[mega quest saints] We can be Heroes - Big in Japan - Parte 8

Alexis, Amaterasu e Kyros vs Corrotti

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    Protogenos of Death

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    L
    a sterminata orda di Corrotti sciama come un'unica entità verso le intrepide forze di Amaterasu, onda tra le onde.
    Nuovi gigantesche aberrazione sorgono dall'oceano, unendosi a decine a quello che si prospetta un rapido massacro...
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    Il loro ruggito richiama sciami di creature simili ad insetti, tanto numerose da oscurare a tratti il tetro sole.

    La coorte di Amaterasu è pronta a resistere al fatale impatto, quando una pioggia di missili cade sulle prime linee della Corruzione, generando fiamme che non si spengono al contatto con l'acqua.

    E' arrivata la disinfestazione!

    Il Colonnello Alistar Stenson è al comando di una ventina di enormi robot, alti circa 50 metri. Attorno a loro un centinaio di droni a forma di globo, per ora inerti.
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    I corrotti si bloccano un istante, confusi, ma rapidamente iniziano ad elaborare una strategia di ingaggio, dividendosi in due flussi di carne e fauci. Un prosegue verso Amaterasu, l'altra verso i robot della Fondazione.

    Gemini e Libra compaiono in quegli istanti, sospesi nel cielo e pronti a colpire.

    Alexis, io vado a dare una mano ai robottoni.

    Kyros plana sulle immense creature a distanza di sicurezza, nuotando tra le pieghe dello spazio non visto.
    La sua volontà si muove verso le numerose creature acquatiche che seguono i loro giganteschi compagni.
    Sfruttando le distorsioni dimensionali ne avvolge un centinaio in una prigione d'acqua, sollevandole a velocità della luce fino a far loro colpire le creature simili ad insetti che infestavano i cieli.
    Ogni globo riusciva ad inglobare una decina di quelle bestie volanti, catturandole grazie al vorticare delle correnti spaziali.

    A quel punto la pressione aumentò fino a ridurre ogni globo da un diametro di dieci metri ad uno di trenta centimetri, spappolando i malcapitati prigionieri e colorando l'acqua con le loro frattaglie.

    Le sfere, così innaturalmente compresse, iniziarono a scagliarsi come proiettili verso uno dei mostri giganteschi, alto oltre i sessanta metri.
    Quando i globi penetrarono il durissimo carapace, Gemini rilasciò il suo controllo, liberando la pressione e facendo esplodere dall'interno la bestia con centinaia di piccole conflagrazioni.

    La più vasta battaglia campale contro un esercito di corrotti era iniziata in un tripudio di carne e sangue...

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    Eccoci :yeye:

    Gestirò io Gemini, quindi sta a Libra e Amaterasu decidere le mosse.
    Ho spostato Gemini dai png così da lasciarvi maggiore mano libera.
    L'intervento della Fondazione vi ha regalato il vantaggio della prima mossa.

    Tempo di post 7 giorni.

    A voi!:zizi:


    Edited by Gorthaur - 5/10/2020, 10:02
     
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    L'impatto fu tremendo.
    Molti dei suoi amici, molti dei suoi compagni non avrebbero visto il Sole. Il sangue e gli artigli. Le urla del caos della battaglia, il fiume della Realtà di contro all'avanzata della Corruzione.
    Draka avrebbe paragonato quest'immagine alla chemioterapia contro il tumore.
    Particolare che anche Amaterasu per un attimo, fugace come aurora, ebbe la stessa sensazione.
    Il tumore avanzava e con esso i figli di G.E.A per fermarlo, per debellarlo, per divorarlo pezzo a pezzo affinché un nuovo e libero respiro nascesse da questo orrore.
    La sua spada si alzò e cadde.
    Un rivolo di sangue sull'occhio sinistro.
    Poco male...aveva ancora l'altro.
    L'impatto assordò i timpani. La lancia di Sampitalakamui affondò nella terra e da essa generò un fiume di terra e fango; molti della corruzione soffocarono o restarono intrappolati mentre Heng'e li avrebbe trapassati in una danza fatta di oscurità e dimensioni che si accartocciavano su se stesse, lasciando dietro di sé solo viscere e carni smembrate.
    Era un buon giorno per morire pensò Nikolaus mentre il suo fucile sparava.
    Da tempo aveva scoperto di essere un ottimo cecchino. Era un ottimo medico, un ottimo ubriacone e un pessimo padre. Ma ottimo cecchino gli mancava alle cose che sapeva e non sapeva fare.
    La sua carriera andata in malora per l'alcool, una figlia che aveva visto poco, una moglie che lo lasciò ed ora un fucile in mano, l'occhio sul mirino, il dito sul grilletto e il suono dello sparo.
    Non perdeva di vista nulla...la pazzia e il sangue...Shinatsuhiko e i suoi fulmini, la sua lama e la tempesta con cui stava trucidando i corrotti mentre il sangue e le budella si attaccavano alla sua darian blu cobalto screziando di un rosso tendente al viola più scuro quasi nero.
    Ma non fu quello che lo preoccupò.
    Eleandra, la veggente della corte di mezzanotte era attorniata da un gruppo di corrotti. Ferita ad una gamba la vecchia bakeneko ormai si reggeva con la volontà e i suoi poteri di guarigione.
    Sparò rapido e preciso.

    «Ma...»

    «Mia figlia piangerebbe se sapesse che non ci sei più.»

    Fili invisibili presero entrambi.


    «Menreiki!»

    Nikolaus ebbe un tremito. In quella carneficina e mattanza ebbe un solo, malevolo, brivido di freddo e paura. Causato proprio da lui. Menreiki. Il bastardo Menreiki. Lo Yokai Nobile che comandava gli Tsukumogami.
    E lo guardò. Ma poteva dire di guardarlo? Lo aveva mai fatto?
    Le sue maschere. Le sue marionette. I suoi fili bastardi. Aveva preso i corrotti e ci stava giocando. Strappava loro il cuore per far continuare il suo.
    Vi era un cuore fresco nel petto di Menreiki. Lui amava chiamarlo chiave di volta.
    L'ingranaggio principe. Quello con cui continuare a dare vita a quel corpo che di umano non aveva nulla. Nè le braccia, né quelle maschere che cambiavano di volta in volta adattandosi all'umore di quel demone.


    2ffae4ac4ddfdf75771c6e8c0f2d18b1 «Uno spettacolo grandioso. La Realtà tutta è ora il mio teatro.»



    Li aveva condotti in salvo. Lontano. Cambiò maschera. Un sorriso inquietante e tenebroso su di essa. E nei cieli vi furono pennellate screziate di rosso perché Menreiki, da artista qual'era, stava creando la più magnifica e tenebrosa quinta teatrale che mai si sarebbe vista.
    Il suo capolavoro.
    Nikolaus respirò a fondo.

    «A volte il male si combatte con il male, Nikolaus. Stammi vicino. Tu spara io ti proteggo.»

    La saggezza in un momento dove non vi era null'altro che guerra.





    Amaterasu era penetrato in profondità nel loro schieramento. La sua spada tinta di rosso, il suo occhio sinistro ferito, la sua darian anche.
    Le gambe piantate a terra. Luce e vento in una tempesta di colpi che squarciavano, esplodevano sui corpi in un impatto simile a cannonate.
    Deflagrazioni che facevano urlare quelle oscenità, il piede ad abbattersi sui crani immondi. Rumore di ossa spaccate, le cervella ovunque.
    Si mischiavano con la terra del Giappone che rimbombava ad ogni passo mosso dall'Imperatrice in un muro fatto di acciaio, volontà e sangue.
    Non arretrava l'Araldo. Mai. Non era nella sua natura.
    No....non natura. Non era stato creato così. G.E.A lo aveva pensato in un modo, un modo che assaporasse la paura e la caverna appunto perché solo così non si sarebbe mai arreso all'Abisso e al Chaos.
    Perdere per non perdere mai.
    Sapere di non sapere per continuare a crescere, a migliorarsi, a far diventare la sua anima sempre più affilata e dura. Non per le vittorie ma per le sconfitte.
    E aveva perso molto in questa guerra. Aveva perso quasi tutto. Aveva sentito lacerarsi ogni cosa, gli elementi devastati, la vita contorcersi su se stessa e tutto questo divenire grigio e abbracciato dal nulla e dalla stasi tombale.
    L'equilibrio spezzarsi e con esso la sua anima. Andata in mille pezzi come una spada ormai usurata, dal filo smussato e rotto.
    Aveva perso.


    Era degno?




    Gli artigli sulla darian. Sentì un morso sulla spalla. Il fuoco avvolse entrambi. Puzza di carne bruciata.
    Il piede sulla gola ormai ridotta in cenere. Gli occhi puntati sul mare.
    Avevano arrestato la loro avanzata ma, come risacca, si erano ritirati per tornare più forti ancora. Come uno tsunami fatto di crudeltà e veleno. Sentiva la bramosia brulicare, serpeggiare tra le pieghe della realtà come uno schifoso che artigliasse dei seni morbidi una donna.
    Sentiva la loro voglia di corrompere e portare tutto nell'oscenità di un caos senza fine.
    Sentiva la paura. Eppure la corte di mezzanotte si compattò ancora.
    La Corte delle Tenebre. Perché oscuri mali combattevano con l'Imperatrice. Ma il Sole brillava per chiunque. Sia per il male che per il bene.
    Le mazze dei troll batterono la terra, mentre i Mannari fecero sentire il loro ululato.
    Kentas aveva il pelo irsuto e sporco di sangue. Eppure sentiva che per fermare quel maremoto avrebbero dovuto sacrificare


    Tutto




    Eppure il brillio ferale negli occhi, gli artigli che scheggiavano la terra, il cuore che batteva nel suo petto mentre i suoi fratelli erano dietro di lui. Pronti anche loro al sacrificio estremo per dare una possibilità agli uomini, alla vita, alla Realtà, a G.E.A stessa e finanche agli altri Araldi di poter avere la possibilità di vincere.
    Il respiro di Amaterasu fu calmo. Kusanagi a ticchettare sulla spalla destra. Vedeva quello sciame oscurare il cielo.


    ANCORA. MA SAREBBE STATA L'ULTIMA VOLTA.



    L'elmo celò il sorriso da predatore dell'araldo. Il cuore batteva all'unisono con la sua corte, mentre sentiva il fuoco del Monte Fuji ardere ed eruttare in un moto d'orgoglio, come a voler accendere i cieli di rosso scarlatto. Il Giappone tremava ad ogni suo passo. Era con sua madre. Con suo padre. Con suo fratello.
    Era lì ancora con l'araldo della Creazione e

    DELLA DISTRUZIONE




    E distruzione avrebbe portato. Nonostante tutto. Nonostante la rovina che si stava per abbattere su di loro.

    «Ti affido le loro anime e la mia... fratello. »

    Una preghiera a suo fratello Chernobog. Affinché trovassero la morte giusta.
    Trovassero una fine che portasse equilibrio, non pazzia. Perché tutto doveva avere una fine. Perché così era giusto. La morte non faceva paura. Non doveva farla. Perché solo chi l'accettava non come nemica, ma come naturale conseguenza della vita avrebbe potuto vivere libero. dalla paura, dalla sete di potere, dall'invidia e godersi il viaggio, i propri passi, le proprie vittorie e dolori.
    Le proprie ferite.
    Perché solo questo rendeva la vita giusta. A non chiudersi a nulla. A tenere lo sguardo in avanti e la testa alzata. Perché guardare il basso rendeva chiuso ogni uomo. Non faceva vedere null'altro che un ammasso informe.
    L'orizzonte era lì per superarlo. Per andare oltre e forse vedere un altro paesaggio, una nuova avventura.
    Essere fieri della propria storia, anche se piccola, insignificante perché essere un granello di sabbia non era immeritevole. La sabbia, che componeva una spiaggia, una costa, la terra stessa, era formata da infiniti granelli di sabbia. L'uno vicino all'altro.
    Grandi o piccoli che fossero.
    Questo significava vita.
    Nemmeno Amaterasu era la più grande. Era un altro ennesimo, piccolo, granello di sabbia.
    Utile?
    No.
    Ma avrebbe fatto il suo. Anche morire.
    Sopratutto morire.


    Sono degno?




    I miracoli accadevano.
    Erano tutti granelli di sabbia ma uniti potevano essere una montagna.


