[Trama] Aea Arxi

Giapeto e ???

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    Ἰαπετός xiphos {VII} energia viola[Trama] Aea Arxi1

    [Continua da: X]

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    Era stata sicuramente una conversazione. Non necessariamente una buona conversazione, ma erano di certo state dette cose; non poteva sapere se il senso delle sue parole era stato recepito dall'altra parte, se i suoi consigli di azione e rinnovamento avevano trovato terreno fertile nella mente della Saint, ma era nella sua natura provare. Prima in modi buoni, con parole e esortazioni, poi l'avrebbe fatto in maniere ben più drastiche. Avrebbe visto l'umanità ritornare alle loro origini, ad essere ciò che sarebbero sempre dovuti rimanere, e se non avessero voluto li avrebbe costretti con tutte le sue forze; era il compito di un padre assicurarsi che l'opera dei figli, soprattutto il loro sacrificio, non finisse sperperato dal frutto del pessimo lavoro degli olimpici.
    Sospirò, stanco e frustrato. Tutta quella situazione aveva provocato un fortissimo senso di scoramento in lui, non credeva che fosse possibile sentirsi scoraggiato in qualsiasi modo, eppure eccolo lì, a maledire le conseguenze dell'opera di Zeus su coloro che amava. Ovvio che li amasse tutti, dal primo all'ultimo, le infinite masse che erano scaturite come derivazione della sua opera, come frutto della cura e dell'attenzione di Prometeo, protetti e guidati da Epimeteo, Atlante e Menezio. Morti gli ultimi tre, spariti ove loro padre non poteva più raggiungerli, Giapeto e il Padre dell'Umanità erano rimasti i soli a sapere quanto, esattamente, valesse il singolo umano confrontato con il resto dell'universo. Loro due, soli, e proteggere i propri figli e nipoti dalle predazioni di chi li avrebbe visti strisciare sulla terra invece che solcare tra i cieli dove erano nati.
    Dove sarebbero dovuti rimanere.
    Il vento delle dune e la sabbia viola ticchettarono sulla Soma, che si ritrasse sul corpo del padrone, lasciandolo a godere di quell'attimo di pace e silenzio. Giusto un istante in cui poteva ponderare esattamente quanto ancora ci fosse da fare.

    E infine tornò. C'erano tante altre cose da fare, l'opera del Titano era appena cominciata. Non aveva mentito dicendo a Elaine che le sue fatiche avrebbero portato grande beneficio.
    Riapparve nella Torre Nera, ma non in un luogo qualunque di essa: nella camera di contenimento principale, ove venivano tenuti i prigionieri più potenti e problematici. Infinite altre creature erano state lì, rinchiuse in una bara di adamantite avvolta da un potentissimo campo di stasi temporale, ricolma di così tanti sigilli da poter costringere nell'oblio il cosmo di entità divine. L'intera stanza, ampia e scura, era protetta dai più avanzati sistemi di sicurezza che la loro superiore tecnologia poteva creare e, se tutto il resto fosse fallito, avevano la possibilità di svuotare i contenuti della camera di contenimento direttamente al centro di un buco nero supermassiccio. Tanto era potente ciò che era confinato lì, in un sonno buio e senza sogni, un qualcosa che avrebbe potuto scuotere le fondamenta di quella guerra per la vita.
    Aveva dei dubbi, Giapeto. Era naturale, non provava esattamente simpatia verso le entità lì richiuse, entità che la sua scienza avrebbe dovuto salvare e riportare nella prima linea di questo conflitto; innanzitutto per un motivo puramente personale, lui aveva perso tante cose vicine al suo cuore, era giusto che i suoi nemici passati soffrissero altrettanto dolore e patissero ogni agonia e privazione subita dai Titani e dalla loro stirpe. Eppure Giapeto era capace di vedere oltre le sue convinzioni personali, al quadro più grande, e al beneficio che avrebbero potuto portare alla causa dei campioni della Realtà.
    Era un rischio, un rischio molto grave, come raramente ne avevano presi, ma il Signore dell'Invenzione non era mai stato tipo da arrendersi dinnanzi al pericolo.

    Davanti ai suoi occhi scorrevano fiumi di dati sulle entità, il loro genoma nella sua interezza e l'estensione delle afflizioni che li avevano colpiti; lavorare su di loro sarebbe stato difficile, ma non la riteneva un'opera impossibile. Nulla era impossibile per lui.
    Trasalì al percepire l'avvicinarsi di una presenza che ben conosceva, ogni pensiero nefasto semplicemente accantonato mentre parte della sua mente continuava a elaborare il flusso di dati. Tale era l'effetto della vicinanza di coloro che più erano vicini al cuore di un'essere così antico, che eppure era ben capace di amare con ogni stilla della sua essenza.
    Le note della sua mente raggiunsero quelle di chi stava giungendo, intrecciandosi in una conversazione fatta di emozione e puro pensiero, scevra di dubbi e incomprensioni.

    Figlio mio.

    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Non indossata, integra
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI verso il futuro.

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    Evocazione


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    tonpiKt
    Bentornato, padre. Temevo ci avresti messo più tempo a ripalesarti.



    Prometeo di si avvicina sorridendo e salutandoti con un cenno del capo.
    Noti che anche lui inizia a scrutare i vari schermi, annuendo tra sé.

    Sono passati anni ma la ricerca sta dando i suoi frutti. Sono ottimista sullo stato di Artemide ed Apollo e forse, grazie al loro inconsapevole aiuto, potremmo giundere ad una sorta di antidoto per i casi di corruzione non troppo severi.

    Con rapidi e sicuri gesti azione delle valvole per mantenere in range alcuni indicatori. Dopo qualche istante, si gira verso di te.

    Forse, però, potremmo accelerare il processo se riuscissimo a trovare l'aiuto necessario. Abbiamo già raggiunto l'apice della genetica, ma più menti al lavoro su questo piano significano più idee e maggior velocità.

    Ora ti mostra, su uno schermo olografico immenso, una quantità immensa di piccoli punti luminosi disseminati sul pianeta Terra.

    L'ho cercata a lungo, anche tra le fila di Gea, ma non sono riuscito a trovarla. Ho isolato alcune ipotesi di località più probabili di altre, ma dovremmo organizzare una delicata operazione di ricerca, sulla quale lascio a voi la scelta.

    Si ferma di nuovo, pensoso ed attento sui punti colorati di rosso, circa una decina.

    Certo è che l'aiuto di Echidna potrebbe rivelarsi determinate.




    3Am36Fn




    Eccoci :yeye:



     
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