Frostpunk

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    CRIMSON DEFILER

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    Diventare un saint.
    Sembra bello dirlo. L'idea di una determinazione così grande di renderti in grado di spaccare la terra con i tuoi pugni e fendere l'aria con i tuoi calci. La tua determinazione è salda, ma è chiaro che non è una cosa che si può cominciare immediatamente. Nel momento in cui qualcuno ha sentito della tua idea è stata subito abbattuta da chiunque. Non si "sceglie" di diventare saint. Puoi cercare di addestrarti, ma è una questione di sì o no. Non importa quanto ti impegni. Questo ti dicono. L'addestramento per diventare Saint è massacrante, e fino agli anni 80 o giù di lì c'era una mortalità così alta che lasciare le "iscrizioni" aperte porterebbe a decimare la popolazione giovane del Santuario e dei suoi rifugi. Ti parlano di destino. Se sei scelta dalle stelle diventi saint, se no nemmeno devi cominciare.

    Sì ok, ma vaffanculo alle stelle. Questo è almeno quello che hai detto a Gualtiero, letteralmente l'unico che non si è messo a ridere a questa tua ferma determinazione, e anche l'unico che può aiutarti in un qualsiasi modo. Ha cominciato a bere molto di più, ok, dettagli. Poi ti ha lanciato fuori dalla palestra con un calcio in culo così forte da farti volare via. Non è una impressione. Non sei stata calciata mai così forte in tutta la tua vita. Ti ha detto di ripassare tra qualche mese, perché deve "pensare". Assieme al calcio in culo ti ha dato una nuova scheda da palestra. Oltre al non farti rivedere fino per tot mesi, ti ha detto di seguire la scheda tutti i giorni o non farti più vedere finché non riesci a farla tutta per una settimana ininterrotta. Ha aggiunto di non barare, perché ti conosce.

    1000 flessioni al giorno
    1000 squat al giorno
    1000 addominali al giorno
    20 km di corsa al giorno



    [eccoci qua, il tuo amichevole ex camorrista di quartiere ti ha dato la nuova scheda della palestra. Ho guardato un video e un tizio per fare 1000 flessioni ci ha messo 12 ore e passa. Quindi di base questo è un allenamento inumano di partenza.

    Tu vuoi fare il test di ammissione al club dei BEYOND HUMAN. Effettua il tuo training arc, or be BROKEN UNDER IT ]
     
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    Narrato / « Parlato » / " Pensato " / « Parlato Gualtiero » / « Altri PNG»

    Chapter I - Whatever it takes


    Qualche mese prima


    Cibràn non l'aveva presa bene. Il suo sorriso compiaciuto era a tratti malinconico, dimostrando il suo disaccordo con quanto le fosse stato rivelato, era un sentimento palese. Nevia si preparava ad intraprendere un percorso che l'avrebbe portata a diventare una Saint, o almeno così sperava. Era consapevole dei rischi che ciò comportava: la corruzione era diffusa quasi ovunque e sapeva che coloro che potevano fare la differenza non erano individui comuni. Tuttavia, agiva con l'obiettivo di proteggere qualcuno, consapevole che se avesse perso quella persona, non ci sarebbe stato più nulla per cui valesse la pena vivere. Anche se Cibràn era contrario, forse in fondo condivideva lo stesso sentimento di Nevia: non voleva che si facesse del male e che sparisse per non tornare mai più.
    Altre persone vicine al suo nucleo familiare la consideravano pazza: secondo la maggior parte di loro, non aveva le caratteristiche per diventare una Saint. Non era una scelta che poteva fare, ma una strada riservata solo a coloro che erano predestinati e scelti da Atena stessa. Le dicevano di smetterla e di pensare a sé stessa, di concentrarsi sul migliorare le proprie condizioni di vita e guardare al futuro. Ma si chiedeva se c'era davvero un futuro degno di essere vissuto affidandosi agli altri. Non ne era convinta.
    Sapeva di dover partire da qualche parte per raggiungere il suo obiettivo. Nonostante fosse abituata a gestire la sua vita da sola, aveva compreso che questa volta non ce l'avrebbe fatta senza l'aiuto di terzi. Con uno zaino sulle spalle, contenente pochi indumenti di ricambio e una bottiglia d'acqua, si diresse verso l'ormai dismessa stazione ferroviaria in tarda mattinata.
    Anche se priva di scopo, la stazione ferroviaria e il quartiere circostante erano diventati un punto di raccolta per coloro che non avevano una sistemazione o erano emarginati. Non era un brutto posto; le persone erano cordiali e c'era un forte senso di comunità tra di loro. E molti bambini, moltissimi. Non era difficile capirne il motivo.

    " Speriamo che il viejo ci sia. "

    Il vecchio in questione andava per il nome di Gualtiero Rivelli, un uomo sulla cinquantina, ben piazzato e particolarmente indisposto. Complice il suo travagliato passato e la sua storia di rivalsa sociale, almeno questo è quanto lui afferma. E nonostante ciò, era l'unico che non l'aveva presa per folle e forse credeva ci fosse davvero una possibilità. Viveva tra il binario cinque ed il sette, luogo dove si era fatto riparo sfruttando materiale recuperato tra i resti materiali in giro ed una coppia di carrozze abbandonate, adibendola a "palestra personale". Doveva ritenersi fortunato che non erano ancora passati a smantellare tutta quell'abusività edilizia.
    Raggiunta la stazione, le bastò oltrepassare la linea gialla e seguire uno dei binari fino a raggiungere la sua destinazione. Gualtiero era lì con la schiena poggiata ad una delle carrozze, intento ad affilare un coltello a serramanico.



    Gualtiero

    « Hola Gualtiero, como estas? Ti vedo particolarmente bene oggi. »

    « Sto na' meraviglia guaglione. Starei sicuramente meglio in panciolle sull'amaca in giardino, della mia sontuosa villetta nell'entroterra partenopeo, ed invece eccomi qua, ad affilare un coltello che non mi servirà assolutamente a nulla se quei mostri dovessero venire in questa stazione, mannaggia a Caino.»

    L'odore di alcol emanato dall'uomo era percepibile anche a debita distanza, complici anche le diverse bottiglie vuote a terra. Non era un santo e di certo Nevia non si aspettava che lo sarebbe diventato da un giorno all'altro, ognuno aveva i propri scheletri nell'armadio. Eppure vederlo ridotto a bere dalla mattina alla sera non era affatto piacevole.

    « Senti... stavo pensando alla cosa che ti ho detto l'altro giorno. La questione di... diventare una Saint. Lo so, non serve che tu mi ripeta quanto detto dagli altri, ma non posso starmene con le mani in mano, capisci? Ci dev'essere pure un modo, per farmi trovare pronta al momento dell'investitura. Tu sei uno di quelli più vecchi qui... ok aspetta, riformulo, uno di quelli che è da più tempo ad Atene, avrai sicuramente visto e conosciuto persone prima e dopo aver ottenuto la sacra armatura, no? »

    Durante questa breve puntualizzazione, Gualtiero smise di affilare il coltello e lo ripose nel taschino. Con la squillante voce di Nevia nelle orecchie, prese un foglietto dallo stesso taschino e lo aprì dinanzi a se, sgranando gli occhi per assicurarsi che il messaggio sopra scritto fosse quello inteso, per poi voltarsi verso la ragazza una volta che ella aveva terminato il suo lungo e noioso discorso.

    « Nonno diceva sempre che quando c'era lui i treni arrivavano sempre in orario: aveva ragione. Guarda questa stazione, saranno anni che non ne passa uno, . »

    « Lui chi? »

    « Lascia perdere, vieni qua ragazzo. »

    Nevia s'avvicina lentamente verso l'uomo e lo guarda diritto negli occhi. Oltre all'odore dell'alcol, egli aveva anche due vistose occhiaie. Gualtiero consegnò il foglietto che aveva tra le mani alla ragazza, per poi poggiare le mani a palmo aperto sulle sue spalle e girarla bruscamente di 180°, facendole puntare lo sguardo verso la stazione centrale.

    « Quello che voglio dire è che non sei assolutamente pronto per quello che dici di voler diventare. E se te lo dico io, allora ho ragione. Ma non temere, la metafora dei treni che non passano più è solo un modo convoluto per dirti che ci vorrà del tempo. Da parte mia, del tempo per pensare, mentre da parte tua, del tempo per leggere il foglio che ti ho dato e seguire i consigli di un saggio.»

    In quel momento Nevia sentì la presa di Gualtiero farsi più lieve, ma era solamente la calma prima della tempesta. Successe tutto molto rapidamente: la suola 46 si poggiò con forza sulle natiche della ragazza, scaraventandola qualche metro in avanti. Inutile fu cercare di mantenere l'equilibrio: la forza che aveva impresso Gualtiero in quel calcio era senza eguali. Cadde rovinosamente a terra, rotolando per un altro metro prima di finire supina con lo sguardo rivolto verso l'alto.

    « MA CHE TI PRENDE ORA OOOOH? »

    « Alzati e non fare la checca, segui la tabella di marcia che ti ho scritto su quel foglio e torna qui solamente quando sarai in grado di svolgere quegli esercizi per una settimana ininterrotta. Bada a non prendermi per il culo: quando tornerai qui dovrai farlo con maggiore consapevolezza e con un fisico almeno la metà del mio, chiaro?!»

    Gualtiero si allontana, lasciando la ragazza a terra e chiudendosi dentro il vagone. Nevia non ebbe nemmeno il tempo di ribattere, era talmente sconvolta dall'azione di Gualtiero da essere rimasta ancora li a terra dolorante.

    " Madre de Dios, davvero pensavo fosse una buona idea venire qui? "

    Nevia si rialza e si da una spolverata ai vestiti con la mano, togliendosi il terriccio e la polvere che si erano attaccati ai vestiti. Il foglio che aveva tra le mani, ormai completamente stropicciato, viene aperto e letto dalla ragazza.

    CITAZIONE
    1000 flessioni al giorno
    1000 squat al giorno
    1000 addominali al giorno
    20 km di corsa al giorno

    Lo rilegge una volta, poi un'altra volta ed un'ultima volta ancora. Stava lottando contro se stessa per non entrare di forza dentro il vagone e tirare una testata nei denti a Gualtiero.
    " Inspira e respira profondamente chica, questo allenamento non ha il benché minimo senso e non credo che nemmeno lui sia in grado di seguirlo. Voglio dire... 1000 flessioni, in una giornata? L'alcol gli sta dando alla testa. "

    Era veramente dubbiosa, ma non è che avesse vie trasverse da seguire. Certo era che attualmente fosse improbabile per Nevia il solo pensare di raggiungere un quarto di quegli esercizi in una giornata, figuriamoci completarli tutti.

    « ASCOLTAMI BENE DA LI DENTRO, VIEJO! FOSSE L'ULTIMA COSA CHE FACCIO QUELLA DI SEGUIRE QUESTA BUFFONATA DA FILM SCRAUSO DI SERIE B, IL GIORNO IN CUI MI RIPRESENTERO' QUI DAVANTI FARAI BENE A PREPARARE DEI MEDICAMENTI PERCHE' TI PRENDERO' A SCHIAFFI! NON SOTTOVALUTARE UNA TOLEDO, NÈ ORA NÈ MAI! »

    S'allontana nervosamente e a passo svelto: non c'era molto altro da fare lì, si sarebbe recata a casa delusa di non aver avuto una soluzione immediata, pronta per affrontare un'altra giornata da cameriera al ristorante famigliare.

    Due mesi dopo

    " 998..... 999..... 1000! "

    Le braccia cedono e Nevia si lascia andare a terra ansimante. La guancia poggiata sul freddo pavimento e lo sguardo assente rivolto verso il comodino. Rimane così per buoni cinque minuti, prima di sforzare le braccia per quanto riesce al fine di mettersi in posizione supina. Osserva il soffitto della stanza mentre cerca di regolarizzare il battito cardiaco con profondi respiri.
    Erano passati circa due mesi da quando aveva iniziato a seguire la tabella d'allenamento che Gualtiero le aveva fornito e per la prima volta era riuscita in grado di completare una sessione intera. Purtroppo, di uno solo dei quattro allenamenti previsti, le flessioni. Aveva svolto diversi tentativi: dapprima cercando di eseguire le attività richieste cercando di mantenere una sorta di equilibrio con gli esercizi in modo da non fossilizzarsi solamente su una di esse, ma notava che non vi erano progressi effettivi: la stanchezza prendeva presto il sopravvento e nonostante ci si mettesse di impegno il suo corpo non voleva saperne di continuare. Ora, dividendo le 1000 flessioni in parti uguali su 10 sessioni ogni ora, era riuscita a compiere l'impresa titanica di eseguirle tutte e quante. Ma ancora non era sufficiente.

    " Calma e sangue freddo, godiamoci questo traguardo intermedio, me lo sono meritata... "

    Si rimette in piedi non con poca fatica: le braccia erano doloranti come se fossero state schiacciate da un tronco d'albero. Si avvicina a passo lento verso il comodino, controllando l'orario: erano le sei di sera. Nel corso di questi mesi la vita di Nevia aveva avuto diversi scossoni, il più grande è probabilmente stato la chiusura del ristorante. Né lei né Cibràn riuscirono a tenere in piedi l'attività, vuoi per mancanza di tempo o per della non banale depressione. Nevia era molto brava a camuffare i propri sentimenti, ad indossare maschere per potersi rapportare con gli altri senza esporre le sue fragilità. Ma erano proprio queste fragilità a corroderla dentro e per quanto tutta questa messinscena di fare esercizi disumani fossero anche un modo per distrarla dai brutti pensieri, ciò non pareva essere sufficiente. Quand'era l'ultima volta che aveva dedicato del tempo a se stessa?

    " Non sarebbe male passare un po' di tempo tranquilla, magari potrei andare a vedere uno spettacolo del mio fratellino... giusto per distrarmi un po'. "

    Nevia uscì dalla propria stanza percorrendo il breve corridoio sino a raggiungere alle scale che l'avrebbero condotta al piano inferiore. Ella, assieme a suo fratello, abitavano al piano superiore del ristorante che ormai in disuso da qualche settimana era diventato un convivio di polvere e disordine.

    Si sofferma a guardare la cucina, ed in breve le riaffiorano i ricordi di suo zio intento a pulire i gamberi mentre la fiamma viva del fornello a gas caramellava il riso, creando quella crosticina tanto saporita quanto profumata. Suo fratello di fianco intento a tagliare le verdure, il rumore del coltello che batte velocemente sul tagliere mentre lo zio urlava intimandolo a sbrigarsi perchè "la clientela non poteva aspettare trenta minuti per mangiare". E vide se stessa, con i capelli legati a crocchia ed un foulard bianco ad evitarne la caduta sui piatti che trasportava, districarsi tra i tavoli per servire i clienti.

    Rievocare questi ricordi le lasciano l'amaro in bocca, fa un lieve sorriso, per poi rimettersi lo zainetto in spalla ed uscire dal locale. Pioveva, giusto per non farle mancare nulla. Non avendo ombrelli o quant'altro con se, si copre con il cappuccio della felpa e camminando di fianco alle case cerca di bagnarsi il meno possibile. Aveva pensato di andare a trovare il fratello ed i suoi amici, ma già aveva cambiato idea. In quel momento non era nemmeno sicura se uscire con quel tempaccio fosse davvero una buona idea, ma sarebbe stata una sconfitta totale quella di tornarsene a casa senza aver fatto nulla. La via era piuttosto trafficata e le persone erano particolarmente agitate, vuoi per il tempo e perché l'ora di rincasare si era fatta evidente. Capitava spesso che durante il cammino ci si scontrasse fisicamente con qualche passante distratto, incontro che si concludeva spesso con un rapido scambio di scuse. Una signora decisamente avanti con gli anni avanzava a passo lento sorreggendo il suo ombrello e portandosi con se un carrellino pieno di viveri. Difficile non notarla: in mezzo a tutto quel frenetico via vai, sembrava vivere nel suo mondo, andando avanti un passetto alla volta. Poi, un energumeno, fini per andarle contro, probabilmente sovrappensiero. La donna cadde a terra e l'unica cosa che fece l'uomo fu sbraitare nei confronti della signora, dicendole che stava intralciando il suo cammino. Non le diede nemmeno una mano a rialzarsi, quasi schifato si allontanò, lasciando la signora a terra. Subito Nevia si precipitò dalla nonnina, accertandosi che non si fosse fatta troppo male.

