogno di qualcosa, usate il topic organizzativo.

     
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    Alla Ricerca dei Giganti
    - Chapter II -



    Lo sguardo spazzò la neve bianca e incontaminata alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa. Andava bene una sensazione di energia sfrigolante, tracce di animali, corrotti anche, ma il suo cammino continuava ad essere solitario, accompagnato a stento dalle orme che si stava lasciando dietro, che sarebbero svanite alla prima nevicata. La solitudine era un sentimento tanto alieno quanto un compagno di viaggio non indifferente. Quando ancora era un semplice umano non c’era missione in cui non era affiancato da parigrado o qualche superiore, ma dopo quella missione, dopo essere diventato un mostro, le occasioni di compagnia si erano fatte sempre più rare e più pericolose. Non aveva più un esercito pronto a guardargli le spalle: scortare qualcuno significava molto spesso essere l’unico che poteva difendersi e difendere altri dalle minacce del mondo, l’unico che poteva prendersi i colpi sulla propria pelle. Serviva avere occhi ovunque, e una prontezza di riflessi che metteva a dura prova le proprie forze. Aveva iniziato ad avere paura e ansia per quelli che finivano per accompagnarlo. Contavano su di lui, sul cavaliere di Atena, sul blue warrior, ma lui non ne era all’altezza. L’armatura che portava pesava più di quanto lui potesse sopportare. Non era forte, non era così abile. Non era un eroe. Cercava di fare del suo meglio, certo, ma non era mai abbastanza. Non gli piaceva che le persone dipendessero da lui. Non poteva sopportare che una sua mancanza portasse al disastro assoluto, che costasse anche solo una vita. Non poteva sostenere il peso di dare un ordine e vedere quello stesso ordine rivoltarglisi contro. Non voleva morti o feriti sulla coscienza. Andare da soli in quel senso era più sicuro, l’unica persona a rischio era sé stesso. Era parte della filosofia Saint, un compromesso che non era affatto difficile da accettare. Forse era l’unica cosa dei Saint che veramente rispettava.

    Quindi continuò in solitudine, in silenzio, con un’ombra che camminava nelle sue stesse scarpe, per quanto ben poco visibile con tutta la luminosità che quel candore rifletteva. Raggiunse un fiumiciattolo, la superficie appena coperta da una sottile lastra di ghiaccio mentre al di sotto l’acqua scorreva limpida. Si accovacciò a riva e ruppe il ghiaccio con un pugno immergendo poi la mano sacrificata nella corrente gelata. Tirò su dell’acqua limpida, incontaminata, forse la più fresca che avesse mai visto. Ne bevve un sorso e con esso scese un potente brivido lungo tutto il suo corpo congelandolo dall’interno. Si aspettava il meglio del meglio, ma il sapore sulla lingua sembrava strano. Era acqua certo, ma allo stesso tempo aveva una sorta di punta acre, ferrosa.
    Asgard era famosa per le miniere, per tutte le macchinazioni che i nani riuscivano a creare dal ferro e dagli altri materiali. Lui stesso in città aveva visto creature meccaniche che aiutavano nelle riparazioni, o pseudo draghi che sorvegliavano le mura, come gargolle medievali. Forse quell’acqua veniva da una cava ancora ricca di ferro ancora da estrarre. Bevve un altro sorso che seppe di più pulito. Era stato un caso? Forse era la sua immaginazione a fargli percepire cose che non c’erano? No, perché subito dopo la luce baluginò cremisi sotto lo strato di ghiaccio. Cremisi… Ferro… Sangue? C’era qualcosa che sanguinava più a monte? Un animale, forse? Aveva visto lo zampettio di qualche creatura di piccola taglia nella neve e di certo un fiume è un punto molto conteso fra gli animali che devono abbeverarsi.
    O forse era qualcosa in più, una traccia che potesse spiegare i fenomeni energetici rilevati dalla GRADO. Doveva andare in quella direzione in ogni caso, seguire il fiume non sarebbe stato un problema.

    Riprese il viaggio nascondendo la mano gelida sotto l’ascella per tentare di riacquisire sensibilità alle dita congelate. Come facevano gli abitanti di Asgard a vivere sempre così? Come facevano gli umani a sopravvivere a quelle temperature e i nani e gli elfi e gli spiriti solo sanno cos’altro c’era? Aveva visto creature strane muoversi per la città, gente della quale aveva cercato di evitare lo sguardo. Erano così strani, con tracce cosmiche confuse, quasi semiumane come potevano esserlo G.E.A. e giganti. La vera domanda però era perché quelle creature vivevano solo lì? Anche la Siberia era gelata, ma non c’erano nani, né elfi. Perché quelle specie erano confinate ad Asgard? Perchè fuori di essa quelle erano solo creature da leggenda? Forse vivevano anche altrove prima di essere braccate a morte? Era un ordine divino?
    Quali altre figure mitologiche popolavano quei territori? Cosa altro….

    Il pensiero si interruppe a metà quando scorse una figura muoversi sulla riva. Sembrava un umano accovacciato, intento a trascinare qualcosa fuori dall’acqua. Avrebbe forse dato l’idea di un pescatore nativo del luogo, uno che lui sapeva disabitato, se non fosse per il fatto che stava trascinando un mezzo busto umano. La parte appena sopra la cintura era assente, mentre tutto il resto era leso da pesanti squarci e artigliate da cui fuoriusciva ancora lento del sangue. Ecco spiegato cosa stava inquinando il fiume, ma ora aveva domande ben più serie a riguardo: Chi era quel tipo? Perché era morto? L’altro era il suo assassino? Lo stava recuperando per nascondere il cadavere? O magari era solo qualcuno che non voleva vedere quel pezzo di carne in mano alla corruzione?

    Incrociò lo sguardo del tipo, gli occhi blu immersi nell’occhio opaco e quello oro del suo interlocutore.
    Tirò fuori le mani intirizzite mostrandone i palmi all’altro, ignaro se questi potesse capire il suo linguaggio. «Korin, Saint del Triangolo Boreale. Vengo in pace.» Si avvicinò a passi misurati, uno dopo l’altro finchè non gli fu abbastanza vicino da percepire il suo flebile cosmo. Era debole, simile a quello di qualcuno che l’aveva appena risvegliato o forse d qualcuno che lo stava sopprimendo. Sembrava qualcosa di inumano, non troppo diverso da quello sperimentato nella città di Asgard. Possibile che fosse una di quelle specie?
    Lo sguardo si posò incerto sul cadavere, una donna a giudicare dalla mancanza di un certo pezzo che poteva vedere appena attraverso gli squarci nei pantaloni. Gli abiti sembravano pesanti, non troppo dissimili da quelli visti ad Asgard. Doveva essere stata una morte terribile, tra gli artigli di un lupo o un orso, se non peggio. A quel pensiero non poté che tornargli in mente la fine della propria di madre ferita nello stesso modo, ma “salvata” in tempo dalla GRADO. Lei era stata “fortunata” al contrario di quella donna.
    Perché quel cadavere era a metà così di netto? Non c’era sangue sul luogo, come se non fosse morta lì, ma ci fosse arrivata tramite cosmo, come se fosse stata tagliata dalle dimensioni mentre le attraversava, o come se fosse morta canalizzando il teletrasporto. Ricordava con agrodolce ironia i suoi primi tentativi di teletrasporto con la steel cloth, una volta delle quali si era teleportato nudo, o un’altra in cui era rimasto incastro in un muro. Forse a lei era successo qualcosa di simile.
    C’erano poche tracce nella neve, le sue e quelle del suo compagno, ma non era possibile che l’altro l’avesse trascinata fino a lì: i suoi abiti sarebbero stati molto più pregno di sangue e questo avrebbe macchiato il percorso. Possibile quindi che l’altro fosse un passante come lo era lui?

