Saint Seiya Final  - I Cavalieri dello Zodiaco - Full Professional RpG by Forum

Posts written by Gaz

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    master | Gaz

    tipologia di attività | cambio cloth

    gold Token/void Token | no

    utenti | Lyga
    narrato | parlato | pensato | telepatia

    ally across time | post IX
    szXdiHl

    Il sguardo di Anita restava fisso sulla ragazza, assorbendo ogni sfumatura del dolore e della sofferenza che essa celava dentro di sé. Conosceva troppo bene quei momenti, quelle prove di passaggio. Gaelle era solo all'alba del suo viaggio, con tanto ancora da scoprire e comprendere su ciò che significava lottare per un ideale superiore, per salvare l'intero mondo.

    Non importava quale fosse la sua cultura o a cosa si aggrappava. Anita aveva osservato molti Gold Saints, aveva incrociato la strada di numerosi cavalieri; tutti diversi l'uno dall'altro.

    "Prima di tutto," disse Anita con voce priva di ogni emozione, "si chiama Cintura, non Corona. E per semplificare, rappresentano le dodici costellazioni dello zodiaco che proteggono la nostra realtà. Questo è quanto ti è necessario sapere." Il suo tono era freddo, quasi distaccato — un chiaro segnale di qualcuno che aveva affrontato la tragedia troppe volte per lasciarsi coinvolgere ancora.

    Anita alzò una mano e, come per magia, davanti a lei apparve l'armatura della Vergine nella sua forma totemica. L'armatura brillava di una luce dorata, irradiando un potere mai visto da Gaelle. Al suo apparire, il tatuaggio sulla pelle di Gaelle scintillò, emettendo una luce profonda e intensa, come se l'essenza cosmica dentro di lei entrasse in risonanza con quella dell'armatura.

    "Questa che vedi è l'armatura della Vergine," disse Anita, la sua voce un sussurro carico di segreti antichi. "Il suo precedente custode mi ha incaricato di consegnartela. Ti sarà di aiuto nel duello che stai per affrontare. Quando ti sentirai pronta, toccala. Il resto seguirà, come se fosse sempre stato destinato a essere."



    La figura incappucciata avanzava con lentezza, un passo dopo l'altro, fino a fermarsi e sollevare il cappuccio dalla testa, rivelando se stesso per quello che era veramente. Un uomo ormai quarantenne, dal viso non visto da tempo, eppure inconfondibilmente familiare, tornato per un motivo ben preciso. Da lui emanava un cosmo potente, forse pari al tuo, cosa non sorprendente, considerando che stiamo parlando di uno dei più grandi eroi del passato: Lelouch. Ma c'era qualcosa di più in lui, un dettaglio che ti faceva quasi trasalire: un'aura che potevi senza dubbio ricondurre ad Atena.

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    "Un vecchio saggio mi ha detto che avresti avuto bisogno di una mano, con tutto il caos che si è radunato qui ad Haiti," disse, la voce intrisa di quel tono irriverente che non aveva perso negli anni. "Dovrei forse moderare il linguaggio, ma fortunatamente la piccola Hope non è qui a sentire."

    Nonostante il tempo trascorso, Lelouch era rimasto lo stesso, sempre irrimediabilmente irriverente. Era così da giovane, e nulla, nemmeno gli anni, avrebbe potuto cambiare quella sua natura.

    Lelouch ti rivolge un sorriso, poi il suo sguardo si perde verso un punto indefinito davanti a voi. "Ah, ancora quel maledetto infame," mormora più a sé stesso che a te, la voce velata da una sottile preoccupazione. "Non sarà facile, ma Daya ha inviato l'armatura della Vergine a soccorrere una ragazza, e anche Anita è qui, sebbene sotto forma spirituale. Non so cosa ci attenda, ma dobbiamo agire prima che sia troppo tardi."

    Con un gesto deciso, estrae la sua spada, e solo allora capisci. No, non si tratta di Yggdrasill, la spada del Ragnarok, bensì di qualcosa di diverso. Senti, nel profondo dell'anima, che quell'arma è legata alla divina Atena, anche se non riesci a definirne i contorni esatti.

    "Sei pronto, Bart? Siamo carichi! Abbiamo qualche mostro da sconfiggere, e, se tutto va per il verso giusto — che non è affatto scontato — potremmo anche salvare qualche anima. Sarebbe un bel colpo, vista la situazione recente."


    Note del Master
    Bene, ci stiamo arrivando alla conclusione della storia.
    @Lyga allora, quando tocchi la cloth, ricevi una visione mistica, nella quale attraverso l'armatura, incontri Daya. Ti "mostra" come usare al meglio i tuoi poteri, e ti insegna i fondamenti per usare certe tecniche. Fai un post intenso, alla fine del quale hai l'armatura e, sei libero di usare tutta la tua scheda. Confrontiamoci per cosa scrivere durante queste visioni, ma considera come se, il tempo letteralmente si fermasse e tu passi "X" tempo con Daya, ad apprendere i misteri e le conoscenze.

    @Drake che dire? Quando vuoi posta pure te, che sta per arrivare qualcosa di VERAMENTE GROSSO


  2. .
    Mi porto avanti col lavoro, e chiedo la correzione dell'abilità derivante dall'Ordalia di Loki. È stato fatto un ricerco abbastanza complesso di ricerca dei miti, con informazioni che non sempre si potrebbero trovare su wikipedia. Nel caso, sarei felice di spiegare la cosa, se vi sorgono dei dubbi.

    CITAZIONE
    [Trasformazione]
    Loki trasmette a Gelion una delle sue capacità più particolari: la trasformazione. I segreti del dio, i mezzi con cui aveva ingannato i nove mondi e la realtà stessa, erano antichi e potenti. La capacità unica che gli venne così trasmessa gli permetteva di assumere varie forme, che attingevano ai miti e alle leggende di Midgard e di tutti i nove mondi. A livello tecnico, si potrà assumere la forma di un'altra creatura, in forma base, ibrida e completa. Ogni forma, indipendentemente dalla sua natura, concede un certo tipo di potere, ed una maestria variabile in base al livello e ad altre specifiche. Le singole trasformazioni sono dettagliate specificatamente.

    Valravn [Metamorfosi - Struttura]
    I Valravn, creature mitologiche complesse e sfaccettate, assomigliano a corvi che si aggirano sui campi di battaglia. Il mito li descrive talvolta come corvi, altre volte come ibridi lupo-corvo. Secondo la leggenda, devono nutrirsi del cuore di un infante per poter assumere una forma umana. Quando Gelion si trasforma in un Valravn, può accedere al potere della metamorfosi, che in questo caso gli permette di alterare semplicemente la sua struttura, rinunciando alle altre capacità che la metamorfosi potrebbe concedergli. La sua abilità si limita a modificare la struttura e a combinarla con il suo controllo elementale, come per esempio trasformare il suo corpo in un puro elemento.

    Vargvr [Spirito - Uso Base]
    Questa trasformazione trae ispirazione da ciò che Gelion ha osservato dei Lupi Infernali durante la sua ricerca. Questi lupi, legati in modo indissolubile ai domini di Hela, agiscono come custodi e guardiani del regno dei morti, combattendo il caos e proteggendo le anime di coloro che non sono morti in battaglia. Con questa trasformazione, Gelion assume le sembianze di un lupo enorme che, richiamando il potere e il legame con Niflheimr, è in grado di generare attacchi capaci di danneggiare l'entità spirituale del suo avversario. Che tali attacchi si manifestino con esplosioni di energia spirituale o interagendo con spiriti incarnati o disincarnati, il risultato è lo stesso. Questa forma gli concede la capacità base di manipolare lo spirito.

    Fylgja [Tempo - Rewind]
    La mitologia che avvolge i Fylgia è complessa e antica; essi sono descritti come spiriti guardiani, collegati a una persona che seguono e guidano, influenzando il fato e il destino di quest'ultima. L'aspetto del Fylgja di Gelion si presenta come un cinghiale nella sua forma animale. Dal punto di vista tecnico, attivando questa trasformazione, Gelion è in grado di accedere a un mistero del tempo non concesso dalla runa di Isa: riavvolgere il tempo. Con questo potere, può riavvolgere eventi, luoghi o processi biologici anche a livello microscopico, sebbene non possa utilizzarlo su entità dotate di cosmo.

    Myrkviðr [Aura Corrosiva]
    Una delle trasformazioni più particolari che Gelion ha appreso da Loki è anche una delle sue creazioni di cui va più fiero, subito dopo i suoi figli. Loki creò il primo drago nero cromatico, grazie ai suoi studi e inganni con i Wyrm. Utilizzando questa trasformazione, Gelion può assumere la forma finale di un enorme drago nero con una gemma rossastra al centro della fronte, simbolo del suo legame con Loki. Con questa abilità, il sacerdote di Isa accede a un potere devastante e pericoloso. L'aura emessa dal suo cosmo ha effetti corrosivi che disgregano la materia. Questa aura può manifestarsi sia in forma liquida che gassosa. Le esalazioni sono estremamente corrosive e dannose, e la sua capacità di presentarsi in forma liquida complica la rimozione, poiché c'è il rischio che rimanga attaccata al corpo dell'avversario.

    Gullveig [Sigilli avanzati di purificazione]
    La storia di Gullveig colpì profondamente Gelion quando la apprese da Loki. Ella si presentò davanti a Odino e, a causa delle sue parole e delle affermazioni fatte, venne bruciata tre volte, risorgendo dalla morte in ogni occasione. Inoltre, Gullveig visitava le case offrendo poteri, protezione e incantesimi, motivo per cui Asir e Vanir la definirono una strega malvagia. Quello che non sapevano era che ella era il mezzo attraverso cui Loki generò i suoi figli, portatori del Ragnarok. Con questa forma, Gelion assume le sembianze di uno Jotunn, potendo utilizzare l'antica magia dei Giganti. A livello pratico, attivando questa trasformazione, Gelion è in grado di tessere antichi sigilli, creazioni fisiche bidimensionali che nascono da tecniche specifiche. Tali sigilli possiedono l'abilità unica di ripristinare la realtà, annullando effetti che alterano la struttura stessa del macrocosmo, sia che si tratti di liberare da costrizioni, chiudere varchi, o annullare effetti di alterazione e costrizione.