    « Sta bene signora? Le do una mano a rialzarsi. »

    « Ah, non si preoccupi, v-va tutto bene. »

    Non solo la donna ma anche il carrello aveva riversato il suo contenuto sull'asfalto bagnato. Dopo aver aiutato l'anziana a rimettersi in piedi, raddrizzai il carrello ed iniziai a riempirlo con le cose cadute a terra.

    « Non serve, davvero. Si sta bagnando tutta sotto questa pioggia... »

    « Mi permetta d'insistere, se non siamo noi sopravvissuti ad aiutarci a vicenda tanto vale lasciarsi andare... e farsi una passeggiata fuori dalle mura. »

    Rimise tutto a posto in poco tempo e tornò ad osservare la signora, che con un cenno di capo la ringraziò, per poi tornare a spingere il carrello. Nota che però la donna sta facendo estremamente fatica a camminare.

    « Si è fatta male, nevvero? Mi permetta d'insistere, l'accompagno fino a casa. Non deve sforzare troppo quella gamba. »

    « N-no no per carità, non ho nulla da darle in cambio. Ce la posso fare da sola. »

    « Non le ho chiesto nulla in cambio e non mi aspetto nemmeno qualcosa, lo faccio perchè vedo che è in difficoltà, di cuore.»

    Alla fine l'anziana cedette all'insistenza di Nevia ed insieme iniziarono a camminare sul marciapiede, con Nevia che spingeva il carrello mentre la signora sorreggeva l'ombrello, cercando al meglio di coprire entrambe dalla pioggia. La nonnina alla fine decise di lasciarsi un po' andare ed iniziò a raccontare qualcosa della sua vita, di come l'Armageddon avesse portato via tutti i suoi figli e di come era rimasta sola con suo marito, fino a che anche lui non aveva varcato le porte dell'aldilà. Non era una storia dissimile da quelle che la maggior parte delle persone ivi presenti poteva raccontare, ma era comunque triste. Il dolore di vedere tutti i propri figli morire era forse anche peggio di ciò che aveva passato Nevia. Giunti a destinazione, Nevia aiuto la signora a portare le sue cose fino all'appartamento, per poi congedarsi con un sorriso e tornarsene in strada.

    " Pensare che siamo tutti rimasti qui a soffrire, fa veramente male. Non posso starmene qui con le mani in mano a lamentarmi di quanto faccia male tutto questo e di quanto impotente io sia. Devo darci dentro con tutta me stessa, qualunque negatività mi deve scivolare addosso o essere il combustibile che alimenta il mio desiderio di pace e quieto vivere. E se anche non dovessi diventare una Saint, poco importa. Farò tesoro di tutte queste esperienze e darò il 1000% affinché ogni mio contributo valga qualcosa nel grande schema delle cose! "

    Oggi


    Erano passati altri due mesi e finalmente Nevia era ad un passo dal completare l'addestramento. L'idea di suddividere l'allenamento in sessione orarie era la chiave di svolta. Aveva ottimizzato i tempi riuscendo a compiere un decimo delle flessioni, degli squat e degli addominali in quaranta minuti, sfruttando i successivi venti per tenersi idratata e riprendere fiato. In questo modo, dalle prime luci dell'alba fino a metà pomeriggio, riuscì a compiere quasi tutti gli allenamenti. Non fu assolutamente facile e se non fosse stata per la sua forte determinazione avrebbe sicuramente mollato molto prima.
    Quello era il settimo giorno, l'ultima fatica da superare prima di poter definirsi pronta per tornare da Gualtiero erano i venti chilometri di corsa. Un'inezia se confrontata a tutto ciò che aveva fatto per raggiungere questo obiettivo. Nel corso dei mesi il suo fisico era cambiato notevolmente: se prima aveva un fisico gracile e poco indicato all'attività fisica, ora i muscoli erano tonificati e ben definiti. Aveva molta più forza nelle braccia e nelle gambe, così come anche la sua resistenza era aumentata drasticamente. Era anche meno pallida, complice il regime alimentare che nei limiti del possibile aveva deciso di seguire e alle numerose corse sotto il sole. E se il cambio del fisico era evidente, la vera svolta lo si aveva a livello interiore. Era sicura di se, serena ma motivata.

    " Bene, ultima corsa e poi diritti dal viejo. "

    Si prepara lo zainetto con le sue cose e poi scende rapidamente dalle scale, scivolando sul corrimano fino a raggiungere il pianterreno. Esce dalla porta di casa e la chiude accompagnandola con la gamba. Ormai aveva calcolato che ci sarebbero volute circa due ore per percorrere i venti chilometri, che corrispondevano all'incirca a tre volte la distanza da casa sua alla stazione ferroviaria. E fortuna volle che oggi il cielo era pressoché limpido e privo di nuvole ed il clima non fosse troppo afoso, una situazione ottimale. Fece un po' di stretching, un breve sorso d'acqua e si mise immediatamente a correre, districandosi tra le persone e stando attenta a non scontrarsi con qualcuno.
    Si susseguono i minuti e s'accorciano le distanze, Nevia mantiene regolare il respiro e la concentrazione, non può fallire proprio oggi. Aveva già completato un giro, le bastava solamente ritornare alla stazione di corsa.

    " Aspetta e vedrai Gualtiero, non ho dimenticato la promessa, appena sarò lì ti darò uno schiaffo in faccia. "

    Il resto della corsa procede senza particolari intoppi e Nevia arriva finalmente alla stazione ferroviaria. Si ferma sedendosi di fianco ad uno scalino, bevendo un sorso d'acqua e poi rovesciando l'intera bottiglia sulla sua testa, rinfrescandosi. Ha un sorriso stampato sul volto mentre respira affannosamente guardando l'orologio rotto posto sulla cima dell'edificio. Ce l'aveva fatta e non aveva ancora realizzato dell'incredibile impresa che aveva portato a termine. Si lascia andare ad un poderoso urlo liberatorio, attirando non poco l'attenzione delle persone che fossero lì nei pressi. Poi, si rimise in piedi, pronta per raggiungere l'abitazione di Gualtiero. Le mani fremevano, certo, voleva davvero tirargli quello schiaffo, però il solo fatto di essere riuscita a portare a termine quell'infernale tabella di marcia e la gioia di poter dimostrare all'uomo che non aveva dinanzi a se solamente una persona che dava aria alla bocca senza mostrare i risultati... quella era la vera soddisfazione. L'essere riuscita da sola a raggiungere questo obiettivo.


    Nome: Nevia Toledo Arubal
    Fazione: Grande Tempio
    Stato mentale: Motivata
    Stato fisico: Fisicamente in forma ma affaticata


    Spero di esser stato chiaro nell'esposizione, mi sono preso qualche libertà nel gestire l'allenamento e ho preferito non concentrarlo sul solo flexare, ma di approfondire un po' qualche altro aspetto del personaggio. Saitama e Sung Jinwoo saranno orgogliosi di Nevia :XD:



    EDIT 1/05/24: Rimosso autoplay musicale - Sixter

    Edited by ~S i x ter - 1/5/2024, 13:14
     
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    Trovi Gualtiero nella stazione, con le maniche della camicia arrotolate. Per qualche motivo ti sembra ci sia più spazio, come se alcuni treni fossero qualche metro più in là. Probabilmente è dovuto al fatto che effettivamente per la prima volta Gualtiero ha pulito la zona attorno alla sua palestra di fortuna. Puoi ancora vedere la scopa buttata a cazzo di cane in un angolo, su un binario, assieme a un bidone pieno di immondizia varia. SVARIATE bottiglie vuote. Da dove viene tutto quell'alcool, se il mondo è finito e ogni pretesa di commercio e quant'altro lì dentro è regolamentata e razionata? Non è troppo strano che uno come lui abbia i suoi giri.

    Gualtiero se ne sta davanti a uno dei piloni metallici più grossi nella stazione, uno di quelli che sostengono il tetto a pannelli. Sta trafficando con qualcosa, ma mentre ti avvicini l'odore di vernice si rende palese. Accanto ai piedi dell'uomo c'è un secchio di vernice aperto con un pennello appoggiato precariamente sul bordo che gocciola ovunque. Sta con le mani sui fianchi, chiaramente soddisfatto di quello che ha appena fatto.

    Va', che capolavoro. Dovevo fare l'imbianchino come papà altro che.
    - Bofonchia ad alta voce. Poi si gira verso di te, avendo sentito i tuoi passi. Tra le labbra ha una sigaretta che sembra essere finita da parecchio. - Guaglione sei tornato! Cazzo pensavo fossi schiattato da qualche parte a cercare di fare dueddue flessioni. Cos'è, sei venuto a dirmi che ti arrendi? Che fai chiagni? Ti pisci addosso? Magari ti cachi e sburi?

    Mentre si avvicina di qualche passo, battendo via residui bianchi dalle sue mani, si ferma un istante. I suoi occhi si assottigliano, il suo sguardo diventa per un attimo estremamente serio. Ti guarda un po' dappertutto. - Mannagg o' Pataturc. - Sussurra, la sigaretta gli cade. Si volta e torna verso il pilone. Ora che non c'è più davanti puoi vedere che cosa ci ha dipinto. Praticamente è una faccia rotonda, con corna, una bocca piena di denti triangolari storti, sopracciglia cattive e altri vari dettagli. Sotto c'è scritto in lettere spennellate "O' CORROTTO".

    Spero tu ti sia divertito col riscaldamento perché oggi ti do un altro esercizio. - Si avvicina al pilone. - Vuoi diventare un saint eh? E allora devi imparare a chiavare pugni come si deve. - Batte la mano sul lato piatto del pilone, poco sopra il disegno. Poi si gira e tira un pugno con la mano nuda sul metallo. Non è un pugnetto. È un pugno serio, di quelli che possono mandare a ninna chiunque. E lui lo ha tirato contro il metallo. Lo schianto rimbomba nella stazione vuota. Vedi le spalle di Gualtiero alzarsi e abbassarsi.


    Mannagg o bucchinn - Sussurra tenendosi il polso con l'espressione di chi ha grandi rimpianti riguardo le sue azioni. - Come si danno i pugni per bene te l'ho già insegnato, ora danne mille per mano al giorno a o' Corrotto. Io vado a farmi i cazzi miei per un po'. Puoi stare nella palestra.

    [ Nuova scheda, dare in toto duemila cazzotti al giorno a un pilastro di metallo della stazione :zizi: Ovviamente sarà atroce, ti romperai ossa, dovranno guarire, riprenderai a farti male, conditioning, sangue ovunque tutte quelle belle cose ecc. Ricorda che o' corrotto ti ha portato via tutto, la tua vita, la tua famiglia, e l'ha fatto anche a tutti quanti lì attorno :zizi: Arriva al punto in cui puoi andare beast mode su o' corrotto senza farti male. ]
     
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    Chapter II - Puño de Hierro, Determinación de Acero


    Ancora una volta Gualtiero s’allontana da lei, non era nemmeno riuscita a tirargli uno schiaffo. Certo, sarebbe stata una stolta a pensare che per quanto incredibilmente inumana fosse la tabella d’allenamento appena superata, essa sarebbe stata sufficiente a farle raggiungere il suo ultimo obiettivo, ed infatti la prova era stata il ricevere un’altra tabella, una che l’avrebbe messa veramente a dura prova. I suoi pensieri erano tuttavia rivolti altrove, si ritrovò distratta mentre osservava la porta del vagone chiudersi e Gualtiero scomparire dietro essa. Forse si aspettava qualche parola d’incoraggiamento ed il fatto di non aver ricevuto nulla l’aveva un attimino destabilizzata. Oppure, molto più probabilmente, era il rendersi conto che tutto quello che faceva la stava inevitabilmente distanziando dalla sua normale vita, per quanto la si possa definire così. Non era ancora una Saint, eppure poteva tranquillamente dire di aver già cambiato vita: Il ristorante ormai era un ricordo passato, ed era già tanto se vedeva Cibràn la sera a casa, prima di cascare inevitabilmente nel letto e addormentarsi. Stava mettendo tutta se stessa in questo progetto e se qualcosa fosse andato storto, non sapeva davvero dove andare a parare.

    " E’ inutile stare a pensarci troppo, ogni momento perso a rimuginare è perso per davvero. "

    Si guarda attorno, notando solo ora che l’ambiente circostante era diverso da come se lo ricordava: tutto sembrava più spazioso e benché ancora abbastanza disordinato, si poteva iniziare ad intravedere l’idea che Gualtiero voleva dare a quel luogo. Lo sguardo si posa poi verso O’corrotto, il simpatico nomignolo che Gualtiero aveva affibbiato a quella bozza disegnata sul coperchio di un barile di legno e appesa su un pilone di metallo. Nevia si sofferma ad osservare per diversi secondi il volto mostruoso disegnato da Gualtiero.
    Solo una volta si ritrovò faccia a faccia con uno di quei mostri, dodici anni fà. Una sola volta accadde e nonostante ciò indelebile era il ricordo di quel momento, marchiato a fuoco nella sua memoria, indelebile come l’amore di un genitore verso il proprio figlio, indelebile come la perdita di una persona amata. Ciò che Nevia ha perso quel giorno è per sempre non può essere restituito e lei lo sapeva fin troppo bene.
    Poggia lo zaino a terra, senza distogliere lo sguardo dal volto del mostro; s’avvicina al pilone di metallo e con forza lo colpisce. Due materie solide che si scontrano l’una con l’altra: la forza cinetica contro un muro inamovibile, l’impatto delle nocche della mano dominante sul freddo metallo, un suono sordo che dura un istante, seguito da un sospiro addolorato. Faceva male, molto male. Ma ancor prima di riprendersi, arrivò un secondo colpo con il pugno opposto, nello stesso punto. Ed un altro, ed ancora un altro. Si lascia andare ad una serie di pugni contro la colonna di metallo imperturbabile volta solo a subire silenziosamente la sfuriata della ragazza che, dissociandosi dal dolore che stava provando, continuava a colpire la colonna senza distogliere lo sguardo dal volto dell’abominio. E ancora, e ancora, tingendo del proprio sangue rosso il pilone di metallo ad ogni colpo inferto. Non tenne conto di quanti pugni avesse tirato, ma ad una certa si fermò.
    Osserva le sue nocche tremolanti e intinse del suo stesso sangue. Si strappa la parte bassa della maglietta bianca e sudata che aveva indosso, ricavando alcune strisce di tessuto con la quale avvolse le proprie mani, ci mettono poco a tingersi dello stesso colore del sangue. Con determinazione, riprende ciò che aveva lasciato, tornando a sferrare colpi ripetuti contro il suo obiettivo. Tentenna ma non demorde, i colpi sferrati mantengono la stessa intensità per quanto possibile. Mena duro e forte quella colonna di metallo immaginando fosse una di quelle bestia, consapevole di quanto i suoi pugni avessero la stessa valenza di una carezza.
    Era passata a malapena mezz’ora che la ragazza non era più in grado di proseguire: le mani erano compromesse ed il dolore era tale da offuscare il resto dei sensi. Si ferma da sola come un’automobile giunta al termine della propria autonomia, abbandonando le membra esauste e lasciandole riposare, lo sguardo spento e assente, ancora rivolto al mostro. Chissà se avrebbe dimostrato la stessa risolutezza se ne avesse uno dinanzi.
    Prende la saccoccia e s’allontana dalla stazione prendendo la via di casa, in rigoroso silenzio.

