Alle Montagne della Follia

Gea Side

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    Protogenos of Death

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    Che gli dei misericordiosi, se esistono, ci proteggano nelle ore in cui né il potere della volontà, né le droghe inventate dagli uomini possono tenerci lontani dall'abisso del sonno. La morte è compassionevole perché da essa non c'è ritorno, ma chi emerge, pallido e carico di ricordi, dai recessi della notte, non avrà più pace. Che imbecille sono stato a intraprendere con tanta incoscienza lo studio di misteri che l'uomo non dovrebbe affatto conoscere!

    (Hypnos di H.P. Lovecraft, 1922)



    Da diverso tempo percepisci qualcosa di strano, come se qualcuno ti stesse osservando.
    La sensazione è debole ma continua.
    Un sentore di morte è connesso a questa presenza, come fosse un fantasma proveniente da terre remote e disperse nel tempo.
    Non è molto distante da te, ora ti è chiaro.
    Puoi cercare di scovarla, o ignorarla...




    Eccoci.
    Come detto inizia Black.
    Percepisci questa strana presenza, decidi che fare, se vuoi ignorarla o inseguirla.
    Descrivi liberamente dove ti trovi e fermati quando stai per fare l'azione scelta.

    Buon gioco!




     
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    Alle Montagne della Follia - Part I

    L'aria fresca del deserto durante la notte era per me ormai fonte di numerosi ricordi, come lo era per ogni altro abitante dei dintorni di Los Angeles. Non troveresti un singolo abitante che non si sia messo con una sdraio in fuori dalla propria dimora a guardare le stelle di notte in tutta la California. Ovviamente io non facevo eccezione, tuttavia quella particolare notte i ricordi d'infanzia erano il mio ultimo pensiero. Erano tre giorni che non riuscivo a dormire, perennemente attanagliato da un sinistro presentimento che non mi lasciava pace. Un'ombra che si stagliava minacciosa della quale non conosci l'origine, che ti segue ovunque, instancabile e inafferrabile, ecco come posso descrivere quella continua sensazione. A volte mi giravo, sicuro di trovarmi qualcuno alle spalle, magari scivolato silenziosamente in casa con chissà quali intenzioni, e invece mi ritrovavo a fissare il vuoto, col cuore che martellava come un pazzo e un groppo in gola, nemmeno fossi appena sfuggito ad un terribile assassino.
    La notte poi era il momento peggiore. Mi rigiravo nel letto, incapace di rilassarmi e di riposare, continuamente oppresso dalla sensazione di non essere solo, reattivo al minimo suono. Per tre volte avevo espanso violentemente il mio cosmo semplicemente per un banale rumore causato dal vento e questo solamente la prima notte. Col passare dei giorni avevo iniziato a temere per la mia stessa salute mentale, arrivando ad ipotizzare che stessi iniziando a soffrire gravemente di paranoia. Ok, magari non ero ancora al punto di immaginarmi cospirazioni governative orchestrate tramite satelliti, ma non ero sulla buona strada.
    Fu appunto la terza notte che raggiunsi il limite, quando non riuscii più a sopportare la situazione. Scattai fuori dal mio letto, mi vestii in tutta fretta, afferrai la mia Box e varcai la porta di casa, sbattendomela alle spalle. A passo spedito mi inoltrai fra le colline rocciose, ignorando il freddo vento che mi soffiava contro la sabbia. Abitavo a metà strada fra Los Angeles e il Joshua Tree Park, in una zona dove c'erano solo ma mia casa, una modesta villetta con annessa serra, e una serie ininterrotta di dune sabbiose, gole rocciose e selvaggio deserto. Per farla breve ero l'unica persona nel raggio di parecchie miglia, eppure quella terribile e lenta tortura mi aveva quasi portato al limite della paranoia.
    Finalmente, dopo oltre mezz'ora di camminata in mezzo a serpenti addormentati, rare pozze d'acqua stagnante e alberelli secchi raggiunsi la mia meta: uno sperone roccioso si ergeva maestoso in mezzo alle done aride, stagliandosi contro il cielo come la punta di una gigantesca spada di pietra. Un tempo avrei impiegato un bel po' a raggiungerne la sommità, soprattutto con la Box sulle spalle, ma il cosmo mi permetteva quello e ben altro, quindi dopo un paio di minuti mi stavo sedendo, non proprio comodamente, sulla mia Box, osservando il cielo stellato mentre il vento secco mi scompigliava i capelli e ogni tanto mi faceva rabbrividire. Ogni volta che c'era qualcosa che non andava, che sorgeva un problema o che attraversavo un brutto periodo andavo lì, ad osservare il deserto di notte illuminato dalla luna e dagli astri. Non potevo eliminare quella sensazione opprimente, ma almeno lì potevo rilassarmi un po' ed evitare di impazzire...
    Mentre pensavo, estrassi dalla Box un oggetto che in realtà non sarebbe dovuto essere nelle mie mani: la Spada del Cavaliere di Megres scintillava magnificamente nelle mie mani, affilata come non mai nonostante la maniera barbara con cui la conservavo, ovvero abbandonata a se stessa insieme ai pezzi della mia cloth.
    Da quando avevo con me quella spada mi stava capitando di tutto, dai miei scontri con gli altri Cavalieri ai miei improbabili incontro con vecchie conoscenze. E adesso quella strana situazione

    -Dannata spada, a volte penso sia tutta colpa tua...-

    Pensai con una punta di ironia mentre al osservavo rapito.

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    Nome ~ Andrew Stars
    Energia ~ Verde
    Status Fisico ~ Ottima forma
    Status Psicologico ~ Irrequieto
    Cloth ~ Leone di Gea
    Status Cloth ~ Integra - Non indossata

    Riassunto Azioni ~ Ok, inizio molto descrittivo, più da thriller che da GDR, ma mi sono voluto sbizzarrire con la vita privata di Andrew. Si parte da casa sua, dove da circa tre giorni ha questo insistente presentimento. Alla fine non resiste più, la terza notte prende ed esco portandosi dietro la box. Va su uno sperone roccioso non molto lontano da casa sua, dove si siede con l'intenzione di rilassarsi un po'

    A te la palla, Gorth :zizi:


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    La sensazione si intensifica, fino a che dietro ti te senti strani rumori, rumori di battaglia, lingue sconosciute simili al tedesco, fortissime folate di vento.
    Se ti giri non noti niente di tutto ciò, ma solo un leone, bianco ed emaciato.
    La sua forma è trasparente, come quella di uno spettro.
    Ti fissa...




