The Sky is an Immortal Tent Built by the Sons of Loss

Test Nera per Him3ros

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    The Sky is an Immortal Tent Built by the Sons of Loss

    Test Nera per Him3ros

    0.9



    A Robin Red breast in a Cage
    Puts all Heaven in a Rage
    A Horse misus'd upon the Road
    Calls to Heaven for Human blood
    A Skylark wounded in the wing
    A Cherubim does cease to sing

    --William Blake




    Uno dei concetti più semplici da assimilare nello studio della dimensione caotica, è che il Sottosopra non è fatto per sviluppare vite, né per essere colonizzato, né per essere abitato da forme di esistenza che possiedono un numero limitato di braccia, occhi o gambe. Qualsiasi tecnica di difesa, qualsiasi strumentazione sviluppata o precauzione presa, da una colonia esigua, finirà per essere soggetta alla schiacciante forza di creature che per millenni si sono sviluppate all’interno di questo marasma urlante, senza fine, proporzionalmente pericolose allo stato in cui ora vertono.

    Le barriere si infrangono contro forme di vita colossali, le vite si spezzano sotto gli artigli di truppe d’assalto e coloro più adatti alla difesa di quell’avamposto remoto vedono la propria esistenza venir spenta da quella che è una cellula di creature diretta proprio verso di loro. Urlano, si disperano, emettono un ultimo rantolio che viene soverchiato dal ruggito e dalla fame di queste creature. Non c’è eroismo nella loro difesa, non c’è coraggio nel loro combattere.

    Le poche persone che sono riuscite a mettersi in salvo fuggono lontane, voltandosi indietro soltanto per osservare la presenza di questi esseri ricoprire quasi interamente la loro vecchia ‘casa’. Ma il Sottosopra non è una casa e tu lo sai, non è un luogo in cui poter mettere radici e un pensiero così presuntuoso è forse l’espressione massima della filosofia dei Cavalieri Neri; è forse qualcosa che definirebbero pazzia, certo, ma un obiettivo che, se raggiunto, può far gola anche ad uno come te.

    Ma cosa succede quando questo posto comincia a ribellarsi anche al caotico scorrere del tempo, alla limitazione dello spazio? Cos’è che pensi quando una delle bestie su cui hai controllo ti fa capire che tali assalti non sono sporadici o casuali, ma sono sistematici? Sfida qualsiasi non-legge che hai appreso nella dimensione a cui solo tu e pochissimi altri hanno accesso. ‘Forse l’istinto di un branco’ è l’immediata risposta; d’altronde la mente umana tende a selezionare prima la risposta più semplice, per riflettere sulle più complesse soltanto dopo.




    5DBNYrz


    E se -- ?



    Gli attacchi, nelle settimane a venire, sono diventati più frequenti, più ordinati quasi. Tali bestie prendono letteralmente il controllo di determinate zone che, dal punto più remoto e sconosciuto del Sottosopra, rischiano di minacciare seriamente tutto il settore che hai mappato e conosciuto ad ora. Tra le geometrie non euclidee di quel luogo, fitte e dense nubi elettriche, ammassi di ciò che forse potevano essere considerate stelle nel primo disegno di Gea, rendono per te impossibile superare certi luoghi, per ora.

    Eppure, tali bestie ignorano la distanza, ignorano le difficoltà, muoiono solo per dare sicuro passaggio agli orrori dopo di loro. Per ora, le forze su cui hai comando potrebbero bastare a tener fronte alle avanzate; una tattica simile vuol dire portare le truppe a disposizione dell'Alchimista Nero dei Gemelli all'interno del Sottosopra, ma andare da solo vuol dire esporti a un pericolo di cui non hai piena coscienza. Gli attacchi si comportano nella stessa maniera di un rudimentale esercito, attaccano da più lati, si muovono per coprire eventuali vuoti, si riassemblano per evitare perdite non necessarie e, in alcuni casi, concentrano tutta la loro potenza in un punto. Nonostante la mappatura incompleta, impossibile da definire a causa della natura insensata di quella dimensione; puoi percepire quasi fisicamente un picco di energia in un determinato punto, quasi a tracciare una via inversa rispetto alle operazioni degli orrori. L'unico problema? Devi attraversare zone sconosciute e dominate dalla presenza di tali orrori.

    Con questo passo, nel giro di poche settimane potresti dover dire addio a ciò che sei riuscito a raggiungere fino a questo momento.
    Puoi permettertelo?



    _____________________



    Angolo Master

    Pronti?

    In questo prologo vorrei mi descrivessi in che modo fai fronte ad una letterale espansione di forze stranamente troppo coordinate, che cominciano a minacciare le zone del Sottosopra a te più conosciute. In questo rientra anche prenderti cura dei pochi insediamenti di persone all'interno della dimensione. Sei in prima linea? Invii truppe e resti dietro a pianificare le mosse? Dimmelo tu
     
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    Opening

    La stanza tremò. Acciaio e cemento gemettero, sottoposti a una serie di scosse di intensità crescente. Un velo di polvere cadde dal soffitto sullo spallaccio dell'armatura.
    Non era mai stato in quel luogo, prima di allora. Si era tenuto relativamente lontano dalle piccole comunità che l'Esperimento Zero aveva fondato nel suo dominio. Erano parte di un progetto non suo e perciò non si era permesso di turbare il processo senza ragione. Aveva scelto di non interrompere la loro esistenza con una miracolosa apparizione. Fin dal primo istante in cui aveva appreso dell'esistenza di avamposti umani in quel luogo, si era sforzato di non intervenire.
    E in verità non sapeva che farsene. Troppe erano le incognite, troppo il tempo necessario a studiare gli effetti di una tale esposizione caotica. Problemi che non poteva affrontare, in quanto l'avrebbero distolto da minacce ben più gravi e pressanti.
    Il moto incessante degli eventi aveva però portato a un cambio di prospettiva. Come sempre, i mondi erano mossi dalla necessità e la necessità era germogliata da un conflitto. Affrontare e risolvere quei problemi era diventato urgente, tanto da spingerlo a manifestarsi apertamente. Quell'insediamento in particolare era una strana commistione di tecnologia moderna e regole tribali; armi automatiche che sostenevano la legge del più forte. Uno specchio grezzo del regime di Death Queen Island nella sua concezione più povera e priva delle sue profonde filosofie, aveva pensato osservandoli dall'alto. Uomini impauriti che si nascondevano dietro a fragili difese, forse in origine un'utopia militare che era riuscita a sopravvivere così come sopravvivono gli animali in cattività. La somiglianza tra quegli individui e gli invertebrati contenuti nelle piccole biosfere artificiali di vetro era sconcertante. Proprio all'ombra di questa cinica osservazione si chiese quale fosse il piano del suo misterioso predecessore. Dopotutto, anche lui doveva aver capito che colonizzare il Sottosopra fosse un pensiero ingenuo, quasi folle. Singole entità potevano sperare di sopravvivere al suo interno per un tempo limitato, se dotate di certe protezioni o in determinate evenienze... ma un intero insediamento? Una comunità? Una civiltà?
    Per quanto l'essere umano fosse per sua stessa natura la più caotica e imprevedibile tra le creature del Multiverso Ordinato, quante speranze poteva avere in un luogo del genere? Il sistema di regole e non-regole che reggevano l'altro Multiverso era collassato su sé stesso eoni prima del concepimento della razza umana e da allora si era evoluto secondo una propria via. L'esistenza dell'uomo era invece un fortuito gioco di equilibri, una contingenza permessa dalle mani dei figli di Gea e Urano; era una crepa che si era fatta strada nel ghiaccio senza spaccarlo nettamente. Era dinnanzi a un probabile tentativo di bilanciare ordine e caos, forse basato sugli sfasamenti gravitazionali tipici di quella zona, in grado di alterare sensibilmente il tempo dilatandolo rispetto a quello di un osservatore esterno.

    La stanza tremò ancora, interrompendo i suoi pensieri. Il piano era azzardato: si trattava di guadagnare tempo, studiare gli attacchi e - non meno importante - gli individui stessi che aveva intenzione di salvare dalla mattanza. Nel migliore dei casi, quella gente sarebbe stata una massiccia aggiunta alle forze dell'isola, ma si trattava di un'eventualità decisamente improbabile, quasi al limite del ridicolo. Non nutriva alcuna speranza in tal proposito, ben sapendo quanto corpo, mente e anima possano cambiare a contatto con l'orrore. Sapeva anche che una matrice umana poteva covare orribili piaghe dentro di sé, invisibili errori che tendevano ad accumularsi andando a ledere e disgregare la Realtà stessa. Per quale motivo non aveva ancora espiantato una sua versione alternativa dagli infiniti universi contigui al suo mondo d'origine in modo da raddoppiare il suo potere e la sua efficienza? Beh, i motivi erano sufficienti a far venire il mal di testa alla maggior parte delle creature pensanti, ma il primo e il più importante era l'intrinseca e fatale instabilità di un tale processo.
    E per quanto fosse abituato a mettere pezze e suturare una realtà ferita da simili stoltezze, si sarebbe volentieri evitato di dover gestire un collasso a domino di singolarità pronte a implodere una sull'altra al solo scopo di salvare il salvabile da una manciata di vite che qualcun altro aveva messo in pericolo.
    Ma poteva sempre sbagliarsi. Al momento l'obiettivo era quello di spostare gli umani in un luogo più sicuro, lontano dall'espansione a macchia d'olio delle schiere di creature caotiche, ma sempre all'interno del Sottosopra. Il luogo che aveva identificato era vicino all'asse centrale, dove i sigilli del Necronomicon gli garantivano un maggiore controllo, permettendogli di spostare la locazione di volta in volta rendendola difficile da rintracciare. Era un sistema dispendioso e non del tutto sicuro, forse utile soltanto a temporeggiare, ma quali alternative rimanevano, ormai?
    Cercò la mente di Lucy, per assicurarsi che il piano di evacuazione procedesse secondo le previsioni. Lo scambio fu breve ed efficiente, esattamente come si aspettava dalla guerriera. Non a caso aveva sempre affidato a lei il comando delle più complesse operazioni sul campo, soprattutto dopo tutta l'esperienza maturata nelle varie spedizioni di recupero dei sopravvissuti in giro per il mondo.
    Mancavano pochi minuti affinché tutti attraversassero il singolo portale che si era azzardato ad aprire, che avrebbe condotto gli sfollati in una sorta di tasca dimensionale che doveva fungere da pseudo-quarantena e solo in un secondo momento al punto di arrivo. Troppo tempo. Doveva guadagnarne un po'.

    Il rumore della battaglia lo assordò mentre lo spazio lo avvolgeva, spezzandosi. Il corpo non più vincolato al pavimento della torretta di osservazione iniziò a cadere in un rapido cambio di prospettiva, accumulando momento. Orgasmós contrasse ed espanse rapidamente il marasma di corpi che lo componeva, spingendo gli invasori nella giusta posizione. Migliaia di sigilli carichi di cosmo pulsante si crearono a partire dal corpo di Hybris e della sua emanazione energetica, avvolgendolo in una ragnatela lucente che si estese ai corpi deformi della sua creatura.
    All'impatto, l'intera estensione del Grande Antico si trasformò in una bomba. Lo sbarramento di esplosioni proiettò un bagliore lugubre che per un istante permise di vedere le sagome dei nemici stagliate contro il cielo fumoso, ombre e paure striscianti vaste come colline.

    Due, copri le mura.

    2Warrior { deploying drones }

    Al comando dell'IA una fila di venti droni si alzò dai margini dell'insediamento, prendendo quota. Era una misura di sicurezza, qualche occhio in più ad assicurarsi che nulla passasse inosservato l'ultima linea di difesa finché non avessero terminato la missione. I droni, prototipi in sperimentazione, avevano ottime capacità di rilevamento di energia, movimento e segni vitali, oltre a un armamento leggero adatto tutt'al più a distrarre eventuali aggressori.
    Non aveva voluto impiegare altre risorse umane al di fuori della sua guardia personale. Non avrebbe avuto senso, dati i suoi stessi dubbi sul futuro di quell'operazione. Anche mentre combatteva in prima linea non poteva evitare di riflettere a tal proposito.
    Non doveva preoccuparsi tanto di distruggere quanto di rallentare il nemico e poteva permettersi di essere abbastanza grossolano nel farlo, purché risultasse efficace. Non gli importava dei danni che avrebbero subito la fortezza o la struttura dimensionale: la prima andava abbandonata in ogni caso e la seconda era irrilevante, nel Sottosopra. Si trattava sempre una realtà in rovina, dopotutto. Combattere senza trattenersi o limitare i danni collaterali gli permetteva di giocare tutte le sue carte.
    Era liberatorio in un certo senso. Ed era perfettamente equilibrato, per una volta, confrontarsi con una minaccia simile senza risparmio alcuno.

    -


    La battaglia durò appena il tempo necessario al trasferimento degli umani, nulla di più.
    Quelli non erano scontri che avesse senso portare a termine o tentare di vincere, senza contare che un fronte tanto ampio avrebbe reso vano ogni tentativo di difendere una qualsiasi posizione.
    Dopo essersi assicurato che gli sfollati fossero giunti a destinazione, dove li aspettavano delle strutture prefabbricate costruite sulla base dei progetti per l'ampliamento del centro abitato di DQI, tornò rapidamente al nucleo entropico del Sottosopra.
    Era stanco. Spossato, in effetti. Non dormiva da diversi giorni, mantenendo equilibrati i valori ormonali e bioelettrici soltanto grazie a un cauto uso di sigilli e all'azione costante di Epistrophḗ, che in quel momento stava scivolando tra la nuda pelle e la Kintaral per sanare le ferite più fresche. La sua attenzione, anche in quello stato, doveva essere assoluta.
    Quando le tre donne e l'Automa lo raggiunsero sulla piattaforma di Orium Nero, espanse in tutte le direzioni il complesso schema che rappresentava una sezione di quel Multiverso. Non aveva l'aspetto di una mappa. Non avrebbe avuto senso nemmeno per un singolo sistema stellare. Lo schema era più simile a una collisione casuale di grafici e stringhe di codice. Ai suoi occhi era chiaro come una singola immagine, la condensazione di un film in un solo fotogramma o di un intero libro in una sola parola.

    Law percepì un'intenzione da parte di Sarah. Una domanda in arrivo. Era normale: lui era l'unico a parte forse l'Automa, ad aver assistito a tutti i cambiamenti degli ultimi giorni e soprattutto delle ultime ore. La precedette. Alzò una mano chiedendo di attendere.

    Uno, elabora.

    Il fronte si sta espandendo su diversi piani. Non avendo modo di osservare l'intero Proto-Multiverso in maniera diretta dobbiamo affidarci a un sistema di rilevazioni energetiche sincronizzato con la mappa che avete davanti. Le letture si sono fatte improvvisamente imprecise e molte tracce sono scomparse nel giro di poche ore, stando a indicare un massiccio movimento da diverse direzioni verso la zona mappata.

    La voce sintetica utilizzata dall'IA era calda e pacata, molto simile alla sua, pur mantenendo un'inflessione leggermente più piacevole e cordiale che poco si adattava al discorso.

    Da dove viene l'attacco?

    Di fatto non c'è alcun attacco. Potremmo definirla "espansione", appunto. Non c'è nulla da attaccare. Questo multiluogo è loro più che vostro. Gli avamposti umani erano sulla rotta di tale espansione, perciò siamo riusciti a prevenire il possibile problema in quest'ultimo caso. Altri insediamenti sono stati travolti dall'avanzata prima che potessimo accorgercene e altri ancora al momento si trovano in zone non ancora raggiunte dall'espansione.

    Cosa possiamo aspettarci, quindi?

    Lo sguardo dell'Alchimista era perso nei meandri del codice, tentando di intravedere il senso di tutto ciò. La domanda di Sarah era giusta, ma mancava di una base fondamentale. Fortunatamente, 1Human aveva approntato una risposta molto più diplomatica di quella che avrebbe fornito lui.

    Non c'è modo di sapere quale sia il fine ultimo delle creature se non si conosce ciò che le muove, che si tratti di un agente esterno o di un sistema di regolazione interno al sistema.

    Due ha analizzato i pochi dati che abbiamo sulle masse caotiche. Hanno movimenti troppo regolari per far pensare a un evento "naturale".

    Confermo. Dalle approssimazioni e dalle diverse simulazioni, oltre che dall'osservazione diretta è emerso uno schema tattico complesso. Comportamenti simili sono stati registrati solo durante episodi di controllo della massa vivente del Proto-Multiverso da parte di coscienze legate al Libro Nero. Tuttavia, l'estensione del fenomeno è imparagonabilmente maggiore.

    Il continuo passaggio di registro tra la formalità dell'IA e la voce stanca di Lawrence doveva essere quasi comico per il pubblico, considerando l'estrema somiglianza della base.

    Ma a quanto pare abbiamo appena confermato l'esistenza di qualcosa di notevole.

    Si trattava di un punto geometrico, l'origine ideale di moltissimi vettori di espansione, quasi impossibile da scorgere senza avere la visione d'insieme data dalla mappa. Il segnale si distribuiva su numerosissimi piani, ai quali era possibile ricondurre la traccia energetica lasciata dalle ondate caotiche, formando un rudimentale schema. L'aveva sentito prima di vederlo apparire con i suoi occhi tra i codici che scorrevano freneticamente. Stava diventando un chiodo fisso, una sorta di costante mal di testa localizzato fuori dal suo cranio. Cercò pazientemente, per l'ennesima volta in quella manciata di secondi, di analizzare il segnale o di scorgere connessioni che gli erano sfuggite in precedenza.

    Un'esca?

    Che sia o meno un'esca, è l'unica traccia che abbiamo. Vale la pena indagare.

    La sua attenzione si spostò nella zona limitrofa, la porzione di spazio pluridimensionale che avvolgeva il punto. Era rischioso. L'energia proveniente da esso era torbida, filtrata attraverso chissà quali e quante presenze. Al pari di un orizzonte degli eventi, il nucleo del segnale pareva circondato da una sciame di caos incredibilmente denso. Difficile dire se si trattasse di materia vivente dotata di volontà. Non che importasse. Il pericolo era troppo grande per farlo affrontare a qualcun altro che non fosse lui.

    Voi dovete occuparvi degli insediamenti rimasti. Uno alla volta, è inutile dividere le forze. E fate attenzione. Tenete gli occhi aperti, guardatevi le spalle a vicenda e, se la situazione precipita, scappate. L'Automa vi muoverà sui giusti piani. Lucy, a te il comando.

    Si.

    Sarebbe rimasto, si sarebbe occupato lui di dirigere le operazioni in prima persona, ma sarebbe stato tutto inutile se nel frattempo non si fosse risolto il vero problema. Le tre donne annuirono senza aggiungere nulla. Avevano imparato ormai quanto fosse inutile tentare discutere la logica dei suoi ragionamenti. Lui continuò a dare istruzioni a ciascuna, soffermandosi per ultimo sull'Automa, a cui affidò telepaticamente un ultimo ordine.

    ° Se vi trovaste in una situazione disperata, falle tornare qui. Anche con la forza. °

    Il passaggio che si aprì davanti a lui era turbolento. La stessa composizione del portale era instabile. Non poteva raggiungere direttamente l'obiettivo, come si immaginava. Doveva affrontare l'ignoto. Un mistero fatto di membra e di occhi che non l'avrebbero mai perso di vista.

    ° E Flora... se dovesse succedermi qualcosa, fuggite sull'isola. °



    narrato - parlato - pensato - °telepatia° - Lucy - Alyssa - Sarah
    status fisico » Perfetto
    status mentale » Stanco
    status cloth » Perfetto

    riassunto azioni » Faccio in modo che il quartetto si occupi degli umani rimasti, mentre parto ovviamente da solo.
    lawrence s. conley | energia viola | black gemini {vii}
    abilità »

    Necronomicon - la Chiave
    Esiste un disegno alla base di ogni cosa. L'Alchimista Supremo dei Gemelli ha compreso come incidere la propria volontà nei meccanismi di regolazione del Macro Cosmo tramite una complessa quanto meravigliosa Geometria.
    Tale Geometria è una forma d'arte che richiede una perfetta comprensione della Realtà e racchiude la capacità di alterarla nei modi più vari.
    I sigilli che governano questo potere possono essere disegnati in due o tre dimensioni, estendersi per tutta l'area d'influenza del sigillatore oppure in un singolo punto a seconda delle necessità. Possono addirittura assumere la foggia di grezze armi in grado di provocare danni da impatto, per quanto non raggiungano l'efficacia di costrutti solidi a causa della mancanza di massa.
    La pienezza del Sesto Senso consente di spostare i sigilli a proprio piacimento, controllandone direttamente la posizione anche dopo averli lanciati.
    Anche il più semplice dei sigilli possiede la facoltà di assorbire e immagazzinare nella sua struttura una certa quantità di Cosmo:
    per scioglierli o spezzarli con la forza è necessario un notevole dispendio energetico, rendendoli comparabile in resistenza a un costrutto con Durezza Straordinaria.
    La Geometria nella sua concezione basilare può agire sullo stesso utilizzatore o sui suoi alleati per facilitare lo scorrere del cosmo riducendo lo stress fisico e la fatica necessaria a richiamarne quantità elevate, per quanto non raggiunga il livello di Cosmo Straordinario.
    In modo simile, ma opposto, se applicata al nemico essa può rendere più difficoltoso bruciare il cosmo e ostacolare i movimenti. Un individuo sprovvisto di cosmo potrebbe essere addirittura condotto a una stasi perpetua.
    Non è necessaria la concentrazione né la coscienza del sigillatore affinché la Geometria abbia effetto, permettendo ai diversi effetti di accumularsi. Si può scegliere di creare una particolare configurazione di sigilli e concretizzarli sul terreno di scontro senza però attivarli immediatamente, creando interessanti combinazioni a livello tattico.
    Inoltre essi sono potenzialmente eterni se indisturbati e possono permanere anche oltre la morte del loro creatore, qualora le condizioni lo permettano. [Sigilli]

    Necronomicon - la Porta
    Il libro nero racchiude infinite nozioni a proposito delle creature che popolano il Multiverso fallimentare. Alcune di esse hanno vissuto nascoste da qualunque altro sguardo per eoni, altre erano temute e venerate come divinità da interi sistemi planetari. Occupando una dimensione normalmente preclusa all'uomo, i Grandi Esseri possono essere conosciuti e concepiti solo in parte. Ne esistono però alcune rare raffigurazioni, immagini e idee nate nella mente di soggetti particolarmente sensibili in momenti e luoghi in cui il Velo si è assottigliato. Scarabocchi dai tratti infantili, colori sbagliati e nulla più. Non è facile rappresentare qualcosa di così indefinito.
    Il primo Black Gemini non ha perso troppo tempo descrivendo questi esseri, preferendo concentrarsi sulle caratteristiche peculiari, uniche e soprattutto utili. Egli non si è limitato a studiarli, bensì ha deciso di spingersi ancora oltre, trovando il modo di soggiogarne la volontà e limitarne il potere, per potersene servire a suo piacimento.
    Attraverso lo studio del Necronomicon vengono rivelati i segreti utili a richiamare in combattimento una forma fisica opportunamente vincolata di questi esseri, ben lontana dalla grandiosità del loro potere originale, ma estremamente più stabile e controllabile, nonché relativamente meno nociva per l’integrità dimensionale: particolari sigilli che prendono il nome del loro creatore.

    Tramite i Sigilli di Neshaals, la volontà degli Orrori Cosmici viene assoggettata dall'Alchimista, che può quindi evocarli e dirigerne i movimenti alla perfezione col semplice pensiero e minime fluttuazioni cosmiche. [Evocazioni]
    Questi sigilli blasfemi fungono da ancora, assottigliando il Velo e permettendo all'energia del Chaos di scorrere molto più facilmente.
    Distruggere i sigilli non ha alcun effetto sulla presenza degli Orrori. Se invece permangono attivi sul campo di gioco, le creature legate a essi potranno essere riportate sul terreno di scontro molto più facilmente in caso di distruzione, come se nell'atto di evocarle l'Alchimista possedesse Cosmo Straordinario.
    Inoltre, se il padrone del Necronomicon decidesse di rinunciare a tale vantaggio strategico, potrebbe spezzare volontariamente il Sigillo di Neshaals per liberare un'immensa quantità di energia, per poi incanalarla in una sua tecnica che agisca sulle dimensioni o sulla mente come se lanciata a livello Straordinario.
    Tale vantaggio rischia però di essere incredibilmente dannoso sia per l'Alchimista, sia per la Realtà stessa. Una concentrazione tale di potere caotico rischierebbe di infrangere quella sezione di Multiverso ed è quindi troppo pericoloso scatenarla per più di una volta.

    Incubi Lucidi
    Colui che riuscisse a far propri i segreti del Necronomicon, sarebbe in grado di ampliare il potere della propria mente, divenendo in grado di utilizzarla come un’arma vera e propria. Tale capacità consente di proiettare immagini, idee, stimoli e sensazioni direttamente nel cervello di un soggetto, modificando in modo realistico la sua percezione della realtà.
    Non si tratta di rendere una mosca simile a un dragone o una palude a un campo di fiori. No. Al contrario, è la possibilità di ingannare il pensiero del nemico rendendo assolutamente reali -all'interno della sua mente- le più svariate e terribili minacce.
    Il sistema nervoso è sottoposto a uno stress tale da subire profondi fenomeni di shock, che possono esitare in veri e propri danni neurologici.
    Il progressivo accumularsi dei danni mentali va oltre al semplice dolore: per la vittima diventerà sempre più difficile gestire gli stimoli sensoriali, sia a causa del sovraccarico nervoso, sia per colpa delle modifiche forzate imposte dall'Alchimista. Inizialmente insorgerà una confusione generalizzata, che potrebbe esitare in una vera e propria difficoltà a pensare in maniera logica e sensata, a creare strategie e infine ad articolare i propri movimenti con precisione.
    Se la mente del Cavaliere Nero dovesse soverchiare quella del soggetto, potrebbe condurlo alla morte cerebrale (onlyGDR). [Illusioni Mentali]

    Negazione del Quinto Postulato
    Apokalypsis è l’atto stesso di fendere i veli che sono la struttura delle dimensioni note e ignote, creando lacerazioni, aprendo portali e vie attraverso questi luoghi, collegando due punti anche lontanissimi tra loro. Per un uomo, un combattente, un tale potere concede infinite possibilità: il tessuto stesso della realtà diviene malleabile e può essere manipolato in molti modi diversi, rendendolo più o meno denso, instabile o torcendolo. Le vere e proprie aperture, i portali che vengono creati, possono assorbire certi quantitativi di potenza prima di collassare ed è possibile sfruttarle per veicolare anche la propria offesa, oppure, banalmente, per spostarsi.
    L’atto di rivelazione, mediato da un potente Cosmo, permette di piegare la struttura dimensionale in maniera più evidente, provocando spostamenti di massa, tremende deformazioni e scompensi di pressione assimilabili per potenza al concetto di "telecinesi", malgrado il controllo sia più impreciso. Muovendo sé stessi nello spazio -oppure lo spazio in relazione a sé- si possono provocare spostamenti paragonabili alla levitazione e al volo.
    Controllare le dimensioni permette inoltre di agire sull'offensiva avversaria incanalandola in un sistema di portali per poi rivolgerla verso l'origine. L'efficacia di una simile difesa dipende dalla forza dell'Alchimista: se egli è più debole del suo nemico, i portali assorbiranno una parte dell'attacco (come in una normale difesa) e ne rifletteranno solo una frazione; a pari livello l'arracco potrà essere riflesso per la maggior parte; in caso di superiorità cosmica, invece, l'attacco può essere riflesso nella sua totalità.
    Il padrone del Necronomicon può manipolare la normale natura dei confini dimensionali, trasferendo lo scontro nel suo dominio.[Dimensioni]

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    Osservi i membri della tua squadra separarsi, assieme all’automa, lasciandosi dietro solo un eco della loro presenza. Un cenno di intesa, di cooperazione, l’ultimo sguardo che rivolgi loro, affidando alle donne un compito tanto cruciale quanto pericoloso. In un attimo, prima di riaprire il portale, ti ritrovi a contemplare il silenzio. È il respiro prima di immergerti di nuovo.