    Mitakuye Oyasin



    Su questo si basava quel miracolo. Un miracolo che aveva armature d'oro a ricoprire il petto, mentre fuoco e uomini con mezzi ipertecnologici sotto forma di robot avanzavano in un boato di fiamme ed esplosioni.
    Anche l'uomo era lì. Gente come Nikolaus perché per tutti loro, questo mondo, era una responsabilità.
    Una perla da prendersene cura. Non per loro, ma per chi sarebbe venuto dopo. Cedere la loro vita, il loro cammino, il loro inizio, affinché uno più magnifico giungesse.
    Erano tutti lì. Non per la pace e la giustizia ma per qualcosa che racchiudeva tutto questo.
    Per quel qualcosa che dava senso ad ogni loro passo, ad ogni dito sul grilletto, ad ogni cuore che batteva, mentre il sudore imperlava le loro fronti.
    Erano lì e Amaterasu rise.
    La sua risata riecheggiò, rimbalzando in ognuna delle loro anime, come onda sugli scoglia. Gioiosa e magnifica.
    Rideva quando quelle esplosioni divennero sempre più forti, mentre l'oceano si incendiò e carcasse putrescenti galleggiavano su di esse.
    Rise per l'offensiva del cavaliere d'oro dei Gemelli. Rise quando cadde quell'abominio.
    Rise perché tutto questo dava speranza e per quella luce valeva combattere. Ecco perché la corte di mezzanotte era chiamata così.
    Perché tra tenebre ed orrori difendeva la luce, la portava a risplendere in ogni angolo affinché l'uomo trovasse la via. Perché la Caverna non li divorasse.
    Persino il cavaliere della Bilancia era arrivato.
    Tutto magnifico.

    «Rivederti sul campo di battaglia...anche per me una sorpresa.
    Fammi vedere com'è il cuore di un saint devoto ad Athena.»


    Schioccò kusanagi. Danzava nell'aria pronta a dare battaglia. Mentre i bastardi si erano fermati.
    Il dubbio a serpeggiare. Di contro il Muro della Realtà.
    Nessun fiato, nessun urlo, rimanevano impassibili.
    Fermi.
    Pronti.

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    La corte di mezzanotte era impassibile. Non un fiato. Né un solo movimento inutile.
    Economia di movimenti. Precisi per uccidere. Risparmiare le forze. Non un movimento inutile.
    Ferrea volontà di non cedere nemmeno un centimetro. Perché sui centimetri si sarebbe basato il tutto.
    In fondo una battaglia era sempre questione di centimetri e volontà.

    Ne sono degno?




    Sempre se la faceva questa domanda. Per i dubbi?
    No.
    Perché l'Imperatrice era tale solo se metteva, sempre, in discussione se stessa. E non sarebbe stato altrimenti. Perché era degno?
    Era degno di stare lì a combattere?
    Era degno di essere Araldo?
    Poteva difenderli? Aveva tale forza?
    Gli occhi erano fissi sul nemico che avanzava.
    E fu tutto fermo. Come se tutto non fosse più, come se anche il tempo e lo spazio fossero inghiottiti e divorati.
    E poi...

    Stella nella sua mano.
    La spada di Athena. Una delle dodici arme sacre di Libra, devote alla Dea, ora era nella sua mano sinistra.


    Ne sono degno?




    Universi a nascere e morire. Stelle facevano il loro corso e poi si spegnevano in un tacito sospiro.
    Quella spada...fu in quell'attimo che vide qualcosa.
    Vide il sorriso di sua madre, vide il braccio di Amacunu, le ali di distruzione di Zmaj e il pugno di Draka.
    Sorridevano.
    A lui?
    Sorrideva sua madre proprio a lui?
    Sorridevano tutti. Vide quella spada...tra le sue mani e ne assaggiò il potere. Non si era mai battuto con due lame.
    Tremava la sua mano.


    Ne sono degno?



    Fluttuava davanti a lui. Il miracolo...un tempo Pan condivise morte e sangue con Athena eppure non ebbe un arma.
    Le armi sante.
    Le armi dei miracoli. Le armi che difendevano la Giustizia quando la causa era giusta, il braccio saldo, la volontà acciaio.
    E in quel momento che prese quell'arma e fu in quell'attimo che un qualcosa, come un fendente, attraversò i suoi pensieri, la sua anima, il suo essere.
    Ogni cosa di Amaterasu, qualsiasi cosa che componesse l'Araldo, tutto quello che ne incarnava la volontà di G.E.A fu scosso al pari di un terremoto.


    Nami kotogotoku waga tate to nare, ikazuchi kotogotoku waga yaiba to nare

    Che tutte le onde siano il mio scudo, che tutti i fulmini siano la mia lama


    E alzò la spada.
    Axel lo reputava degno. Athena stessa. Il custode delle armi della Bilancia aveva donato a qualcuno, che non fosse un saint, le armi della Dea. La Dea stessa aveva benedetto questo.
    E G.E.A sorrise. Sorrise e quello fu il quid più magnifico che mai Amaterasu vide.
    E quel fendente riecheggiò nell'aria e nel mare. Nel fuoco e nell'aria. Tutto e Uno.
    Era la benedizione della madre e di Athena. Degli uomini.
    E fu allora che Amaterasu abbandonò la forma di Draka per mostrarsi nella sua vera veste.
    La sua vera forma.
    Quella che l'Abisso conobbe tanto tempo prima.
    I lunghi capelli, le striature su quella muscolatura, gli elementi che vorticavano attorno a quel corpo mastodontico.


    bVifuOm




    La destra a farsi spada, nella sinistra la spada di Athena. Galassie nascevano e morivano. Stelle venivano tagliate da quel movimento che non conosceva stasi, né requie.
    Il respiro profondo.
    Il sorriso di G.E.A e le due lame cozzarono le une sulle altre. I loro fili a generare spruzzi di stelle.
    Nel respiro di Amaterasu vi era tutto questo mentre l'orrenda masnada si avvicinava.


    «FERMI!»

    Ordine perentorio. La Corte si fermò. Gambe salde a terra. Le armi strette. In attesa.
    Vide le due spade.
    Il sorriso predatorio. L'imperatrice mostrava le sue zanne.
    Il suo pugno si alzò verso la Corruzione.
    Non era un promessa.
    Era


    VOLONTÀ





    La volontà di un piccolo Araldo. Di un nessuno, di chi aveva fatto più errori che cose giuste, di chi non sapeva mai cosa dire, di chi aveva più dubbi che certezze.
    Ma il suo posto era nella battaglia. E avrebbe fatto di tutto per essere meritevole di questa responsabilità.
    Alzò Kusanagi. Attese che la quell'orda fosse vicina per poi richiamare a sé la Terra.
    Il Giappone era vivo. Arrivava anche per lui il momento di

    MORDERE




    La terra si crepò. Come se un terremoto la stesse attraversando. Faglie si aprivano, frane e smottamenti.
    Avrebbe tolto la terra da sotto i loro piedi, perché quella era la sua terra e nessuno aveva il permesso di calpestarla impunemente. Men che meno la Corruzione. Voleva destabilizzare la loro avanzata, rompere il loro schieramento. Per poterli ammazzare meglio.
    E poi si alzarono costoni di roccia che si sgretolarono in fine sabbia. Sabbia che avrebbe vorticato in un diametro di centinaia di metri per poi compattarsi in una forma rudimentale e rozza di G.E.A.
    Avrebbero stretto in una morsa le prime fila di quei bastardi.
    Come se si fossero trovati in un immane Iron Maiden, la giusta punizione per aver osato alzare il loro sguardo su tutto questo. Avrebbe schiacciato i loro corpi, le loro anime, strappato arti e teste in quella pressione immane.
    L'abbraccio misericordioso del Giappone.
    E poi il fendente con la spada di Athena.
    Sanciva l'attacco frontale della sua corte e di Alexis.

    «Insieme fratellino!»




    CITAZIONE
    ENERGIA: Viola

    STATUS DARIAN( LV VII): Intatta.
    Spada di Libra livello 8. sbloccata a Divina.


    STATUS FISICO:



    TECNICHE UTILIZZATE: Forma Terra

    ABILITà:
    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perchè non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    :: Abilità Arma

    La Vita è Straordinaria
    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.

    :: Abilità Cosmo Straordinario

    La Vita è Carne e Anima
    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma sopratutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.

    :: Abilità Spirito

    Riconoscere la Vita in ogni forma
    « Non devi ascoltare ma percepire»

    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può comunicare telepaticamente con le persone che lo circondano.

    :: Abilità Telepatia



    NOTE: Amaterasu, prima va nella sua vera forma perchè vuole combattere come mamma l'ha fatta, e poi in forma terra. Aspetta che siano abbastanza vicini per far franare letteralmente la terra sotto i loro piedi. In modo tale da destabilizzare la loro avanzata[ATTACCO DEBOLE]
    usando la terra già franata, e prendendo in prestito gaara di naruto e il suo funerale del deserto, la sgretola nel creare sabbia per poi creare una rudimentale iron maiden colossale – con la forma di Gea - e schiacciare al suo interno quanti più corrotti possibili il tutto condito da cosmo straordinario e spirito.
    In modo tale da fracassare corpo e spirito[ATTACCO FORTE]
     
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    Aveva combattuto un’infinità di guerre, e spesso lo aveva fatto potendo fare affidamento su tutte e dodici le sue armi, eppure in quello specifico caso il suo arsenale era stato dimezzato, ma solo di numero. Le armi sacre servivano ai guerrieri fedeli ad Atena, ma non solo. Quelle armi infuse del più grande potere della Dea della Giustizia erano state create per uno scopo molto chiaro: difendere gli uomini, erano mezzi che dovevano servire per difendere l’umanità in ogni sua accezione. Tutti coloro che stavano solcando il campo di battaglia in quel frangente, erano un mezzo per portare Giustizia nel mondo. E le sue armi erano un mezzo affinché il volere della Dea diventasse realtà. Per questo motivo Alexis non esitò a donare una delle sue armi ad Amaterasu. Lo aveva conosciuto, ci aveva combattuto ed aveva visto il suo cuore, ne aveva compreso le motivazioni, ed il fatto che lui fosse lì, in quella decisiva battaglia dimostrava che non si era sbagliato.

    Non era importante se il suo modus operandi fosse differente da quello dei Santi, non aveva importanza se si trattava di qualcosa di molto lontano da un essere umano, perché Alexis lo aveva compreso: Amaterasu non era un uomo ma un aspetto della vita, per certi versi era più simile ad un Titano che ad un Cavaliere. Ma era davvero importante? Del resto aveva prestato le sue armi ad Oceano, lo aveva fatto perché era GIUSTO.

    Aveva osservato Kryos fare ciò di cui era capace: annientare demoni ed entità oscure, aveva visto gli eserciti della Fondazione dare il loro decisivo apporto a quella battaglia, ed aveva donato la spada ad Amaterasu.

    Rimase fermo ad osservare per qualche istante quello che aveva davanti: quelle creature, quegli abomini che dovevano essere epurati per dare una speranza a quel mondo, per completare la sua missione. Ormai era chiaro nella mente di Alexis che una volta conclusa la battaglia lui avrebbe abbandonato quella realtà, ma c’era ancora molto da fare.

    Osservò l’azione violenta e maledettamente efficace di Amaterasu, e proprio in quel momento espanse il suo cosmo ben oltre i suoi limiti. Per qualche strana ragione aveva tutto il suo potere, tutta la sua forza originaria. Perché nei suoi viaggi interdimensionali capitava spesso di non poter esprimere appieno il suo potere, ma probabilmente per intercessione della stessa Atena, in quel frangente sentì di avere a disposizione tutta la sua forza, e probabilmente qualcosa in più. Riconosceva quel cosmo, riconosceva quel potere, e riconosceva la guida della Pallade.

    «Vediamo di archiviare questa seccatura Amaterasu».

    Aspettava.

    Aspettava ancora Alexis.

    Ancora un istante.

    Ora.

    Attese il momento adatto, attese che l’azione di Amaterasu si compisse, aspettò che quella incredibile e mastodontica gabbia di terra raggiungesse il suo culmine, aspettò che il cosmo dell’Araldo eruttasse per agire nel modo più violento possibile. Il tempo di un pensiero e la figura del custode dell’Equilibrio apparve sopra quella massa informe di demoni e corrotti, e con il tridente in mano liberò una quantità incredibile di energia cosmica sui suoi nemici. Quando l’arma liberò tutto il suo cosmo, l’effetto fu devastante, perché quelle armi ora erano in grado di distruggere e annientare ogni cosa, erano capaci di penetrare una kamui, o distruggere anche un sigillo divino, figurarsi cosa erano capaci di fare contro quelle creature.