    Edited by Gaz - 3/5/2024, 14:54
  3. .
    6dz5i82
    iperione spadone {VIII} energia bluminutes to midday1
    C’erano davvero poche cose in grado di sorprendere Iperione, un essere di una potenza e di un’antichità quasi inimmaginabili. Le sue memorie, avvolte in una nebbia impenetrabile, erano offuscate dai sigilli che contenevano la sua vera forza, limitando i suoi ricordi così come la sua potenza. Era un tema che sua sorella Mnemosine aveva esplorato con lui molte volte, ma di cui Iperione non riusciva a cogliere pienamente il senso. Eppure, questa condizione di semi-potenza non lo turbava tanto quanto disturbava i suoi fratelli. Lui, a differenza di loro, trovava un certo piacere nel mettersi alla prova, esplorando con curiosità come gli umani, così limitati nella forma, nel pensiero e nella comprensione del cosmo, potessero vivere senza farne una tragedia. Dopotutto, gli umani erano loro creature, e forse era proprio nella loro imperfezione che si poteva scorgere il tocco divino.

    Un discorso simile, fatto con sua sorella Teti, avrebbe sicuramente scatenato un’animata discussione. La verità era che Iperione sentiva la mancanza dei suoi fratelli e sorelle. C’era qualcosa nel legame con la sua famiglia che non sapeva spiegare; un vincolo profondo che sembrava ancorato all'essenza stessa della realtà.

    Quella mattina, dopo aver trascorso la notte in un bar intergalattico, Iperione si imbatté quasi per caso in un volantino su un tavolo. Lo raccolse, e il suo sguardo assunse l'espressione di chi stenta a credere a ciò che sta leggendo. Era un invito a combattere in un luogo tanto lontano e pericoloso quanto affascinante: la Turchia. Un luogo di corruzione, caduti e chissà quali altre sfide riservava il mondo. Certamente, anche lui aveva combattuto, ma in modo diverso.

    “Mat di Pegasus,” ripeté ad alta voce, con un tono a metà tra l’incredulo e l’divertito. Aveva incontrato un altro Saint, e si chiese perché questo Mat non potesse utilizzare la propria arena, se era così desideroso di combattere. Un invito simile, un volantino che viaggia attraverso il multiverso, era la cosa più insensata che avesse mai visto, eppure, da qualche parte remota e profonda del suo essere, lo faceva sorridere.

    Senza esitare, Iperione si diresse a grande velocità verso il luogo dell’incontro a bordo di una delle sue navi. All'arrivo, scorse una ragazza che indossava l'armatura di Pegasus, in attesa trepidante del suo avversario. Dopo aver parcheggiato la sua astronave a debita distanza, Iperione camminò verso l’area dell’incontro e, una volta di fronte al cavaliere di Pegasus, posò il volantino su un’altalena vicina.

    “Tu devi essere Mat,” iniziò Iperione. “Io sono Iperione il Nero, e accetto la tua sfida.” Il suo tono mescolava serietà a una vena di divertimento per l’unicità della situazione. “Scegliere la Turchia è molto audace. Combattiamo e, se dimostrerai il tuo valore, potrei offrirti una proposta: un luogo dove potrai allenarti in pace e migliorare le tue abilità.”

    L'offerta di Iperione era genuina, non poteva essere altrimenti. Se la ragazza avesse mostrato il coraggio e la forza che si attende da un cavaliere di Pegasus, avrebbe meritato l'arena. Questo cavaliere o era incredibilmente sicuro delle proprie capacità, o era follemente ignaro dei pericoli di un invito del genere.

    “Ma ora, prego, apriamo le danze,” concluse Iperione, con un tono fermo e deciso, pronto a scoprire se quella giovane guerriera avrebbe potuto reggere il confronto con un dio.

    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente a posto
    mentalmente non sa, se sei pazza o se sei pazza
    riassunto azioni ma MENIAMOCI

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


    tecniche

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    6dz5i82
    iperione spadone {VIII} energia bluOh, He Flared2
    L'avversario di fronte a Iperione, un guerriero alto e possente, si raccolse nella quieta antecamera del conflitto, radunando i poteri a sua disposizione. Iperione, il Nero, lo scrutava con occhi che avevano visto il nascere e il morire di età e imperi, trovando in lui una fiamma ardente che non poteva fare a meno di apprezzare. Questi erano combattenti fieri, creature di passione e potenza, qualità che Iperione estimava più di quanto la maggior parte oserebbe ammettere. Suo fratello, ovviamente, aveva un'opinione divergente su tali ardori bellici; ma questa era la natura dei dodici: un mosaico di paradigmi contrastanti, ognuno dei Titani dominato da una visione unica, una lente personale attraverso la quale filtravano la realtà.

    L'attenzione di Iperione, però, rimaneva saldamente ancorata al suo avversario. Lo osservava mentre si muoveva con decisione, avanzando con una sicurezza che quasi sfidava la gravità. I suoi movimenti, benché fluidi e veloci, non sfioravano ancora quel confine supremo imposto dalla realtà stessa: la velocità della luce. Ma questo dettaglio sembrava trascurabile per Iperione, perché era chiaro che il suo avversario stava architettando una strategia ben più astuta, intrecciando i fili del proprio potere unico in un disegno tattico mirato a sfruttare al massimo le sue capacità.

    In quegli istanti di quiete tensione, si avvertiva il sapore dell'imminente tempesta, una promessa sussurrata dal vento che increspava i mantelli e faceva danzare le foglie al suolo. Quando il Silver Saint di Noctua si lanciò in avanti con l'ardore tipico degli eroi, Iperione, il Nero, accolse il primo colpo con una tranquillità quasi sconcertante. Un sorriso sfuggente si delineò sulle sue labbra scure mentre percepiva l'attacco sfiorare non la carne, ma l'essenza più profonda del suo essere. Era un gioco intrigante, un dialogo di forze invisibili, e Iperione si dilettava in questa danza sottile tra l'anima e il ferro.

    Mentre il Saint raccoglieva il suo vigore per un secondo assalto, Iperione si preparò con la calma dei vecchi dei. Con un gesto rapido e preciso, parò il colpo mirato alla sua testa usando il largo spadone che portava con sé come un sigillo di potere. Al momento dell'impatto, un'esplosione di energia scaturì dalla collisione, vibrando nell'aria come il rintocco di una campana antica. Nel momento in cui l'energia dell'attacco esplose all'impatto, essa non si limitò a colpire il suo corpo, ma penetrò più profondamente, toccando l'essenza stessa di Iperione. Il colpo, sebbene parato abilmente dal suo spadone, liberò una forza che non era solo fisica ma carica di una potenza più sottile e insidiosa. Questa energia vibrante e sibilante si insinuò nelle crepe invisibili del suo spirito, come acqua fredda che penetra nelle fessure di una roccia scaldata dal sole.

    Il corpo di Iperione, solitamente inamovibile e imperturbabile come una montagna, vacillò lievemente sotto l'impatto. Era un dolore che trascendeva la semplice fisicità; era un'incursione nella sua anima, un'area così intima e sacra che pochi osavano sfidare. Sentì una stanchezza improvvisa, una fiacchezza che si diffondeva dal punto di contatto attraverso le sue vene, simile al gelo di un inverno improvviso che invade un paesaggio autunnale ancora non pronto per il riposo. Questo tocco sottile ma decisivo lo colpì più di quanto avrebbe voluto ammettere. Un'usura sottile, un sapore di vulnerabilità che non aveva gustato da eoni. Per un istante, persino Iperione il Nero, il titano antico, vacillò sotto il peso di un'antica fatica, come se l'eco di mille battaglie passate si fosse risvegliata.

    Senza concedere un attimo di respiro, Iperione il Nero orchestrò una mossa di rara bellezza e letalità. Con un balzo agile e potente, provò a colpire con la pianta del piede il torace del Saint, un gesto che più che mirare a danneggiare, cercava di disorientare. L'energia del vento solare, quella forza arcaica e devastante, si condensò sotto la sua suola, vibrando con un'intensità che faceva tremare l'aria stessa. L'onda d'urto generata, se avesse colpito direttamente l'avversario, il suo effetto sarebbe stato tangibile: probabilmente il Saint avrebbe barcollato, venendo sbalzato indietro di diversi metri.

    Iperione, con la grazia sovrannaturale che contraddistingue le divinità, si muoveva ora attorno al suo avversario. Gurthang, la spada che aveva visto mille battaglie e altrettanti mondi cadere, era in mano al Titano. La lama, avvolta da un vortice di venti furiosi e schegge di realtà distorte, fremeva, ansiosa di colpire. Iperione manovrò per posizionarsi strategicamente alla destra del Saint, il suo movimento un vortice di fluidità e precisione. La lama di Gurthang disegnava archi nel vuoto, ciascuno riflettendo luce stellare, un preludio al caos che stava per scatenare. Quando finalmente abbatté la spada, il colpo mirava a sfondare non solo le difese fisiche del suo nemico, ma anche a penetrare le barriere più arcane della sua esistenza.

    Se il colpo avesse raggiunto il suo obiettivo, l'effetto sarebbe stato catastrofico. L'uragano che avvolgeva Gurthang non era un semplice fenomeno meteorologico, ma una tempesta di forze cosmiche. Colpendo, avrebbe potuto lacerare la carne, certo, ma anche infliggere gravi danni ai tessuti più profondi. L'attacco avrebbe lasciato dietro di sé un'eco di distruzione che avrebbe potuto risuonare attraverso i piani dell'esistenza, segnando profondamente il corpo del Saint. Iperione il Nero, Signore del Sole, ballava quel valzer di distruzione con una grazia che solo un dio avrebbe potuto possedere, ciascun movimento un capitolo di una storia scritta nelle stelle, ogni attacco un verso in un poema epico che solo i titani potevano recitare.

    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente leggeri danni da ustione, ferite medie a livello spirituale per l'effetto secondario dell'attacco subito
    mentalmente curioso di capire chi ha davanti
    riassunto azioni cerca di difendersi frapponendo lo spadone al tuo attacco, ovviamente l'esplosione lo colpisce comunque e subisce danni spirituali. L'azione di attacco è abbastanza semplice: calcione carico di vento solare, che ti dovrebbe fare lieve danni e sbalzarti idealmente indietro [AD], poi mi sposto e provo a tirarti una spadata al fianco, carica degli effetti del Vortex.