    Solo che non ti immergi nell’acqua limpida che hai imparato a conoscere in un'altra vita, in altri luoghi, ma in una massa infinita e vischiosa di follia, di sussurri, di incongruenza.


    Le donne arrivano nel nuovo punto, il cosmo che brucia con tensione, le armi strette e pronte ad essere usate. Lo spettacolo che si rivolge davanti a loro è ancora più preoccupante, perché non siete intervenuti tempestivamente rispetto ai precedenti punti. Non per questo demordono, sanno cosa vuol dire affrontare degli incubi e sanno come comportarsi di conseguenza; qualcosa in loro scatta, e in un attimo sono già in battaglia. Insieme sono una forza stranamente troppo coordinata, come se si fossero allenate più e più volte per contrastare quel tipo di minaccia. Se una alza in aria un nemico, l’altra interviene per riportarlo a terra, dove la terza procede a finirlo. Cooperano in maniera più solida, concreta, e questo forse è un valore sempre troppo ignorato all’interno delle forze dell’isola.

    Ma tutti dobbiamo eventualmente fare i conti con la realtà,
    I mostri esistono, e ringhiano, strisciano gli artigli con furia sulla terra.
    Sono preparate per gli incubi, non per i mostri che ti osservano al risveglio.



    Torniamo a te, Lawrence.

    Ti immergi completamente, preparato come sei ad affrontare qualsiasi cosa abbia dato inizio a quello scenario. All’interno del Sottosopra, i tuoi poteri dimensionali rispettano le non-regole di quel luogo. A differenza della dimensione in cui vivi, aprire un varco in quel luogo non vuol dire necessariamente dirigersi nel punto desiderato, se lo fai in zone che non conosci. Con il tempo, abituandoti ad entrare e uscire dal Sottosopra, con tutto ciò che ne conviene, hai imparato i punti strategici in cui aprire e chiudere i varchi, calcolare una distanza esatta per non uscire direttamente su un dirupo, o chissà quale altra minaccia. Ma ciò si lega specificamente alle zone che hai imparato a conoscere, come si comporta il tuo varco quando punti ad un luogo così distante, così pericoloso e sconosciuto?

    C’è qualcosa che puoi percepire distorcersi, nel secondo che ci impieghi per attraversare quella soglia. Il dominio sulle dimensioni non è sempre efficiente quanto una traslazione, ci sono fattori che – in entrambi i casi – possono interferire, specialmente all’interno di una conformazione non euclidea come quella. Attraversare i portali del Sottosopra sembra sempre come immergersi brevemente in questa massa vischiosa, prima di riuscirne quasi appesantito dalle sue non-regole. La prima cosa che i tuoi sensi colgono, tuttavia, è il respiro pesante, la sensazione di bruciore che si fa strada fino al cervello, nei tuoi polmoni, qualcosa che non tutti sopportano, qualcosa che già a te riesce difficile. La terra sotto i tuoi piedi è dura, arida, completamente annerita e quasi come se fosse stata esposta ad una fonte di calore e bruciore che niente, in nessun’altra realtà, avrebbe potuto sostenere. Il silenzio e il deserto si espandono attorno a te e il tracciatore, ora con pesanti disturbi e frequenze incoerenti, riesce a malapena a segnarti che qualcosa nelle correnti dimensionali ti ha allontanato dal punto esatto. Non sei lontano, ma nel Sottosopra il concetto di ‘vicino’ non è un concetto simile a quello che conosci tu, necessariamente.



    Poi alzi la testa.

    JoEgG6o



    Una serie di enormi blocchi di pietra è disposta in una fila inquietantemente perfetta.
    Ognuna di esse porta dei simboli incisi sopra, in lontananza – quel poco che riesci a scorgere, data la grandezza dei blocchi – sembra esserci qualcosa che spunta dalla superficie. Percepisci chiaramente energia caotica provenire da quei blocchi, e la fila continua fino a perdersi all’interno di una fitta nebbia scura. Non sai se continui all’interno, non sai cosa possa contenere.

    Con una lentezza disarmante, osservi qualche piccola pietra cadere dai massi, producendo un suono privo di eco, qualcosa che nasce e muore in quel momento. Sembra che si stia sgretolando, ma non sai dire da quanto tempo sia cominciato il processo.

    Passa una manciata di secondi, e senti qualcosa vibrare. Il terreno sotto di te si scuote, mentre tutto ciò che ti sta attorno vibra pesantemente. Eppure, gli ammassi di roccia in aria rimangono fermi, inamovibili, tenuti in fila da regole che sfidano qualsiasi luogo e circostanza. La vibrazione dura altrettanto poco, e tutto ritorna immobile.



    [ -5 | LA TERRA TREMA ]



    _____________________



    Angolo Master

    Choices were made.

    Lo spettacolo parla da sé; cosa fai? Ti concentri sulle rocce? Vedi dove porta la fila? Dimmi tu.
     
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    Oppressione.
    Non riusciva a pensare a una parola diversa che esprimesse meglio la sensazione che stava provando. Il passaggio da un punto all'altro si era confermato essere estremamente difficoltoso, come aveva intuito. Il tessuto dimensionale aveva subito una serie di interferenze note o meno. Era stato costretto ad aprire diversi portali per trovare la strada giusta, accumulando non pochi errori, sommando varco a varco, margine a margine, mantenendo il tutto fissato da un'impalcatura geometrica affinché non si verificasse un collasso nel momento peggiore.
    Per quel poco che riusciva a percepire, i suoi calcoli non erano stati abbastanza precisi. O meglio, il viaggio era stato forzato in quella direzione, verso quello specifico punto. La lieve contrazione, lo sfasamento dovuto alle pliche della maglia dimensionale premuta contro i sigilli potevano spiegare facilmente il motivo della forzatura. L'IA tentò di fornire una rapida conferma basata sulle proiezioni delle sezioni già note di altri settori.

    3Alchemist { ▒▒▒▒err▒r▒▒▒▒rr▒or▒▒▒▒t▒ge▒▒▒zon▒▒▒ }

    Il disturbo di segnale era il minimo che si aspettasse. Per quanto efficiente fosse lo scambio di informazioni nel suo sistema sperimentale, doveva pur basarsi su una stabilità psionica che al momento non poteva essere garantita. Sperava che le comunicazioni continuassero comunque ad arrivare, se non altro per essere aggiornato sulla situazione al fronte.
    Tentò di concentrarsi su ciò che gli si parava davanti. L'aria densa gli riempiva i polmoni a fatica. Istintivamente alzò una serie di barriere psichiche per resistere all'inondazione di influenze prive di forma e scopo che lo stava assalendo.
    Quella dimensione deserta lo abbagliò nonostante l'atmosfera polverosa. Forse non si trattava realmente della luce, quanto di una sorta di dolore riferito, un eccesso di informazioni stratificate che per qualche motivo sfociavano nel lobo occipitale, disturbando i segnali della corteccia visiva.
    Le afferenze sensoriali, come sempre sovrabbondanti in presenza di una simile quantità di energia caotica, si sovrapponevano senza logica, lottando per emergere sulla superficie della sua attenzione.
    Sospettava che potesse trattarsi di una delle zone ad altissima entropia in cui si sedimentava una quantità maggiore di spazio in continuo mutamento, generando continue collisioni di piani e semipiani tali da sbriciolare qualsiasi regola presente al momento della sua creazione. Ipotizzava che zone simili potessero nascondersi tra le pieghe del Sottosopra e in un certo senso ne aveva trovato la conferma empirica, ma ora che finalmente aveva la possibilità di verificarla, non aveva veramente il tempo di farlo.

    Non era una semplice presenza caotica a opprimere quel mondo: era più simile a una marea, anzi a un'onda anomala che divora la costa in pochi istanti. E trattenerla era impossibile, esattamente come tentare di contrastare la massa dell'oceano con una palizzata di legno.
    Inspirò, quasi assaggiando nuovamente il sapore di quel piano fisico. Doveva affrontare un problema alla volta e non poteva riuscirci con tutte quelle distrazioni. L'onda non poteva essere fermata, ma poteva fare in modo che non colpisse con così tanta violenza. Il riflesso dorato che illuminò l'elmo di Black Gemini assunse in quell'ambiente una sfumatura quasi malata, giallastra. Il sigillo si chiuse in un istante assumendo il vago profilo di un diadema, accendendo i solchi tracciati attraverso l'Orium.
    Il peso che gravava sulla sua mente parve diminuire, permettendogli di riflettere con maggiore chiarezza.
    Il portale si chiuse per inerzia quando la conformazione dello spazio - perfino nella sua versione più perversa - tornò a uno stato di apparente equilibrio. O meglio, a un'approssimazione omeostatica.
    Il flebile segnale di Ch.Or.O.S. svanì quasi completamente. Si sarebbe preoccupato di ristabilirlo il prima possibile, ma sospettava che sarebbe stato in ogni caso poco utile, se il livello di comunicazione si fosse mantenuto al livello dell'ultima.

    ۞


    L'interruzione di segnale provocò un lieve ritardo nell'acquisizione dei dati raccolti dall'Alchimista nel passaggio dal nucleo del Sottosopra alla zona bersaglio. Immediatamente si presentò un quesito: rivelare o non rivelare alle umane l'imprevisto? Secondo i settaggi, l'IA era obbligata a fornire tutti i dati che venivano richiesti, ma in caso di informazioni di prima mano poteva a tutti gli effetti riservarsi il diritto di ometterne alcuni. L'unica esclusione assoluta a tale selettività era l'umano che l'aveva generato, che riceveva l'interezza della capacità del sistema sotto forma di flusso costante di informazioni tramite il link neurale e diversi canali sensoriali. I nuclei si divisero in base alle specifiche aree di competenza. 1Human avanzò la proposta di informare gli alleati sul possibile problema. 3Alchemist rimase neutro, considerate le diverse opportunità vantaggiose e svantaggiose. 2Warrior fu l'ultimo a rispondere, elaborando un'opinione contraria, dato il potenziale disastroso della naturale risposta emotiva umana in momenti di difficoltà. Al secondo ciclo decisionale, 3Alchemist si schierò con 2Warrior.

    Signorina Halliwell, prova a concentrare l'attacco a ore 10.

    Circa 0,1 secondi dopo aver perso il segnale di Black Gemini, Ch.Or.O.S. aveva stabilito che - fino a nuovi sviluppi - non avrebbe interrotto il difficile combattimento in corso con notizie che ne avrebbero potuto influenzare negativamente l'esito.

    ۞


    La punta dello stivale raschiò la superficie di quel frammento di mondo, strisciando su un residuo annerito. Poteva trattarsi di qualsiasi cosa, in effetti, ma il suo primo pensiero lo associò a una sorta di esplosione. Forse un combattimento, oppure una reazione alchemica. Non aveva nemmeno la certezza che la termodinamica potesse avere alcuna rilevanza, a dire il vero. E per verificare l'estensione e la traccia avrebbe atteso di vederla dall'alto.
    Avrebbe apprezzato la possibilità di prendersi il suo tempo e magari procedere con un'analisi chimica e spettrografica del suolo. L'atmosfera sembrava almeno parzialmente respirabile, esclusa la ridicola serie di sostanze ignote che il casco stava filtrando. Forse la sua stessa presenza aveva apportato una modifica alla distribuzione delle particelle subatomiche in quell'incubo quantistico o forse aveva solo avuto fortuna, per una volta.
    Si guardò attorno e sgranò gli occhi. Il movimento non gli risultava troppo fastidioso. Non poteva esserne del tutto certo, ma anche la gravità pareva non discostarsi troppo da quella terrestre. Quantomeno, non abbastanza da impensierire qualcuno come lui, abituato a muoversi in ambienti ostili e spazio aperto in egual misura. Quindi, cosa poteva provocare quel fenomeno?

    Il suo sguardo seguì le forme megalitiche, tentando di assorbire più informazioni possibile in una sola occhiata. Erano sospese nel vuoto, allineate perfettamente fino al punto in cui si perdevano nell'aria opaca. Blocchi giganteschi e regolari.
    Aveva osservato fenomeni peculiari di rara bellezza e perfezione negli ultimi anni, visioni imponenti provocate da condizioni uniche e irripetibili. In mondi privi di forma aveva sfiorato formazioni cristalline perfettamente simmetriche nella loro folle complessità, oceani riempiti di gocce metalliche ideantiche una all'altra, nubi frattali che ripetevano un ciclo di forme e colori a intervalli regolari. Non era tanto il caso a partorire simili visioni, quanto più le poche tracce di regole rimaste in quel Multiverso, opposte al caos vigente e condensate in uno stesso punto grazie proprio all'incapacità del caos stesso di rimanere immobile. Opere perfette e meravigliose nate per contrasto dalla mancanza di forme e intenti caratterizzante tutto ciò che le circondava, un principio rapportabile a quello che regola la disposizione dei fosfolipidi di una membrana cellulare.

    I megaliti sembravano tuttavia decisamente generati dalle mani di esseri senzienti. Non avevano nulla di naturale e per quanto poteva vedere da quella posizione, le superfici sembravano decorate in modo differente da blocco a blocco. Non aveva idea di quale fosse la loro funzione, né tantomeno la loro origine. Il brivido della scoperta si fece largo tra i suoi pensieri.
    A un primo sguardo non era riuscito a evitare di pensare che somigliassero a gigantesche lapidi, ma aveva rapidamente allontanato il pensiero. Associazioni di forma e funzione, rimasugli di un metodo di ragionamento piuttosto provinciale, che perfino la sua limitata istruzione universitaria avrebbe contestato. Cercare quel tipo di significato tramite la mera somiglianza di due oggetti appartenenti a mondi totalmente separati sarebbe stato non solo stupido, ma anche controproducente. E l'ultima cosa di cui aveva bisogno erano dei paraocchi, soprattutto se autoimposti.
    Non era del suo istinto, ma della sua capacità di analisi che aveva bisogno in quel momento. Se poi le sue impressioni si fossero rivelate anche solo vagamente attendibili, si sarebbe dato una pacca sulla spalla da solo.
    Non si trovava lì per coincidenza, era ovvio. Se all'inizio poteva solo sospettarlo, ora ne aveva praticamente la conferma: l'errore che l'aveva strappato dalla zona bersagio non poteva essere un caso, non con ciò che aveva davanti.

    Analizza l'insieme. - pensò, mentre spingeva lo sguardo al limitare della prospettiva dei megaliti. Si perdevano in una massa di pulviscolo. Non aveva indizi sull'effettiva grandezza totale dell'opera. Non sembrava esserci un inizio o una fine facilmente identificabile, così come non sembravano esserci blocchi più importanti di altri, almeno non a un'analisi superficiale. Si chiese chi avrebbe mai avuto la capacità di piegare le non-regole del Sottosopra in quel modo. La risposta era semplice: lui. Avendone il tempo e la pazienza, almeno.
    Se si fosse trattata dell'opera di un suo predecessore, la comprensione sarebbe risultata più naturale e - solo in quel caso - sarebbero stati possibili dei paragoni con altre opere umane. Una successione di lastre di pietra a quel punto poteva essere forse letta come le pagine di un codice, oppure come la versione sotto steroidi delle colonne incise di Karnak.
    O forse ancora, concluse per non ricadere in un'altra interpretazione comoda, si trattava di una specie di ingranaggio. O un contenitore. Una serie di mezzi fisici per il contenimento o lo sfruttamento di qualcosa che ancora ignorava. Ma a quel punto perché utilizzare un materiale inefficiente come la pietra? Proprio in quell'istante, quasi a dargli ragione, un frammento si staccò da uno dei monoliti generando una bizzarra reazione rumorosa. Difficile capire se si trattasse della "roccia" o del "suolo" o ancora dell'"atmosfera". Mise un freno anche a queste sue elucubrazioni. Cosa, a parte l'aspetto, gli diceva che fosse davvero pietra?

    Ora il singolo. - proseguì, fissando il monolito più vicino alla sua posizione. Data la mancanza di elementi chiaramente distintivi tra le varie parti dell'opera, tanto valeva analizzarne uno a caso. Le dimensioni erano difficili da stabilire senza punti di riferimento. Accade spesso con elementi tanto alieni alla percezione animale, all'abitudine e a criteri di ragionamento antropocentrici, in cui è tutto a dimensione di umano e basta una sciocchezza come l'estensione del mare per mettere in difficoltà la capacità di stima, schiacciando l'impreparato osservatore sotto la sua stessa limitatezza. Accade spesso, ma non accadde a lui. Non poteva permettersi di perdere tempo a crogiolarsi in quelle sensazioni romantiche che avevano nomi specifici soltanto in una manciata di lingue tra tutte quelle che conosceva o a cui poteva facilmente avere accesso.
    La superficie del singolo monolito era interessante quanto l'intera monumentale follia di quella formazione. Si stava sgretolando. Si stavano sgretolando tutti molto lentamente, anzi con innaturale lentezza, almeno per gli standard dell'altro Multiverso. Si fermò, accantonando anche quest'ultima osservazione: non aveva abbastanza elementi per datare o anche solo cercare di immaginare l'età dei megaliti. Potevano essere lì da molto tempo o da pochissimo, nessuna delle due possibilità l'avrebbe davvero stupito.
    Dalle sue percezioni poteva trarre soltanto la concentrazione maggiore di energia caotica che sembrava provenire dai blocchi stessi... o dal loro interno.
    Le incisioni e la loro disposizione non gli dava nessun indizio utile a esprimere ulteriori ipotesi. Non riusciva a leggere i segni a causa della distanza, salvo per i simboli giganteschi che occupavano una porzione generosa delle facce dei blocchi. Anche questi, tuttavia, non gli risultavano immediatamente interpretabili né familiari. Doveva studiarli da vicino.
    Non riusciva nemmeno a distinguerne gli elementi a rilievo, sempre che non fosse un effetto ottico. Aveva solo l'impressione di scorgere delle parti sporgenti sulla superficie.

    Stava per staccare i piedi dal suolo annerito traslandosi verso l'alto, quasi ipnotizzato dalla sua stessa curiosità, quando la terra tremò violentemente. Quasi con timore che la calma del sistema venisse turbata, i suoi occhi corsero ai monoliti. Nulla, nessun tipo di cambiamento evidente. Qualunque cosa sostenesse i blocchi pareva assolutamente indipendente dal violento terremoto durato pochi istanti.

    Forse in realtà stanno lentamente cadendo. E uno chissà dove ha appena toccato terra.

    Non sapeva dire per quale motivo quell'idea lo divertisse, ma non poteva certo aspettare per capire se il monolito volesse gentilmente avvicinarsi per rendere il tutto più semplice. Se la tensione non fosse stata tanto alta, magari avrebbe scherzato su un film di fantascienza tipo Dune o Tremors, giusto per far ridere i sassi. O al limite Ch.Or.O.S., se fosse stato in ascolto.
    Tornando a focalizzarsi sul megalite più vicino si sollevò, nuotando nella densità amorfa della dimensione. La parallasse gli permise di stimare vagamente la grandezza del blocco, che in realtà gli era sembrato ancora più imponente visto da terra.

    Doveva solo avvicinarsi.



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    Necronomicon - la Chiave
    Esiste un disegno alla base di ogni cosa. L'Alchimista Supremo dei Gemelli ha compreso come incidere la propria volontà nei meccanismi di regolazione del Macro Cosmo tramite una complessa quanto meravigliosa Geometria.
    Tale Geometria è una forma d'arte che richiede una perfetta comprensione della Realtà e racchiude la capacità di alterarla nei modi più vari.
    I sigilli che governano questo potere possono essere disegnati in due o tre dimensioni, estendersi per tutta l'area d'influenza del sigillatore oppure in un singolo punto a seconda delle necessità. Possono addirittura assumere la foggia di grezze armi in grado di provocare danni da impatto, per quanto non raggiungano l'efficacia di costrutti solidi a causa della mancanza di massa.
    La pienezza del Sesto Senso consente di spostare i sigilli a proprio piacimento, controllandone direttamente la posizione anche dopo averli lanciati.
    Anche il più semplice dei sigilli possiede la facoltà di assorbire e immagazzinare nella sua struttura una certa quantità di Cosmo:
    per scioglierli o spezzarli con la forza è necessario un notevole dispendio energetico, rendendoli comparabile in resistenza a un costrutto con Durezza Straordinaria.
    La Geometria nella sua concezione basilare può agire sullo stesso utilizzatore o sui suoi alleati per facilitare lo scorrere del cosmo riducendo lo stress fisico e la fatica necessaria a richiamarne quantità elevate, per quanto non raggiunga il livello di Cosmo Straordinario.
    In modo simile, ma opposto, se applicata al nemico essa può rendere più difficoltoso bruciare il cosmo e ostacolare i movimenti. Un individuo sprovvisto di cosmo potrebbe essere addirittura condotto a una stasi perpetua.
    Non è necessaria la concentrazione né la coscienza del sigillatore affinché la Geometria abbia effetto, permettendo ai diversi effetti di accumularsi. Si può scegliere di creare una particolare configurazione di sigilli e concretizzarli sul terreno di scontro senza però attivarli immediatamente, creando interessanti combinazioni a livello tattico.
    Inoltre essi sono potenzialmente eterni se indisturbati e possono permanere anche oltre la morte del loro creatore, qualora le condizioni lo permettano. [Sigilli]

    Necronomicon - la Porta
    Il libro nero racchiude infinite nozioni a proposito delle creature che popolano il Multiverso fallimentare. Alcune di esse hanno vissuto nascoste da qualunque altro sguardo per eoni, altre erano temute e venerate come divinità da interi sistemi planetari. Occupando una dimensione normalmente preclusa all'uomo, i Grandi Esseri possono essere conosciuti e concepiti solo in parte. Ne esistono però alcune rare raffigurazioni, immagini e idee nate nella mente di soggetti particolarmente sensibili in momenti e luoghi in cui il Velo si è assottigliato. Scarabocchi dai tratti infantili, colori sbagliati e nulla più. Non è facile rappresentare qualcosa di così indefinito.
    Il primo Black Gemini non ha perso troppo tempo descrivendo questi esseri, preferendo concentrarsi sulle caratteristiche peculiari, uniche e soprattutto utili. Egli non si è limitato a studiarli, bensì ha deciso di spingersi ancora oltre, trovando il modo di soggiogarne la volontà e limitarne il potere, per potersene servire a suo piacimento.
    Attraverso lo studio del Necronomicon vengono rivelati i segreti utili a richiamare in combattimento una forma fisica opportunamente vincolata di questi esseri, ben lontana dalla grandiosità del loro potere originale, ma estremamente più stabile e controllabile, nonché relativamente meno nociva per l’integrità dimensionale: particolari sigilli che prendono il nome del loro creatore.

    Tramite i Sigilli di Neshaals, la volontà degli Orrori Cosmici viene assoggettata dall'Alchimista, che può quindi evocarli e dirigerne i movimenti alla perfezione col semplice pensiero e minime fluttuazioni cosmiche. [Evocazioni]
    Questi sigilli blasfemi fungono da ancora, assottigliando il Velo e permettendo all'energia del Chaos di scorrere molto più facilmente.
    Distruggere i sigilli non ha alcun effetto sulla presenza degli Orrori. Se invece permangono attivi sul campo di gioco, le creature legate a essi potranno essere riportate sul terreno di scontro molto più facilmente in caso di distruzione, come se nell'atto di evocarle l'Alchimista possedesse Cosmo Straordinario.
    Inoltre, se il padrone del Necronomicon decidesse di rinunciare a tale vantaggio strategico, potrebbe spezzare volontariamente il Sigillo di Neshaals per liberare un'immensa quantità di energia, per poi incanalarla in una sua tecnica che agisca sulle dimensioni o sulla mente come se lanciata a livello Straordinario.
    Tale vantaggio rischia però di essere incredibilmente dannoso sia per l'Alchimista, sia per la Realtà stessa. Una concentrazione tale di potere caotico rischierebbe di infrangere quella sezione di Multiverso ed è quindi troppo pericoloso scatenarla per più di una volta.

    Incubi Lucidi
    Colui che riuscisse a far propri i segreti del Necronomicon, sarebbe in grado di ampliare il potere della propria mente, divenendo in grado di utilizzarla come un’arma vera e propria. Tale capacità consente di proiettare immagini, idee, stimoli e sensazioni direttamente nel cervello di un soggetto, modificando in modo realistico la sua percezione della realtà.
    Non si tratta di rendere una mosca simile a un dragone o una palude a un campo di fiori. No. Al contrario, è la possibilità di ingannare il pensiero del nemico rendendo assolutamente reali -all'interno della sua mente- le più svariate e terribili minacce.
    Il sistema nervoso è sottoposto a uno stress tale da subire profondi fenomeni di shock, che possono esitare in veri e propri danni neurologici.
    Il progressivo accumularsi dei danni mentali va oltre al semplice dolore: per la vittima diventerà sempre più difficile gestire gli stimoli sensoriali, sia a causa del sovraccarico nervoso, sia per colpa delle modifiche forzate imposte dall'Alchimista. Inizialmente insorgerà una confusione generalizzata, che potrebbe esitare in una vera e propria difficoltà a pensare in maniera logica e sensata, a creare strategie e infine ad articolare i propri movimenti con precisione.
    Se la mente del Cavaliere Nero dovesse soverchiare quella del soggetto, potrebbe condurlo alla morte cerebrale (onlyGDR). [Illusioni Mentali]

    Negazione del Quinto Postulato
    Apokalypsis è l’atto stesso di fendere i veli che sono la struttura delle dimensioni note e ignote, creando lacerazioni, aprendo portali e vie attraverso questi luoghi, collegando due punti anche lontanissimi tra loro. Per un uomo, un combattente, un tale potere concede infinite possibilità: il tessuto stesso della realtà diviene malleabile e può essere manipolato in molti modi diversi, rendendolo più o meno denso, instabile o torcendolo. Le vere e proprie aperture, i portali che vengono creati, possono assorbire certi quantitativi di potenza prima di collassare ed è possibile sfruttarle per veicolare anche la propria offesa, oppure, banalmente, per spostarsi.
    L’atto di rivelazione, mediato da un potente Cosmo, permette di piegare la struttura dimensionale in maniera più evidente, provocando spostamenti di massa, tremende deformazioni e scompensi di pressione assimilabili per potenza al concetto di "telecinesi", malgrado il controllo sia più impreciso. Muovendo sé stessi nello spazio -oppure lo spazio in relazione a sé- si possono provocare spostamenti paragonabili alla levitazione e al volo.
    Controllare le dimensioni permette inoltre di agire sull'offensiva avversaria incanalandola in un sistema di portali per poi rivolgerla verso l'origine. L'efficacia di una simile difesa dipende dalla forza dell'Alchimista: se egli è più debole del suo nemico, i portali assorbiranno una parte dell'attacco (come in una normale difesa) e ne rifletteranno solo una frazione; a pari livello l'arracco potrà essere riflesso per la maggior parte; in caso di superiorità cosmica, invece, l'attacco può essere riflesso nella sua totalità.
    Il padrone del Necronomicon può manipolare la normale natura dei confini dimensionali, trasferendo lo scontro nel suo dominio.[Dimensioni]

    tecniche »
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    Layout realizzato da Sagitta per il Saint Seiya Final


    Edited by Him3ros - 8/7/2023, 17:35
     
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    Test Nera per Him3ros

    2





    Ah, tu giochi con qualcosa di molto pericoloso, Lawrence.

