TOTAL WAR TOURNAMENT

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  1. Egli.
     
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    “Vaffanculo.”

    Kas si destò da quello che gli sembrò un sogno. Non ricordava nulla di quanto accaduto prima, istintivamente pensò di essersi preso una delle sue solite sbornie, di quelle che ti lasciano stecchito ed attecchito, quasi in fin di vita. Si sbagliava di grosso. Inizialmente fece tutti i riti di passaggio verso un migliore stato di salute. Gli capitava assai spesso di avere il mal di testa post-sbronza, ma questo era diverso. Il dolore era così lancinante che lo costrinse a mettersi seduto a gambe incrociate e massaggiarsi le tempie. Qui iniziò a notare il primo problema. Sentiva il freddo metallico della surplice sotto i polpastrelli e questo era un male. Non ricordava di aver indossato la corazza e lui, nonostante fosse un cazzone di prima categoria, non andava mai a bere (troppo) in servizio, intaccava la sua morale da guerriero che deve scalare le vette. Non fece in tempo a collegare gli eventi prima del buio che una seconda fitta gli attraversò il cervello. Come un fischio.

    “…”

    Ora iniziava a ricordare. Non si era ubriacato. Era andato in missione semplice, classico giro di ronda, e poi… aveva sentito un assordante fischio per poi ritrovarsi in quel luogo. Il russo alzò lo sguardo vispo, scosso da quella scoperta, ed iniziò a fissare il luogo. Solamente in quel momento notò che era rinchiuso in una stanza senza porte né finestre. Sicuramente Sherlock Holmes non sarebbe stato per nulla contento delle doti deduttive del Basilisco. Con uno scatto tentò di alzarsi, ma traballò per la velocità dei movimenti. Strabuzzò gli occhi, che nel frattempo si erano abituati all’ombra, e digrignò i denti puntando i piedi per terra pur di non cadere, quel maledetto fischio tornava a gracchiare nella sua mente sotto forma di ricordo fastidioso, come una scheggia che si conficca sotto le unghie. Anche se la si estrae rimane quella sensazione dolorosa e fastidiosa che non ti da pace. Iniziò a dare attenzione al luogo circostante, riuscendo a capire che si trattava di una semplice, quanto misera, stanza.

    “Che cazzo significa questo? È uno scherzo, vero? Grim lo so che sei stato tu. Kazue è troppo palo-in-culo per organizzare burle del genere, anche se lo stile minimal mi ricorda la sua acidità.”

    Sottolineò l’ultima parola in falsetto, come se a dirla fosse stata la spectre di Balrog. Stava tentando di convincersi che si trattava di un miserabile scherzo, perché l’alternativa era ben peggiore. Prigioniero di non si sa bene che cosa. Non si sa bene di chi. La calma non era la dote migliore del guerriero infernale, quindi passarono giusto una mezza dozzina di secondi prima che facesse esplodere il cosmo in un vortice di vento velenoso. Gli attacchi andarono ad esplodere a 360°, contro tutte le pareti presenti, con la speranza di ottenere qualcosa. Il risultato fu quello più odiato da Yad: il nulla. Odiava quando le sue azioni non sortivano effetto, aveva bisogno di una reazione, di una conseguenza netta e ben visibile. Quella dannata stanza lo irritava. Decise allora di andarci giù duro.

    “Fatemi uscire di qui, subito? Sennò vengo lì e vi uccido.”

    Bingo. Stava iniziando a perdere le staffe e quella frase-paradosso era il primo sintomo del suo nervosismo crescente. Camminò sul posto per qualche istante prima di lanciare un poderoso urlo e caricare a capo chino il primo muro disponibile per prenderlo a testate urlando.

    “STUPIDA. PARETE. PERCHÉ. NON. CROLLI. EH. PERCHÉ. OGNI. COSA. CHE. FACCIO. DEVE. FALLIRE.”