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


    gurthang vortex
    Questa tecnica potrebbe essere considerata come un'evoluzione dell'Ebony Vortex, poiché unisce la potenza dei venti con la sua spada, la Gurthang. Iperione, richiamando una considerevole quantità di dunamis, genera un vortice di vento che avvolge l'intera lama della sua arma. In questo modo, lo spadone del Titano si veste di veloci e temibili venti, incrementando in modo significativo il suo potere distruttivo. L'arma può ora essere impiegata non solo per infliggere danni fisici, ma anche per canalizzare il potere dell'Ebony Vortex, con tutte le conseguenze che ne derivano. Entrare in contatto con la Gurthang in questo momento significa dover fronteggiare un vortice di vento capace di distruggere tutto ciò che trova sul suo cammino, oppure subire gravi danni da taglio a causa delle potenti e affilate raffiche che avvolgono l'arma. Avendo il pieno dominio su questo elemento, avvicinarsi impone all'avversario di resistere alla considerevole pressione che il vortice porta con sé, con il rischio che i liquidi nel corpo del malcapitato possano evaporare. Alternativamente, Iperione ha la capacità di rilasciare tutta l'energia accumulata sulla spada: il Titano, puntando la sua arma contro il nemico, genera una vera e propria cannonata di energia eolica vorticante. Propagandosi frontalmente, questa tempesta potrebbe colpire il nemico con la possibilità di infliggere danni considerevoli.

  5. .
    Oh, chi si rivede!
    Bentornato :yeye:
  6. .
    Benvenuta anche da parte mia :yeye:
    I Gea necessitano di compagnia, ottima scelta.
  7. .
    Per non farci mancare nulla, vi comunico che farò l’Ordalia di Loki che, ERA bloccata per ovvie ragioni di Trama.

    Nulla, ho già accordi per il master e tutte cose <3
  8. .

    = HIGHWAY TO HEL =

    QrAQkC3
    Mons, Belgio

    In un mondo dove l'umanità una volta regnava incontrastata, la vecchia base militare della NATO a Mons, ora ridotta a un silenzioso testimone di un'era dimenticata, è stata trasformata in un bastione di neutralità. Questo luogo, che in tempi non così remoti era il fulcro delle decisioni belliche, simboleggiava la neutralità e l'impegno verso il bene collettivo. O almeno, così si credeva. Il vento sferzava attraverso le strutture semi-distrutte, portando con sé i segreti di un'epoca ormai tramontata. I muri, un tempo imponenti e impenetrabili, ora erano adornati di graffiti che raccontavano storie di disperazione e speranza, di caduta e rinascita. L'aria intorno a Mons era saturata di un potere antico, quasi palpabile, come se il luogo stesso respirasse lentamente, risvegliandosi da un lungo letargo.

    Gli Aesir, avevano scelto questo luogo per il suo passato intriso di potere e neutralità. Con la loro magia antica e potente, avevano eretto sigilli arcani che pulsavano di una luce bluastra, creando una barriera invisibile ma infrangibile contro le forze corrotte che ancora infestavano il mondo esterno. Ogni sigillo era custodito da guerrieri divini, i cui occhi scintillavano con la fermezza di chi ha visto il ciclo di età passare senza sosta. Il processo di purificazione era stato lungo e faticoso. I terreni che una volta ospitavano tattiche di guerra erano stati bonificati, non solo dalle mine e dalle trappole lasciate dal passato bellico, ma anche dalle più oscure contaminazioni dell'anima. La corruzione, un tempo un cancro che rosicchiava il cuore stesso di queste istituzioni, era stata scacciata con rituali che risuonavano attraverso le antiche melodie della giustizia e dell'equilibrio.

    Adesso, l'ex base della NATO non era più solo un simbolo di potere militare, ma un luogo di incontro, un santuario dove rappresentanti di diverse caste potevano convergere per discutere del futuro in un consiglio che mirava a ristabilire l'ordine nel caos che aveva seguito l'apocalisse. Qui, sotto la vigilanza dei divini guerrieri di Asgard, si sarebbe deciso il destino di molte vite, nel tentativo di forgiare un nuovo mondo dalle ceneri dell'antico. Il giorno del consiglio si avvicinava, e mentre i rappresentanti delle varie caste iniziavano a giungere, ciascuno con i propri segreti e le proprie speranze, la base di Mons si preparava a essere testimone di un nuovo capitolo nella storia dell'umanità. Un capitolo che, forse, avrebbe potuto finalmente vedere la luce oltre l'oscurità.

    QrAQkC3
    Asgard, sala del Concilio

    Nei vasti e ornati saloni di Asgard, l'aria vibrava di un'energia che anticipava cambiamenti. Le decisioni che si stavano per prendere non erano soltanto necessarie; erano vitali. Thor, dio del tuono e delle tempeste, aveva incontrato Ecate, la dea degli incroci e dei segreti. Dopo lunghe riflessioni, una scintilla di determinazione brillò nei suoi occhi tempestosi, e con un tono che rimbombava come il rullo dei tamburi di guerra, decise di convocare un incontro globale. Nel silenzio sacro di una sala del consiglio, dove le armature degli eroi caduti riflettevano la luce delle torce danzanti, Thor convocò Heimdall, il guardiano degli dei, noto per la sua vista che poteva spaziare per mondi e tempi, e Freya, la dea dell'amore e della guerra, la cui saggezza era profonda come gli oceani.

    "Amici miei," iniziò Thor, la sua voce profonda riempiva la stanza, "il tempo dei silenzi è finito. Heimdall, tu che vedi tutto, sai quanto sia fragile il nostro mondo. E Freya, tu che conosci il cuore di ogni creatura, conosci il peso del dolore e della speranza. È tempo di unire le forze."

    Heimdall, i suoi occhi come due fari nell'oscurità, annuì con gravità. "Ho osservato i movimenti delle stelle e ascoltato i segreti che sussurrano i venti. Gli equilibri sono in pericolo, Thor. Non possiamo permettere che le antiche ferite si riaprano e infettino di nuovo il nostro mondo."

    Freya, la sua bellezza illuminata dalle fiamme che danzavano sulle pareti, aggiunse con una voce tanto melodiosa quanto ferma, "La collaborazione non è solamente desiderabile, è essenziale. Le ferite del passato possono essere guarite solo con l'unione, non con il conflitto. Dobbiamo estendere la nostra mano, anche a coloro che in passato abbiamo visto come nemici."

    Thor annuì, il suo martello Mjölnir riposava accanto a lui, simbolo di forza e protezione. "Ecco perché chiamiamo tutti, tranne gli Spectre, che hanno già scelto il loro cammino oscuro. Heimdall, preparati a inviare il tuo richiamo."

    Heimdall si alzò, la sua figura imponente proiettava ombre lunghe e solenni sulla stanza dorata. "Sarà fatto, Thor. La mia voce raggiungerà ogni angolo del cosmo conosciuto. Nessuno potrà ignorare il richiamo di Asgard."

    Freya, riflettendo la determinazione dei suoi compagni, concluse, "Questa riunione potrebbe benissimo decidere il destino di molti. Lavoriamo insieme, con cuore e coraggio, affrontiamo ciò che verrà."

    Così, con i cuori carichi di speranza e le menti focalizzate sull'imminente sfida, i Dei di Asgard si preparavano a ospitare un consiglio che avrebbe potuto cambiare il corso della storia. Le decisioni prese tra le mura antiche di Asgard avrebbero echeggiato attraverso i mondi, cercando di evitare la ripetizione degli errori del passato e forgiando un futuro unito sotto il cielo stellato.

    QrAQkC3
    Il richiamo di Heimdall

    Nel cuore di una notte senza luna, il messaggio di Heimdall viene forgiato, un richiamo che varca i confini di spazio e tempo, destinato a raggiungere ogni angolo del mondo conosciuto. Il guardiano degli dei, la sua voce resonante come il vento tra le montagne, invoca ogni leader, ogni rappresentante delle caste, a unirsi sotto un unico stendardo per una causa comune. Il messaggio suona così:

    "Sono Heimdall, Guardiano di Asgard, colui che vede e sente oltre i confini degli uomini e degli dei. In questo momento critico, dove il tessuto stesso della realtà sembra tremare sotto il peso di una corruzione che minaccia di erodere le fondamenta su cui è stato costruito il nostro universo, una voce si è levata sopra il tumulto, una voce che chiede unità e azione decisa.

    Thor, il potente Dio del Tuono, ha osservato con crescente preoccupazione come le forze oscure della corruzione si insinuano e si diffondono, minando la pace e l'armonia del nostro cosmo. È giunto il momento di agire, non domani, non l'anno prossimo, ma ora. Thor chiede la vostra presenza, la vostra saggezza e il vostro coraggio in un incontro cruciale che si terrà il 30 Maggio dell'anno corrente, presso l'ex base militare della NATO a Mons, Belgio.

    Questo luogo, un tempo simbolo di potere militare e ora bastione di speranza, sarà il teatro di una riunione di cruciale importanza. Vi chiediamo di unirvi a noi, non come sottoposti o vassalli, ma come alleati e costruttori del destino. È un'appello a mettere da parte vecchie rivalità e a condividere la responsabilità collettiva di fermare la marea della corruzione che minaccia di sommergerci tutti.

    Venite, quindi, con il cuore aperto e la mente vigile. Portate con voi la vostra forza, la vostra saggezza, e soprattutto, la vostra speranza. Insieme, possiamo forgiare un futuro libero dalla corruzione che ha oscurato i nostri giorni. Insieme, sotto la guida di Thor e il patrocinio di Asgard, possiamo restaurare l'equilibrio e assicurare che la luce trionfi sull'oscurità.

    Attendiamo la vostra risposta e la vostra presenza. Siate pronti a rispondere alla chiamata di Asgard, a rispondere alla chiamata del destino.