    La curiosità, la voglia di conoscere, non sempre sono qualità positive – ancor meno per un cavaliere nero. C’è un limite oltre il quale un uomo non dovrebbe spingersi, c’è un limite oltre il quale la luce del sapere deve smettere di illuminare. Hai chiaramente toccato quel limite e se solo fossi stato più cauto, se solo avessi avuto più timore, adesso non saresti lì.

    Ma non è con l’essere cauto, con il timore, che sei arrivato dove sei ora, giusto?

    Cominci dalle piccole parti, ti sposti sull’insieme, prendi a osservare ciò che è inciso su quelle pietre e ti rendi conto di come non siano nient’altro che metodi di contenimento a te molto familiari. O meglio, erano scritture di contenimento in un tempo chissà quanto remoto, perché adesso non resta nient’altro se non un solco nella pietra fredda. Lo “stile” non è di quel mondo, non è di alcun accolito del chaos, né della tua dimensione. Nei tuoi studi, puoi sicuramente affermare che siano molto più vicini ad una matrice del mondo al centro dell’asse, anche se rudimentale, più primitiva rispetto al modo in cui si sono sviluppati, al modo in cui li hai visti in Giappone. E al centro di ogni monolite, osservare ciò che c’è quasi scuote il tuo corpo.

    Più le osservi, più gli impulsi caotici nel remoto angolo della tua mente cominciano a pulsare, a dimenarsi con violenza. La vista si annebbia a tratti e ti costringe a percorrere qualche metro indietro. Qualcosa si unisce all’impulso del chaos, una voce flebile, come un ultimo rantolo prima di lasciarsi andare.




    [Brother, it’s too late for us]



    _______________________________________________________________



    Facile dirlo da lì, vero? La voce di una delle tre guardiane è carica di tensione, mentre procede a difendere se stessa e le altre da una nuova offensiva. Ancora una volta, si muovono in maniera coordinata, ma la stanchezza è percepibile ad un occhio esperto. Non per questo rallentano, anzi, sembrano voler aumentare il carico sulle proprie spalle.

    Sentono dapprima la terra tremare, poi l’aria attorno a loro vibra. Si carica di tensione mentre qualcosa comincia a sovrastare quel cielo, rendendolo denso, oscurando ogni forma di luce. Spalanca le fauci e l’aria si carica di elettricità. Black Gemini, mi ricevi? Siamo nei guai, mi ricevi? Non c’è risposta, e a dire il vero la comunicazione non arriva nemmeno a destinazione. Si volta ad osservare l’automa. L’intelligenza artificiale procede ad una nuova decisione tra le ripartenze, ma ciò che è apparso è più veloce.

    Tutto si illumina e si spegne subito dopo.



    _______________________________________________________________





    È una frase stampata nella memoria di quel volto, ma percepisci una confusione come mai l’hai provata prima d’ora; senti le urla della battaglia e un’energia senza eguali ricoprire quello stesso campo, dove sei tu ora. Corrono, scappano, ma nel frattempo continuano a combattere e volgono le loro facce a chi sta avanti, a chi conduce quella carica. Senti un ronzio progressivamente più potente e tutto si spegne. La tua energia mentale vibra quasi in sincronia con ciò che sta succedendo, e all’improvviso tutti quei monoliti cominciano a scuotersi. In un posto così remoto, così assente, in tutte le accezioni di tale parola, la tua presenza – la presenza del cosmo di Black Gemini – è come la scintilla su legna da ardere.


    Quel ricordo è carico di tristezza, di sconfitta e, soprattutto, di paura. Non è paura per un evento in sé, ma la paura che stia succedendo qualcosa, qualcosa di molto personale. Non riesci, tuttavia, a capire come; è quasi frustrante, come conoscere un concetto ma non riuscire ad esprimerlo nella maniera in cui vorresti. Degli echi rispondono alla tua presenza, mentre le rocce si sgretolano con maggiore velocità. Sai che provando ad indagare ancora di più, potresti percepire qualcos’altro. La sensazione, per te, è come avere qualcosa a portata di mano, così vicina.


    Non è essere cauto che ti ha permesso di arrivare fin lì, ma forse essere cauto ti avrebbe risparmiato tanto.


    Vuoi davvero oltrepassare anche questa linea?







    [ -4 | IL CIELO TREMA ]



    _____________________



    Angolo Master

    Puoi tranquillamente dedurre in base a quello che riesci a scoprire con una prima analisi. Senti la pressione del chaos nella tua testa farsi più forte. Per un quadro più completo dovresti metterti lì con pazienza e sondare, quindi hai una scelta da fare anche in questo caso.

    Puoi continuare ad indagare tramite le tue percezioni mentali e scoprire di più, o continuare il tuo 'viaggio'

    Entrambe le scelte avranno delle conseguenze, non sai se negative o positive
     
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    Pur essendo temprato ai limiti dell'assuefazione e ormai praticamente insensibile a certi livelli di violenza psicologica, Lawrence non si sentiva così teso da moltissimo tempo. Quando aveva visto la mano di Rhan-Tegoth squarciare la barriera tra l'Oltre e la Realtà, il suo cuore non gli era sembrato tanto pesante; mentre la sua coscienza veniva torturata dalla follia dei rimasugli dei vecchi Alchimisti, il respiro non gli era mancato nemmeno per un secondo.
    Più tempo passava nella landa desolata e più la sua mente si riempiva di riverberi. Qualcosa di antico. Di atavico, anzi. Era meno che una vaga sensazione: era un'impressione. Una sfumatura lontana, tanto vecchia quanto lo sono soltanto certe idee o certi concetti.

    La sua ferrea logica provò ad aggrapparsi all'oggettività di ciò che aveva davanti, cercando di escludere dati fuorvianti per non lasciarsi influenzare.
    Iniziò a seguire le incisioni che si dipanavano sulla pietra. Ne intuì il significato prima di riuscire a penetrarne la forma, come spesso accadeva con quel tipo di linguaggio.

    vincoli e serrature

    Tra tutte le sue precedenti ipotesi di certo la più pericolosa, visto il pessimo stato di conservazione. Un codice poteva essere trascritto, un meccanismo riparato... ma l'esistenza di un contenitore implicava un pericoloso contenuto che si sarebbe potuto liberare da un momento all'altro.
    Spaziò in tutte le direzioni, cercando di assorbire più informazioni possibili nel minor tempo.
    I simboli seguivano una logica piuttosto schematica ai suoi occhi, un susseguirsi di comandi ripetuti che sfruttavano concetti basilari. La composizione era lineare, simile sulla carta alla semplicità geometrica che lui stesso andava perfezionando negli anni. Il percorso, tuttavia, sembrava molto diverso: quella attuata da lui era una sintesi, una continua revisione volta a limare le imperfezioni inutili o ridondanti del linguaggio dei sigilli, una commistione di matematica e volontà che prendeva concetti da ogni cultura e filosofia che riuscisse a raggiungere durante i suoi studi... quella che stava osservando era un'opera grezza, spuria. Eppure non sembrava il risultato di una mancanza di conoscenza. Non c'era ingenuità in quei segni, quanto piuttosto una primitiva essenzialità.

    Ogni declinazione dei sigilli, profondamente personale e legata a un modo di esprimersi soggettivo, si fondava su pilastri comuni che - in un modo o nell'altro - era rapportabile a determinati capisaldi riconoscibili, un etimo ben preciso. Poche volte al di fuori della purissima teoria si era trovato davanti a un'applicazione nuda e tanto palese di quella grammatica.
    Non osava quasi battere ciglio davanti a una simile espressione.
    Aveva impiegato pochi istanti per riconoscere il tratto originale dei disegni. Era sicuro della loro provenienza e alla luce di quell'informazione diventava tutto molto, molto più complesso.

    Daimon.

    Aveva già studiato quel tipo di sigillo. Non solo: l'aveva visto in funzione, vi aveva unito il suo cosmo e ne aveva percepito gli effetti sulla sua pelle. Ricordava perfettamente la sensazione di terrore generata dal breve sguardo che aveva gettato nel vuoto del massimo Ordine. Riusciva a percepirne il ricordo sbiadito in quei semplici disegni ormai erosi dal passare del tempo.
    Ciò che aveva studiato lui, però, era molto meno diretto, più raffinato, come l'alfabeto scritto sulla carta in confronto a quello scolpito sulla parete di una grotta. Era possibile, no? Infondo per quanto ne sapeva anche quelle creature si "evolvevano", seppure a modo loro.
    Forse si trattava di un reperto testimoniante un passato vertiginosamente lontano, un'era perduta in cui perfino gli angeli stavano ancora imparando a scrivere, in un certo senso.

    I glifi e le geometrie, indipendentemente dal loro orientamento nello spazio, sembravano convergere concettualmente al centro del monolite. Seguì le linee di forza e i nodi fino a quel punto.
    Le cose che sporgevano dalla pietra. Una pugnalata nel nervo ottico, una scarica di energia che gli fece tremare le ossa.
    Aveva fatto in tempo a delineare un senso in quella figura. Un volto, forse. Qualche tipo di manifestazione di una forma molto più complessa, ridotta ai minimi termini tanto da diventare in un certo senso più comprensibile, ma pur sempre deleteria per la sua sopportazione.
    Distolse lo sguardo, percependo istantaneamente un aumento di attività nella parte della sua coscienza dove si erano radicati i sigilli di WALL e CROWN, le due strutture che impedivano al caos di abbeverarsi liberamente alla sua energia mentale. La pressione delle masse informi che si dibattevano divenne molto più opprimente, tanto da annebbiare per qualche secondo i suoi pensieri, nonostante gli ulteriori sigilli che si era autoimposto al suo arrivo in quel luogo.
    Indietreggiò appena per ricomporsi. Stava captando qualcosa. Un filamento di codice estraneo, diverso dal groviglio caotico che graffiava il muro psichico.

    [Brother, it’s too late for us]


    Troppo tardi. Chissà da quanto era "troppo tardi". Si chiese quanto di quella frase fosse effettivamente stato recepito e quanto fosse invece stato rielaborato e ricostruito in automatico dai suoi superiori processi cognitivi per interpretare concetti vasti come "fratello" e "tardi".
    Fissò la sua concentrazione sul volto. Proveniva da quella cosa, certo, ma non era un pensiero vero e proprio, quanto piuttosto una sorta di eco. O un residuo, una nota prolungata all'infinito che non poteva spegnersi davvero prima di aver esaurito il proprio significato. Ancora una volta si trovò senza una parola che potesse definirlo in modo più preciso.
    Lawrence cercò di penetrare quella nota, di scomporla. Affilò la sua mente per escludere tutto il resto. Non riusciva a isolarla. La nota era diventata un marasma di suoni dissonanti. Più tentava di afferrarla e più la nota scivolava via, sostituita da vibrazioni vuote sempre più intense. Più ascoltava e meno capiva.
    Il suono secco di qualcosa che si spezza lo raggiunse in maniera molto più organica attraverso i suoi normali sensi, tagliando il flusso dei pensieri. Una ragnatela di crepe che prima non aveva notato si stava espandendo rapidamente attraversando i sigilli. Nella distrazione, una serie di dettagli sciamarono sul limite della percezione come ombre appena visibili dalla coda dell'occhio. Il cosmo di Black Gemini si fece turbolento, innalzandosi improvvisamente mentre comandava gli psioni in un nuovo attacco. Un'inondazione di informazioni imprecise si accumulò alla sua attenzione. Forse aveva forzato nel punto giusto, oppure...
    Immagini sovrapposte di una battaglia immensa, in una landa senza tempo che associò subito a quella in cui si trovava. Un potere immenso ammantava l'eco rendendolo iridescente, sia troppo luminoso che troppo buio per poterlo decifrare agevolmente.

    schieramenti rotti - stanno fuggendo
    seguono il loro condottiero - combattono

    Fu costretto a fermarsi da un rumore molto reale, diverso dai suoni confusi dell'antico scontro. Altri pezzi di pietra cadevano dai monoliti. Troppi. Una variazione tanto rapida rispetto a soltanto pochi istanti prima da non poter essere interpretato come avvenimento casuale.
    Erano quelle cose a modificare l'ambiente? Stavano tentando di liberarsi, forse percependo la sua presenza? No, era più semplice. Se ne accorse tentando di acuire di nuovo la sua mente. Il semplice atto di ardere il cosmo per attingere a un potere maggiore peggiorò improvvisamente la situazione, aprendo nuove crepe ancora più profonde.
    Si fermò, interrompendo il flusso psionico all'istante. Quando spezzò il collegamento, una serie di memorie sbiadite raggiunse il suo sistema limbico, riempiendolo di scintille di pensiero, segnali incompleti che il suo encefalo si sforzò di completare. Erano pensieri che odoravano di paura e avevano il gusto della tristezza. Non che potesse sentirlo direttamente, ma faceva tutto parte dell'architettura di consequenzialità che legava un frammento all'altro.
    La battaglia era persa.
    Il destino era incerto.
    Il futuro era senza speranza.
    Istintivamente si spinse in avanti per vedere oltre la superficie. Era solo la superficie ghiacciata dello stagno, forse gli ultimi processi cerebrali della creatura prima di finire imprigionata o forse, banalmente, quelli più difficili da trattenere. Gli mancava poco per forzare un'apertura sufficiente a capire, ma più insisteva, più bruciava il suo cosmo, più i monoliti si sgretolavano. Il fatto ormai era chiaro, ma ancora non comprendeva il perché. O meglio, non capiva in questo caso quale fosse l'elemento di disturbo.
    Perché il cosmo di un essere umano, per quanto affine al Multiverso Fallimentare, aveva un simile effetto su una struttura tanto lontana da lui nel tempo e nei puri concetti?
    La risposta a quella precisa domanda poteva anche essere il motivo stesso della sua presenza, il faro che l'aveva attirato in quel luogo. Non poteva tirarsi indietro per poi tornare a casa senza risposte. Non sarebbe servito a nulla e soprattutto non sarebbe stato da lui.

    Poteva solo scommettere, come aveva sempre fatto.
    Scommettere sulle sue capacità. Sui suoi poteri. E rischiare.

    Doveva arrivare a dissipare anche quell'ultima nube di indeterminazione. E l'avrebbe fatto, ma non subito. Non con imprudenza.
    Prima di tornare a sondare le creature dei monoliti, doveva assicurarsi che i monoliti stessi continuassero a funzionare.
    Ovviamente la scommessa stava nel fatto che gli sarebbe stato necessario il cosmo per mantenerli integri, mentre era proprio il suo cosmo a disgregarli.
    Osservò ancora una volta, forse l'ultima, le forme dei sigilli incisi nella pietra. Ecco il suo unico vantaggio: non doveva creare nulla da zero. Chiuse gli occhi, visualizzando le vie già predisposte da seguire, da riempire, ricalcando i segni sbiaditi e completandone le sezioni mancanti. Avrebbe potuto aggiungere complessità, rinforzare i vincoli, ma temeva che un processo simile richiedesse troppo tempo e troppa energia.
    Doveva adattarsi all'originale semplicità e costruire delle gabbie in grado di contenere quelle già esistenti, un ulteriore strato protettivo che preservasse il più possibile lo status quo del sistema. E doveva tentare di coprire con la sua influenza tutti i monoliti, o almeno quelli più esposti alla sua presenza corrosiva.
    Una sfida degna di lui.

    Quando riaprì gli occhi il suo cosmo non esplose, non si levò rabbioso nell'aria densa. Al contrario, si fece quanto più ordinato possibile intrecciandosi in semplici linee, idealmente una per ogni singolo bersaglio. Una flebile luce giallastra iniziò a vibrare attraverso i sigilli in formazione. Ciascuna delle linee era comandata direttamente dalla sua volontà e diretta individualmente contro ogni bersaglio entro il suo campo visivo. Era il centro di una ragnatela e la Chiave attivata sulla sua psiche era il fulcro di tale costruzione.
    Era abituato a generare effetti anche più complicati durante i combattimenti più cruenti, e quelli erano bersagli immobili. Aveva avuto l'occasione per prepararsi, per costruire e disfare ogni intersezione svariate volte nella sua mente, onde evitare gli errori che normalmente si potevano accumulare in una formula improvvisata nel mezzo di una battaglia. Era necessaria una quantità di concentrazione folle per non sbagliare, per muoversi alla perfezione, ma poteva farcela. Poteva portare a termine il piano. Gli sarebbe bastato entrare in contatto con i sigilli antichi come aveva fatto anni prima con quello del Traxysdaimon confinato in Giappone, quando il suo potere non era che una frazione di quello attuale. Poi avrebbe usato i suoi sigilli per abbracciare gli altri, senza forzarli, replicarli e fonderne l'essenza.
    Provava un particolare senso di frustrazione al pensiero di non poter ammirare il pregio di quella che era - in senso figurato e non - una meraviglia architettonica in tutto e per tutto. Non c'era tempo per studiarne l'estensione, benché si rese conto subito di quanto fosse complessa ed elegante, molto più di ciò che traspariva dalle rovine.

    Fu molto cauto, assicurandosi di separare la componente mentale e dimensionale del suo potere da quelle formule: la disgregazione dei monoliti poteva anche essere dovuta al suo cosmo, ma dubitava che la colpa fosse da ricercarsi nell'ordine garantito dalla Geometria.
    Soltanto alla fine del processo, una volta chiusi quanti più sigilli, sarebbe tornato a insinuarsi nei vaghi echi dei prigionieri, forzando finalmente quell'ultimo tassello necessario a completare il mosaico e - forse - ottenere qualche risposta.



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    Necronomicon - la Chiave
    Esiste un disegno alla base di ogni cosa. L'Alchimista Supremo dei Gemelli ha compreso come incidere la propria volontà nei meccanismi di regolazione del Macro Cosmo tramite una complessa quanto meravigliosa Geometria.
    Tale Geometria è una forma d'arte che richiede una perfetta comprensione della Realtà e racchiude la capacità di alterarla nei modi più vari.
    I sigilli che governano questo potere possono essere disegnati in due o tre dimensioni, estendersi per tutta l'area d'influenza del sigillatore oppure in un singolo punto a seconda delle necessità. Possono addirittura assumere la foggia di grezze armi in grado di provocare danni da impatto, per quanto non raggiungano l'efficacia di costrutti solidi a causa della mancanza di massa.
    La pienezza del Sesto Senso consente di spostare i sigilli a proprio piacimento, controllandone direttamente la posizione anche dopo averli lanciati.
    Anche il più semplice dei sigilli possiede la facoltà di assorbire e immagazzinare nella sua struttura una certa quantità di Cosmo:
    per scioglierli o spezzarli con la forza è necessario un notevole dispendio energetico, rendendoli comparabile in resistenza a un costrutto con Durezza Straordinaria.
    La Geometria nella sua concezione basilare può agire sullo stesso utilizzatore o sui suoi alleati per facilitare lo scorrere del cosmo riducendo lo stress fisico e la fatica necessaria a richiamarne quantità elevate, per quanto non raggiunga il livello di Cosmo Straordinario.
    In modo simile, ma opposto, se applicata al nemico essa può rendere più difficoltoso bruciare il cosmo e ostacolare i movimenti. Un individuo sprovvisto di cosmo potrebbe essere addirittura condotto a una stasi perpetua.
    Non è necessaria la concentrazione né la coscienza del sigillatore affinché la Geometria abbia effetto, permettendo ai diversi effetti di accumularsi. Si può scegliere di creare una particolare configurazione di sigilli e concretizzarli sul terreno di scontro senza però attivarli immediatamente, creando interessanti combinazioni a livello tattico.
    Inoltre essi sono potenzialmente eterni se indisturbati e possono permanere anche oltre la morte del loro creatore, qualora le condizioni lo permettano. [Sigilli]

    Necronomicon - la Porta
    Il libro nero racchiude infinite nozioni a proposito delle creature che popolano il Multiverso fallimentare. Alcune di esse hanno vissuto nascoste da qualunque altro sguardo per eoni, altre erano temute e venerate come divinità da interi sistemi planetari. Occupando una dimensione normalmente preclusa all'uomo, i Grandi Esseri possono essere conosciuti e concepiti solo in parte. Ne esistono però alcune rare raffigurazioni, immagini e idee nate nella mente di soggetti particolarmente sensibili in momenti e luoghi in cui il Velo si è assottigliato. Scarabocchi dai tratti infantili, colori sbagliati e nulla più. Non è facile rappresentare qualcosa di così indefinito.
    Il primo Black Gemini non ha perso troppo tempo descrivendo questi esseri, preferendo concentrarsi sulle caratteristiche peculiari, uniche e soprattutto utili. Egli non si è limitato a studiarli, bensì ha deciso di spingersi ancora oltre, trovando il modo di soggiogarne la volontà e limitarne il potere, per potersene servire a suo piacimento.
    Attraverso lo studio del Necronomicon vengono rivelati i segreti utili a richiamare in combattimento una forma fisica opportunamente vincolata di questi esseri, ben lontana dalla grandiosità del loro potere originale, ma estremamente più stabile e controllabile, nonché relativamente meno nociva per l’integrità dimensionale: particolari sigilli che prendono il nome del loro creatore.

    Tramite i Sigilli di Neshaals, la volontà degli Orrori Cosmici viene assoggettata dall'Alchimista, che può quindi evocarli e dirigerne i movimenti alla perfezione col semplice pensiero e minime fluttuazioni cosmiche. [Evocazioni]
    Questi sigilli blasfemi fungono da ancora, assottigliando il Velo e permettendo all'energia del Chaos di scorrere molto più facilmente.
    Distruggere i sigilli non ha alcun effetto sulla presenza degli Orrori. Se invece permangono attivi sul campo di gioco, le creature legate a essi potranno essere riportate sul terreno di scontro molto più facilmente in caso di distruzione, come se nell'atto di evocarle l'Alchimista possedesse Cosmo Straordinario.
    Inoltre, se il padrone del Necronomicon decidesse di rinunciare a tale vantaggio strategico, potrebbe spezzare volontariamente il Sigillo di Neshaals per liberare un'immensa quantità di energia, per poi incanalarla in una sua tecnica che agisca sulle dimensioni o sulla mente come se lanciata a livello Straordinario.
    Tale vantaggio rischia però di essere incredibilmente dannoso sia per l'Alchimista, sia per la Realtà stessa. Una concentrazione tale di potere caotico rischierebbe di infrangere quella sezione di Multiverso ed è quindi troppo pericoloso scatenarla per più di una volta.

    Incubi Lucidi
    Colui che riuscisse a far propri i segreti del Necronomicon, sarebbe in grado di ampliare il potere della propria mente, divenendo in grado di utilizzarla come un’arma vera e propria. Tale capacità consente di proiettare immagini, idee, stimoli e sensazioni direttamente nel cervello di un soggetto, modificando in modo realistico la sua percezione della realtà.
    Non si tratta di rendere una mosca simile a un dragone o una palude a un campo di fiori. No. Al contrario, è la possibilità di ingannare il pensiero del nemico rendendo assolutamente reali -all'interno della sua mente- le più svariate e terribili minacce.
    Il sistema nervoso è sottoposto a uno stress tale da subire profondi fenomeni di shock, che possono esitare in veri e propri danni neurologici.
    Il progressivo accumularsi dei danni mentali va oltre al semplice dolore: per la vittima diventerà sempre più difficile gestire gli stimoli sensoriali, sia a causa del sovraccarico nervoso, sia per colpa delle modifiche forzate imposte dall'Alchimista. Inizialmente insorgerà una confusione generalizzata, che potrebbe esitare in una vera e propria difficoltà a pensare in maniera logica e sensata, a creare strategie e infine ad articolare i propri movimenti con precisione.
    Se la mente del Cavaliere Nero dovesse soverchiare quella del soggetto, potrebbe condurlo alla morte cerebrale (onlyGDR). [Illusioni Mentali]

    Negazione del Quinto Postulato
    Apokalypsis è l’atto stesso di fendere i veli che sono la struttura delle dimensioni note e ignote, creando lacerazioni, aprendo portali e vie attraverso questi luoghi, collegando due punti anche lontanissimi tra loro. Per un uomo, un combattente, un tale potere concede infinite possibilità: il tessuto stesso della realtà diviene malleabile e può essere manipolato in molti modi diversi, rendendolo più o meno denso, instabile o torcendolo. Le vere e proprie aperture, i portali che vengono creati, possono assorbire certi quantitativi di potenza prima di collassare ed è possibile sfruttarle per veicolare anche la propria offesa, oppure, banalmente, per spostarsi.
    L’atto di rivelazione, mediato da un potente Cosmo, permette di piegare la struttura dimensionale in maniera più evidente, provocando spostamenti di massa, tremende deformazioni e scompensi di pressione assimilabili per potenza al concetto di "telecinesi", malgrado il controllo sia più impreciso. Muovendo sé stessi nello spazio -oppure lo spazio in relazione a sé- si possono provocare spostamenti paragonabili alla levitazione e al volo.
    Controllare le dimensioni permette inoltre di agire sull'offensiva avversaria incanalandola in un sistema di portali per poi rivolgerla verso l'origine. L'efficacia di una simile difesa dipende dalla forza dell'Alchimista: se egli è più debole del suo nemico, i portali assorbiranno una parte dell'attacco (come in una normale difesa) e ne rifletteranno solo una frazione; a pari livello l'arracco potrà essere riflesso per la maggior parte; in caso di superiorità cosmica, invece, l'attacco può essere riflesso nella sua totalità.
    Il padrone del Necronomicon può manipolare la normale natura dei confini dimensionali, trasferendo lo scontro nel suo dominio.[Dimensioni]

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    Test Nera per Him3ros

    3




    Ti immergi ancora una volta e senti qualcosa grattare negli angoli della tua mente. Guardare è come seppellirsi ancora e ancora, a più riprese, in uno strato di energia caotica così densa da intorpidire i tuoi sensi e la tua mente. Non puoi accorgertene, non riesci a capirlo, ma i tuoi occhi si tingono completamente di nero; per un attimo non esistono più iridi o sclere, ma ciò ti permette di carpire un’ultima immagine. La scena è ancor più confusa, forse a causa della confusione amplificata in quel momento.