    Agisci come credi :zizi:
    Il leone è trasparente e anche etereo, quindi se cerchi di toccarlo non gli succede nulla :zizi:





     
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    Alle Montagne della Follia - Part II

    Un lungo brivido mi risalì la schiena. Il lieve vento mi scompigliava i capelli, spirando da dietro le mie spalle, portandomi all'orecchio parole sconnesse e per me incomprensibili, dai toni concitati. Suoni stridenti, esplosioni e anche un ruggito si aggiunsero a questa cacofonia misteriosa, mentre le folate di vento aumentavano di intensità. Non ero più solo, anzi, forse nemmeno lo ero mai stato negli ultimi tre giorni.
    Senza nemmeno voltarmi, piantai per terra con forza la spada di ametista; poi, con calma, mi alzai dalla Box e mi girai, per osservare coi miei stessi occhi la causa di tutto quale caos.
    Osservare con i propri occhi qualcosa che non fa parte di questo mondo infonde sempre un profondo terrore, legato alla consapevolezza che ciò che muore può ancora tornare tra di noi, ma in quell'occasione non ne provai poi molta, sia perchè ormai avevo a che fare con Cavalieri provenienti dall'Ade, guerrieri degli dei e soggetti simili da mesi ormai, sia perchè nello stato mentale di continua ansia in cui mi ero trovato quei giorni ormai mi aspettavo qualsiasi cosa da un momento all'altro.
    Il mio sguardo incrociò quello etereo dell'animale fantasma, mentre potevo leggere al suo interno un sorta di tristezza. L'animale era di dimensioni ragguardevoli, ma sembrava scarno e in certi punti spelacchiato, non esattamente l'immagine concretizzata della fierezza che uno si potrebbe figurare nella propria mente. Tuttavia, nonostante il suo stato e la sua forma spettrale, mi infondeva comunque paura e il mio istinto mi consigliava caldamente di stare attento a ciò che avevo di fronte.

    -Sono giorni che mi perseguiti. Chi sei, cosa vuoi da me? Cosa c'è di così importante da scomodare le anime dei morti?-

    Chiesi con voce a metà fra la paura e la rabbia. Ero stato tormentato fin quasi alla paranoia, volevo quantomeno sperare che si trattasse di qualcosa di realmente importante. Ma più guardavo quella creatura incolore più mi convincevo che ben presto avrei rimpianto i tempi in cui vivevo tranquillo...

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    Nome ~ Andrew Stars
    Energia ~ Verde
    Status Fisico ~ Ottima forma
    Status Psicologico ~ Irrequieto, leggermente impaurito
    Cloth ~ Leone di Gea
    Status Cloth ~ Integra - Non indossata

    Riassunto Azioni ~ Mi giro, mi accorgo che ho davanti lo spettro di un leone emaciato e poi gli chiedo il motivo della sua presenza. Semplice e coinciso, non avevo voglia di scrivere grandi cose completamente inutili :zizi:

    Abilità ~

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    Cosa c'è di così importante? Qualcosa di peggiore della morte stessa.

    *Dice il leone ringhiando.*

    Qualcosa che non è di Gea è giunto quando gli uomini non erano ancora nati ed ha cercato di prendere possesso del tesoro di nostra madre.
    Noi l'abbiamo rinchiuso a sud, dove la terra diventa ghiaccio e la vita diventa morte.
    La prigione ora sta per crollare...

    *Il leone si avvicina e ti annusa.*

    L'essenza del tuo spirito è simile a me, per questo ti ho cercato e trovato. Vengo da molto lontano e ho combattuto per secoli... ora tocca a te...
    Raggiungi il punto più a sud della terra... trova... trova... altri Eletti di Gea!

    *Ruggisce, dopo di che la sua immagine lentamente svanisce.*

    Uno di noi la rimane ad alimentare gli incanti protettivi di Gea, ma non ce la farà ancora a lungo...

    E' tempo che mi riunisca alla terra...

    *Si accovaccia e svanisce completamente.*




    Agisci come credi :zizi:




     
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    Alle Montagne della Follia - Part III

    Parole, parole e parole, tutte quante recanti con sé un messaggio di pericolo imminente. Non capivo come il messaggero stesso potesse parlare, quale fosse la sua identità, perchè servissi proprio io alla sua causa, ma se le sue parole erano vere non c'era tempo per preoccuparsi di futili quesiti come quelli. Qualcosa peggio di ogni pericolo avessi mai affrontato si stava preparando a rivedere la luce del sole, un pericolo peggiore della morte stessa, che non minacciava solo noi umani, ma la stessa Dea.
    Mentre osservavo lo spettro felino svanire nella notte, sbiadendo come un sogno, cercai di ricollegare dentro di me le sue parole. Aveva parlato del punto più a sud della Terra, dove il suolo è ghiaccio e la vita diventa morte, in cui si ergeva una prigione in procinto di cedere: parole eleganti per parlare del gelido continente Antartico, forse addirittura il vero e proprio Polo Sud, zona che stava risentendo sempre più del continuo riscaldamento dell'atmosfera.

    -Non c'è che dire, proprio a due passi da qui...-

    Pensai con una punto di amaro sulla bocca. Ok, avrei attraversato cento volte quelle lande gelide se era per proteggere Gea e il mondo stesso da una minaccia di tale entità, ma di certo non mi avrebbero mai visto farlo col sorriso sulle labbra. Eh sì, certe volte c'erano dei sacrifici necessari da fare, ma sapere che sarebbero serviti per una causa comune di tale portata mi dava la forza di compierli ogni giorno. Avevo passato la mia vita prima preda del risentimento e del desiderio di vendetta, ma una volta liberatomi di quello cosa mi era rimasto? Allora Gea aveva posato il suo sguardo su di me, dandomi finalmente uno scopo e la forza per proteggere ciò a cui tenevo dagli altri. Non sognavo una pace infinita, perchè sapevo che era la guerra a creare alleanze e amicizie per quanto assurdo possa suonare, ma desideravo che il continuo conflitto dell'umano con la natura non significasse necessariamente la distruzione di uno dei due.
    Adesso, però, prima di trovare una soluzione ai miei ragionamenti filosofici, dovevo prima agire in modo che natura e umani non morissero prima del tempo e per cominciare dovevo saperne di più, anche prima di cercare aiuto tra i miei compagni: interpellare la mia Dea, perchè mi indicasse il cammino da seguire. Non potevamo partire alla volta dell'Antartide senza avere la minima idea di dove andare e di cosa potevamo trovarci davanti.
    Sotto il cielo stellato, attraversai le sabbie del deserto, dirigendomi nel luogo dove avrei potuto ricevere le risposte che cercavo. L'altare di Gea.

    Due giorni dopo



    Calpestare di nuovo quella stessa terra, rivedere i ridenti fiori colorati che coloravano il grigiore della pietra, sentire ancora il canto delicato degli uccellini. Tutto quanto rievocava in me i ricordi del passato incontro fra i tre Cavalieri di Gea, ovvero me, Pai Mei della Tigre e Demetra di Bat, il primo vero incontro che avessi mai avuto con guerrieri della mia stessa fazione. Le foreste di Białowieża non erano cambiate molto dall'ultima volta che vi ero stato, ma in compenso ero cambiato io. Ero ancora inesperto, incapace di gestire bene il mio stesso potere, dalla mente ancora chiusa e ignaro delle reali meraviglie che il mondo in cui ero entrato aveva da mostrarmi.
    Avanzai lentamente verso il centro della grossa radura, avvicinandomi all'antico altare di pietra ornato da fiori di ogni genere, simbolo della protezione che Gea aveva dato a quella zona. Mi inginocchiai lì, di fronte ad esso, espandendo il mio cosmo selvaggio, lasciando che andasse a mescolarsi con quello appartenente alla Dea, presente a sua volta nell'aria.

    -Mia Dea, ho saputo dell'imminente pericolo e sono corso a cercare consiglio da te, in questo luogo dove un tempo noi tuoi guerrieri ci riunimmo per tuo volere. E' tempo che ci riuniamo ancora una volta, ma abbiamo bisogno della tua guida per proteggere te e il tuo creato. Mia Dea, guidaci. Guidami...-

    Pregai ad alta voce, senza timore di parlare. Non era il momento di dimostrarsi spaventati e deboli, era il momento in cui occorreva di più essere coraggiosi e forti, sia per se stessi sia per chi non lo era.