    Con profondo rispetto e in attesa di un futuro condiviso,
    Heimdall, il Guardiano di Asgard"


    QrAQkC3
    Mons, il luogo dell'incontro

    Il 30 Maggio del 2024, l'antica base militare della NATO a Mons, ora trasformata in un campo di dialogo inter-caste, si rivela un teatro imponente per il concilio dei mondi. I vari rappresentanti, rispondendo all'appello di Thor, scopriranno un luogo che, pur portando i segni di un passato bellico, è stato magistralmente restaurato e consacrato per l'occasione da poteri che trascendono la comprensione umana.

    Al centro del complesso, la sala principale del concilio si erge come cuore pulsante dell'incontro. Una volta un austero centro di comando, la sala è stata trasformata in un'arena circolare, simbolo dell'unità e dell'uguaglianza tra i partecipanti. Al centro, un grande tavolo rotondo di pietra levigata riflette una luce soffusa, emessa da torce magiche che fluttuano silenziosamente intorno al perimetro della stanza. Queste luci emanano una luce che non brucia, ma piuttosto infonde calma e chiarezza di pensiero.

    Attorno alla base, potenti sigilli arcani, incisi da Heimdall stesso, pulsano con una luce tenue. Questi sigilli non solo proteggono i presenti da influenze esterne maligne ma assicurano anche che nessuna parola pronunciata all'interno della sala possa essere ascoltata da orecchie non invitate. La sicurezza è ulteriormente garantita da sentinelle asgardiane, discrete ma formidabili, poste a guardia di ogni ingresso.

    L'atmosfera è una miscela di antico e nuovo. Le pareti, un tempo grigie e austere, sono state adornate con arazzi che raffigurano scene di antiche battaglie e alleanze storiche, simbolo del perpetuo ciclo di conflitto e cooperazione. Il pavimento è coperto da un grande tappeto che mostra il cosmo, con ogni stella e pianeta posizionato accuratamente secondo l'astronomia asgardiana, ricordando ai partecipanti la vastità e la connessione del loro universo condiviso.

    All'arrivo, ogni rappresentante viene accolto personalmente da Thor, Heimdall, e Freya. Thor, con la sua presenza imponente e la voce tonante, offre un saluto che è sia un benvenuto che un promemoria del serio scopo dell'incontro. Freya, con la sua grazia innata, offre parole di conforto e saggezza, mentre Heimdall fornisce assicurazioni sulla sicurezza e la sacralità dello spazio.

    All'esterno della sala principale, i corridoi e gli spazi comuni sono stati trasformati con giardini pensili che portano un pezzo di natura in questo luogo di pietra e metallo. Questi giardini non solo forniscono un'oasi di tranquillità ma sono anche un promemoria della crescita e della rigenerazione che sono possibili anche dopo le più devastanti apocalissi. In questo ambiente attentamente curato, i rappresentanti scopriranno che ogni dettaglio è stato pensato per promuovere un senso di pace e cooperazione. Questo luogo, una volta simbolo di divisioni e guerra, ora simboleggia la speranza per un futuro unito e pacifico.




    Note del master

    Bene, direi pure di cominciare con il prologo della mega-quest. Le regole sono le solite, il 5 Maggio è il termine ultimo in cui avrete tempo di rispondere alla chiamata. Chiedendo, ovviamente per un evento di tale portata una certa puntualità. Il messaggio arriva a tutte le caste - ad eccezione degli spectre, per ovvie ragioni. Tutti gli interessati sono stati contattati privatamente ma, giusto per chiarezza vi nominerò qua sotto:

    - Gold Saint: Lord Drake
    - Black Saint: Himeros
    - Atlantide: Rain
    - Daimon: Anfi
    - Gea: Dorcas/BFG
    - Asgard: Tyg*/Gelion
    - Titani: Luke

    * non essendo certa la presenza di Tyg, per problemi personali, per Asgard userò il mio pg, che è in dirittura di arrivo per l'addestramento. Detto questo, spero di essere stato chiaro ed esaustivo nelle varie spiegazioni e nell'esporre tutta la scena. Per dubbi, domande e perplessità sapete benissimo tutti dove trovarmi.


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  9. .
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    iperione spadone {VIII} energia bluil festival di Iperione4
    In un angolo remoto dell'universo, dove le stelle sono nient'altro che lontane scintille nella vastità del nulla, Iperione e il giovane Asgardiano si confrontavano in un duello che sembrava sospeso tra il mito e l'eternità. Il Titano, una figura che avrebbe potuto essere scolpita nel bronzo e nel tempo, studiava il suo avversario con occhi che avevano visto nascere e morire civiltà. Il giovane, di stirpe Asgardiana, portava con sé l'ardore degli dèi e la temerarietà delle giovani stelle.

    Il campo di battaglia era un tappeto di stelle morenti e nebulose che danzavano attorno a loro, testimoni silenziosi di un conflitto tanto antico quanto il cosmo stesso. Iperione, con la saggezza dei millenni, intuiva più di quanto vedeva; riconosceva nei movimenti del giovane drow non solo la forza bruta ma un tessuto intricato di incantesimi, così sottili e potenti da sfiorare i confini del visibile.

    Il giovane Asgardiano, con ogni risposta ai colpi di Iperione, dimostrava una resilienza che trascendeva la sua età. La sua spada non era solo un'arma ma un'estensione del suo essere, vibrante di magie antiche. E in quella danza di attacchi e parate, ogni movimento era carico di storie non raccontate, di battaglie combattute in solitudine nei regni dimenticati.

    Quando il drow scatenò un'offensiva di energia mentale, fu come se un sussurro attraversasse il campo di battaglia, un fremito impercettibile che, nonostante non arrestasse Iperione, lo costrinse a riconsiderare l'avversario. Il Titano si trovava di fronte non solo un guerriero, ma un maestro delle arti arcane, capace di intrecciare il visibile e l'invisibile in un unico, fluido movimento di battaglia.

    E poi, l'inaspettato. Il giovane utilizzò distorsioni dimensionali per lanciare un attacco veloce, mirato alle gambe del Titano. Iperione, con un gesto tanto regale quanto mortale, parò l'attacco con la sua spada, creando un'onda di forza che scosse l'aria intorno a loro. Il colpo, preciso e incisivo, si abbatté con una ferocia controllata, e benché la spessa Soma di Iperione fosse forgiata nei fuochi di supernove lontane e destinata a sopportare assalti di forze inimmaginabili, l'energia del fendente trovò il suo cammino attraverso le giunture, infiltrandosi come un gelido flusso d'inverno nelle vene di un fiume. Iperione sentì la morsa del dolore avvinghiarsi alle sue membra, un dolore che portava il gelo delle stelle morenti e la bruciatura delle comete sfuggite al loro destino.

    Nonostante la protezione della sua armatura, il Titano percepì un lento scivolare della sua energia vitale, come se ogni goccia del suo potere fosse un granello di sabbia in un'ampolla rovesciata dal tempo stesso. L'offensiva del drow aveva raggiunto l'effetto sperato: un richiamo silenzioso che riecheggiava attraverso il dolore, testimoniando la ferocia e la precisione del colpo. Il dolore, importante nel suo acume, si annidava pesantemente nella zona colpita, una ferita tanto reale quanto il respiro di una nebulosa. Tuttavia, nonostante la ferita avesse segnato il suo corpo, lo spirito combattivo di Iperione rimaneva intatto, indomito. Non era un dolore che potesse limitarlo, né minare la sua volontà di ferro. Anzi, sembrava quasi che ogni ondata di dolore rafforzasse la sua risoluzione, come se il Titano attingesse forza dalle stesse stelle sotto cui era nato.

    Con un gesto tanto maestoso quanto terribile, Iperione cambiò impugnatura al suo spadone, piantandolo con forza nel suolo. Da quel singolo movimento, emersero venti solari, spazzando il campo di battaglia con un'intensità che solo gli dei potevano comandare. La lama, intrisa di potere celestiale, creò un abisso nel terreno, un solco profondo e ardente che divideva i due combattenti come un presagio del destino.

    Mentre il vento si alzava, nero come le ceneri di un fuoco antico e caldo come il respiro di un sole morente, cercava di avvolgere il giovane drow in un abbraccio tanto elevante quanto pericoloso. Le correnti ascensionali, invocate da Iperione, si strappavano dal terreno con la ferocia di uno spirito liberato, cercando di sollevare il guerriero verso il cielo.

    Se il drow fosse stato catturato dalle grinfie di quel vento primordiale, il Titano avrebbe seguito il suo avversario nell'ascesa, muovendosi con una grazia che sfidava la sua statura imponente. Raggiungendo il giovane, Iperione avrebbe usato il piatto della sua spada per colpirlo al ventre, un gesto calcolato per disorientare piuttosto che distruggere, un tocco che sembrava quasi gentile tra la violenza del loro scontro.

    Ma la vera intenzione del Titano si sarebbe rivelata nel movimento successivo. Con una crescente furia, avrebbe alzato nuovamente il suo spadone, questa volta per un fendente devastante dall'alto verso il basso, mirando alla spalla destra del drow. Il colpo, carico del furore dei venti che Iperione dominava, avrebbe portato con sé non solo il potere di infliggere un danno severo, ma anche di limitare la mobilità del braccio del giovane, un taglio così profondo da minacciare di separare l'eroe dalla sua appendice.

    E così, se il destino avesse favorito il colpo del Titano, il giovane drow sarebbe caduto, precipitato attraverso il vuoto verso il terreno celeste. E mentre cadeva, il danno dell'urto, combinato con quello inflitto dalla lama impetuosa di Iperione, avrebbe potuto segnare la fine del duello, o forse, solo l'inizio di una nuova leggenda nel tessuto delle storie cosmiche. Questo era il campo di battaglia scelto da Iperione: un teatro di guerra scritto nelle stelle, dove ogni movimento raccontava una storia, ogni colpo un'epopea, tessuti insieme nel vasto e inesplorato universo di racconti e destini.