    Ogni pausa nella frase equivaleva ad una testata data dal frustratissimo Kasimir e non accennava neanche lontanamente a fermarsi, con il solo risultato di ampliare ulteriormente il suo già grave mal di testa. Avrebbe continuato volentieri, ignorando la sua stessa incolumità se non fosse stato per quella dannatissima voce.

    Ho divorato il vostro mondo e sconvolto le vostre vite. E nessuno è venuto a cercarmi! Il vostro mondo ha dei paladini molto scarsi. Per questo, vengo io da voi. Consideratelo un dono: vi sto dando la possibilità di incontrarmi, ma devo sincerarmi che ne valga veramente la pena. Per questo voglio darvi...Delle motivazioni. Per cosa combattereste...Fino alla fine?

    Kas si ritirò e si mise nel centro esatto della stanza aprendo e chiudendo le mani per frenare la voglia omicida che gli stava salendo in quel momento. Le parole del misterioso individuo si stagliarono nella mente del russo, ma questi era troppo incazzato per dare peso a tutto quanto. Avrebbe potuto fare le sue supposizioni e, magari, interrogarsi sulle intenzioni di quella creatura, ma lui era Kasimir. Una creatura semplice e guidata dal mero istinto. Anche se ci fu qualcosa che colpì l’araldo di Hades. Quel qualcosa per cui valga la pena combattere. Non riuscì a fare nulla se non togliersi l’elmo e massaggiarsi la fronte con la mano libera, adesso il mal di testa stava aumentando, ma per i troppi pensieri.

    “E adesso che altro c’è?”

    Si ritrovò la vista annebbiata da una fortissima luce e rimase con i palmi delle mani sugli occhi, con l’intento di massaggiarseli, per un po’ prima di avere il coraggio di guardare la fonte luminosa. Quando finalmente si diede la giusta spinta motivazionale notò lo specchio. Una superficie liscia e riflettente che prendeva l’intera parete e a questo punto il soldato degli Inferi inclinò il capo inarcando un sopracciglio, era definitivo: non ci stava più capendo niente. La fortuna volle che il mal di testa iniziò ad affievolirsi, anche se di poco. Troppe emozioni tutte insieme. I suoi nervi, comunque, rimasero tesi. C’era sotto qualcosa e subito lo notò quando lo specchio iniziò a mandare immagini, non riflessi. Era una sorta di grande televisore da cui poter vedere uno spettacolo che fu in grado di dargli duplici sensazioni.

    Zoya, sua figlia, viva, in salute, anche se ferita. Con un gruppo di superstiti mentre tentavano di scappare da un attacco della corruzione. Kas si ritrovò la mascella spalancata senza sapere come e corse immediatamente verso la figura impressa nella parete. Era lei. Era Zoya e quello era il messaggio più nitido sul fatto che la ragazza fosse effettivamente viva. Si ritrovò ad accarezzare quella rappresentazione grafica senza rendersene conto, il suo cuore fece un tuffo di mille metri. Stava avendo la consapevolezza definitiva che la sua figlioccia fosse ancora in vita… ma per quanto? Immediatamente prese coscienza della situazione. Era sopravvissuta fino a quel momento, ma quell’orda poteva essere mortale. Doveva fare qualcosa a tutti i costi. Deglutì il vomito che gli era salito alla gola, orrore e felicità erano due emozioni che non andavano facilmente a braccetto. Tirò qualche pugno all’immagine e si lasciò andare ad un breve episodio di pianto singhiozzato. Era come se un grosso peso fosse appena stato tolto dallo stomaco.

    “FAMMI USCIRE DI QUI. FACCIO QUEL CHE CAZZO TI PARE, OK?”

    Inarcò la schiena urlando al soffitto, senza ricevere risposta. Ma la programmazione non era terminata. L’immagine di Zoya in fuga venne messa a metà schermo. Sulla seconda metà apparve una seconda immagine che colpì ugualmente lo spectre. Per quanto lui fosse convinto di avere una famiglia composta da una sola figlia… non era vero. In vita se lo era sempre rimproverato: di essere troppo “carnale”, di affezionarsi e creare legami importanti con la gente, magari anche si sopravvalutarli. In fin dei conti molti non ritenevano neanche che qualcosa come l’amicizia potesse realmente esistere. Eppure, nella sua morale malata, in vita c’era qualcosa che contava più di tutto per il russo: la famiglia. Zoya era la sua vecchia famiglia, di quando era in vita.

