TOTAL WAR TOURNAMENT

Prologo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. ~Gab~
     
    .
    Avatar

    CRIMSON DEFILER

    Group
    Cavalieri Imperiali
    Posts
    24,055

    Status
    ALIVE

    vbkin6X


    Johanna si tenne la testa per qualche istante. Il ricordo di quel fischio ancora rimbalzava tra le pareti del suo cranio, provocandole fitte di dolore al solo pensarci. Strinse gli occhi, cercando di raccogliere i suoi pensieri. Si mosse intorno a tentoni, constatando la dimensione della sua "cella", in assenza di un termine migliore. Era poco più grande della sua stanza delle calzature di Atlantide, e abituata com'era alla vastità del suo palazzo Johanna cominciò a sentirsi leggermente claustrofobica.

    Cccacchio - Un'altra fitta le attraversò il cervello, facendo schioccare gli innesti di orialco e corallo all'interno del suo cervello. Johanna non avrebbe mai pensato di sentire fisicamente il suono del suo cervello sfrigolare, e non era piacevole ora che ne conosceva la sensazione.
    Ok, riordiniamo le idee, pensò Johanna. Il Khala rimase silenzioso in attesa, nemmeno la coscienza collettiva dei precedenti seadragon aveva qualcosa da aggiungere in materia, a parte l'ovvia situazione di trovarsi intrappolati. Nessuno ricordava come ci fossero finiti ne dove fossero, ma decisero che farsi prendere dal panico non era la scelta giusta. Ricordavano un fischio assordante ed improvviso, quello sì, ma nient'altro. Johanna si mise le mani ai fianchi, rendendosi conto di avere indosso la sua scale. Quando l'aveva indossata? Chiuse l'elmo per controllare le strumentazioni in sovrimpressione nel suo campo visivo ma nulla, le immagini erano distorte e non fornivano nessun dato coerente. Lo riaprì e ritornò ad analizzare la situazione. Accarezzò le pareti, cercando di capire quale fosse il muro e quale fosse la porta. Non voleva sprecare energie su di una parete quando bastava sfondare la porta. Cominciò ad ardere il suo cosmo in preparazione alla sua fuga rocambolesca, preparandosi psicologicamente all'idea di una infinità di guardie pronte ad aspettarla di fuori.
    I poteri c'erano ancora tutti, constatò. In qualche modo si era aspettata il contrario. Saggiò le pareti con qualche colpetto cercando di capire quale avesse il vuoto dietro, niente. Provò a dare un pugno con tutta la sua forza, intrisa del suo cosmo. Il colpo rimbombò per la stanza come un tuono e una fitta di dolore attraversò il braccio a partire dalla mano fino alla spalla, ma niente. Nemmeno un segno. Scrollò la mano per scacciare via il dolore, valutando le sue opzioni. Provò a colpire le altre quattro tre pareti, pavimento e soffitto, senza risultati. Quella non era una cella che poteva essere sfondata, sembrava fatta apposta per contenerla. La possibilità di aprire un portale per la dimensione oscura e fuggire in esso fu forte, ma non essendo in grado veramente di viaggiare attraverso quel luogo infernale in modo sicuro, Johanna preferì evitare. L'occasione di fuggire si sarebbe presentata di sicuro. Se qualcuno l'aveva messa lì dentro voleva qualcosa da lei, non le sembrava probabile che l'avrebbero semplicemente lasciata lì a morire di fame e sete. Anche Syphon concordava con quella teoria. Chiunque la avesse catturata lo aveva fatto con un motivo ben preciso. Tuttavia nessuno di loro aveva idea del COME. Nonostante ci fossero guerrieri molto più forti di lei, Johanna non riusciva ad accettare il fatto ch non solo si trovasse lì senza poter dire nulla sulla cosa, ma anche che non ricordasse assolutamente come fosse finita lì. Che diavolo era successo? Che cos'era quel fischio che le aveva sfracellato il cervello al punto da farla svenire nelle sue stanze?

    Dopo quella che le parve una eternità una voce cominciò a risuonare nella testa. Una voce aliena, non riconoscibile o riconducibile a qualcuno a lei noto. Neppure il Khala riconobbe nulla. Non che ci stessero pensando molto, impegnati com'erano ad affrontare le fitte che attraversarono il sistema nervoso di Johanna ad ogni sillaba pronunciata da quella voce.
    La prima parte del suo discorso le apparve altamente improbabile, non poteva esistere qualcosa in grado di divorare il mondo in modo così impunito. Si rifiutava semplicemente di crederlo, la sua logica e il modo in cui vedeva il mondo glielo impedivano. Fu come puntare il dito verso il cielo e dirle "verde" mentre ci si trova sotto una immensa distesa azzurra. Non aveva semplicemente senso. Nemmeno la corruzione era riuscita a fare qualcosa del genere, stava venendo trattenuta dai guerrieri di tutti gli schieramenti. E poi c'erano gli dei, come Poseidone, come Athena, come Gea. Che il mondo fosse stato divorato semplicemente non poteva esistere per Johanna, la cosa entrò in un orecchio ed uscì dall'altro.

    Per cosa combatterebbe Johanna fino alla fine? Facile, pensò lei piegando le labbra in una smorfia di disgusto alla domanda. Per sua figlia, per Atlantide.
    La parete a cui si era appoggiata al momento si illuminò con tanta forza da abbagliarla completamente. Arretrò alla cieca, inciampando nei suoi passi e cadendo sulle natiche con un tonfo secco. L'impatto mandò una scarica di dolore lungo la sua schiena. Si portò le mani agli occhi con un lamento strozzato e frustrato. La situazione stava cominciando a darle pesantemente sui nervi.
    Quando la vista tornò a funzionare Johanna vide che quella non era una parete, ma uno specchio che ne occupava tutta la superficie. Johanna vide il proprio riflesso per qualche istante, prima che esso cominciasse a distorcersi e mostrare altro.