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    Nome ~ Andrew Stars
    Energia ~ Verde
    Status Fisico ~ Ottima forma
    Status Psicologico ~ Normale
    Cloth ~ Leone di Gea
    Status Cloth ~ Integra - Non indossata

    Riassunto Azioni ~ Ok, non è il miglior post che abbia mai fatto, ma è quanto di meglio sono riuscito a scrivere.
    Dopo l'avvertimento dello spettro ragiono un po' sul significato delle sue parole, capisco che devo attraversare mezzo globo e l'intero continente Antartico, quindi capisco che da solo non posso fare proprio un bel niente e che devo prima di tutto interpellare Gea.
    A questo proposito, mi reco nelle foreste di Białowieża, dove avvenne l'incontro di noi tre Cavalieri di Gea (considero gli eventi della ruolata di casta come antecedenti alla quest)


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    *Dopo lunghi momenti di silenzio e meditazione senti il tuo cosmo vibrare, senti più intensamente i rumori della foresta ed i tuoi pensieri diventano più chiari.
    Un'immagine balena nella tua mente, una terra di ghiaccio circondata dal mare. Una costruzione improvvisata di legno e pietra.
    Improvvisamente ti è chiara la rotta da seguire per raggiungere quel luogo, ammesso che esista ancora...*




    Bon, sai dove andare, ora puoi autonomamente chiamare i tuoi compari.
    Io interverrò appena avrete preso una decisione sul da farsi :zizi:




     
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    Alle Montagne della Follia - Part IV


    Il mio cosmo continuava a danzare nell'aria, mescolandosi a quello emanato dall'Altare stesso. I secondi passavano, mentre sentivo sempre più chiaramente il potere stesso della Terra manifestarsi a me. Da prima era un flebile richiamo, più lieve del vento fra le fronde, coperto persino dal battito del mio cuore, ma col passare degli attimi diventava sempre più chiaro e distinto, raggiungendomi fin nel profondo nell'anima come una dolce musica suonata da tutti gli strumenti esistenti: il suono della vita stessa. E in quello stesso istante immagini, suoni e sensazioni piovvero dentro di me, inondandomi la coscienza. Neve e ghiaccio, un cielo candido che a malapena si distingueva dalla terra gelata. Vento freddo sferzava ogni cosa, sollevando spruzzi di neve ad ogni raffica, ma una sola cosa resisteva imperturbabile alla furia estrema della natura, solida e primitiva al tempo stesso: una strana costruzione di legno e pietre, troppo nascosta dalla neve sollevata dal forte vento per capirne bene i dettagli e le precise dimensioni. Improvvisamente la mia visuale arretrò, viaggiando all'indietro ad una velocità vertiginosa, ripercorrendo in pochi istanti tutto quanto il tragitto attraverso la terra dei ghiacci, arrivando fino al mare. Vidi galleggiare iceberg, pinguini che si tuffano, intravidi forse un'orca, poi persi di vista anche la costa congelata e la banchina, volando via al di sopra delle onde verdastre. Acquisii sempre maggiore velocità, sino a che tutto non diventò una macchia sfocata davanti ai miei occhi. E poi eccomi ritornare lì, dove ero, con occhi sbarrati e il fiatone a causa dell'immenso sforzo che quella visione mi aveva causato. Barcollai leggermente, recuperando a stento l'equilibrio prima di finire a terra. Il mio cervello aveva dovuto assorbire una quantità di informazioni vertiginosa in pochi secondi, costringendolo ad un super-lavoro fisicamente debilitante. In compenso, però, adesso avevo l'intero tragitto che avevo percorso dai gelidi campi dell'Antartide fino alla mia attuale posizione impresso a fuoco nella mente, passo per passo.

    -Uao... non me l'aspettavo-

    Pensai ancora sconvolto dal repentino succedersi di immagini e di informazioni. Adesso sapevo dove dovevo andare, ma non sapevo né cosa mi aspettava né quale fosse il mio reale compito in quella che si prospettava un'impresa ai limiti della Terra. No, una cosa mi era ben chiara: non dovevo affrontare quell'impresa da solo. Ero tante cose, ma di certo non un folle temerario né un megalomane assetato di gloria personale. Non avevo intenzione di lanciarmi alla carica per poi morire in una landa dimenticata dagli dei sotto neve e ghiaccio, mentre il mondo precipitava nel caos a causa del mio fallimento. Avevo amici, avevo compagni, desiderosi di impedire un simile evento quanto lo desideravo io. La nostra forza presi singolarmente poteva essere poca cosa, ma uniti eravamo completamente di un altro livello.
    Ancora una volta il mio cosmo si espanse, mentre io sforzavo il mio corpo debilitato a raggiungere il proprio limite. Dovevo lanciare un messaggio forte e chiaro, udibile in ogni angolo della Terra, dalla più alta vetta ai più profondi recessi del pianeta. L'altare avrebbe funto da antenna per diffondere il mio messaggio di cosmo, ma più forte sarebbe stato questo più facilmente sarebbe stato percepito dai diretti interessati. Pai Mei, Demetra, chiunque fra i Custodi della Terra, avrebbe potuto avvertire il mio richiamo. Sarebbe stata la Terra stessa a portare il messaggio ai propri guerrieri

    -Custodi della Terra, Cavalieri di Gea, una nuova impresa richiede il potere e il coraggio di ciascuno di noi. Uniamoci e fronteggiamo questa minaccia, uniti per il bene della Terra!! Uniti, per la vittoria!!-

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    Nome ~ Andrew Stars
    Energia ~ Verde
    Status Fisico ~ Indebolito
    Status Psicologico ~ Determinato, leggermente scosso
    Cloth ~ Leone di Gea
    Status Cloth ~ Integra - Non indossata

    Riassunto Azioni ~ Ho reso un po' più dettagliata la percezione delle immagini e della strada da percorrere, giusto per non farlo sembrare del tutto casuale :zizi: Inoltre mi sono inventato questo piccolo espediente per chiamare a raccolta gli altri Cavalieri, spero non ci siano problemi per quello

    Bene, adesso tocca agli altri entrare in scena


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  9. 'Azz!
     
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    PAI MEI - POST 1




    Ma sì, usiamo pure l'altare come telefono XDD


    Narrato; "parlato"; "parlato/telepatico Andrew"; °pensato°

    Pai Mei aveva lasciato la casa della sua famiglia da tre giorni, dopo avere seppellito suo padre.
    Il patriarca era mancato quasi da un momento all'altro, colto alla sprovvista da una malattia tanto rapida nel decorso quanto inesorabile nell'esito. Forse nel Jamir non esistevano terapie all'avanguardia come in alcuni grandi Paesi dell'Ovest, in compenso la vita sana e pulita rendeva molto rara la necessità di uno specialista. Ne sarebbe servito uno... forse. Forse non c'era più nulla da fare e la sorte del genitore, fino a due settimane prima il ritratto della salute, era stata già decisa.