    Un lampo, ed ecco la figura di Alexis palesarsi ad ovest, con una nuova scarica di energia cosmica veicolata e potenziata da una delle sue altre armi, e la scena si ripete almeno altre sei volte, con un copione simile, in un tripudio di potere, cosmo e giustizia.

    La sua azione terminò materializzandosi al fianco di Amaterasu.

    «Averti qui è una sorpresa molto gradita. Hai avuto quell’arma perché sei degno».

    Si fermò un istante e sorridendo concluse.

    «Ti chiedo scusa in anticipo se nel corso di questo combattimento ti sposterò di tanto in tanto».

    Sorrise.

    Sorrideva anche pensando ai suoi compagni, sorrise pensando che tutti quelli che stavano combattendo avrebbero dato il meglio di loro per dare una speranza a questo mondo.

    CITAZIONE
    Scusate il ritardo, ma eccomi.
    Perché usare tecniche quando abbiamo le armi sbloccate? Niente di che, mi accodo alle azioni di Amaterasu e scarico la violenza di Libra con teleport + armi per massacrare tutto quello che ha raccolto gaara XD

    narrato ♦ « parlato »pensato°telepatia°
     
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    a massa quasi indistinguibile di carne, ossa e zanne si mischia all'acqua e al sangue, correndo indifferente verso l'assalto di Amaterasu, mentre le armi di Libra fanno strage.

    L'assalto di Amaterasu poi annichilisce letteralmente ciò che resta dei corrotti.
    L'oceano è rosso di sangue e presto inizia a ribollire, mentre i mostri più grandi iniziano a ruggire facendo tremare ogni cosa.
    Le loro placche ossee iniziano a smuoversi e a rilasciare scariche elettriche che folgorano parte dei propri compagni di deboli, mentre vanno a risuonare con i compagni più forti.

    In un primo momento viene rilasciata un'onda EMP che fa arretrare i Robot della Fondazione e li costringe ad assumere una formazione di difesa, erigendo scudi cosmici simili a poliedri.
    Dopo di ché, il più grande tra loro innalza le proprie mostruose grida sopra quelle di tutti e fa erompere dal suo corpo una terrificante esplosione concentrica, simile a una tempesta di fulmini rossastri, che si estende a velocità impressionante, rischiando di lampire gli altri campi di battaglia.

    Metteremo tutte le nostre forze nella difesa, ma ci servirà una mano!

    Gli Steel Saints mutano la geometria dei loro scudi, creando una sorta di immenso muro cosmico, che si piega su se stesso all'impatto con l'onda.

    Non sapete quanto potranno resistere...

    y8k159l

    Eccoci :yeye:

    Grazie allo spirito assolutamente kamikaze dei corrotti, riuscite a fare fuori la prima ondata.
    I ciccioni però si incazzano e prima sparano un'onda EMP (attacco debole). Consideratelo come una sorta di shock nervoso.
    Dopo di che concentrano la loro forza nel più grosso, che spara una bomba ad area allucinante. Pensatela di Fulmini Straordinari corrosivi.
    L'energia delle due mosse è complessivamente Divina.
    Gli Steel erigono una sorta di diga per evitare che gli altri campi di battaglia siano lambini dall'attacco, ma non ce la faranno da soli.
    Oltre a ciò, dovete pensare a sopravvivere :zizi:

    Tempo di post 7 giorni.

    A voi!:zizi:
     
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    Nel mezzo di una devastazione di corpi, fluidi ed energie vorticanti i corrotti iniziarono ad emettere suoni terribili e a convergere le proprie energie nel più grosso di loro.
    Una prima ondata di energia si diffuse pressoché ovunque, tentando di causare una sorta di shock nervoso che Kyros cercò di arginare barricando la sua stessa mente. Non ne uscì indenne, anzi, lo stress nervoso era stato comunque abbastanza elevato, ma senza aver tentato una difesa del genere le conseguenze sarebbero state ben altre.

    Gli ci volle ancora qualche istante per rendersi conto lucidamente di cosa stesse succedendo: dopo le conseguenze dell'ondata, però, capì immediatamente che qualcosa di estremamente potente stava per accadere al (o dal) bestione che stava accumulando energia.
    Non aveva tempo, non più, nè facoltà mentali ancora nel pieno della loro potenza per inventare qualcosa di più efficace che non fosse impedire a qualsiasi cosa di nuocere.

    •Alexis, Amaterasu. Pronti al salto?•

    Radunò una gran parte del suo potere e lo espanse in tutta l'area, facendo bene attenzione a raggiungere tutti i corrotti ed i due compagni. Ruppe quindi i legami della realtà e trasportò l'intero campo di battaglia nella dimensione Oscura, isolando di fatto tutto ciò che stava accadendo in quella zona dal resto degli scontri.
    Non era ancora abbastanza: grazie all'improvviso potenziamento energetico precedente, nonostante la botta mentale era ancora pieno di energie.
    Energie che sfruttò per manipolare a piacimento la composizione della sua dimensione: avrebbe fatto in modo che lo spazio-tempo collassasse attorno a tutti i corrotti, con particolare attenzione per quello enorme, in modo da cercare di stritolarli e farne poltiglia o almeno impedire loro di muoversi e agire a piacimento. Il tutto mentre l'ondata di energia selvaggia sotto forma di fulmini si liberava ovunque, perciò tentò persino di formare delle sacche dimensionali attorno a se stesso e ai due alleati.

    L'impatto fu tremendo e doloroso: l'armatura non era stata in grado di assorbire tutto il potere che era riuscito a penetrare la difesa, causando ustioni e spasmi in gran parte del suo corpo. Dopo quello mentale, anche un bello shock elettrico al corpo ci voleva, no?
    Ansimante e dolorante tentò di tenere la concentrazione: doveva riuscire a spappolare o contenere quanti più di quei mostri possibili per permettere agli altri di mettere a segno colpi più impossibili da difendere possibili.
    Era certo che quella situazione andasse risolta con estrema fretta in vista di chissà cos'altro, qualcosa gli suggeriva che - di nuovo - la vera minaccia non si fosse ancora palesata.

    Soffriva fisicamente e probabilmente stava abusando del dono di Athena sprecando troppe energie troppo presto, ma per difendere gli altri impelagati in ben altri problemi e sbrigarsi a tornare ad aiutarli, quello era l'unico modo che fosse riuscito ad escogitare col cervello sotto attacco e poche frazioni di secondo per reagire.

    «E ORA DISTRUGGETELI!» urlò con quanto fiato in gola riuscì ad accumulare, la voce spezzata e piena fiducia nel compagno e nell'aiutante inaspettato.

    Cloth
    Buone
    Body
    Ustionato.

    Mind
    Postumi da shock smorzato e smania di chiuderla in fretta.

    Summary



    Si becca lo shock mentale ma cerca di smorzarlo sfruttando le sue doti mentali.
    Resta col cervello fuori uso per brevi istanti ma reagisce in fretta e sposta tutti nell'Another Dimension. L'intento è contemporaneamente di isolarsi dalla realtà evitando il propagarsi agli altri gruppi dell'attacco - che cerca di smorzare creando delle piccole sacche dimensionali sulle forze alleate - oltre a far collassare la struttura spaziale addosso ai nemici, esercitando forti pressioni per danneggiare/causare impedimento nella difesa dalle azioni di Libra e Amaterasu.

     
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    Si dice che la botta si senta dopo.
    Questa volta arrivò simile a scudisciata bastarda. Venne travolto senza nemmeno accorgersi, perché il dolore fu.
    Si fu. Come se tutto fosse colmato da questa sensazione. Ogni sua fibra. Sangue? Colava dal naso.
    Non riusciva a capire, persino i suoni giungevano ovattati, persino i pensieri stridevano, persino pensare, persino avere un cervello ora era solo dolore.
    Avrebbe voluto strapparselo per il male, come se gli stessero trapanando la testa ovunque. Andò in ginocchio, la spada a terra. Cozzò su quella terra amata ormai ridotta ad un mattatoio, Il ginocchio affondò nel fango e in una poltiglia di carne e viscere. Merda fumante e piscio ovunque.
    Chi si contorceva dal dolore, chi veniva schiacciato, lance trapassavano, artigli ghermivano carne e muscoli. Urla.
    Dolore.




    Nikolaus vedeva il mondo a rovescio. Steso a terra non capiva cosa succedeva. Aveva solo dolore. Un mondo fattosi neutro. Qualcosa urlava. O qualcuno. Non riusciva a capirlo. Sentiva un gusto ferroso in bocca, l'aria farsi rarefatta, i polmoni bruciavano.
    Qualcosa lo aveva sollevato di forza. Voci. Prima confuse, poi dal ronzio una parvenza di frasi.
    Tossì e sputò acqua e sangue.


    «In piedi...Amaterasu...organizzarci...pericolo!»

    Confuso. I suoi occhi erano velati eppure vide e qualcosa gli strizzò le viscere. L'autoconservazione. Lo spirito di sopravvivenza. L'istinto. Quella parte bestiale e atavica che portava ogni essere vivente a trasmettere le proprie conoscenze, a riprodursi, a far si che i propri geni divenissero più forti generazione dopo generazione.
    La vita era sempre alla ricerca di un habitat dove poter prosperare.
    E quando il pericolo sopraggiungeva era la forza della sopravvivenza a spingerci sulle gambe, quella forza ancestrale di voler trasmettere, di moltiplicarsi. Di non appassire in quel luogo...





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    «Interessante. Non vogliono arrendersi. Ma lo spettacolo è appena cominciato...quale opportunità!»



    Il bastardo di Menreiki era a terra. Le sue marionette, i suoi fili spezzati, una parte del suo corpo pure. Prese un cuore da un orso mannaro. Era morto da poco. Meglio.
    I cuori freschi erano i migliori. Sentì la vita scorrergli in quei ingranaggi nefasti. Non respirava il bastardo della corte di mezzanotte, eppure qualcuno poté dire di aver sentito un respiro lugubre. Come un soffio.
    Una risata per alcuni. Un gemito per altri. Eppure il viso di porcellana spezzato mise in luce l'inquietante occhio che vorticava non domo ma ancora pregno di un furore bestiale e sadico.
    Come se si stesse staccando. Come se qualcosa si sciogliesse o venisse strappata via da quel volto inumano perché opera.
    La sua.
    Scegliere un contenitore per il suo spirito.

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    «Sapete è proprio questo che amo di voi dall'altra parte. Carne da macello. Il problema che siete così lenti a morire.»



    Le dita artigliarono l'aria. Danza macabra.
    Secondo atto. Il sipario si tirò su.
    Il pubblico era pronto. Lui l'étoile.
    L'arte non moriva mai. Perché come disse qualcuno

    Al proprio tempo la sua arte. All'arte la sua libertà.




    Anche di massacrare questi bastardi. Anche di essere maledetta. Ma pur sempre creazione. Oscura di certo ma facente parte di una Legge. L'oscurità era un mattone con cui costruire anche. Cose turpi a volte, cose grandissime altre volte. E quella di Menreiki era grandissima. Era male ma era votata alla Legge di G.E.A. alla Realtà.
    Anche perché non vi era al mondo altra arte più magnifica del bastardo della corte di mezzanotte.




