Amici alle porte

narrato - "parlato" - °pensato°

Arrivano ai confini di Asgard, e lì proseguono a piedi.
Il limite dello spostarsi con le Api, attraverso le lunghe vie dorate del Bosco Sacro, sta nell’etichetta: non puoi penetrare nei domini di un altro e poi andare a chiedergli udienza. Non si fa.
E quindi si espongono ai latrati del vento di metà pomeriggio, prodromi di una delle notti assassine che hanno reso quell’inospitale contrada così celebre. Jerome è abituato al Polo Nord, quindi la cosa non lo disturba nemmeno troppo… non è proprio sicuro del suo compagno di viaggio.

G.P. non parla molto. Per la verità, non parla affatto. Jerome ha imparato a rispettare il mutismo del suo commilitone, per quanto ancora non sappia se sia voluto o fisiologico. Certo è che quando ce n’è bisogno, l’Eletto del Cordyceps sa come farsi sentire.

Lui indossa abiti che ha trovato nel Tempio delle Tenebre, in una delle numerose sale, stanze e ripostigli che ha scoperto in quello stupefacente edificio: abbigliamento a metà tra presente e passato, fatto per durare e proteggere ma, nota, non privo di una certa eleganza da film in costume: una tunica e un paio di pantaloni di una maglia che non ha mai visto, caldi ma leggeri, di una resistenza quasi a prova di coltello. Sembra di indossare una cotta d’arme. Sono di colore grigio brunito: lo ha preferito al più banale nero, che tra l’altro è anche il colore della sua… diciamo, dell’altro suo vestito.
E’ invece nero il mantello foderato di pelliccia -sospetta sia d’orso- che ha scelto per avvolgere il tutto. Gli stivali sono rinforzati di metallo sulle punte e sui talloni e danno l’idea di poter resistere per generazioni.

Sospetta che ad Asgard non lo stiano aspettando, infatti le guardie all’ingresso della città sono alquanto sorprese.


“Altolà! Identificatevi!”

Anche in quei tempi bui, secondo lui sono più sconcertate dal fatto che due forestieri siano così pazzi da andarsene in giro poco prima che cali il buio che dalla loro presenza pura e semplice. Il freddo non ha riguardi per nessuno. Figuriamoci i Corrotti.
Questi ultimi sono il motivo principale per cui si trovano lì. Come membri di una casta guerriera appena rinata, si erano trovati a fronteggiare un pericolo atroce proprio ove avrebbero dovuto essere più al sicuro: il Tempio delle Tenebre, era stato invaso da Dimenticanza, uno degli alfieri più temibili della Corruzione, e la sua stessa essenza, insieme a quella di altri tre Araldi e della stessa Dea Madre, fatta prigioniera. C’era voluto il contributo di tutti per avere di nuovo ragione di quella minaccia.
Appena rimesso il naso fuori dal Bosco Sacro, gli Eletti di Gea avevano constatato che al resto del mondo non era andata meglio. Anche quelli che un tempo erano luoghi di luce e speranza avevano vacillato, o erano caduti sotto i colpi della Corruzione. Conscio del pericolo che rimanere isolati poteva comportare, Jerome aveva proposto di contattare i superstiti delle rimanenti caste per parlare del da farsi. Aveva provato ad avvicinarsi al Santuario, ma una mezza matta, ostinata e decisamente poco sveglia Silver Saint lo aveva impegnato in uno scontro a pochi chilometri da esso. Lo scontro non era durato a lungo, ma non gli era sembrato appropriato presentarsi al Grande Sacerdote dopo avere fatto a pugni con un suo soldato.
Per cui oggi sono lì, lui e G.P., e come spiegano alle guardie chiedono udienza al celebrante di Asgard in qualità di ambasciatori di Gea, la Madre Terra.
L’attesa cui devono sottostare non dura a lungo: vengono introdotti a palazzo quasi subito.

narrato - "parlato" - °pensato°

Entrare a palazzo, attraversare lunghi corridoi in perfetto stile nordico -austeri e dignitosi, senza fronzoli orientaleggianti e ammenicoli di cattivo gusto- è tutt'uno: le guardie conducono i due viandanti al cospetto del padrone di casa.
Il celebrante è alto, ben piantato, i capelli chiari e il viso di chi è abituato a comandare in situazioni difficili rispecchiano appieno la sua dimora. Indossa l'armatura dei cavalieri del Nord: un segno, forse, di quanto, pur non dimenticando i doveri palatini, non trascuri il campo di battaglia, ambiente che forse gli è persino più congeniale.