    Pai Mei mancava da casa da un po'. Dopo l'investitura... no, si corresse, dopo il suo ingresso nel Loto Bianco avevano iniziato a guardarlo in modo diverso. Fino ad allora era stato il figlio maschio non particolarmente dotato sul piano fisico, quello che voleva diventare un guerriero ma avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sugli studi, dove eccelleva. Nessuno gli faceva una colpa delle scarse attitudini combattive, né tantomeno della mancanza del Potere, la facoltà psichica che compariva negli eletti di Athena e che era indubbiamente congenita.
    (Un suo cugino la possedeva in una certa misura, in lui non germogliò mai.)

    Da quando i monaci lo avevano accettato, soprattutto da quando al villaggio si era sparsa notizia che dopo il primo mese era ancora vivo, i suoi famigliari avevano iniziato a guardarlo con altri occhi. Gli volevano sempre bene, ma sembravano chiedersi quale sorta di mostro avevano sottovalutato sino ad allora. Si scostavano senza volerlo quando passava: erano gentili, ma dietro la maschera la diffidenza cresceva di giorno in giorno. Al momento di pronunciare l'orazione funebre, ebbe tutti gli occhi addosso ma sospettava che fosse per motivi che esulavano dal cordoglio del momento.

    Era partito subito dopo essersi assicurato che l'anziana madre stesse bene.

    Il monastero era avvolto da una insolita e apatica cappa di inattività, e si sentiva soffocare. Sentiva che forse era giunto il momento di rimettersi in moto per adempiere alla missione assegnatagli dall'Abate, ovvero risvegliare il guerriero di Gea che avrebbe dovuto guidare il mondo verso un nuovo avvenire, luminoso e ricco di vita e possibilità. Questo proposito era destinato ad essere ben presto frustrato.
    Mentre assisteva alla funzione del mattino nella sala delle adunanze, un cerchio alla testa lo costrinse a serrare gli occhi e a trattenere il respiro, annullando le sue percezioni e rendendolo schiavo di un solo, potente messaggio che gli era esploso in testa.


    "Custodi della Terra, cavalieri di Gea, una nuova impresa richiede il potere e il coraggio di ciascuno di noi. Uniamoci e fronteggiamo questa minaccia, uniti per il bene della Terra!! Uniti, per la vittoria!!"


    Scomparve così com'era venuto: repentino e tanto assordante ora nella sua assenza quanto lo era stato un secondo prima. Non avvertiva più dolore, ma si era fermato, interdetto, e si era accorto che gli attenti monaci suoi fratelli lo osservavano. Li guardò, uno dopo l'altro, e gradualmente essi persero interesse: erano abituati alle sue stranezze, ovvero ai comportamenti insoliti che attribuivano sempre più spesso ai sogni che la Madre Terra gli inviava, e che lo coglievano anche da sveglio.
    Ma in questo caso la Madre non c'entrava nulla, e non solo perché gli comunicava le missioni in modo indolore. Aveva riconosciuto molto bene questa voce, per quanto gli sembrasse incredibile. Non c'era possibilità di sbagliarsi.

    "Come è possibile che sia lui?"

    Si ricordò della foresta, dell'altare, dei suoi compagni di lotta, così diversi tra loro: l'impetuoso Andrew Stars, dal Nord America, ed il cosmo tranquillo e raccolto di Demetra, la ragazza che portava l'emblema del Pipistrello.
    Una comunicazione telepatica di Andrew lo aveva raggiunto, sebbene egli non possedeva poteri del genere, almeno a ciò che Pai Mei ricordava.

    °Deve avere usato un tramite...°

    Cosa conosceva Pai Mei del suo confratello? Quasi nulla, senz'altro non l'indirizzo. Decise quindi di partire alla volta della foresta di Bialowieza, dove l'aveva incontrato per la prima e unica volta.
    Jun, la sua servitrice, gli affastellò il minimo indispensabile in un sacco e rimase sulla soglia a salutarlo con il suo deferente silenzio, in attesa come al solito del suo ritorno e di ulteriori ordini.

    Il viaggio sembrò durare secoli, dato che l'urgenza e la curiosità crescevano ad ogni chilometro. Giunto ai margini della foresta, il guerriero dovette fare uno sforzo per dominarsi e non mettersi a correre: il cosmo di Andrew era palese, più forte dell'ultima volta, e l'energia che irradiava dall'altare della loro dea vi si sommava. Il cosmo benevolo di Gea lo condusse ai piedi del grande albero come mostrandogli un sentiero noto a lui solo.
    Aveva ragione: il Leone era ancora lì, gli occhi quasi febbricitanti. Sembrava scosso: era solo fatica fisica o c'era dell'altro?

    "Lieto di vederti, Andrew del Leone. Ti ho udito forte e chiaro, anche se sulle prime non credevo alle mie percezioni. Sembra che tu abbia scoperto un'interessante virtù di questa antica ara. Sono appena arrivato, il viaggio è stato lungo e vorrei sedermi. Come l'ultima volta, ricordi? Magari potresti spiegarmi perché hai richiesto una nuova adunata, e nel frattempo riprenderti a tua volta. Credo tu ne abbia bisogno."

    In realtà l'eccitazione malcelata gli evitava di provare fatica per il lungo tragitto: aveva imparato a fidarsi dei suoi istinti e vi si abbandonò anche stavolta. Si liberò dei bagagli e si accomodò presso l'altare, dove un albero colpito da un fulmine gli forniva un comodo sedile.



    CITAZIONE
    Pg: Pai Mei
    Armatura: darian della Tigre (grado IV, non indossata)
    Stato fisico: ok
    Stato psicologico: impaziente
    Altro: due o tre spiegazioni. Del Clan del Loto Bianco credo sappiate, è la setta di monaci combattenti a cui appartiene Pai Mei. La missione a cui ho accennato è il risveglio di un Gea potentissimo, segreto scopo dell'attività del Clan. Jun è una servitrice che Pai Mei ha preso con sé dopo il test energetico per l'energia rossa. E l'incontro precedente con gli altri Custodi della Terra, ovviamente, è la role in corso d'opera "La Selva delle Bestie" :deathmetal:
     
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  10. Nimuo
     
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    WrJ4D

    Parlato-Narrato-pensato

    Cosa mi stesse aspettando non potevo nemmeno lontanamente sognarlo. Nel giro di poche settimane la mia ordinaria vita era stata stravolta: da un disagio nel quieto vivere, ad un'ossessione persistente, fino ad arrivare a scoprire un mondo di fiaba, dove animali e piante pensano e agiscono esprimendo sentimenti. Avevo percorso centinaia di chilometri in preda a continui sbalzi d'umore, sognando voci che chiamavano il mio nome, fino a percepirle durante il mio cammino. Avevo pensato di aver raggiunto finalmente la pazzia, di aver trovato una spiegazione al mio subbuglio interiore; per mia fortuna un disturbo della personalità era ben lontano dalla realtà, che invece si rivelò nelle sembianze di un cervo bianco. Non ero sicuro che la voce femminile e materna che sentivo dentro di me fosse la sua, ma non avevo altra scelta che rispondere al suo richiamo, poiché aveva bisogno di me e niente di me mi frenava dall'agire. Accettai un compito che mi permise di sviluppare un particolare potere che ancora stentavo a controllare, un'energia al quale non sapevo dare un nome, che però mi donava una forza sovrumana delle interessati capacità.
    Da quando avevo accettato quel potere potevo percepire intorno a me un mondo nuovo, una forza vitale incredibile che fluiva dentro e attraverso me, facendomi scoprire nuove bellezze che prima nemmeno riuscivo a scorgere. La mia attenzione riusciva a cogliere ogni animale o pianta, ed essi rispondevano al mio sguardo, anche se nessuno avrebbe potuto capire la nostra complicità.


    devo correre

    Nella mia missione di protettore della foresta mi era stato chiesto di fermare lo scempio che uomini corrotti dal vile denaro stavano attuando, distruggendo un parco di inestimabile bellezza e valore. Ero riuscito nel mio intento, anche se a caro prezzo: in un combattimento lampo avevo ucciso un uomo, anche se del suo corpo non è rimasto traccia. Solo a quel punto ricevetti l'investitura, un'armatura rappresentante il cervo che mi aveva invocato e che da quel momento faceva parte di me.

