TOTAL WAR TOURNAMENT

Prologo

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  1. Rayven
     
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    ~NoPainNoGain~

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    Total War Tournament

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    A-ahh.....maledizione!



    Non aveva ancora aperto gli occhi ma la sua testa sembrava come esplodere da un momento all'altro. Un tremendo fischio gli rimbombava dentro come un fastidiosissimo Tv sound test mentre a malapena provava a muoversi.
    Distaccò la guancia dal freddo pavimento cercando contemporaneamente di aprire gli occhi, anche se in quel momento anche un gesto cosi istintivo sembrava essere faticoso. Poggiò entrambi i palmi sul terreno per cercare di dare una spinta decisiva per sollevarsi definitivamente ma quest'ultima venne meno quando si rese conto che pur spalancando gli occhi non riusciva a vedere completamente nulla. "Sentiva" di essere riuscito a spalancare completamente le palpebre e più non riusciva a vedere nulla più quell'istinto primordiale lo portava ad aprirli ulteriormente sperando di poter intravedere un minimo di luce da un momento all'altro. Ancora nulla. Si sollevò definitivamente sulle ginocchia e quel suono massacrante finalmente sembrava lasciar spazio ad un silenzio tombale. Sentire il peso della propria surplice lo rassicurava, nonostante fosse più legato a lei come un simbolo più che una vera armatura. Decise dunque di mantenere la calma e richiamare a sè il proprio cosmo creando una debole fiamma sul palmo della propria mano destra rivolto verso l'alto. Immediatamente riuscì a fare luce intorno a lui rivelando un bel niente, tuttavia ebbe la sicurezza di non esser diventato cieco tutto ad un tratto. Il pavimento anonimo nello stile non regalava punti di riferimento e non rimase altro al giovane specter che alzarsi in piedi e provare ad esplorare la zona. La fiamma ardeva poco sopra la propria mano come una torcia, accompagnando Ray nell'oscurità totale come un fedele compagno.

    Si sollevò in piedi sgranchendosi un po le gambe per scrollarsi di dosso quella fastidiosa sensazione di torpore lungo tutto il corpo. Per quanto ne sapeva poteva esser rimasto privo di sensi per giorni interi, provava con tutte le proprie forze a ricordare l'ultima cosa fatta prima di ritrovarsi in quel luogo oscuro, ma colto quasi da un'amnesia temporanea non riusciva a ricordare nulla.
    Non avendo punti di riferimento iniziò a farsi strada in avanti a piccoli passi cercando di guardare bene dove metteva i piedi. Dopo qualche metro per poco non impattò contro una parete dalla trama identica al pavimento, poi poggiando il palmo sinistro su di essa ne sfiorò la superficie mentre decise di spostarsi verso destra, come a cercare di capire meglio il tipo di struttura in cui si trovava con l'obiettivo della continua ricerca di un qualsiasi punto di riferimento. Dopo pochi passi la storia non cambiò, finendo per ritrovarsi in un angolo ed un'altra parete identica sembrava proseguire perpendicolarmente. A quel punto si agitò inevitabilmente decidendo di sveltire il passo e ripetere la stessa cosa impattando con un'altra parete, poi un'altra ed un'altra ancora. Probabilmente fece il giro di quella che sembrava una stanza più volte avendo conferma di ritrovarsi in una stanza pressocché cubica dato che tra un angolo e l'altro gli sembrò di percorrere la stessa distanza, priva di porte e finestre ma abbondante di quell'anonima superficie liscia e fredda. Decise dunque di lanciare una fiammata abbastanza estesa verso l'alto rivelando anche lì la stessa superficie. Era completamente isolato, eppure in qualche modo doveva esserci finito lì dentro, se in qualche modo era riuscito ad entrarci doveva poter uscire nella stessa maniera. Ray odiava fortemente ritrovarsi in quelle situazioni, amava avere sempre il controllo su tutto ciò che lo circondava e quella sensazione d'inutilità lo uccideva.

    Iniziò a ripercorrere freneticamente l'intero perimetro della stanza alla ricerca di un qualche tipo di mattonella, leva o simbolo arcano che potesse dargli un qualche indizio per poter uscire, ovviamente fallendo miseramente. Il cuore iniziò a battergli all'impazzata, agitato da quella struttura claustrofobica che puntava a scoraggiare ogni tentativo di fuga. Ad un tratto la voce di qualcuno ruppe il silenzio inesorabile di quel posto, una voce metallica di qualcuno di cui era impossibile distinguerne il sesso.

    Ho divorato il vostro mondo e sconvolto le vostre vite. E nessuno è venuto a cercarmi! Il vostro mondo ha dei paladini molto scarsi. Per questo, vengo io da voi. Consideratelo un dono: vi sto dando la possibilità di incontrarmi, ma devo sincerarmi che ne valga veramente la pena. Per questo voglio darvi...Delle motivazioni. Per cosa combattereste...Fino alla fine?

