TOTAL WAR TOURNAMENT

Prologo

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  1. -Ranma-
     
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    Il torpore di Irina viene interrotto da un dolore intenso alla testa, generato dal riverbero di qualche fastidioso fischio non dissimile dal ronzio che lei era solita scatenare sui suoi avversari.

    Si portò una mano alla fronte per scoprire il freddo contatto della sua silver cloth sulla cute, aprendo gli occhi ed alzandosi di scatto come era solita fare in seguito ad uno dei suoi numerosi incubi, la giovane si scoprì circondata dalle tenebre, i suoi occhi scuri, solcati da profonde occhiaie non riuscivano a distinguere nulla intorno a lei, non vi era differenza tra il tenere gli occhi aperti o chiusi e la giovane seppe presto cosa fare.

    Sollevando il braccio destro generò una piccola sfera di cosmo che proiettò un'intensa luce argentea nell'ambiente, rivelando una stanza ristretta e cubica di circa cinque metri quadri, una struttura essenziale che venne arricchita dallo spettacolare gioco di luci derivate dal riflesso della luce cosmica sull'armatura della giovane che diede vita ad un caleidoscopio di luci su ogni parete ad ogni movimento della silver saint che cercò di ragionare su ciò che stava accadendo.

    Era comparsa improvvisamente in una specie di prigione ed indossava l'armatura oltre a non sembrare per nulla ferita, non aveva idea di come vi fosse arrivata o se addirittura fosse stata lei stessa ad indossare la cloth della musca, forse era caduta in una trappola nemica durante una missione ma non ricordava nulla di tutto ciò, sapeva solo di essere prigioniera e molto probabilmente che qualcuno la teneva d'occhio.

    La domanda che si pose era quindi molto semplice mentre sfiorava una delle pareti con le dita per farsi un'idea del materiale di cui fosse composta, scoprendola liscia e fredda, per quale motivo l'avevano tenuta in vita e cosa potevano volere da lei?

    Quando provò ad immettere del cosmo nella parete notò che quest'ultimo veniva come assorbito, colpirla con forza sarebbe stato inutile senza il supporto del cosmo, grazie ad esso poteva spaccare una pietra con una mano, ma senza non era che un comune essere umano e quella parete era abbastanza robusta per una ragazza minuta come lei.

    Era ovvio che chiunque l'avesse rapita avesse pensato ad una persona dotata di microcosmo e questo rendeva ancora più importante scoprire cosa volessero questi tizi da lei perché di sicuro non si trattava di una festa a sorpresa.

    Difatti invece di uno scoppio di coriandoli e dell'improvvisa comparsa di volti amichevoli e di una deliziosa torta, Irina si trovò invece a cadere in ginocchio sotto l'effetto di un nuovo attacco d'emicrania, derivato dal fastidioso suono di una voce misteriosa che rispose ad alcune delle domande che si era posta generandone però di nuove.

    Il bastardo aveva accennato all'aver divorato il mondo e questo la portò a pensare immediatamente ad una qualche incarnazione senziente della Corruzione, il male che l'aveva costretta a deviare considerevolmente dai suoi propositi di vendetta sui black saint, senza contare che ancora temeva che in quel giorno fatidico parte di quella corruzione le fosse entrata in corpo visto che tutti coloro che ne avevano subito l'influenza erano già scomparsi da un pezzo a partire dal suo maestro Suikyo.

    La voce misteriosa aggiunse che avrebbe dato a qualcuno la possibilità d'incontrarlo e questo significava che non era l'unica a cui stava parlando, aldilà dell'implicazione del fatto che quel tipo potesse aver rapito altri cavalieri di Athena, Irina sentì ribollire il sangue nelle vene all'idea di essere nuovamente una pedina nel gioco di quel bastardo non diversamente da tutte le volte in cui si era palesato al Grande Tempio attraverso i suoi scagnozzi.

    Sforzandosi di combattere il terribile dolore alla testa e di urlare al massimo delle sue capacità, la giovane saint della mosca esclamò:

    ”SE VUOI GIOCARE ANCORA CON LA MIA VITA, ABBI ALMENO LA DECENZA DI RIVOLGERTI DIRETTAMENTE A ME, BRUTTO BASTARDO!”

    Le emozioni della silver saint furono talmente forti da portarla ad impiegare il cosmo senza volerlo per amplificare la propria voce e questo finì per creare un eco che rimbalzò di parete in parete mentre ad ogni rimbalzo delle onde sonore la spinta cinetica da esse generate veniva assorbita assieme al cosmo di cui erano intrise, lasciando nuovamente Irina sola ed al buio.

    Come in risposta, una parete s'illuminò di fronte alla ragazza, abbagliandola per qualche istante prima di tramutarsi nella superficie di uno specchio, riflettendosi in esso, Irina notò con orrore la sua pelle coprirsi di una spessa corteccia in maniera non dissimile a come era accaduto durante il primo attacco della Corruzione al Grande Tempio.

    Irina_corrotta



    Irina spalancò gli occhi per l'orrore e si ritrasse dall'immagine inciampando all'indietro, in quel momento il riflesso di ciò che era divenuta scomparve per lasciare il posto a numerosi cavalieri neri sconosciuti che la guardarono beffarda, nessuno di loro aveva partecipato all'attacco al villaggio ma sembrava che quello specchio avesse rilevato i volti di alcuni dei nemici sui quali intendeva vendicarsi, sembrava quasi che lo specchio stesse scavando a fondo tra i suoi pensieri prima di decidere cosa mostrarle come motivazione.