    E adesso?

    Un nuovo richiamo, una nuova voce, mi aveva raggiunto da non molto lontano, qualcuno invocava il mio aiuto, anche se non capivo le sue parole. Parlava di "custodi della terra", "cavalieri di Gea". Quale era il significato di quegli epiteti, e perché aveva raggiunto me? Ma ancora più misteriosa era stata la mia reazione, incontrollabile e lesta. Immediatamente mi misi a correre per un sentiero che la foresta stessa mi stava indicando, ancora una volta ero guidato da altri. Raggiunsi in poco tempo una radura non molto grande, al centro della quale un maestoso albero spingeva i propri rami verso il cielo, mentre le radici affondavano salde nel terreno: quell'immagine mi diede l'impressione che quell'albero stesse cercando di riunire cielo e terra, provando ad avvicinarli l'uno all'altro.
    Ai piedi di esso un altare emanava una luce calda e confortevole; li vicino due ragazzi parlavano, uno dei quali ardeva intensamente di un'energia simile alla mia, che riconobbi come la stessa che aveva portato la voce dentro di me. Di nuovo la risonanza che avevo provato poco tempo prima mi scosse e la mia luce si accese ardendo in tutto il suo splendore, rispondendo a quella del ragazzo con gioia e impazienza.


    Sono arrivato!

    Rotolò via dalla mia bocca senza che nemmeno me ne accorgessi. Il buon senso avrebbe consigliato meno avventatezza, più cautela, ma come potevo? Avevo raggiunto dei fratelli, divisi da sempre ma mai perduti veramente.

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    NomeOscar
    ClothCervo
    EnergiaBianca (Gialla)
    Status FisicoOttimo
    Status MentaleOttimo
    Status ClothIndossata, integra

    Riassunto AzioniHo appena finito l'add, non so cosa cavolo stia succedendo e ho risposto per puro istinto al richiamo.

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    olitudine. Dopo che aveva incontrato i suoi fratelli, dopo aver conversato e passato qualche ora insieme a loro, si erano divisi di nuovo.
    Non le procurava un vero e proprio fastidio. La solitudine, se la si poteva chiamare così, non l’aveva mai oppressa e ci conviveva con tranquillità e poi, non era mai realmente sola; il respiro e la voce delle piante e degli animali, era la sua compagni sia di giorno che di notte.
    Le loro voci, le sentiva sempre e sorrideva; c’era chi era arrabbiato, chi scocciato, chi quieto, chi felice. Insomma, c’era un guazzabuglio di sensazioni complesse e contorte le quali, la portavano ad ascoltare e sorridere ogni volta che le sentiva.
    Non avendo mai posseduto la capacità di vedere ciò che la circondava, aveva imparato sin da piccola a vedere con il tatto e associare diverse cose con l’olfatto, l’udito e il gusto; tre sensi che delle volte le creavano qualche problema, per via della forte e fina percezione che aveva del mondo, ma cercava di sopravvivere lo stesso, restando quieta e tranquilla.

    Era passato qualche mese dall’ultima volta che aveva visto i suoi compagni e, non riusciva a capire esattamente perché, non si era allontanata poi molto dalla foresta Bialowieza; preferiva stare nelle sue vicinanze, quasi a divenirne una guardiana silenziosa, un ombra tra la fitta vegetazione della foresta. Si trovava vicino al confine con la Polonia, quando il sussurrò concitato e gentile della madre, la richiamò con urgenza; aggrottò le sopracciglia, mentre una profonda angoscia le attanagliava il petto. Non le piaceva quella sensazione; l’urgenza e la preoccupazione che il mondo circostante le trasmetteva erano reali e se ne sentì come risucchiata, rimanendo quasi congelata sul posto. Scosse con vigore il capo, nel tentativo di snebbiare la mente e appoggiò una mano, sulla corteccia un albero, alla ricerca di un appoggio ma, mai mossa fu stata così “stupida”.
    Si rizzò di scatto, mentre il suo respiro si faceva accelerato e l’urgenza che la madre provava si riversava dalla forza vitale dell’albero al suo corpo, colpendole la mente come un fiume in piena e la stordì. Non riusciva a respirare, tanta era l’intensità e la forza di quei sentimenti e di quelle reazioni, ma riuscì a distaccarsi con una forte imposizione su se stessa e a imbrigliare tutte quelle sensazioni, ritrovando la sua calma e la sua pacatezza; solo in superficie, però. Nelle profondità del suo cuore e della sua anima, l’angoscia era pressante.
    Non ci pensò su troppo e si rivestì della sua armatura, prendendo a correre velocemente tra il sotto bosco e gli alberi; aveva perso la cognizione del tempo, poiché i sentimenti che la Madre gli aveva infuso, la portavano a correre il più velocemente che poteva fino a che, non sentì un’altra voce la quale, quasi, le perforò il cranio. Incespicò nei suoi passi, ma riuscì a non cadere per terra e si fermò. Quella era stata di sicuro la voce di Andrew. Rimase stupita da quel messaggio telepatico; a quanto ricordava, il ragazzo non aveva quell’abilità. Scosse nuovamente il capo, ancora leggermente stordita e riprese a correre; nella sua mente, tanti pensieri e sensazioni le vorticavano dentro e cercò di tenerli tutti a bada, per non perdere la sua lucidità.
    Sollevò leggermente lo sguardo. Sentì due fonti energetiche conosciute e un’altra sconosciuta, ma affine ai cavalieri della Dea, ma non si fidava molto. Scosse nuovamente il capo. non aveva tempo per pensare anche a quello.

    Sibilò tra i denti e aumentò il suo passò di corsa, fino a sbucare nella radura; il sua fiato era normale, ma ora che si trovava nella radura sacra della Madre, sentiva le sensazioni che l’avevano colpita come amplificate e, se già di carnagione era pallida adesso, la sua pelle aveva preso una sfumatura grigiastra; si avvicinò ad Andrew, Pai Mai e il nuovo giunto, tutti seduti per terra, con passo rigido, quasi dolorante, me riuscì a rivolgere un sorriso leggero e premio d’affetto ai suoi confratelli.

    << Sono arrivata il più in fretta che ho potuto. Cos’è successo fratelli miei? Perché la Dea è così agitata e preoccupata, tanto che persino la foresta rispecchia questo suo stato? >>

    Pose quelle domande, con tono basso, quasi un mormorio leggero, ma ben udibile e scandito. Nella sua testa e nel suo corpo, le sensazioni amplificate della Terra, la stavano dilaniando, ma resistette stoicamente, mostrando con tranquillità e disinvoltura il suo sorriso gentile.