    Sentiva ogni cosa. Sampitalakamui era la terra e come tale sentiva ogni cosa. Dalle profondità nascoste del mare, fino ai picchi montani che lambivano il cielo. Sentiva un fiore nascere, la corsa di uno gnu, la tigre acquattata prima del balzo ferale.
    E adesso sentiva al morte. Sentiva cadaveri. Il sangue mischiarsi all'acqua, penetrare in vene di roccia nascoste, corruzione e la corte di mezzanotte uguali in quel massacro.
    Il sangue dell'uno nell'altro. La terra a ricevere entrambi. Da sempre.
    Tutto nasceva da qualcosa. Che si prendeva e si forgiava in altro. La terra era mutamento. Ma era anche fermezza. Era il lento incedere degli eventi che continuavano nonostante tutto.
    La pazienza. La forza. La sicurezza.
    Ma oggi non si sentiva né forte, né sicura. La sua darian spezzata, il sangue a macchiarla. Visceri e piscio sulla lama.
    Il suo?
    Aveva la gamba che faceva male. Non più di quel trapano che aveva in testa. Non più del sangue a fuoriuscire dalle orecchie. Lo sentiva scendere nell'incavo del collo, si appoggiò alla lancia. I candidi capelli ormai erano lordi di fanghiglia e di sudore.
    Cadevano su occhi che guardavano dritti davanti a lei. Distruzione e morte. Quanti non avrebbe più rivisto?
    Accogliere il corpo nell'ultimo viaggio. L'abbraccio ultimo per lasciar andare lo spirito da Chernobog ma quanto era difficile ogni volta. Pensava di essere più forte. Di aver il cuore più saldo eppure una lacrima venne versata. Non capiva perché dovesse essere così tanto dolore in questo mondo.
    Eppure G.E.A non lo creò per ognuno di loro? Per farli essere al sicuro? Per farli prosperare sia nella luce che nelle tenebre? Sputò un grumo di sangue e saliva. Sentiva il petto pesante.
    Un ombra. L'arma contro quell'ombra. Bruciore improvviso al fianco sinistro. Qualcosa di caldo e freddo. Non capiva.
    Mosse la lancia, gamba in avanti, l'affondo e sentì strapparsi qualcosa. Cadde e grugnì di dolore.
    Un dolore lancinante a sovrastare quello di prima.
    Era piegata e la lancia cadde. Ma la sua arma poteva farlo. Poteva cadere. Era giusto.
    Non lei.
    Perché vide Amaterasu e fu terribile la vista dell'araldo nella sua Forma Primigenia. Rutilava fuoco e fiamme. Rutilava rabbia. Aveva due spade e avanzava ancora.
    Lei era la lancia di Amaterasu o mi kami.
    Doveva tirarsi su. Doveva, perché alternative non vi erano.
    L'urlo della bestia presagiva il disastro.
    Poi quel pensiero nella sua testa. Fu acqua di fonte a dissetarla. Amaterasu non aveva abbandonato la sua corte né si era arresa.
    Vi erano altri che combattevano. Avevano bisogno di lei. Riprese la sua lancia e fu come se in quel gesto ritrovasse vigore.
    Doveva proteggerli. Quegli uomini non dovevano andare perduti. Erano la creta con cui ricostruire dalle macerie. Dai loro cuori l'argilla per creare un mondo forse più giusto.
    Sicuramente più consapevole del loro ruolo in tutto questo. Non pedine su una scacchiera, mossi a caso senza che avessero diritto di dire alcunché.
    Questo mondo era anche una loro responsabilità. Facevano parte di questo mondo e quindi ricadevano sotto la Legge di G.E.A; poteva abbandonarli?
    Lei era la lancia di Amaterasu e come tale si sarebbe comportata. Il loro compito era di morire nell'oscurità per farla rilucere di una speranza. Per far ricordare che vi era.
    Si rialzò e avrebbe aiutato quegli uomini a tenere la barriera. Mentre quel mostro ruggì la sua rabbia al cielo e fulmini rossi furono tempesta su quel campo di battaglia.
    Non erano soli. Vi erano i gold saint a combattere con i daimon. Vi era il Grande sacerdote e i suoi cavalieri contro un araldo di Ponto.
    Due Soli.
    Uno Nero. L'altro Rosso come la rabbia. Amaterasu e Ponto.
    Ognuno stava dando tutto se stesso. Nikolaus aveva di nuovo ripreso a sparare nonostante fosse un semplice uomo. Era tra di loro.
    Non vi erano più Gold Saint o eletti di G.E.A. Non vi erano più i figli di G.E.A e gli uomini.
    Nella terra il loro sangue si mischiava. Ormai erano uniti da un qualcosa di indissolubile.
    Amaterasu aveva ragione.
    Loro erano la realtà. Insieme. Sempre. Perché per ogni Sole nero che brillava malvagio portando distruzione e angoscia, dall'altra vi sarebbero stati loro. Gli uomini. I Gold Saint. Atlantide. Athena e Poseidone. I cinque araldi di G.E.A.
    Ora capiva le parole dell'imperatrice. Sono con voi esseri invincibili.
    Perché ognuno di loro erano legato l'uno all'altro. Non erano amorfi e senza coscienza, ma liberamente sceglievano di mettersi fianco a fianco a proteggersi, finanche a morire insieme.
    Questa era la Vita.
    Questa era la realtà che fu nel pensiero e nell'anima di G.E.A.
    Sorrise. Alzò la sua lancia. Quella barriera avrebbe retto.
    Loro, gli Dei della spada, sarebbero stati il metallo con cui dargli forza e resistenza. I loro corpi servivano a questo. Il loro sangue versato per questo scopo.
    Sampitalakamui non pianse più. Ma urlò.
    E fu un urlo di battaglia e di rivalsa.
    La disperazione la schiacciò come i cadaveri della corruzione sotto il suo stivale.



    L'araldo si rialzò a fatica. Barcollava eppure quegli occhi erano di predatore. Vi era qualcosa che si agitò nel suo animo. Un qualcosa che faceva parte del suo essere.

    KEGCuf7
    If they stand behind you Protect Them
    if they stand by your side Respect Them
    If they stand against you
    SHOW NO MERCY



    e dell'araldo non vi fu più traccia in questo mondo. Aprì le dimensioni spirituali, culla materna dove trovare risotoro, egida per proteggersi. Perché l'attacco era immane.
    Un attacco che aveva lo scopo di distruggere tutti. Non solo loro ma chiunque combattesse in questa guerra bastarda.
    Non poteva e non doveva permettersi di arretrare. Non adesso. Non lo aveva mai fatto. Non lo aveva mai pensato eppure il suo pensiero non fu per proteggersi, fu per proteggere tutti loro.
    A questo serviva la lama.
    La lama che dava la vita, che serviva una causa superiore. Lui poteva morire, sarebbe stato giusto ed onorevole, ma non loro. Ma non per un malsano coraggio o per uno stupido atto di volontà, ma perché per questo da sempre combatteva.
    Per questo le sue cicatrici non smettevano di sanguinare perché per ogni battaglia vinta, si gettava nella prossima affinché la vita continuasse ed avesse un ombra a proteggerla dall'Incubo.
    Loro erano lì per combattere e quell'attacco fu da bastardi e da chi ormai non ha più nulla a cui aggrapparsi.
    La disperazione di chi non riesce ad avanzare ed allora da sfogo a tutta la sua rabbia.
    E quando in alto nei cieli Amaterasu guardò giù sorrise.
    Perché non potevano vincere. Gli uomini insieme alla corte di mezzanotte, Nikolaus ad allineare ancora il tiro, mentre gli Yokai Nobili combattevano fianco a fianco con i due gold saint. Anche nella disperazione poteva nascere qualcosa.
    In fondo era a questo che serviva l'Ombra.
    A farci ricordare la lucentezza della speranza. A questo si era votato in una guerra che non conosceva stasi, né requie, né pietà, né fine.
    Una guerra indispensabile per difendere la nostra vita da un distruttore che divorerebbe ogni cosa; ma non amava la lucente spada per la sua lama tagliente, né la freccia per la sua rapidità, né il guerriero per la gloria acquisita. Amava solo ciò che difendeva: la realtà e tutto ciò che in essa vi fosse.
    E allora che le due lame, una di G.E.A e l'altra di Athena fossero la firma su questo atto di volontà e promessa indelebile inscritta nelle stelle e in ogni cuore.
    Due lame a sradicare l'Ombra.
    Il suo compito era di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali vivevano, sradicando il male dai campi che conoscevano, al fine di lasciare a coloro che sarebbero venuti dopo terra sana e pulita da coltivare. Ma il tempo che avrebbero avuto dipendeva da quelle due spade. Dipendeva da quel fucile. Da quelle zanne. Dalle lucenti armature d'oro. Dal pugno del Gran sacerdote e dagli artigli dei Leoni d'Oro. Dipendeva dai daimon e da chi stava dando anche l'anima per fermare l'avanzata di quei bastardi.
    E guardando ognuno di loro capì una cosa: che l'Ombra non era che una piccola cosa passeggera. Al di là di essa vi erano eterna luce e splendida bellezza.
    E quindi che la rabbia fosse la sua darian. Che la sua furia la lama con qui spazzare via ognuno di quei bastardi dalla sua vista. Nonostante il dolore, nonostante sentisse male ovunque, nonostante la sua mente si stesse spezzando come specchio, nonostante i suoi compagni morti, nonostante sangue e budella lui avrebbe dato battaglia.
    Avrebbe pianto ogni lacrima che potesse avere, si sarebbe disperato per tutti quelli che non avrebbe mai più rivisto ma poi avrebbe preso le due spade e continuato ad avanzare fino al cuore di questo male.
    E fu fuoco Luce Amaterasu. La più grande dea che splende tra i cieli.


    AMATERASU O MI KAMI




    E scattò. Dall'alto dei cieli, ineguagliabile come era, scattò come cometa. Le due lame ronzavano a mo di tempesta. Un solo ed unico obbiettivo. La sua mente a pezzi eppure non era spezzata la sua volontà. Era lì per uno scopo. Lo avrebbe onorato. Avrebbe dato tutto, la vita e l'anima finanche se fosse servito.
    Le lame ruggivano, mentre i fotoni si accesero e Amaterasu fu come una nova che cadesse come un meteorite a folle velocità.
    Avevano dato un opportunità. Resistevano. Kyros stava contendo quello che poteva. Eppure tutti loro non potevano resistere a lungo.
    Avrebbe tagliato questo problema. Avrebbe ridotto in cenere ogni cosa, spazzando i suoi nemici che oscuravano la sua vista.


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    Questo il suo pensiero.
    Distruggerli? Certo. Lo avrebbe fatto. Avrebbe rimarcato con chiarezza che finché avesse avuto un grammo di carne attaccato alle ossa, finché avesse avuto volontà. Finché fosse rimasto del suo corpo anche un grammo. Anche solo una goccia di sangue avrebbe mozzato i suoi nemici come una falce che mietesse il grano.
    Con o senza spada. Con o senza le gambe. Strisciando se fosse stato necessario.
    Ma il taglio sarebbe stato. Ovunque. Avrebbe raggiunto chiunque al di là del tempo e dello spazio, al di là delle dimensioni, al di là della vita e della morte, al di là dell'egoismo e dell'orgoglio. Al di là dei servi e delle marionette.
    Quel taglio sarebbe giunto a dare sentenza, ad essere giuria, giudice e boia.
    Lo vedeva quel bastardo da cui tutto era iniziato.
    Lo avrebbe tagliato a metà. La luce sulla spada di Athena, lo spirito nell'altra. Tutte e due portate all'indietro.
    Non sarebbe stato un affondo ma un proprio e vero movimento circolare ad imprimere forza e velocità al colpo. A far scattare la luce e i fotoni sul corpo dell'avversario.
    A dare forza di penetrazione.
    Un taglio.
    Colpire dalla testa ai piedi.
    L' Intento era di tagliarlo a metà.

    «Colpisci con me Alexis!»

    Il pensiero sarebbe giunto al cavaliere della bilancia.
    Un falco che si gettava sulla preda. Le lame gli artigli. Lo sguardo fisso sull'obbiettivo. Poi il movimento. La luce sulla lama. Lo spirito nell'altra. Colpire con forza.
    Far penetrare le lame nella carne. Tagliare la pelle e la carne. I muscoli e le ossa. Lo spirito e il corpo. Mentre la luce e i fotoni si sarebbero propagati all'interno del corpo del bastardo, per maciullarlo ed esplodere come mini bombe all'interno di esso.
    Un solo taglio. Centinaia.
    Tagliare e maciullare. Niente sarebbe rimasto.
    Questa la volontà dell'Imperatrice.
    E quando cadde a terra la sua offensiva non si sarebbe fermata.
    Il fuoco dopo la luce. La sua lama conficcata a terra e un oceano di fiamme si sarebbe riversato sugli altri colossi. Colonne di fiamme ad imprigionarli. Quelli che avrebbe potuto. L'intento.
    Per tagliare ogni loro possibilità. Fermarli, se poteva, e far scattare la sua corte contro di loro.
    Dar fiato agli uomini della Fondazione e dargli un bersaglio quantomeno semplice da abbattere.
    Era il momento di far capire su quel campo di battaglia

    CHI FOSSERO I PAPPONI E CHI LE PUTTANE!






    CITAZIONE
    ENERGIA: Viola

    STATUS DARIAN( LV VII): Intatta.
    Spada di Athena Grado 8 sbloccata.