    Diverso tempo dopo

    La vittoria appartiene solo a coloro che perseverano senza timore fino al traguardo finale, nonostante le avversità. Durante questo periodo Nevia proseguì gli allenamenti, recandosi giornalmente alla palestra di Gualtiero per svolgere la sua routine di flessioni e squat ogni qualvolta le sue mani non fossero pronte a scontrarsi contro il duro metallo. Ogni tanto Gualtiero degnava della sua presenza la ragazza, osservandola mentre si allenava con rigore e dedizione, senza che vi fosse questo gran scambio di parole tra i due. Quando non si addestrava, Nevia faceva qualche lavoretto in città per tenersi occupata e permettersi qualche pasto, dando una mano presso alcuni cantieri volti alla ricostruzione di edifici malmessi o distrutti, applicando con costanza ed impegno quanto imparato durante i suoi estenuanti addestramenti fisici. E i risultati erano tangibili: poteva andare avanti per diverso tempo prima che la stanchezza si facesse sentire.
    Però, quando si trovava lì a sferrare i pugni, il dolore che percepiva era sempre lo stesso. Le mani facevano un male cane e se riusciva a continuare e progredire era per la sola risolutezza e dell’adrenalina che ormai faceva parte della sua anima. Ci vollero ancora molteplici giorni affinché Nevia ottenesse il risultato sperato.
    Quel dì dove Nevia portò a termine l’addestramento, era una giornata uggiosa. Si era appena ripresa da una brutta influenza che l’aveva costretta a letto per quasi una settimana, periodo nel quale si ritrovò a pensare di quanto noioso fosse non fare nulla. La stessa ragazza che un tempo avrebbe sicuramente preferito starsene in panciolle che fare più del necessario per sostenersi era ora affranta dal dover fermare i propri addestramenti. Quel giorno giunse presto la mattina alla palestra, tant’è che Gualtiero probabilmente era ancora sotto delle sudice lenzuola a dormirsela. Si mise dinanzi al suo obiettivo, quel maledetto pilone di metallo che ormai sognava ogni notte. Il tempo scorre inesorabile come inesorabili e costanti sono i pugni che gli vengono riversati contro: la mente è quasi del tutto spenta, se non per la facoltà di contare le ripetizioni; il corpo agisce ritmico ed in autonomia. Mancava ancora un colpo, Nevia alza lo sguardo verso la raffigurazione del mostro, porta indietro la mano stringendo le falangi contro il palmo con tutta la forza residua di cui dispone. Non punta al pilone, ma al volto della belva, ormai rovinato dalle intemperie, dal sudore e dal sangue della ragazza. Il pugno è totalmente dedicato a lui, carico di sofferenza, si infrange sul coperchio di legno, rompendolo in due. Il pugno infine si contro la colonna metallica. Le schegge che si conficcano tra le sue dita furono l’ultima delle preoccupazioni, il dolore era quasi ininfluente rispetto a ciò che aveva passato fino ad ora.
    Sorride, probabilmente compiaciuta senza tuttavia proferire parola alcuna, schiacciando con la suola delle scarpe i residui di legno a terra. Il suo sguardo di posa brevemente sul pilone, visibilmente martoriato anch'esso benché ancora stabile. Avrebbe dovuto avvisare Gualtiero che era riuscita a portare a termine anche questa fase dell’addestramento, ma non disse nulla. Rimase in quella posizione per diverso tempo, contemplando il nulla. Se Gualtiero l’avesse vista svolgere riuscire nell'addestramento poco importava a lei in quel momento, in quanto ella era totalmente assente.



    Stato mentale: Sana il necessario per mantenere le funzioni vitali
    Stato fisico: Tutto sommato bene, sebbene abbia probabilmente compromesso un’eventuale futura carriera da pianista.
    Ora ha davvero i pugni nelle mani :XD:
     
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    Senti passi in avvicinamento. Passi pesanti, metallici. Il suono è così inusuale da farti recuperare dalla tua trance da pugni. O corrotto è macchiato di sangue, scassato, ti sembra pure che in alcuni punti il metallo sia piegato. Ma è impossibile, no?
    I passi si fanno sempre più vicino, e qualcosa dentro di te reagisce alla presenza in arrivo. Percepisci una chiara punta di ostilità rivolta nei tuoi confronti. Qualcosa ha fatto rizzare le antenne al tuo sesto senso. Questa è una cosa particolare di suo, perché uno eri completamente nel tuo mondo, secondo ancora non sai chi si stia avvicinando in primo luogo.

    Ti volti e vedi un volto dall'espressione dura, scocciata. Puoi fisicamente percepire quanto non voglia essere lì.

    dr9s6wZ


    Antoine Escalier - Corona australe



    Sotto la giacchetta di pelle che indossa puoi chiaramente vedere il pettorale ed il cinturone di un'armatura. I gambali sono metallici e sono la fonte della pesantezza dei suoi passi. È un cavaliere di Atena. Data la colorazione della sua armatura, c'è la possibilità che appartenga alla schiera dei cavalieri di bronzo. Onestamente non lo sai non sei un'esperta, quelle armature sono un po' tutte uguali e molte sono praticamente dei reggiseni di metallo con stivali alla coscia. Sia per uomini che per donne. Effettivamente sembrano più tirapugni e stivali di ferra con bretelle glorificate e tiare da principessa, più che armature. Ma quella è gente che può muoversi veloce come un proiettile, meglio non cercare questioni.

    Eccoti qua. - Il suo sguardo si posa finalmente su di te. Ti guarda come se fossi un insetto. - Avresti potuto farmi un favore e ammazzarti facendo qualunque stronzata quel coglione ti ha convinto a fare. - Sputa su uno dei binari.

    E invece no. Pensava che non ce ne saremmo accorti. Infame bastardo, dovrebbe baciare il terreno dove camminiamo invece di fare queste cazzate. - Ti guarda un attimo, le informazioni che ti da sembrano più un suo dimostrare superiorità nell'averle che per compiere l'azione di informare. - Abbiamo prelevato e rilocato il signor Rivelli in sede più consona. Più nello specifico dietro le sbarre, dove mi auguro che muoia di cirrosi.

    Sospira, come se l'intera cosa fosse un'ammontare di scocciatura non calcolabile per la mente umana. Un secondo sospiro, incredibilmente ed artificialmente esagerato per dimostrare ulteriore esasperazione. - Data la natura delle azioni compiute, e dalla APPARENTE BUONA FEDE tua e del signor Rivelli, è stato considerato opportuno valutare come sfruttare che cosa hai fatto finora. In sostanza, visto che Dio mi odia e l'universo ce l'ha con me, mi è stato ordinato di prenderti tra i miei allievi. O almeno di fare finta di sopportarti fino a che non stramazzi.

    Non credevi fosse possibile guardare dall'alto in basso qualcuno più alto di te, ma questo individuo te lo sta dimostrando bene, arrivandoti circa al naso in altezza. Il suo sguardo si sposta sui vari implementi ginnici di fortuna che hai usato in questi mesi (ma quando i pesi erano diventati così grossi??), su o' corrotto lercio di sangue. Fa un sorrisetto sghembo, non sembra sapere se mettersi a ridere o a soffomitare. - Guarda, la farò facile per rendere la cosa più piacevole per entrambi. Ti offro una scelta, o via le mutande e infiliamoci uno dei vagoni. Altrimenti, prova a darmi un pugno. Entrambe le opzioni mi faranno dimenticare per un attimo il guaio in cui mi ha cacciato quell'infame.

    [ Se decidi di dargli un pugno, seguirai la meccanica di combattimento del forum. Descrizione dell'azione, in modo più figo e dettagliato possibile, ponendo le tue azioni come intenzione perché nessun attacco è automatico e nessuna difesa è impenetrabile. Tipo, "je tiro un pugno con l'obiettivo di spaccargli il naso" è un'esempio. Essere figli della merda è un'opzione, ci sono bottiglie in giro, polvere a terra, puoi anche tirargli una sedia per quel che ne so. Ovviamente quell'azione non è l'attacco in sé quindi non può fare veri danni, ma sono mezzi per fare incastrare il vero attacco. Tipo gli tiri un sasso vicino alla faccia per distrarlo, e nel frattempo gli sei già addosso per il cartone sul moso. Maggiori info nei topic sul combattimento trovabili in consultazione rapida. Se decidi di toglierti le mutande fai tu che i ain't roleplaying that :nono: ]
     
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    Chapter III - Si esto es un Saint


    E’ noto che i sensi degli animali siano particolarmente sviluppati rispetto a quelli di un essere umano. Gli squali sono in grado di percepire il sangue nella vastità dell’oceano senza troppe difficoltà; le aquile sono famose per la loro grande vista, potendo identificare la loro preda a chilometri di distanza senza particolare sforzo;i felini invece sono difficili da prendere alla sprovvista in quanto il loro udito è sviluppato almeno il triplo rispetto a quello di una comune normale persona. Eppure, in quel momento, nonostante fosse ampiamente distratta e sovrappensiero, una sensazione viscerale percorse la schiena di Nevia come un brivido, fino ad arrivare alla sua nuca. Lo aveva sentito arrivare? Ne aveva percepito l’odore? Lo aveva visto? Nessuna delle tre: l’unica cosa di cui era certa è che aveva avvertito del pericolo. Si scrolla le spalle come per togliersi di dosso quella brutta sensazione e volta leggermente la testa verso sinistra: le sue vermiglie iridi incrociano quelle dell’individuo, che con fare disinvolto s’avvicina sempre di più. I passi pesanti che rompono il silenzio fanno fatica a celare l’armatura che egli indossa e che Nevia può tranquillamente notare, nonostante la giacca che indossava fosse lì a coprirla solo timidamente.
    Dovrebbe ammirare la persona che ha dinanzi, egli era la rappresentazione fisica del desiderio di Nevia: tutto era affascinante di quell’uomo: la camminata lenta ma decisa, lo scintillio delle parti esposte dell’armatura alla luce del sole, la prestanza fisica che ci si aspetta da qualcuno in grado di cambiare completamente l’esito di una situazione con il suo semplice volere, in quanto benedetto dalla Dea Atena.
    Eppure, non riusciva proprio a scrollarsi di dosso quella sensazione orribile e nonostante volesse ammirarlo, l’unico sentimento che la vista di quell’uomo le suscitava era fastidio, come solo poche volte nella sua vita aveva percepito.

    " ¿Qué demonios está pasando? Chi è quell’uomo? "

    L’uomo continua ad avvicinarsi, iniziando finalmente a parlare e a palesare le sue intenzioni, e benché tendenzialmente un dialogo dovrebbe mantenere dei connotati pacifici soprattutto tra sconosciuti, nella base del rispetto reciproco che le persone devono avere l’una con l’altra, le provocazioni non mancarono ad arrivare. Ma è qualcosa che destò subito l’attenzione di Nevia, ancor prima che la maleducazione ed i suoi modi di fare potessero in qualche modo offenderla: avevano arrestato Gualtiero.
    Rimane immobile ed impassibile, nel mentre l’uomo, ormai a pochi passi di distanza dalla donna, si ferma e la guarda negli occhi dal basso. In che senso avevano arrestato Gualtiero? Certo, se le storie che racconta fossero anche solo parzialmente vere e non cariche di epicità dettate dai fumi dell’alcol, egli meriterebbe sicuramente di passare l’intera vita in gattabuia. Ma il Gualtiero che aveva conosciuto era diverso: per quanto burbero e antipatico non avrebbe fatto del male ne avrebbe commesso torti ad innocenti, trattava bene i ragazzini della stazione, condividendo con loro pasti e racconti, facendoli ridere e divertire e talvolta rendendosi pure lo zimbello della situazione, pur di farli allontanare almeno per qualche ora dal torbido pensiero di un futuro nel quale avrebbero solamente sofferto o da un tremendo passato i cui spettri incombevano quando erano soli. Un uomo a cui forse l’Armageddon ha insegnato a vivere come una persona civile piuttosto che il contrario. Però, a monte di questo ragionamento, se Nevia ha percepito dell’ostilità nei suoi confronti, lo stesso avrebbe potuto dirlo il Cavaliere: ella era brava a mascherare le sue intenzioni, ma di fronte all’ovvio era molto difficile che egli non sarebbe stato in grado di percepire la profonda irritazione che le sue parole le stavano causando.
    Davvero un cavaliere di Atena poteva abbassarsi a così tanto? Era davvero questa la casta a cui ambiva di iscrivere il suo nome? O era solo la pecora nera del gregge, che aveva sfortunatamente incrociato nella sua vita? Pensieri che vengono subito messi da parte in luogo all'immediata reazione che la ragazza ha non appena ebbe modo di prendere parola.

    « Si esto es un Saint, yo soy la Virgen María. Con quale diritto prelevate un civile e lo sbattete in gattabuia senza un processo? Sono sicura che qualunque cosa abbia fatto, ci siano questioni ben più importanti da risolvere fuori dalle mura di Atene e di cui solo voi potete occuparvi, o mi sbaglio?»

    Nevia ignora tutto il discorso sul fatto che ai piani alti avessero deciso che egli sarebbe stato il suo prossimo insegnante, se così si poteva definire. In quel momento tutto l’alone mistico che circondava i Saint di Atena si era molto ridimensionato nella sua mente e vedeva l’uomo che aveva di fronte per quello che era. Uno sbruffone esasperato che non s'era nemmeno presentato e con questa gran voglia di prendersi un cazzotto nei denti.

    « Il rispetto altrui è proprio qualcosa di alieno per te, eh? Se ti hanno obbligato contro la tua volontà ad insegnarmi qualcosa, allora permettimi prima di insegnarti le buone maniere utilizzando le cattive, cabrón! »

    Se solo Cibràn l'avesse vista ora, quel modo fiero in cui manteneva salda la sua posizione anche dinanzi a qualcuno che era palesemente più forte di lei. Certo, sicuramente più forte fisicamente, d'altronde era un uomo e lei una ragazza; la genetica non è qualcosa su cui si può discutere, strutturalmente sono molto diversi. Poi, lui eraun cavaliere di Atena, mentre lei al massimo era un ex-cameriera stressata. Eppure, in quel momento non ci sono divari nella sua mente e se tutti quei mesi di allenamento le avevano insegnato qualcosa ciò era sicuramente la tenacia di non mollare mai.
    Ha solo un obiettivo ora: colpirlo con quei pugni che stringeva forte già da più di qualche secondo e avrebbe cercato di farlo nel modo più diretto ed immediato possibile. Agisce flettendo il proprio braccio sinistro e mirando al volto dell'uomo in modo da stampargli un bel quattro dita sulla gote e magari fargli perdere anche un dente nel processo, per poi cercare d'infierire sul plesso solare, sfruttando la posizione appena ottenuta per rincarare la dose con il secondo pugno e mandarlo così a terra. Cerca di scoprirsi il meno possibile nell'atto, mantenendo sempre le braccia vicine al corpo e non allontanandole troppo, in modo da potersi sempre difendere qualora ci fosse una reazione. D'altronde, Gualtiero glielo diceva sempre: « Mai abbassare la guardia, ragazzo, o ti ritroverai a dover contare le stelle e ciò non sarà affatto piacevole



    Stato mentale: Decisamente arrabbiata
    Stato fisico: Entrambe le mani molto doloranti
    Riassunto azione:
    Utilizzo un attacco in combo: trovandosi a distanza ravvicinata, Nevia sferra un pugno con il sinistro mirando al volto di Antoine (AD) provando sia a coglierlo ma soprattutto volto ad attirarne l'attenzione per cercare di far entrare il successivo colpo, un destro bello caricato tra il torace e l'addome(AF).
     
