TOTAL WAR TOURNAMENT

Prologo

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  1. ^Kuja^
     
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    C'ho i pugni nelle mani!

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    Modrock ♦ Minotaurus {IV} ♦ Energia Verde
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    Aprì gli occhi in mezzo all’oscurità. Non aveva idea di dove fosse e l’ultima cosa che ricordava era un fischio talmente forte da fargli male. Il solo pensiero gli provocò una fitta ai timpani. Provò ad alzarsi in piedi e si sentì incredibilmente pesante. Non si era accorto di avere l’armatura del minotauro addosso. La accarezzò partendo dal petto e controllando che ogni singolo pezzo fosse al suo posto, senza crepe. Sembrava che tutto fosse in ordine ma non era troppo sicuro.
    Mise le mani per terra, sul gelido pavimento, e procedette a tentoni. Nell’oscurità totale non aveva nessun modo per riconoscere lo spazio intorno a sé e l’unica cosa che poteva fare era esplorare. Nel mentre aveva mille domande in testa a cui non sapeva rispondere. Non conosceva il luogo dove era finito, non conosceva neanche il motivo di quell’oscurità, e non sapeva perché il suo ultimo ricordo fosse così doloroso per i suoi timpani.

    “Dove sono finito …”

    La sua mente era ancora così confusa. C’erano tante cose nella sua mente che non riusciva a riordinare, producendo un vortice di pensieri caotici. La battaglia dell’Ade, Ares che combatteva con lui, Pandora in pericolo … c’era qualcosa di reale o si era sognato il momento in cui si era trafitto il petto? Sentì una fitta al cervello e portò la mano destra sulla fronte.
    Riuscì a raggiungere la parete liscia e fredda. Provò a capire quanto fosse resistente scagliando un potente destro. Non riuscì manco a scalfirla, con il risultato di produrre un forte rumore provocato dal cozzare dell’armatura con il muro. Avrebbe voluto l’udito dei pipistrelli per capire se fosse in una stanza o in un corridoio e orientarsi in quell’oscurità così fitta. Vista la situazione, era probabile che fosse imprigionato da qualche parte.
    Non aveva senso cercare una via d’uscita, era una lezione che aveva imparato duramente quando viveva nel labirinto. Se era stato messo in una prigione, con la sua armatura, non gli avrebbero mai permesso di avere intorno delle mura deboli che non potessero contenerlo. Qualcuno sarebbe impazzito in una situazione simile ma non lui. Era abituato a rimanere nel completo silenzio, immerso nell’oscurità, con delle catene che non gli permettevano di muoversi. Si sedette a gambe incrociate e chiuse gli occhi in attesa. Prima o poi avrebbe scoperto perché si trovava lì.

    Non tardò ad arrivare la voce metallica che spiegò per filo e per segno la sua situazione. Strinse i denti quando la udì. Il solo sentirla gli provocava la nausea. Aprì gli occhi e venne investito da una luce intensa. Mise la mano destra di fronte a sé e solo dopo qualche secondo riuscì ad abituarsi abbastanza da capire quale immagine stesse trasmettendo il suo rapitore. La motivazione era proprio di fronte ai suoi occhi. Era reale? Non poteva saperlo.
    Pandora, imprigionata, lo sguardo verso di lui, fuori dallo specchio. Non implorava, non appariva spaventata, non era nel carattere di quella splendida e angelica figura. Sapeva che aveva bisogno di lui e poteva leggerlo nei suoi occhi. Era viva. Strinse i pugni e rimase ad osservare la donna che gli aveva dato un’opportunità, uno scopo nella sua miserevole vita, imprigionato nel suo essere una bestia. Avvicinò entrambe le mani allo specchio, accarezzando la sua superficie.

    «Mia signora … vi troverò e metterò fine a tutto questo. Farò quello che non ho saputo fare nell’Ade. Lo giuro …»

    Disse a bassa voce, come se lei e soltanto lei potesse udirlo. Aveva la sua motivazione per combattere e nessuno si sarebbe potuto mettere tra lui e Pandora. Non avrebbe più permesso che qualcuno potesse farle del male. Ogni suo avversario avrebbe conosciuto la sua ascia.
    Lo schermo scomparve e lui tornò nell’oscurità totale. Sentì l’ira crescere ma Pandora non aveva bisogno della sua rabbia. Aveva bisogno che lui vincesse ogni combattimento. Ritornò a quello che gli sembrava essere il centro della stanza. Prese un lungo respiro e si mise di nuovo a gambe incrociate sul pavimento freddo. Chiuse gli occhi e tornò in attesa. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto trovare la pazienza di attendere il suo momento. Era davvero come una volta, quando aspettava che suo padre facesse aprire le porte della sua prigione e lo scagliasse contro i fanciulletti che gli mandavano in sacrificio. Da un momento all’altro la porta si sarebbe aperta e lui l’avrebbe attraversata con sommo rammarico per il suo sfidante …

    6kmTNtT
    narrato ♦ parlatopensatoparlato altri

    Status Fisico; ♦ Ottimale
    Status Psicologico: ♦ Calmo
    Status Cloth: ♦ Perfetto

    Riassunto Azioni: ♦ Modrock, il minotauro del mito, è abituato alla prigionia e non la teme. La odia ma conosce la pazienza. Sa quali sono le regole e sa che non senso sfondarsi le mani su pareti fatte per contenerlo. Per quanto bestiale, la prigionia è il mondo dove è nato e non lo sconvolge più di tanto. Attende il suo momento.

    Abilità: ♦ I pugni nelle mani, Resistenza straordinaria, Grand Axe

    Tecniche:


     
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15 replies since 22/1/2017, 23:50   901 views
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