    Ma la sua seconda famiglia, anche quella, era in pericolo.

    Sul monitor si vedevano indistintamente due spectre che Kas si divertiva a torturare con le sue cazzate e con le sue burle da idiota. Grim e Kazue. Gashadokuro e Balrog, ridotti in fin di vita e con le surplici crepate in più parti. Non avrebbe mai ammesso una cosa del genere, ma quei due facevano parte della sua seconda famiglia. Aveva stretto legami di amicizia con molti spectre, ma solo con quei due aveva condiviso missioni e situazioni disperate, c’era un certo feeling e per Kas era stato semplice prenderli mentalmente sotto la sua ala protettiva. Kas non disse niente e non si rese neanche conto di star lacrimando ancora. Era una situazione odiosa. Entrambe le sue famiglie stavano correndo un rischio e lui non poteva fare NIENTE per aiutarle. Doveva solamente trovare il modo più semplice per uscire di lì.

    L'unico modo per sapere se tutto ciò è vero, e per tornare liberi, è giocare fino alla fine. Non vedo l'ora di conoscere il fortunato...

    Stavolta non ebbe nessuna reazione alla voce metallica. Rimase in silenzio a ponderare su quelle parole dicendo addio al riflesso di Zoya e dei suoi amici. Per il russo non ci fu neanche un attimo di esitazione. Rimasto al buio aveva avuto l’unica cosa che gli serviva. Un modo per uscire da quel buco. Un modo per arrivare ad ottenere quello che voleva, la possibilità di arrivare in soccorso ai suoi cari… anche se a quel punto avrebbe dovuto compiere una seconda scelta.

    “A quello penserò dopo. Devo pensarci dopo.”

    Si tirò due schiaffi per riprendersi e cacciò via le lacrime come meglio poté. C’era bisogno di combattere, qualcosa in cui lui eccelleva, od almeno così la pensava. Era l’ora di far vedere chi fosse il migliore e lui non si sarebbe arreso facilmente, aveva qualcosa per cui combattere e avrebbe dato la vita pur di riuscire nel suo intento. Serrò i pugni ed attese, a breve avrebbe cominciato la battaglia della vita. Forse solamente una delle tante, ma le avrebbe combattute tutte con il medesimo obiettivo: vincere.

    0bmN207
    Narrato • PensatoParlato altruiParlato

    Nome Kasimir Yad
    Energia Rossa
    Cloth Surplice del Basilisco (IV)
    Stato della Cloth Indossata.
    Condizioni Fisiche Ottime.
    Condizioni Psichiche Too much feelings.

    Note Kas ed i suoi traumi parte: OVER 9000

    Abilità
    CITAZIONE
    ♦ Vento Velenoso ♦
    Il Basilisco, una creatura la cui anche sola presenza può essere letale. Difatti la capacità principe dello Specter è quella di poter levare, con la semplice volontà, grandi folate di vento capaci di creare poderosi vortici. Il vento però non è una comune brezza, bensì è denso del veleno della creatura di cui Kasimir porta la Surplice. Il vento violaceo che si innalza quando Yad lo vuole è pregno di questa letale sostanza. E' la maledizione ed il pregio del Basilisco, una creatura che genera attorno a sé solamente terra bruciata e dove l'erba non cresce più rigogliosa. La morte è compagna del servo di Hades che, con un solo battito d'ali, potrebbe portare morte e pestilenza se solo lo desiderasse. Lentamente la salute di chi viene colpito da questa letale capacità peggiora man a mano che più vi rimane esposto. Tra i sintomi possiamo trovare la paralisi, il graduale indebolimento, gravi problemi al sistema circolatorio e via via fino ad arrivare alla morte della vittima (only GdR).

    Tecniche
    CITAZIONE




     
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