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    Un secondo prima che tu parta all'attacco, il tuo nuovo interlocutore alza un dito. La saccenza delle sue parole è così forte da precederle addirittura.

    Atena è la dea della guerra e della saggezza, non la dea del cicici e del pipipi. Non esistono più i social media dove puoi nasconderti coi tuoi sentimenti feriti. Spiegami un po' come possiamo occuparci dell'infinito ORRORE che c'è la fuori se dobbiamo perdere tempo a tenere d'occhio chi non sa seguire nemmeno un semplicissimo divieto? - Si mette le mani sui fianchi.
    Il tuo colpo parte. È passato tot tempo da quando hai cercato di colpire qualcosa che non fosse metallo fermo. Di sicuro colpire una persona non deve essere altrettanto duro. Hai pure mirato alla faccia, non alla sua mistica e divina armatura. Anche se saint è comunque una persona fatta di carne no? Inoltre, mentre sferri i tuoi colpi, ti sembra di sentire l'aria fischiare sulle tue mani. Un fischio rapido, di aria tagliata dal tuo colpo. Davvero hai tirato un pugno così forte? Un rapidissimo pensiero accarezza il tuo cervello. Hai preso a pugni metallo per un bel po' di tempo. Le tue ossa sono indurite ormai. Non hai più quel vago istinto umano di autoconservazione che ti fa limitare la forza del tuo colpo. Potresti davvero incavare il setto nasale a qualcuno con un pugno così. Tuttavia non è una cosa che potrai appurare questo giorno. In questo specifico giorno, l'uomo fa un passo indietro evitando ogni cosa, afferra il tuo polso nel momento di massima estensione del braccio e entra nella tua guardia, sradicandoti dal suolo con un calcetto alle caviglie. Ti sembra di aver colpito contemporaneamente tutti gli spigoli esistenti. Sei sospesa in aria per una frazione di secondo.
    In quell'istante senti la sua mano sulla tua pancia. Poi la gravità torna, convenientemente accelerata dall'uomo che ti spinge verso il basso. Atterri di schiena sul pavimento della stazione, pieno dei frammenti di cosa hai rotto poco prima. Fa malissimo. Senti la tua schiena che viene punta in svariate zone. Probabilmente stai sanguinando. La schiena ti fa MALE. Sei caduta di peso senza poterci fare niente, troppo velocemente anche solo per rendertene conto.

    L'uomo sospira, scocciato. - Da un lato, patetico. Dall'altro, almeno non devo farti disimparare qualunque cosa ti abbia insegnato quello lì. Fatti trovare domattina all'alba ai campi di addestramento comuni, ti è stato dato il permesso di entrarci. - Detto questo, si volta e se ne va.
    Mentre te ne stai lì con il tuo dolore, un pensiero ti sovviene. Per quanto ODIOSO sia questo individuo, ti ha cappottata in .2 secondi, inoltre, ti è stato concesso l'iniziare l'addestramento per diventare un saint. Sembra che l'unica opzione sia ingoiare l'orgoglio, per ora.

    Il giorno dopo, puntuale, riesci ad entrare nei campi di allenamento del santuario. Nonostante sia appena sorto il sole c'è già parecchia gente. Svariati gruppetti distanti tra loro in diverse conche scavate nella terra, piccole arene provvisorie o zone con veri e propri blocchi di cemento e varie cose che sembrano attrezzi di fortuna. Mentre cammini verso dove ti è stato indicato vedi gente in equilibrio sui pollici, un gruppetto di gente in pose da yoga che fluttua a qualche centimetro da terra. Due in un'altra arena si stanno letteralmente prendendo a secchiate d'acqua, ma l'acqua proviene dalle loro mani e sembra avere la stessa forza di una manichetta da pompiere. Non ti è concesso perdere tempo a meravigliarti di tutto questo però, perché un fischio attira la tua attenzione. Un po' più in là c'è Antoine - ti è stato detto il suo nome dalle guardie all'ingresso - con un gruppetto di giovani. Sono ragazzi e ragazze la cui età oscilla tra i dodici e i 20 anni.

    ALLORA! - Parla con rigore marziale. - Come avrete notato, voi siete di più degli altri gruppi dati agli altri maestri. Questo è per punirmi per aver scopato con uno dei miei allievi. Prima che vi venga un embolo, era maggiorenne, era consenziente. Non avrei dovuto farlo. Lo so io, lo sapete voi, meglio che lo sappiate da me prima che qualcuno in giro voglia fare il simpatico. Sarò una testa di cazzo ma sono onesto. - Gli altri attorno a te si guardano incerti, un paio ridacchiano. Su loro due specificatamente Antoine cala come l'angelo della morte e li butta a terra con un pugno. - Lezione numero uno! Se siete qui, siete per addestrarvi per diventare SOLDATI in una guerra che potete a malapena comprendere, per ora. Se anche UNO solo di voi sopravvive il primo anno, è un successo. Se quel sopravvissuto per qualche strana congiunzione astrale ottiene una cloth, si stappa la riserva buona. Quindi, mi aspetto che vi comportiate come soldati che stanno per morire da un momento all'altro. Non mi è concesso uccidervi direttamente, ma sono molto bravo a far sembrare le cose incidenti. D'ACCORDO? - I due a terra con il labbro spaccato rispondono debolmente che sì, erano d'accordo.

    Ora, per cominciare, mettetevi a due a due e prendetevi a pugni. Sul serio. Se non vedo labbri spaccati e nasi sanguinanti entro dieci minuti ci penserò io a contribuire.


    [ Come dice il maestro, scegliti un compagnuccio e spaccatevi di pugni. Hai piena libertà sul tuo compagnuccio e su chi va giù per primo. Puoi prendere il più piccolo e bullizzarlo, il ragazzo cicciottello che sembra lì lì dal full metal jacket, la ragazzina gne gne coi boccoli. L'importante è che vi spacchiate di botte ]
     
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    Chapter IV - Exceder las Expectativas

    L’impatto a terra fu significativo per Nevia: qualunque cosa avesse immaginato accadesse in quel preciso istante era ben lontano dall’esito della reazione del suo interlocutore che la atterrò con una semplicità tale da rendere vano qualunque tentativo di rivalsa, sia essa fisica o verbale. Rimane ivi sdraiata con la schiena letteralmente a pezzi, dolorante, cercando di regolarizzare il respiro che le era venuto a mancare, mentre l’individuo si allontana così come se n’era arrivato. Domani sarebbe stato il grande giorno sebbene non ne fosse entusiasta quanto sperasse.

    " Quel maledetto… "

    Dopo svariati minuti passati a pensare su ciò che fosse appena accaduto, si fa forza e si mette seduta, passandosi la mano sull’addome. Quell’uomo l’aveva presa e ribaltata come se fosse un panno sporco e lei non fu in grado di fare letteralmente nulla, questa era l’ineluttabile realtà dei fatti. Ma si era rialzata, ancora una volta, dimostrando a se stessa che quella fosse solamente una delle tante tappe fatte di dolore e sofferenza che avrebbe dovuto sopportare prima di raggiungere il solo obiettivo.

    " Oh, vedrai eccome che ci riuscirò, fosse l’ultima cosa che faccio. "

    Non era più il vecchio mondo dove i problemi esistenziali potevano essere la scelta della meta delle proprie vacanze o quale fosse il miglior divano da mettere nel salotto di casa, ciò che c’era fuori da questo purgatorio permane nell’ombra, ti osserva ed è pronto a strapparti via qualunque cosa ti sia cara prima di darti l’estrema unzione. Eppure un odio così, nei confronti di una persona, non l’aveva mai provato. Il suo saccente modo di fare unito ad un livello di presunzione e misoginia tale da averle fatto accapponare la pelle e spegnere il cervello, diamine… non credeva si potesse arrivare a tanto. Il marcio andava estirpato ma non era quello il momento. No, doveva sottostare a qualunque cosa le avrebbe riservato il futuro da qui in avanti, finché non avrebbe avuto le facoltà di poter cambiare davvero le cose. E sebbene oggi aveva fallito, quella sensazione che aveva percepito nello sferrare i pugni, non se la sarebbe di certo dimenticata così in fretta.

    Il giorno seguente

    Ha dormito una manciata di ore quella notte, troppo poche per recuperare appieno la stanchezza accumulata degli ultimi giorni, eppure il suo corpo collabora quasi come se nulla fosse realmente accaduto. Quel maledetto sorriso sornione che ha stampato sul volto mentre Antoine, l’uomo che la sera prima l’aveva atterrata, iniziava a spiegare a lei e a tutte le altre persone ivi presenti, celava del sincero disgusto e ribrezzo. E fece bene a non sbilanciarsi troppo, altri accanto a lei probabilmente avevano decisamente più muscoli che cervello e risero divertiti, venendo subito messi al loro posto ed atterrati. Riuscì a malapena a seguire i movimenti di Antoine mentre il povero ragazzo di fianco a lei veniva atterrato con ancora più violenza di quanta ne aveva subita lei la sera prima. Rimase imperturbabile e si limitò ad ascoltare le direttive che aveva ricevuto.

    Passa qualche istante a guardarsi attorno per scegliersi l’avversario di questo sparring all’ultimo sangue, ma a quanto pare non fu lei a compiere questa scelta. Un uomo sulla ventina o poco più, si palesò davanti a lei. Era alto qualche spanna in più di Nevia, indossava un giacchetto in pelle rossastro che celava un imponente muscolatura, dei pantaloni lunghi di color bianco e capelli del medesimo colore, tenuti a taglio corto. Lo osserva per qualche istante.

    Clark

    « Che hai da sorridere, ragazzina? Vieni qui che ti faccio passare la voglia di ridere, ti darò un pugno nei denti talmente forte che rimpiangerai di non essere stata atterrata dal maestro poco fa.»

    Una semplice frase che aveva già permesso a Nevia di catalogare quel piccolo uomo che aveva davanti. Le sembrava infatti di averlo già visto prima d'ora (lo sguardo continua a spostarsi tra lui e Antoine) e di certo il modo di porsi sembrava essere proprio lo stesso. Anzi, forse questo era ancora più sicuro di se dell'addestratore.

    « Scusa, non parlo deficientese, puoi ripetere?»

    Si passa le mani tra i capelli, legandoli con l'elastico. Il tutto mentre tutta la mascolinità tossica che aveva dinanzi si scrocchia le dita delle mani ed il collo, pronto a darle una randellata indimenticabile.

    « Non credevo che Antoine avesse anche un fan cl-»

    Non ha il tempo di finire quella frase che le arriva un sonoro pugno sul petto. La sua guardia non era alzata, non poté fare altro che subirlo. Fu una bella botta che la fece cadere a terra, sentì l’aria mancarle, di certo l'uomo disponeva di molta forza se con un solo pugno l'aveva mandata giù. Oltretutto il fatto che non fosse in alcun modo preparata aveva giocato a favore dell’energumeno.

    « Ecco, quello è il posto che ti spetta, in mezzo alla polvere. Cosa speri di ottenere con quel corpicino fragile che ti ritrovi? Vattene via e non farci perdere tempo, inetta.»

    Sputa a terra in segno di disprezzo, l’infame. Nevia si chiede perché ultimamente tutti siano così apertamente ostili nei suoi confronti, come se avesse chissà quali colpe. Si rimette presto in piedi, mentre l’uomo le aveva ormai dato le spalle alla ricerca della prossima vittima da mietere. Si toglie un po' di polvere dai vestiti, prima di rivolgersi a lui.

    « Oy, puto. Te voy a dar una hostia que te dejaré la cara como un Picasso »

    « Che cazzo hai detto?»

    L’attenzione dell’uomo viene nuovamente attirata da Nevia che in quel momento aveva già fatto la sua mossa: muovendosi molto rapidamente, ella si slancia in avanti, arrivando a pochi passi dall’uomo poco prima che esso si fosse girato verso di lei. Un singolo pugno viene sferrato sulla mandibola dell’uomo che non aspettandosi una reazione da parte della ragazza, è costretto ad incassare. Fa qualche passo all’indietro dopo averlo ricevuto, mettendosi una mano sulla guancia: piena di sangue, il labbro spaccato stava facendo il suo corso a colorarne il viso. La mano dell’uomo inizia a tremare alla vista del sangue, come se una scarica di adrenalina lo stesse avvolgendo dalla testa ai piedi.

    « Ora l’hai fatta grossa, ti ammazzo!»

    « Vien aquì allora, ne ho altri per te! »




    L'uomo accorcia le distanze con la stessa foga di un toro della corrida, vuole proprio menare duro e forte, senza risparmiarsi. Sfruttando la sua mole e la sua prestanza fisica, estende il braccio destro e cerca di travolgere Nevia con una clothesline. All'ultimo, Nevia s'abbassa, facendo passare il braccio sopra la sua testa e lo colpisce al fianco scoperto con il pugno destro, poi con una veloce torsione ed un passo laterale, sferra un calcio colpendolo alla schiena accompagnando il movimento del suo avversario.
    Egli inchioda rapidamente fermando la sua corsa e si volta verso la donna, questa volta assaltandola con una serie di pugni. Per quanto innegabile sia la sua forza i suoi movimenti risultano goffi e lenti, Nevia riesce a districarsi tra quella disordinata serie di attacchi, riuscendo in parte a prevederne la traiettoria e ad evitarli, mentre alcuni è costretta a bloccarli alzando la guardia. Ogni volta che ne ha l'occasione, Nevia rincara la dose, andando a colpirlo nei punti scoperti alternando calci, pugni e ginocchiate.

    « Che c'è? Non parli più? Non riesci a fare due cose contemporaneamente, payaso? »

    L'uomo urla arrabbiato e sferra un'immediata gomitata con il braccio destro: Nevia segue il movimento del braccio e appena è abbastanza vicino lo afferra per il polso con la sinistra e sul giacchetto con la destra, si fa forza e usando la propria schiena come leva, ribaltando a terra l'energumeno. Con lei sopra, sarebbe facile dare all'uomo il colpo di grazia. Ma gli infami sono scaltri e ciò che ne sovviene è il più banale nonché efficace stratagemma che una persona messa alle strette possa attuare. Un misto di sabbia e sassolini comodamente prelevati da terra fanno presto ad arrivare in volto a Nevia, accecandola. Lo stesso infame poi, approfitta dell'accecamento temporaneo per rimettersi rapidamente in piedi e placcare la donna buttandola a terra. Vi si mette sopra inginocchiandosi e bloccandola saldamente a terra con il suo peso. Nevia, che ancora vede poco, non può reagire, l'unica cosa che fa avendo le mani libere è mettere gli avambracci dinanzi al volto per proteggerlo, perché ne sarebbero arrivati parecchi, lo sapeva l'energumeno, lo sapeva lei e lo sapeva chiunque stesse guardando la scena in quel momento. Un pugno, due, tre, l'uomo non è intenzionato a fermarsi, scendono copiosi come durante la victory screen di Bryan Fury in Tekken 7. Un paio vengono bloccati, ma non è in grado di fermarli tutti: una serie la colpisce al costato , uno arrivo al fianco a destro e quello più doloroso lo prende al volto, nello specifico alla guancia sinistra. La testa si volta nell'immediato e lo sguardo di Nevia si rivolge verso un altro combattimento in corso, poco distante. Ok, ora ci vedeva.
    Un altro pugno le arriva nuovamente al costato, la donna tossisce nell'immediato sputando un misto di saliva e sangue.