    Demetra
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    PG × Demetra
    Darian x Bat {III}
    Energia × Verde

    Stato Fisico x Ottimale
    Stato Mentale x In tumulto: preoccupazione, disagio, urgenza, ecc..
    Segni particolari x Porta sempre una benda sugli occhi
    Stato Darian x Integra

    Abilità x Ultrasuoni / Iper-Sensi

    Tecniche Usate x

    Note Scusate il mega ritardo! Ma tra parenti, problemi di salute e quant'altro, ho avuto parecchio da fare!^^""



    by eden_ST








    Edited by Kasdeya Dreak - 22/1/2013, 10:52
     
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  12. » Black Star
     
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    Alle Montagne della Follia - Part V


    Il messaggio era stato mandato, adesso dovevo attendere che fossero gli altri Custodi a rispondere. Già, dovevo attendere... ma quanto ci sarebbe costata l'attesa, quanto rischiavamo davvero in quell'impresa di cui non sapevo nulla nemmeno io? Avevo richiamato ogni guerriero di Gea disponibile per andare in uno dei luoghi più inospitali e pericolosi del pianeta senza nemmeno sapere a cosa stavamo andando incontro. Era davvero la scelta giusta quella che stavo prendendo? Dovevo esserne sicuro.
    Mi misi seduto per terra a gambe incrociate, il mio cosmo che ardeva placido attorno alla mia figura, in sintonia con quello di Gea emesso dall'altare che sorgeva accanto a me. Lentamente, prestando attenzione persino ai minimi dettagli, mi misi a esaminare le immagini proiettate poco prima nella mia mente, passo per passo stavolta. Rividi le gelide distese spazzate dalle tempeste di neve e ghiaccio, quella strana struttura seminascosta dall'infuriare dei venti, il percorso a ritroso fino al mare, poi di nuovo fino alla foresta, ma tutto più lentamente, stando attento a trovarvi ogni informazione. Non sapevo nemmeno io cosa stavo cercando, non sapevo neanche se ci fosse qualcosa da cercare, ma non potevo convincere i miei compagni a partire per un'impresa di cui non ero sicuro io per primo.
    Non so quanto tempo trascorsi a riesaminare quelle immagini, il tempo che impiegai a ricontrollare il tragitto da percorrere per giungere alla meta e fermare quell'ancestrale minaccia che si faceva avanti per distruggere ciò che volevamo proteggere. So solo che finalmente mi riscossi dalla trance in cui ero caduto quando percepii il primo cosmo avvicinarsi a gran velocità. Non era lo stesso momento della giornata, il sole era più alto nel cielo, quasi allo zenit. A fatica, molto più di quanti mi fossi aspettato, mi tirai su, sentendo improvvisamente tutta la fatica accumulata. Dovetti appoggiarmi alla pietra dell'altare in un primo momento, ma poi mi riebbi un poco e riuscii a reggermi da solo senza problemi. Intanto il cosmo si avvicinava sempre di più, ormai era quasi arrivato e mi pareva anche di riconoscerlo: era Pai Mei, l'austero guerriero proveniente dallo Jamir. Tra tutti i miei compagni era quello che più ero sicuro di veder arrivare, la sua dedizione e la sua forza di volontà erano indiscutibili. Anche il suo cosmo era forte, forse anche più di quanto non lo fosse stato al nostro primo incontro.
    Deciso a non presentarmi in maniera poco elegante anche stavolta, mi circondai di una colonna di fuoco dopo essermi allontanato di qualche passo dall'Altare, mentre sul mio corpo si posavano quasi come dotati di intelligenza propria i vari componenti della mia armatura. In qualche secondo, la scintillante armatura del Leone era completamente addosso al mio corpo, con le decorazioni color oro che scintillavano fiere al sole, dando risalto alle candide placche di metallo che formavano la maggior parte dell'armatura.
    Ed ecco uscire dal folto della foresta il gelido Cavaliere di Gea della Tigre, dall'aria affannata e stanca quasi quanto me. Non sapevo da dove venisse, ma evidentemente il viaggio non doveva essere stato riposante. Sorrisi alle sue amichevoli parole, sebbene il suo parlare forbito misto al suo, seppur lieve, accento dell'est mi risultasse come al solito difficile da seguire. Sembrava aver notato anche lui la mia spossatezza fisica, ma non mi importava molto del mio corpo al momento

    -Lieto anche io di rivederti Pai Mei. Perdona l'urgenza con cui ho chiamato a raccolta te e i nostri compagni, ma la situazione è più grave di quanto tu possa immaginare-

    Mi stavo per sedere con lui, esattamente come avevamo fatto al nostro primo incontro, ma un attimo prima percepii un altro cosmo avvicinarsi a noi due, stavolta, però, a me sconosciuto. Percepivo in esso una certa affinità col cosmo di Pai Mei e anche col mio stesso, quindi doveva trattarsi di un Cavaliere nostro compagno che non conoscevo ancora.
    Stavolta ad uscire dal bosco non fu un volto conosciuto, ma come avevo immaginato mi trovai a studiare uno sconosciuto dall'aria piuttosto trafelata e sperduta. La sua armatura bianca e verde mi era nuova, ma dalle lunghe corna ramificate sul suo elmo si poteva intuire che l'animale rappresentato fosse probabilmente un cervo.

    -Un nuovo arrivato, vedo. Beh, ci sarà tempo dopo per le presentazioni, è più importante il motivo per cui ci troviamo qui-

    Dissi rivolto a lui, ma un attimo dopo fu il turno di Demetra arrivare alla radura, distogliendo la mia attenzione dallo sconosciuto

    -Bene, immagino che ormai ci siamo tutti. Se arriveranno altri non importa, meglio iniziare subito-

    Stavolta non mi sarei seduto comodamente sull'erba a chiacchierare con calma coi miei compagni, la situazione non era un argomento di cui parlare durante un salottino. Mi schiarii brevemente la voce, per poi iniziare a spiegare

    -Qualche giorno fa sono stato contattato da... beh, non so nemmeno io cosa fosse di preciso, credo una sorta di spettro, che mi ha avvisato di un imminente pericolo, qualcosa di antico quanto gli dei stessi, finora rinchiuso tra i ghiacci dell'Antartide ma che adesso è in procinto di liberarsi. Per il bene di Gea e del mondo intero noi dobbiamo intervenire! E' per questo che vi ho chiamati, perchè per una tale impresa è necessaria la nostra collaborazione-

    Una spiegazione corta e concisa, piena di sincerità e di convinzione. Non avrei mai mentito in una tale situazione ai miei compagni, potevo leggere sui loro volti l'affanno e la preoccupazione, ma quelle poche parole erano tutto ciò che avevo da dire loro, contenevano tutta la verità di cui ero a conoscenza.

    -Anchio non so praticamente nulla di tutta questa faccenda, ma la Dea mi ha mostrato la strada da percorrere e la nostra meta. Chi di voi verrà con me a fronteggiare questa nuova minaccia?-

    I miei occhi indugiarono un attimo su ciascuno di loro, osservandoli. Solo noi quattro guerrieri eravamo i difensori dell'intero pianeta? Che il potere di Gea potesse così poco contro un male più antico dell'uomo stesso? Sarebbe bastata la nostra forza per impedire la catastrofe?