    Fratello...
    Per noi è troppo tardi ormai.
    Il volere dei nostri signori non è quello di farci morire come animali in gabbia.
    Ma questo luogo è perduto, la sua aria ci appesta i polmoni, la sua follia ci annebbia la mente.
    Fratello...
    Sei la nostra ultima speranza, la luce che illumina il cielo di questo universo malato.
    Non guardarci, non chiamarci, ma rivolgi le tue armi a protezione di chi ha ancora una possibilità.
    Fratello...
    Perché ti stai voltando? Perché gli altri cantano la tua gloria e tu urli alla rovina?
    Fratello...



    Un’immensa figura si pianta davanti a loro, una luce malsana esplode tanto da oscurarne l’aspetto, permettendoti di osservare solo dei vaghi contorni neri. Il tuo corpo si stringe a causa di una sensazione diversa, come se qualcosa ti avesse tirato l’aria dai polmoni, stringendoti la gola. I tuoi occhi tornano alla normalità e di colpo riprendi a respirare.

    La confusione, tuttavia, continua a pulsare nella tua mente. Senti ancora le voci del chaos strisciare, graffiare con le unghie, e per un attimo non sei sicuro di riuscire ad esprimerti a parole – se non con gli stessi versi del chaos. Con le sue parole, con la sua voce.




    Senti un tremito provenire dai monoliti.

    Dapprima come un lieve ronzio, poi sempre più potente, e infine un vero e proprio scuotimento nelle fondamenta di quegli enormi ammassi di roccia.

    Senti qualcosa ribollire dall’interno, qualcosa che deve aver reagito al contatto con il tuo cosmo. Hai il tempo di allontanarti, di alzare una difesa che ti protegga da quella che è l’esplosione di una prima serie di quei monoliti. Una fitta polvere si alza che, obbedendo alle non regole di quel luogo, si dirada con una pesantezza fuori dal comune.

    E poi li vedi.


    ELWlP6a


    Portano sui segni dei sigilli, riflessi di quelli che hai adattato e che sembrano in qualche modo limitarli. Eppure, da loro non percepisci altro che terrore e potere. Aprono quelli che potevano essere considerati occhi o bocche e da essi sgorgano masse completamente nere e allo stesso tempo cangianti.


    Vomitano questa essenza sui loro corpi, sul terreno che ribolle. I loro movimenti sono meccanici, quasi come se scattassero, come se fossero dei corpi manovrati da qualcosa che si dimena al loro interno. Gli ultimi echi di quelle menti si spengono completamente, per lasciare il posto a frasi di una lingua incomprensibile. Non sei nemmeno sicuro sia una vera lingua, o dei versi, ma sono gli stessi sussurri che percepisci negli angoli della tua mente. Puro, violento chaos.


    Lo stesso chaos risuona con te, è come se riuscissi a capirli istintivamente e quando provi a formulare un pensiero, quando provi perfino ad aprire bocca per interagire, sei sicuro che da te non verrebbe altro che un suono caotico, non-forme di un linguaggio che non esiste. Ma loro, in questo momento, non vogliono parlare. Estendono verso di te una mano, cominciano a strisciare lentamente nella tua direzione. E proprio quando stai per bruciare il tuo cosmo, da loro si espande una massa di liquame vibrante. La potenza che percepisci da quel colpo è impressionante e sai che, probabilmente, senza i tuoi sigilli molti più monoliti si sarebbero spezzati, e la potenza di tali creature, così come la loro coordinazione, sarebbe stata a universi di distanza rispetto a quello che sono ora.





    [ -3 | LO SPAZIO TREMA ]



    _____________________



    Angolo Master
    Ti arrivano contro più colpi di Oscurità Straordinaria + Anticosmo a energia Nera. Ma questa è la cosa meno preoccupante.

    Le voci del chaos nella tua testa sono più forti che mai, e quando provi a formulare pensieri lo fai come se lo stesse facendo un essere caotico; hai ancora pieno controllo sulle tue azioni o consapevolezza di chi tu sia, così come delle tue facoltà mentali, ma il modo in cui pensi o ti esprimi non è linguaggio convenzionale. Puoi interpretare la cosa nel modo più adatto a Lawrence.

    Edited by ~Rain~ - 26/8/2023, 16:38
     
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    atto iii

    La violenza di quell'atto fu brutale.
    Penetrava nel buio, facendosi strada soltanto grazie alla sua mente. Scivolava oltre i vincoli posti da lui stesso e le antiche catene quasi in frantumi. Lo sforzo a cui si stava sottoponendo era tale da causare la rottura di diversi capillari. Dietro la celata, una grossa goccia di sangue scivolò da una narice fino a bagnargli le labbra. Non se ne accorse. Era un evento tanto piccolo e tanto lontano da diventare non solo ininfluente, ma addirittura estraneo a sé.
    Perseverare in quel processo era come infilare la mano in un mucchio di vetri rotti. Forzare i nodi più resistenti significava conficcare le schegge sempre più a fondo. E le schegge si muovevano secondo una propria volontà.
    Ogni frammento, ogni bit di informazione era una conquista. Doveva strappare un filo alla volta e intrecciarlo nel suo preciso posto per ricreare la trama originale, o almeno una sua vaga approssimazione.
    Arrivò in una zona profonda, seguendo l'eco delle parole e dei significati che erano riusciti a giungere fino a lui. Si sentì sul punto di cadere, attirato verso il basso dalle infide propaggini del caos vivo in cui erano annegati quegli esseri. Non c'era ormai difesa mentale che non gridasse allarme, rimbombando nel suo inconscio. Anzi, le frequenze di WALL stavano confondendosi col rumore di fondo, assumendo caratteristiche assurde, opposte alla naturale conformazione. Non c'era nulla ad avvertirlo del pericolo, nessuna voce addestrata o programmata per ricondurlo alla ragione. La sua era abnegazione folle e del tutto volontaria, pericolosamente vicina all'autolesionismo.
    Perché lui doveva sapere.
    Frammenti di pensieri, tracce di onde psioniche sempre più concrete tornarono a sfiorarlo, ripetendo lo stesso significato che aveva già estrapolato durante la prima immersione. Sentiva più chiaramente quelle "parole", o meglio il puro flusso di coscienza, sicuramente precedente alla parola comunemente intesa dagli esseri umani. La sua insistenza gli permetteva di cogliere sfumature nuove, ma allo stesso tempo il flusso seguiva caratteristiche sempre più dissonanti. Capiva il flusso poiché capiva tutto. Poteva comprenderlo poiché era in grado di comprendere ogni cosa nel pieno di una febbricitante eccitazione. Capiva, comprendeva e allo stesso modo non poteva distinguere un ordine nei suoi stessi pensieri, divenuti nulla più che rapide combustioni spontanee in un mare variopinto più vasto di quanto la logica potesse processare. La sua stessa coscienza, normalmente solida come uno scoglio cristallino, un costrutto geometrico inamovibile, stava vacillando iniziando a vorticare insieme alle correnti dell'abisso. Per assurdo non percepiva alcun punto fermo. Forse non ne era in grado.

    per noi è troppo tardi ormai

    I frammenti. I frammenti non si muovevano col resto. Ne erano influenzati, tremando sotto la forza incredibile del Tutto senza però piegarsi, come se appartenessero a un altro sistema di esistenza.

    questo luogo è perduto

    Si aggrappò ai frammenti, le stesse scintille che fino a un attimo prima erano echi inconsistenti e che si erano trasformate in cunei, piantati profondamente del tessuto volatile del suo sentire.

    la sua follia ci annebbia la mente

    La stessa follia che allungava gli artigli attraverso la sua essenza. Una paura atavica, ustionante, spezzata solo dal senso di meraviglia.

    speranza
    luce
    gloria

    I concetti si aggrapparono alla sua psiche come parassiti. Non aveva attenzione per nient'altro, né desiderava averla. Quella era la sua scoperta, la conoscenza che cercava. Riusciva a rendersene conto perfino in quello stato. Tramite uno sforzo immane riuscì a collegare i pezzi, ad ascoltare la supplica secondo uno schema sensato.
    Si era sbagliato. Non erano chiodi, non erano frammenti. Era l'ultimo ricordo di un ordine ormai perverso. L'ombra di ciò che era. E nella più poetica delle ironie alla sua origine c'era la luce. Non luce di stelle, non luce eterea. Una luce piena di orrori imponderabili. Una visione satura di tradimento e...

    rovina

    L'ultimo input si stagliò vivido contro i suoi occhi, un marchio incandescente attraverso mente e anima. Una parte di lui, nascosta sotto le pieghe di innumerevoli stati di coscienza, si riaccese e fu riportata ad anni prima, a una vita precedente, una battaglia violenta sulle acque dell'oceano e la stessa malata vibrazione che filtrava tra le onde. L'idea, la vera e propria ossessione generata dall'impedire che tali rischi venissero corsi nuovamente tornò a bruciare prepotentemente nella sua anima.
    Aveva davvero sperimentato quella cosa attraverso gli occhi di un essere che l'aveva vissuta? Un tradimento tanto antico? Il suo retaggio, la conseguenza del suo tradimento. Fatti che forse nemmeno molti Daimon avevano vissuto, come si era confermato quando aveva quasi distrutto il tramite fisico di un angelo per estrarre informazioni utili.Era davvero possibile? Si trattava di storia non scritta. Di voci. Leggende precedenti a ogni fonte scritta.

    ANGELUS

    Se anche fosse stato in grado di pensare, di reagire alle informazioni che colavano attraverso suo cervello alla stregua di metallo fuso, non avrebbe saputo darsi una risposta. Aveva incontrato altri suoi schiavi. Una delle sue figlie. Allora, chi aveva davvero visto in quella sagoma rifulgente?
    Non c'era spazio per le congetture. La dissonanza tra il ricordo e il tramite fisico che lo conteneva arrivò a un punto insopportabile.
    Lo shock fu sufficiente a scuoterlo, fino a trascinarlo a ritroso nella Realtà, permettendogli di sentire nuovamente la soffocante stretta del Sottosopra. O forse si sentiva soffocare da ciò che aveva scorto nelle profondità del contatto. Inalò i gas appena respirabili attraverso i filtri della maschera, riempiendosi i polmoni. La malsana atmosfera continuava a pesare sul suo corpo e i suoi sensi, forse anche più di prima, perpetrando l'ostica guerra tra la pazzia del sistema caotico e la coesione degli atomi ordinati che lo componeva, ma qualcosa di fondamentale era cambiato: non si sentiva in conflitto con quella realtà.
    Il conflitto era giusto. Sensato. E il conflitto era una conseguenza delle forze in atto. Non poteva superarlo senza divenire un abominio alla pari di quelli che controllava col suo potere, tuttavia poteva relegarlo solo alla fisicità. Sembrava inutile pensarla diversamente; era stupido sfuggire alla semplice regola e alla sua non-regola speculare.
    I sussurri, le note incomprensibili, le voci, le presenze spalmate su infiniti piani dimensionali rimasero un suono di fondo, ma si fecero comprensibili. Poteva interiorizzare il linguaggio di quel mondo come faceva con quell'altro. poteva leggere la sua struttura direttamente, non più solo in relazione al Multiverso. Vedeva i codici di Tindolas scorrere secondo la stessa misura dei suoi pensieri, in perfetta sincronia. Anzi, i suoi pensieri grattavano insistentemente contro il resto di sé. Era lui stesso che grattava contro il muro e sempre lui quello che si riparava al di là.

    Il codice tremava. L'opera del suo cosmo si stagliava brutalmente contro i codici dei monoliti, catene logore e consumate che trattenevano a stento il tumulto di colori e forme non più limitati dal suo processo mentale primitivo. I colori si agitavano senza sosta, i codici erano nuvole in tempesta. Gustò la fine dell'equilibrio e ne sentì il tocco sulla pelle. Prima che i suoi sensi captassero il cambiamento, la sua estesa comprensione lo vide accadere. Le non-regole erano divenute regole.

    Wi75DqL

    Scrisse il nome, intrecciandolo con altri simboli. Lo colse uno strano disagio prima che le dita oblunghe si chiudessero attorno a lui, schermandolo dai detriti e dall'immensa quantità di energia liberata insieme al contenuto dei monoliti. Le deboli catene si erano spezzate.
    Si trovava più lontano di quanto ricordasse. La sua creatura l'aveva trascinato via.
    Riparato dall'immensa mano dell'essere, si sporse a osservare. Aveva un bisogno spasmodico - prettamente umano, emotivo, distaccato dalla consapevolezza che lo stava illuminando - di vederli con i suoi occhi. Ah, li aveva sentiti, nel momento in cui si erano liberati. Ne aveva scorto i colori vividi attraverso la distanza e la polvere. Si era aspettato sofferenza e conflitto. Vergenze fisiche che a malapena riuscivano a mantenersi integre, spaccate un'inconciliabilità immensamente più dolorosa di quella che si agitava dentro di lui.
    Si sbagliava. Nulla era rimasto nulla dell'essenza superna che distingueva i Daimon dagli esseri nati dalla materia. Erano stati interamente invasi dal Caos, piegati alle sue leggi e consumati lentamente. Ora ne aveva la certezza: le sue visioni erano solo un rimasuglio, un'ultima traccia di qualcosa che non esisteva ormai da tempo. E lui li comprendeva, a modo suo. Sapeva di poterli comprendere. Li aveva già compresi.

    Si mossero verso di lui in un'oscena danza di membra. Ogni istante poteva catturare soltanto un numero limitato di movimenti, dando agli esseri un'impressione del tutto innaturale, perfino secondo la nuova, assurda e terrificante prospettiva. Non gli lasciarono la possibilità di riflettere. Non erano fatti per comunicare, ma per annientare. Forse la loro programmazione, e solo quella, non era cambiata durante la loro infinita prigionia.
    La concentrazione di energia caotica divenne se possibile ancora più elevata. Le parole incise nella sua psiche si fecero più chiare, come se l'aumentare dell'entropia rendesse paradossalmente più ordinate e nette le sue sensazioni.
    Ma questo cambiamento non lo sfiorava nemmeno. La sua attenzione era rivolta altrove, verso l'incessante lavoro che i suoni facevano incastrandosi coi colori, la coesione di tutto e l'assenza di motivazione per tutto ciò. Le luci, i colori che sentiva attraverso l'udito e che gli graffiavano la pelle diventavano sempre più forti; sempre più deboli si facevano le linee di demarcazione tra quelli che si specchiavano sulle retine. E l'aria, la polvere respirava con lui, respirava aria e polvere attraverso la landa e la landa desolata si alzava e si abbassava con la sua cassa toracica. Non in armonia: la singola variazione che portava in quel mondo con la sua sola esistenza contava più di tutte le altre non-variazioni. Era ancora abbastanza ordinato per rappresentare la non-eccezione alle non-regole. Il cuore, il tremore, il battito. Tutto diverso, tutto più grande, senza confini, senza causalità, ma senza legami perché non era la sua volontà a dettare legge, ma la sua unicità a trascinare tutti i fili che muovevano e tenevano fermi i capisaldi del mondo.

    ariadensaoscuritàmaceriepolvereventosigillicorpiocchicieloabissodolorevociformulepericolomanirabbiarespirourlasanguecosmo

    Si lasciò trascinare dalla sua stessa reazione viscerale. Non l'istinto di una belva selvaggia, ma qualcosa di più spaventoso e primordiale. Ne aveva il controllo. Non era impazzito. Poteva pensare, anche se i suoi pensieri non sarebbero sembrati sensati a nessun altro. Forse avrebbe potuto usare i pensieri per dare suono alla sua stessa follia, ma sarebbe stato inascoltato. Ormai aveva deciso di distruggere.
    Alzarono le braccia scheletriche verso di lui. Lo spazio si riempì di nero, un nero che superava ogni disestesia o sinestesia sensoriale. E la sua forza esplose di rimando, lo stesso cosmo sporco della creatura che l'aveva tratto in salvo dal crollo. Solo che non era sporco. Era un intreccio cromatico che comprendeva ogni lunghezza d'onda. Il colore del sangue venoso che l'ammantava scorrendo attraverso il suo corpo umano, trascinando la sua stessa manifestazione e scardinandola dal puro plasma dell'Alchimista, era in realtà una convergenza di straordinarie note e pulsioni irrintracciabili la cui trama si poteva scorgere solo da lontano, osservandone la totalità.
    La sensazione di potere di quel cosmo, quasi esilarante mentre ne seguiva l'esplosione, si mischiava a fatica con la Geometria. In quello stato non poteva quasi vederla. Poteva al limite pensarla, concepirla in un angolo della psiche. Permise al Grande Antico di usarla, anzi lo forzò a farlo. Si accorse della perversione necessaria a conciliare le due nature praticamente opposte della creatura e del rigore proveniente dalla scienza di Urano.
    I sigilli si stiracchiarono seguendo l'energia distruttiva,tremando come miraggi nelle sue correnti impietose. Sfarfallavano. Saturavano ogni piano scomponendosi e ricomponendosi a ciclo continuo.
    Nel punto di scontro una parte della landa scomparve all'istante, annichilita. Fasci di onde e particelle vennero proiettati in ogni direzione soccombendo al disastro in atto, i colori si spensero fino a diventare piatti. Al tocco dell'anticosmo, nulla rimane per essere registrato alla vista o all'udito... è quasi delicato. Silenzioso. Quello non lo fu. La lotta tra le due energie si risolse in un istante, una frazione infinitesimale di tempo che parve durare molto più del necessario.
    Con un rumore indefinibile, l''oscurità prevalse divorando tutto il resto. Per un attimo fu buio. Buio vero, un soffocante abisso che divorava i quanti di luce e li spegneva con la sua sola presenza.
    Poi venne il dolore. Era il dolore dell'Antico, riportato con una precisione caleidoscopica attraverso i loro sistemi nervosi, sommandosi e moltiplicandosi a quello del padrone.
    Lawrence ebbe l'impressione di sciogliersi e la creatura sentì che pezzi dell'armatura che la ricopriva erano svaniti come era successo al deserto. No, tutto l'opposto. La creatura si stava sciogliendo. Aveva avvolto l'uomo con le mani e gli arti scheletrici senza riuscire a difenderlo del tutto. Era l'armatura nera del padrone a essersi danneggiata. E la carne sotto di essa era stata divorata in solchi tanto netti da non sembrare nemmeno ferite.

    Lo shock diede nuovamente senso al prima e al dopo, se non altro. Al pericolo e al dolore. Concetti indistinti che si divoravano a vicenda fino a fondersi in un perfetto insieme di niente e tutto.
    Non doveva cedere, o avrebbe perso anche l'ultimo filamento di sé che ancora lo manteneva legato alla sua identità. La libertà di essere sé stesso. La libertà di conoscere, pensare e agire. Una libertà che non poteva trovare sfogo nell'assoluta indeterminazione. Solo la volontà gli impediva di seguire quella forma mentis e lasciarsi precipitare.

    poterepiccolituttodeboligrandefragililimitati

    Non poteva concentrarsi. Il suo corpo, per quanto ferito, sembrava volersi muovere da solo. Era istinto? Si, era possibile. Una sua forma brutale, forse. Puro conflitto come unica alternativa all'assimilazione. Massima entropia e massimo equilibrio.

    debolipolverepotere

    Strappò quel pensiero a sé stesso, estraendolo dalla profondità del suo primitivo sentire.

    corpiformulegrandipotereprigione

    Poteva distruggerli. Sapeva per certo di poterlo fare. Il suo stesso corpo gli urlava di farlo, come se ogni cellula fosse dotata di una mente propria. Non sarebbe stato nemmeno troppo difficile. In una situazione simile e molto diversa aveva già fatto anche questo. Onde. Le onde del Pacifico si erano riempite di carne metallica morta, priva di vita. La landa nel mondo sperduto del Sottosopra era straordinariamente vicina a confondersi col ricordo vivido di Fukushima, passato e presente facevano parte di un unico flusso di pensiero senza vere distinzioni, arrivando a risvegliare le confuse estensioni di tempi e luoghi differenti che Mefistofele gli aveva mostrato una vita prima. Tra le figure scheletriche dei prigionieri che arrancavano verso di lui, nell'acqua, le carcasse dei Caduti affondavano e svanivano. In cielo, centinaia di metri sopra di loro, appena oltre i rimasugli dell'oscurità che andava pian piano disperdendosi, gli stessi Caduti che aveva massacrato senza esitazione squarciavano le dimensioni spirituali per riversarsi come un infinito sciame su di loro, completamente integri nelle loro forme aberranti.

    Si trattenne, usando tutto l'autocontrollo che gli rimaneva. I sottili filamenti del corpo di Ékleipsis, quasi totalmente svanito sotto la brutalità dell'assalto, caddero del tutto e tornarono al nulla. La sua ancora svanì e un'altra fu incisa per sostituirla.
    Gli sferoidi, gli aloni biancastri e le fibre che componevano Dákryon filtrarono tra gli strati dell'esistenza con una rapidità impensabile. In un attimo la sua massa incommensurabile si pose tra l'Alchimista e le creature che un tempo erano angeli. L'emanazione di vuoto e fame iniziò subito a irradiarsi dai bulbi oculari che erano anche interi mondi e aumentò la sua intensità quando la struttura venne attraversata da ulteriori linee. Imprimere quel vincolo aiutò il padrone a mantenere il controllo sul momento corrente.
    Cosa sarebbe successo se quei corpi fossero stati polverizzati? Sarebbero tornati come nuovi dopo pochi istanti, privi dei vincoli impressi? O sarebbero ricomparsi nei loro piani di provenienza, diffondendosi come un'infezione nella sua Realtà?
    Le parti di carne mancante strisciavano contro l'armatura provocandogli ulteriore nausea, ma nonostante tutto bastò la vaga minaccia proiettata da quell'unica possibilità a farlo rinsavire abbastanza da creare formule geometriche senza impazzire. Le proiettò attraverso di sé per alleviare il dolore e sopportare la fatica di ciò che stava per tentare. Quindi diede libertà all'essenza dell'evocazione, attingendo alla forza del Grande Antico e mischiandosi con essa.
    Quando la creatura rilasciò la pulsazione sorda del suo particolare potere, un numero altissimo di filamenti bianchi si estese dalle sfere cangianti, piegandosi ad angoli astrusi e disegnando strane traiettorie. La pulsazione infiammò i filamenti, le linee generate dalla scienza dei sigilli affinché raggiungessero da svariate direzioni i rimasugli dei Daimon.
    Ormai comprendeva quei disegni. Li aveva interiorizzati. Poteva riprodurli. Anzi, poteva renderli efficienti, migliorarne la composizione mischiando ogni sua conoscenza in un codice in grado di trattenerli forse anche più a lungo delle prigioni di pietra.
    Ma prima li avrebbe soppressi, togliendo loro anche quel poco che era rimasto della loro antica dignità e potenza grazie alle arti dell'Orrore che comandava.



    narrato - parlato - pensato - °telepatia°
    status fisico » Un po' maciullatino. Buff Resistenza
    status mentale » Buff Mente
    status cloth » Un po' rottina

    riassunto azioni » Nel pratico ATTACCO l'attacco con cosmo distruttivo infarcito di sigilli per tentare di assorbire ciò che non posso contrastare. Dalla mia parte cambio l'evocazione, mi metto un buff a Resistenza e provo a disperdere le energie dei daimon in combo sempre con i sigilli che dovrebbero andare a sovrapporsi con quelli impressi in precedenza. Mi concentro solo sulla pura sottomissione (sigilli come vettore di privazione energetica) e non sul danno fisico.
    lawrence s. conley | energia viola | black gemini {vii}
    abilità »

    Necronomicon - la Chiave
    Esiste un disegno alla base di ogni cosa. L'Alchimista Supremo dei Gemelli ha compreso come incidere la propria volontà nei meccanismi di regolazione del Macro Cosmo tramite una complessa quanto meravigliosa Geometria.
    Tale Geometria è una forma d'arte che richiede una perfetta comprensione della Realtà e racchiude la capacità di alterarla nei modi più vari.
    I sigilli che governano questo potere possono essere disegnati in due o tre dimensioni, estendersi per tutta l'area d'influenza del sigillatore oppure in un singolo punto a seconda delle necessità. Possono addirittura assumere la foggia di grezze armi in grado di provocare danni da impatto, per quanto non raggiungano l'efficacia di costrutti solidi a causa della mancanza di massa.
    La pienezza del Sesto Senso consente di spostare i sigilli a proprio piacimento, controllandone direttamente la posizione anche dopo averli lanciati.
    Anche il più semplice dei sigilli possiede la facoltà di assorbire e immagazzinare nella sua struttura una certa quantità di Cosmo:
    per scioglierli o spezzarli con la forza è necessario un notevole dispendio energetico, rendendoli comparabile in resistenza a un costrutto con Durezza Straordinaria.
    La Geometria nella sua concezione basilare può agire sullo stesso utilizzatore o sui suoi alleati per facilitare lo scorrere del cosmo riducendo lo stress fisico e la fatica necessaria a richiamarne quantità elevate, per quanto non raggiunga il livello di Cosmo Straordinario.
    In modo simile, ma opposto, se applicata al nemico essa può rendere più difficoltoso bruciare il cosmo e ostacolare i movimenti. Un individuo sprovvisto di cosmo potrebbe essere addirittura condotto a una stasi perpetua.
    Non è necessaria la concentrazione né la coscienza del sigillatore affinché la Geometria abbia effetto, permettendo ai diversi effetti di accumularsi. Si può scegliere di creare una particolare configurazione di sigilli e concretizzarli sul terreno di scontro senza però attivarli immediatamente, creando interessanti combinazioni a livello tattico.
    Inoltre essi sono potenzialmente eterni se indisturbati e possono permanere anche oltre la morte del loro creatore, qualora le condizioni lo permettano. [Sigilli]

    Necronomicon - la Porta
    Il libro nero racchiude infinite nozioni a proposito delle creature che popolano il Multiverso fallimentare. Alcune di esse hanno vissuto nascoste da qualunque altro sguardo per eoni, altre erano temute e venerate come divinità da interi sistemi planetari. Occupando una dimensione normalmente preclusa all'uomo, i Grandi Esseri possono essere conosciuti e concepiti solo in parte. Ne esistono però alcune rare raffigurazioni, immagini e idee nate nella mente di soggetti particolarmente sensibili in momenti e luoghi in cui il Velo si è assottigliato. Scarabocchi dai tratti infantili, colori sbagliati e nulla più. Non è facile rappresentare qualcosa di così indefinito.
    Il primo Black Gemini non ha perso troppo tempo descrivendo questi esseri, preferendo concentrarsi sulle caratteristiche peculiari, uniche e soprattutto utili. Egli non si è limitato a studiarli, bensì ha deciso di spingersi ancora oltre, trovando il modo di soggiogarne la volontà e limitarne il potere, per potersene servire a suo piacimento.
    Attraverso lo studio del Necronomicon vengono rivelati i segreti utili a richiamare in combattimento una forma fisica opportunamente vincolata di questi esseri, ben lontana dalla grandiosità del loro potere originale, ma estremamente più stabile e controllabile, nonché relativamente meno nociva per l’integrità dimensionale: particolari sigilli che prendono il nome del loro creatore.