    «Dobbiamo bruciarlo, o seppellirlo, prima che diventi un mostro.» suggerì all’altro, aiutandolo in caso a scavare una fossa abbastanza profonda affinché l’odore non trapelasse in superficie. «Pensavo che questa zona fosse disabitata.» Gli parlò mentre lavoravano: «Vivi qui? Sai chi era? O perché è morta? » Lo aiutò a spostare il cadavere gettandolo nella fossa. Il freddo estremo del luogo non aiutava bene ad identificarlo, ma non poteva essere morta da più di un paio di giorni al massimo, un tempo straordinariamente coerente con gli sbalzi energetici avvertiti dalla Fondazione. «Hai avvertito strani sbalzi energetici di recente?» Possibile che ci fosse stata un’ennesima battaglia simile a quella di Asgard? Possibile che la corruzione l’avesse fatta sotto il naso di tutti? Un nuovo brivido gli corse lungo la schiena a ricordare la battaglia di Sacramento e le parole blaterate dal Caduto di turno: “Userò i vostri cadaveri per liberare la mia Signora”. Forse era solo autosuggestione, forse solo il suo razzismo verso i Daimon eppure avevano solo metà cadavere davanti a loro. Possibile che lo avessero preso loro? Possibile un altro piano del caos fosse in atto? Possibile che avessero trovato un’altra figlia? Possibile che stessero cercando di creare un nuovo malsano sigillo?


    Statistiche

    Stato Fisico: Infreddolito, ma Perfetto.

    Stato Mentale: Indagatore e sospettoso.

    Stato Armatura: [V] Intatta e Indossata.

    Riassunto:



     
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    Alla ricerca dei giganti
    II - Strani Incontri

    Anfitrione, nella forma da guerriero, lo fissò scrutandolo attentamente. L'aveva già incontrato in passato, nel vasto Empireo, l'emissario degli antichi a cui era stato affidato il compito della morte: Azrael.
    Conosciuto nei testi antichi arabo-islamici come un demone portatore dell'ultimo respiro, egli era l'angelo che conferiva giustizia ed equità alla fine umana, terminava il loro ciclo e ne risucchiava l'anima per assicurarne il tragitto.
    Vi erano state molte rappresentazioni di quella figura così iconica nel mondo degli uomini, molte sfaccettature che spesso erano affidate dagli antichi Eoni a daimon prescelti. Erano questioni che il vecchio Anfitrione sapeva perdersi nella creazione, dove a malapena ne comprendeva il significato per quanto al di fuori della concezione. L'unica cosa che sapeva è che seguiva esattamente suoi compiti, sotto l'egemonia della sorte.

    Aveva già imparato a conoscere queste entità.
    Come l'incontro con Asmodeo, il demone della cupidigia e del peccato, che lo aveva invitato nella sua impura dimora del Pandemonium. Una dimora che trasudava vizi e peccati d'ogni genere.
    Erano sempre strambe reincarnazioni ultraterrene. Molto legate ad una parte umana che emergeva, quasi più della loro stessa natura, assumendone molte caratteristiche pericolose.
    Ricordava ancora la spiacevole esperienza col demone oscuro, di quando lo invitò a giocare nella propria bisca piena di accoliti.

    Era sopravvissuto per miracolo grazie ad un portale, nei quali la dimora fu cancellata e le ceneri gettate nelle profondità del Tartaro con uno schiocco di dita. Da chissà quale empia entità; per questo erano calamite per spiacevoli conseguenze.
    Si reincarnavano in piu forme, come le essenze immortali, seguendo il loro scopo che non sarebbe mai stato cancellato finché le regole degli antichi permanevano.

    Appena lo vide comparire, Azrael si mostrò giovanile nell'aspetto, con la solita limpidezza ed eleganza che contraddistingueva questi. Parlò in greco antico salutandolo come il re degli uomini. Anfitrione fece un cenno col capo, in segno di ringraziamento, per poi avvicinarsi a lui ed ascoltarlo.

    Cominciò a parlare del racconto del suo arrivo e del viaggio fino ad Asgard.
    Stranamente, non era stato mandato per la grande battaglia o per assolvere i compiti sulle anime. Piuttosto perché aveva avuto un contatto diretto con uno dei 4 Gea che lo aveva avvertito del conflitto. Ma non volle soffermarsi su questo.

    Hanno mandato alcuni a raccogliere informazioni sugli avvenimenti che si stanno succedendo in queste terre.
    L'Oracolo lo ha richiesto

    C'è qualcosa, che sta accadendo a Nord.
    Nelle sconosciute catene montuose dello Yormunheimr.


    Non era lì per caso, Azrael. Lo vide nella sua espressione stupita. Doveva essere stato richiamato da qualcosa nella sua essenza, da un flusso della sua natura di portatore. Era una imprevedibile entità che rispondeva ad un sistema costruito ben prima ch'egli nascesse. Non poteva capire. Eppure doveva essere collegato in qualche modo. Con i sensi acuti poi prese a scrutarlo a fondo: spezzava le parole con lunghe pause, prendeva a scuotere il capo tra sé, asseriva rimuginando e pensando.

    Troppo particolare.
    Poteva toccarlo con il proprio potere e vedere la linea temporale fino a lì giunta con le sue vite umane. Voleva toccarlo e vedere i buchi reconditi nei quali i flussi lo avevano creato, con tutti gli ultimi sospiri nelle vite che aveva definito.
    Ma non si azzardò nemmeno a farlo. Era troppo antico da poter rischiare tale amenità. Si sarebbe perso.
    La sorte lo aveva condotto lì per i suoi compiti; era una naturale e mutevole conseguenza del destino cui portava. Bastava questo.

    Quando ebbe finito di parlare Azrael si girò di scatto e, senza aspettare reazione, prese ad inoltrarsi verso la foresta settentrionale, decidendo di unirsi volontariamente alla ricerca.
    Il vecchio guerriero, in silenzio, lo scrutò da sotto la maschera senza emettere una parola. Né opponendosi alla scelta. Stette solo qualche istante lì, fermo. Cercando di leggerlo attentamente.
    Era strano e imprevedibile Azrael, esattamente come Asmodeo e chissà quale altro Daimon di quella categoria. Ma doveva portare avanti la missione e l'aiuto di qualcuno con tali caratteristiche gli avrebbe fatto comodo quel giorno, dove il nemico si ritirava.
    Così alla fine avanzò, facendosi largo con passi pesanti nella neve. Seguengo l'altro verso catene montuose, verso zone inesplorate.

    Durante il viaggio le conifere presero ad estendersi a perdita d'occhio nel paesaggio, intervallate dalla neve che divenne sempre più alta e la temperatura più bassa.
    Anfitrione nel viaggio rimase in forma umana indossando la propria gloria; consisteva in un vantaggio, poteva muoversi più agevolmente oltre che avere una maggiore sopportazione al freddo che non nella vera forma, dove avrebbe vestito solo indumenti leggeri.

    Proseguirono per molto tempo su un pendio scosceso. Salendo. Quando raggiunsero un tratto pianeggiante, e ormai erano nella natura più sconfinata, Azrael si rivolse al guerriero rompendo il silenzio. Rompendo la serietà che stava accompagnando il compagno dopo tutto quel tempo.
    Cercò un punto di contatto, rivolgendosi a lui in modo informale come un bambino che voleva fare amicizia.

    Anfitrione rimase sconcertato dal modo, dalla purezza di quell'essere senza barriere.
    Ma non volle rimanere in silenzio. Egli era Anfitrione.

    Non conosco le leggende di queste terre. Né le creature che l'hanno popolata dagli albori.

    Ho solo avuto modo di conoscere questo luogo in qualche vita, vedendo il valore dei guerrieri che la servono.
    Forti e coraggiosi.
    Come anche il loro Dio.


    Il sole stava scendendo nel pellegrinare, cominciando a lasciare spazio ai colori sfumati del tramonto. Ispirati. Sognanti. Portando la notte e tutte le fantasie viaggiare.

    Non apprezzo i falsi Dei minori che hanno dominato nelle ere, qui. Gli aborrisco. Ma se devo scegliere tra loro, forse solo Odino è quello che ha avuto più valore nel rispettare altrui.
    Anche se anche lui, ha le sue colpe...


    Continuò a camminare, tenendo i sensi acuti sempre vigili ad ogni passo. La natura era silenziosa e la fauna che incontravano fuggiva appena sentiva una presenza anomala; per ora non c'era nulla nei paraggi.