    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente ferita alla mano destra e alla gamba, energia vitale in diminuzione per effetto dei tuoi attacchi
    mentalmente fomentato
    riassunto azioni subisco la tua offensiva, il tuo AD mi fa perdere qualche secondo e, l'unica cosa che posso fare per difendermi dal tuo attacco forte è frapporre la spada. Ovviamente la soma e Gurthang assorbono una parte del danno. A questo punto, parto all'attacco. Creo un solco nel terreno, che combinato ai miei venti color cenere dovrebbero creare una sorta di [DIVERSIVO], quindi creo dei venti che hanno il compito di sollevarti in alto, per prepararti all'attacco, questo non ti fa alcun danno nel sollevarti in alto. [ATTACCO DEBOLE]. A questo punto, ti raggiungo e faccio un attacco in combo, che prevede prima un colpo di piatto allo stomaco e poi, una spadata dall'alto verso il basso [ATTACCO FORTE]

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


    tecniche

    gurthang vortex
    Questa tecnica potrebbe essere considerata come un'evoluzione dell'Ebony Vortex, poiché unisce la potenza dei venti con la sua spada, la Gurthang. Iperione, richiamando una considerevole quantità di dunamis, genera un vortice di vento che avvolge l'intera lama della sua arma. In questo modo, lo spadone del Titano si veste di veloci e temibili venti, incrementando in modo significativo il suo potere distruttivo. L'arma può ora essere impiegata non solo per infliggere danni fisici, ma anche per canalizzare il potere dell'Ebony Vortex, con tutte le conseguenze che ne derivano. Entrare in contatto con la Gurthang in questo momento significa dover fronteggiare un vortice di vento capace di distruggere tutto ciò che trova sul suo cammino, oppure subire gravi danni da taglio a causa delle potenti e affilate raffiche che avvolgono l'arma. Avendo il pieno dominio su questo elemento, avvicinarsi impone all'avversario di resistere alla considerevole pressione che il vortice porta con sé, con il rischio che i liquidi nel corpo del malcapitato possano evaporare. Alternativamente, Iperione ha la capacità di rilasciare tutta l'energia accumulata sulla spada: il Titano, puntando la sua arma contro il nemico, genera una vera e propria cannonata di energia eolica vorticante. Propagandosi frontalmente, questa tempesta potrebbe colpire il nemico con la possibilità di infliggere danni considerevoli.




    Edited by Gaz - 28/4/2024, 18:45
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    rhZX8It

    gelion isa {???} ???inferno di luce9
    In quell'istante carico di rivelazione, Gelion sentì il peso delle ere cadere su di lui con una forza inaudita. Per anni, anzi, secoli, aveva indagato i misteri dell'esistenza, avvolto nelle pagine ingiallite di libri antichi, tra polverosi scaffali di biblioteche dimenticate. La magia era stata il suo pane quotidiano, le formule arcane i suoi respiri silenziosi. Eppure, nessuna preparazione avrebbe potuto equipararlo alla magnitudine del segreto che ora si dispiegava davanti ai suoi occhi: il segreto del ghiaccio eterno.

    Questo mistero antico quanto il tempo stesso si manifestava ora come un balletto di cristalli di ghiaccio, ciascuno scolpito in forme assolutamente perfette e uniche, come fossero gemme divine disegnate dal destino. Ogni singolo cristallo era un universo a sé, un frammento di realtà che rifletteva infinite dimensioni, tessendo insieme passato, presente e futuro in una danza eterea che sfidava ogni comprensione. A guardare troppo a lungo in quel tumulto si rischiava di perdere la ragione, poiché la mente mortale non è fatta per comprendere il fluire incontrollato del cosmo.

    Era come se ogni cristallo sussurrasse una verità diversa all'orecchio dell'universo, racconti di mondi lontani e tempi remoti, segreti che solo gli dei avrebbero dovuto conoscere. E mentre Gelion stava lì, immobile, il freddo mordente del ghiaccio sembrava penetrargli nelle ossa, eppure dentro di lui ardeva un fuoco di conoscenza, una fame insaziabile di comprendere e possedere quel segreto.

    All'improvviso, i cristalli esplodero in una sinfonia di luce e ombra, trasformandosi in un oceano cangiante di colori ineffabili. Era come se il velo tra le dimensioni si fosse squarciato, rivelando agli occhi di Gelion la vera natura del tempo stesso. Quella vista era travolgente, un flusso di tempo che scorreva davanti a lui, portando con sé le immagini di ciò che era stato e di ciò che sarebbe potuto essere.

    In quel momento, una voce calma lo raggiunse. "Mantieni la calma," gli sussurrò Teryon, il suo compagno di viaggio attraverso i secoli, la cui figura era sfocata come un sogno ma chiara nella sua presenza. "Ti sei preparato per tutta la vita per questo momento. La conoscenza che ora possiedi è un dono, uno strumento potente quanto pericoloso."

    UtjS5Vy



    Gelion sentì il peso della responsabilità posarsi sulle sue spalle, ma anche l'eccitazione di chi si trova sulla soglia di una scoperta grandiosa. Ogni fibra del suo essere vibrava con la consapevolezza di essere parte di qualcosa di più grande, un tessitore di destini, un custode di segreti che avevano il potere di plasmare o distruggere universi.

    Era il momento di affrontare il caos, di usare il suo dono per imbrigliare l'energia selvaggia del multiverso e forgiare un nuovo destino. Con Teryon al suo fianco, e il ghiaccio eterno come sua guida, Gelion si preparò a scendere nell'arena cosmica, armato di antica sapienza e di un coraggio forgiato nelle fiamme della più pura curiosità.

    Gelion e Teryon si muovevano come due figure ancestrali, tessitori di destini e guardiani di antiche verità. Mentre Gelion cercava di contrastare il caos, Teryon disponeva con cura gli elementi necessari per un rituale che aveva il potere di riscrivere le regole stesse dell'esistenza.

    Ai quattro punti cardinali, Teryon posizionava oggetti celesti, ciascuno un riflesso del cosmo stesso—una pietra lunare, scintillante con il freddo fuoco delle stelle cadute; un frammento di cometa, ancora bruciante del suo viaggio attraverso il vuoto; un cristallo di roccia, pulsante con l'energia del cuore della Terra; e una piuma di fenice, arsa ma rinata dalle ceneri. Insieme, questi elementi formavano una quadratura del cerchio, un sigillo contro il caos che minacciava di travolgere tutto.

    "Hai parlato di questa teoria per secoli, Gelion," ricordava Teryon con una voce che era sia gelida che vibrante di emozione, "su come avresti potuto usare catene cosmiche per catturare il caos e bloccarlo per sempre." Le parole di Teryon erano come un mantra, un incantesimo che rafforzava il cuore di Gelion contro la paura crescente che il caos stesso stesse per prevalere.

    Gelion, la sua figura ora quasi traslucida con la potenza che da lui fluiva, si concentrava intensamente. Ogni fibra del suo essere era tesa, ogni pensiero focalizzato sul rituale che aveva meditato per intere vite. L'energia di Gelion si muoveva in correnti vibranti, passando attraverso i cristalli di ghiaccio eterno che aveva scoperto e ora utilizzava come conduttori di questa potenza antica e immutabile. Questi cristalli, un tempo semplici meraviglie naturali, ora erano vasi di forza cosmica, tessitori di legami tra Gelion e gli oggetti sacri disposti da Teryon.

    Il mondo intorno a loro sembrava rallentare, quasi sospendendo il tempo mentre il rituale si avvicinava al suo clou. Il caos, una marea inarrestabile fino a quel momento, cominciava a rallentare, intrappolato gradualmente dalla rete intricata di energie che Gelion tesseva con mani tremanti ma sicure.

    Quando fu il momento, Gelion sollevò le catene dorate, forgiate dal potere delle stelle e dal soffio di galassie distanti. Queste catene, splendenti di una luce sia terribile che sublime, erano strumenti di un potere quasi dimenticato, legami che potevano legare il caos stesso. Con un movimento fluido e preciso, le scagliò nel cuore pulsante del vortice di caos, avvolgendolo in un abbraccio stretto e definitivo.

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    La scena che seguì era di una bellezza straziante: le catene si avvolgevano intorno al caos, stringendolo con una forza inarrestabile, mentre luce e oscurità danzavano insieme in un balletto di creazione e distruzione. In quel momento, Gelion non era semplicemente un mago o un studioso; era un eroe cosmico, un araldo di un nuovo ordine, forgiato nella rovina del vecchio.

    Crono, il titano, aveva dato vita a Kairos, il momento opportuno. Gelion, il mago, aveva risposto con Keðja, le catene che legano.

    casta Asgard
    fisicamente cerchiamo di capire cos'è sto segreto di Ymir
    mentalmente eh, insomma non è Martedì
    riassunto azioni leggi il testo!

    Ghiaccio
    Gli anni di studio e la piena comprensione della runa Isa hanno permesso a Gelion di comprendere la natura del suo cosmo. Uno degli aspetti chiave della runa è il controllo sulle energie fredde in tutte le loro manifestazioni. Gelion ha la capacità di abbassare la temperatura di qualsiasi cosa tocchi o che venga influenzata dal suo cosmo, semplicemente imponendo la sua volontà.

    Attraverso questo tipo di controllo elementale, è capace di generare correnti di aria gelida, creare sottili lame di ghiaccio, solidificare l'acqua presente nell'ambiente o semplicemente produrre ghiaccio per poi darvi forma a suo piacimento. Le applicazioni di questa potenza sono estremamente varie, includendo la creazione di potenti tornado congelanti, la formazione di impenetrabili muri di ghiaccio o lo scatenamento di esplosioni di cosmo ghiacciato.


    Stasi
    Il controllo del tempo è una componente fondamentale degli studi di Gelion e della sua comprensione della runa Isa, di cui egli è il custode. Questa abilità, sebbene complessa e difficile da padroneggiare, conferisce un potere vastissimo. A differenza di altri maestri del tempo, Gelion non può accelerare il corso degli eventi, ma eccelle nell'arte di rallentarli. Tecnicamente, grazie all'abilità "Tempo", è in grado di rallentare il flusso del tempo su aree specifiche, materia ed energia, arrivando persino a interferire con sistemi biologici e organismi microscopici. Il suo controllo è talmente avanzato da permettergli di alterare il fluire del tempo in determinati eventi, esclusi quelli che coinvolgono direttamente avversari dotati di controllo cosmico.