    Il timore di essere stata infettata dalla corruzione e la consapevolezza di non essere riuscita a portare avanti i suoi propositi di vendetta erano protagonisti dei suoi incubi ma non era qualcosa che le avrebbe dato una motivazione adeguata e così lo specchio scavò ancora più a fondo, mostrandole l'immagine di una ragazza graziosa dai corti capelli castani della quale conosceva bene il sorriso, accompagnata da cinque bambini molto familiari anche se più grandi di qualche anno dall'ultima volta in cui li aveva visti.

    Gli occhi di Irina si riempirono istantaneamente di lacrime e si sentì troppo debole per rialzarsi, rimanendo in ginocchio di fronte alle immagini e sussurrando debolmente:

    ”Karina...”

    La ragazza era Karina Ureche, la sua più grande amica durante l'infanzia, un'amica che aveva perduto il giorno in cui un gruppo di black saint aveva deciso di invadere il suo pacifico villaggio nella Valacchia, intrattenendosi per giorni con la morte e le sofferenze degli abitanti culminate in un gesto di indicibile crudeltà del quale ancora portava i segni alla base del collo, ovvero nel punto d'uscita del palo di legno con il quale l'avevano trafitta e lasciata lentamente a morire, un destino sovvertito solo dall'arrivo di Suikyo che l'aveva salvata ed istruita nell'uso del cosmo.

    Dei sei fratellini adottivi dei quali si prendeva cura, la giovane aveva visto morire il piccolo Petru, colpito a morte da un cavaliere nero ma non aveva mai più rivisto gli altri.

    Aveva sempre pensato che Karina ed i suoi fratellini fossero morti assieme a molti degli abitanti del villaggio nell'attacco iniziale dei cavalieri neri, non li aveva mai visti tra i prigionieri e non credeva che qualcuno potesse fuggire senza alcun potere cosmico, eppure la possibilità che fossero riusciti a salvarsi la riempì di una gioia e di una speranza del tutto nuove, emozioni che giacevano nel fondo del suo cuore tormentato e sofferente, sepolte negli ultimi anni dal dolore per la perdita della sua vecchia vita, per tutta la violenza e gli orrori ai quali aveva assistito e dei quali si era resa partecipe da quando aveva ripreso conoscenza dopo le cure di Suikyo.

    Ma quel sentimento si tramutò presto in agitazione quando vide le espressioni di Karina e dei suoi fratellini tingersi di paura, arretravano da un pericolo misterioso ed indicibile, potevano essere delle creature corrotte o qualcuno spregevole tanto quanto i black saint che avevano distrutto il suo villaggio, non importava, Irina ritrovò il vigore e sentendo l'adrenalina rimettere sull'attenti ogni fibra del suo corpo, si rimise in piedi e corse il più vicino possibile a quell'immagine battendovi inutilmente i pugni contro e gridando:

    ”NON POSSO DELUDERLI ANCORA!”

    Non ottenendo nessun risultato, la giovane piombò in ginocchio piangendo a capo chino di fronte all'immagine statica di tutto ciò che rimaneva della sua famiglia in grave pericolo, doveva fare uno sforzo per ragionare, per non rimanere invischiata in quel gioco crudele e recuperare il controllo delle sue emozioni.

    Irina si tirò su lentamente, asciugandosi gli occhi e voltando le spalle all'immagine, sarebbe stato troppo bello se Karina e gli altri fossero stati ancora vivi, riunirsi a loro forse avrebbe potuto portarla a recuperare qualcosa della persona che era stata in passato ed a sentirsi nuovamente viva, non più incastrata tra i doveri come saint e quelli richiesti dalla sua vendetta, ma doveva ricordare che quelle immagini erano prodotte da un nemico insidioso che amava giocare col proprio cibo e non era per questo una fonte affidabile.

    Sentì una nuova fitta alla testa quando quel bastardo tornò a parlare, questa volta si fece forza per non cadere a terra, per resistere, si appoggiò allo specchio dietro di sé e si concentrò sul suo obiettivo.

    Sia che Karina ed i suoi fratellini fossero stati ancora vivi o meno e sia che fossero stati realmente in pericolo, per lei era vitale raggiungere quel tipo, scoprire la verità in merito alla sua famiglia ed ottenere informazioni vitali su di lui.

    Era chiaro che avesse dei piani per il vincitore ma una volta giunta di fronte a lui avrebbe avuto delle risposte e se quel bastardo era di parola, anche la sua libertà, fondamentale per riuscire a ritrovare la sua famiglia e per avvisare il Grande Tempio dell'identità del nemico che si nascondeva dietro alla Corruzione.

    Per fare questo avrebbe dovuto combattere e far valere il peso delle proprie motivazioni sopra a quello degli altri, schiacciare i loro corpi ed i sentimenti per coloro ai quali tenevano più che a loro stessi, sarebbe stato uno scontro di volontà e di determinazione e l'unica cosa che poteva sperare, era che i suoi avversari vestissero tutti di nero e che nessuno di loro venisse dal Grande Tempio.

    Irina_Red_Energy

     
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