    Tramite i Sigilli di Neshaals, la volontà degli Orrori Cosmici viene assoggettata dall'Alchimista, che può quindi evocarli e dirigerne i movimenti alla perfezione col semplice pensiero e minime fluttuazioni cosmiche. [Evocazioni]
    Questi sigilli blasfemi fungono da ancora, assottigliando il Velo e permettendo all'energia del Chaos di scorrere molto più facilmente.
    Distruggere i sigilli non ha alcun effetto sulla presenza degli Orrori. Se invece permangono attivi sul campo di gioco, le creature legate a essi potranno essere riportate sul terreno di scontro molto più facilmente in caso di distruzione, come se nell'atto di evocarle l'Alchimista possedesse Cosmo Straordinario.
    Inoltre, se il padrone del Necronomicon decidesse di rinunciare a tale vantaggio strategico, potrebbe spezzare volontariamente il Sigillo di Neshaals per liberare un'immensa quantità di energia, per poi incanalarla in una sua tecnica che agisca sulle dimensioni o sulla mente come se lanciata a livello Straordinario.
    Tale vantaggio rischia però di essere incredibilmente dannoso sia per l'Alchimista, sia per la Realtà stessa. Una concentrazione tale di potere caotico rischierebbe di infrangere quella sezione di Multiverso ed è quindi troppo pericoloso scatenarla per più di una volta.

    Incubi Lucidi
    Colui che riuscisse a far propri i segreti del Necronomicon, sarebbe in grado di ampliare il potere della propria mente, divenendo in grado di utilizzarla come un’arma vera e propria. Tale capacità consente di proiettare immagini, idee, stimoli e sensazioni direttamente nel cervello di un soggetto, modificando in modo realistico la sua percezione della realtà.
    Non si tratta di rendere una mosca simile a un dragone o una palude a un campo di fiori. No. Al contrario, è la possibilità di ingannare il pensiero del nemico rendendo assolutamente reali -all'interno della sua mente- le più svariate e terribili minacce.
    Il sistema nervoso è sottoposto a uno stress tale da subire profondi fenomeni di shock, che possono esitare in veri e propri danni neurologici.
    Il progressivo accumularsi dei danni mentali va oltre al semplice dolore: per la vittima diventerà sempre più difficile gestire gli stimoli sensoriali, sia a causa del sovraccarico nervoso, sia per colpa delle modifiche forzate imposte dall'Alchimista. Inizialmente insorgerà una confusione generalizzata, che potrebbe esitare in una vera e propria difficoltà a pensare in maniera logica e sensata, a creare strategie e infine ad articolare i propri movimenti con precisione.
    Se la mente del Cavaliere Nero dovesse soverchiare quella del soggetto, potrebbe condurlo alla morte cerebrale (onlyGDR). [Illusioni Mentali]

    Negazione del Quinto Postulato
    Apokalypsis è l’atto stesso di fendere i veli che sono la struttura delle dimensioni note e ignote, creando lacerazioni, aprendo portali e vie attraverso questi luoghi, collegando due punti anche lontanissimi tra loro. Per un uomo, un combattente, un tale potere concede infinite possibilità: il tessuto stesso della realtà diviene malleabile e può essere manipolato in molti modi diversi, rendendolo più o meno denso, instabile o torcendolo. Le vere e proprie aperture, i portali che vengono creati, possono assorbire certi quantitativi di potenza prima di collassare ed è possibile sfruttarle per veicolare anche la propria offesa, oppure, banalmente, per spostarsi.
    L’atto di rivelazione, mediato da un potente Cosmo, permette di piegare la struttura dimensionale in maniera più evidente, provocando spostamenti di massa, tremende deformazioni e scompensi di pressione assimilabili per potenza al concetto di "telecinesi", malgrado il controllo sia più impreciso. Muovendo sé stessi nello spazio -oppure lo spazio in relazione a sé- si possono provocare spostamenti paragonabili alla levitazione e al volo.
    Controllare le dimensioni permette inoltre di agire sull'offensiva avversaria incanalandola in un sistema di portali per poi rivolgerla verso l'origine. L'efficacia di una simile difesa dipende dalla forza dell'Alchimista: se egli è più debole del suo nemico, i portali assorbiranno una parte dell'attacco (come in una normale difesa) e ne rifletteranno solo una frazione; a pari livello l'arracco potrà essere riflesso per la maggior parte; in caso di superiorità cosmica, invece, l'attacco può essere riflesso nella sua totalità.
    Il padrone del Necronomicon può manipolare la normale natura dei confini dimensionali, trasferendo lo scontro nel suo dominio.[Dimensioni]

    tecniche »

    [ Μετεμψύχωσις ] Metempsýchōsis
    I vincoli e i sigilli del Necronomicon legano il cosmo e la mente di Black Gemini alle essenze degli Orrori e dei Grandi Antichi. L'Alchimista Supremo, tuttavia, non è un semplice burattinaio. Le creature del Sottosopra possiedono una volontà propria e un'intelletto evoluto oltre i limiti della comprensione umana. In particolari circostanze, perciò, esse possono arrivare a incanalare le capacità donate dal Libro Nero.
    In questo modo, ogni essere evocato può fungere da focus per emettere ondate di energia mentale e lanciare pericolose illusioni, per piegare lo spazio e lacerarlo, oppure per creare potenti sigilli.

    [ Κλείς Mεγίστη ] Kléis Megístē
    Alterare la Realtà è un processo fine e complesso, che solo le menti più alte possono portare a termine. Anche gli effetti macroscopici partono dal microscopico, così come per agire sul Multiverso bisogna partire da sé stessi.
    Questa Chiave Suprema consente di disegnare un articolato sigillo che muta e magnifica il fluire delle energie del soggetto marchiato, partendo dal cosmo e specializzandosi in una particolare funzione diversa per ogni segno. I benefici da essa derivati sono comunque inferiori ad abilità "straordinarie". Ogni singolo sigillo può agire in una sola delle forme codificate.
    - Agendo sui meccanismi di reazione si aumentano le capacità di compliance al dolore e alla fatica, rendendo più sopportabili gli sforzi e i danni subiti sul piano fisico, mentale e spirituale [Buff Resistenza].
    - Agendo sulla mente i sigilli si connettono alla capacità mentale del sigillatore, permettendo ai processi cerebrali di svolgersi con maggiore libertà, arrivando ad acuire l'intelletto e velocizzare lo scambio di informazioni, facilitando le reazioni di fuga da effetti illusori [Buff Mente].

    I - [ ἔκλειψις ] Ékleipsis
    Biologicamente complesso ed estremamente intelligente, questo essere possiede una forma mostruosa e longilinea. Un osservatore fantasioso potrebbe scorgere nel suo corpo alcune caratteristiche anatomiche vagamente antropomorfe, ma le code ramificate e la testa simile a un qualche abominio delle profondità marine farebbero ricredere chiunque. La colonna vertebrale oblunga e sinuosa non sembra adatta nemmeno a sostenere il peso della creatura stessa, eppure, come il peggiore degli incubi, non necessita di spiegazioni sensate.
    Nacque come esemplare di una razza potente, un miracolo di disparità e differenziazione nel marasma della realtà caotica, una genia che era riuscita a comprendere come sfruttare l’immane forza che permea tutte le cose. Tuttavia, un simile potere è estremamente pericoloso, anche per la più evoluta delle forme di vita. Il potere utilizzato per gli scopi sbagliati ha portato la fine di un mondo e l’annichilimento di ogni speranza, condannando gli altri esemplari al vuoto e all’oblio. Esso però, al contrario dei suoi simili, era destinato a evolversi, non a morire. Quindi, semplicemente, andò oltre. Grazie alla sua età millenaria e alla sua conoscenza senza limiti, divenne qualcosa di più. Passò a un successivo stato di esistenza.
    Il suo potere è grezzo, non specializzato, semplice. Pura potenza espressa come emissione di energia in esplosioni, fasci densi e ondate, esattamente come un cucciolo d'uomo che scopre il fluire del cosmo e lo usa senza arte, istintivamente. Ma più che di inesperienza e innocenza, parliamo di qualcosa di estremamente perverso: il principio del Chaos che è fulcro della sua esistenza si esprime in una qualità di cosmo dalle caratteristiche pericolosamente distruttive, in grado di sfaldare i legami stessi della materia e dell’energia. [Anticosmo]

    IV - [ δάκρυον ] Dákryon
    A prima vista pare una sorta di ammasso di sferoidi dai colori cangianti e inafferrabili, connessi tra di loro da sottili filamenti che creano strani disegni in continuo mutamento. Più a lungo li si osserva, più le linee e le simmetrie si complicano e aggrovigliano, rendendone la mappatura impossibile già nelle dimensioni ridotte in cui viene evocato. Vederlo nel suo aspetto non vincolato basterebbe ad annichilire la salute mentale di qualunque stolto, anche solo per il banale sforzo di comprenderne le dimensioni.
    I popoli a lui fedeli sostenevano che le sfere fossero in realtà occhi o corpi distinti, mondi interi o addirittura galassie o universi. Per loro il dio-mostro nient’altro è che una rappresentazione fisica o un’estensione del creato nella sua completezza e di ciò che lo regola (o non lo regola).
    E dorme, ammesso che il suo corpo e la sua mente siano in grado di compiere azioni simili al "dormire".
    La creatura è concepibile come una sorta di orizzonte degli eventi in grado di disperdere e divorare l'energia cosmica della vittima tramite la propria emanazione, lasciandola progressivamente priva di forze e sempre più incapace di controllare il proprio cosmo. [Privazione Energia Cosmica]
    Layout realizzato da Sagitta per il Saint Seiya Final
     
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    Interessante sistema di scelte, Lawrence.

    Forse l'alchimista che si è spinto più in là, nei recenti sviluppi. Sicuramente uno dei più stolti ad arrivare fino a quel punto, tra coloro che hanno accesso a tale dimensione. Quando percepisci una minaccia del genere, scappi. La natura detta questo princpio, ma tu non sei uno che da molto ascolto alla natura dell'uomo comune, vero?

    Ah, quanto è dolce lasciarsi andare, quanto è liberatorio non avere più una cella, rompere le proprie catene.
    Ma se la pazzia continua ad affogarti nel suo giogo, non è forse una nuova forma di prigionia? Siamo tutti schiavi di qualcosa, alla fine.

    Bene, male, dèi, chaos, umani, spectre, daimon, saints, black saints.
    Sono tutti nomi su una ruota che gira e gira, e gira. E allora cos'è che può spezzare la ruota?






    Le aberrazioni di fronte a te vengono colpite dalla differenza dei due colpi, alcune sospinte indietro, altre restano al loro posto. La "carne" che le compone, se carne puoi definirla, viene erosa, strappata via, ma ciò non li ferma. Come burattini manovrati da una mano, insensibili al dolore, continuano a muoversi anche a discapito di arti mancanti, di organi fuori dalle viscere.

    Cominciano a correre verso di te, si accalcano gli uni sugli altri, quasi all'oscuro del concetto di coordinazione, mentre ti dai loro "occhi" e dalle loro "bocche" comincia a fuoriuscire un liquido nerastro, pece, che vibra con l'aria di quel luogo, quasi in risposta. Continui a percepire nient'altro che chaos, dopo che quella voce, quella piccola scintilla ed eco lontano, si è spenta.

    Tu sei sicuro, più che sicuro, di aver colpito la minaccia davanti a te, di aver causato del danno, ma quel danno non ha cambiato nulla. Continui a percepire una quantità di chaos aberrante, specialmente nello stato in cui verti ora. Il liquido nero che fuoriesce da loro, che li riempie dall'interno, non è nient'altro che una manifestazione fisica di tale princpio. Sono involucri, gusci vuoti, riempiti da qualcosa che funge come connettore, un conduit.

    Normalmente, per te sarebbe stato semplicemente un avvenimento, una particolarità di tante influenze caotiche che nel sottosopra possono determinare vita o morte di molti esseri. Eppure, ora che qualcosa nella tua regolazione del linguaggio è cambiata, ora che comprendi il chaos, in tutte le accezioni negative di questo termine, puoi quasi ascoltare i sussurri sconnessi che provengono da quel connettore così denso, che riempie i gusci vuoti.



    మీరు ఎవరో నేను చూస్తున్నాను, మీరు ఏమిటో నేను చూస్తున్నాను, మీరు దేని కోసం చాలా ఆశగా ఉన్నారో నేను చూస్తున్నాను.

    నా బిడ్డ, నా దగ్గరకు రండి, నాకు ఏమి అనిపిస్తుందో, నేను చూసేది చూడండి.



    Istinti quasi ferali grattano negli angoli della tua mente, questa volta. Le bestie sotto il tuo controllo espandono il proprio cosmo, ruggendo, obbedendo a quello che, di fatto, è uno stimolo di 'attacca o fuggi', fai fatica a tenerle sotto controllo, così come fai fatica a tenerti sotto controllo in quello che è uno dei punti più remoti della dimensione caotica.

    Ma i burattini non si fermatno e finché resti lì, nulla smetterà mai di essere una minaccia. Con una velocità impressionante cominciano a correre verso di te, verso gli esseri su cui hai controllo. I primi si aggrappano alla tua bestia, alcuni cercano di scavalcarla, altri puntano direttamente a te. Un attimo prima sono lì, l'attimo dopo, c'è soltanto una forza esplosiva, altrettanto liquido nero che esplode, oscurità che si ammassa su un cosmo sbagliato, che comincia a bruciare ulteriormente in quella zona.

    Senza alcun istinto di conservazione, senza alcun dolore, senza alcun rumore perfino.
    Si fanno esplodere.





    [ -2 | LE TUE BESTIE TREMANO]



    _____________________



    Angolo Master
    Lawrence la tua salute mentale non è delle migliori.
    Oltre alla caratteristica di prima, cominci a sentirti anche un po' più "ferale"
    Non interpretare quell'aggettivo necessariamente come un attributo animalesco, ma cominci ad essere puro istinto, la tua barriera della convenzione umana (e specialmente dell'ordine) si assottiglia.

    Per quanto riguarda i cosi, giocano sul grande numero per tenere occupata la tua bestia con alcuni, altri fanno tipo World War Z e cominciano a corrersi sopra, cercando di arrivare nel tuo raggio e poi ognuno di loro comincia a detonare. Se vuoi ragionare su totale complessivo (avvengono a pochi secondi le une dalle altre) è sempre tutto Oscurità Straordinaria + Anticosmo a Energia Nera.

    Post di transizione!
     
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    Non c'erano più sussurri. Le voci appena udibili, i suoni causati dalla collisione delle diverse dimensioni non erano più una sfumatura ai limiti della sua capacità di percezione, ma un linguaggio complesso che non riusciva a scollarsi di dosso. Il Disordine stesso gli stava parlando, strisciando tra i suoi neuroni, dove intaccava una cellula alla volta. Filtrava nei suoi pensieri, nelle sue memorie. Sostituiva le strutture di connessione.
    Quella che all'inizio era solo aria pesante e una nauseante sensazione di oppressione era divenuta una discesa verso un abisso informe.

    Ma lui resisteva ancora. La sua mente, per quanto frammentata e incastrata in una serie di funzioni ricorsive, era ancora sua. Voleva credere che fosse merito delle precauzioni che aveva preso negli anni, degli sforzi fatti per gestire crisi simili. In verità, però, non ne era certo. Non poteva esserlo. Quel genere di sicurezza non faceva parte del suo ambito di studi, né del suo modo di vivere. Poteva prepararsi, spingersi al limite, scegliere le sue mosse con prudenza, ma alla fine viveva in balia delle variabili.
    Un pensiero lo attraversò, abbastanza nitido da poterne unire i punti nella tempesta di dati contrastanti.

    non è questo il nemico


    Il ritmo e la quantità degli stimoli stava diventando soverchiante. Lo stress psichico indescrivibile. Eppure era tutto lì, a portata di mano. Bastava capire quali fossero i dati giusti a cui attingere. E forse l'assuefazione, forse la geometria che bruciava nel suo cranio o forse un insieme di tutto ciò, gli stavano consentendo di non perdersi.
    Poteva vederli, in qualche modo, anche se l'elaborazione visiva era scomposta un'infinità di volte prima di essere ordinata nuovamente e rimescolata ancora. Poteva sentirli, anche se le percezioni rimbalzavano e venivano riflesse come raggi di luce attraverso una galleria di specchi. Era arrivato a una conclusione.
    Quelle cose, le carcasse, non si muovevano. Erano mosse da qualcosa di esterno.
    La presenza caotica era tanto invasiva e permeante da averlo tratto in inganno. La scintilla di pensiero era stata l'ultima esalazione di quegli esseri, non un segno di vita - per quanto distorta - che ancora si annidava dentro di essi. E l'eco... ciò che percepiva, l'oscurità rigettata dai corpi dei Daimon perduti era la traccia che stava cercando.
    Poteva essere quella la ragione? Le prigioni nascoste nel Sottosopra, il cosmo di Black Gemini che pareva catalizzarne la rottura... poteva forse trattarsi di un sistema di sicurezza? Infondo era lì che le dimensioni l'avevano condotto in quella maniera tanto forzata. Come se si trattasse di un sentiero obbligato. Era stato ingannato e condotto direttamente in una trappola? O forse era qualcosa di diverso... un test?
    Quanti Alchimisti erano giunti fino a quel punto prima d'ora? Quanti avevano seguito quella stessa strada? Era davvero possibile che fosse il primo?
    Che avesse davvero scoperto un segreto in maniera tanto casuale? Un segreto che, in un modo o nell'altro, era sfuggito ai suoi molti tentativi di svelare i misteri più nascosti del Sottosopra?
    Ciascuna di quelle idee era talmente astratta da faticare a coglierla, ma abbastanza concreta da delinearsi in tutte le sue variabili attraverso i collegamenti logici che ancora sopravvivevano all'opera del caos... o magari proprio grazie a esso.
    Pensare stava progressivamente diventando più naturale, un processo meno rigido e ripetitivo. Istintivo. Si stava conformando al nuovo assetto, alle sue nuove possibilità. Che fosse follia o capacità di adattamento, non poteva saperlo. Doveva sfruttare tutto ciò che aveva, come aveva sempre fatto, prendere i pochi doni che gli erano stati concessi per strappare ai Multiversi il resto del potere che gli sarebbe servito per andare avanti.

    m8fyjZN


    L'esercito di burattini aveva ripreso l'avanzata. Erano veloci. Molti di loro avevano già aggirato la forma globosa del Grande Antico e stavano per calare su di lui. Si spostò. Guadagnò tempo, prese spazio.
    Spazio saturato, la creatura indefinibile, corpi, infiniti corpi ammassati l'uno sull'altro senza forma o causalità. Filtrando dalle fessure tra le maglie dimensionali, un numero eccessivo di arti si fece strada in quel piano. Fiori tra le crepe di un muro troppo vecchio, una forma di vita ostinata e contorta che si aggrappa con le sue radici a un terreno inospitale.
    Orgasmós si fece strada invadendo la landa con tutta la sua straordinaria mole. L'umano era a malapena arrivato a sfiorare la possibilità di evocarlo, di disperdere quell'attacco suicida con la massa del mostro, e quella bestia già si muoveva libera.

    Una parte di lui sentiva l'oscurità, la sentiva parlare, la sentiva gridare, sentiva mille suoni e nessuno di essi aveva senso, eppure alla fine come i pezzi di un puzzle si univano in una trama folle, un'idea una precisa interazione tra significati. Qualcosa che non si aspettava di trovare nel rumore senza senso. Eppure li sentiva, sentiva le creature così come le loro voci, arrampicarsi attraverso la sua coscienza, salire, salire, salire, in ogni direzione. Andare a perdersi nel cielo, vibrare attraverso la terra. E parlare. Parlare in una lingua che non era una lingua, una lingua che era l'amalgama di tutte le lingue. I suoni si intrecciavano rabbiosi mischiandosi a emozioni, idee, immagini e significati. Il significato era la parola e la parola era il significato. Non c'era distinzione. Non c'era prima e non c'era dopo eppure alla fine riuscì a tradurne il flusso.
    La melma nera, un'amalgama di tutti i colori e di tutte le forme: era quella la fonte. Era quella ad attirarlo. A parlare. Erano i fili dei burattini. Ed era anche la traccia che lui aveva seguito. Era sempre stata quella. Nascosta. Pronta a muovere tutto il piano materiale contro di lui e allo stesso tempo richiamarlo verso la sua origine.

    Ancora una volta reagì quasi senza pensare, senza riflettere. Come se non ne avesse bisogno. Si chiedeva quanti monoliti fossero crollati, si chiedeva quanti corpi morti lo stessero attaccando, ma non importava. Le creature erano lì e lui doveva soltanto resistere, resistere abbastanza per trovare una soluzione. Doveva combattere, difendersi, ma non aveva bisogno di pensare nemmeno questo.
    La sua creatura, l'orda nera di arti bestiali stava già combattendo. Li stava respingendo cercando di trattenerli in ogni modo. I Daimon esplodevano come bombe, sovraccarichi del potere che li riempiva forzatamente e saltavano in aria insieme ai pezzi del Grande Antico. Ed esso, nella sua immensità, tentava di contrastarli. Come il padrone che serviva, non poteva scappare.
    La forza delle esplosioni più vicine finì per travolgerlo ancora una volta e ancora e ancora aggravando le sue ferite, riaprendo quelle che già si erano cauterizzate. La creatura lo difendeva come meglio poteva, ma anch'essa era talmente bersagliata dal nemico dal non poter fare più di tanto. Si contrasse come un gigantesco cuore, come una mano sconfinata, cercando di abbracciare con la sua estensione tutti i nemici in un'unica presa. La loro potenza era eccessiva anche per una simile misura. I pezzi di carne volavano in ogni direzione, cadendo al suolo prima di dissolversi, mentre schegge di Oricalco Nero si staccavano dalla pelle martoriata dell'Alchimista.

    La voce continuava a insinuarsi, a farsi sempre più voce e sempre meno impressione. Sempre più linguaggio e sempre meno rumore. Continuava a insistere, continuava a ripetere quel concetto, quel semplice concetto che lo attirava e allo stesso tempo lo combatteva. Cercava di ucciderlo e lo voleva.
    Ancora una volta non c'era ragione. Non c'era causa. Non c'era senso.
    E se il senso non ci fosse mai stato? O meglio, se quella mancanza di senso fosse un riflesso di tutta quella vicenda, fin dal primo istante? Gli attacchi non erano certo stati casuali. Un assalto coordinato di tutto il suo dominio non si poteva definire altrimenti. Gli attacchi erano attacchi, eppure l'avevano attirato lì. Non erano un'esca. Forse erano anch'essi un linguaggio, nient'altro che un messaggio per lui, e nella sua limitatezza non l'aveva colto.

    pXBEgNs


    Il ritorno della creatura venne catalizzato dal sigillo-ancora che riportava la formula di evocazione. Esso aveva impedito che l'essenza venisse bandita, malgrado la totale distruzione del corpo... corpo che tornò a solidificarsi dal nulla ed era tornato a ergersi nella pienezza della sua fisicità, ancora una volta a difesa del padrone. Una rabbia distorta fluiva da esso, ribollendo quasi allo stesso modo in cui il fluido nero gorgogliava attraverso le bocche e gli occhi degli antichi Daimon consumati.
    La coerenza in quel poco che rimaneva della mente dell'Alchimista stava svanendo. Si stava assottigliando passo a passo, man mano che il suo corpo e la sua mente erano esposti a quel delirio. Eppure sapeva cosa fare; lo immaginava; lo intuiva in qualche modo. Sapeva, sapeva cosa doveva fare anche senza pensare sistematicamente a ogni sfumatura, senza pensare a ogni concetto che andava inserito in quella formula, egli riuscì a scriverla.
    Fece appello al suo ultimo aggancio con la Realtà ordinata e per quel breve istante egli fu in equilibrio tra l'ordine e la sua assenza. Fu sufficiente per completare il comando, per dare un ordine univoco alla Realtà stessa.

    Questo perché la sua condizione disperata gli aveva concesso di scorgere la verità: i burattini erano errori. Non facevano parte del caos e non facevano parte di un ordine più ampio. Il caos li stava soltanto usando, riempiendoli. Erano contenitori colmi di un'energia che non apparteneva alla loro stessa natura e che forse era anche la chiave della sua ricerca. Il problema non era tanto la forza che essi esercitavano né la potenza di quel connettore, ma quel sottile legame che teneva intrecciato il sistema. E come tutte le connessioni tra possibile e impossibile, esso doveva essere estremamente precario. Fragile. Più simile a un'influenza o a una possessione.

    Le linee geometriche cominciarono a correre dalle sue dita attraverso la creatura, usandola come un tramite. Un Antico che veicolava una formula di armonia, creando un chiasmo perfetto con l'opera del nemico.
    Attraverso le membra della creatura i sigilli avrebbero raggiunto il maggior numero possibile di corpi morti, abbracciandoli e influenzandoli. Soltanto allora la formula si sarebbe completamente dischiusa. Una formula di totale separazione e un ordine assoluto di cessazione di ogni legame, proprio in virtù del fatto che quel legame non fosse naturale. Voleva sfruttare quella possibile debolezza, l'equivalente di far cadere una sola tessera per provocare il collasso di tutto il domino.
    Se ci fosse riuscito, l'ultima scintilla cosmica della sua percezione avrebbe seguito la via opposta, tentando di insinuarsi nel flusso caotico, ricomponendone un percorso e cercandone la sorgente con un'ulteriore diramazione del codice geometrico.

    Questo comandava la sua fredda logica. Ma dentro di lui conosceva la grave bestemmia che stava pronunciando chiedendo Ordine in quel luogo, in quel modo, con quella voce, tramite quei pensieri.
    Come poteva ordinare una cosa simile? Come poteva intrecciare il suo cosmo per separare e dividere quando la sua mente era un'amalgama di impressioni e di sollecitazioni diverse, un crogiolo sensoriale che negava l'opera dei Primi desiderando esistere come tutto e niente?

    Eppure doveva agire. Ne sentiva il bisogno fin dentro la sua parte più istintivamente materiale, una necessità che andava incidendosi nei suoi stessi atomi.
    Era la stessa esistenza di due sistemi tanto diversi, totalmente opposti in significato e origine, a richiedere che venissero usati.
    Se gli era concesso un simile potere, allora era suo compito farne il miglior uso possibile, pur non comprendendolo interamente... pur temendolo.
    Non si trattava di un universo di conoscenze inteso per un singolo individuo. Eppure lui ci stava arrivando davvero vicino. Vicino alla comprensione, alla realizzazione di un'ideale singolarità, qualcosa che poteva portare davvero l'equilibrio tra Caos e Cosmo anche solo per un tempo infinitesimale.