    « Ti ammazzo, ti ammazzo, TI AMMAZZO! »

    Innalza entrambe le braccia, con l'intenzione di farle scendere contemporaneamente su Nevia e schiacciarle il cranio. Si, era proprio quella la sua intenzione, voleva davvero farla fuori, non stava scherzando. Però Nevia non l'avrebbe lasciato fare. Con il corpo dell'uomo volto a bloccarne le gambe, fa pressione sull'addome e si rialza rapidamente, quanto basta per arrivare a coglierlo con un pugno al mento. L'uomo barcolla e Nevia sfrutta il momento per sfilare via una gamba dalla morsa e usarla per calciarlo ai testicoli. Colpo che per fortuna sua va completamente a segno, costringendo l'uomo ad urlare e a concentrare tutta la sua attenzione sul dolore che stava provando. Nevia sfila via anche l'altra gamba ed esegue una capriola all'indietro, rimettendosi presto in posizione e pronta a scattare in avanti. Corre mentre l'uomo sorregge i suoi gioielli di famiglia ed un espressione da cane indifeso gli si dipinge sul volto. Libera d'agire, Nevia ferma la sua corsa dinanzi all'uomo e gli sferra un violento calcio al volto, innalzando la sua gamba fino a portare il piede sino all'altezza del suo stesso stesso volto. Poi, così come era salita, la gamba discende, colpendo la testa dell'uomo con il tallone e scaraventandolo violentemente a terra.

    L'uomo non si muove, rimane fermo a terra, inerme. Nevia si pulisce il sangue dal volto passandoci sopra con la mano, per poi passarla sulla manica della maglietta.

    « Questo sei, verme! »

    Indietreggia, onde evitare che all'uomo a terra venisse qualche pazza idea di riprendersi e caricarle nuovamente addosso (non che fosse possibile, era assolutamente certa che non si sarebbe rialzato per un bel po). Appurato ciò, si guarda attorno. Aveva finito lo "sparring", ma non sapeva cosa dovesse fare adesso: avrebbe dovuto cercarsi qualcun altro da prendere a sberle o poteva rilassarsi un attimo? Lo avrebbe scoperto presto, ma nel frattempo, cerca di regolarizzare il respiro e si tiene una mano sul fianco, massaggiandolo.




    Stato mentale: Concentrata
    Stato fisico: Dolore alla mascella e alla testa, più dolore sparso dalla vita in su. In aggiunta, una costola si è probabilmente incrinata.
    Spero di aver descritto bene il combattimento, era un po' che non scrivevo botte e spero non sia passato per troppo "meccanico".
     
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    Al "che hai da ridere ragazzina" senti un po' più in là il vostro maestro che urla "È UNA RAGAZZA?? Gualtiero porca PUTTANA! Ho fatto la figura del coglione CAZZO-".

    Dopo che l'uomo si accascia a terra in seguito al tuo df44, non sembra intenzionato ad alzarsi. L'unico suono che senti è un lungo rantolo prima che rimanga fermo a faccia a terra. Il cuore ti martella ancora in petto e nelle orecchie, soffocando i suoni per qualche istante. È probabilmente una delle scazzottate più serie che hai fatto, con un tizio più grosso. Poco prima avresti potuto pensare anche più forte, ma ripensandoci l'hai picchiato VERAMENTE forte. Dopotutto hai braccia che fanno mille flessioni al giorno, mani che hanno preso a pugni l'acciaio. Puoi effettivamente fare molto male a qualcuno. Non hai preso a tallonate l'acciaio per giorni ma anche le gambe sono forti.

    Antoine cammina verso di voi, mani in tasca. In quel momento puoi notare come tutti gli altri si siano fermati a guardarvi. Alcuni di loro si stanno ancora tenendo la maglietta l'un l'altro coi pugni fermi a mezz'aria e i visi gonfi. - Cazzo, ritiro quanto detto ieri. Quando non hai qualcuno col cosmo contro si vede che te la cavi. Heilà sveglia! - Tira un calcetto all'uomo a terra. - Sveglia soldato!

    Niente.

    Uuuuuuuh - Antoine si abbassa e lo mette sul fianco. In quel momento si vede la pozza di sangue scuro che si è accumulata sotto il suo volto e che continua a colare dal naso. - Uuuuh potresti averlo ammazzato. - Un vago senso di ansia è percepibile nella voce del saint. Un momento dopo se lo carica in spalla come un sacco di patate e corre verso la tenda medica nell'angolo del campo d'addestramento. Mentre il maestro è assente c'è un pesante senso di disagio in tutti quanti, che hanno smesso di prendersi a pugni e alcuni si sono seduti a terra, incerti sul da farsi ma doloranti.
    Antoine torna un quarto d'ora dopo, con la giacca sporca di sangue tenuta per il colletto lontano dalla sua cloth. Ti guarda un attimo, poi guarda gli altri, calciando polvere e ghiaia sulla pozza di sangue in modo che si asciughi prima. - In mia difesa, io ho detto "prendetevi a pugni". - Si avvicina a te. - Ora, ti chiedo scusa per ieri. Quell'infame italiano mi aveva detto che eri un uomo. - Ti appoggia la mano sulla spalla. In quel preciso istante da quel solo tocco un campanello di allarme si anima in te. Ti senti come se ti stessi fisicamente rendendo conto di QUANTO più forte sia di te. Potrebbe frantumarti la clavicola col pollice.

    Voglio che tu sappia che ti tratterò di merda e renderò la tua vita un inferno con cognizione di causa a riguardo, e non per malintesi o quant'altro. D'accordo? - Ti sorride, ti da un paio di pacche sulla spalla e ti fa il pollice in su. Guarda gli altri.

    Ecco. Questo è un FANTASTICO primo giorno. Siete riusciti ad evitare entrambi i sociopatici del gruppo e uno è stato pure eliminato. Non so cosa vuol dire "subdurale", ma non penso sia una cosa buona. Questa sarà la vostra vita d'ora in poi. Il vostro compagno di sparring potrebbe dare di matto improvvisamente e uccidervi. Se non siete pronti a questa vita, non siete pronti ad essere saint. Se non potete sopportare questa idea, andate a fanculo O R A. - Ed effettivamente se ne vanno tutti a fanculo, tranne te. Li vedi come uno ad uno si demoralizzano e più se ne vanno più altri li seguono. Dopo qualche minuto siete solo te e Antoine. Il tuo maestro guarda prima te, poi il gruppetto che si allontana. Poi di nuovo te.

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    Ah, le conseguenze delle mie azioni. - Dice, a nessuno in particolare, annuendo tra sé e sé. Si gira e ti fa segno di seguirlo. - Fanculo, andiamo. Ti insegno a sparare ghiaccio dalle mani. È una figata.

    Ti conduce oltre la collinetta, dove c'è una piscinetta di acqua non troppo pulita. Hai idea che sia lì da un po' di tempo, ma non abbastanza da avere alghe o quant'altro. Attorno ad essa ci sono quattro o cinque ragazzi che stanno cercando palesemente di fare qualcosa con l'acqua puntandovi le mani contro e concentrandosi fortissimo. Antoine li caccia in malomodo. Raccatta un bicchiere di vetro sporco dal bordo e lo riempie alla piscina. Lo tiene alto, in modo che tu possa vederlo bene.

    Il cosmo. L'indomabile fuoco astrale che scorre in tutte le cose ma che solo pochi prescelti possono brandire contro l'oscurità. - Dice, grandiosamente. - Le stelle sono fonte di immenso potere. Quelle che chiami costellazioni sono praticamente entità di puro potere, che i cavalieri di Atena possono incanalare nei loro corpi per compiere miracoli. Se non ne hai mai visto uno in azione, non crederai mai che cosa un Saint è in grado di fare.

    Ti SEMBRA di notare qualcosa attorno ad Antoine. Un'aura di sorta, uno sfarfallare azzurro che gioca con la luce del mattino. Con uno scricchiolio l'acqua nel bicchiere diventa ghiaccio. Ti lancia piano il bicchiere in modo che tu possa constatare come sia effettivamente ghiaccio.

    Alcuni possono teletrasportarsi. Altri possono ribaltare palazzi con un pugno. Il sottoscritto, fa il ghiaccio. - In un istante dalla mano che poco prima teneva il bicchiere si crea un grosso blocco di ghiaccio, una lama curva, affilata. Alla tua prospettiva, sembra che quell'oggetto possa decapitare Dio stesso. Per quanto Antoine sia figlio della merda, è in ogni caso un saint. Qualcosa di oltre quello che tu sei al momento. Qualcosa a cui tu stessa punti.

    Il cosmo è un potere che permette di distruggere gli atomi. O almeno così il mio maestro mi disse al tempo. Atena l'abbia in gloria, almeno ho fatto a pezzi il corrotto che lo ha ucciso. Quindi l'idea è: richiama potere delle stelle, fallo scorrere nel tuo corpo, distruggi. MA, io e FORSE, dico FORSE tu, facciamo le cose in modo diverso. Noi non distruggiamo gli atomi. Li rallentiamo. Che cos'è il ghiaccio se non acqua ferma? Che cos'è questa spada, se non cosmo fermo? Questo è cosmo non fermo, comunque. - Punta una mano un po' più in là e noti una sferula luminosa grossa come una biglia sul palmo della sua mano. Punta la mano in una direzione e la biglia parte come un proiettile, esplodendo con il fragore di una granata al punto da farti male alle orecchie. Recupera un altro bicchiere d'acqua e te lo passa.

    Pensa a fermare quest'acqua. Pensa che quest'acqua sia fatta tutta di palline che galleggiano in giro per il bicchiere. Figura nella tua mente l'idea di proiettare la tua volontà sulle palline e fermarle in una struttura ordinata. Il ghiaccio è ordine. Il ghiaccio è stasi. È chiaro che tu sia rissosa e sia una pronta a menare le mani, quindi ti torturerò con l'opposto. Starai qui a pensare alle palline ogni pomeriggio.


    [ E qui comincia il resto della tua vita. Ogni mattina, di addestri in modo assurdo, al punto che tutto quello che hai fatto con gualtiero è una passeggiata. Ma realizzi che SENZA quella preparazione sua non saresti nemmeno riuscita a cominciare le cose che ti fa fare. E così facendo noti progressi. Diventi sempre più forte. Più veloce, più flessibile, più agile. Sei veloce come è veloce il vento, un uomo vero senza timori, potente come un vulcano attivo ecc ecc. La wake up call è quando ROMPI un sasso con un cazzotto. Ti fai un male troia, ma ci riesci.

    La seconda metà delle giornate, invece, le passi a pensare alle palline. A stare con un bicchiere d'acqua in mano a pensare a cose che sembrano stupidissime ma che sembrano sfuggirti. Qui mi serve l'introspezione, il momento anime. Che COSA muove veramente Nevia? Per quale motivo sopporta veramente quella testa di cazzo di Antoine? Perché va avanti e non indietro? Raggiungi la tua pace interiore e FERMA QUELLE PALLE]
     
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    Chapter V

    Alcanzando Nuevas Alturas



    Sente il sussurrare degli altri praticanti intenti ad osservare per lo più con sgomento l’esito dello scontro avvenuto tra Nevia e l’energumeno. Si è spinta troppo oltre? Ha esagerato nel porsi con tutta la forza cui disponeva? No, crede di aver fatto la cosa giusta.
    L’uomo ha meritato una degna randellata di botte per la sola sfacciataggine che lo caratterizzava, per il suo modo irruento da bullo di quartiere, per la mancanza di rispetto che aveva nei confronti altrui. Eppure non si sentiva bene, Nevia. Osservare l’uomo a terra privo di sensi, il suo sangue che copioso imbratta la pavimentazione della zona d’addestramento… non era qualcosa di cui doveva andare fiera. Fosse stato un vero nemico dell’umanità, non si sarebbe sentita così… male.
    Incalza subito Antoine, precipitandosi nel luogo dello scontro e dopo aver appurato le condizioni dello sconfitto, se lo carica sulle spalle portandolo in infermeria. Voleva solo diventare una Saint, alla fine della fiera, no? Dedicare la sua vita ad una nobile causa, mettersi in prima linea per far sì di alleviare la sofferenza dilagante ed essere un faro di speranza per le persone che avevano perso tutto nell'ottica di ritornare a vivere una vita senza quella sensazione di terrore che ti costringe a rimanere sempre all'erta, sempre scosso, sempre traumatizzato. Avrebbe comunque ottenuto il supporto e l'approvazione di quelle persone, se l'avessero vista comportarsi come oggi?
    Trascorrono i minuti e finalmente Antoine fa ritorno: si affianca alla ragazza e le poggia una mano sulla spalla, mentre enfatizza molto quanto è appena successo soprattutto ai presenti che ancora erano scossi, quasi come se volesse utilizzare questo avvenimento per liberarsi di tutti questi "soggetti impegnativi" ed effettivamente lo stratagemma funziona. Uno ad uno, da soli o in piccoli gruppetti, gli altri praticanti si allontanano definitivamente dalla zona d'addestramento, lasciando Nevia e Antoine soli. Vorrebbe guardarlo negli occhi mentre parla e probabilmente rispondergli a tono, ma dopo ciò che ha subito la sera prima e soprattutto la sensazione terribile che ha percepito solamente sentendolo vicino, quasi di impotenza, decide saggiamente di non complicarsi ulteriormente la situazione e di assecondarlo anche in questi momenti di visibile follia.

    « Certo… creare ghiaccio dalle mani… niente di più facile… »

    Segue l’uomo sino al luogo designato, una piccola collinetta non molto distante a dove era appena avvenuto lo scontro. Da quel punto rialzato si riesce anche a vedere un po’ meglio le restanti aree della zona d’addestramento. Quando si fermano, osserva bene l’ambiente circostante notando come non ci fosse veramente nulla di diverso rispetto al luogo precedente, se non una leggermente maleodorante pozza d’acqua. Si volta verso Nevia, iniziando a darle un’infarinatura generale sul processo. Lei lo ascolta con attenzione, annuendo svariate volte e nel frattempo tenendosi le domande per la fine. Però, sono le dimostrazioni pratiche di Antoine quelle che la catturano completamente: il bicchiere d’acqua congelata, quella sfera d’energia che aveva generato dal palmo della mano e scagliata ad una velocità tale che l’impatto con il terreno generò una forte esplosione ed un boato assordante. O il fatto che avesse realmente plasmato una lama di ghiaccio letteralmente dal nulla.

    « Aspetta, non stai cercando di fregarmi vero? Sei davvero in grado di fare una cosa del genere? WOW!»

    Si, è stupita. Stupita che una cosa del genere potesse davvero impararla a fare, che ne aveva le facoltà. Era ovvio che per un Saint fare cose di questo tipo fosse paragonabile allo svegliarsi la mattina e andare a bersi un caffè, relativamente semplice, quindi tale affermazione era solo volta a… motivare? Renderlo vagamente meno incline a diventare un dito nel culo? Non lo sa, ma la butta lì comunque. Sapeva che comunque non avrebbe funzionato e benché la speranza sia sempre l’ultima a morire, anche questa volta doveva beccarsi del sano bullismo.

    Ricevute le ultime direttive, afferra il bicchiere d’acqua che le è stato consegnato e… lo osserva? Nota subito che il bicchiere è veramente lercio e pure l’acqua è piuttosto torbida. Di certo non la più cristallina delle acque da poter congelare, certo. Si mette seduta per stare più comoda, anche se nell’atto di scendere sentì una fitta al costato. Chiaro, aveva appena preso pure lei un sacco di botte e quel dolore non se n’era semplicemente andato. Era sempre lì, benché solamente ora che è distratta ad osservare il bicchiere, inizia a rendersene conto. Sospira, rimanendo in silenzio per almeno cinque minuti, alla fine dei quali sospira ancora una volta e guarda verso Antoine.