    Ma poi qualcosa cambiò. La giovialità e lo spirito di Azrael svanì, diventando d'improvviso silenzioso. E cupo.
    Che avesse due personalità? Probabile.
    Ma capì che stesse accadendo qualcosa. Il vecchio guerriero si fermò ad ascoltare, cercando di carpire cosa avesse turbato il compagno. Ma non percepì nulla. Lo vide solo fare cenno di seguirlo mentre affrettava il passo.

    Si fecero largo ancora tra gli alberi, finché alla fine giunsero in uno spiazzo dove trovarono una decina di cadaveri appartenenti ai dei corrotti. Insieme ad esseri umani dilaniati: 3 uomini e 1 donna.

    Azrael aveva sentito la morte.

    Versavano tutti in una pozza di sangue, martoriati come bestie da macello. In una battaglia senza scampo.
    Gli unici sopravvissuti che vide più in là furono un ragazzo ed un altro uomo.
    Le ferite del ragazzo non sembravano gravi, mentre l'altro versava gravamente a terra col sangue che sgorgava copioso dalle ferite.

    Pensò che essi non dovevano essere lì. Non c'erano insediamenti vicino le montagne dove gli uomini mettevano piede. Forse i corrotti gli avevano inseguiti da spingerli fin su quelle lande dimenticate?
    I pensieri non fecero in tempo a concludersi che il giovane poi percepì la loro presenza e si girò allarmato. Si frappose immediatamente davanti al ferito, degrignando i denti, e cominciò ad emettere una qualche tipo di energia. Energia che cominciò a divampare nei suoi occhi con sfumature dorate.

    Anfitrione subito captò una qualche fonte cosmica in lui. Molto insolita.
    Non era un guerriero addestrato, sentiva fosse molto debole. Forse un risvegliato che aveva qualche potere latente.
    Aveva forse abbattuto i corrotti? Di certo, ora, stava versando in una situazione peggiore. Incontrando loro.

    Condensò vapore da sotto l'elmo coperto, mentre la cintura militare ticchettò sull'armatura scura, simile a rugiada, con l'aria che cominciò a spirare.
    Spiccava come un giudizio ultraterreno Anfitrione, col sole che scompariva tra le fronde degli alberi. Lì.
    Dove era calata la sorte. E la morte.

    Il ragazzo avrebbe potuto pensare che erano venuti per prenderlo. Che erano venuti per salvarlo.
    Ma loro facevano parte di un mondo estraneo ormai, nel quale non potevano interferire con la natura degli eventi. L'equilibrio della terra era di Gea - come disse a Chernobog - e sopratutto lui sarebbe intervenuto solo se necessario, perché i suoi compiti erano altri. Ma colui che aveva di fianco...

    Colui che aveva di fianco era morte.

    Lentamente, Anfitrione volse la coda degli occhi a guardare Azrael da sotto la maschera, sbuffando di nuovo aria.
    Cosa avrebbe mai fatto lì?
    D'altronde era il suo compito prendere le anime dei mortali. Risucchiarle nel soffio della fine, di chi stava morendo... Era l'essenza della sua natura. Che lo chiamava.
    Avrebbe visto i suoi compiti?

    Il guerriero così rimase fermo. A guardare. Come se si preparasse ad osservare una cerimonia macabra. Con i sensi acuti che rimasero vigili, a captare altri corrotti nelle vicinanze che potessero attaccargli e sopratutto a percepire qualcosa che potesse riverargli una pista.

    Il suo unico scopo era di capire e analizzare cosa fosse successo nello scontro, potendo forse individuare qualche traccia della strada che stavan cercando.

    Ma il ragazzo doveva spostarsi.

    Così parlò telepaticamente al suo compagno. In un semplice e chiaro messaggio nella sua mente.

    Forse vi è qualcosa qui, che può indicarci la via.

    Ma se prima devi compiere qualcosa... non aspettare...


    E cadde il silenzio.

    SPOILER (click to view)
    FISICO Perfetto.
    MENTE All'erta da possibili attacchi.
    STATUS GLORY Grado [IV] - Indossata [Forma Umana]
    RIASSUNTO AZIONI
    Incontro Azrael e partiamo verso le catene montuose. Arrivati ad un certo punto lui percepisce qualcosa e io lo seguo accodandomi. Arriviamo nella zona dello scontro e incontriamo i tizi. Mentre cerco di analizzare con i Sensi Acuti informazioni che possano dirmi qualcosa di più sullo scontro, comunico al mio compare con Telepatia in un po' di sano gdr.
    Anfitrione [X] ✦ Daimon della Sorte ✦ Energia Blu
    ABILITÀ E TECNICHE
    Ingegno di Anfitrione [Sensi Acuti]
    Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr). Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.



    Edited by Anfitrione - 19/7/2023, 22:56
     
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    Alla Ricerca dei Giganti
    - Post II -

    Camminare sulla neve, tra gli alberi silenziosi ed innevati, era un'esperienza unica capace di donare conforto anche alle anime più sofferenti; fiochi e pallidi, i raggi del sole mostravano l'aspetto solitario della natura. Il freddo era intenso, pungente sulla pelle tanto quanto potevano esserlo gli spilloni dei sarti, meticolosi ed attenti nel realizzare le loro opere. Dopotutto, non era forse quel paesaggio parte della creazione voluta da Gea, colei che del mondo aveva fatto la propria opera magna?
    Sopportai volentieri quel gelo per poter apprezzare appieno il dono di mia Madre, l'essenza della vita concretata nell'espressione più pura di bellezza che potesse essere concepita dalle menti mortali. Se la perfezione esisteva, apparteneva al concetto di natura.
    Per ogni foglia caduta altrettante nascevano, sostenendo un ciclo eterno ed incorruttibile, finché Ponto toccò il Codice e l'equilibrio crollò, sfaldandosi come creta nelle mani di un artigiano disattento. In quel luogo, per qualche ragione, sentivo meno opprimente la presenza della Corruzione, un paradiso di pace in cui gli orrori della guerra e le crudeltà degli ultimi decenni erano soltanto echi indistinti di un conflitto lontano.

    "Chissà se oltre i picchi montuosi, dove il sole sorge più caldo e luminoso, sia possibile fondare nuovi avamposti, luoghi sicuri per la futura unione tra le caste, così com'è nei desideri di Amaterasu"

    Camminai ancora a lungo, giungendo nei pressi di un ruscello limpido le cui acque cristalline si perdevano tra i sentieri montani, e, per la prima volta da quando avevo messo piede in quella regione, colsi una sfumatura inquietante nell'aria gelida ed immota. Avevo assimilato la quiete al silenzio che annuncia il pericolo, fraintendendo uno dei segnali primordiali che tutti i viventi riuscivano a cogliere istintivamente, grazie al semplice retaggio evolutivo. Per quanto mi sforzassi di cogliere anche il minimo suono o scorgere la presenza di animali, tutto taceva, amplificando la sgradevole sensazione di trovarmi in una gigantesca trappola per topi.
    Per alcuni, interminabili secondi, fui attanagliato dal panico, incapace di reagire alla terribile realizzazione di aver sottovalutato il luogo e la situazione in cui versavo. Ritrovata la compostezza, percepii un sentore acre nell'aria e l'odore del sangue si fece più intenso, costringendomi a volgere lo sguardo verso il ruscello. Mi affrettai a raggiungere la riva del piccolo corso d'acqua e, mosso da un'agitazione a malapena controllabile, mi chinai per controllare il fondale basso e pietroso. I resti di un cadavere orrendamente mutilato erano rimasti incastrati in mezzo ad un groviglio di rami, rilasciando fluidi corporei trasportati via dalla corrente. Rapito dall'orrore del ritrovamento, contemplai la scena perdendomi nei particolari più insignificanti, dal colore dei vestiti all'angolazione innaturale delle gambe dovuta, probabilmente, alla collisione con le rocce sporgenti del torrente. Scrollai lentamente la testa ed immersi le braccia nell'acqua gelida fino ai gomiti, trascinando i resti all'asciutto con la speranza di ricavare delle informazioni, anche misere, che potessero aiutarmi a capire cosa stesse accadendo in quel luogo.
    Il corpo apparteneva ad una donna, potevo dedurlo facilmente dagli indumenti e dagli organi genitali, mentre la causa della morte, apparentemente, era da imputare agli squarci profondi nella carne presenti sulle cosce e quel che rimaneva dell'addome. Una morte violenta all'ombra di una falsa quiete, nel silenzio sordo della natura che osservava lo scorrere degli avvenimenti.
    I miei pensieri furono interrotti dalla voce di un giovane, chiara ed appena incrinata dal freddo intenso che si fece via via più opprimente. Si avvicinò con le mani alzate, presentandosi senza mai distogliere lo sguardo da me o dal corpo steso sulla neve che, poco alla volta, stava iniziando a corprirlo.