    A questo livello di maestria, Gelion può anche infondere nei propri attacchi il potere temporale, al fine di rallentare tutto ciò che viene toccato, con un effetto che si intensifica progressivamente. La peculiarità di Gelion sta nella sua capacità di indurre una stasi completa; tecnicamente, ogni sua azione di stasi o blocco deve essere considerata straordinaria, così come ogni sua iniziativa volta a contrastare altri manipolatori del tempo. Questa stasi totale, per l'avversario che ne subisce gli effetti, fa sembrare che Gelion si teletrasporti sul campo di battaglia. È importante notare che, se questa capacità viene impiegata per evitare un attacco, può essere utilizzata una sola volta. Dal punto di vista percettivo, Gelion è capace di vedere tutte le linee temporali di chiunque emani un'aura cosmica e può estendere questa percezione anche a intere aree.

    Va specificato che, qualora questa percezione fosse impiegata su un avversario, non permetterebbe di prevedere le sue mosse future, ma fornirebbe una conoscenza approfondita del suo passato e delle sue potenziali azioni future. In conclusione, nel contesto del gioco di ruolo (GdR), Gelion possiede l'abilità unica di riparare il tessuto temporale che sia stato danneggiato da viaggi nel tempo o paradossi.


    Tecniche


  11. .

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    gelion isa {???} ???inferno di luce8
    Gelion ascoltava Loki con un'attenzione che rasentava l'ossessione. Ogni minima espressione, ogni sottile gesto, ogni ondeggiare era una danza di segreti che spiravano saggezza e potere. Era la natura del dio, la sua essenza avvolta in mistero e grandezza, che echeggiava nelle profondità di ogni racconto mai raccontato. Anche in Loki, nella sua astuzia, brillava un sapere che sovrastava l'ordinario, un sapere che sfidava la comprensione umana per la sua portata divina.

    Tuttavia, Gelion rimaneva in silenzio. Ascoltava. Osservava il terreno mutarsi sotto di loro in un mare di rune dorate, con Isa, solitaria nel suo fulgore, al centro di quel cosmo in miniatura. Ignorava le complesse dissertazioni su come Isa si legasse ai ghiacci di Niflheimr, o il legame con Ymir. A Gelion bastava sapere il necessario: doveva immergere la propria anima nel regno dei morti, doveva scoprire il segreto più oscuro legato a quella runa, la stessa che aveva quasi spodestato Odino.

    Per un osservatore esterno sarebbe sembrato un martedì qualsiasi, e forse in un'altra realtà, un altro Gelion avrebbe sorriso all'idea. Ma in quel momento, in quel preciso istante della sua esistenza, si trovava di fronte a una sfida inedita. Senza proferire parola, si chinò, posò la mano sulla runa dorata e vi riversò dentro tutto sé stesso: la sua energia, i suoi pensieri, la sua essenza. Un gelo penetrante lo invase, la mano iniziava a congelarsi al contatto con la runa, ma lui non si ritrasse, non interruppe il legame. Fortificato da secoli di studi, si spinse ancora più a fondo, seguendo la corrente glaciale che lo stava avvolgendo.

    Il salto tra la realtà finora conosciuta e il mondo che si schiudeva dinanzi a lui fu un abisso che scosse l'anima. Si ritrovò in una landa di ghiaccio, intervallata da strutture più antiche del tempo stesso. Qui, le anime che una volta riposavano in pace erano diventate motivo di contesa tra i lupi infernali e la corruzione. Portali si aprivano dappertutto, richiamando la memoria di quelli attraversati in Ulthuan. Tutto divenne chiaro: le anime venivano sottratte al regno di Hela, corrotte e adoperate per scopi nefasti.

    Gelion capì che, se quel mondo fosse caduto, non ci sarebbe stata speranza per alcuna realtà. Nonostante il desiderio di porre fine a quella distruzione, la sua missione era di una portata ancora maggiore. Mentre scrutava l'orizzonte, vedeva i lupi infernali combattere con rabbia contro la corruzione. Fortunatamente, di Nidhogg non vi era traccia.

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    Fu in quel momento che una mano colossale si posò sulla sua spalla. "Non fare domande, tanto non saprei risponderti. Questo è tutto merito tuo, quindi seguirò semplicemente il TUO piano. Di queste cose non ho mai capito nulla," disse l'uomo gigantesco che gli parlava. L'uomo, che si presentò come Kydar, mormorava di un piano meticolosamente organizzato. Camminarono per un tempo indefinito, mentre i portali si moltiplicavano e i lupi si scontravano senza tregua. Si fermarono solo quando Kydar annunciò, con un tono stranamente tranquillo, "Siamo arrivati."

    "Arrivati dove?" chiese Gelion.

    "Lì," rispose Kydar, indicando una stele di ghiaccio incisa di rune antiche quanto il mondo circostante.

    Gelion fermò ogni movimento per un attimo, un breve sospiro di eternità mentre gli inferi sembravano rompersi in tempeste e fuochi tutto attorno a lui. Posa la mano sul pilastro di ghiaccio, una colonna scolpita dal tempo, dall'età, e dalla pura essenza del gelo. Il freddo penetrò nel suo corpo come un ospite indesiderato, serpeggiando attraverso il suo sangue, raggiungendo la sua anima. Aveva evocato l'elemento del ghiaccio in passato, lo aveva studiato nei suoi libri polverosi, lo aveva esaminato nelle camere più segrete della torre bianca, ma nulla di ciò che aveva imparato lo aveva preparato per l'esperienza che stava vivendo ora. La sensazione fu quasi violenta nella sua invasività. Era come se il ghiaccio avesse una voce, una voce antica e saggia che sussurrava segreti che non erano mai stati scritti su pergamena o pronunciati da lingua mortale. Fu trascinato, suo malgrado, in un vortice di visioni, proiettato attraverso spazi infiniti e tempi non ancora formati, dove la realtà stessa sembrava una tela ancora da dipingere.

    Vide corpi celesti prendere forma nel vuoto, masse di materia che danzavano in un balletto cosmico sotto la direzione di antiche divinità. Dei che emergevano dalle nebbie del tempo, plasmando stelle e sistemi, tessendo la trama di tutto ciò che esiste con un disegno che sfuggiva alla comprensione mortale. E poi, l'oscurità — un'onda nera, densa e terribile, che tutto consumava e annientava, lasciando dietro di sé solo il vuoto e il silenzio. I flash delle visioni si succedevano in rapida sequenza, troppo veloci e complessi per un'intelligenza umana. Vide una mano gigantesca, la mano di un dio forse, che esercitava il suo potere con un'autorità incontestabile. Un freddo così profondo e assoluto da poter fissare la realtà, bloccare l'essenza caotica dell'universo e forzare il mondo stesso a obbedire alle regole imposte.

    Questi frammenti di realtà, di storia, di tempo e di spazio, si intrecciavano e si disperdevano come flussi di pensiero in un sogno. Erano visioni che sfidavano ogni tentativo di interpretazione o comprensione, che trasgredire ogni tentativo di analisi razionale. Erano le verità fondamentali dell'universo, nude e crude, esposte al cuore stesso di chi osava toccare il ghiaccio del pilastro. Il ghiaccio continuava a crescere, coprendo il corpo di Gelion, cristallizzandosi attorno a lui come una seconda pelle, una corazza gelida che incapsulava non solo il suo corpo fisico, ma anche il suo spirito. Ma nonostante il peso del freddo e il terrore delle visioni, Gelion non arretrò. I suoi occhi, ormai vitrei e freddi come quelli di una statua, guardavano fissi nel nulla, vedendo oltre le illusioni della realtà, scrutando il tessuto stesso dell'esistenza.

    E in quel momento supremo di comunione con il ghiaccio, con il pilastro antico, con la verità nascosta del mondo, Gelion capì che stava toccando qualcosa di più antico delle ere, più profondo dei mari, più vasto dei cieli. Una conoscenza che era il vero potere, il vero sapere, un segreto così grande da poter trasformare non solo un uomo, ma l'intero corso del destino. Con quella realizzazione, il suo corpo, ormai intriso di ghiaccio e mistero, brillò con una luce nuova, una luce che prometteva rivelazione e forse, alla fine ...

    casta Asgard
    fisicamente cerchiamo di capire cos'è sto segreto di Ymir
    mentalmente eh, insomma non è Martedì
    riassunto azioni leggi il testo!

    Ghiaccio
    Gli anni di studio e la piena comprensione della runa Isa hanno permesso a Gelion di comprendere la natura del suo cosmo. Uno degli aspetti chiave della runa è il controllo sulle energie fredde in tutte le loro manifestazioni. Gelion ha la capacità di abbassare la temperatura di qualsiasi cosa tocchi o che venga influenzata dal suo cosmo, semplicemente imponendo la sua volontà.

    Attraverso questo tipo di controllo elementale, è capace di generare correnti di aria gelida, creare sottili lame di ghiaccio, solidificare l'acqua presente nell'ambiente o semplicemente produrre ghiaccio per poi darvi forma a suo piacimento. Le applicazioni di questa potenza sono estremamente varie, includendo la creazione di potenti tornado congelanti, la formazione di impenetrabili muri di ghiaccio o lo scatenamento di esplosioni di cosmo ghiacciato.


    Stasi
    Il controllo del tempo è una componente fondamentale degli studi di Gelion e della sua comprensione della runa Isa, di cui egli è il custode. Questa abilità, sebbene complessa e difficile da padroneggiare, conferisce un potere vastissimo. A differenza di altri maestri del tempo, Gelion non può accelerare il corso degli eventi, ma eccelle nell'arte di rallentarli. Tecnicamente, grazie all'abilità "Tempo", è in grado di rallentare il flusso del tempo su aree specifiche, materia ed energia, arrivando persino a interferire con sistemi biologici e organismi microscopici. Il suo controllo è talmente avanzato da permettergli di alterare il fluire del tempo in determinati eventi, esclusi quelli che coinvolgono direttamente avversari dotati di controllo cosmico.

    A questo livello di maestria, Gelion può anche infondere nei propri attacchi il potere temporale, al fine di rallentare tutto ciò che viene toccato, con un effetto che si intensifica progressivamente. La peculiarità di Gelion sta nella sua capacità di indurre una stasi completa; tecnicamente, ogni sua azione di stasi o blocco deve essere considerata straordinaria, così come ogni sua iniziativa volta a contrastare altri manipolatori del tempo. Questa stasi totale, per l'avversario che ne subisce gli effetti, fa sembrare che Gelion si teletrasporti sul campo di battaglia. È importante notare che, se questa capacità viene impiegata per evitare un attacco, può essere utilizzata una sola volta. Dal punto di vista percettivo, Gelion è capace di vedere tutte le linee temporali di chiunque emani un'aura cosmica e può estendere questa percezione anche a intere aree.