Non è da solo. Una giovane donna è con lui, e la di lei presenza è anzi più visibile ancora, visto cosa indossa. La sua corazza risplende dei bagliori delle lampade, restituendoli moltiplicati per cento, mille, in un tripudio che quasi ferisce la vista.
Nondimeno, arrivato a pochi passi di distanza, Jerome la squadra per bene. Numi, che bocconcino! Quella ferraglia non riesce a nasconderne del tutto la femminilità, e per uno come lui è una festa per gli occhi. Per non sfigurare in un'occasione così ufficiale, però, Chernobog pensa bene di farsi vivo dentro di lui, influenzandolo quel tanto che basta da mantenere il contegno...

...e poi, c'è l'armatura. Pur non avendone ancora vista una, il Nero giurerebbe che non appartiene ad Asgard: no, quella può solo essere un'armatura d'oro del Grande Tempio di Grecia, il che significa che la sua proprietaria è membro del massimo ordine dei difensori della razza Umana. Che bel caso: in visita ad Asgard, imbattersi proprio in un Gold Saint.
Chernobog assimila le forme affilate e acuminate dei pezzi dell'armatura, allo stesso modo in cui Jerome assimila le curve ormai sbocciate, le rotondità perfette. Poi i due si <<ricompattano>> per rispondere al padrone di casa, accennando un inchino educato, non troppo rigido.

"Celebrante, è bello per noi essere infine giunti a destinazione: grazie per la pronta ospitalità. I tempi bui, come tu dici, rendono ancor più onore alla gentilezza con cui siamo stati accolti.
Il mio nome è Jerome Corcione, e vengo in visita con il mio sodale, G.P. - sì, pare non abbia altri nomi: ho provato a carpirgliene uno normale, ma questo è quanto. Giungiamo dalla contrada detta Bosco Sacro, nella quale abbiamo combattuto contro un grave pericolo chiamato Corruzione: appena usciti da lì, ci siamo resi conto che essa aveva già dilaniato il mondo esterno...abbiamo così pensato di recarci a visitare quello che, tra i popoli a noi vicini, maggiormente sembra essere dotato di spirito guerriero: vale a dire le genti di Asgard. Vorremmo confrontarci con voi, ricevere e se possibile fornire ragguagli sul cataclisma che bene o male ci fa combattere per una causa che riteniamo comune e, se le condizioni lo permetteranno, stringere un patto di alleanza vantaggioso per entrambi."

"Ma, perbacco, mi rendo conto che siamo piombati qui nel bel mezzo di un conciliabolo già avviato: e non sia mai che scordi le buone maniere. Signora, Le porgo i miei rispetti. Non mi aspettavo una così calda e luminosa presenza a queste latitudini tanto fredde!"

Un mezzo amo è stato gettato: se la figliola vorrà abboccare, glielo farà sapere. Al momento, pensa, è bene andare avanti con la diplomazia.

"Dal momento che la nostra gente, per quanto ancora poco numerosa, si è riunita ci è sembrato opportuno rivelarci e mostrare che non abbiamo cattive intenzioni, anzi, che vogliamo contribuire a tirar fuori il mondo da questo inferno. Accettate dunque i saluti degli Eletti di Gea e della loro dea, la Terra, che di tutti noi è generosa madrina."

"Vuoi aggiungere qualcosa, vecchio mio?"

conclude rivolgendosi a G.P. Gli viene il sospetto che forse non sia una buona idea: e se il Custode della Terra, stanco del suo mutismo o anche solo in uno slancio di cortesia, volesse interrompere il digiuno verbale a cui sembra votato, ma per la mancanza di esercizio nell'uso della parola si mettesse a gorgogliare e sputare al cospetto del celebrante e della sua graziosa ospite?

Jerome "Mimmo" Corcione
Grymus Darian di Chernobog (non indossata)
Stato fisico: ottimale
Stato psicologico: /
Note: qui passo la palla a Ghost of Jungle, sperando che tra poco non comincino a pioverci addosso (troppe) botte e insulti relativi a una bagattella passata detta Ragnarok