    «Korin, Saint del Triangolo Boreale. Vengo in pace.»

    «Sono Junichi, Eletto di Gea. Trovare un volto amichevole così lontano da Asgard, è una piacevole sorpresa.»

    Il cosmo emanato dalla sua figura era leggero e costante, come il sospiro tiepido del vento in una fresca giornata di primavera; in lui non scorgevo alcuna minaccia. Mi alzai scostandomi leggermente dai resti della donna e prestai ascolto alle sue raccomandazioni, concentrando un fascio di luce in un punto poco distante dal torrente, ma abbastanza lontano per poter parlare senza essere esposti ad eventuali agguati. La neve si sciolse a sufficienza da rivelare uno strato di terra dura che avremmo potuto scavare, ricavandone una tomba, per restituire al Lifestream la Vita concessa a quella povera donna.

    «Dobbiamo bruciarlo, o seppellirlo, prima che diventi un mostro.»

    Annuii e raccolsi il corpo, spostandolo vicino al sito che lo avrebbe accolto una volta scavata la fossa. Lavorare insieme a Korin riuscì a distogliermi momentaneamente dai pensieri cupi che si affollavano nella mia mente, e rispondere alle sue domande mi aiutò ad analizzare la situazione da un punto vista esterno, completamente diverso dal mio. Ero abituato ad affrontarmi i problemi in un altro modo, introiettandoli nel mio vissuto ed esplorandoli come un viaggiatore entusiasta che si avventura per lidi ignoti, mentre il cavaliere del Santuario agiva seguendo un metodo rigoroso, ponendosi domande semplici ed essenziali, utili a tracciare un quadro generale della situazione.

    «Pensavo che questa zona fosse disabitata. Vivi qui? Sai chi era? O perché è morta?»

    «Lo pensavo anch'io prima di rinvenire il corpo. Vivo qui tanto quanto in qualsiasi altra parte del mondo, perché casa mia è Agartha ed ogni luogo la rispecchia. Non conoscevo questa donna, né sono riuscito a vedere chi o cosa l'abbia uccisa, ma il silenzio degli animali e della foresta lascia presagire ben poco di buono.»

    Espirai e il mio volto fu coperto per un attimo da una nuvola densa di vapore acqueo. L'incontro con Korin, forse, era stato dettato dal caso, ma la sua presenza in un posto così remoto e sconosciuto doveva dipendere da altri fattori. La risposta ai miei dubbi sopraggiunse con l'insorgere di una nuova domanda da parte del giovane cavaliere.

    «Hai avvertito strani sbalzi energetici di recente?»

    «No, nulla del genere. Ho appreso da poco l'esito della grande battaglia di Asgard ed il Crogiolo ha richiesto il mio intervento per esplorare le regioni dell'estremo nord.»

    La sensazione di pericolo che avevo avvertito con la comparsa del cadavere era scemata di poco, restando ai margini della coscienza come un inquietante sottofondo esistenziale pronto a sopraffarmi da un momento all'altro. L'istinto mi suggerì che rimanere nei pressi del torrente troppo a lungo avrebbe potuto condurci alla rovina, nonostane l'idea di addentrarci verso l'ignoto fosse altrettanto pericolosa. Mi rivolsi a Korin proponendogli di incamminarci insieme verso i picchi montuosi.

    «Non conosco il motivo che ti ha portato a spingerti così lontano dalla civiltà ma, qualora lo volessi, potremmo condividere il cammino finché entrambi ne avremo desiderio. Ho intenzione di raggiungere le pendici di quella catena montuosa prima che calino le tenebre»

    Indicai le cime innevate che percorrevano la sezione occidentale dell'area, il cui profilo irregolare ed aspro somigliava tremendamente a quello di creature gargantuesche sdraiate su un fianco, immerse in un sonno profondo dal quale avrei evitato volentieri di svegliarle.


    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Parlato Altrui

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO: Infreddolito;
    STATUS PSICHICO: Intimorito dalle sensazioni negative provate e dal "silenzio" della natura; determinato a proseguire verso la catena montuosa.
    STATUS CLOTH: Integra e non indossata;

    RIASSUNTO AZIONI: Ti saluto cordialmente, rispondo alle tue domande mentre seppelliamo il corpo e ti chiedo di andare insieme ad esplorare :zizi:

    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


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    Nome: عزرائیل‎ Energia: Verde Gloria: Azrāʿīl [IV]


    Alla Ricerca dei Giganti

    - Capitolo II -

    I
    l mio compagno di viaggio risultò essere alquanto refrattario alla conversazione, avevo il debole sospetto che non fosse a suo agio. Non del tutto almeno. Non si era comportato in alcun modo che si potesse definire maleducato, anzi, tentò di essere accomodante nel suo atteggiamento. "Magari è solo un po' chiuso con coloro che non conosce bene. Di questi tempi sarebbe comprensibile"

    «Yormunheimr eh? Conosco il nome, più una specie di sentito dire che una conoscenza vera e propria, si vocifera di alcuni esseri antichi quanto queste terre. Ma non so dirti di più»

    Ripresi il passo, mentre il fu Re iniziava a sciogliersi nonostante il suo respiro denso s'innalzava a lente volute nell'aria che, nel mentre, andava degradando nei toni caldi del tramonto.

    «Sarà un cliché ma ho sempre trovato il tramonto emozionante più di ogni altra ora della giornata»

    Volevo alleggerire la situazione, ma in cuor mio sentivo che andavamo verso qualcosa che avrebbe rischiato di sconvolgere il prossimo futuro. Quanto meno il nostro.

    Mi fermai a pensare sul concetto di Dio minore, era interessante, da uomo Anfitrione deve aver adorato gli Dei dell'antica Grecia, ma adesso è un Asceso. Si riferiva dunque al Pantheon greco come Dio maggiore?

    «Io non saprei, non mi sono mai posto il problema su Dei Mi...»

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    La conclusione della frase venne portata via dal vento. Una sensazione che conoscevo bene, conquistò del tutto la mia attenzione, feci cenno con la mano ad Anfitrione di fermarsi, poi poggiai il mio indice sulle labbra chiuse e intimai di seguirmi il più silenziosamente possibile.

    Affrettai il passo, il rumore dei calzari si soffocava nella neve soffice del paesaggio asgardiano. Pensai che il mio compagno avesse capito perché avessi cambiato atteggiamento così repentinamente, ma ora non avevo modo di spiegarmi.

    La scena che si aprì ai nostri occhi, dopo aver passato una fitta sequenza di pini che ci fecero inoltrare sempre più nel fitto della foresta, fu quantomai inaspettata. "Non dovrebbero esserci degli insediamenti umani da queste parti, che ci fanno qui?"

    Purtroppo non feci in tempo a parlare che il ragazzo che pareva stesse accudendo il compagno ferito, si frappose tra noi. Nel suo sguardo baluginarono fiamme di energia per un attimo, donando un riflesso ambrato alla sua sclera. "Sarà stato il sole del tramonto? Non credo, percepisco un certo residuo cosmico in lui".

    «Calmo, non vogliamo farti del male»

    Era vero, a meno di sue mosse azzardate, non era un mio o nostro obiettivo. Inoltre le sue ferite sembravano più graffi che altro ad una prima occhiata, ma il suo amico al contrario non pareva avere più molto tempo d'innanzi a sé.

    «Cosa ci fate qui? Non siete lontani dagli insediamenti?»