    65ws2g

    Nome ~ Andrew Stars
    Energia ~ Verde
    Status Fisico ~ Indebolito
    Status Psicologico ~ Angosciato
    Cloth ~ Leone di Gea
    Status Cloth ~ Integra - Indossata

    Riassunto Azioni ~ Bene gente, siamo alla fatidica riunione di noi guerrieri. Vi illustro brevemente la situazione e poi chiedo chi di voi verrà con me verso l'Antartide.
    Povero Andrew, non avete idea di quanto sia a disagio a fare certi discorsi :asd:


    Abilità ~

    Tecniche ~
     
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  13. 'Azz!
     
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    PAI MEI - POST 2




    La febbre, il senso d'urgenza del monaco andò scemando allorché altri membri della compagnia si unirono a loro.
    Conosceva già Demetra: anche quel giorno, preda di un'angoscia strana e insopprimibile come lui e Andrew, conservava il suo incedere leggero ma sicuro, come se ogni pericolo del mondo potesse solo urlarle addosso e scivolare via. Il colorito pallido, quasi cinereo, denunciava la preoccupazione da cui tutti erano attanagliati: si erano conosciuti tempo addietro in pace, e se anche il Pipistrello, come lui, aveva udito il messaggio del Leone, sapeva che quel tempo era prossimo al crepuscolo.

    Gli era invece nuovo il secondo ragazzo. Del tutto diverso da lui e da Andrew, tanto possente nel fisico quanto raffinato nelle movenze e nell'aspetto, indossava a sua volta una darian. Non era difficile indovinare in lui uno spirito della foresta, il custode della luce solare e della calma.
    Pai Mei fu invaso da un momentaneo sollievo. Anzi, no, più che momentaneo: dopo avere combattuto contro Johanna pochi mesi addietro, essersi curato le ferite ed avere trascorso un periodo di allenamento (più che altro mentale) nel Jamir dell'Est, ora sentiva la comunione di intenti. La vicinanza. La sensazione che, quale che fosse il pericolo imminente, non lo avrebbe affrontato da solo. Bastava guardarli in faccia, uno per uno, ansiosi senza sapere di preciso per cosa (lo stesso Andrew, con la storia dello spettro, non sembrava avere le idee chiarissime sulla reale portata della missione).
    Preoccupati, eppure nessuno aveva esitato a presentarsi. Ed erano arrivati quasi tutti insieme. Persino il giovane Cervo, che nemmeno aveva fatto a tempo a pronunciare il proprio nome.
    Quanti erano, esattamente? I Saints di Athena sono ottantotto, ed è facile indovinarlo una volta appreso che il cosmo che alberga in loro proviene da altrettante costellazioni. I Marine Shoguns, almeno i principali, sono sette, come i mari che abitano. Gli Specter sono 108... ma loro, i Custodi? Quante energie come le loro si stavano risvegliando, in ogni parte del mondo?
    Rimase focalizzato sul presente, senza più curarsi di stime più o meno azzardate.


    "Sembra che la Madre ti abbia assegnato un compito gravoso, Andrew Stars"


    disse con una certa, insolita leggerezza.

    "Non ho il minimo dubbio che sia tutto come dici, poiché essa ha comunicato con me in modi anche più insoliti. Per quanto riguarda i ghiacci... beh... ci sono abituato"

    rise, pensando al rigido clima che mordeva le fondamenta del monte Towat Tieng, ove sorgeva il monastero del Loto Bianco.


    "Mi sembra inutile fare proclami troppo lunghi e altisonanti. Dirò semplicemente che mi sono addestrato lungo tutto l'arco della mia vita in vista di questo momento, ed ecco che finalmente è giunto. Ascolterò con attenzione ciò che potrai dirci sulla rotta da temere, ma prima"


    fece rivolgendosi a Demetra e allo sconosciuto,

    "mi sembra giusto conoscere quello che ha tutta l'aria di un nuovo cavaliere. Benvenuto, straniero, poiché a occhio nemmeno tu sembri nativo di queste terre. Io, Pai Mei, ti do il benvenuto nel Bosco Sacro, il punto di ritrovo dei Custodi della Terra, dei quali porti le insegne. Sembra che tu sia capitato in un momento importante: dicci il tuo nome, e anche qualcosa sulle tue motivazioni, poiché non credo che la nostra Madre assegni le Sue darian a caso. Dico bene, Demetra?"

    chiese alla donna, cercandone gli occhi ciechi per puro riflesso, visto che non poteva esserci contatto visivo con i suoi.



    CITAZIONE
    Pg: Pai Mei
    Armatura: darian della Tigre (liv. IV, integra), non indossata.
    Stato fisico: ottimale
    Stato psicologico: preoccupato per la missione imminente, ma anche ottimista, visto che la affronterà con i compagni, e per giunta con uno nuovo.

    Note: s'annamo a diverti', ma prima la parola agli altri :zizi:
     
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  14. Nimuo
     
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    WrJ4D

    Parlato-Narrato-pensato

    Per non so quanti minuti rimasi impalato a fissare i tre ragazzi, evidentemente uniti da un legame che andava oltre la semplice amicizia: dei ragazzi così giovani, due uno di essi non sembrava nemmeno raggiungere i quindici anni; e la ragazza...
    Stupito da quella candida apparizione non potei che osservarne la mite bellezza, così elegante e discreta, ma allo stesso tempo impossibile da non notare. Mi soffermai appena sui contorni fini, dolci, ma il mio sguardo fu richiamato dagli occhi chiusi: nonostante la rapidità con la quale era arrivata, non li aveva mai aperti, come se la vista non le fosse indispensabile per muoversi. Ma non ebbi molto tempo per continuare poiché immediatamente iniziò una discussione della quale io persi molto del significato.

    Mh...
    Infastidito dalla cosa feci qualche passo avanti schiarendomi la voce. Ero stato interpellato, chiamato a presentarmi, ma non avevo capito un accidente di quello che avevano detto: una dea, probabilmente Gea li aveva richiamati per fare qualcosa; Antartide, spettri, un pericolo senza nome. Ormai non facevo più caso alle assurdità che mi stavano travolgendo senza sosta, ma avevo bisogno di comprendere meglio cosa stesse accadendo in quel momento, perché eravamo riuniti li e soprattutto perché anche io facevo parte di quella che mi diede l'impressione di essere una setta segreta alla quale non ero stato invitato, ma semplicemente iscritto senza chiedermi niente.
    Mi chiamo Oscar e, si, non sono originario di queste terre... ma non so dirti altro su di me, poiché nel viaggio che ho da poco intrapreso ho perso tutto ciò che posso considerare la mia vecchia vita e della nuova non conosco ancora nulla. Non conosco questa Madre di cui parlate, non so perché sono stato investito di questa armatura e l'unica ragione per la quale sono qui è un istinto indomabile che mi ci ha portato. Il richiamo è stato troppo forte, penso lo sappiate tutti voi.
    Il mio sguardo si spostò alla ragazza, Demetra, involontariamente ma inequivocabilmente attratto. Tornai di nuovo al giovane ragazzo, Pai Mei, che nonostante l'età mi diede l'impressione di nascondere un potere immenso: un brivido caldo mi scese lungo la schiena, proprio come quando durante le gare alle quali ormai non partecipavo più da tempo incontravo un amico che sapevo essere più forte di me.
    Tuttavia ho compreso che seguire questo forte istinto mi sta dando molte più soddisfazioni di tutto quello che ho mai fatto in vita mia, e mi sta mostrando un mondo meraviglioso.
    Ripensai alle sensazioni intense e profonde provate nell'incontrare il cervo, nell'assistere alla sua morte, la scoperta del mio incredibile potere e sorrisi divertito. Per quanto fosse stato così assurdo da non lasciarmi la possibilità di comprendere a pieno cose mi stesse accadendo, e per quanto non avessi avuto una reale possibilità di scelta, erto felice di come si erano evolute le cose. Le persone che in quel momento erano di fronte a me sarebbero stati miei compagni e fratelli per il resto della vita, lo sentivo.
    E si, vi seguirò. E non c'è bisogno di una ragione, so solo che se vi perdessi per me diverrebbe un problema, perché voi siete miei fratelli. Lo sento qui.
    E dicendolo mi toccai il petto, proprio dove il cuore batteva agitato e struggeva all'idea di perderli.
    E so che anche per voi è la stessa cosa.