    Va specificato che, qualora questa percezione fosse impiegata su un avversario, non permetterebbe di prevedere le sue mosse future, ma fornirebbe una conoscenza approfondita del suo passato e delle sue potenziali azioni future. In conclusione, nel contesto del gioco di ruolo (GdR), Gelion possiede l'abilità unica di riparare il tessuto temporale che sia stato danneggiato da viaggi nel tempo o paradossi.


    Tecniche




    Edited by Gaz - 25/4/2024, 22:56
  12. .

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    gelion isa {???} ???inferno di luce7
    Gelion si era avvolto nel suo mantello, seduto sulla terra scolpita con simboli antichi e sospetti. Al suo cospetto, Loki, un enigma avvolto in misteri secolari, discorreva con una voce che era un soffio di vento tra le fronde di un bosco incantato. Ogni parola che usciva dalle labbra dell’ingannatore sembrava tingere l’aria di sfumature maliziose, ognuna un filo sottile che poteva condurre a verità o trappole. Gelion, saggio e scrutatore, sapeva bene chi aveva di fronte: un essere di cui i racconti potevano solo sfiorare la superficie ingannevole.

    Mentre ascoltava, i suoi occhi, due pozze profonde di pensiero e cautela, osservavano ogni minimo movimento di Loki. Quelle divergenze, sapeva, si chiamavano Ragnarok — il crepuscolo degli dei, un finale cantato da voci ancestrali per generazioni. Tuttavia, il Ragnarok veniva cantato non solo come una distruzione, ma come un necessario reset dell’ordine cosmico per purificarlo dalla corruzione sempre in agguato.

    Questo era Loki nella sua essenza più pura: un dio della distruzione e della creazione, un tessitore di fine e principio, i cui metodi erano velati da nebbie spesse di ambiguità. Comprendere le vere intenzioni di Loki era come cercare di decifrare un sogno appena svegli — ogni dettaglio sfuggiva appena sembrava a portata di mano.

    Loki offrì a Gelion non solo segreti ma anche potere — la comprensione della runa di Isa e un posto tra i Sacerdoti Runici, sotto l'egida protettiva di Vili. Era un'offerta allettante, ma con Loki, ogni dono aveva il suo prezzo, spesso nascosto tra le pieghe del fato.

    Gelion, con uno sguardo che scrutava l'abisso di possibilità nascoste davanti a lui, parlò con una voce che era come il mormorio di un vento antico tra i rami di Yggdrasil. "Le divergenze di cui parli, quelle narrazioni di Ragnarok, non sono altro che l'eco di un destino inevitabile, che risuona attraverso i secoli. È un gioco fine, un disegno intessuto tra creazione e distruzione, dove la fine è solo un nuovo inizio."

    Ascoltando le offerte di Loki, Gelion pesava ciascuna parola come se fosse un antico manufatto di potere incommensurabile. "La tua offerta mi intriga. È un'offerta nata dalla strettezza della tua gabbia, un patto sigillato sotto la pressione della tua prigionia. Ma liberarti sarebbe come scuotere gli stessi pilastri di Asgard, visibile agli occhi di Heimdall, scrutatore degli dei. Ebbene, quale corso si dovrebbe seguire quando il percorso si biforca così pericolosamente?"

    Gelion chiuse gli occhi, allungando mentalmente le mani verso le corde invisibili del destino. Le linee del tempo si dispiegavano davanti a lui come un infinito tessuto, ognuna vibrante con potenziali catastrofi o trionfi. "Ho scrutato nei flutti del tempo, esplorato 14.000.606 futuri potenziali. Tra questi, molti portano soltanto al disastro, a paradossi che farebbero tremare anche il cuore più impavido. Eppure, in 9.800.424 di queste visioni, la nostra scelta potrebbe effettivamente ridisegnare la trama del nostro mondo verso un ordine nuovo. E sorprendentemente, in 1.400.061 futuri, il risultato eccede ogni aspettativa, per quanto in altrettanti, precipita verso la totale rovina."

    Gelion sapeva che stava giocando con il fuoco. Ma l'oscurità che aveva intravisto nei futuri possibili era troppo profonda e minacciosa per essere ignorata. Qualcosa di più grande della corruzione e delle macchinazioni di Loki stava prendendo forma, qualcosa che poteva consumare ogni cosa.

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    Con gli occhi che riflettevano la vastità delle stelle dietro le nubi di Midgard, Gelion fissò Loki, la sua decisione vibrante di un'audacia temeraria. "Rivelami quindi la runa, estendimi la benedizione di Vili, e io spezzerò le catene che ti vincolano. Tuttavia, il nostro accordo non si concluderà con questo gesto. Mi svelerai i tuoi segreti più oscuri, mostrami come pieghi la realtà al tuo volere."

    Era un patto temerario, una danza su un filo sospeso sopra l'abisso. Gelion sapeva che avrebbe potuto precipitare in qualunque momento, ma era anche consapevole che, a volte, solo attraversando l'oscurità si può raggiungere la luce. E in quel momento, la speranza di un'aurora era ciò che sceglieva di inseguire.

    casta Asgard
    fisicamente bene, dici Adriano
    mentalmente ha scrutato nel vuoto e il vuoto ha detto CIUPA!
    riassunto azioni e va beh, cosa andrà mai storto nel liberare Loki? TUTTO

    Ghiaccio
    Gli anni di studio e la piena comprensione della runa Isa hanno permesso a Gelion di comprendere la natura del suo cosmo. Uno degli aspetti chiave della runa è il controllo sulle energie fredde in tutte le loro manifestazioni. Gelion ha la capacità di abbassare la temperatura di qualsiasi cosa tocchi o che venga influenzata dal suo cosmo, semplicemente imponendo la sua volontà.

    Attraverso questo tipo di controllo elementale, è capace di generare correnti di aria gelida, creare sottili lame di ghiaccio, solidificare l'acqua presente nell'ambiente o semplicemente produrre ghiaccio per poi darvi forma a suo piacimento. Le applicazioni di questa potenza sono estremamente varie, includendo la creazione di potenti tornado congelanti, la formazione di impenetrabili muri di ghiaccio o lo scatenamento di esplosioni di cosmo ghiacciato.


    Stasi
    Il controllo del tempo è una componente fondamentale degli studi di Gelion e della sua comprensione della runa Isa, di cui egli è il custode. Questa abilità, sebbene complessa e difficile da padroneggiare, conferisce un potere vastissimo. A differenza di altri maestri del tempo, Gelion non può accelerare il corso degli eventi, ma eccelle nell'arte di rallentarli. Tecnicamente, grazie all'abilità "Tempo", è in grado di rallentare il flusso del tempo su aree specifiche, materia ed energia, arrivando persino a interferire con sistemi biologici e organismi microscopici. Il suo controllo è talmente avanzato da permettergli di alterare il fluire del tempo in determinati eventi, esclusi quelli che coinvolgono direttamente avversari dotati di controllo cosmico.

    A questo livello di maestria, Gelion può anche infondere nei propri attacchi il potere temporale, al fine di rallentare tutto ciò che viene toccato, con un effetto che si intensifica progressivamente. La peculiarità di Gelion sta nella sua capacità di indurre una stasi completa; tecnicamente, ogni sua azione di stasi o blocco deve essere considerata straordinaria, così come ogni sua iniziativa volta a contrastare altri manipolatori del tempo. Questa stasi totale, per l'avversario che ne subisce gli effetti, fa sembrare che Gelion si teletrasporti sul campo di battaglia. È importante notare che, se questa capacità viene impiegata per evitare un attacco, può essere utilizzata una sola volta. Dal punto di vista percettivo, Gelion è capace di vedere tutte le linee temporali di chiunque emani un'aura cosmica e può estendere questa percezione anche a intere aree.

    Va specificato che, qualora questa percezione fosse impiegata su un avversario, non permetterebbe di prevedere le sue mosse future, ma fornirebbe una conoscenza approfondita del suo passato e delle sue potenziali azioni future. In conclusione, nel contesto del gioco di ruolo (GdR), Gelion possiede l'abilità unica di riparare il tessuto temporale che sia stato danneggiato da viaggi nel tempo o paradossi.


    Tecniche


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    iperione spadone {VIII} energia blubrothers3
    Iperione ascoltava con attenzione profonda le parole del fratello Giapeto. La modalità di comunicazione tra i Titani era qualcosa di unico, incomprensibile per le altre razze. Non richiedeva l'uso di parole: i Titani si interfacciavano attraverso un'intesa profonda, quasi un'intreccio di coscienze, che sfuggiva alla logica umana. La loro forma esclusiva di dialogo era il "Canto della Creazione", un metodo di comunicazione che solo essi potevano comprendere appieno, con una connessione talmente intima e potente che nessun altro essere poteva afferrarne l'essenza. Iperione si rammentava nitidamente le discussioni che sua sorella Mnemosine aveva spesso sollevato riguardo la peculiarità di questa lingua, sempre appoggiata nei suoi ragionamenti arditi da Febe. Era bello ricordare quei momenti, quando tutti erano svegli e uniti.

    Questi pensieri suscitarono in Iperione un senso di tristezza, che probabilmente Giapeto aveva notato. Tuttavia, per lui, questo era un dettaglio marginale. Iperione era un essere di limpida chiarezza, estraneo alle menzogne o alla falsità, specie nel rapporto con la sua famiglia. Guardando e ascoltando suo fratello, percepiva tuttavia un sentimento di stranezza. Qualcosa, nelle profondità di Giapeto, sembrava turbarlo in modo significativo, e affrontare certi argomenti sembrava causargli un certo malessere.

    Ma Iperione lo ascoltò senza mai interromperlo, attento sia alle sue parole che al canto che emanava da lui. Con un sorriso, cercò di trasmettere la splendente bellezza del sole, come se volesse illuminare una notte oscura e profonda, priva di stelle, una comunicazione che solo un Titano poteva capire e che Giapeto aveva sicuramente interpretato come un tentativo di rassicurazione.