    L'immagine impiegò qualche istante a diventare completamente nitida e riconoscibile, e quando ciò accadde il cuore di Johanna si fermò per un istante, la sua mente inciampò nei pensieri che si accavallarono in quel momento. Per un istante Johanna smise di vivere. Sua figlia Diana era lì in quello specchio, davanti a lei. I suoi abiti atlantidei stracciati, macchiati di sangue vecchio. Il suo esile corpo penzolava da catene nere chiuse attorno ai suoi polsi. Il volto era gonfio e le parti scoperte di pelle dimostravano ematomi giallognoli.

    NO NO NO NO DIANA CHE COSA LE HAI FATTO BASTARDO?? - Gridò Johanna a pieni polmoni, gattonando verso la parte e usandola come supporto per mettersi in piedi. Le lacrime rigavano il suo volto, una reazione emotiva immediata e violenta. Incontrollabile. Quello era il suo punto debole, nemmeno la ferrea disciplina atlantidea e il Khala potevano frapporsi tra lei e la possibilità che sua figlia fosse in pericolo. Cominciò a picchiare il pugno sullo specchio, inutilmente.

    NO NO NO!! - Delle figure incappucciate entrarono nel campo visivo, appoggiando su di un tavolo metallico un involto di cuoio. Johanna lo vide venire srotolato e rivelare una fila scintillante di orribili strumenti. Johanna capì fin troppo bene che si trattavano di oggetti di tortura. lame orribili, ricurve, pinze. Johanna continuò a battere i pugni sullo specchio, come se la sua rabbia e la sua violenza potessero sfondare quella barriera.

    DIANA TIENI DURO MAMMA STA ARRIVANDO!! - Con una lentezza quasi religiosa, uno degli uomini prese una delle lame più piccole e affilate e cominciò ad avvicinarsi a Diana.

    NO NO NO NOOOO VAI VIA DA MIA FIGLIA BASTARDO TI AMMAZZO TI AMMAZZO! - Le immagini sparirono e tornò il buio.
    Con il buio tornò la voce nella sua testa. Non sapeva se tutto quello che aveva visto era vero, poteva essere benissimo un trucco, Johanna lo sapeva. Non era impossibile sapere di sua figlia, anche lo spectre contro cui aveva combattuto aveva fatto qualcosa tipo leggere la sua mente per scoprirlo.
    Ma Johanna NON era disposta ad accettare il rischio che tutto ciò fosse vero. Non esisteva, non era possibile. Se avesse avuto la garanzia che tagliandosi la gola Diana sarebbe stata di nuovo libera, Johanna lo avrebbe fatto senza esitazione.
    In quel frangente tuttavia, doveva stare al gioco del suo carceriere. Esausta, cadde in ginocchio, con la fronte appoggiata allo specchio buio.

    Ridammi mia figlia... - Sussurrò. Rimase a lungo a singhiozzare contro lo specchio fino a quando inarcò il collo e portò le mani al volto, emettendo un unico lungo suono lamentoso, simile ad un ululato. Poi rimase in silenzio per un tempo indefinito.

    Inspirò a fondo, e scivolando sulle ginocchia si portò al centro della stanza, sedendosi sui talloni, con le mani fermamente appoggiate a metà coscia e coi gomiti larghi. Espirò. Unì i pugni tra le ginocchia separate per definire la distanza giusta, poi rimise le mani al loro posto. Inspirò. Espirò. Portò le mani al volto e creando un po' di acqua si pulì gli occhi gonfi e brucianti. Riportò le mani al loro posto. Ogni singolo movimento venne fatto con precisione marziale, senza pensiero, solo memoria muscolare. Superato lo shock iniziale e sfogata la sua dispreazione, Johanna, forte di decine di migliaia di anni di esperienza inculcate nella sua memoria dal Khala, cominciò a calmarsi.
    Uccidere un numero indefinito di eventuali sconosciuti - la voce aveva parlato al plurale - solo per avere la conferma che sua figlia fosse al sicuro o meno? Le sembrava un prezzo più che ragionevole.
    Si piegò in avanti e appoggiò le mani a terra, indici e pollici uniti. Appoggiò la fronte nel triangolo così formatosi.

    Poseidone, mio signore. Chiedo perdono per l'egoismo per cui compirò questa orribile violenza. Per ora la madre deve venire prima del Primarca. - Alzò la testa. Inspirò. Tornò a sedersi sui talloni e tenere le mani sulle cosce. Espirò. Johanna Derham, anni fa era una postina. Le mancavano i vecchi tempi. Creò un riferimento temporale nella sua testa dettato dalla regolare frequenza dei suoi respiri di diaframma. Pieni e costanti.
    Cominciò a ripassare tutti gli ottocento movimenti che uccidono.
    Attese nel buio.


    nYDvwNh

    Johanna Derham
    Sea Dragon [VII] - Energia Blu

    Stato fisico - Ottimo

    Riassunto azioni - //

    Abilità -

    Tecniche -


    Edited by ~Gabriel~ - 26/1/2017, 02:07
     
    Top
    .
15 replies since 22/1/2017, 23:50   901 views
  Share  
.