    L'idea era semplice: apparire innocui, apparire più calmo e rilassato possibile, mentre a piccoli passi mi sarei avvicinato al gruppetto. Partendo da coloro che erano sicuramente morti tentando di capire cosa fosse successo lì.

    «Siete stati forse aggrediti? Ma soprattutto...»

    Indicai con un cenno della mano i vari corpi dei defunti, mentre da una tasca tiravo fuori accendino e sigaretta.

    «Dobbiamo liberarci di loro. Lascerò scegliere a te: li seppelliamo talmente tanto in profondità da permettergli di riposare o gli diamo fuoco.»

    La mia voce era calma, ma chiaramente non ammetteva repliche, una delle due soluzioni sarebbe stata applicata in ogni caso.

    «הגוף הוא רק שער שיש לחצות דרכו»

    Espansi leggermente il mio cosmo, per toccare le anime di quei poveri umani che avevano trovato la morte in quei luoghi; pregai perché le loro anime trovassero la via e non rimanessero imbrigliate all'interno del ciclo di odio di cui si nutriva la corruzione.

    «Se non lo dovessimo fare, potrebbero rinascere sotto forma di Corrotti e portare ulteriore morte. Non penso sia un destino che qualcuno sceglierebbe volontariamente. Non trovi, ragazzo?»

    Respirai la boccata di nicotina, quelle situazioni erano sempre così delicate da gestire. Dopo tutti quei secoli non ti abituavi mai del tutto, essendo immortale non capivo il concetto di distacco fino in fondo.

    «Sei stato tu a salvarli? Sei stato coraggioso. Come ti chiami?»

    Mentre parlavo tentavo di avvicinarmi sempre di più ai due, avrei dovuto fare quello che andava fatto.

    «Mi permetterai di aiutarti? E di aiutare tutti loro?»

    Narrato ⧰ «Parlato»«Parlato P.N.G.»"Pensato"

    NOME عزرائیل‎, - Azrāʿīl - Erza;

    CASTA Daimon - Agathodaimōn;

    ENERGIA Verde;

    GLORIA Gloria Di Azrael [IV];


    STATUS FISICO Ottimo;

    STATUS MENTALE Allerta;

    STATUS GLORIA intatta e non mostrata;

    RIASSUNTO AZIONI Dopo a "Spasso con Anfi", avendo percepito qualcosa che risveglia il mio istinto primordiale, divento serio, chiedendo al mio compagno di seguirmi facendo meno rumore possibile. Arrivato sulla scena tento di mediare con il ragazzo che scatta sull'attenti e tento di dare una sepoltura/rogo ai morti.

    NOTE

    modifico per aggiungere la traduzione dall'ebraico: Il corpo è solo una porta da attraversare



    ABILITÀ

    زمن [Zaman]
    Il tempo, che strana invenzione umana, lo scorrere del tempo era percepito da ogni creatura ma solo l'uomo se ne curava, Azrael vedeva il reticolo del tempo dal suo esterno e ne comprendeva la fallacia. Con questa sua cognizione il fu scriba e profeta è capace di piegare al suo volere i milioni di granelli che componevano la clessidra del mondo.

    Tempo: Divenuto abile nel manipolare il tessuto temporale a proprio piacimento l'angelo è in grado di rallentare, velocizzare e finanche porre in uno stato di quiescenza il tempo all'interno della sua area di influenza. L'angelo con il suo potere può controllare il tempo con particolare capacità finchè si tratta di oggetti inanimati, è in grado di porre in uno stato di calma gli eventi naturali che accadono attorno a sè entro il suo raggio di controllo, come rallentare lo scorrere dei fiumi nei propri letti, far cadere massi e detriti in modo accelerato o frenarne l'impatto. Però, anche a causa del breve periodo trascorso dal suo risveglio fa ancora fatica a interferire in modo controllato e pieno con i corpi di altri esseri viventi, potendo influenzare solo marginalmente e per macro aree i corpi altrui (es. accelerazione o rallentamento degli arti, ma non il decorso del sangue al loro interno), riuscendo però a interagire con il flusso temporale del suo, accelerandolo e rallentandolo a suo piacimento, al fine di reagire con più prontezza agli attacchi nemici aumentando la velocità dei suoi attacchi o delle sue difese.



    الشبح [Alshabah]
    Azrael quale angelo della morte è in forte contatto da sempre con il mondo spirituale che è aldilà di quello materiale.

    Spirito: Capace di attingere il potere grezzo dell'energia spirituale, Azrael lo utilizza per portare micidiali attacchi direttamente all'anima avversaria causando un tremendo dolore e uno sgomento tale da indebolire anche la tenacia del nemico, intaccandone la determinazione e la forza di volontà. In casi estremi può portare chi subisce questi colpi a perdere conoscenza e finanche la propria anima. Al contrario, però, il corpo non è intaccato da tali offensive che non lasciano segni esteriori sul nemico, rendendola una abilità infida da individuare ad un occhio esterno, non potendo distinguere con precisione cosa ha inflitto tanto dolore al nemico che ha subito la tecnica. Inoltre, è in grado anche di modellare tale energia per imbastire difese grezze a protezione del suo stesso spirito.


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    And the corner of some foreign field
    I had a dream
    I had a dream

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    Edited by Dr. Stein - 16/6/2023, 15:03
     
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    ALLA RICERCA DEI GIGANTI