    Dopotutto era arrivato all'effettiva, vera inversione polare della sua sensibilità. Ora che pensava e percepiva in quel modo poteva capire molto di più. Poteva osservare ancora più da vicino i segreti del Sottosopra.
    Aveva la mente adatta per capirlo e sbrogliarne ogni aspetto, trasformandolo in uno schema comprensibile. Ironicamente la discesa nel caos aveva portato ordine nelle sue idee e nelle sue ipotesi. E ora quella dicotomia stava diventando concretezza. Non più filosofia, ma atto pratico, evocando l'Ordine come un tempo evocava il Caos.



    narrato - parlato - pensato - °telepatia°
    status fisico » Un po' più maciullatino. Buff Resistenza
    status mentale » ehh. Buff Mente
    status cloth » Un po' più rottina

    riassunto azioni » Sfrutto come posso Orgasmos per difendermi utilizzando TUTTA la sua massa fluida come scudo e poi lo uso per portare un sigillo di purificazione a contatto di tutti gli ex daimon che riesce a raggiungere. Quindi tento di usare la stessa geometria come ponte per seguire il segnale della melma caotica.
    lawrence s. conley | energia viola | black gemini {vii}
    abilità »

    Necronomicon - la Chiave
    Esiste un disegno alla base di ogni cosa. L'Alchimista Supremo dei Gemelli ha compreso come incidere la propria volontà nei meccanismi di regolazione del Macro Cosmo tramite una complessa quanto meravigliosa Geometria.
    Tale Geometria è una forma d'arte che richiede una perfetta comprensione della Realtà e racchiude la capacità di alterarla nei modi più vari.
    I sigilli che governano questo potere possono essere disegnati in due o tre dimensioni, estendersi per tutta l'area d'influenza del sigillatore oppure in un singolo punto a seconda delle necessità. Possono addirittura assumere la foggia di grezze armi in grado di provocare danni da impatto, per quanto non raggiungano l'efficacia di costrutti solidi a causa della mancanza di massa.
    La pienezza del Sesto Senso consente di spostare i sigilli a proprio piacimento, controllandone direttamente la posizione anche dopo averli lanciati.
    Anche il più semplice dei sigilli possiede la facoltà di assorbire e immagazzinare nella sua struttura una certa quantità di Cosmo:
    per scioglierli o spezzarli con la forza è necessario un notevole dispendio energetico, rendendoli comparabile in resistenza a un costrutto con Durezza Straordinaria.
    La Geometria nella sua concezione basilare può agire sullo stesso utilizzatore o sui suoi alleati per facilitare lo scorrere del cosmo riducendo lo stress fisico e la fatica necessaria a richiamarne quantità elevate, per quanto non raggiunga il livello di Cosmo Straordinario.
    In modo simile, ma opposto, se applicata al nemico essa può rendere più difficoltoso bruciare il cosmo e ostacolare i movimenti. Un individuo sprovvisto di cosmo potrebbe essere addirittura condotto a una stasi perpetua.
    Non è necessaria la concentrazione né la coscienza del sigillatore affinché la Geometria abbia effetto, permettendo ai diversi effetti di accumularsi. Si può scegliere di creare una particolare configurazione di sigilli e concretizzarli sul terreno di scontro senza però attivarli immediatamente, creando interessanti combinazioni a livello tattico.
    Inoltre essi sono potenzialmente eterni se indisturbati e possono permanere anche oltre la morte del loro creatore, qualora le condizioni lo permettano. [Sigilli]

    Necronomicon - la Porta
    Il libro nero racchiude infinite nozioni a proposito delle creature che popolano il Multiverso fallimentare. Alcune di esse hanno vissuto nascoste da qualunque altro sguardo per eoni, altre erano temute e venerate come divinità da interi sistemi planetari. Occupando una dimensione normalmente preclusa all'uomo, i Grandi Esseri possono essere conosciuti e concepiti solo in parte. Ne esistono però alcune rare raffigurazioni, immagini e idee nate nella mente di soggetti particolarmente sensibili in momenti e luoghi in cui il Velo si è assottigliato. Scarabocchi dai tratti infantili, colori sbagliati e nulla più. Non è facile rappresentare qualcosa di così indefinito.
    Il primo Black Gemini non ha perso troppo tempo descrivendo questi esseri, preferendo concentrarsi sulle caratteristiche peculiari, uniche e soprattutto utili. Egli non si è limitato a studiarli, bensì ha deciso di spingersi ancora oltre, trovando il modo di soggiogarne la volontà e limitarne il potere, per potersene servire a suo piacimento.
    Attraverso lo studio del Necronomicon vengono rivelati i segreti utili a richiamare in combattimento una forma fisica opportunamente vincolata di questi esseri, ben lontana dalla grandiosità del loro potere originale, ma estremamente più stabile e controllabile, nonché relativamente meno nociva per l’integrità dimensionale: particolari sigilli che prendono il nome del loro creatore.

    Tramite i Sigilli di Neshaals, la volontà degli Orrori Cosmici viene assoggettata dall'Alchimista, che può quindi evocarli e dirigerne i movimenti alla perfezione col semplice pensiero e minime fluttuazioni cosmiche. [Evocazioni]
    Questi sigilli blasfemi fungono da ancora, assottigliando il Velo e permettendo all'energia del Chaos di scorrere molto più facilmente.
    Distruggere i sigilli non ha alcun effetto sulla presenza degli Orrori. Se invece permangono attivi sul campo di gioco, le creature legate a essi potranno essere riportate sul terreno di scontro molto più facilmente in caso di distruzione, come se nell'atto di evocarle l'Alchimista possedesse Cosmo Straordinario.
    Inoltre, se il padrone del Necronomicon decidesse di rinunciare a tale vantaggio strategico, potrebbe spezzare volontariamente il Sigillo di Neshaals per liberare un'immensa quantità di energia, per poi incanalarla in una sua tecnica che agisca sulle dimensioni o sulla mente come se lanciata a livello Straordinario.
    Tale vantaggio rischia però di essere incredibilmente dannoso sia per l'Alchimista, sia per la Realtà stessa. Una concentrazione tale di potere caotico rischierebbe di infrangere quella sezione di Multiverso ed è quindi troppo pericoloso scatenarla per più di una volta.

    Incubi Lucidi
    Colui che riuscisse a far propri i segreti del Necronomicon, sarebbe in grado di ampliare il potere della propria mente, divenendo in grado di utilizzarla come un’arma vera e propria. Tale capacità consente di proiettare immagini, idee, stimoli e sensazioni direttamente nel cervello di un soggetto, modificando in modo realistico la sua percezione della realtà.
    Non si tratta di rendere una mosca simile a un dragone o una palude a un campo di fiori. No. Al contrario, è la possibilità di ingannare il pensiero del nemico rendendo assolutamente reali -all'interno della sua mente- le più svariate e terribili minacce.
    Il sistema nervoso è sottoposto a uno stress tale da subire profondi fenomeni di shock, che possono esitare in veri e propri danni neurologici.
    Il progressivo accumularsi dei danni mentali va oltre al semplice dolore: per la vittima diventerà sempre più difficile gestire gli stimoli sensoriali, sia a causa del sovraccarico nervoso, sia per colpa delle modifiche forzate imposte dall'Alchimista. Inizialmente insorgerà una confusione generalizzata, che potrebbe esitare in una vera e propria difficoltà a pensare in maniera logica e sensata, a creare strategie e infine ad articolare i propri movimenti con precisione.
    Se la mente del Cavaliere Nero dovesse soverchiare quella del soggetto, potrebbe condurlo alla morte cerebrale (onlyGDR). [Illusioni Mentali]

    Negazione del Quinto Postulato
    Apokalypsis è l’atto stesso di fendere i veli che sono la struttura delle dimensioni note e ignote, creando lacerazioni, aprendo portali e vie attraverso questi luoghi, collegando due punti anche lontanissimi tra loro. Per un uomo, un combattente, un tale potere concede infinite possibilità: il tessuto stesso della realtà diviene malleabile e può essere manipolato in molti modi diversi, rendendolo più o meno denso, instabile o torcendolo. Le vere e proprie aperture, i portali che vengono creati, possono assorbire certi quantitativi di potenza prima di collassare ed è possibile sfruttarle per veicolare anche la propria offesa, oppure, banalmente, per spostarsi.
    L’atto di rivelazione, mediato da un potente Cosmo, permette di piegare la struttura dimensionale in maniera più evidente, provocando spostamenti di massa, tremende deformazioni e scompensi di pressione assimilabili per potenza al concetto di "telecinesi", malgrado il controllo sia più impreciso. Muovendo sé stessi nello spazio -oppure lo spazio in relazione a sé- si possono provocare spostamenti paragonabili alla levitazione e al volo.
    Controllare le dimensioni permette inoltre di agire sull'offensiva avversaria incanalandola in un sistema di portali per poi rivolgerla verso l'origine. L'efficacia di una simile difesa dipende dalla forza dell'Alchimista: se egli è più debole del suo nemico, i portali assorbiranno una parte dell'attacco (come in una normale difesa) e ne rifletteranno solo una frazione; a pari livello l'arracco potrà essere riflesso per la maggior parte; in caso di superiorità cosmica, invece, l'attacco può essere riflesso nella sua totalità.
    Il padrone del Necronomicon può manipolare la normale natura dei confini dimensionali, trasferendo lo scontro nel suo dominio.[Dimensioni]

    tecniche »

    [ Μετεμψύχωσις ] Metempsýchōsis
    I vincoli e i sigilli del Necronomicon legano il cosmo e la mente di Black Gemini alle essenze degli Orrori e dei Grandi Antichi. L'Alchimista Supremo, tuttavia, non è un semplice burattinaio. Le creature del Sottosopra possiedono una volontà propria e un'intelletto evoluto oltre i limiti della comprensione umana. In particolari circostanze, perciò, esse possono arrivare a incanalare le capacità donate dal Libro Nero.
    In questo modo, ogni essere evocato può fungere da focus per emettere ondate di energia mentale e lanciare pericolose illusioni, per piegare lo spazio e lacerarlo, oppure per creare potenti sigilli.

    [ Διαταγή ] Diatagḗ
    Colui che conosce il Massimo Disordine è in grado di raggiungere anche il Sommo Ordine. Questa particolare arte geometrica racchiude tutti i segreti dei costrutti dei Protogenoi, condensati in eleganti linee sature di volontà e coscienza.
    In termini pratici, il sigillo ha lo scopo di purificare un bersaglio o un'intera area dagli effetti imposti da forze esterne, riportando quella sezione di Realtà all'ordine. Può agire su svariati fenomeni, dalle anomalie spaziali alle maledizioni, dalle influenze spirituali a quelle mentali, ma non ha potere su agenti biologici.
    L'Alchimista dovrà utilizzarlo in modo da reagire a un dato effetto: non sarà quindi possibile apporre questo sigillo nel luogo di scontro per poi farlo agire in un secondo momento, ma andrà utilizzato variandone il codice di volta in volta per adattarsi alla minaccia ed eliminarla. [Sigillo di Purificazione]

    [ Κλείς Mεγίστη ] Kléis Megístē
    Alterare la Realtà è un processo fine e complesso, che solo le menti più alte possono portare a termine. Anche gli effetti macroscopici partono dal microscopico, così come per agire sul Multiverso bisogna partire da sé stessi.
    Questa Chiave Suprema consente di disegnare un articolato sigillo che muta e magnifica il fluire delle energie del soggetto marchiato, partendo dal cosmo e specializzandosi in una particolare funzione diversa per ogni segno. I benefici da essa derivati sono comunque inferiori ad abilità "straordinarie". Ogni singolo sigillo può agire in una sola delle forme codificate.
    - Agendo sui meccanismi di reazione si aumentano le capacità di compliance al dolore e alla fatica, rendendo più sopportabili gli sforzi e i danni subiti sul piano fisico, mentale e spirituale [Buff Resistenza].
    - Agendo sulla mente i sigilli si connettono alla capacità mentale del sigillatore, permettendo ai processi cerebrali di svolgersi con maggiore libertà, arrivando ad acuire l'intelletto e velocizzare lo scambio di informazioni, facilitando le reazioni di fuga da effetti illusori [Buff Mente].

    V - [ ὀργασμός ] Orgasmós
    È inutile perdersi in descrizioni. Alcune forme di vita del Chaos appartengono a sistemi di esistenza lontani dal concetto di individualità e divisione. Ogni essere esiste per sé stesso e la loro unione è totalmente priva di armonia.
    Evocare questa massa caotica, che risiede nei mondi tangenti del nostro Multiverso e dell'Altro, significa portare sul campo di battaglia una cascata di morte, una marea di deformità oscene priva di coerenza e reale coesione, un'immensità aspecifica di morte capace di invadere ogni piano di esistenza. Non traspare nessuna emozione dalla presenza del marasma che è Orgasmós, se non una sorta di deviato e perverso culmine di appagamento raggiunto tramite la violenza, il desiderio e il possesso. [Moltitudine]
    Layout realizzato da Sagitta per il Saint Seiya Final
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    [-1 | TREMI]



    I tuoi sigilli di purificazione vengono estinti.
    La tua coscienza, di fronte ad una simile forza, si spegne.

    L'ultima cosa che senti è il tuo busto venire afferrato da una mano che non ha nulla di umano; probabilmente una delle bestie sotto il tuo controllo. Senti tirarti indietro mentre i tuoi polmoni percepiscono il vuoto del cambiamento dimensionale. Attraverso quel varco, un'immensa esplosione ti sbalza con ancora più velocità; se fossi stato lì, se le tue creature non ti avessero afferrato e trascinato di forza, probabilmente non ne saresti uscito vivo. L'obbedienza è grande nelle tue creature, ma c'è qualcosa di ancor più forte: l'istinto di sopravvivenza.


    Credi davvero di poter addentrarti in un luogo così pericoloso senza conseguenze?
    Credi davvero di poter sfidare forze più grandi di te, Lawrence?
    Una forma senza forme appare davanti a te e nella tua testa cominci a sentire delle voci, nello stesso momento in cui questa figura cambia rapidamente fattezze, assumendone sempre di nuove.


    brOMC2N
    L'amicizia è un vincolo.
    La devozione è un vincolo.
    L'amore è un vincolo.

    Sei ancora troppo legato alle tue origini.
    I tuoi legami sono un vincolo
    La tua umanità è un vincolo.
    E per immergerti nel chaos
    Per affrontare un pericolo simile
    Devi spezzarli.

    Uwo9dY5

    Devi abbandonarli.

    iJgS5RC



    Osservi tutte le persone di Rodorio, tutte le persone dell'Isola, un'immensa folla che ti guarda e sorride. I loro volti cominciano a sciogliersi, a diventare una massa nera senza profondità, senza lineamenti. I sorrisi, di un bianco innaturale, tagliano quei volti in una piega folle.

    Sai che l'unica libertà che può benedire un'anima è il chaos; infinito, puro, senza regole né limitazioni. Va oltre gli uomini, oltre gli dèi e oltre qualsiasi confine, raggiungendo il punto più piccolo dell'universo. Eppure, apri gli occhi.

    Sei nell'hangar da dove hai mobilitato le tue forze; ci sono molti pochi soldati rispetto a quelli con cui sei partito, un manipolo di persone provenienti dal sottosopra. Delle tue tre guardiane non c'è traccia all'inizio, poi senti una spinta dietro le spalle.

    DOV'ERI? DOVE CAZZO ERI? Ti sbatte le mani sulla schiena, sul petto, facendoti quasi perdere l'equilibrio. Sarah ti guarda con rancore; è piena di bruciature, ferite e puoi capire subito che a malapena si regge in piedi, forse è solo la rabbia a mantenerla sveglia. Lucy non si è svegliata più da quando quella cosa è arrivata, Alyssa è in gravi condizioni. Sputa fuori, raccontando di come sia arrivata un'immensa massa nera dal cielo che ha fatto piovere distruzione su tutto e tutti. La bambola è riuscita, assieme ad una delle tue guardie, ad aprire un varco e trasportare quanti più soggetti possibili, prima di vedere quel luogo raso al suolo. Quando la guardi si porta una mano alla bocca e solo quando hai occasione di vedere il tuo riflesso da qualche parte, capisci il perché. I tuoi occhi sono completamente neri.

    Eppure, tutto sembra così piccolo in confronto a ciò che hai visto, in confronto a ciò che hai percepito.

    Al di fuori del sottosopra, la tua connessione così intima con il chaos comincia a diminuire; ti ci vogliono dei giorni per riprendere controllo di te, per riprendere a parlare normalmente. Ti riesce più facile proiettare i tuoi pensieri all'interno delle menti altrui ma, quando lo fai per i primi giorni, provochi dei lievi danni da infezione mentale.

    Ciò ti costringe a restare più isolato del solito, per preservare l'integrità e la funzionalità delle tue forze.

    Ogni cellula del tuo corpo, come in astinenza, urla di tornare in quel luogo. Sai che puoi aprire un nuovo varco, puoi tornare proprio lì, se proprio lo desideri. Ascoltare e realizzare i propri desideri è, infondo, viscerale per un cavaliere nero.

    Quali sono i tuoi incubi, Lawrence?





    _____________________



    Angolo Master
    Ringrazia le tue creature perché hai ricevuto un'illusione mentale a energia Suprema nel momento in cui hai provato a ripetere a ritroso la provenienza di quella massa caotica.

    Le tre ragazze stanno male, davvero male. Lucy è in coma, Alyssa ha subito danni gravi ed è intubata, Sarah si è salvata solo grazie alla pellaccia dura e all'intervento congiunto dell'automa e di Alyssa, ma anche lei è molto ferita.

    Vorrei mi descrivessi il modo in cui integri le persone salvate (saranno più o meno una cinquantina) all'interno dell'isola, così come Lawrence metabolizza ciò che ha appreso. Puoi tirare un sospiro di "sollievo" e pianificare le tue prossime mosse, perché senti un costante desiderio di tornare lì. Se tornarci (e come) è una tua scelta
     
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    I piedi si scontrarono col suolo duro, metallico. Rimase in piedi solo perché non voleva cadere. Il cosmo che lo sosteneva iniziò ad affievolirsi. Persisteva, ma non erano che tizzoni di ciò che fino a pochi istanti prima era stato un incendio. Barcollò sotto il peso dell'armatura e la carne viva tornò a strisciare sulla superficie metallica. Il dolore fu atroce. Per assurdo, ora che la pressione del Sottosopra non gravava più sulla sua mente e sul suo corpo, sentiva molto più chiaramente quella schiacciante agonia. Perché non era più in quel luogo. Poteva dirlo con certezza, senza nemmeno bisogno di verificarlo.
    I sigilli rischiavano di andare pezzi uno dopo l'altro. Esercitava un controllo sufficiente affinché rimanessero integri almeno per un altro po', consentendogli di sopportare il suo pessimo stato.
    Respirava a fatica. Sentiva la gola grattare e il torace stentava a espandersi. Stava tremando. Forse per la stanchezza. Forse per il dolore.
    Sapeva dove era finito. Lo riconosceva. C'erano solamente troppi elementi da analizzare. Troppi, tutto così intenso e definito. Troppi stimoli nettamente divisi tra loro, senza soluzione di continuità. Aveva freddo. I rumori intorno a lui erano tanto precisi da sembrare tagli in una tela. Stava cercando di concentrarsi, di capire quel modo strano di utilizzare i suoi sensi. Tutto o niente. Separazione. Non c'era via di mezzo, né sovrapposizione. Iniziavano a fargli male perfino gli occhi.

    Una voce. Conosceva anche quella. Perché non riusciva a capire? Sentiva le parole, ne poteva tracciare il significato nella sua mente, ma rimanevano vuote. Come se mancasse qualcosa. dov'eri? almeno sentiva che quelle parole non fossero solo parole. C'era così tanto. RabbiaDoloreAccusaSollievo. E altro, altro che non distingueva. dove cazzo eri? Una sensazione diversa attraverso i suoi nervi. Prima o dopo le parole? Un colpo. AttaccoMinacciaPericoloDolore? Tutto il suo corpo si tese. Il cosmo fu sul punto di tornare ad ardere con forza per difenderlo. La voce era rabbia, la spinta - era una spinta? il suo tatto non poteva isolare un solo elemento - era rabbia. Tutto convergeva in quel punto. Si andava a unire in una catena. Era tutto sbagliato, tutto così limitato. Ancora. Altra rabbia sul suo corpo. Così facile da decifrare. Troppo netta, una figura tagliata nella materia solida. Una forma statica definita in sé stessa.
    Qualcosa nella sua mente stava funzionando. Si ricordava come interpretare un segnale, ma non ci riusciva in maniera univoca. Ogni tentativo di fissare un concetto apriva infinite porte che portavano ad altre vie e altre porte in una soluzione di continuità perfetta.
    Doveva fermarsi, interrompere l'afflusso di informazioni. Non poteva sopportarlo nemmeno per un altro secondo. Lasciò andare tutto. Si liberò dal peso di mantenere tutto coeso.
    I sigilli si spezzarono, finendo di inquinare la sua essenza col loro rigore nauseante. Il dolore peggiorò. Le ginocchia si piegarono. Troppo peso. L'armatura scomparve come fumo. La differenza di peso lo fece barcollare. O era quell'altra sollecitazione che quasi l'aveva fatto cadere? Perché doveva per forza chiederselo, per forza distinguere, dare ulteriore definizione, scendere nella capillarità dei dettagli ed esplorare la più microscopica differenza quando la base di ogni Realtà non era che un'indistinguibile follia priva di mattoni fondamentali?
    Quel pensiero gli diede sollievo, come se la casualità dei moti subatomici potesse in qualche modo compensare la statica finitezza di ciò che i suoi sensi stavano cercando con tanta insistenza di informarlo. Lentamente anche il ritmo dei pensieri si fece meno tumultuoso.
    Si accorse che l'aggressione stava continuando. Fisicamente e verbalmente. Le parole lo raggiunsero appena e lo ferirono più di tutto il resto. Si sforzò di trovarla accettabile, malgrado le pugnalate che avvertiva ogni volta che le mani di lei entravano in contatto, tendendo la pelle squarciata. Era lei a non rendersi conto della situazione? Lei? Lucy...Alyssa... Sarah. Afferrò la mano che stava nuovamente per colpirlo. Il movimento e la rigidità muscolare causarono altre fitte. Almeno aveva messo fine a quella sequenza di azioni inutili e ripetitive. Con un solo braccio, quello meno martoriato, strinse a sé la ragazza. Un gesto volutamente rassicurante che sarebbe stato spontaneo in una situazione differente, invece attentamente calcolato per nascondere le sue condizioni. Passarono pochi secondi. Vuoti, interminabili. Quindi lei si scostò, muovendosi stavolta in maniera molto più pacata. Forse rabbia e sofferenza si stavano mischiando alla stanchezza? Lo guardò negli occhi.

    0ymorh3

    L'impressione successiva fu stranamente facile da discernere. Si coprì la bocca, inorridita. Si era finalmente accorta di quanto anche lui fosse ferito? No, era qualcosa di diverso. L'aveva visto in condizioni peggiori. Poteva anche essere preoccupata, non aveva idea di come interpretare efficientemente quegli input, ma sul viso graffiato e sanguinante vedeva solo paura.
    Avrebbe potuto parlarle, spiegare cos'era accaduto. Fortunatamente, però, il suo cervello non sapeva bene come ordinare i concetti affinché fossero comprensibili per lei; l'idea stessa lo nauseava. Non disse nemmeno una parola. Se l'avesse fatto, l'orrore nel suo sguardo sarebbe mutato in qualcosa di molto peggio.

    La lasciò senza darle spiegazioni. Stava meglio di quanto stesse lui. Poteva aspettare.
    Si trascinò in qualche modo fino ai moduli medici. Non era mai stato in quella parte di struttura. La conosceva, ne aveva disegnato gli impianti energetici e ausiliari, certo, ma non vi aveva mai messo piede. Il personale si dileguava alla sua vista. Si nascondevano. Fuggivano. Non poteva permettersi di soffermarsi sul motivo. Non era abbastanza lucido per capire che ai loro occhi doveva sembrare un cadavere ambulante, gli abiti a brandelli che scoprivano il torso piagato. Non gli importava. O meglio, nella sua sfera emotiva non esisteva in quel dato momento alcun filtro psicologico legato alla percezione di sé attraverso gli altri, perciò non poteva importargliene. Andava avanti.
    Entrò comunque nella stanza giusta. Aveva preso istintivamente quella direzione. Non sapeva dove si trovassero ma a livello inconscio era riuscito a combinare tutte le informazioni di cui aveva bisogno. Si accorse solo dopo diversi minuti che il collegamento con Ch.Or.O.S. si era ristabilito, portando quindi al conseguente overflow di tutti gli aggiornamenti che non aveva potuto ricevere prima.
    Le luci della stanza di terapia intensiva erano abbastanza basse da permettere ai vetri esterni di riflettere un dettaglio, qualcosa che andò a incastrarsi con prepotenza nella nuvola di variazioni improbabili generata dai suoi processi bioelettrici. I suoi occhi erano completamente neri.
    La porta scattò, interrompendo subito la visione e conseguentemente la cascata di pensieri derivanti. Le macchine gli fecero una bizzarra impressione andando a sostituire subito lo spazio lasciato libero dallo stimolo interrotto. In quello stato confuso, sia distaccato che sensibile, provò gratitudine verso l'ammasso di tubi ed elettrodi, schermi e liquidi; allo stesso tempo la trovava una vista insopportabile, stridente con ogni suo dettaglio contro la barriera della coscienza. Se avesse potuto analizzare in maniera ordinata ciò che si trovava davanti a lui, si sarebbe reso conto che due corpi erano in condizioni pessime. Ferite terribili, sangue coagulato in maniera anormale. Il suo cervello non ritenne opportuno palesare il pensiero vero e proprio, sebbene sapesse molto bene che fosse opera dell'Automa. Troppi dati e interpretazioni di mischiavano sulla superficie dell'oceano cognitivo che a malapena tratteneva. Non ci fu riflessione o premeditazione nel suo atto.
    La carne bianca della sua creatura si estese in sottili filamenti dalle sue spalle verso i due letti, allungando una serie di pseudopodi che si fecero sempre più spessi. Il contatto con la carne martoriata delle donne ebbe un bizzarro effetto sul frammento di Grande Antico. Sottili estroflessioni si infilarono attraverso gli accessi venosi, altri direttamente nelle ferite e nei drenaggi. Lawrence tornò a respirare affannosamente, le pochissime energie residue si disperdevano a una velocità allarmante. L'essere sapeva come muoversi, quali fossero le priorità di azione. L'Alchimista lo lasciò fare, incapace di soffermarsi su problemi e soluzioni. Non gli aveva nemmeno dato ordini; era la solita procedura. Sentiva e vedeva solo degli ammassi di cellule, più o meno funzionanti, il cui rigore era troppo estremo per poter essere sopportato. I danni erano tanti da non poterli riparare tutti, non col misero potere che la sua fisiologia era in grado di sopportare dopo il combattimento e la violenza psicofisica subita. Encefalo, cuore, polmoni e relative strutture. Tutto il resto poteva essere recuperato in un secondo momento. Il processo fu lento ed estenuante. Il suo corpo urlava. Trascorsero minuti lunghi come giorni. Dovette fermarsi diverse volte, riprendere fiato. Era in ginocchio, aggrappato alla sponda di uno dei letti per non cadere faccia a terra. I molteplici occhi della creatura, che rimaneva saldamente ancorata alla sua spina dorsale, videro Sarah appoggiata a uno dei vetri esterni della sala, proprio mentre i tentacoli strisciavano lentamente per rimuovere in maniera sicura il tubo dalla trachea di Alyssa e i parametri vitali di Lucy raggiungevano livelli normali.