    « Davvero devo fare questa cosa? Non c’è un modo più “pratico”? »

    Non rispose, anzi, forse se n'era già bello che andato e quella era semplicemente una statua di ghiaccio lasciata lì come monito che sarebbe stato sempre lì ad osservarmi. Ed invece no, era proprio lui. Non le risponde neanche e s’allontana un po ', ignorando ed indirettamente rispondendo alla domanda di Nevia.

    " Beh… debe ser así."

    Sconsolata, torna ad osservare il bicchiere e a pensare a tutt’altro.

    Due settimane dopo.


    Nel corso delle ultime settimane il fisico si è ripreso e gli allenamenti sono proseguiti a pieno regime. Suddividendo le fasi d’addestramento tra quella fisica e quella “mentale”, Nevia ha modo di dedicare tutto il tempo necessario a migliorarsi e a tenere il fisico tonico e allenato. Aggiunge alla tabella di marcia di Gualtiero una serie di esercizi volti a migliorare le gambe ed in assenza di pilastri metallici, sfoga la sua frustrazione sul tronco di un albero, sicuramente meno resistente ma che le permette di continuare gli esercizi più a lungo. Il vero problema tuttavia risiede nel cercare di congelare quel dannato bicchiere d’acqua. La soglia di attenzione di Nevia è altalenante e dopo poco tempo che rimane a concentrarsi, inevitabilmente finisce per distrarsi e deve ricominciare da capo. E’ palese che questo sia molto più difficile di qualunque stress fisico possa sopportare. Lei è tutto fuorché una persona riflessiva, se potesse tirare un pugno all’acqua e congelarla all’istante, sceglierebbe sicuramente quella via.

    Anche quel giorno, infatti, dopo una mezz’ora di praticamente nulla di fatto, Nevia scaraventa il bicchiere qualche metro più in là, per poi sdraiarsi a terra e guardare verso il cielo nuvoloso. Sospira, iniziando a guardare le nubi che pian piano si muovevano spinte dal vento.

    " Così non funziona, non ha senso neanche continuare. Perché è così complicato rimanere concentrati, qualunque cosa mi passa davanti agli occhi è fonte di distrazione.“

    Porta le braccia dietro la nuca per sostenersi il capo e nel contempo socchiudere un attimo gli occhi. L’unica cosa che le restava da fare era di rilassarsi e cercare di uscire da quella mentalità negativa, rimangiarsi quanto aveva appena pensato e cercare una soluzione. Anche perché alternative non ce n’erano, doveva riuscirci; se era arrivata fin lì non lo aveva di certo fatto per gettare la spugna così facilmente.
    E quindi si rimette in piedi, fresca di nuova motivazione, per riprendere l'addestramento. Eppure sa che non basta la sola motivazione per arrivare al dunque. Va a raccogliere il bicchiere e lo riempie nuovamente nell'acquitrino; si siede a gambe incrociate posizionando il bicchiere dinanzi a se, ignorandolo per il momento, non aveva senso mettersi a concentrarsi su qualcosa che non era in grado di fare. Chiude gli occhi, cercando di isolarsi da ogni distrazione esterna e concentrandosi solo su se stessa. Come avrebbe potuto d'altronde, fermare il moto dell'acqua, se lei stessa in quel momento rappresentava una turbolenza. Doveva raggiungere uno stato di quiescenza interiore, riuscire a placare qualunque cosa la rendesse agitata e inquieta, prima ancora di poter pensare di applicare questo principio su qualcosa di esterno a lei. E così, china la testa, come se stesse riposando. Ignora ogni pensiero che le passa per la mente, lasciando che il flusso di coscienza prosegua il suo corso senza cercare di riordinarlo…

    Svariati anni prima


    La mente la riporta indietro nel tempo, quando era ancora molto piccola ed ignara di ciò che il futuro avesse in serbo per lei, ma forse era proprio ciò che aveva bisogno di vedere e ricordare ora. Una piccola Nevia osserva i dintorni timorosa mentre stringe la mano alla gonna della madre Reina mentre lei discute con l’insegnante di danza. Ci sono molteplici ragazze in quella stanza, enormi specchi rivestono le pareti in fondo, riflettendo le movenze delle ballerine in erba che ondulavano i loro corpi in modo aggraziato e seguendo il ritmo dettato dalla colonna sonora di quel luogo. Timorosa in quanto spaventata di ciò che era sconosciuto, ma i suoi occhi tradivano un senso di meraviglia. Amava quel posto dal primo momento in cui ci aveva messo piede e già iniziava a ballare sul posto, alzando e agitando la manina e muovendo il bacino senza alcun senso logico, se non quello di seguire le good vibes.

    « Allora ti stai già divertendo Nevia, sapevo che ti avrebbe fatto piacere venire qui.»
    « Si è bellissimo mamà! Sono veramente contenta di essere qui!!»
    « Heheh… come si dice?»
    « Graaaaazie!! ^^»

    Un sorriso a trentun denti le si stampa sul volto. Già, le mancava un dente, non molto tempo fa era finita per schiantarsi con la bicicletta e oltre a spaccarsi il labbro, aveva lasciato anche un ricordino contro l’albero. Quel sorriso era tuttavia sincero e il suo cuore era ricolmo di gioia. Sensazione che alla Nevia del presente mancavano, assopita per causa di forza maggiore…
    La piccola prende coraggio e si lancia in mezzo alla sala, raggiungendo le altre ragazze. E’ tutto fuorchè aggraziata nel correre, tant’è che i suoi passi irrompono nell’atmosfera rilassata che la sala da ballo aveva. Saluta tutti e si presenta ancor prima che sia l’insegnante a farlo e poi, inizia immediatamente ad emulare ciò che le ragazze facevano prima d’esser interrotte. E seppur in mancanza dei pre concetti base dietro la danza classica, il solo vederle svolgere gli allenamenti unite ad un pizzico di concentrazione fu sufficiente per aiutarla a tenere il passo con le più esperte. Uno, dos… uno, dos… uno, dos, tres…

    Oggi


    Passarono altre settimane prima che Nevia raggiunse un punto di svolta nei suoi addestramenti. La forma fisica raggiunta rasentava la perfezione per come ce l’aveva in mente. Il fisico ormai era tonico e sembrava che qualunque sforzo applicasse esso era in grado di riprendersi con facilità. Aveva fiato da vendere, poteva probabilmente correre per tutto il circondario di Atene senza stancarsi mai. Era forte, dannatamente forte. Al fine di provare a se stessa quanto era diventata forte, si mise a confronto con un piccolo masso. Ormai i pochi alberelli attorno alla pozza d’acqua, già di per sé vecchi ed in parte rinsecchiti, erano ormai completamente spaccati ed inutilizzabili. Iniziò a sferrare una serie di pugni e calci contro l’inanimato e resistente oggetto come riscaldamento; poi, sferrò un fortissimo punio, mirando al centro del masso. Percepisce l’impatto su tutta la nocca, la vibrazione che si estende da essa e le percorre tutto il braccio. Il sasso si frantuma sotto le percosse. Era davvero riuscita a raggiungere una forza del genere? Quello è il momento esatto dove capisce di essere pronta a prendersi sul serio. Certo, non è ancora in grado di veicolare il cosmo e proiettarlo al fine di generare quelli che chiama “miracoli”, ma dannazione se mena forte. Si guarda attorno, poi controlla la sua mano. Un pugno del genere le avrebbe sicuramente spaccato le nocche senza se e senza ma, qualche mese prima. Eppure ora sente solamente tanto dolore, ma era nulla in confronto a ciò che quel povero sasso stava provando.

    " Ed ora a noi, palle. "

    Nel corso dei giorni precedenti, aveva dato una ripulita alla vasca, immettendo della nuova acqua portata con dei secchi. Era comunque sporca, ma quantomeno non era maleodorante. Prende un piccolo bicchiere e lo immerge nell’acqua, riempiendolo fino all’orlo. Si siede a terra e tenendo il bicchiere tra le mani, focalizza lo sguardo su di esso. Rimane perfettamente immobile, osservando come bastasse il suo semplice respiro a muovere l’acqua all’interno del bicchiere. Si rilassa, regolarizzando il respiro in modo che non fosse fonte di disturbo ma che diventasse parte integrante dell’esercizio. Rassodato e compreso che per riuscire nel suo intento doveva raggiungere uno stato di calma interiore, mise da parte tutte le emozioni negative che aveva maturato in quel lungo periodo ad Atene. Poteva sopportare qualunque cosa, nulla l'avrebbe disturbata. Se non ci fosse riuscita, tutto sarebbe stato inutile: non avrebbe potuto proteggere Cibràn e se stessa, non avrebbe potuto dare il suo contributo per rendere la Terra un luogo migliore dove vivere, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile...

    Per quanto quel bicchiere d’acqua fosse fermo ed immobile alla vista, lo stesso non lo si poteva dire delle molecole d’acqua che lo componevano. Era impossibile per un liquido essere completamente immobile, altrimenti sarebbe un solido. Era l’apporto di Nevia ciò che doveva generare questo equilibrio, veicolare il cosmo all’interno di quel piccolissimo e denso specchio d’acqua, usarlo per fermare lentamente il flusso ed infine, congelare l’acqua, trasformarla da materia liquida a solida. Entra brevemente in uno stato di trance, dove tutto ciò che è in movimento lentamente si ferma. I suoi pensieri, il suo respiro, il suo battito cardiaco, quella miriade infinita di molecole disordinate e componente fondante del fluido all’interno del bicchiere.
    Il tempo stesso inizia a scorrere lentamente o almeno questa è la percezione che Nevia decide di applicare a ciò che la concerne e a ciò che vuole manifestare, la parola d'ordine è quiescenza. Chissà se anche agli occhi altrui ora, in quel preciso istante, sarebbero stati in grado di vedere quel fievole baluginio azzurro che aveva avvolto Antoine qualche settimana addietro, e che Nevia stessa poteva giurare di non esserselo immaginato. Inizia a percepire freddo dalle proprie mani, al che gli occhi iniziano ad aprirsi lentamente. Avverte una sensazione strana nelle proprie mani, parte da lì e va ad estendersi in ogni angolo del suo corpo, una sensazione di calma e pace mai provata mai prima d’ora. Sente esattamente questa energia confluire dai propri palmi al vetro del bicchiere, ode il rumore dell’acqua cristallizzarsi, fino a che non muta completamente la sua forma, divenendo un solido increspato ma perfetto nella sua dimensione. Alza il bicchiere osservandolo con curiosità, in quel momento si sarebbe voluta porre un infinità di domande ma per un attimo, lascia che sia sensazione di meraviglia a farla da padrona. Ce l’ha fatta.


    Stato mentale: Per la prima volta dopo tanto tempo, felice.
    Stato fisico: Mano destra dolorante
    Ci ho messo un po più del previsto tra impegni vari e idee molto confuse sul come gestire questa parte di add, ma alla fine ce l'ho fatta xD
     
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    Il ghiaccio scintilla tra le tue mani. Ti sembra bellissimo e fantasmagorico anche se lievemente sporco, perché è il ghiaccio nato dal tuo cosmo. L'indomabile fuoco astrale fermato nella perfezione dei cristalli d'acqua. Uno scalpicciare attorno a te recupera la tua attenzione. È Antoine che saltella attorno a te, sbracciandosi ed esultando. Più tempo hai passato con lui, più è diventato vagamente sopportabile.

    CAZZO SIII DAI CAZZOOO GRANDISSIMA! CE L'HAI FATTAAA SONO UN BRAVO MAESTRO!! - Comincia a fare diti medi a ripetizione in direzione della donna dai tratti asiatici che sta camminando assieme ad un'altra ragazzina in direzione della zona di allenamento più avanzata. - CE L'HA FATTA KYUNG ME FAMMI UNA SEGA!
    Una frazione di istante dopo un raggio cosmo passa a pochi millimetri dalla guancia di Antoine, aprendovi un graffio e tuonando come un colpo di fucile. Antoine di riflesso si abbassa coprendosi la testa, acquattandosi come un soldato sotto artiglieria. - E fattela una cazzo di risata. - Si rialza con un colpo di mani e corricchia verso di te, che hai ancora il bicchiere in mano. Nonostante sia un blocco di ghiaccio, tenerlo così ti sembra poca cosa.

    Dai che la parte più difficile a parte il non morire è stata passata. Ci hai messo magari un po' di più degli altri ma hai risvegliato il cosmo! DAI NEVIA DA QUI COMINCIA IL BELLO! NEVIA! NEVIA! NEVIA! - Comincia a fare il tifo. Difficile dire se sia contento per te o per il fatto che finalmente le cose stanno andando avanti.

    Nevia!

    Nevia!

    Nevia!

    Nevia!

    NEVIA!

    NEVIA!



    Qualcosa ti colpisce alla guancia. È Antoine, il suo volto vicinissimo al tuo. Ci sono svariati tagli che stanno facendo infezione, un occhio è chiuso dal gonfiore, ma non è chiaro se ci sia davvero più l'occhio dietro la palpebra sanguinolenta. Ha le mani sulle tue spalle e ti sta scrollando. L'odore di sangue e di sudore ti aggredisce le narici, anche se in verità era sempre stato lì. Avevi solo dimenticato. Senti il tuo cuore battere all'impazzata. Dolore ti raggiunge le membra. Numerosi tagli e graffi ovunque, alcuni sanguinano più degli altri ma sono tutte ferite superficiali, graffi dati da calcinacci e vetri che sono volati in ogni direzione poco prima. La tua cloth ti ha protetto da veri danni.

    Rapidamente ma lentamente allo stesso tempo ricordi.

    Sei fuori dal Grande Tempio, a Patra. La tua prima missione dopo aver conquistato l'armatura del cigno. Ricordi ancora quanto fossi stata contenta di aver finalmente raggiunto il tuo obiettivo di entrare nei ranghi dei cavalieri di Atena, come cavaliere di Bronzo. Eri riuscita persino a far scagionare Gualtiero ponendoti come suo garante e responsabile, anche se era assolutamente restio a spiegarti le specifiche del suo arresto in primo luogo. Era solo molto molto fiero che il suo guaglione ce l'avesse fatta. Finalmente potevi mettere in atto il tuo scopo di proteggere gli innocenti. La missione era semplice, dovevate intercettare un convoglio di viveri e civili per la strada. Ultimamente c'erano stati vari attacchi da parte di nemici di varia natura ad altre carovane, quindi siete stati mandati a rendere sicura una di quelle. La specifica zona era già stata monitorata e la presenza e la potenza di corrotti era bassa. Quindi era un'ottima prima missione.

    Il viaggio di andata è andato perfettamente, con te e Antoine in un Buggy scassato(apparentemente era suo). Avete raggiunto la carovana e hai potuto vedere di prima persona persone che erano come te prima di arrivare al santuario. Spaventate, stanche, disperate. Proteggerli era il tuo sacro compito. Il duo dovere morale. Una bambina era venuta a trovarti con grandi occhi sognanti. Aveva sentito di guerrieri potentissimi, ma non si immaginava che potessero essere anche ragazze.

    Mentre lo shellshock scivola via dal tuo cervello come melassa rovente la voce di Antoine diventa meno ovattata. - Cazzo Nevia mi hai fatto prendere un colpo! - Ti prende il volto in mano e ti guarda negli occhi attentamente, forse cercando traccia di commozione cerebrale. Il tuo cervello continua a mettersi in pari con il mondo. Il rimbombo di armi da fuoco finalmente viene registrato dalle tue orecchie, assieme alle grida e ai pianti di bambini.