    "Le semplicità, sai, non hanno mai fatto breccia nel tuo spirito, fratello mio," cominciò Iperione, la sua voce un misto di scherno affettuoso e nostalgia. "Voglio però discutere di una questione di vitale importanza: i Giganti risvegliati. Non parlo di Drago di Perla, ma degli umani geneticamente compatibili."

    Si fermò un attimo, riflettendo sulle parole e sulle implicazioni di ciò che stava per condividere. Poi, con un tono più serio e carico di significato, continuò: "Una donna umana, Nadia è il suo nome, si è trovata, per un capriccio del destino, nel luogo esatto al momento perfetto. Sotto la guida di Aracne, ha attraversato la soglia della capsula di Grazione e si è fusa con il nostro Gigante. È un evento tanto raro quanto pericoloso."

    Con una pausa pensosa, come se cercasse le parole giuste per spiegare un concetto complesso, Iperione proseguì: "Questo processo, sai, è intriso di pericoli e le probabilità di riuscita erano minime. Tuttavia, l'incidenza dei Caduti ha aggravato la situazione, aumentando i miei timori, soprattutto ora che la minaccia della Corruzione umana sembra pronta a scatenare un assalto devastante."

    La sua espressione si fece più distante, mentre rifletteva su quanto il suo corpo umano ancora lottasse per accettare la sua vera natura titanica. "Queste preoccupazioni, per quanto possano sembrare pesanti, sono solo l'eco di un'umanità che sta lentamente sfumando dentro di me. Col tempo, anche questi sentimenti svaniranno. Ma per ora, è così."

    Iperione cambiò tono, come se stesse rivelando un segreto profondo e personale: "Ma ciò che mi ha realmente scosso è il legame che ho percepito con l'ospite di Grazione. È possibile, Giapeto, che tutto questo sia reale? Lei mi ha detto di essere stata guidata, eppure, da Aracne non ho ricevuto alcuna conferma ulteriore."

    Il timbro di Iperione divenne riflessivo, quasi preoccupato. "Ci sono molte incognite in questa vicenda, e come ben sai, nell'universo non esistono coincidenze. Ogni evento è frutto di un disegno ben più grande e intricato."

    Con un sospiro, concluse: "Spero che il risveglio di Ladon sia stato meno travagliato. Ho sentito voci inquietanti su Crio e le sue gesta recenti, e prego affinché siano solo pettegolezzi senza fondamento."

    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente a posto
    mentalmente nostalgia canaglia
    riassunto azioni ma sti giganti???

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


    tecniche

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    iperione spadone {VIII} energia bluOh, He Flared1
    In un mondo dove l'eco del tempo riecheggia come campane lontane, tre rintocchi solenni squarciarono il silenzio, segnando l'accettazione di una sfida, l'ingresso in un conflitto tanto antico quanto i cieli stessi. Iperione, il Titano del Sole, stava per affrontare un avversario degno, uno che osava varcare la soglia del reale per confrontarsi con lui. Tra tutti i Titani, Iperione era quello che trovava un gusto peculiare nel misurarsi con le creature degli altri mondi—umani, semidei, creature alate e bestie mitiche. Non li chiamava figli, ma ogni essere toccato dai suoi raggi solari aveva il diritto di dimostrare il proprio valore.

    Il cielo sopra di loro era un teatro di astri: il sole, la luna e le stelle. Non era un capriccio di Giapeto, bensì una precisa richiesta di Iperione, una simbolica rappresentazione dell'intera estensione della sua famiglia celeste. I suoi pensieri, tuttavia, si volgevano sovente ai suoi più cari—sua moglie, i suoi figli, e la sua adorata nipote Astrea, la dea della giustizia e dell'innocenza, cui aveva impartito il suo protettivo amore.

    Ora, tuttavia, la sua attenzione era rivolta all'avversario che avanzava verso il campo di battaglia, una realtà forgiata dalle mani di Giapeto, custode delle chiavi del multiverso. I passi dell'uomo risuonavano con una cadenza che Iperione avrebbe riconosciuto ovunque—un Cavaliere al servizio di Atena. Ben accettava questa sfida, poiché, nonostante la loro rivalità, l'azione di quel cavaliere incarnava gli ideali che anche Iperione rispettava profondamente.

    Ricordava il tempo passato con Astrea a stabilizzare la cintura dorata, un compito arduo imposto da Crono che richiese l'impegno di molti dei loro. Quei ricordi, già condivisi con suo fratello Giapeto, erano ormai lontani. Di fronte a sé, aveva un uomo imponente, vestito con un'armatura d'argento, decorata con effigi di civette—simbolo della saggezza di Atena.

    "È già lodevole che tu ponga tale domanda," disse Iperione con un tono di voce calmo ma deciso, riconoscendo l'intento del cavaliere di sfidare non solo lui ma il potere stesso dei Titani. "Ma qui non siamo davanti a un concilio; siamo su un campo di battaglia, e qui le uniche parole che contano sono quelle scaturite dalle tue azioni."

    Così, senza aggiungere altro, invitò il cavaliere, James, a mostrare il valore delle sue convinzioni. "Ti prego, James, emissario di tutto ciò che la tua dea Atena reputa giusto, dimostrami con le tue azioni quanto sono valide le tue convinzioni."

    Iperione, fedele al suo stile, chiese a James di attaccare per primo, continuando una tradizione che non avrebbe abbandonato, neanche di fronte a un guerriero di Atena.

    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente a posto
    mentalmente curioso di capire chi ha davanti
    riassunto azioni semplicemente aspetta che tu faccia la prima azione

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


    tecniche

  15. .
    1ObaRWz
    master | Gaz

    tipologia di attività | cambio cloth

    gold Token/void Token | no

    utenti | ¬Elle
    narrato | parlato | pensato | telepatia

    fiery resurgence | post XI
    szXdiHl

    Quando stringi la bussola tra le mani, una voce risuona, chiara e inconfondibile — la voce di Rei, di cui Estelle conserva ogni timbro nella memoria.

    "È stato un onore combattere al tuo fianco. Oggi ti dico addio. Buona vita, Estelle."

    Intorno a te, la realtà comincia a distorcere i suoi contorni in un vortice caotico di voci e luci, mentre il nemico di fronte a te, il Necromancer, si dissolve. Non puoi dire se sia opera della bussola o dei suoi oscuri poteri. Il mondo che ora ti sta abbandonando, o forse che non ti è mai veramente appartenuto, si riduce a un punto lontano nel tempo e nello spazio, lasciandoti vedere solo un germoglio là dove un tempo sorgeva l’Albero della Vita.

    In quello che segue, avverti una sensazione straziante. Le essenze di Olethros ed Estelle si sovrappongono, si intrecciano, si fondono in un'unica entità. E, da una parte e dall'altra, percepisci come se, in qualche modo profondo, foste sempre stati la stessa entità, la stessa persona.

    Un attimo di caos, un istante di dolore e sofferenza, poi ancora tutto muta attorno a te. Ti senti strappata dalla realtà, trasportata in un mondo che, in qualche modo, senti come proprio. Sei sospesa, osservando dall'alto, senza realizzare immediatamente dove ti trovi. Hai esplorato molti mondi, vissuto in molte realtà, ma questo luogo ha qualcosa di stranamente familiare, almeno per Olethros. È difficile spiegare, è come se in esso confluiscano una moltitudine di mondi, di realtà che si intrecciano tra loro. Ogni mondo è una sfera che, muovendosi freneticamente, impatta contro un'altra, formando una rete di interconnessioni tra i mondi. Non hai dubbi, o meglio, Olethros non ha dubbi.

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    PANOTOIEMON



    All'improvviso sei investita da un numero infinito di visioni, tutte legate al conflitto, tutte legate alla morte. Ogni visione è un'immagine di morte, nata da un conflitto. Rivivi la prima volta che il conflitto ha preso forma nel mondo: un tempo antico, un uomo che uccide il proprio vicino con una pietra per un motivo futile. Vedi guerre che non riconosci, ma osservi come le Chere stanno sul campo di battaglia accanto agli eroi. Rivivi la scelta di Achille tra una vita anonima e lunga e una breve ma gloriosa; sceglie la seconda e tu rivivi in prima persona la sua morte, con le Chere che incitano alla battaglia, bramano il conflitto e la morte cruenta. E il ciclo di morte e distruzione si perpetua senza fine. Capisci, istintivamente, che queste entità seguono il volere supremo di Polemos: guerra, conflitto, uccisioni, placate solo dalla morte violenta. Una realtà in cui la notte e il fato si intrecciano in maniere incomprensibili per una mente mortale.

    Ὁ θάνατος ἡμῖν ἔστω
    (la morte noi siamo)


    Questa voce echeggia nel profondo della tua essenza, dell'anima. Sei lì, ferma, sospesa tra infinite realtà, mentre sotto di te la guerra si sviluppa, si genera.

    Ἄγγελοι τοῦ θείου Πολέμου
    (emissari del divino Polemos)


    Ti rendi conto che qualcosa ti osserva, ma i contorni sono sfocati e non riesci a comprendere cosa sia o come possa parlarti.

    Ἐνσαρκοῦμεν τὸν θάνατον, τὴν μανίαν, τὸν διαπληκτισμόν.
    (incarniamo la morte, la furia, il conflitto)


    Devi osservare non come Estelle, ma come Olethros, come un Daimon della Furia.

    Πόλεμος αἰώνιος
    (la guerra eterna)


    La figura davanti a te, aliena e potente oltre ogni immaginazione, fa persino rabbrividire Olethros: è una Chera, un eone della Furia. La sua forma non è definita, al di là di ciò che una mente umana può comprendere. Ma tu sei Olethros, e ciò che vedi evoca in te solo rispetto per una visione così pura e devota al conflitto, come desiderato da Polemos.

    NrJA59s




    Note del Master
    Entriamo nella parte conclusiva della quest, benvenuta a casa. Questo è il tuo mondo, o meglio il mondo di Olethros e hai davanti a te una Chera, ti consiglio di guardare questa pagina se non l'hai fatto per avere un'idea di cosa hai davanti e dove ti trovi. Danni e altro è tutto curato e sei full, al pieno del tuo potere.


6272 replies since 12/10/2006
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