    STATUS FISICO: shock nervoso. sangue dal naso e dalle orecchie, ronzio acuto, scarsa lucidità.

    TECNICHE UTILIZZATE:
    Kyōka Suigetsu - Fiore allo specchio, Luna riflessa nell'acqua ~ L'illuminazione è come il riflesso della luna nell'acqua. La luna non si bagna né l'acqua si rompe. Sebbene la sua luce sia diffusa e grande, la luna si riflette anche in una pozzanghera di pochi centimetri. La luna tutta quanta e l'intero cielo si riflettono in una goccia di rugiada sull'erba.
    Questa tecnica riprende un vecchio proverbio cinese, dove entrambe sono cose che non possono essere toccate ma viste.
    Così è Amaterasu.
    La capacità di Amaterasu di controllare le dimensioni spettrali, sia col corpo fisico che con lo spirito, fa sì che lo stesso possa permettersi di attraversarle per poi riapparire in un punto qualsiasi del suo raggio d'azione. Se durante il combattimento, questo è assai rischioso per via del notevole affaticamento fisico e spirituale che esso comporta (è infatti usabile una volta per scontro), tutt'altro discorso si applica per il teletrasporto vero e proprio, dove L'Araldo della Creazione può apparire ovunque purché sia un luogo noto e senza blocchi relativi.
    {Teleport Spirituale}


    ABILITà:
    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perchè non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    :: Abilità Arma

    La Vita è Straordinaria
    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.

    :: Abilità Cosmo Straordinario

    La Vita è Carne e Anima
    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma sopratutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.

    :: Abilità Spirito

    Riconoscere la Vita in ogni forma
    « Non devi ascoltare ma percepire»

    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può comunicare telepaticamente con le persone che lo circondano.

    :: Abilità Telepatia



    NOTE: becca lo shock nervoso e questo lo lascia alla mercè dei fulmini. ricorro al teleport spirituale più con l'istinto che con la ragione e mi rifugio in alto. Per prendere un secondo per riordinare le idee in quello che si può dire un luna park ormai la testa di amaterasu.
    Qui vede le scene che ho descritto nel post, a quel punto va in forma distruzione totale e rabbia. Avendo scarsezza di lucidià se il godzilla è il centro nevralgico di questo casino, a mò di nodo gordiano va e lo taglia.
    va in forma luce e carica i fotoni sulla spada di Athena mentre nell'altra lo spirito. e si getta a capofitto aumentando la sua velocità in modo che colpendo dall'alto in basso con un movimento circolare abbia più forza di penetrazione.
    la luce qui serve ad aumentare la potenza di taglio, penetrare nel corpo esplodere e tagliare. Mentre lo spirito stessa cosa.[ATTACCO FORTE]
    ma visto che ce ne sono altri di quei colossi, Amaterasu va in forma fuoco e prendendo in prestito yamamoto di bleach scatena un onda di fiamme e colonne di fuoco in modo da imprigionarne alcuni, prevenire una stessa strategia e dare sia agli uomini della fondazione che alla sua corte di mezzanotte - o Alexis e Kyros - un buon bersaglio da abbattere[ATTACCO DEBOLE]
     
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    ALEXIS
    LIBRA {VIII}
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    POST II

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    Un sospiro.

    Alexis osservava l’avversario che si riprendeva in seguito al colpo subito, consapevole che la battaglia non si sarebbe conclusa semplicemente in quel modo. Sapeva bene di avere di fronte un avversario degno di tale nome, un nemico che non si sarebbe mai fermato, fino a quando non avesse raggiunto il proprio scopo: distruggere, o corrompere tutto il genere umano. Un copione, in verità già visto altro volte. Eppure Alexis non era solo, non lo era mai, ma questo era un discorso diverso, nello specifico quella battaglia la stava combattendo insieme ad altri due guerrieri, e tutto gli uomini della Grado.

    Persone che non disponevano della loro sapienza cosmica, sopperendo con la tecnologia. Ma c’era una cosa che loro avevano in comune: la dedizione per la causa. Non aveva alcuna importanza se quelle persone fossero così diverse tra di loro, una sola cosa li muoveva: il desiderio di tornare alla normalità, di avere un mondo dove i propri figli potevano crescere felici e sereni.

    Le possibilità di vittoria erano davvero esigue, questo era indubbio ma non si sarebbero arresi né mai. Il suo sguardo si incrociò per qualche istante con quello di Amaterasu, per poi protendersi verso Kryos, ed infine a tutti quei soldati. Sapeva per cosa combatteva, lo aveva sempre saputo del resto, fin dal primo giorno che aveva ricevuto quelle vestigia.

    La risposta dei corrotti non si fece attendere: per quanto fossero riusciti a sfoltire le loro file, la potenza di fuoco di quell’ammasso informe di entità non era da sottovalutare, e il loro primo attacco ne fu la prova. Un’offensiva combinata che in primo luogo cercò di rallentare e fermare i tre guerrieri (con quella strana energia elettrica) e tutte le creazioni meccaniche a difesa del mondo, e in seguito un attacco ad area su vasta scala in grado di annientare non solo loro, ma anche di arrecare non pochi danni agli altri guerrieri che erano poco distanti da loro.

    Fu per tale ragione che Kryos ricorse ad un’azione che aveva già usato in passato: trasportarli nella terza dimensione. Una soluzione che, quanto meno gli avrebbe fatto guadagnare tempo. Le forze in gioco erano davvero troppo grandi, questo lui lo sapeva bene. Per questo, l’apporto di Amaterasu fu alquanto decisivo.

    Ed Alexis? Lui rimase fermo - a riprendersi dalla prima scarica elettrica - qualche istante, prima di prendere una decisione importante: portare tutto in un altra realtà, in un mondo lontano, magari uno di quelli distrutti e annientati, uno di quei mondi che non era riuscito a salvare, oppure risolvere la questione lì ed ora.

    Le armi di Libra cominciarono a volteggiare intorno alla sua persona - almeno quelle che gli erano rimaste - sospese intorno alla sua figura cominciavano a risplendere di una luce dorata, calda e avvolgente. Esse erano alimentate dal suo cosmo, e benché fossero meno della metà rispetto alle dodici che aveva portato in quella realtà, percepiva che la forza di esse era devastante. Sentiva il cosmo, l’essenza di Atena fluire in esse, ma non solo quello, in quelle armi vi era tutta la disperazione degli uomini, quel desiderio di aggrapparsi anche a quella flebile speranza che gli uomini stavano riponendo in quei guerrieri. Perché sì, la verità era proprio questa: tutti stavano pregando affinché i cavalieri della Pallade tornassero vittoriosi dal Giappone.

    «Ed in questo colpo metto tutti i miei desideri!»

    Disse muovendo la prima arma.

    «In questo colpo metto tutto l’amore che provo per voi!»

    E la seconda arma si mosse.

    «In questo colpo metto tutta la fede incondizionata che ho nei tuoi confronti!»

    E la terza arma si mosse.

    «In questo colpo metto tutta la mia determinazione!»

    E la quarta arma si mosse.

    «In questo colpo metto tutta la mia speranza!»

    E la quinta arma si mosse.

    «In questo colpo metto tutto me stesso!»

    E tutte le armi partirono in una voluttuosa danza di morte (per i corrotti) e di speranza (per tutti gli uomini).




    CITAZIONE
    Mi accodo ai ragazzi e vediamo di risolvere la questione il prima possibile. Bene, utilizzo la mia tecnica e la uso a livello ABSOLUTE. Allora, ora sono Energia Suprema e tecnicamente mi dovrei avvicinare molto alla Divina, chiaro secondo la tecnica non ho tutte le armi ma vista la situazione particolare c'è da specificare che le armi di Alexis in questo momento sono sbloccare e in full power. Quindi sì, ho la sensazione che questa tecnica lanciata da Absolute faccia un po' male :zizi:

    Telos Dikaiosyni [ABSOLUTE]

    Probabilmente si tratta della tecnica più potente a disposizione di Alexis, una tecnica che difficilmente usa se non quando viene espresso il suo giudizio finale. In tale offensiva vengono utilizzate tutte e dodici le armi a disposizione del Gold Saint, le quali cominceranno a lievitare attorno alla sua figura, esattamente alle sue spalle. Tali armi, pregne del cosmo e del giudizio del custode della settima casa si abbatteranno con una forza ed una violenza inaudita su un obbiettivo ( o anche più di uno a secondo della situazione ), generando una forza distruttrice senza eguali. Se anche solo una delle dodici armi può essere fatale, non è nemmeno immaginabile cosa potrebbero fare tutte e dodici le armi insieme. Colpito un'area o il bersaglio ( esse vengono guidate e comandate dal Saint, in quanto tali armi sono simbiontiche con Alexis ) generando un'esplosione ed una devastazione ineguagliabile. Tale attacco può essere usato sia come attacco normale che come attacco ABSOLUTE, in tal caso oltre al fatto che la forza espressa sia molto superiore a quanto normalmente egli possa fare ( come se la tecnica fosse stata lanciata con un'energia in più ), c'è da considerare anche un altro fattore: le armi di Libra che normalmente sarebbero in grado di arrecare danni come se fossero lanciate con un livello superiore, in tale caso lo farebbero come due livelli in più ( nella fattispecie, con una tecnica absolute, al suo livello cioè viola, le armi sacre sarebbero in grado di rompere armature da I-VI e incrinare VII-VIII ).

    narrato ♦ « parlato »pensato°telepatia°
     
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    a cacofonia incomprensibile della battaglia tace, per un singolo momento, nell'immensità ultraterrena della Dimensione Oscura.
    Ora che l'acqua non oscura più la vista dell'orda di Corrotti è possibile vedere tutta la sua sconfinata estensione propagarsi nello spazio come una marea infinita di carne, ossa e malignità che si sparge in ogni direzione con lo scorrere dei flussi dimensionali.

    La lama di Amaterasu e quelle di Libra tagliano mostri senza difficoltà alcuna, le esplosioni cosmiche della più potente tecnica di Alexis fanno strage, molti dei nemici si perdono nei meandri della dimensione, eppure c'è qualcosa di strano nelle loro reazioni, nello scorrere di energia corrotta che sta attraversando tutti i vostri nemici in maniera continua; le loro forme iniziando a respingere le vostre offensive, come se il cosmo corrotto stesse modulando le creature in maniera ottimale per contrastare i vostri poteri.
    Dovete fare in fretta.



    Dall'enorme bestia falciata da Amaterasu si propaga un flusso cosmo cremisi, tutta l'energia che era era stata infusa in lui dagli altri viene passata in maniera disgustosamente armonica verso il resto dell'orda, ma il signore della corte di mezzanotte non ha il tempo per preoccuparsi di questo, e nemmeno delle esplosioni di cosmo corrotto che disperdono le sue fiamme.

    Con il suo ultimo respiro sta sferrando un poderoso colpo verso di lui, un impatto che, per quanto portato con lo scopo di fare più danni possibile prima di perire, lo spingerebbe esattamente in mezzo all'orda sconfinata di corrotti, che si sta aprendo come le fauci di uno squalo, pronta a circondarlo e ghermirlo da ogni direzione.

    Alexis e Kyros, invece, vedono chiaramente che l'orda di corrotti sta venendo pervasa da una nuova energia cosmica, connessi come da una rete continua. Quest'energia sta venendo protesa non solo verso di voi, ma anche verso gli uomini della Grado che vi stanno supportando.
    Ogni singolo corrotto sta per scatenarvi contro una tempesta continua di raggi, una marea di morte e distruzione che vi travolgerà tutti.



    Puntano evidentemente a farvi a pezzi tutti immediatamente.

    Gli scudi sono a terra, rispondete al fuoco! Fuoco a volontà!

    I costrutti della Grado, considerati i danni sostenuti precedentemente dai loro scudi, tendono le loro armi verso i nemici, nel tentativo di abbatterne quanti più possibile o di intercettare i colpi nemici prima che vi raggiungano.
    Ma è ovvio che non riusciranno nello sforzo da soli.

    y8k159l

    Amaterasu: i corrotti si liberano dalle fiamme con un'esplosione di cosmo. Fai male al corrotto grosso che, però, passa tutta l'energia di prima al resto dell'orda. Prima di morire ti tira un enorme ceffone (Attacco Debole), che ha scopo di buttarti dentro un ammasso particolarmente sostanzioso di corrotti, dove sarai pestato potentemente da ogni direzione (Attacco Forte).
    Alexis e Kyros: tutti i corrotti stanno sparando una pioggia continua e totale di raggi per spazzare via voi e la Grado. Considerateli, come prima, fulmini straordinari corrosivi.
    La grado inizia a fare fuoco visto che gli scudi sono danneggiati da prima.
    Tutti: notate che i corrotti stanno, in qualche modo, iniziando ad acclimatarsi ai vostri poteri. Il loro output cosmico aumenta, e si sta facendo più etereo e spirituale. Per ora questa sorta di difesa è facilmente superabile aumentando in maniera irrisoria la forza degli attacchi, ma capite che dovete finirla quanto prima possibile o diventerà molto problematica la cosa.