    Capitolo 2 : Il disperso e l'albero



    D
    rago di perla anche se non sentiva effettivamente il cosmo antico propagarsi sapeva che comunque la tecnologia titanica non si sbagliava, se lì c’era lo zampino della vecchia reincarnazione di Iperione allora da qualche parte doveva trovarsi quindi si armò di molta pazienza e iniziò l’esplorazione della foresta incominciando per prima dal luogo dove si trovava, la steppa ghiacciata.
    Il gigante perlustrò l’intera zona senza trovare niente, ok ci stava d’altronde non si era spostato di molto , allora decise di ampliare la sua ricerca cercando in maniera più dettagliata finendo spesse volte ad esplorare anche grotte e incanalature dove c’erano solo animali selvaggi che alla sua vista scappavano, poi diede un occhiata anche ai vari corsi d’acqua, e niente.
    Drago di perla passò parecchio tempo in quel posto arrivò anche a controllare le vicine montagne sorvolandole con la sua forma di drago , ma sembrava davvero che tutto fosse tranquillo, allora se effettivamente lì non c’era niente che diavolo aveva segnalato il Computer della Torre Nera? Non che era stato “hakerato” o aveva preso un bug? Forse era giunto il momento di far controllare quei macchinari dell’ era della preistoria, visto che non erano aggiornati o presentavano malfunzionamenti.
    Drago di perla si stufò di cercare, magari sull’ astronave erano riusciti a capire qualcosa era il momento di contattarli, ma a quanto pare il comunicatore non funzionava perché risultava avere delle interferenze. Bene, fantastico, magnifico, un'altra delle solite sfighe del Gigante , possibile che glie ne capitasse sempre una? Va bene pazienza, allora l’unica alternativa , visto che non c’era niente era tornare indietro.
    Drago di perla si avviò verso la strada che si ricordava di aver percorso, ma dopo un quarto d’ora di strada si ritrovò di nuovo nel punto in cui era partito.
    Il gigante in quel momento mise le mani su i fianchi in segno di disappunto.
    “Ma che cazzo?…sono già passato qui … che cavolo sta succedendo?…” Ok non era il momento di farsi prendere dalla rabbia perché al Gigante tutto quel vuoto e perdita di tempo lo stava già innervosendo, poi gli venne un idea, forse poteva percepire almeno il cosmo dei suoi uomini o far percepire loro il suo, ma niente di fatto.
    Il cosmo del suo esercito era sparito e a questo punto dubitava che loro aver sentito il suo.
    “Ok …” Drago di perla si stava arrabbiando iniziando a comprendere che cosa era successo: “ Non posso credere che sia successo ma è così…” Il gigante strinse un pugno e lo scagliò con forza su un albero distruggendolo con la forza del suo cosmo.
    “Mi sono perso…che Phanes sia maledetto… MI SONO PROPRIO PERSO!” si esatto si era perso e dopo aver tirato giù l’alberò partì anche una grossa bestemmia di sfogo in lingua draconica che riguardava forse qualche altra divinità del multi verso, inutile bestemmiare Phanes quello era scontato ormai poi si sedette a terra sotto alle radici di un albero d’ebano con le braccia incrociate mentre vedeva la sera arrivare. Passata la rabbia, Drago di Perla doveva trovare il modo di arrivare alla nave, non aveva intenzione di marcire in quella foresta che si sia perso o meno, ma forse era meglio pensare a qualcosa il giorno dopo, anche se in quel momento come se non bastasse aveva pure fame chissà se c’era qualcosa da mangiare?
    Drago di perla si guardò attorno in cerca di cibo e notò una cosa un po’ strana.
    Perché tutto era buio ma nella zona in cui stava no?
    “Che strano…” Alzò lo sguardo e notò le foglie dell’ albero scuro su cui si stava riposando. A quanto pare parevano verdi e piene di vita, ma allora era vero che c’era qualcosa laggiù.
    Drago di perla dopo aver visto le foglie fissò lo sguardo sull’ albero dove iniziò a percepire della vita, forse era un segno.
    “Mmm sembra proprio che tu sia vivo… vecchio amico legnoso.” Drago di perla, sapeva bene che parlare così con gli alberi non funzionava a meno che non si era matti, ma se l’albero era vivo avrebbe potuto aiutarlo, quindi doveva trovare il modo di avere un contatto e se le parole non funzionano allora si poteva fare magari diversamente.
    “Visto che non vuoi parlare allora vediamo se ti convinco così…” Drago di perla mise una mano sul tronco, poi espanse il suo cosmo senza essere aggressivo, un po’ come quando comunicava con le acque ancestrali e cercò di vedere se nell’ albero ci fosse dell’ energia cosmica, magari se riusciva ad avere una risonanza allora significava che l’albero voleva comunicare, ma a quanto pare non aveva funzionato e quindi dall’albero non ne ricavò proprio niente e sembrava proprio aver fallito a comunicarci.
    “Uffa che antipatico. Non vuoi proprio parlare con me allora. Benissimo me la caverò anche senza il tuo aiuto.” Drago di perla ci rinunciò se quell’ albero non voleva comunicare c’era poco da fare, poi ecco che intravide qualcosa di inciso su i rami e sul tronco.
    “Che cosa sono questi?” il gigante osservò bene i segni incisi e notò che si trattava di scritture e dall’ aspetto gli ricordavano molto la scrittura draconica, però si vedeva che era qualcosa di diverso, anche perché la lingua e la scrittura draconica era decisamente più complicata ed era impossibile la conoscessero ad Asgard.
    “Questa deve essere la scrittura che usano qui ad Asgard il “runico” se non erro però non mi ricordo esattamente come si faccia a decifrarlo, mi sarebbe piaciuto avere qui il traduttore automatico. Peccato che non posso comunicare con la nave. Comunque proviamoci forse qualcosa dovrei comunque riuscire a capire.”
    Si in teoria il gigante avrebbe potuto capire qualcosa di quello scritto, e magari sarebbe stato aiutato con il suo problema e con la comunicazione con l’albero ma avrebbe dovuto ricordarsi le poche “lezioni” che aveva appreso nella Torre Nera e non sarebbe stato facile.
    ° Non mi ricordo un cazzo di quelle lezioni, ma ce la farò!° un pensiero del gigante inquietante che non lasciava intendere nulla di buono.




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    narrato;parlato""; pensato°° & monologhi<<>> Parlato Esterno





    Dati & Riassunti

    Nome:Drago di Perla
    Stato fisico:Buono
    Stato Psicologico: Buono
    Armatura: Adamas Drago di Perla [livello 4] ( per ora non indossata)
    Stato: Intatto
    Energia:Energia Nera
    Scheda







    Riassunto:





    Azioni:









    Il Layaut e la grafica è opera di Lady Dysnomiaper utilizzo in Saint Seiya Final-Armageddon GDR .


     
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    ALLA RICERCA DEI GIGANTI

    Strani incontri - parte II

    III

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Korin & Junichi: Il vostro cammino prosegue, mentre si fa sempre più buio. Lungo il cammino le perplessità aumentano su quello che avete visto, e la cosa che continua a turbarvi è che non avete incontrato tracce di corrotti o simili. Raggiungete le pendici di una delle montagne, come sperava Junichi, e vi preparate per affrontare la notte. Un improvviso e forte ruggito riverbera nei cieli sopra di voi, ma non si ripete. Proveniva dai picchi sotto i quali vi stavate accampando?

    Daimon: Il ragazzo non sembra aver preso bene le parole del Daimon, in modo particolare sulla scelta di sepoltura. Sembra quasi pronto ad attaccare, un'azione dettata dalla disperazione e dal terrore, poi il ferito gli poggia una mano sulla spalla nell'atto di fermarlo mentre si rimette lentamente in piedi. Sembra essere messo meno peggio di quello credeste, come se le sue ferite stessero guarendo da sole. Calmo, Jared. Non percepisco intenzioni ostili nei nostri confronti. Gli occhi del ragazzo si "spengono" e l'adulto vi guarda, cercando di capire qualcosa di voi. Io sono Ennys, stranieri. Noi viviamo in queste foreste, e per rispondere alla vostra scelta... seppelliremo i nostri caduti, anche se non c'è rischio che si trasformino, come dite voi. Voi invece cosa fate qui? E da dove venite?

    Drago: Il guerriero cercò di decifrare le scritte presenti sulle foglie, cercando di leggerne i caratteri. Inspiegabilmente riusciva nel suo intento, anche se non comprendeva il significato di quei simboli runici... che ben presto iniziarono a brillare intensamente, fino ad abbagliare gli occhi del Gigante. Quando il guerriero riapre gli occhi, il paesaggio è cambiato. L'unica cosa rimasta più o meno simile è la foresta, la morfologia del territorio sembra sempre montuosa, l'albero è sparito, e il silenzio pacifico è stato sostituito da vari suoni in lontananza che non si riescono a distinguere. Nulla sarebbe stato troppo strano, se il cielo non fosse divenuto di un colore rosso scuro. Cosa diamine era successo?

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    Bentrovati. Per Korin e Junichi, avete tempo di scambiarvi tutte le teorie possibili sull'accaduto mentre camminate. Ancora nessuna traccia di corrotti lungo la via, descrivete il vostro viaggio verso la base delle montagne. Poi sentite il ruggito, non riuscite ad identificarne l'origine a causa della morfologia del luogo ma effettivamente pare provenire dalle montagne sopra di voi. Quindi la domanda diventa, più saggio rimanere lì la notte col rischio di essere presi di sorpresa, oppure proseguire di notte e risalire la montagna? La seconda scelta sembra la migliore. Risalite fino ad un certo punto, poi sentite nuovamente il ruggito e fermate i post.

    Il team Daimon si trova in una situazione più semplice: parlare con i due sopravvissuti. Potete aiutarli o meno nella sepoltura, dopo la quale Ennys - che sembra continuare a riprendersi sempre di più dalle ferite - traccerà una spirale sopra le loro tombe. Vi tocca il dialogo, Ennys qualcosa ve l'ha chiesta e voi potreste comunque scoprire qualcosa di utile (ammesso che riusciate a rendervi degni di fiducia al primo incontro).

    Drago di Perla invece probabilmente si sta innervosendo. Isolato da tutti, l'albero sembra averlo teletrasportato chissà dove e adesso non c'è neanche più. I rumori che sente sono abbastanza confusi, sembrano un misto di urla, ruggiti, versi non definiti. Forse in corso c'è una lotta. In un mondo sconosciuto sarebbe consigliabile procedere con cautela. Trasformarsi in drago potrebbe dare nell'occhio, oppure potrebbe risolvere un po' di problemi mettendo in fuga qualcosa di indesiderato, oppure attirare qualcosa di ancora più indesiderato. Certamente non rimaneva che indagare, bisognava solo valutare come farlo.