    La notte era giunta. E con essa i mostri. Corrotti, ovunque. I fari in cima ai camion sferzano la notte in tutte le direzioni, cercando di inquadrare i mostri più vicini in modo che i soldati possano fare fuoco. Ti rendi conto di avere qualcosa in mano. È una mano, una piccola mano. Ricordi. Hai provato a strattonare la bambina fuori dalla portata di uno dei primi corrotti balzati fuori dal buio. Ma troppo tardi, troppo lenta. La forza combinata tua e del corrotto nella direzione opposta ha strappato l'intero arto della bambina dal suo corpo mentre il mostro ti schiantava con le sue propaggini contro la fiancata del camion. Le urla della bambina che venivano soffocate dal suono di ossa infrante è stata l'ultima cosa che hai sentito. Forse è stata la combinazione di trauma fisico e mentale a rimandarti a tempi più semplici, in cui la tua unica preoccupazione era dare il successivo pugno.

    Un altro grido. Un altro soldato era stato catturato da un tentacolo comparso dalle ombre ai lati delle strade. Le finestre degli edifici erano tutto un brulicare di occhi rossi e denti. Grida inumane si mescolano a quelle umane in un unico terrificante concerto. Odore di sangue, frattaglie attorno a te. Non si capisce più dove siano corpi di soldati e civili e quelli dei corrotti. Senti il cosmo del tuo maestro ruggire furioso. Lampi di luce azzurra attraversano l'aria mentre il familiare suono del ghiaccio soffoca grida di altri corrotti.

    d2WARUK



    [ EHEHEHEHEHEEHEHEHEHEHEHEHEEHEHHEHEHEH IT WAS FLESSBECC EHEHEHEHEHE
    La situazione è terribile. Stavi proteggendo una carovana di camion di viveri e civili quando sei rimasta così traumatizzata da venire mandata a 8 post fa. In verità siamo nella tua prima missione da saint.

    Questa è la sezione dell'addestramento in cui cominceremo a imparare a combattere. Hai a disposizione la tua intera scheda, con abilità, cloth e tutto. Per questa situazione, diciamo che sei energia verde. I dati dell'energia verde sono descritti nel topic apposito del regolamento. Il tuo stato fisico attuale è a parte ferite superficiali apposto. Hai il camion alle spalle, ci sono corrotti che stanno arrivando a orde dal buio tra le case e i vicoli. L'intera orda di nemici conterà come un unico nemico di energia pari alla tua, perché c'è anche Antoine che sta combattendo dall'altro lato del camion ora che ti sei svegliata. Quindi puoi anche scrivere di attaccare più corrotti alla volta con attacchi grossi, dire che prendi a spadate di ghiaccio o pugni tutti quelli che hai attorno ecc. Senza però essere autoconclusivo come un vero combat.

    Il primo turno di combattimento è tuo. Come detto, hai la tua scheda piena, puoi sperimentare liberamente con la abilità ghiaccio. Va detto che se ci saranno errori non ti farò correggere il post ma farò accadere conseguenze ingame che poi saranno spiegate chiaramente nello specchietto. Dopotutto un primissimo addestramento sul forum serve a imparare a giocare, prima di dare un'energia. ]
     
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    Chapter VI

    Volver a la Realidad


    O̷̡̪͋G̸̲̤̚G̴̡̋I̵̪̓͝


    Un sorriso beffardo le si dipinge sul volto mentre osserva il bicchiere d'acqua congelato e se lo passa da una mano all'altra, ancora incredula d'essere riuscita nel suo intento. Quello che a conti fatti altro non era che un miracolo la cui manifestazione, nel suo immaginario, era limitata ai soli libri di narrativa, avvenne sotto i suoi occhi e lei ne era l'unica responsabile.
    I ripetuti applausi e l'immotivata commozione di Antoine si univano ai festeggiamenti interiori di Nevia, che in un tripudio di gioia, innalza il bicchiere in aria mettendolo controluce rivolto al sole e si mettere a ridere, osservandone nel contempo i dettagli e le imperfezioni mentre il caldo ambientale lo avrebbe ben presto reso nuovamente acqua.

    Ce l'aveva seriamente fatta. Aveva compreso come veicolare i misteriosi poteri del cosmo per generare un miracolo: per la prima volta, sentiva davvero che il suo obiettivo ultimo fosse a portata di mano, che sarebbe davvero diventata una Saint di Athena e che finalmente avrebbe potuto mettersi in prima linea per migliorare la sua vita e quella delle persone a lei care, fino a rendere l'intero mondo un luogo migliore per tutti.
    D'altronde, ogni ostacolo che le si era messo davanti era inevitabilmente stato sormontato, con la tenacia e la forza di volontà che la caratterizzava e che l'aveva portata a raggiungere questo importante traguardo. Niente poteva fermarla ora.

    « Si, ci sono riuscita Antoine! Vorrei dirti che devo tutto a te ma proprio non ci riesco. Però ti ringrazio di avermi dato una possibilità e sono felice di non aver deluso le aspettative, qualora ce ne fossero... »

    Antoine continuava a ripetere il nome della ragazza come se fosse una cantilena, un tifoso che ripete a gran voce il nome del suo idolo autoconvincendosi che fosse la cosa più bella del mondo. Si avvicina sempre di più, continuando la sua opera vocale d'incitamento, al che Nevia inizia ad essere alquanto confusa dalla situazione e forse anche un po' imbarazzata; fortunatamente, a parte quei due individui citati da Antoine e che non conosceva, non c'era nessuno nei paraggi a poter assistere alla scena.Le braccia dell'uomo si poggiano poi sulle spalle della ragazza, iniziando a scuoterla con una certa veemenza. Il suo sguardo è felice ma il modo di porsi verso la ragazza è diametralmente opposto.

    « < O-ok ho capito, puoi smetterla adesso por favor? Mi stai mettendo a disagio...> »

    IL VERO OGGI


    OpQ8tTa

    Jqxt1hX
    Keiichi Okabe - Broken Heart (From NieR:Automata)



    Ma continua... continua... incessante ed insistente... senza sosta e senza ritegno... ed è proprio lì che qualcosa si incrina: come uno specchio che viene immediatamente frantumato, come se il tessuto della realtà stessa venisse piegato e rimescolato, lasciando spazio ad una sensazione di forte smarrimento, nausea e visibile confusione.
    Lo sguardo assente della ragazza, spento e privo di energie, incrocia quello dell'uomo che aveva dinanzi a pochi centimetri dal suo volto. Il suo, di sguardo, non era quello di una persona felice, ma di una persona preoccupata e scossa tanto quanto lo fosse Nevia in quel momento, talmente scossa da essersi completamente dissociata dalla realtà aggrappandosi a ricordi passati che le potevano dare sostegno morale.
    Era ferito, qualunque cosa lo avesse aggredito ci aveva dato dentro di brutto per portarlo a quelle condizioni; eppure era lì in piedi a verificare che Nevia fosse ancora tra loro, preoccupandosi di lei in luogo delle sue stesse ferite. Forse voleva solamente avere la certezza di non essere l'unico rimasto con le facoltà d'affrontare il nemico... o magari era davvero preoccupato per lei.

    « Ah... certo... la missione... Patra... i sopravvissuti... »

    Era strano: la sensazione di tenere tra le mani quel bicchiere colmo di ghiaccio, freddo al tatto, non era realmente scomparsa e posando poi lo sguardo verso le proprie mani, lo vedeva ancora bello che integro. Sentiva che il ghiaccio stesso ormai faceva difficoltà a rimanere solido, vuoi per il caldo generato naturalmente dai palmi delle mani della ragazza che ora non era più concentrata a mantenerlo freddo o per la semplice temperatura ambientale, ne sentiva lo sgocciolare rigarle il polso e discendere per tutto l'avambraccio mentre lo teneva leggermente sollevato.

    Poi, un flash: il suo cervello stava ricominciando a connettere tra loro i neuroni. Ciò che teneva tra le mani non era un bicchiere di ghiaccio, era un'altra mano, non la sua. Minuta, come la persona a cui essa apparteneva, quella piccola e innocente creatura la cui vita era appena stata strappata via dalle informi mostruosità che avevano assediato il convoglio durante la notte. Si ricorda il sorriso sgargiante e la stima profonda che provava nei confronti di Nevia e malauguatamente ricorda anche le sue urla soffocate dalla violenza ingiustificata del mostro, che solamente quello poteva fare, uccidere e uccidere, cibarsi della carne umana come se fosse un sontuoso banchetto, che siano essi infanti o valorosi guerrieri, non c'era distinzione. E come loro, i Saint di Athena, non potevano fare alcuna distinzione tra quegli obrobri ambulanti, se non per la loro pericolosità. Quelle bestie dovevano morire tutte, dal primo all'ultimo, nel modo più rapido ed efficace possibile. In quegli attimi che sembrano lunghissimi minuti ma in realtà si riducono ad una manciata di secondi, Nevia riprende conoscenza e coscienza di se e di ciò che ha attorno, mentre copiose sono le lacrime che le rigano il volto, lasciate scorrere da un rilascio emotivo incontrollato.

    « < C-ci sono, Antoine. Ci sono, sono qui. > »

    Non capisce se l'uomo abbia sorriso nel vederla riprendersi o si sia sentito sollevato, l'unica cosa che fa è vederlo allontanarsi rapidamente per tornare nel bel mezzo del conflitto. E' notte fonda e l'unica fonte di luce sono i fari del convoglio che vengono prontamente reindirizzati verso svariate posizioni nell'area limitrofa, illuminando le bestie che ci avevano circondato.
    Ed ora ricorda, come la bambina che avrebbe voluto proteggere le era stata inevitabilmente strappata via, senza che potesse realmente fare nulla. O meglio, magari poteva agire diversamente, non si aspettava che quelle bestie possedessero una forza tale, seconda solo alla loro crudeltà. Alza lo sguardo e lo vede, il mostro che aveva ucciso la bambina e aveva scagliato Nevia contro la parete.

    Jqxt1hX
    Keiki Kobayashi - Zero (From Ace Combat - Zero)



    Ricorda esattamente cos'era successo, di come i corrotti hanno assediato l'intero convoglio durante la notte. Doveva essere una missione semplice, la presenza dei nemici dell'umanità era ridotta all'osso e sarebbe stata qualcosa di facile gestione per lei ed il suo maestro, ma qualcosa era andato storto. Erano molti, troppi e forse anche organizzati. Il suo corpo presentava i segni di un combattimento, ma erano ferite superficiali, nulla che non poteva sopportare. La sacre vestigia che aveva indosso l'avevano protetta. Era riuscita nel suo intento di diventare una Saint di Athena, benedetta dalla costellazione del Cigno, dopo un lungo e tedioso addestramento ed una violenta diatriba tra altri praticanti come lei, finalmente essa aveva risposto alla sua chiamata e l'aveva scelta. Ma neanche questo fu sufficiente per salvare questa innocente vita che tanto le era rimasta impressa e marchiata nella mente.

    La notte è oscura e il suo padrone sono le mostruosità che indegnamente la inabitano. Sono gli occhi cremisi che t'osservano dalle vetrate frantumate delle abitazioni circostanti, sono i viscidi tentacoli che afferrano i soldati e gli scagliano contro le pareti, che li perforano da parte a parte, che causano loro dolore e sofferenza immediata, portandoli ad esalare il loro ultimo respiro. Sono gli ammassi di escrescenze e metastasi informi che senza logica alcuna infestano questa terra che a loro non appartiene, facendo giogo dell'umanità stessa. Percepisce il cosmo furente del suo maestro intento anch'egli ad eliminare quante più aberrazioni possibili.

    Per un attimo, pensa ai suoi cari: A Cibràn che probabilmente attendeva impaziente il suo ritorno a casa; a Gualtiero, che nonostante fosse dubbioso sul suo desidero aveva sempre creduto nelle sue capacità; Alla sua famiglia che non c'era più e a tutte le persone che ancora c'erano e lottavano ogni giorno per sopravvivere.Non può fallire, non può assolutamente gettare la spugna ora. Fa tesoro di tutto ciò che ha appena rivissuto, tutta la sofferenza fisica e la crescita personale che l'ha resa la persona che è oggi e che ora HA DAVVERO la facoltà di cambiare le cose. Lascia cadere la mano a terra, senza rimpianti. Il suo sguardo truce è rivolto alla creatura, osservandola per quello che era: un pericoloso scherzo della natura che andava estirpato, cancellato dalla faccia della terra.
    E quindi prende posizione, lasciando che sia la furia a guidare le sue successive azioni: una furia controllata, monito che per il carnefice di fronte a lei stava a significare solo una cosa, ovvero che avrebbe dovuto iniziare a pregare il suo Dio della vergogna multitentacolare.

    « Yo soy Nevia Toledo Arubal, Saint del Cisne, devota a la diosa Atenea y a la humanidad! E per te, aberrazione, è giunta l'ultima ora!! »

    L'aria attorno a Nevia si fa più rarefatta e fredda mentre ella si concentra: l'umidità viene condensata e cristalli di ghiaccio di svariate forme e dimensioni che spaziano da chicchi di grandine a vere e proprie stalattiti le iniziano a volteggiare intorno, prima d'esser tutte quante scagliate in direzione dell'aberrazione, nel tentativo di travolgerlo col la quantità piuttosto che con la qualità.
    Nel mentre il ghiaccio si dirige pericolosamente verso il mostro, Nevia incalza verso il proprio bersaglio ed una volta a debita distanza compie un salto portandosi in posizione per discendere su di lui con un violento axe kick: sulla base dei suoi piedi si genera una sottile lama di ghiaccio che simula la lama di un pattino e l'accompagnano nel movimento rendendolo più fluido ed elegante, e che al contempo verrà usata per cercare di colpire il nemico con un fendente verticale per lacerarne le sue carni.
    Non c'era spazio per i fallimenti, vi erano troppe persone da proteggere e chissà quanto ancora sarebbe durata la notte. Il supporto che la ragazza avrebbe portato al conflitto doveva essere incisivo per la riuscita della missione. Solo lei ed il suo maestro potevano dare una svolta alla battaglia.




    Stato mentale: Furente
    Stato fisico: Svariati tagli ed abrasioni di lieve entità su multiple parti del corpo.
    Stato armatura: Illesa

    Riassunto azione
    Eseguo un attacco in combo: Nevia utilizza il controllo sul suo elemento per generare e scagliare una raffica di frammenti di ghiaccio nel tentativo di colpire l'avversario in più punti per ferirlo e distrarlo (AD), dalla vera offensiva, che avviene richiamando nuovamente il controllo sul gelo per generare delle lame di ghiaccio ai piedi, usarle per pattinare rapidamente verso l'avversario per poi saltare ed eseguire un axe kick potenziato dalla lama di ghiaccio, con l'ovvio obiettivo di affettarlo.(AF)
    Abilità utilizzate: Padronanza del Freddo (Sia per AD che per AF)
    Che dire, il twist del FLESBEC mi è piaciuto un sacco e finalmente SI MENA!

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    CRIMSON DEFILER

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    La massa disorganizzata di corrotti si agita in risposta alla tua personale dichiarazione di guerra. Lo stridio ed il digrignare di denti si fa più forte e furioso mentre altre creature si agitano nell'ombra. Il fatto ora ci sono DUE cavalieri a combattere sembra aver fatto bene al morale dei soldati. Li senti urlare in risposta all'oscurità e ai mostri. Da qualche parte qualcuno si sta dimostrando estremamente felice di aver trovato un lanciagranate in una base militare svariati chilometri prima. A fare eco alla luce dei fari c'è il flash delle canne di fucile e mitragliette. Insulti e parolacce in un arcobaleno di lingue rispondono alle grida e al soffiare.