    Allora sì, volle cadere, alla fine. Non riusciva più a sopportare nessuna sensazione, né quelle positive né quelle negative. L'oscurità lo avvolse e si ritrovò in un altro luogo. La traslazione non era opera sua. Non sarebbe riuscito nemmeno a sollevare un dito, eppure riconosceva l'impronta del Necronomicon. Lasciò perdere la strada della logica, che l'avrebbe portato a capire che quell'ultimo salto fosse opera di Flora e che infine lui fosse tornato al punto di partenza, il cuore del suo dominio.
    Non era però la casa tra i fiori bianchi sotto la grande luna che gli era comparsa la prima volta e nemmeno erano le rovine della Chiave di Urano. Era uno spazio nero, confortevole, privo di aggressioni sensoriali e perfino di gravità. Si fece cullare dal niente, finalmente libero di fermare almeno per un istante il conflitto che gli stava devastando la mente. Doveva riposare. Guarire. Dormire.

    -


    Le mani dell'abisso, le dita degli esseri che si nascondevano nello spazio tra gli spazi, le lingue affilate degli antichi Alchimisti perduti. Non riusciva a pensare ad altro, sfiorando quel potere. Aveva sentito appena i suoi sigilli andare in pezzi. Come un ritorno di fiamma, la presenza che stava al di là di quel sottilissimo collegamento l'aveva investito con una potenza inimmaginabile. Forse però poteva ancora gestirla, poteva raggiungerne il centro, afferrare quella stessa forza con le sue mani e... mani. Le mani lo trattenevano. Non volevano farlo a pezzi. Lo abbracciavano, usavano la sua stessa forza contro di lui per limitarlo. No, per trascinarlo. Innumerevoli arti si chiusero strato a strato sulle sue membra. Gli facevano male. Non perché volessero, ma perché lui si dibatteva, accecato. Si dibatteva e le ferite lo dilaniavano ancora più profondamente. Poi le mani furono tante da non poter vedere più nulla.
    Non con gli occhi.

    -


    Riprese un respiro ancora più profondo. Una linea spezzata percorse la superficie sferica già disegnata da migliaia di altre linee simili, bianche e lucenti, ciascuna carica di energia mentale allo stato purissimo. La pressione sul suo cranio diminuì ulteriormente. Gli sembrava di respirare più agevolmente. La sala di meditazione della Lacrima risuonò cristallina alla fluttuazione del cosmo, rispondendo con lo stesso sapore neutro delle vibrazioni della Lacrima stessa, un flusso pulito proveniente dalle stringhe energetiche alla base della creazione. Un rumore bianco, perfetto per interrompere qualsiasi distrazione sensoriale o percettiva. Da quel punto, sospeso al centro esatto della struttura, circondato dalla potenza sconfinata dell'artefatto, tutto sembrava possibile. Da poco aveva riparato la Kintaral grazie agli strumenti della forgia. Si era sforzato anche di espandere e rafforzare il suo collegamento con essa, ma si era reso conto che fosse ancora presto.

    sei ancora troppo legato alle tue origini
    i tuoi legami sono un vincolo

    Dalla sua bocca usciva soltanto una contorta assurdità dietro l'altra, un insieme di suoni e impressioni tali da stravolgere il suo modo di pensare e addirittura di sognare. Vedeva cose che nessun potevo vedere, cose che nemmeno egli stesso aveva scorto nelle pieghe del Multiverso. E l'ordine lo faceva impazzire. Perfino l'idea di respirare i gas dell'atmosfera terrestre lo nauseava fino a torcergli le budella. Si era rinchiuso nel suo angolo di pace all'interno del Sottosopra per non sentire il tocco orrendo dell'ordine in ogni sua precisissima forma. E per un po', per assurdo, gli aveva fatto bene. I sigilli di Urano erano radicati proprio in quel punto e tramite essi vigeva una sorta di equilibrio dinamico tra il caos e l'ordine come originale visione dei Protogenoi. Certo, era estremamente labile; si trattava di un equilibrio non voluto, ma lui lo stava sfruttando per riuscire a mantenersi distaccato dagli estremi delle due realtà oggettive.
    Nei primi momenti non riusciva nemmeno a muoversi, come se il nuovo modo di pensare avesse sovrascritto gli schemi motori. Non riusciva a capire dove fosse, continuando solo a desiderare di trovarsi altrove. Aveva davvero subito una semplice influenza, per quanto estrema? Era bastato così poco per contaminarlo a tal punto? Col tempo era tornato a vedere chiaramente, rendendosi conto di come il Grande Antico non avesse mai abbandonato il suo corpo, impiegando minuscole quantità del suo cosmo impazzito per gestire le cure un poco alla volta, senza nemmeno svegliarlo o scuoterlo dallo stato confusionale. Libero dal peso della contaminazione poteva usare i suoi sensi in maniera chiara. Poteva capire e ragionare come un normale essere umano. Anzi, meglio di un normale essere umano. Non era ancora svanito del tutto, ma quel fardello stava iniziando a dissolversi.

    Quando era arrivato il momento di tornare sull'isola aveva dovuto confrontarsi con un altro problema. Allontanarsi dal Sottosopra era difficile. Forse vi aveva trascorso troppo tempo? No, c'era sempre quel filo, sottile come un atomo, che lo teneva legato al potere che aveva sfiorato, da cui era quasi stato ucciso - cosa che riusciva a realizzare solo in quel momento. E poi tentava di allontanarsi dall'influenza del Multiverso Fallimentare e più quel filo lo tirava indietro. Attraversare il portale fu per lui una violenza al pari di piantarsi una lama nella carne con le proprie mani.
    Era notte, nel mezzo dell'oceano. Non c'era luna. Malgrado ciò, l'impronta dimensionale della Terra lo tramortì nel corpo e nella psiche, come uscire sotto il sole di mezzogiorno dopo aver passato un anno in una grotta buia. I sensi vibravano, bruciando sugli spigoli e i contorni, sulle correnti d'aria e sull'odore di salsedine. Il primo istinto fu quello di fuggire. Il contatto con la sua realtà originale lo distrusse, ma in seguito a un'esposizione più mirata, riuscì a farlo stare meglio. Qualunque cosa avesse potere sul suo modo di essere, non poteva più raggiungerlo con la stessa efficacia.
    Non fu facile. Il suo corpo sembrava rigettare cibo e acqua. Aveva freddo anche sotto il sole. I muscoli erano rigidi e un sudore gelido gli ricopriva la pelle. Fu così per giorni. Poi, lentamente, era riuscito a reagire. I suoi occhi erano tornati blu, ma i riflessi brillanti dei toni dell'azzurro erano ancora velati e spenti. Aveva iniziato a parlare in maniera coerente per quanto dovesse riflettere molto bene sul messaggio da trasmettere, come se parlasse una lingua appresa da poco. Non erano i concetti a mancargli, ma gli automatismi, che erano invece sostituiti da scorciatoie brutali, molto più semplici, contenenti molto più significato. All'inizio gli provocava rabbia e frustrazione non potersi esprimere liberamente. Aveva dovuto lavorare sui sincretismi, scomporre i pensieri troppo complessi in parti più piccole e usare parole dolorosamente limitate per non tornare a perdersi in una spirale. Ma era migliorato. L'IA gli forniva costante supporto in tal senso, ricostruendo in base ai suoi stessi schemi mentali le possibili parole che lui non era in grado di isolare. Si sentiva un analfabeta, incapace di contare sulle sue stesse conoscenze per esprimersi appieno.
    Aveva passato diverse ore a vagare per Death Queen Island al solo scopo di schiarirsi la mente. La sua presenza era sempre richiesta per monitorare i progetti più complessi sotto la superficie, quindi non si avvicinava praticamente mai ai cantieri delle serre o agli impianti di depurazione. Si ritrovò piacevolmente soddisfatto dalla qualità dei prodotti basandosi sui dati della mattinata. Non che fosse dubbioso riguardo ai risultati, era solo un dettaglio confortante che migliorò il suo umore per qualche minuto.
    Un giorno fu estremamente incauto nel suo girovagare, trovandosi in uno dei cantieri dei nuovi centri di addestramento. Due guardie discutevano un po' troppo animatamente per i suoi gusti. Si avvicinò parecchio prima di essere notato. Forse a causa dell'abbigliamento informale - una sorta di camicione nero senza segni distintivi - fu scambiato per uno dei civili o degli operai di un altro livello. Uno dei due, quello dall'aria meno sveglia, gli puntò un'arma direttamente alla testa. Doveva essere nuovo. Lawrence non fece altro che forzare una minima parte del suo cosmo a espandersi affinché l'altro sbiancasse. Probabilmente non potevano nemmeno percepirlo chiaramente, ma di sicuro ne avvertivano la pressione. Chiese a cosa si dovesse la disputa che li aveva distratti al punto da non notare un tizio che aveva tranquillamente camminato fino a una manciata di metri dall'ingresso del cantiere. Il tipo con la faccia da pesce lesso accusava l'altro di avergli sottratto delle razioni e pretendeva un risarcimento. Intimoriti dalla presenza di un Alchimista non osarono riprendere la discutere. Li squadrò entrambi, osservando la profusa sudorazione dell'accusatore e lo sguardo che non si fermava un attimo continuando a vagare come una mosca. Un pessimo bugiardo. Espanse appena il suo io cosciente, parlando direttamente nella testa dell'uomo. Cambia metodi. O impara a mentire in maniera decente, almeno. In ogni caso, se la tua gola ti porterà a trascurare ancora una volta i tuoi compiti, io e te faremo una chiacchierata più seria. Il terrore si dipinse sul viso dell'uomo non appena le parole fecero presa... ma accadde anche qualcos'altro. Lawrence sentì la debole mente aprirsi al passaggio di quel semplice pensiero, i processi mentali che prendevano a vagare prima di collassare in un pozzo senza fondo, in costante caduta. Era certo di non aver fatto altro che comunicare. Non aveva provato a forzare, anzi si era ben guardato dall'utilizzare la minima carica psionica all'interno della telepatia. La guardia si afflosciò come un sacco di patate e prese a urlare tenendosi la testa in uno spettacolo raccapricciante. Il viso divenne in pochi secondi una maschera di sangue. Cercava di scavare via qualcosa con le sue stesse unghie.

    L'episodio si era verificato ormai da diversi giorni. Da quel momento aveva fatto molta più attenzione, evitando praticamente qualsiasi interazione diretta e rinchiudendosi nella sala di meditazione, sforzandosi di esercitare il suo potere come se l'avesse appena ottenuto e lo stesse ancora studiando. La guardia si era ripresa ed era stata curata a dovere, almeno da un punto di vista fisico. Il danno psicologico era ancora insondabile, al momento. Se non altro la voce si era sparsa e in nessuno degli altri turni di guardia si erano più verificate quelle irregolarità che, a causa della scarsa presenza dei responsabili dall'inizio dei lavori, stavano diventando problematiche negli ultimi mesi.
    Aveva lasciato gestire il resto dei lavori all'IA, volendosi concentrare solo su sé stesso. La maggior parte dei progetti erano già in fase avanzata e le sperimentazioni fondamentali erano già state effettuate. Mancava poco, ma non riusciva a esserne felice. C'era troppo, così tante cose lasciate in sospeso. Come quella gente. Gli umani - sempre che il termine fosse appropriato - che provenivano dal grosso insediamento fortificato nel Sottosopra. I portali dell'Automa erano riusciti a condurre in salvo tredici uomini e trentanove donne. Aveva riflettuto a lungo su quale dovesse essere il loro destino. Se fosse stato in grado di risolvere la situazione alla sua radice non li avrebbe nemmeno tirati fuori dal loro luogo d'origine. Ora, invece, aveva l'incombenza di deciderne il destino. Aveva in qualche modo rimandato la decisione aspettando di saperne di più. Li aveva isolati, limitando al minimo i contatti con gli altri occupanti della Regina Nera. Gli serviva tempo per studiarli. Calma. E soprattutto gli servivano le sue piene facoltà. Non poteva certo rischiare di spappolare il cervello di quei già pochi sopravvissuti nel tentativo di verificare se si potessero mischiare con esseri biologici con un'impronta multiversale diversa senza che ne derivasse un collasso sistemico devastante. La loro stessa sussistenza in un sistema tanto differente poteva portare a grossi problemi nel bilancio energetico totale. Era una questione spinosa.
    Quei sopravvissuti... tornava spesso al momento in cui era stato strappato da quella visione, quando il potere spaventoso che si agitava al di là di quel singolo legame l'aveva sfiorato. Rivedeva la massa di espressioni vuote di quella gente, coloro che aveva conosciuto e salvato negli anni. Il villaggio ai piedi del Santuario si fondeva con la gente di Death Queen Island. Occhi morti e occhi vuoti. Visi che aveva visto ma non riconosceva. Sguardi che lo ferivano, lo facevano sentire piccolo. Ingenuo. Loro capivano tutto. Era nella loro natura di pensieri fugaci e di ricordi. Si adattavano al ruolo che veniva ritagliato per loro, lasciandosi trasportare da una marea informe che ne distorceva i contorni fino a trasformare tutti in un ammasso privo di identità. Era stato quello l'ultimo pensiero, prima di trovarsi di nuovo all'inizio, coperto di ferite e stanco da morire. Una visione contro cui lottava da sempre. Li aveva sentiti ai margini dei suoi sogni e li aveva visti dilaniare il suo spirito infinite volte, fino a spogliarlo di tutto ciò che era. Oh, in quel momento era quasi caduto, aveva ceduto al dolore e si era lasciato andare. Voleva annullarsi, pur di interrompere la tortura. Ma era rimasto, saldo e forte. In qualche modo il suo io si era mantenuto integro mentre tutto il resto svaniva, mentre i confini venivano annullati. E l'aveva visto ancora. Ombre che muovevano i loro burattini, che tentavano di strappare a loro... A LUI... tutto ciò che potevano.

    Era giunto a quello, intrecciando sigilli su sigilli, meditando sull'espansione delle sue possibilità di azione per non pensare al suo ritorno in quel luogo. Si sentiva in colpa, se possibile. Evitava quei pensieri con attenzione, dicendosi che gli serviva tempo per tornare a stabilire un nuovo piano d'azione. Sapeva benissimo, però, che il problema non fosse la preparazione, ma la disperazione con cui ogni atomo del suo corpo desiderasse tornare. Niente era riuscito a spezzare o anche solo a celare quel desiderio, nonostante tutti i suoi tentativi. Niente, né la morbosa ricerca di sé, né lo studio di nuove codifiche nelle disposizioni delle sue difese geometriche. Continuava a vederli, quei volti lontani, strappati a lui dalla fugacità delle visioni. Le immagini dei suoi vincoli, di ciò che lo teneva ancorato alla sua natura. Di ciò che quel potere lo voleva alleggerire. Niente più di un peso. La sua natura era soltanto un peso.
    Nel pieno della sua meditazione, fu come la rottura di un capillare.
    I sigilli infusi col potere della Lacrima si espansero, bruciando vividi nella penombra della sala. Le linee di luce fredda tremarono sotto la presa della sua volontà, perdendo la luminosità e tingendosi di un colore vagamente metallico, prima platino e poi il suo oro pallido. Il disegno si contrasse fino a raggiungere le esatte proporzioni e forme di una corona, un cerchio d'oro attorno al suo capo, prima che il costrutto venisse integrato. Ormai aveva finito di riparare e rinforzare WALL e CROWN.
    La sua umanità era un peso. Aveva cercato di dirglielo ogni entità senziente e ogni forza inconcepibile che si era trovato sulla strada da quando aveva preso possesso del Necronomicon. Era ovvio, sì? Perdere ogni limite significava non avere più barriere. Significava una conoscenza assoluta, pulita, priva di fatica. Non serviva che fossero proprio quei volti a dirlo. Lo sapeva. L'aveva visto. L'aveva sempre saputo.
    Doveva andare. Non che fosse cambiato qualcosa dal momento precedente. Era una presa di posizione. Era guarito, in uno stato perfetto. Era in forze, forse più forte che mai, avendo passato giorni e giorni a intessere la più complessa Geometria mai creata dal suo cosmo attraverso ogni piano della sua stessa essenza, bagnandola nell'energia pura filtrata dal prodigio di Ataraxia.

    Flora. - L'Automa comparve all'istante. Estese anche a lei ogni tipo di protezione e potenziamento, manipolando gli strali ancora fluttuanti del collegamento con l'artefatto. Non servì pensare. Il portale iniziò a formarsi attraverso le dimensioni, facendo tremare l'aria al contatto con l'assurda quantità di energia caotica sepolta oltre la soglia.



    narrato - parlato - pensato - °telepatia° - Lucy - Alyssa - Sarah - Automa
    status fisico » Guarito
    status mentale » Blub
    status cloth » Riparata

    riassunto azioni » -
    lawrence s. conley | energia viola | black gemini {vii}
    abilità »

    Necronomicon - la Chiave
    Esiste un disegno alla base di ogni cosa. L'Alchimista Supremo dei Gemelli ha compreso come incidere la propria volontà nei meccanismi di regolazione del Macro Cosmo tramite una complessa quanto meravigliosa Geometria.
    Tale Geometria è una forma d'arte che richiede una perfetta comprensione della Realtà e racchiude la capacità di alterarla nei modi più vari.
    I sigilli che governano questo potere possono essere disegnati in due o tre dimensioni, estendersi per tutta l'area d'influenza del sigillatore oppure in un singolo punto a seconda delle necessità. Possono addirittura assumere la foggia di grezze armi in grado di provocare danni da impatto, per quanto non raggiungano l'efficacia di costrutti solidi a causa della mancanza di massa.
    La pienezza del Sesto Senso consente di spostare i sigilli a proprio piacimento, controllandone direttamente la posizione anche dopo averli lanciati.
    Anche il più semplice dei sigilli possiede la facoltà di assorbire e immagazzinare nella sua struttura una certa quantità di Cosmo:
    per scioglierli o spezzarli con la forza è necessario un notevole dispendio energetico, rendendoli comparabile in resistenza a un costrutto con Durezza Straordinaria.
    La Geometria nella sua concezione basilare può agire sullo stesso utilizzatore o sui suoi alleati per facilitare lo scorrere del cosmo riducendo lo stress fisico e la fatica necessaria a richiamarne quantità elevate, per quanto non raggiunga il livello di Cosmo Straordinario.
    In modo simile, ma opposto, se applicata al nemico essa può rendere più difficoltoso bruciare il cosmo e ostacolare i movimenti. Un individuo sprovvisto di cosmo potrebbe essere addirittura condotto a una stasi perpetua.
    Non è necessaria la concentrazione né la coscienza del sigillatore affinché la Geometria abbia effetto, permettendo ai diversi effetti di accumularsi. Si può scegliere di creare una particolare configurazione di sigilli e concretizzarli sul terreno di scontro senza però attivarli immediatamente, creando interessanti combinazioni a livello tattico.
    Inoltre essi sono potenzialmente eterni se indisturbati e possono permanere anche oltre la morte del loro creatore, qualora le condizioni lo permettano. [Sigilli]

    Necronomicon - la Porta
    Il libro nero racchiude infinite nozioni a proposito delle creature che popolano il Multiverso fallimentare. Alcune di esse hanno vissuto nascoste da qualunque altro sguardo per eoni, altre erano temute e venerate come divinità da interi sistemi planetari. Occupando una dimensione normalmente preclusa all'uomo, i Grandi Esseri possono essere conosciuti e concepiti solo in parte. Ne esistono però alcune rare raffigurazioni, immagini e idee nate nella mente di soggetti particolarmente sensibili in momenti e luoghi in cui il Velo si è assottigliato. Scarabocchi dai tratti infantili, colori sbagliati e nulla più. Non è facile rappresentare qualcosa di così indefinito.
    Il primo Black Gemini non ha perso troppo tempo descrivendo questi esseri, preferendo concentrarsi sulle caratteristiche peculiari, uniche e soprattutto utili. Egli non si è limitato a studiarli, bensì ha deciso di spingersi ancora oltre, trovando il modo di soggiogarne la volontà e limitarne il potere, per potersene servire a suo piacimento.
    Attraverso lo studio del Necronomicon vengono rivelati i segreti utili a richiamare in combattimento una forma fisica opportunamente vincolata di questi esseri, ben lontana dalla grandiosità del loro potere originale, ma estremamente più stabile e controllabile, nonché relativamente meno nociva per l’integrità dimensionale: particolari sigilli che prendono il nome del loro creatore.

    Tramite i Sigilli di Neshaals, la volontà degli Orrori Cosmici viene assoggettata dall'Alchimista, che può quindi evocarli e dirigerne i movimenti alla perfezione col semplice pensiero e minime fluttuazioni cosmiche. [Evocazioni]
    Questi sigilli blasfemi fungono da ancora, assottigliando il Velo e permettendo all'energia del Chaos di scorrere molto più facilmente.
    Distruggere i sigilli non ha alcun effetto sulla presenza degli Orrori. Se invece permangono attivi sul campo di gioco, le creature legate a essi potranno essere riportate sul terreno di scontro molto più facilmente in caso di distruzione, come se nell'atto di evocarle l'Alchimista possedesse Cosmo Straordinario.
    Inoltre, se il padrone del Necronomicon decidesse di rinunciare a tale vantaggio strategico, potrebbe spezzare volontariamente il Sigillo di Neshaals per liberare un'immensa quantità di energia, per poi incanalarla in una sua tecnica che agisca sulle dimensioni o sulla mente come se lanciata a livello Straordinario.
    Tale vantaggio rischia però di essere incredibilmente dannoso sia per l'Alchimista, sia per la Realtà stessa. Una concentrazione tale di potere caotico rischierebbe di infrangere quella sezione di Multiverso ed è quindi troppo pericoloso scatenarla per più di una volta.

    Incubi Lucidi
    Colui che riuscisse a far propri i segreti del Necronomicon, sarebbe in grado di ampliare il potere della propria mente, divenendo in grado di utilizzarla come un’arma vera e propria. Tale capacità consente di proiettare immagini, idee, stimoli e sensazioni direttamente nel cervello di un soggetto, modificando in modo realistico la sua percezione della realtà.
    Non si tratta di rendere una mosca simile a un dragone o una palude a un campo di fiori. No. Al contrario, è la possibilità di ingannare il pensiero del nemico rendendo assolutamente reali -all'interno della sua mente- le più svariate e terribili minacce.
    Il sistema nervoso è sottoposto a uno stress tale da subire profondi fenomeni di shock, che possono esitare in veri e propri danni neurologici.
    Il progressivo accumularsi dei danni mentali va oltre al semplice dolore: per la vittima diventerà sempre più difficile gestire gli stimoli sensoriali, sia a causa del sovraccarico nervoso, sia per colpa delle modifiche forzate imposte dall'Alchimista. Inizialmente insorgerà una confusione generalizzata, che potrebbe esitare in una vera e propria difficoltà a pensare in maniera logica e sensata, a creare strategie e infine ad articolare i propri movimenti con precisione.
    Se la mente del Cavaliere Nero dovesse soverchiare quella del soggetto, potrebbe condurlo alla morte cerebrale (onlyGDR). [Illusioni Mentali]

    Negazione del Quinto Postulato
    Apokalypsis è l’atto stesso di fendere i veli che sono la struttura delle dimensioni note e ignote, creando lacerazioni, aprendo portali e vie attraverso questi luoghi, collegando due punti anche lontanissimi tra loro. Per un uomo, un combattente, un tale potere concede infinite possibilità: il tessuto stesso della realtà diviene malleabile e può essere manipolato in molti modi diversi, rendendolo più o meno denso, instabile o torcendolo. Le vere e proprie aperture, i portali che vengono creati, possono assorbire certi quantitativi di potenza prima di collassare ed è possibile sfruttarle per veicolare anche la propria offesa, oppure, banalmente, per spostarsi.
    L’atto di rivelazione, mediato da un potente Cosmo, permette di piegare la struttura dimensionale in maniera più evidente, provocando spostamenti di massa, tremende deformazioni e scompensi di pressione assimilabili per potenza al concetto di "telecinesi", malgrado il controllo sia più impreciso. Muovendo sé stessi nello spazio -oppure lo spazio in relazione a sé- si possono provocare spostamenti paragonabili alla levitazione e al volo.
    Controllare le dimensioni permette inoltre di agire sull'offensiva avversaria incanalandola in un sistema di portali per poi rivolgerla verso l'origine. L'efficacia di una simile difesa dipende dalla forza dell'Alchimista: se egli è più debole del suo nemico, i portali assorbiranno una parte dell'attacco (come in una normale difesa) e ne rifletteranno solo una frazione; a pari livello l'arracco potrà essere riflesso per la maggior parte; in caso di superiorità cosmica, invece, l'attacco può essere riflesso nella sua totalità.
    Il padrone del Necronomicon può manipolare la normale natura dei confini dimensionali, trasferendo lo scontro nel suo dominio.[Dimensioni]

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    E così hai deciso di tornare, vero, Lawrence?
    Chi vorrebbe mai tornare in un posto simile?

    Ma non è lo stesso posto in cui torni, ormai cose ben più antiche e profonde hanno avuto un assaggio della tua presenza lì, ecco perché è così difficile per te orientarti nella direzione di quel luogo. Tu e Flora entrate all'interno del portale ed un attimo prima di attraversare la soglia del Sottosopra, una distorsione cambia violentemente la destinazione verso la quale hai aperto il passaggio. Il paesaggio non è diverso dall'insano nulla in cui hai affrontato quegli esseri; costruzioni non euclidee si estendono dal terreno quasi come se fossero grandi alberi fatti di roccia; il cielo è grigio, offuscato da quelle che non sono nuvole, ma immense forme astratte, senza alcuna connessione logica.

    I sigilli vibrano sul tuo corpo; nel momento in cui arrivi lì, la pressione del chaos comincia a farsi più intensa nella tua testa. Mantieni la tua capacità di pensiero lucido, ma hai un costante brusio nella tua mente, intenso. Sai che deconcentrarti anche solo per un secondo potrebbe portare ad un risultato fatale per entrambi.