    Cari, stavolta avete più tempo: scadenza fino alla sera del 30 giugno. Al solito, per info se avete bisogno di qualcosa, usate il topic organizzativo. Buon lavoro :zizi:

     
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    Alla Ricerca dei Giganti
    - Chapter III -



    Un G.E.A… il cosmo che sentiva bruciare da Junichi era sicuramente coerente con la sua affermazione, così come poteva esserlo la sua storia mentre lavoravano. Non poteva avere la certezza piena della veridicità delle sue parole, gli unici eletti incontrati erano in America e la battaglia era fin troppo caotica per studiare singolarmente ognuna delle tante anime che stava combattendo quel giorno, ma le sue parole dipingevano un quadro plausibile. Chissà, magari Junichi era su quello stesso campo di battaglia quel giorno a gridare Agharta Gu Brath a pieni polmoni mentre menava fendenti; se avesse mai rincontrato Oberon avrebbe di certo dovuto chiedergli cosa significasse quel canto.
    Il massimo che poteva fare era prendere per buone le parole dell’eletto finchè qualcosa non gli avesse provato il contrario. Visto che aveva incontrato un’anima viva tanto valeva collaborare piuttosto che terminarne subito l’esistenza. Se poi era proprio lui ad aver causato quegli sbalzi anomali, beh, sempre meglio tenerlo d’occhio.

    Una rozzissima pala di ghiaccio a testa e giù e scavare una buca sempre più profonda per il mezzo cadavere. Così come la GRADO anche la Madre doveva aver percepito qualcosa che non andava in quei territori inviando un eletto minore a controllare, un pezzo tanto capace di tornare indietro a riferire le informazioni quanto sacrificabile se le cose fossero precipitate. «Ho visto qualche zampettio nella neve, uccellini credo, ma neanche io ho visto né avvertito corrotti. » Confermò dando un colpo di pala ad ogni tre parole, quasi lo aiutasse a tenere il ritmo di lavoro. Era faticoso, ma almeno la buca era più o meno la metà di quella che avrebbero dovuto scavare altrimenti. « Non credevo che un posto disabitato dalla corruzione esistesse ancora. » Lanciò lì il pensiero, ma non era pienamente soddisfatto della cosa. Da una parte era un miracolo, forse aiutato dal fatto che effettivamente c’erano poche anime vive in quel luogo, ma dall’altra come fai a dire al Gran Sacerdote “volevi un posto facile da conquistare, vai lì” ? A parte che erano nel territorio di Asgard, ma anche avessero piantato bandiera, non saint, umana, cosa ci avrebbero effettivamente guadagnato?

    Tre metri e mezzo di profondità più tardi, Risalì con un balzo fuori dalla fossa creata, ma non prima di guardare verso il cielo dalle profondità della terra; era una visione altamente alienante, un vivo, al posto di un morto che guarda qualcosa che per un cadavere è così familiare, ma al tempo stesso sconosciuto. Era tutto assurdo, ma non doveva preoccuparsene, non sarebbe stata la sua visione eterna. Aveva accettato anni prima che, quando sarebbe arrivata la morte, sarebbe stato reso una bella montagnetta di cenere sparsa al vento.

    Scosse la testa, non erano pensieri da fare. Non ora, né mai; era taboo evocare la cupa signora. Gettarono il corpo dentro la fossa cominciando il lavoro inverso, spalando terra, erba e neve sopra il corpo in maniera quasi raffazzonata e sbrigativa. Quando il terreno fu apposto e la terra ben premuta sul nuovo ospite Korin si premurò di procurarsi un ramo vicino che fosse bello solito e lo piantò nel punto della tomba a mo’ di lapide molto improvvisata. Fattolo fece un passo indietro, batté le mani fra loro e abbassò il capo piegandosi in una piccola preghiera per lo spirito della donna. La religione di Asgard voleva una fine gloriosa, una reunion con tutti gli dei nel Valhalla pronti per la battaglia finale durante il Ragnarok, o qualcosa di simile, ma Korin pregò silenziosamente secondo il proprio credo, uno fatto di spiriti e di antenati protettori dei viventi. Pregò che quell’anima potesse ritrovare la sua famiglia, se ancora aveva qualcuno in vita, e che potesse guidarli in quei tempi difficili.

    «Possiamo andare.» Asserì infine riaprendo gli occhi e battendo nuovamente le mani fra loro. «Come dicevo sono in esplorazione. So che il disguido energetico è stato avvertito da qualche parte a nord, ma la locazione non è chiarissima, come non lo è mai con il cosmo. Il mio scopo è individuarlo e capire cosa lo provoca. Sarei andato in quella direzione in ogni caso, quindi se vuoi proseguire assieme, a me sta bene. Due teste ragionano comunque meglio di una.»


    «L’attacco ad Asgard era preciso, ma molto diverso da quello al Giappone o all’America. Per quanto si sa distruggere la roccaforte in se’ non avrebbe dato un vantaggio netto, come di solito cercano, per cui poteva essere solo un diversivo per qualcos’altro. Nonostante ciò questi segnali avvertiti e il cadavere mi fanno pensare ad una sorta di rituale, come quello che voleva fare il Caduto a Sacramento. » Si confidò con l’eletto, parlandogli, come se l’altro potesse già essere a conoscenza di quei fatti, averli vissuti anche. « Spero di sbagliarmi. Se dovesse essere così però, un figlio della Madre fa comodo. Ho intravisto che potete aprire portali di insetti che vi portano ovunque nel mondo. » Lo sguardo spazzava il paesaggio, quindi Junichi, quindi un qualche dettaglio insignificante, di nuovo Junichi e ancora a cercare qualcosa, che fosse una traccia, un segnale, un’indicazione. «Se dovessimo trovare qualcosa di… scomodo… scappa e informa chi di dovere. » Non poteva propriamente contare su tutti gli araldi, ma eventualmente una voce simile sarebbe arrivata ad Amaterasu e tramite lei a tutte le conoscenze, Gran Sacerdote compreso. Con Junichi affianco solo un disastro ben più grande o la sicurezza di non essere ascoltato avrebbe potuto consentirgli di scrivere alla GRADO.

    Continuarono il viaggio finché non iniziò a calare la sera, cosa che avveniva improvvisamente in montagna. «E’ un territorio sconosciuto, dovremmo fermarci finché possiamo. Cerchiamo una cava o qualcosa che faccia da rifugio per la notte. » propose all’altro ed assieme a lui trovarono un anfratto non troppo profondo che avrebbe potuto dargli riparo. Lo ispezionarono prima che un lupo o simili gli saltasse addosso da dietro, ma pareva abbandonato. Racimolarono quel poco di legna secca che c’era radunandola con loro dentro la cava e nel mentre Korin lasciò tre semicerchi di sigilli a cinque metri l’uno dall’altro a mo’ di allarme per evitare che qualcuno gli tendesse un agguato durante la notte. Se qualcuno li avesse calpestati lo avrebbe saputo. Cercò di nasconderli sotto la neve, in maniera da renderli invisibili dall’esterno e meno potenti e vistosi possibile per evitare che fossero proprio loro ad attrarre i problemi.

    Ritornato al campo tentò di accendere un piccolo fuoco aggiungendo alla legna raccolta anche un paio di capelli strappatisi affinché facessero da pagliericcio. Stava strusciando energicamente due bastoni fra loro quando un possente ruggito lo costrinse a fermarsi e a guardare verso il davanti, quindi l’alto.
    Non era molto chiaro, ma sembrava provenire dalla direzione verso cui erano diretti prima di fermarsi, ma quale bestia potesse aver urlato era un mistero. Sembrava qualcosa di selvatico, quindi un animale, piuttosto che il canto tetro di un Daimon, ma l’eco poteva giocargli brutti scherzi. Un animale… o qualcosa di più grosso, un mostro un corrotto, un drago. Esistevano davvero? Molte culture ne parlavano, i nani di asgard ne avevano rappresentazioni meccaniche, la loro mitologia ne aveva un paio almeno, di cui il più famoso era certamente Níðhöggr, il serpentone che divora l’albero del mondo e che non disdegna nemmeno i cadaveri umani. Sempre ammesso che quello fosse un drago… lo aveva sentito descritto in mille modi diversi. «Sembra lontano.» Parlò infine quando il tremore della voce draconica sembrò essere passato: «Sarà un’altra cosa da controllare, domani. Andare adesso è solo un rischio, Non sappiamo chi abbia ruggito né vedremo nulla molto presto. Almeno io… non so bene come funzionate voi eletti. » Aspettò ancora, che fosse un altro ruggito che potesse vagamente dire se il pericolo si avvicinasse o meno mentre riprendeva a sfregare i bastoncini fra loro.