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    Edited by Nimuo - 22/1/2013, 15:59
     
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    i sedette a terra fluidamente, mantenendo il suo sorriso gentile, ma era solo una facciata; il suo animo e la sua mente erano dilaniata dalla forza delle sensazioni che il dominio della sua Signora le stava trasmettendo. Inspirò profondamente, concentrandosi per distaccare se stessa da quelle sensazioni, riuscendovi, ma con non poca fatica e sforzo.
    Appena Andrew si schiarì la voce, la sua attenzione si focalizzò su di lui e lo ascoltò; appena il giovane Leone tacque, la sua mente, si mise ad elaborare le informazioni che aveva appena ottenuto e capì. Adesso riusciva a capire perché la natura tutta, stava amplificando in quel modo l’emozioni della Grande Madre, quasi stesse urlando silenziosamente, per attrarre l’attenzione su di un problema il quale, avrebbe potuto distruggere il precario equilibrio, su cui la pace di quei tempi si era edificata.
    Appena sentì nuovamente la voce di Andrew diffondersi nell’aria, ne percepì perfettamente la perplessità e la leggera insicurezza, insieme alla preoccupazione che lo attanagliava da quanto ne aveva percepito il messaggio mentale; stava per rispondere al ragazzo, quando la voce grave e tranquilla di Pai Mei, vibrò nell’aria.
    Si ritrovò a sorride. Stranamente, anche se erano solo in quattro, contando il nuovo giunto, si sentiva sicura; anche se erano in pochi, dovevano credere in loro e nella Madre. La Madre, non lì avrebbe abbandonati nel momento del bisogno. Ne era assolutamente sicura! Lei, si fidava della Madre e sapeva con sicurezza, che non lì avrebbe abbandonati o lasciati soccombere; ci doveva credere e non dovevano vacillare! Questo lì avrebbe aiutati e, forse, salvati.
    Strinse leggermente le mani a pugno sulle ginocchia, senza darlo a vedere, mentre continuava ad ascoltare Pai Mai. Inclinò leggermente il capo quando sentì la risata della Tigre, sul fattore che era abituato al freddo e sorrise leggera come suo solito, continuando ad ascoltare; in quello era brava. Ascoltare e restare in disparte, senza dare troppo nell’occhio era una cosa che aveva imparato a fare sin da piccola e, crescendo, aveva affinato quella sua “dote”, ma con i suoi fratelli, non ne aveva bisogno. Loro non l’avrebbero mai giudicata per com’era, ma solo per quello che era.

    Aveva ascoltato tutto ciò che il compagno aveva detto, ma appena ne sentì lo sguardo posarsi su di lei, sollevò leggermente il capo ricambiandone, per così dire, lo sguardo, mentre un’espressione leggermente interrogativa si dipingeva sul viso delicato da bambolina, a chiedergli cosa succedesse.
    Appena riprese a parlare, rivolgendosi al nuovo giunto, le sue labbra si piegarono in un sorriso gentile e concreto; quando le rivolse quella domanda, si voltò nella direzione da cui era sicura che fosse il compagno e annuì.

    << Ciò che dici è veritiero fratello. E anch’io, ti do il benvenuto tra di noi; il mio nome è Demetra Caelum. >>

    Gli rivolse un piccolo cenno di saluto e benvenuto con il capo, attendendo di sentire la sua risposta ma, nell’attesa, si mise ad esaminare il suo cosmo gentile e luminoso, dove poteva percepire una goccia di smarrimento e incredulità; il sorriso che le increspava le labbra, cambiò da dolce a comprensivo, capendo cosa il nuovo giunto stesse provando, ma ben presto avrebbe compreso e accettato e, se ne avesse avuto bisogno, lo avrebbero aiutato.
    Appena il nuovo giuntò si schiarì la voce, alzò leggermente il capo, curiosa di ascoltare ciò che gli avrebbe detto.

    Oscar. Era questo il nome del nuovo fratello giunto e ne sorrise, mentre ne ascoltava le parole un po’ confuse ma, bene presto, avrebbe imparato ciò che loro già sapevano e anche lui, sentendosi più a su agio, di quanto volesse far credere; sentì il suo sguardo su di se e gli rivolse un sorriso leggero e amichevole.
    A sentire le sue parole su di loro, sul fatto che erano fratelli, sentì in cuore gonfiarsi di gioia e istintivamente, si portò una mano all’altezza del petto, ascoltando il suo cuore battere a ritmo regolare, come anche quello dei suoi fratelli e sorrise nuovamente.
    Erano un’unica entità divisa in tanti individui, uniti da un legame sottile e antico, che solo la Madre sapeva leggere e intrecciare, ma andava bene così. Loro erano un tutt’uno e avrebbero difeso la Dea e i propri fratelli con tutte le loro forze, fino anche a dare la vita. Lei l’avrebbe offerta volentieri se ciò, avesse voluto dire salvare uno di loro.
    Sicura delle sue convinzioni e dei suoi sentimenti, si alzò piano in piedi, volgendosi verso Pai Mei, passando poi a Oscar e infine a Andrew; sapeva di non poterli vedere, ma non le interessava. A tutti e tre, aveva rivolto un sorriso gentile e al contempo risoluto, dando la sua attenzione ad Andrew.

    << Le parole che il nostro nuovo fratello Oscar ha detto, sono veritiere. Noi resteremo uniti davanti ogni avversità o pericolo. Noi siamo i protettori della Madre, ma siamo fratelli, anche se nelle nostre vene non scorre lo stesso sangue. In virtù di questo legame profondo io sono con te Andrew. Non potrei mai lasciare la Madre o un mio qualsiasi fratello solo, davanti al momento del bisogno. >>

    Usò il suo solito tono delicato e gentile, ma dall’intonazione che aveva usato, era ben percettibile la fiducia che riponeva nelle parole e la sua risolutezza interiore.
    Ce l’avrebbero fatta, ne era sicura! Come era sicura che avrebbero vacillato durante quella missione, ma per la Madre e i suoi fratelli, sarebbe stata disposta a buttarsi nelle fiamme infernali per aiutarli e proteggerli di questo, ne era più che convinta.




    Demetra
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    PG × Demetra
    Darian x Bat {III}
    Energia × Verde

    Stato Fisico x Ottimale
    Stato Mentale x Sicura e fiduciosa
    Segni particolari x Porta sempre una benda sugli occhi
    Stato Darian x Integra

    Abilità x Ultrasuoni / Iper-Sensi

    Tecniche Usate x

    Note x Scusate ancora per il ritardo, ma ho dovuto portare il PC in manuntezione e anche ad aggiornare! Adesso sono tornata in carreggiata comunque!^^



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