    Avete fatto male male all'orda, ma ora loro cercano di ricambiare il favore.
    Tutti gli attacchi sono a Divina.

    Tempo limite di 7 giorni, a voi :riot:
     
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    73dc1cb515fd3572e7e4d808fe1b6505 Sembra sempre impossibile, finché non viene fatto





    Si dice sempre, vero Amaterasu o mi kami? Sembra sempre tutto impossibile ma in fondo serve solo la volontà. Quella forza irrefrenabile che ci spinge a compiere qualcosa di indescrivibile. E solo allora che diventiamo qualcosa di unico elevandoci fino alle stelle. Fino ad un nuovo orizzonte.




    L'epica non c'era. Né lieto fine.
    Non vi era il cavaliere sul suo stallone, bello e invincibile, che salvava tutti e tutto, non vi era nulla di tutto questo.
    Non vi era il duello tanto caro all'epica, in uno scontro mortale uno contro uno, con il guardarsi negli occhi, con il parare e l'attaccare in una danza mortale e orgogliosa.
    Non vi era nulla di tutto questo.
    Vi era un mare di merda e piscio. Vi erano le urla di amici e nemici, vi era il sangue che si mischiava l'uni con gli altri, vi era soffocare tra corpi morenti, vi era chi gridava rabbia e bestemmie e chi rantolava il suo ultimo respiro con la speranza – infranta o meno – nel cuore.
    Vi era chi combatteva per la vita e la morte, vi era chi uccideva e chi veniva ucciso. La lama che penetrava nelle carni, un fucile abbattersi per terra senza che nessuno lo raccogliesse, in quella devastazione senza senso dove i volti, deformati e pazzi, si mischiavano e si fondevano in un uragano rosso sangue.
    Chi si tirava su a fatica, chi cadeva e ci rimaneva, chi moriva e chi non voleva farlo ancora. Chi proteggeva e chi si gettava su prede ferite smembrandole con urla bestiali mentre gli occhi erano un qualcosa di indefinibile.

    Questo vide durante quel colpo.
    Sentì la potenza di quel colpo sullo sterno che mozzò aria nei polmoni, facendo tossire sangue e dolore.
    Sentì il dolore divampare in tutto il petto, il sangue in bocca, un rivolo su di un angolo, e per un momento tutto si fece bianco e silenzioso.
    Un attimo in cui tutto rallentò al tal punto da fermarsi persino.
    Vide quella zampa enorme, la vide eppure non riuscì a difendersi. Anche nella fine non voleva lasciarsi andare ma continuava a battersi.
    Come una coda di lucertola che, staccata, continuava a dimenarsi.
    Eppure quell'ultimo guizzo fu terribile. L'anelito della non vita contro la Vita stessa.
    E come sempre, il male oscuro e tenebroso fece scempio di Amaterasu. Perché da serpente qual'era si mosse nascosto e scattò facendo baluginare i suoi denti aguzzi.
    Le sue spire si chiusero a morsa sul corpo dell'araldo.
    Il mondo si rovesciò, il respiro si mozzò in gola, i polmoni divennero fuoco, un grumo rosso chiazzò l'orizzonte cadendo su un terreno fatto di viscere e merda.
    Un plic che venne ghermito da quella bestia che erano urla che cozzavano le une sulle altre.
    Venne gettato, come un pezzo di carne, in mezzo a quelle bestie. Poté sentire il loro fiato, la loro volontà di ucciderlo, sembrò come se addosso avesse un sudario di angoscia.
    Come se la sua intera esistenza si annullasse. Il suo paradigma sembrò come stuprato, come se annaspasse, come se stesse affondando in sabbie mobili di infinite coscienze che erano diventate una e una sola. Non vi era nessuna melodia. Solo un infinito e turpe suono.
    Un unicum.
    Una nota così bassa e lugubre da sfondargli i timpani e devastargli l'anima.
    E lui era lì. In un gorgo senza confini, senza contorni, in un posto che non era un posto.
    Sprofondava solo. Kusanagi e la spada di Athena si liquefarono nelle sue mani, nero che inghiottiva il bianco lucente della Darian.
    Sentiva freddo. Il cuore battere.
    E poi l'urlo.
    La difesa. La coscienza che tornava. La vita che voleva essere. Che non voleva annullarsi. Il principio Regolatore che si ribellava a tutto questo.
    Il Codice Originale che si attivava per difendere e difendersi.
    E la Terra venne chiamata e rispose.
    Un armatura irta di spine, una difesa intorno a quel corpo che stava venendo martoriato.
    Dove le zanne squarciarono il deltoide, mentre un pugno si abbatté sulla tempia fracassando l'elmo della darian.
    L'occhio maciullato da tale violenza.
    Violenza. Si...era una violenza senza pari. Un odio così viscerale da sentirne quasi il sussurro bastardo nelle orecchie. Un veleno che bruciava i timpani e l'anima.
    Eppure Amaterasu non era ancora sopraffatta.
    Nel Nero Totale e amorfo ecco che la luce danzò. Vibrò. Un battito. Un pulsare distinto da quella nota lugubre e bassa.
    Amaterasu tornava.
    E l'urlo di rabbia di Amaterasu sembrò strappare quelle fauci da squalo in cui era stato gettato come un pezzo di carne.
    Non era una preda.
    Era un predatore. E come tale avrebbe dato battaglia. Avrebbe mostrato i suoi artigli e zanne.
    E sfruttando la forma vento girò su se stesso, lasciando che l'armatura di terra con i suoi spuntoni iniziassero a partire in ogni direzione esplodendo.
    Come granate.
    Una deflagrazione continua di esplosioni di spuntoni di roccia e terra insieme a folate di vento che tagliavano e squarciavano. Doveva aprirsi un varco e poi ritornare dalla sua corte.
    Corte di Mezzanotte che non era ferma anzi era pronta di nuovo a mettere alla prova la Corruzione e la sua non vita. L'impatto ancora perché il loro Imperatore era in pericolo e si gettarono in quelle fauci e fu sangue e budella che schizzarono ovunque.
    Teste e cuori spappolati. Ossa rotte in un pantano fatto di cadaveri.

    Amaterasu era ritornato in mezzo a loro, alla sua corte, che si chiuse in una foresta di volontà fatta di acciaio rutilante e determinazione tagliente.


    L’uso migliore della vita è di spenderla per qualcosa che duri più della vita stessa.



    E la sua non era un eccezione. Anzi era il significato. Il concetto. L'esempio. Su quell'altare del sacrificio e del proteggere a cui aveva consacrato questa magnificenza.
    Lì davanti agli occhi della Madre, lei aveva giurato. L'Imperatrice che si inginocchiava per servire. Per preservare.
    Solitaria e imprevedibile. Da sola di fronte all'Oscurità. La Spada Nelle Tenebre.
    Si rialzò barcollando. Sentì la gamba cedere, si impose di rialzarsi. Anche se questo significava tagliarsela per farlo.
    Sentiva il sangue colare lungo la bocca e il collo, penetrare nella sua darian, scivolare lungo la schiena, il braccio intorpidito.
    Tremavano le mani. Erano state così pesanti le sue armi? Era anche così difficile respirare...cadde di nuovo.
    Infilzò la spada in quella terra tetra...

    «Fi..glio...»

    La sua terra soffriva eppure ancora vi era vita. Ancora le onde lambivano le coste. Vi era la sabbia a mischiarsi all'acqua. Vi era una leggera brezza su quelle onde, che passava accarezzando spiagge e foreste, sfiorando – come mano di amante – il Monte Fuji.
    Vi era un uccello che beccava una ghianda. Due donnole che correvano. Una delle due teneva quello stesso uccello in bocca.
    Vi era ancora qualcosa per cui battersi.
    Una foresta. Un lago. Una famiglia stretta a pregare, un fratello che proteggeva la sorella più piccola.
    Due uomini che si odiavano combattere fianco a fianco riscoprendo un antica amicizia. Un amore che tornava. Una promessa non mantenuta ma che ci si sforzava di porre in essere.
    Un padre tra i Giganti di questa Realtà con un fucile in mano, un altro su un mezzo corazzato morire sotto un fascio di raggi, un altro a combattere per un figlio che doveva nascere.
    Sputò e tossì sangue. I suoi polmoni bruciavano. Erano come magma nel suo petto, anche respirare sembrava impossibile.
    L'aria era come se fosse divenuto fuoco e veleno. Ad ogni respiro la tosse squassava il suo corpo facendolo quasi soffocare.
    E quindi doveva starsene seduto a riposare?
    Respirò. Ingoiò il conato di sangue e si rimise in piedi. La gamba era spezzata in più punti.
    Di solito nell'epica era il momento in cui l'eroe si mostrava per quello che era, andando oltre le avversità, dove la donna che amava ricambiava il suo amore, dove il bene trionfava e persino il malvagio si scopriva puro di cuore.
    Il miracolo che scendeva dall'alto dei cieli inondando di luce i prodi che ancora combattevano, arrancando su di una collina sotto un nugolo di frecce; quando la morte di un amico apriva la possibilità per un mondo e una storia nuovi.
    Quanto avrebbe voluto che fosse un romanzo. Un epica.
    Il bene che trionfa. L'oscurità sconfitta. Ma questa era una vera guerra. Era la realtà dei fatti.
    Dove gli eroi morivano, dove gli uomini cadevano e le speranze a volte venivano infrante.
    Dove le bestemmie si mischiavano ai rantoli di agonia, alle urla disperate di chi si aggrappava a quella vita che sentiva scemare tra le dita come fine sabbia.
    Alle urla animalesche di chi predava vite e si beava di tutto questo. Di chi calpestava e di chi uccideva. Di chi difendeva e di chi cercava strenuamente di resistere.
    Non era il campo di battaglia degli eroi.
    Era un campo di battaglia bastardo e osceno.
    Non vi era bellezza o onore.
    Vi era solo vincere o essere sconfitti.
    Sopravvivere.
    L'epica era per i libri. Qui vi era acciaio e sangue. E quindi doveva rimettersi in piedi. Ora.
    Perché la sconfitta non era un opzione per l'Imperatrice. Non era nemmeno la sconfitta. Nemmeno ritirarsi.
    O avrebbero vinto oggi o sarebbero tutti periti lì. Ed ognuno della sua corte lo sapeva. Ognuno della sua corte era pronto anche a questo.
    Nessuno di loro avrebbe ceduto un centimetro.
    Lo avevano fatto per troppo tempo. Da quando questo tumore si era palesato. Avevano ceduto, pezzo a pezzo, questa Realtà, lasciato soli gli uomini, si era allontanata, si era data le colpe eppure ora era lì a combattere.
    Degna o meno.
    Giusto o sbagliato che fosse ancora un Araldo.
    Lei era lì e lì sarebbe rimasta fino alla Fine. Qualsiasi fine vi fosse in questa Storia.
    Ma che non si dicesse che Amaterasu o mi kami fuggisse o venisse presa dal panico o dalla disperazione, che contro la Nera Marea oppose fiero il sorriso, la sua spada levata in alto, la sua darian seppur distrutta ancora vi era a proteggere quel corpo maciullato ma che si muoveva ancora perché VIVO.
    E quindi poteva agire. Poteva fare. Aveva ancora speranza perché solo nella fine, quando le pagine della nostra vita sono finite che allora, quieti, dobbiamo chiudere questo libro e lasciar posto ad un altro.
    Ma vi erano ancora pagine nel suo, quindi


    IN PIEDI



    E Amaterasu ruggì per il dolore, la rabbia e la volontà. Mise il suo peso sulla spada e si rialzò. Grugnì mentre il sudore si mischiava al sangue e alla terra. I suoi capelli erano madidi di sudore, eppure ancora vorticavano gli elementi intorno al suo corpo.
    Il respiro corto. Lo sforzo immane eppure era in piedi, zoppicò e ogni passo era una stilla di dolore che rendeva il mondo bianco, che toglieva suono e pensiero.
    Si pulì con il dorso della mano il sangue raggrumato sulla bocca.
    Respirava mentre quello che sarebbe accaduto da lì a poco avrebbe sancito la linea d'azione e di pensiero.
    In quel libro della vita che era Amaterasu andò a cogliere un ricordo. Un capitolo non dimenticato ma solo passato.
    Eppure era stato. Eppure per lei era come se fosse il suo.
    Anche allora qualcosa di simile era accaduto.
    E alzò i suoi occhi al cielo, mentre Shinatsuhiko, il Dio della tempesta, lo sorreggeva.
    Lui sempre borioso e altisonante ora restava in silenzio guardando il volto sofferente dell'araldo che guardava la Corruzione e quello che stava facendo.