    « Siete tipo bruchi, no? Un eletto che tramite metamorfosi si risveglia farfalla. Cioè… nel senso è sempre stato farfalla ma in un involucro umano tipo… no? » Accesa la loro unica fonte di calore Korin tirò fuori dallo zaino le poche provviste che aveva con se, condividendo con l’altro della carne secca e l’acqua calda. « A Sacramento la Madre è stata… gentile… con me. Mi ha protetto con le sue radici, ho sentito il suo potere rafforzare il mio, muovermi quasi. Quando torni ad Agartha dille che la ringrazio per l’aiuto. Un giorno poi vorrei un’udienza con il re delle Fate. E’ stato stranissimo essere chiamati “Ser” nel mezzo della battaglia. »

    «In ogni caso direi di dormire presto e ripartiamo appena prima che spunti l’alba. Montiamo dei turni di guardia di metà notte.» Un nuovo urlo sconquassò il cielo. Sembrava forse più vicino? O forse era solo stato più forte? Non riusciva a dirlo.


    Statistiche

    Stato Fisico: Infreddolito, ma Perfetto.

    Stato Mentale: Cauto, ma inizia ad essere a suo agio con Junichi. Teso e curioso per il ruggito.

    Stato Armatura: [V] Intatta e Indossata.

    Riassunto:
    Korin e Junichi NON vanno in faccia al pericolo, ma piuttosto si fermano per la notte in una base di fortuna.



     
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    Alla Ricerca dei Giganti
    - Post III -

    Ci incamminammo verso le montagne dopo aver seppellito il cadavere e, avendo Korin accettato di buon grado la mia proposta, nonostante le circostanze del nostro incontro fossero state quantomeno insoilte, mi sentii più sicuro. Durante il tragitto mi raccontò il motivo della sua presenza nelle gelide terre del nord, le sue preoccupazioni ed i suoi dubbi su quel che avremmo dovuto affrontare, basandosi soprattutto sulle impressioni ed i pochi dati raccolti. La sua teoria sul caduto di Sacramento, poi, fu un ottimo spunto di riflessione, una linea di ragionamento critica diversa da quella che avrebbero potuto darmi gli araldi.

    «Potrebbe far parte di un rituale più ampio, si. Ad ogni modo, la Via Dorata è aperta a chiunque rispetti la vita e, se dovessimo averne bisogno, ci porterà lontano da qui. Potete... puoi venire anche tu, senza problemi; lasciarti qui ad affrontare una situazione al di sopra delle nostre possibilità sarebbe davvero un gesto riprovevole.»

    Era difficile rivolgermi a lui direttamente, senza usare alcuna formalità com'ero invece abituato a fare. L'idea che una minaccia uguale o maggiore a quella abbattutasi su Asgard o in America potesse ripresentarsi sotto i miei occhi, da un momento all'altro, mi turbò profondamente. Le mie forze non erano minimamente sufficienti ad affrontare una o più calamità di quelle proporzioni, e la fuga sarebbe stata l'unica opzione possibile.

    "Spero si sbagli o non farei in tempo nemmeno a gettarmi oltre la porta d'oro, se dovesse avere ragione."

    Le cime bianche scurirono e l'unica fonte di luce a guidare il nostro cammino fu quella della luna e delle stelle, vivide in quel cielo montano terso ed incantevole. Con l'approssimarsi della notte s'acuirono le preoccupazioni di incontrare creature che potessero darci la caccia sfruttando l'oscurità crescente, od i pochi punti che non riuscivamo ad osservare per colpa della prospettiva, così cercammo un rifugio alle pendici della montagna. Korin cercò della legna per accendere un fuoco e condivise le provviste che, saggiamente, aveva portato con sé per poter far fronte ad una eventuale scarezza di cibo. Lo ringraziai ed utilizzai la mia capacità di manipolare la luce per ridurre al minimo la luminosità delle piccole fiammelle che danzavano sui ceppi di legno, così da rendere più difficile un'eventuale rilevazione del nostro accampamento di fortuna.

    "Ancora nessun segno della Corruzione, né dell'essere che ha mutilato e, probabilmente, divorato, parte del corpo di quella povera donna che abbiamo seppellito nella foresta. L'unica cosa che mi viene in mente è che in questa regione eistano creature in grado di tener testa ai corrotti o che, in qualche modo, li faccia desistere con la loro semplice presenza."

    Un lungo ruggito rimbombò sui crinali, diffondendo la propria eco in ogni direzione. Per qualche ragione, ebbi l'impressione che fosse la cosa più simile ad un avvertimento che la mia memoria, legata al Codice, potesse connettere ai comportamenti dei predatori, in particolare a quelli estremamente territoriali.

    «Non saprei dirti se fosse lontano o vicino. La conformazione particolare di questa catena montuosa potrebbe giocarci dei brutti scherzi. Spero che la montagna non sia la tana di una creatura al di là delle nostre forze.»

    Ci riparammo nella piccola cavità rocciosa e forse, per smorzare la tensione, Korin mi pose una domanda interessante sulla mia biologia, ma lo fece in modo tale da non risultare invasivo, generalizzando e chiamando in causa tutti i miei fratelli, come fossimo un unicum. Sorridendo, risposi nel modo più semplice che potesse venirmi in mente.

    «Bruchi dici? Si, diciamo di si. Potremmo chiamarlo un secondo risveglio. Per quello che vale, credo che la Madre abbia avvertito la tua riconoscenza nel momento stesso in cui siete entrati in contatto ma, ad ogni modo, cercherò di portare il tuo messaggio, sia a lei che a sire Oberon.»


    Trascorremmo il tempo rimanente in silenzio, fino a quando non fu il momento di decidere i turni di guardia per la notte. Korin propose di lasciare la scelta al caso, prese da una sacca una manciata di bastoncini di legno e mi chiese di pescarne uno dal mucchio, poi fece altrettanto. Chi avesse pescato il bastoncino più corto avrebbe dovuto montare il primo turno di guardia, ed io ebbi abbastanza fortuna da aggiudicarmi quel compito.

    «So che è fastidioso, ma dovremmo rimanere al buio stanotte o, comunque, cercare di limitare al massimo le emanazioni luminose. Se da un lato il fuoco può essere utile contro alcuni tipi di animali, dall'altro ci rende dei bersagli perfettamente visibili anche a grandi distanze. Farò in modo tale che la luce della stelle e la fitta oscurità della notte coprano la nostra presenza. Qualsiasi cosa dovesse accadere, ti avviserò.»

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    Aspettai che Korin si coricasse, poi richiamai il cosmo e manipolai il riflesso della luce morbida delle stelle per generare un modesto effetto di rifrazione proprio sull'apertura della piccola caverna naturale che ci ospitava, così che quel piccolo tratto di parete rocciosa fosse percepito come una continuazione naturale della parete. Evitai, d'altro canto, di incrementare l'oscurità, per non rischiare di alterarne lo strato omogeneo che si era già formato senza il mio intervento.

    "Sarà una lunga notte... speriamo non sia anche l'ultima."




    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Parlato Altrui

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO: Infreddolito;
    STATUS PSICHICO: Ansioso ma concentrato.
    STATUS CLOTH: Integra e non indossata;

    RIASSUNTO AZIONI: Faccio il primo turno di guardia ed utilizzo l'abilità luce in due modi: il primo serve a ridurre al minimo l'emanazione luminosa del falò acceso da Korin, la seconda serve per generare un piccolo (perché comunque non ha lo stesso effetto che avrebbe in pieno giorno :nono:) effetto di rifrazione atto a nascondere l'entrata dell'anfratto che stiamo utilizzando come base di fortuna.

    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


    TECNICHE:


    Credits layout a Dr. Stein
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