    Cos-



    In quello stesso momento la parete di fronte all'ex saint s'illuminò accecandolo temporaneamente. La mano destra andò a coprire il viso permettendo ai suoi occhi di abituarsi gradualmente all'intensità di quella luce che s'imponeva su tutta la stanza. Dopo qualche secondo la fonte di quel bagliore si rivelò essere uno specchio, un enorme specchio grande quanto tutta la parete che iniziò pian piano a riflettere delle immagini. Un'iride, nera come la pece. Poi l'inquadratura sembrava quasi allontanarsi sempre di più ma lentamente, descrivendo il contorno di quell'occhio visivamente stanco e lievemente arrossato. Delle lunghe ciglia completarono il quadro di quei occhi bellissimi ma apparentemente sofferenti. L'inquadratura si allargò ancora mostrando i graziosi lineamenti di quella che sembrava una giovane ragazza dai 20 ai 25 anni circa, dei lunghi capelli castani le poggiavano sulla fronte e sulle spalle, mentre dei piccoli graffi sparsi rovinavano quel viso innocente.
    Le immagini dello specchio mostrarono finalmente quasi l'intera figura mentre Ray cercava di scrutarne ogni dettaglio, sorpreso da quella visione. Era legata con le braccia dietro la schiena, seduta al centro di una stanza buia visibilmente sotto shock.
    Ad un tratto l'attenzione dello spettro della fenice ricadde su un particolare, apparentemente inutile ma a lui fece un certo effetto. Una cicatrice a forma di "V" rovesciata lunga pochi centimetri presente sulla spalla sinistra. In pochi secondi quella banale cicatrice divenne addirittura un simbolo per Ray associandolo rapidamente ad un ricordo passato. Sgranò gli occhi per poi lasciar viaggiare la mente fino a tornare indietro nel tempo, riportando alla luce un ricordo sepolto da qualche parte nella mente del giovane da chissà quanto tempo. Un'esplosione di immagini confuse e rapidissime invasero i suoi pensieri in maniera del tutto casuale e disordinata. Il brainstorming di ricordi che doveva sopportare sembrava quasi fargli del male, riuscendo a fatica a sopportare la gigantesca mole d'informazioni come l'aggrovigliarsi di più vite parallele. Poi ad un tratto tutto sembrò andare pian piano al suo posto come un antico manufatto meccanico al termine del suo assemblaggio. Come un gigantesco puzzle le immagini smisero di mescolarsi per poi andare uno ad uno a comporre quel ricordo d'infanzia. Giulia! Era questo il nome della sua sorellina. Quell'inconfondibile cicatrice sulla spalla era il simbolo dell'incoscienza di due bambini che rischiarono inutilmente la vita per colpa di uno stupido gioco. Aveva deciso di addossarsi completamente la colpa per quello sfregio sul corpo di sua sorella, giurando di proteggerla da chiunque avrebbe solo pensato di farle del male, un giuramento che credeva fino a quel giorno di non aver mantenuto. La credeva morta insieme al resto della sua famiglia. Quando ebbe la possibilità di ritornare nel suo paesino d'origine dopo l'addestramento da saint diede per scontato la morte di tutti i suoi cari dato che l'intera zona sembrava rasa al suolo da un tornado.
    Adesso però era lì, quella cicatrice che tanto odiava era l'unica cosa a dargli la possibilità di riconoscere sua sorella dato che l'ultima volta che l'aveva vista aveva appena dodici anni.

    L'unico modo per sapere se tutto ciò è vero, e per tornare liberi, è giocare fino alla fine. Non vedo l'ora di conoscere il fortunato...

    ...G-Giulia!



    Corse disperatamente verso lo specchio poggiando entrambe le mani su di esso. La osservava. Era completamente sotto shock quando ad un tratto quei occhi stanchi trovarono la forza di spalancarsi e subito dopo l'immagine svanì, lasciando Ray nella totale oscurità.

    N-NO! GIULIA! FAMMI USCIRE! FAMMI USCIRE SUBITO FIGLIO DI PUTTANA!

    La furia di Ray si abbatteva su quella parete colpendola ripetutamente con entrambi i pugni serrati e ricoperti di fuoco restituendo al mittente soltanto deboli scintille e nulla di più. Gli occhi lucidi appannarono la sua vista ed un senso di debolezza prese il sopravvento su di lui, entrambi i palmi delle mani non riuscirono a mantenere la presa per sostenere il suo corpo privo del sostegno delle gambe che pian piano lo accompagnarono ad inginocchiarsi davanti a quella parete. Nonostante la forte disperazione non pianse, trattenne a stento le lacrime sostenuto dalla forte rabbia che provava in quel momento. Aveva ritrovato sua sorella che credeva morta da anni e subito dopo l'avevano nuovamente allontanata da lui. Provava la terribile sensazione di un arto mozzato, quella sensazione che i medici definiscono con il nome di dolore fantasma.

    A7JJH6vnarrato ♦ parlato<<pensato>>parlato altri



    GUrUBol

    NOME ♦ Rayven - Scheda
    ENERGIAVerde
    CLOTH ♦ Bronze Surplice della Fenice {II}
    STATUS FISICO ♦ Ok.
    STATUS PSICOLOGICO ♦ Un mix tra rabbia e disperazione
    STATUS CLOTH ♦ Indossata.

    NOTE ♦ ///

    ABILITA'
    ~Padronanza del fuoco
    Lo spectre della fenice ha la capacità di accellerare bruscamente il moto atomico della materia intorno a se. Questo gli permette di creare e manipolare il fuoco a proprio piacimento. La massima temperatura raggiungibile è direttamente proporzionale alla grandezza del cosmo stesso in quanto piu ci si spinge a temperature alte, maggiore dovrà essere il dispendio di energia da utilizzare.

    TECNICHE



     
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