    Corrotti più piccoli intercettano saltando le tue prime schegge di ghiaccio mentre la creatura obiettivo del tuo assalto viene colpita dalla tua lama. La sua carne si riconfigura, ossa schioccano su un arto indurendosi ed espandendosi in uno scudo irregolare e seghettato contro cui la lama si schianta incidendo un grande squarcio. La singola creatura urla di dolore mentre l'arto quasi reciso ciondola sostenuto da nervi e tendini marci. Mentre il tuo attacco si conclude e tu atterri altri corrotti più piccoli sono svicolati oltre la tua posizione, posizionandosi attorno a te. Sul loro corpo vi sono strani ugelli carnosi che vengono puntati verso di te. Si gonfiano e si contraggono ed un istante dopo spruzzano verso di te un getto di polvere maleodorante costituita da pelle secca, denti polverizzati, sangue secco e peli/capelli. Mescolato ai liquidi corrotti tale polvere si dimostrerebbe irritante per occhi e gola al contatto, al punto da costringere a tosse convulsa.

    Approfittando di questa possibile distrazione un altro corrotto arrotola le proprie propaggini in una massa affilata simile ad una lancia rostrata che con enorme rapidità si dirige verso l'addome non coperto dalla tua armatura.



    [ allora. Quello che hai fatto come AD non è veramente un AD.
    hai scritto
    CITAZIONE
    a vere e proprie stalattiti le iniziano a volteggiare intorno, prima d'esser tutte quante scagliate in direzione dell'aberrazione, nel tentativo di travolgerlo col la quantità piuttosto che con la qualità.

    . Così come è scritto non è un ad, è semplicemente un altro attacco, quindi è reato di doppio attacco.
    dal regolamento

    ) Attacco in Combo
    Questa particolare forma di attacco consiste in una sequenza di due Movimenti di Attacco.
    Una delle due fasi ha una capacità di danno inferiore al normale (che chiameremo Attacco Debole [AD]) mentre l'altra ha normali capacità di danno (che chiameremo Attacco Forte [AF]).
    Una delle due azioni deve essere debole come detto, cioè far meno male dell'altro colpo e in generale far meno male di un colpo normale.

    Lo scopo di questa sequenza può essere di due tipi:

    a) "Sfondamento": Faccio un Movimento di Attacco di Minore Entità per riuscire a far entrare un Movimento di Attacco di Maggiore Entità
    Esempi:
    - Libra che da un colpo di scudo (AD) per aprire le difese e far piovere una tempesta di fendenti (AF).
    - Leone che lancia una scarica elettrica che ha il solo scopo di stordire temporaneamente l'avversario o bloccarlo (AD) per poi far entrare un mega pugno (AF).
    - Sagittario che scaglia una serie di piccole sfere elettriche paralizzanti verso vari punti del corpo dell'avversario (AD) per riuscire bloccarlo il tempo necessario per sparargli la Freccia
    - Corvo che manda i suoi Corvi a distrarre l'avversario e a cercare di beccarlo (AD) per colpirlo poi con un turbine di penne (AF)
    - Dragone del Mare fa sorgere diverse colonne d'acqua casuali che hanno lo scopo di proiettare l'avversario in aria (AD) per poi sparargli una Esplosione Galattica (AF)

    b) "Tattico": Ogni giocatore ha i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza. Per avere la meglio in un combattimento deve quindi ragionare a come portare l'avversario a combattere nel "suo territorio".
    Quindi è possibile che un giocatore voglia colpire normalmente l'avversario con un Attacco Forte, per poi usare un Attacco Debole per mettersi in una posizione di vantaggio.
    Esempi:
    - Siren che usa la musica (AF) per danneggiare Toro che si è molto avvicinato e causa una successiva onda d'urto cosmica meno forte del normale (AD) per cercare di allontanare Toro e diminuire il suo vantaggio.
    - Il Cigno potrebbe attaccare con una sequenza di calci carici di gelo (AF) e poi cercare di gongelare i piedi dell'avversario (AD) per allontanarsi con un balzo.

    Come potete vedere per aver effetto l'Attacco in Combo serve che il primo Movimento vada a segno.
    Se l'avversario dovesse riuscire a evitare la prima fase, la seconda perderebbe di efficacia o addirittura andrebbe a vuoto.
    Negli esempi precedenti se l'avversario resiste all'assalto elettrico di Leo potrà contrastare o evitare più facilmente il suo colpo.
    Questo perchè, ricordiamolo, ogni azione volta a danneggiare direttamente l'avversario deve essere descritta al condizionale.
    Quindi questa forma di attacco è quella che richiede maggior perizia tecnica e strategica perché possa funzionare.


    Lo scopo di un AD è un'azione di potenziale offensivo basso che permette al AF di andare a segno. Quindi deve essere specificato nella descrizione dell'attacco che è tale e quale è il suo scopo. Un paio di esempi di come la tua azione sarebbe potuta essere AD sono
    - Specificare che le stalattiti piuttosto che conficcarsi sarebbero esplose attorno al nemico in onde d'urto che hanno lo scopo di stordire e rincoglionire l'avversario in modo da non poter reagire bene alla lama
    - Specificare che le stalattiti si sarebbero conficcate poco in profondità perché il loro scopo in verità era espandere il ghiaccio sul suo corpo in modo da incrostarlo in ghiaccio per bloccarlo e poterlo colpire.

    Senza specifiche del genere o un vero collegamento di combo tra le due azioni di attacco, non è una combo sono due attacchi distinti. Ancora una volta, l'esistenza del AD è propedeutica al AF

    Un esempio canon con cigno di combo ad/af è la tecnica degli anelli di ghiaccio che bloccano->turbocazzotto ghiaccioso.

    Per rendere più chiara la cosa, o' corrotto effettua una azione combo.
    - La polvere urticante se ti prende ti da fastidio agli occhi e ti fa venire la tosse. Da sola non è un vero attacco danneggiante (ad)
    - La lancia nella tua pancia è decisamente letale. Se l'ad va completamente a segno potresti essere troppo tossante per difenderti da essa in modo efficace per limitare i danni a organi interni, o nel caso peggiore dell'universo nemmeno la vedi arrivare perché stai avendo l'esperienza di un allergico in mezzo ai pioppi a milano e preferiresti morire in quel momento (af).

    Quindi se riesci a contrastare in qualche modo sensato in tempistiche e difese l'ad puoi difenderti molto meglio dal af. All'inizio del gioco è sempre meglio tenersi sul semplice, ma puoi sperimentare

    edit: ovviamente ora che ti attacca è anche il momento di imparare a difendere e descrivere la quantità di danni

    NON L'HO SPECIFICATO PERCHé SONO SCEMO, IL CORROTTO è PARI ENERGIA TUA]
     
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    Frostpunk VII - Bautismo de Sangre

    Numerose sono le insidie in quella notte buia, non è un eufemismo dire che escono dalle fottute pareti, dato che a quanto pare la situazione non sembra vertere per il meglio ed il numero di nemici non fa altro che aumentare. L’attacco che doveva fungere da distrazione viene intercettato da alcuni corrotti che Nevia stessa non era riuscita ad individuare, ma ciò le consente comunque di portare a termine la sua manovra offensiva e intaccare le carni del suo bersaglio, il quale nonostante aveva cercato di erigere un'adeguata difesa andando a modificare strutturalmente il suo braccio, venne lo stesso quasi tranciato di netto dalla ragazza.
    Si riposizione rapidamente, andando a concentrare la propria attenzione sui corrotti che erano appena apparsi e si erano raggruppati attorno a lei. Non la più ottimale delle situazioni, certo, ma ancora gestibile, secondo il suo punto di vista.

    Se ripenso a quella sera, è stato un vero miracolo che tio Xoel sia riuscito a trarre in salvo me e Cibràn da casa nostra. Questi corrotti non si fermano davanti a nulla, non temono la morte e vanno avanti come dei treni senza controllo.

    Non ha veramente tempo per pensare ed infatti, torna immediatamente a concentrarsi sullo scontro quando nota i corrotti iniziare a muoversi in modo strano: da delle strane protuberanze simili a delle piccole tubature carnose viene emesso un mix di polveri sottili e piccoli detriti che vengono scagliati verso la ragazza. Ella agisce tempestivamente: non si fa domande su cosa quelle polveri le avrebbero causato se l'avessero colta e non vuole nemmeno scoprirlo.
    Concentrandosi al meglio che può, abbassa vertiginosamente la temperatura a qualche metro dinanzi a se coprendo l'area soggetta all'arrivo delle polveri, ed andando ad interagire con l'umidità nell'aria va a creare un denso strato di nebbia. I cristalli di ghiaccio presenti all'interno della nebbia si mischiano con le micropolveri ed i detriti che impattano su di essa, andando a congelarli e facendoli lentamente depositare a terra come fossero piccoli fiocchi di neve. Forse la protezione più indicata per un attacco del genere, permettendole così di evitare che l'intera offensiva la potesse cogliere e lasciando passare solamente il maleodorante odore della mistura tossica. Odore di morte è ciò che percepiscono le sue narici.
    Sarebbe poi partita con l'offensiva, se non fosse che uno dei corrotti aveva altri piani quella sera ed unendo assieme alcuni dei suoi viticci carnosi al fine di formare una pseudo lancia ed usarla per trafiggere la ragazza. Si trova impreparata a questo secondo attacco, ma riesce a reagire all'ultimo evitando una ferita potenzialmente mortale: un breve ma preciso slancio alla sua sinistra evita che il colpo la prendesse in pieno addome, ma le coglie parte del fianco. Seppur carnosa quella protuberanza era estremamente affilata, causando una vistosa ferita da taglio sul fianco destro della ragazza e lasciandone scoperte le carni molli. Il sangue cola copioso dalla ferita e diversi schizzi cadono a terra, imbrattando parte del terreno. Una smorfia di dolore si dipinge sul volto della ragazza che stringe i denti mentre si mantiene in equilibrio sui pattini di ghiaccio. Ora che il corrotto aveva eseguito la sua offensiva e dava il fianco a Nevia, ella decide di rivolgere l'attenzione proprio su di lui, il bersaglio più vicino.
    Le gambe si muovono da sole, accompagnando la rotazione del busto in un'elegante giravolta che ha lo scopo di dare potenza al successivo colpo. Una lieve scia di nebbia accompagna l'avambraccio mentre l'intera mano sinistra viene avvolta da uno strato di freddo, andando letteralmente a simulare quello che ha appena visto: una lancia. La forma che il ghiaccio assume attorno alla mano della ragazza è quella di una stalattite e lo scopo dell'attacco è semplice, trafiggere e perforare il corrotto. Se ci fosse riuscita ed il colpo ne avesse penetrato le carni, il gelo si sarebbe rapidamente diffuso attraverso le carni del corrotto, congelandolo e frantumandolo. Quei pugni avevano colpito il legno, la pietra e l'acciaio, non si sarebbero fatti intimidire da un corpo fatto di ossa e carne putrefatta.

    ILWbFjV

    narrato ⟡ parlatopensatoparlato altrui
    NOME Nevia Toledo Arubal
    CLOTH Bronze Cignus {III}
    ENERGIA Verde
    CASTA Saint di Athena
    FISICAMENTE Graffi e abrasioni varie su tutto il corpo, lacerazione di media entità sul fianco destro.
    MENTALMENTE Concentrata
    STATUS CLOTH Integra
    RIASSUNTO AZIONI
    Nevia si difende dall'AD congelando le polveri in arrivo con uno strato di nebbia, poi reagisce all'AF cercando di evitarlo del tutto ma ci riesce solo in parte e viene colpita al fianco. Poi, parte immediatamente la sua offensiva, questa volta con un attacco semplice: sfruttando la vicinanza del corrotto ed il movimento appena effettuato per evitare il suo AD, rotea il busto e nel contempo avvolge la sua mano con il ghiaccio generando una sorta di punta di lancia/stalattite che userà per cercare di affondarlo nelle sue carni, per poi diffondere il verbo del gelo su tutto il suo corpo informe cercando di congelarlo e frantumarlo.

    Padronanza del Freddo
    Le capacità innate della Cloth del Cigno forniscono a Nevia la capacità di abbassare a proprio piacimento la temperatura circostante in una certa area delimitata dai limiti della sua competenza. Esercitando la propria volontà ed interagendo con l'umidità presente nell'aria è in grado di manifestare ghiaccio dandogli forma e spessore volto ad essere utilizzato nei più disparati scopi, siano essi offensivi che difensivi, rendendolo quindi un potere particolarmente versatile. Il dominio sul ghiaccio inoltre non si ferma alla sola creazione della materia solida, in quanto le consente anche di generare violente bufere di neve o della nebbia. Tuttavia, laddove limitarsi a creare del semplice ghiaccio sia piuttosto semplice, averne il completo controllo richiede una profonda conoscenza e consapevolezza. Con l'esperienza si potrà passare dalla manifestazione più basilare dell'elemento, quali siano piccoli frammenti di ghiaccio o solidi più grandi, ad un vero e proprio controllo sull'ambiente stesso, permettendo di generare ghiaccio ovunque si abbia la facoltà d'interagire. Qualunque prodotto solido generato dal ghiaccio sarà sempre inferiore ad un costrutto in termini di resistenza.
    Sfruttando la padronanza del freddo Nevia adotta uno stile di combattimento che fonda le sue basi sulle aggraziate movenze della danza classica unite alle peculiarità conferite dalla Cloth del Cigno, una derivazione specifica che ha deciso di chiamare Paso Adelante del Cisne.
    Nevia è in grado di muoversi su superfici solide come se stesse pattinando sul ghiaccio, andando a congelare rapidamente il terreno sottostante con ogni suo spostamento, permettendole così di scivolare su qualunque superficie. Sfrutta questo stile di movimento per eseguire manovre inaspettate, come ad esempio un improvviso cambio di direzione senza perdere momentum o l'arretramento alla stessa velocità di una rincorsa. Può muoversi sulle sue stesse creazioni di ghiaccio senza perdere l'equilibrio, anche nel caso esse siano particolarmente scoscese. Ogni spostamento eseguito durante queste manovre genera a sua volta una scia nebbiosa e fredda, accompagnando la ragazza nelle sue manovre, la quale può essere a sua volta congelata ed utilizzata per svariati scopi.
    (Ghiaccio)

    Ciò che non ti uccide ti rende solamente più forte
    La vita di Nevia è stato un susseguirsi di situazioni avverse che ne hanno temprato lo spirito e rafforzato il corpo. E' in grado di sostenere grazie alla sola forza di volontà dolori lancinanti che porterebbero una comune persona all'affossarsi urlando dal dolore, riuscendo invece a rimanere lucida e concentrata sull'obiettivo che si è prefissata di raggiungere, consentendo al suo corpo la resistenza necessaria a continuare lo scontro oltre i normali limiti dettati dal corpo.
    (Resistenza Straordinaria)

    Tecniche

    Note aggiuntive
    Mea culpa per l'attacco in combo, l'idea era proprio quella di rendere il primo colpo una distrazione così come segnalato nel riepilogo azione ma giustamente la resa era orribile e rileggendolo concordo appieno con quanto segnalato. Me lo segno per il futuro di descrivere meglio onde evitare fraintendimenti.
    Spero di non aver fatto casini ora :)
    Also, ringraziamenti dovuti a Six per il layout anche qui, godopoli!

    Edit: sistemato il bordo che per qualche ragione non era quello bianco

     
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13 replies since 5/4/2024, 21:16   989 views
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