    Il luogo in cui vi trovate rende difficile impiegare i tuoi poteri dimensionali, una pressione gravitazionale più intensa del normale vi costringe a camminare per un po', ad esplorare attorno a voi. Qui non ci sono orde caotiche, che in questo momento sono impegnate ad avanzare chissà dove. Forme di vita microscopiche strisciano sul terreno, nutrendosi di ciò che trovano nell'ambiente, così infime da scappare alla vostra presenza. Sei impegnato a notarne una uscire dalla tua visuale, quando ti accorgi che Flora indica un punto in lontananza.

    xpY7lC3



    Non mentire a te stesso, magari puoi impiegarci un po' tra le decisioni e le precauzioni, ma entri in questo nido di chaos composto da roccia e carne di creature le cui ossa sono indefinibili, qualcosa che non hai mai visto prima. Si intersecano in un costrutto blasfemo, qualcosa che al suo interno ribolle di energia caotica. Ossa perlate spuntano dai soffitti imbevuti di energia pulsante, imitando quasi un cielo notturno. L'odore è quello della carne andata a male e devi attivare i respiratori della tua armatura per sopravvivere a tutto ciò. Nella traversata di quello che è un palazzo di carne, Flora si sofferma su un piccolo punto, che probabilmente avreste mancato, presi dall'analisi di tutto ciò che vi circonda. Sulle 'mura', puoi osservare qualcosa, dei disegni grezzi, dei simboli simili a quelli che hai visto sulle rocce di pietra, la prima volta che sei arrivato in quell'angolo del Sottosopra.

    Un disegno ritrae tante linee tutte insieme.
    A centinaia di metri di distanza ritrovi un altro disegno, alcune linee sono diventate forme confuse.
    Le prime sembrano in movimento, mentre le linee confuse diventano sempre più grandi.
    Le linee si fermano, una esce dal gruppo.
    Molte di esse spariscono mentre resta una sola linea, la metà inferiore è confusa, quella superiore è dritta.
    Tante forme spigolose si trovano attorno alla linea, mentre un disegno astratto di confusione comincia a circondarla.
    La linea a metà si trova in orizzontale adesso, si trascina attraverso le rocce e la confusione.


    Provi perfino a sfiorare tali incisioni e quasi puoi sentire la stessa sensazione che ti aveva attirato fino a perderti nel chaos. Il pavimento sotto di voi sembra quasi alzarsi ed abbassarsi, come se la terra stesse respirando. Ciò, tuttavia, non può distrarti dalle scoperte che hai fatto fino ad ora. Unisci i punti e naturalmente è facile intuire che per te quelle linee non sono altro che 'presenze', forse ciò che hai affrontato prima, forse no.

    La strada da percorrere è tanta e ti rendi conto che il palazzo sembra avervi inglobati completamente, la dimensione è cambiata e sembra come se vi trovaste in un'immensa grotta. Lo spazio si distorce e senza nemmeno rendervene conto e realizzate di essere in un'immensa gola che scende verso il basso, eppure, quel falso cielo stellato continua ad essere sopra di voi, facendo cadere in basso (o verso l'alto?) piccoli pezzi di 'ossa' bianche.




    _____________________



    Angolo Master
    Altri indizi su un po' di roba.
    Come detto, puoi provare già a collegare dei punti con la precedente fase.
    Per la prima volta, ti rendi conto che c'è tanto dietro al Sottosopra che ancora non sai :zizi:
     
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    Ritrovare la traccia fu naturale come respirare. Era sepolta sotto innumerevoli barriere dimensionali, ma era a portata del suo tocco. Non poteva semplicemente aprire un passaggio e trovarsi dove desiderava: doveva seguirne la trama, forse come aveva fatto il primo Black Gemini per attraversare ogni limite conosciuto e svelare ciò che era celato al di sotto di ogni altro piano materiale. La sua mente disgregava l'integrità di quegli stessi limiti, la Distruzione che era propria della Seconda Trasmutazione, per cercare una risposta. Com'era facile assecondare finalmente quello che era diventato un segreto desiderio! Ma il Sottosopra, al pari di un'entità capricciosa, non voleva svelarsi con facilità. Vennero condotti fuori dal sentiero in un tumulto di costante cambiamento. Per quanto la traccia permanesse, davanti a loro si apriva l'ignoto, il passo successivo.

    Lawrence sentì il suo cuore battere più velocemente, agognando una risposta o almeno una conferma. La sensazione di vuoto lo spaventava e lo eccitava in pari misura. Non sapeva dove fossero finiti. Non era lo stesso luogo. Poteva averne la certezza, ormai. Si guardò intorno, assorbendo quante più informazioni gli fosse possibile. Fin dal primo istante venne aggredito dalla stessa pressione, una follia densa e persistente che iniziò a erodere lentamente le sue difese. I sigilli di cosmo purificato che li difendevano parevano reggere, in qualche modo, anche se non avrebbe saputo dire quanto a lungo. Provò a reagire, stavolta con più calma. Tese la sua mente dal primo instante, come se fosse un muscolo che si preparava all'impatto. L'impatto arrivò non appena riprese a respirare quell'aria densa, e fu anche piuttosto pesante. Non importava quanto si fosse preparato, non poteva ignorare quella pressione. Doveva contrastarla, evitare che il suo io cosciente vacillasse. Eventualmente avrebbe dovuto anche a combattere, senza perdere la concentrazione, come era avvenuto la prima volta.
    Osservò Flora con la coda dell'occhio. Sicuramente non dava segni di cedimento. In via del tutto teorica il progetto dell'Automa era basato interamente sui sigilli del Necronomicon riprodotti tramite circuiti di Orium; la stessa tecnologia che aveva riscoperto e utilizzato per creare tutto il comparto IA dell'isola. Forse la sua mente artificiale non era influenzata allo stesso modo del proprio cervello interamente organico e umano. Inoltre non era ancora riuscito a misurare la potenza di quella macchina in termini cosmici, ma sospettava che avrebbe avuto modo di vederla all'opera molto presto.

    Calcarono il suolo con una certa pesantezza. Non si azzardò a ipotizzare una diversa gravità, né meccaniche classiche o relativistiche per spiegarsi quel fenomeno. Probabilmente la sola distorsione dimensionale bastava a spiegare la scarsa influenza logica delle leggi fisiche. L'assurda presenza caotica che grattava contro il suo cranio completava il disegno.
    I loro passi affondavano nel suolo, scavando profondi solchi a ogni falcata, spaventando le piccole forme di vita che abitavano il non-luogo. Erano minuscole, si muovevano strisciando in quella che poteva sembrare sabbia. Malgrado il costante impegno richiesto alla sua mente, trovò comunque il modo di chiedersi come funzionasse la loro esistenza in quel piano. Erano esseri viventi veri e propri? Erano materia inorganica? Un pensiero sciocco, probabilmente non aveva nemmeno senso parlare di presenza di carbonio o elementi assimilabili. Si muovevano insieme o solo nella stessa direzione? Erano intelligenti? Organizzati? Erano una colonia di parassiti o avevano specifici obiettivi di sussistenza, come la ricerca di cibo e riparo?
    C'era così tanto, a prescindere dall'orrore del Sottosopra... così tanto da cercare e trovare, così tanto da comprendere, perfino nozioni corollarie che andavano oltre le sue competenze e i suoi tentativi di studio.
    Forse era strano parlare di "ordine" in un mondo liminare. Assurdo. Eppure poteva vedere e percepire le rimanenze del progetto iniziale, un multiverso perfetto evolutosi da un'idea altrettanto perfetta. Il cielo distante solcato da forme astratte era il connubio tra volontà ordinatrice e follia priva di scopo. Inquietante e meraviglioso.
    La pressione continuava, feroce, spingendolo con la forza a evitare pensieri inutili. Dovevano proseguire.
    La mano di Flora composta da segmenti simili a porcellana indicava qualcosa in lontananza che lui non aveva ancora notato. Una formazione bizzarra difficile da decifrare. La loro avanzata era lenta. Gli avrebbe concesso il tempo di riflettere, se ne avesse avuto bisogno. Aveva ponderato anche troppo sulle possibili soluzioni mentre tentava di riprendersi, nei giorni precedenti.
    Aveva tenuto a freno l'impulso di tornare in quel luogo fino all'ultimo secondo. Si era preparato al meglio coi mezzi che aveva a sua disposizione. Era certo di non potersi spingere oltre con le attuabili precauzioni e, semplicemente, aveva aperto il varco. Non aveva detto nulla, nemmeno alle poche persone a cui aveva permesso di stargli vicino negli ultimi anni. Aveva lasciato un breve messaggio, per lo più istruzioni da seguire in caso non fosse mai tornato. Forse era un vizio, o forse era semplicemente l'unico modo di dire addio senza dirlo, di mettere le cose a posto senza creare una reazione drammatica. O forse aveva paura che tentassero di fermarlo. Da parte sua, sapeva di dover arrivare in fondo alla faccenda. I tumulti nel suo dominio non si erano interrotti: semplicemente un multiverso è tanto assurdamente vasto da richiedere tempo per essere sopraffatto, perfino se gli invasori sono un'orda praticamente illimitata. Ma quel tempo non era da sottovalutare. Era uno spazio d'azione. Poteva solo sperare che fosse sufficiente a compiere una mossa decisiva.

    La formazione era molto più vicina. Magari il tempo o la distanza erano grandezze inconsistenti quanto la gravità e la densità degli elementi. L'ambiente meno ostile, almeno da un punto di vista fisico, gli permetteva di analizzare elementi che non aveva avuto occasione di notare durante il suo primo viaggio. Dettagli minuti, sottigliezze, piccole cose. Dati sul moto della polvere e delle nuvole, la strana forma delle rocce e la totale mancanza di segni di sedimentazione, le tinte peculiari, sfumature che non aveva mai osservato prima. Registrò tutto in un angolo della sua mente, uno che non fosse assediato dall'assalto caotico che continuava a vessarlo con bisbigli e pugnalate nel centro della fronte.
    L'ultimo tratto richiese più pazienza. Erano cauti, i sensi pronti a rilevare qualsiasi cambiamento. La struttura incombeva su di loro, ora più chiara e definita nella sua completa assurdità. Archi immensi poggiavano su fili morbidi, quasi ondeggianti. Le linee si perdevano l'una nell'altra, rendendo quasi impossibile distinguere pattern distinti. Le sezioni interne, viste da quel punto, sottintendevano spazi molto più grandi di quelli occupati dalla struttura stessa e dalla sua apparente massa esterna.
    Il fetore lo colpì come un pugno nello stomaco, un puzzo rivoltante che proveniva dalle viscere di quel palazzo tanto irreale. La nausea che ne seguì fece sembrare la struttura molto meno eterea, permettendogli di notare l'orribile commistione di carne e altri materiali innominabili che fungevano da fondamenta. L'elmo si assestò, seguendo i pattern dettati per l'esplorazione delle dimensioni meno accoglienti, permettendogli di escludere almeno una parte del tanfo. I respiratori erano rumorosi, ma non tanto da coprire l'eco dei loro passi quando infine riuscirono ad attraversare gli pseudo-archi dell'ingresso, immergendosi in una luce bizzarra irradiata dal soffitto.
    Il suo sguardo si perse tra le foreste di colonne organiche e pareti d'osso mischiate a materiali lucenti di dubbia origine. Certo, sembrava nulla più di un ammasso di cose blasfeme legate da decomposizione e casualità, ma sottintendeva segreti complessi, sepolti nel Sottosopra in modo che nemmeno lui potesse scoprirli con facilità.
    Non osava sfiorare le pareti, malgrado il bisogno di comprenderne la consistenza all'interno della Realtà.

    Buon Alchimista. - disse con tono pacato Flora. La sua attenzione fu catturata da una sorta di incisione o bassorilievo che non era ancora riuscito a notare, preso com'era da tutti quei dettagli. Quasi un disegno decorativo. Assurdo pensare che fosse soltanto un abbellimento, soprattutto per la netta sensazione che quelle linee trasmettevano. Ne aveva viste di molto simili, giorni prima, sui monoliti. Una semplicità disarmante, primordiale. Erano diverse a modo loro, forse in scopo. Non percepiva alcun intento vincolante, nessuna formula insita nella loro grammatica. Forse un vago ricordo di ciò che le aveva tracciate, ma nulla più.
    No, quei segni raccontavano una storia. Seguì le traiettorie delle linee, che continuavano a perdita d'occhio, le immagini estratte dalla mente delle carcasse angeliche incise a fuoco sulle sue retine.
    Molto oltre, il disegno riprendeva. Era diverso. Le linee erano diverse, contorte. Dietro al brusio che lo tormentava, i Daimon dei ricordi consumati si contorcevano allo stesso modo. Era colpa sua? Stava collegando forzatamente quella rappresentazione al frammento di passato che aveva inondato la sua coscienza? Era così bisognoso di spiegarsi ogni cosa, tanto da vedere artificiosi punti in comune? No, era lì per una ragione, per quanto confusa potesse essere. Più osservava i disegni e più riusciva a sovrapporre la visione.
    La singola linea che esce dal gruppo. La figura di spalle immersa nella luce, un tradimento, un abbandono. La linea circondata dalla confusione e la luce che diventa rovina e disperazione. Sent' un'eco dello stesso brivido, la stessa repulsione che aveva spezzato per sempre il collegamento con quel poco che rimaneva della mente del Daimon ormai perduto, quando i monoliti erano crollati.

    Cedette alla tentazione. Le sue dita sfiorarono appena alcune di quelle linee. La lieve impronta energetica si fece più forte, esponenzialmente più pericolosa, vibrando contro le sue difese al pari del ruggito di una bestia malefica e informe. Una presenza caotica totalmente fuori scala. La stessa che l'aveva quasi dilaniato.
    Fu distratto da un movimento molto più vicino e fisico. Il pavimento si muoveva. Non l'aveva notato prima, assorbito com'era dalla scoperta, oppure aveva appena iniziato a farlo? Domande inutili, che non potevano rubargli tempo o attenzione. Il fatto che quel posto si muovesse non toccò nemmeno il livello di "stranezza" nei suoi pensieri. Riusciva a vedere uno schema, ma ancora gli mancava un contesto. Se non altro, ora le immagini confuse sembravano assumere un senso più concreto. Si chiese se quelle linee confuse fossero le stesse cose che aveva combattuto. Le visioni venivano da una di esse, dopotutto.... e se la storia raccontata dalle incisioni era davvero la stessa, allora non restavano più molti dubbi.

    Passo dopo passo continuarono ad avanzare. Lawrence rifletteva, a malapena conscio dei movimenti pseudo-organici della struttura, poco attento al capriccio dello spazio che mutava, distorceva distanze e rapporti, trasformando il cielo in soffitto e il soffitto in cielo. Per qualche istante ebbe la sensazione di camminare tra gli archi a volte fuse senza criterio osservando il pavimento in alto, sopra le loro teste.
    La sua preoccupazione, tuttavia, era soltanto una: perché non ne sapeva nulla? Non era certo il più potente tra gli Alchimisti dei Gemelli mai esistiti. Non ancora, almeno. Era assurdo che nell'incommensurabile sapere proibito del Necronomicon non vi fosse spazio per una cosa tanto importante. Nemmeno i glifi erano lontanamente riportati come parte dei sigilli descritti in quelle pagine di Oricalco Nero.
    Davvero nessun umano prima di lui aveva calcato quel sentiero? Nemmeno Neshaals?



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    Necronomicon - la Chiave
    Esiste un disegno alla base di ogni cosa. L'Alchimista Supremo dei Gemelli ha compreso come incidere la propria volontà nei meccanismi di regolazione del Macro Cosmo tramite una complessa quanto meravigliosa Geometria.
    Tale Geometria è una forma d'arte che richiede una perfetta comprensione della Realtà e racchiude la capacità di alterarla nei modi più vari.
    I sigilli che governano questo potere possono essere disegnati in due o tre dimensioni, estendersi per tutta l'area d'influenza del sigillatore oppure in un singolo punto a seconda delle necessità. Possono addirittura assumere la foggia di grezze armi in grado di provocare danni da impatto, per quanto non raggiungano l'efficacia di costrutti solidi a causa della mancanza di massa.
    La pienezza del Sesto Senso consente di spostare i sigilli a proprio piacimento, controllandone direttamente la posizione anche dopo averli lanciati.
    Anche il più semplice dei sigilli possiede la facoltà di assorbire e immagazzinare nella sua struttura una certa quantità di Cosmo:
    per scioglierli o spezzarli con la forza è necessario un notevole dispendio energetico, rendendoli comparabile in resistenza a un costrutto con Durezza Straordinaria.
    La Geometria nella sua concezione basilare può agire sullo stesso utilizzatore o sui suoi alleati per facilitare lo scorrere del cosmo riducendo lo stress fisico e la fatica necessaria a richiamarne quantità elevate, per quanto non raggiunga il livello di Cosmo Straordinario.
    In modo simile, ma opposto, se applicata al nemico essa può rendere più difficoltoso bruciare il cosmo e ostacolare i movimenti. Un individuo sprovvisto di cosmo potrebbe essere addirittura condotto a una stasi perpetua.
    Non è necessaria la concentrazione né la coscienza del sigillatore affinché la Geometria abbia effetto, permettendo ai diversi effetti di accumularsi. Si può scegliere di creare una particolare configurazione di sigilli e concretizzarli sul terreno di scontro senza però attivarli immediatamente, creando interessanti combinazioni a livello tattico.
    Inoltre essi sono potenzialmente eterni se indisturbati e possono permanere anche oltre la morte del loro creatore, qualora le condizioni lo permettano. [Sigilli]

    Necronomicon - la Porta
    Il libro nero racchiude infinite nozioni a proposito delle creature che popolano il Multiverso fallimentare. Alcune di esse hanno vissuto nascoste da qualunque altro sguardo per eoni, altre erano temute e venerate come divinità da interi sistemi planetari. Occupando una dimensione normalmente preclusa all'uomo, i Grandi Esseri possono essere conosciuti e concepiti solo in parte. Ne esistono però alcune rare raffigurazioni, immagini e idee nate nella mente di soggetti particolarmente sensibili in momenti e luoghi in cui il Velo si è assottigliato. Scarabocchi dai tratti infantili, colori sbagliati e nulla più. Non è facile rappresentare qualcosa di così indefinito.
    Il primo Black Gemini non ha perso troppo tempo descrivendo questi esseri, preferendo concentrarsi sulle caratteristiche peculiari, uniche e soprattutto utili. Egli non si è limitato a studiarli, bensì ha deciso di spingersi ancora oltre, trovando il modo di soggiogarne la volontà e limitarne il potere, per potersene servire a suo piacimento.
    Attraverso lo studio del Necronomicon vengono rivelati i segreti utili a richiamare in combattimento una forma fisica opportunamente vincolata di questi esseri, ben lontana dalla grandiosità del loro potere originale, ma estremamente più stabile e controllabile, nonché relativamente meno nociva per l’integrità dimensionale: particolari sigilli che prendono il nome del loro creatore.

    Tramite i Sigilli di Neshaals, la volontà degli Orrori Cosmici viene assoggettata dall'Alchimista, che può quindi evocarli e dirigerne i movimenti alla perfezione col semplice pensiero e minime fluttuazioni cosmiche. [Evocazioni]
    Questi sigilli blasfemi fungono da ancora, assottigliando il Velo e permettendo all'energia del Chaos di scorrere molto più facilmente.
    Distruggere i sigilli non ha alcun effetto sulla presenza degli Orrori. Se invece permangono attivi sul campo di gioco, le creature legate a essi potranno essere riportate sul terreno di scontro molto più facilmente in caso di distruzione, come se nell'atto di evocarle l'Alchimista possedesse Cosmo Straordinario.
    Inoltre, se il padrone del Necronomicon decidesse di rinunciare a tale vantaggio strategico, potrebbe spezzare volontariamente il Sigillo di Neshaals per liberare un'immensa quantità di energia, per poi incanalarla in una sua tecnica che agisca sulle dimensioni o sulla mente come se lanciata a livello Straordinario.
    Tale vantaggio rischia però di essere incredibilmente dannoso sia per l'Alchimista, sia per la Realtà stessa. Una concentrazione tale di potere caotico rischierebbe di infrangere quella sezione di Multiverso ed è quindi troppo pericoloso scatenarla per più di una volta.

    Incubi Lucidi
    Colui che riuscisse a far propri i segreti del Necronomicon, sarebbe in grado di ampliare il potere della propria mente, divenendo in grado di utilizzarla come un’arma vera e propria. Tale capacità consente di proiettare immagini, idee, stimoli e sensazioni direttamente nel cervello di un soggetto, modificando in modo realistico la sua percezione della realtà.
    Non si tratta di rendere una mosca simile a un dragone o una palude a un campo di fiori. No. Al contrario, è la possibilità di ingannare il pensiero del nemico rendendo assolutamente reali -all'interno della sua mente- le più svariate e terribili minacce.
    Il sistema nervoso è sottoposto a uno stress tale da subire profondi fenomeni di shock, che possono esitare in veri e propri danni neurologici.
    Il progressivo accumularsi dei danni mentali va oltre al semplice dolore: per la vittima diventerà sempre più difficile gestire gli stimoli sensoriali, sia a causa del sovraccarico nervoso, sia per colpa delle modifiche forzate imposte dall'Alchimista. Inizialmente insorgerà una confusione generalizzata, che potrebbe esitare in una vera e propria difficoltà a pensare in maniera logica e sensata, a creare strategie e infine ad articolare i propri movimenti con precisione.
    Se la mente del Cavaliere Nero dovesse soverchiare quella del soggetto, potrebbe condurlo alla morte cerebrale (onlyGDR). [Illusioni Mentali]

    Negazione del Quinto Postulato
    Apokalypsis è l’atto stesso di fendere i veli che sono la struttura delle dimensioni note e ignote, creando lacerazioni, aprendo portali e vie attraverso questi luoghi, collegando due punti anche lontanissimi tra loro. Per un uomo, un combattente, un tale potere concede infinite possibilità: il tessuto stesso della realtà diviene malleabile e può essere manipolato in molti modi diversi, rendendolo più o meno denso, instabile o torcendolo. Le vere e proprie aperture, i portali che vengono creati, possono assorbire certi quantitativi di potenza prima di collassare ed è possibile sfruttarle per veicolare anche la propria offesa, oppure, banalmente, per spostarsi.
    L’atto di rivelazione, mediato da un potente Cosmo, permette di piegare la struttura dimensionale in maniera più evidente, provocando spostamenti di massa, tremende deformazioni e scompensi di pressione assimilabili per potenza al concetto di "telecinesi", malgrado il controllo sia più impreciso. Muovendo sé stessi nello spazio -oppure lo spazio in relazione a sé- si possono provocare spostamenti paragonabili alla levitazione e al volo.
    Controllare le dimensioni permette inoltre di agire sull'offensiva avversaria incanalandola in un sistema di portali per poi rivolgerla verso l'origine. L'efficacia di una simile difesa dipende dalla forza dell'Alchimista: se egli è più debole del suo nemico, i portali assorbiranno una parte dell'attacco (come in una normale difesa) e ne rifletteranno solo una frazione; a pari livello l'arracco potrà essere riflesso per la maggior parte; in caso di superiorità cosmica, invece, l'attacco può essere riflesso nella sua totalità.
    Il padrone del Necronomicon può manipolare la normale natura dei confini dimensionali, trasferendo lo scontro nel suo dominio.[Dimensioni]

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    Lawrence, certe cose dovrebbero essere lasciate in pace, dimenticate.
    Il dolce cenno dei segreti irretisce anche l'uomo più potente, lo attira ad una fiamma che, inevitabilmente, lo incenerisce.

    Continui a camminare, ad esplorare quelli che diventano graffi e disegni incoerenti che pulsano come vene ed arterie sulle pareti che sembrano quasi fatte di carne viva. Più ti addentri, più la pressione del cosmo di quel luogo è pesante e più capisci che forse sei uno dei pochi che hanno avuto accesso a quel luogo, almeno tanto a lungo da formulare teorie. Allo stesso modo, capisci che forse certi segreti sono stati nascosti per un motivo, perfino da uomini ben più potenti di te. Trascendere la condizione umana non vuol dire necessariamente rischiare di perdere tutto ciò che hai costruito.

    Il sopra diventa sotto e guardandoti indietro capisci che la strada percorsa prima si trova in basso, mentre adesso camminate su quello che prima era considerata la parte più alta dell'immensa costruzione. Quasi come una spirale archimedea, la strada vi ha naturalmente portati in quel luogo e forse, allo stesso tempo, state scendendo verso le profondità di quella non terra. Anche in quel luogo vigono le stesse non regole, e dunque, anche lo spazio si deforma e si allarga di conseguenza.

    Chi potrebbe dire quanto tempo è passato da quando sei entrato? Da quando hai cominciato ad esplorare? Semplici ore, forse giorni, nella dilatazione di un tempo che non ragiona secondo le regole.

    Camminate su questa distesa celeste, solida sotto i vostri piedi e allo stesso tempo liquida, ma non è questo ciò che ti preoccupa. Voci continuano a grattare negli angoli della tua testa, ma queste voci hanno un significato - benché prive di logica nell'espressione linguistica. Non 'senti' nel verso senso del termine, ma percepisci il significato di certi sussurri, di certi rumori. 'Primevo', 'Perduto', 'Infezione', 'Controllo', 'Perdita', 'Potere', 'Dominio', 'Libertà', 'Chaos'.

    Ogni sussurro, ogni passo, tuttavia, fa nascere in te qualcosa di diverso, una sensazione di potere che rinvigorisce il tuo cosmo, che espando in un sottile velo nero per non essere schiacciato dalla follia che pregna ogni cellula di quella roccia viva, esterna che cammini. Più ti addentri, più il luogo sembra essere meno raffinato, la costruzione diventa una grotta nel vero senso del termine, come se chi l'avesse creata all'inizio avesse perso progressivamente la forza di continuare il proprio lavoro, o la volontà di sottostare a certe regole. Qui e lì osservi rocce grezze di orium nero, seppur sporadiche, che quasi diventano nexus di follia.

    Durante questo viaggio hai colto vari indizi, una battaglia, figure che scappano e alcune che restano indietro. Hai visitato immensi monoliti nei quali sono stati sigillati creature; nel momento in cui hai sondato il loro essere, tuttavia, la tua coscienza non ha retto e qualcosa ti ha parlato. Hai i simboli decifrati durante la tua esplorazione di quel luogo, figure, figure poi distorte finché non ne è rimasta una, distorta a metà. Rifletti su tutto ciò che hai 'appreso' e Flora ti riporta alla realtà indicando qualcosa che brilla adesso davanti a voi. Ti guardi indietro, quanta strada avete percorso? Non ha più importanza, perché ciò che ha importanza è quello che c'è davanti a voi. Ti avvicini e scopri che ciò che si trova nel punto più basso di quel luogo è una sfera perfetta, che pulsa di energia caotica. Ne è pregna, qualsiasi uomo sarebbe impazzito nel percepire tale essenza, ma non tu, non per ora. Senti che vi ha percepito, senti di essere in presenza di questa sfera e nel momento in cui realizzi la sua natura, capisci che non è un oggetto, né una roccia. Ciò che hai davanti è un nucleo, una gestazione.


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    Chi sei?



    Il tessuto del sottosopra trema, qualcosa si è messo in moto e ti sta cercando.

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    Angolo Master

    Primo: il modo in cui percepisci la voce, proprio come le parole di prima, non è 'fisico', è come se sentissi qualcosa dentro di te dopo essere arrivato al cospetto di questa cosa. Se vuoi comunicare, quindi, devi trovare il modo giusto di farlo.

    Secondo: per amor di presentazione, l'immagine è un'inquadratura dall'alto, pensa su piano orizzontale come se quella fosse una 'cupola' davanti a te.
     
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