    «Amaterasu...»

    Un bisbiglio che fu una preghiera. Cosa potevano fare di fronte a tutto questo?
    La corruzione si stava adattando ai loro poteri, questo significava che più combattevano più avrebbero perso perché sarebbero caduti nelle sabbie Mobili.
    Più combattevano più affondavano. Ma se restavano fermi sarebbero sprofondati più lentamente ma non sarebbe cambiato nulla.
    Ecco la disperazione. Ecco cosa faceva la Corruzione alla vita. La rendeva come le sabbie Mobili. La disperazione che portava a desiderare la fine come ultimo baluardo. Come se la morte fosse stata la risposta, come se avessimo trovato il senso di tutto nel suo triste abbraccio.
    Ma che poi non era un abbraccio. Ma una tenaglia che ci avrebbe spappolato l'anima.
    Perché distruggeva anche quest'ultima speranza.
    La Corruzione era un predatore subdolo che toglieva tutto questo. Speranza. L'attesa di un qualcosa. Il divenire. L'orizzonte di un sogno. Il desiderio di un amore che tornava o che poteva essere. Un evento.
    Un altra emozione che desse senso e, perché no, la volontà di continuare a camminare su questa strada detta vita.
    La Corruzione annullava tutto questo facendo essere il Tutto null'altro che un amorfo grigio da cui non trovavamo risposta o senso. E da esso angoscia e disperazione nascevano.
    E il suo sussurro diveniva dolce miele. Una coppa d'acqua da cui dissetarsi dopo aver attraversato il deserto arido di una vita con solo sabbia sotto e un cielo sempre uguale sopra.
    La passività...il dolore, la sofferenza sono sempre caratterizzati da una sorta di stasi e quiete. Ma se da esse nasceva la scintilla che ci portava a camminare, ad avventurarci su qualche altra strada allora erano state buone ma se così non fosse stato allora angoscia e disperazione avrebbero ghermito anima e mente fino a distruggerci del tutto.
    La corruzione era angoscia e disperazione. Che portavano in un limbo di dimenticanza e di grigiore.


    Poteva permetterlo?!





    La speranza cos'era? Un moto a luogo.
    Ed eravamo attivi quando con la speranza andavamo verso il tempo e non quando con l’attesa aspettavamo che il tempo venisse verso di noi.
    La passività portava all'angoscia, alla disperazione a e alla morte. Perché diventavamo burattini mossi da fili invisibili e anche tutto quello che era bello sarebbe divenuto una tomba aperta, dove il suo grido muto avrebbe dilaniato la nostra anima.
    No...dovevamo essere attivi e muoverci verso un quid. Ovunque esso fosse o si trovasse.


    Non nelle Mani di Dio voglio essere, ma solo nelle mie. Non vedo uscita eppure me la scavo con le unghie.




    Si...ecco cos'era la speranza. Ri-assumere il proprio passato togliendogli l’onore di dire l’ultima parola sul senso della propria vita.
    Come doveva essere fatto. Non nel passato, ma nel futuro. La speranza al di là di questo grigio e allora avremmo scoperto che un raggio di luce sarebbe stato.
    Strinse le sue armi.

    Tutto sarebbe stato ora.
    Avrebbe stretto le sue armi. Non avrebbe lasciato la speranza. Ma le avrebbe bagnate con esse e con esse avrebbe portato la Guerra fino al cuore del Sole Nero.
    E i fotoni si mossero a creare un armatura di luce solida e lucente. Una protezione per l'attacco risolutivo.
    Si stavano adattando...eppure in mezzo a questa cacofonia indefinita vi era un qualcosa che non conosceva stasi, requie, sconfitta, terrore o angoscia.
    Il suo unico occhio pulsò di un qualcosa di indefinito. Era il Codice della Realtà.
    Lo vedeva. Inscritto in ogni cosa.
    E respirò...


    «Lasciami...ho ri...posato abbastanza.»

    Si. Non era tempo ancora di chiudere gli occhi e farsi cullare da un vento ribelle. Non era ancora questo il tempo. Un giorno sarebbe arrivato anche per lui il momento di chiudere il libro. Di scrivere l'ultima pagina.
    Ma non oggi.
    E chiuse l'unico occhio sano. Mentre la sua Corte si spostò.
    Gli uomini avevano bisogno di loro. Quell'attacco era devastante. I due gold saint non potevano resistere a lungo.
    Ma allora perché Amaterasu o mi kami restava immobile?
    Poi un fremito nei loro cosmi. Era Amaterasu? Amaterasu ruggiva nei loro cuori. Era il suo fuoco che trascendendo passava ad ognuno di loro. Li chiamava a sé.
    Ad unirsi a lui. Nella sua immobilità era ovunque allo stesso tempo. Era la terra. Il vento. Il sangue. Era il Monte Fuji.



    I Titani sono Infinito. Sono forze così antiche da trascendere il pensiero. Sono forze portanti. Forze che trovano la loro forza in quel contrasto di energie pure da cui l'Universo si generò. Crearono. Ma distrussero anche perché costantemente alla ricerca della sublimazione del proprio ego.
    Ma gli occhi di Amaterasu brillavano di altro. E trovò nel libro della sua Storia quel capitolo. Quel dato momento.



    «Io sono sempre con tutti voi. Sono con voi ovunque. Quando odiate e quando siete innamorati. Quando vincete e perdete. Quando cadete e vi rialzate. Sono con voi in ogni vostro passo.
    Nelle tenebre così come nella luce.
    Io che non sono nulla, io che non sono nessuno vi rendo onore ESSERI INVINCIBILI. Perché solo da voi viene la vera forza. La mia forza.
    Io non sono che una lama nelle vostre mani. Perciò usatemi. Siate degni di quello che vi lascio e di quello che vi dono.
    Insieme...perchè noi siamo. Noi viviamo. Noi siamo qui ed ora perché l'abbiamo deciso...e chi afferma e agisce allora può tagliare Dio stesso.
    Usatemi...»



    E il suo cosmo ruggì immenso e terribile e allo stesso tempo quiete e dolce.

    TAGLIATE




    The rite of spring.
    Il momento in cui tutto diveniva singolare. Dove qualcuno narrò l'inizio di un qualcosa di terribile.

    - Era strano come si poteva comprendere tanto da una persona solo vedendo come interpretavano una stessa attività: il fuoco e il veleno di Harlan bruciavano consapevoli del male che causavano, malinconici ma anche con una rabbia e un sentimento di rivalsa che il maori non aveva mai visto nella sua giovane vita. Charlie invece era letteralmente pura elettricità e non parlava solo della sua essenza elementale… non sembrava voler essere ostacolata da niente e nessuno, esprimeva solo voglia di libertà e una forte allergia a seguire alla lettera il piano stabilito. Infine Moko, spaventato ma con una determinazione granitica e un cuore ribollente come il nucleo del pianeta

    Ogni variabile nella complessità della vita è minuscola, ma è nella totalità delle varie sfere che l’ambiente diventava una forza spaventosa. Idrosfera, litosfera, atmosfera, biosfera si univano e scontravano tra loro in continuazione. Questo sarebbe stato solo una interazione più… intensa.

    Dritti in fila davanti alla carica dell’immonda creatura che emanava versi acuti, loro non si spostavano, ma ardevano ancora di più il loro Cosmo, sempre di più, di più, così flebile davanti alla potenza del mostro spaventoso e orribile, capace di distruggere ogni cosa al suo passaggio.

    Ma non si spostarono.






    Grazie Moko. Grazie Charlie. Per quell'attimo. Per questo passato. Per questa azione che ormai diviene paradigma. Perché Amaterasu prese questo ricordo e lo fece suo e fu allora che ancora una volta pregò il fuoco della salamandra. Tanto caro. Tanto invidiato ma ormai suo.
    E Harlan fu lì ancora una volta. Lo sentiva bruciare nel suo cuore, nel suo petto, maledettamente rabbioso e disperato, cinico ma profondamente romantico perché solo chi sa soffrire poi sa amare così violentemente e con una passione tale da sembrare un fuoco che non conosce limite.
    E dal Brasile si levò la marea dell'unico braccio donato in una battaglia infame eppure la promessa fu sancita e Amaterasu non dimenticava mai.
    Amacunu fumava e sorrise. Una risata così contagiosa da essere acqua di fonte scrosciante. Dove tutti si potevano dissetare. Che era per l'uomo e il capibara. Per l'albero e per il virus.


    «Ma guarda...così si rifà eh?! Ma come copiamo bene.
    Cosa? Hai bisogno anche di me? Oh ma che caro che sei. Così caro da essere così maledettamente indigesto.
    Prendi il mio veleno. Fagli sentire il mio pugno. Perché ovunque sarà Harlan anche io sarò lì con lui.
    Sempre



    Astolfo si stava cibando di corrotti. Si stava leccando le labbra dal sangue che colava da quelle carcasse putrescenti. Lui che era solo veleno e Morte alzò gli occhi al cielo e rispose a quel vento lontano che chiedeva aiuto.

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    «Ricordiamoli cosa eravamo!»





    Il Monte Fuji eruttò lapilli e orgoglio. Richiamato dalla forza della sua Imperatrice il suo fuoco venne lanciato fino a lambire il cielo, mentre la Terra si crepò e fiumi rossastri si aprirono sul fianco della Montagna Sacra.
    Il Giappone tremava ma non di paura. Non era la paura a muovere Amaterasu che in piedi richiamava a sé tutta la forza della realtà. Ogni Inizio. Ogni vita che vi fosse.
    Il Sole brillava e la sua Corte rispose.
    L'Inizio in ogni sua forma. In infinite forme.


    La terra di Sampitalakamui.
    L'oscurità di Menreiki.
    La rivalsa e l'odio di Astolfo.
    La rabbia e il pugno contro il muro di Harlan per ogni ferita ricevuta.
    Il fucile di Nikolaus.
    Il fulmine di Shinatsuhiko.
    Le lacrime di bontà di Eunoé
    Il martello e la Fine di Chernobog
    La forza incontenibile di P.A.N
    Il sorriso di Moko.
    L'irrefrenabile e selvaggia volontà di Charlie
    Era il Giappone
    Era la Corte di Mezzanotte
    Era chi combatteva in quel momento contro il Nulla e l'annientamento come Individui.




    IO SONO LORO
    LORO SONO ME




    Il cosmo e lo spirito su Kusanagi. Gli elementi sul filo della spada di Athena. La gamba faceva male. Che importava?
    Nulla.
    Non era importante ora. Perché avrebbero devastato l'intera corruzione. Divorata fin nella loro più intima essenza.
    Un estinzione di massa.
    Perché anche questo erano i figli di G.E.A.
    Non erano solo difensori di una Realtà erano anche i suoi più grandi guerrieri. E Amaterasu era un Araldo. Era l'essenza di G.E.A inscritta nel Codice.
    Il Pilastro. Uno dei Cinque.
    Non il più forte o intelligente ma di certo quello che non si arrendeva mai. Era Nutrisco et extinguo.
    Estinguere quella massa tumorale per nutrire quello che di buono c'era ancora. Il Giappone che non si arrendeva ancora. Così come la Fondazione e i gold saint.
    Athena.
    Per questo era lì. Per questo scopo. Per nutrire e divorare. Difendere e attaccare. Con tutto quello che aveva con tutto quello che possedeva.

    I Titani erano infinito ed erano enormi. Erano al di là di tutto e tutti. Anche di lui stesso. Ma in quel momento persino un Titano avrebbe tremato. Avrebbe fatto tremare il Sole Nero.
    Lo avrebbe reso pazzo. Lo avrebbe fatto letteralmente cagare sotto.
    E poi gli avrebbe dato la caccia fino a sgozzarlo come il maiale che era.


    La gamba buttò sangue ma continuò ad aumentare il suo cosmo, ad unirlo agli elementi turbinanti e in quel momento rivide Nero e Bianco.
    Puntura e Tavola.
    Vide le loro piccole mani strette. Insieme. Si...così doveva essere. Così sarebbe stato.


    Vi dono questa Realtà. Questa responsabilità. Vi dono ogni cosa di me. Vi dono la mia speranza e il mio amore. Vi dono tutto.
    E a te, madre, dono ancora la mia vita.



    Ora non si domandava più se fosse degno. No. Aveva riscattato il suo onore. Aveva riguadagnato il suo orgoglio. Aveva ingoiato letame e e fiele eppure il suo pugno era serrato e non domo.
    Non si domandava se fosse degno, ma se poteva farlo.
    Se ne fosse capace. Non più degno...ma se avesse il braccio saldo. era degno...ora avrebbe provato la forza dei suoi convincimenti e della sua volontà.


    Non mi pento di nulla. L'unica cosa di cui mi pento è di avere solo una vita da darvi!
    Da dare solamente questa sciocca vita ad ognuno di voi!




    Si adattavano? Mutavano? E come farlo se in quel colpo vi era l'infinità della vita, la distruzione più pura?
    Vita e Corruzione che si affrontavano. Il turbinio degli elementi. L'inizio di ognuno di loro. Ogni loro paradigma ed essenza, quello che li formava, sogni e speranze, odio e amore.
    L'Io nella sua forma più semplice.
    E le spade di Amaterasu vibrarono. Cantarono la melodia della distruzione e della creazione. Cantarono di G.E.A e dei suoi figli. Cantavano per gli uomini. Cantavano e quel canto avrebbe raggiunto ogni stringa del Codice del Sistema Realtà.


    Perché i Corrotti erano Uniti, ma i frammenti di Vita combattevano Insieme.

    Questa era la loro Forza.
    Questa era la loro Armonia.
    Questa era...


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    - GEA STIGMATA





    E il colpo di Amaterasu, carico di tutte le loro essenze, sarebbe stato bordata e tempesta. Fuoco e vento. Cosmo e spirito. Il tutto e il singolare.
    Amaterasu vibrò il colpo insieme all'urlo della sua corte, del Giappone, del Fuji, di Astolfo, di Draka, di Amacunu di ognuno di loro uniti.
    Insieme avrebbero cantato e ballato sul ritmo più puro e melodioso che ci potesse essere.
    Quello della


    REALTÀ







    CITAZIONE
    ENERGIA: Viola

    STATUS DARIAN( LV VII): Distrutta in più punti.



    STATUS FISICO: Shock nervoso danno alto. Sangue dal naso e dalle orecchie. Scarsa lucidità.
    Danno critico al corpo sotto forma di ferite da contusione.
    Braccio rotto destro, gamba destra rotta, costole, un occhio strappato. Dolore su ogni centimetro del corpo, tagli ed escoriazioni insieme a lividi più o meno estesi su tutto il corpo.
    Danni agli organi interni.
    Respiro difficoltoso, emorragie gravi.



    TECNICHE UTILIZZATE:

    ABILITà:
    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perchè non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    :: Abilità Arma

    La Vita è Straordinaria
    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.

    :: Abilità Cosmo Straordinario

    La Vita è Carne e Anima
    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma sopratutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.

    :: Abilità Spirito

    Riconoscere la Vita in ogni forma
    « Non devi ascoltare ma percepire»

    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può comunicare telepaticamente con le persone che lo circondano.

    :: Abilità Telepatia



    NOTE: Uso la forma terra per parare i danni, come se fosse un armatura irta di punte e aumentare la mia difesa. Ma amaterasu ne esce male, alcuni si infilzano da soli, altri non riescono a ferirla ma questa è la corruzione e Ama ci sta in mezzo quindi i danni che prende sono CRITICI, in tutto il corpo.
    Ma usando quest'armatura di terra,insieme alla forma vento per dare forza di penetrazione, la riforma in una sfera e rigirando su se stessa la fa esplodere a mò di grandinata per allontanarsi il più possibile da questa stretta mortale[ATTACCO DEBOLE E RIPOSIZIONAMENTO]. E qui arriviamo all'attacco forte..


    Di mio in questo post non c'è assolutamente nulla.
    Se volete fare dei complimenti fateli a dorcas ,bieffe ed eden. Io sono solo un coatto poco bravo, che ha usato le loro idee.
    "Gea Stigmata": più che una tecnica reale, è un effetto che si crea quando tre o più Eletti o Araldi di Gea concentrano il loro cosmo in modo distruttivo, unendo gli effetti dei loro paradigmi e poteri. In tal modo è possibile ricreare in modo concentrato e in piccola scala una "Estinzione di Massa". Gli effetti variano a seconda dei poteri mesciati fra di loro.
    Questa è la spiegazione di questo effetto riprendendo la spiegazione di eden durante la quest Stabilizzarsi.
    Io, essendo un imbecille coatto romano, lo uso a scala Araldo + Corte di Mezzanotte.
    Carico ogni mia forma nella spada di Athena, il cosmo e lo spirito in Kusanagi, mentre la corte di mezzanotte si unisce a questa danza. A questa immane melodia.
    Se la Corruzione è Uno, riprendendo i vari post contro Karl -quindi che si stanno adattando anche qui ai nostri poteri-, gli eletti e gli araldi sono il singolare senziente che, volutamente, si uniscono insieme facendo fondere i loro cosmi. Essendo Amaterasu l'Inizio, quindi il codice da cui tutto parte, convogliano su di lei l'intera potenza, sopratutto sulle due spade perché il Taglio di Amaterasu divide il Tutto. Crea il singolare e il mutamento e quindi se la corruzione si adatta e porta ad un tutto indefinito e senza senso, ad una sola mente, ingloba e fa non morire, quindi è un bug totale del sistema, vediamo come reagirà a questo taglio che continua a mutare, cambiare, divenire. Centinaia e centinaia di cosmi e volontà che autonomamente scelgono, volontà che VOGLIONO fare qualcosa. Quindi l'azione che tanto cara è ad amaterasu e a chi scrive malamente questi concetti.
    Un caos ribollente di scontro e incontro per generare e non per arrestare.
    In poche parole, detto alla romana

    ADATTATEVE A 'STO CAZZO!

    Il resto lo lascio ai due baldi giovani che sapranno sfruttare tutto questo per dargli la mazzata, si spera, finale.
     
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    E
    quando l'assoluta e forse folle determinazione di Amaterasu si rende manifesta, quando la lama di cosmo falcia corrotti su corrotti, distruggendo l'unità organica di una formazione che era stata totalmente perfetta fino a quel momento; se l'attacco precedente di Alexis, portato con una potenza al limite del divino, è stato fondamentale nel far vacillare quella marea di blasfemia, la lama dell'Araldo infrange l'unità di essa.
    Eppure gli strali di elettricità corrotta viaggiano nell'aria vuota della Dimensione Oscura, pronti a ghermire tutti voi. Finché...

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    L'orda si dissolve, e il cosmo che animava i suoi attacchi insieme ad essa. Più che dissolversi viene richiamata a viva forza da un potere invincibile, un potere così grande da riuscire a perforare l'integrità strutturale della Dimensione; i singoli corrotti lasciati superstiti dal vostro assalto mutano in bruma rossa, la loro forma fisica di disgrega e tutto ciò che lo compone sta venendo richiamato in in un altro luogo, sul piano materiale.

    E la cosa coinvolge anche voi.

    Lo spazio si infrange, e all'incomprensibile vastità che si trova oltre il velo dimensionale si sostituisce l'aria famigliare del mondo fisico.
    E alla consapevolezza di dover combattere insieme per le vostre vite, viene la realizzazione che basta uno sforzo per far finire ogni cosa.

    Ancora un ultimo sforzo.

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    L'orda corrotta viene richiamata al di fuori della Dimensione Oscura, unendosi a quella che si trova nel fronte finale.

    Vi trovate sulla spiaggia assieme insieme ad Atena e agli altri.
     
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    Amaterasu avanzò. Due passi in avanti. La gamba maciullata ormai non la sentiva più. La darian a pezzi a proteggere ancora quel corpo maciullato e ferito in ogni dove. Il respiro della Corte di Mezzanotte che vibrò di pari intensità alla spada di Athena e di Kusanagi. Il Cosmo e lo Spirito che vorticarono in ogni dove sotto forma di magatane, mentre gli elementi furono liberi di essere nella loro più intima essenza.
    Quel taglio attraversò lo spazio dimensionale del gold saint di Gemini, attraversandolo in ogni sua parte. L'obbiettivo era la massa infinita di corrotti che, a mò di tumore, si stava sempre più moltiplicando ed espandendo.
    Eppure trovarono un Muro. Un qualcosa che affondava le sue radici nel Principio dell'Idea di G.E.A.
    E fu allora che quel taglio esplose attraversando l'esercito della corruzione nella loro più intima essenza. Nel loro essere. Nel loro Io.
    Nel presente. E furono come la chemioterapia che niente lasciava sul suo passaggio.
    Perchè loro erano la cura. Necessaria. Anche se distruggevano. Ma la vita trovava sempre il modo di rinascere, di riformarsi anche se a pezzi. Lo sapeva bene Draka provandolo sul suo corpo e nella sua anima, lo sapeva di più Amaterasu essendone il cardine.



    FzKg




    Luce e oscurità Fulmine e vento. E il simbolo di Amaterasu si accese in ogni dove. Come glifi che si imprimessero in quella massa informe, con un unica volontà dominante che era solo un carcere per tutti loro. Quel simbolo era di rivalsa. Era di libertà. Scardinava ogni cosa, distruggeva e riportava l'Ordine lì dove vi era solo aberrazione. La pazzia di una massa tumorale che voleva rendere il Tutto e il Singolare vuoti di ogni essenza. Della musica. Della danza. Dell'imprevedibilità.

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    Quel simbolo si fece strada tra le maglie della Corruzione, sfaldando i legami fisici e spirituali. Distruggendo. Spezzando. Tagliando. Il Tutto che diveniva una singola parte. Frammenti. Ma non più caotici, non più incatenati ma finalmente liberi di essere nel progetto e nel sistema della Realtà.
    L'Equilibrio.
    E il Taglio si fece infinito. Correva. Zampillava come acqua, soffiava come tempesta, inceneriva come il fuoco, abbracciando ogni cosa e ristabilendo l'Ordine lì, in questo Abisso di Corruzione e Caos dove la putrescente idea di un bastardo era solo l'ennessima opera di distruzione di quello che proteggevano.
    E finchè il suo braccio e la volontà che lo muoveva fossero integre non lo avrebbe permesso. Non a costo della vita, ma ponendo la Vita stessa, la sua, in tutto questo.

    Si stava dissolvendo finalmente. Forse...vittoria?
    No.
    Non era vittoria. Era solo il momento in cui ogni cosa doveva trovare il suo compimento. Perché non erano sconfitti.
    L'orda stava venendo richiamata da un potere che non voleva cedere a nulla e a nessuno. Perchè anche loro mutavano. Anche loro si adattavano nell'imprevedibilità di una non vita che era orrenda blasfemia di contro alla Vita di G.E.A. Eppure malevole radici ancora si insinuavano, maledette, in ogni dove. Artigli che affondavano la loro presa ancora di più, zanne che dilaniavano. Un oscurità che crebbe in una nube rosso sangue che tutto avvolse. Non era finita.
    Avevano fermato la prima avanzata. Ma ora il potere della Corruzione veniva richiamato per essere arma e distruzione totale.
    Lo spazio si infranse, e all'incomprensibile vastità che si trovava oltre il velo dimensionale si sostituisce l'aria famigliare del mondo fisico.
    Il ginocchio crollò per terra. Tutto si fece grigio. Poi nero. Solo parole lontane e sempre più fievoli. Non sentiva nemmeno più il Giappone, non sentiva la brezza dell'oceano. Non sentiva il fuoco del Monte Fuji.
    Cadde. I suoi capelli sparsi tra la terra, il sangue e i morti della sua corte. Amaterasu crollò.
    L'invincibile araldo, il Primo tra i Cinque, andò per terra come un semplice soldato, come trafitto da infinite lame.
    Andò per terra e i suoi occhi si fecero vacui. Il tori si spense, l'arcobaleno divenne grigio e poi tutto fu silenzio.
    Solo il pugno ancora serrato...




    [continua qui]
     
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