Un Nuovo Custode della Conoscenza

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  1. Tygaer
     
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    UN NUOVO CUSTODE DELLA CONOSCENZA

    - POST IV -



    Un oggetto così piccolo per una responsabilità tanto grande. Il ragazzo osservò il costrutto, la chiave della Biblioteca di cui Andrea, e forse in precedenza anche Anita, erano state custodi. Somigliava ad una stella a sette punte e solo in un secondo istante di osservazione Rigel si rese conto che di lato vi era insertata una sottile catenella, che permetteva così di poter indossare la chiava come fosse un medaglione. Il ragazzo prese in mano alcuni anelli della catena, sollevando così l'oggetto alla luce del sole per poterlo meglio contemplare, mentre il Gran Sacerdote si allontanava di buon umore dando praticamente per scontato che la pratica fosse archiviata, mentre lui doveva capire cosa fare. Perchè naturalmente non c'era un libretto di istruzioni, e neanche Bart sapeva come funzionasse la questione... ma forse solo perchè l'omone aveva dovuto svolgere altri tipi di mansioni più consone al suo essere.

    Rimase lì impalato per diversi minuti, senza pensare a nulla se non all'oggetto che aveva davanti agli occhi.

    Oh, inutile rimandare o starci a pensare. Facciamolo e basta.

    Lo disse più a sè stesso che a qualcuno in particolare, che poteva essere Methos o l'intero gruppo delle anime che lo accompagnavano; infine, senza tante cerimonie, indossò il medaglione al collo pensando a come poteva essere questa fantomatica biblioteca. E scomparve nell'aria.

    *****************



    Si dice che la quiete sia una prerogativa di qualsiasi luogo di studio. La biblioteca incarnava completamente questo luogo comune, semplicemente perchè realmente in pochi erano liberi di attraversarne la soglia e ciò accadeva molto raramente; ciò nonostante essa non era mai vuota. Quel luogo aveva un'apparenza che non si poteva facilmente descrivere: per lo più era colma di libri, disposti ordinatamente su scaffali e librerie; ma erano presenti anche altri oggetti particolari, come un telescopio e altri utensili che sembravano essere usciti direttamente da qualche antico laboratorio, come quelli che si potevano immaginare nelle case dei maghi.

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    Ma la cosa che su tutte dominava in termini di colpo d'occhio, era il soffitto. La volta di quel luogo era di vetro, quindi era possibile guardare verso l'esterno; ma fuori non si poteva godere della luce del sole, non si potevano distinguere il dì o la notte. Fuori c'era solo il buio dello spazio infinito, e le luci di miliardi di stelle e galassie; qualcosa che all'apparenza poteva sembrare di scarsa attrattiva, certo, ma per chi cerca la conoscenza... quella, senza dubbio, è la grandiosa sensazione che l'uomo può provare nello scrutare l'infinito.

    A quella vista non si faceva mai l'abitudine, e questo valeva anche per l'unico abitante di quel luogo isolato da qualsiasi tempo e dimensione: a vederlo, si poteva pensare che si trattasse di un fantasma, oppure di un dio, o magari di un umano senza età. Nessuno poteva dirlo con certezza, forse neanche Mnemone stesso sarebbe stato in grado di dire chi era, o cosa era stato. Se fosse vivo oppure morto. Lui semplicemente ERA.

    Aveva sollevato lo sguardo da uno dei suoi libri verso le stelle dell'eclittica, e vide che le stelle del Cancro, da Acubens ad Altarf, avevano preso a brillare ardentemente e così la nebulosa del Praesepe. Non sorrise, non cambiò espressione, forse non era neanche capace di farlo: si limitò ad osservare il movimento di quelle stelle, che in qualche modo si staccarono dal cielo e andarono a convergere verso il centro della sala, che si riempì di luce per un singolo istante per poi tornare com'era prima, in una sorta di penombra. Un giovane, forse poco più che ventenne, era lì dinanzi a lui e si guardava intorno con occhi colmi di meraviglia. Non lo aveva ancora notato, ma Mnemone lo conosceva: e aveva colto la natura particolare della sua anima, legata ad altri spiriti che nessuno, nemmeno quel ragazzo vedeva. Fino a quel momento, almeno, perchè in quel luogo le cose funzionavano diversamente dal mondo "reale", e lui avrebbe provveduto affinchè colui che poteva diventare il prossimo Eforos potesse svolgere il suo compito senza interferenze esterne.

    *****************


    Rigel non si aspettava uno spettacolo del genere, nè tantomeno di poter arrivare direttamente alla biblioteca semplicemente indossando la chiave: un attimo prima era nei giardini della IV Casa, e adesso... sembrava di essere in una sala di un vecchio castello, ma guardando l'esterno dall'unica vetrata che si estendeva per l'intera volta di quel luogo, aveva la sensazione di essere sulla Luna. Non si sentiva più leggero, percepiva solo un assoluto silenzio che però non era soffocante, anzi gli trasmetteva una sorta di pace interiore.

    Incredibile...

    Si ritrovò a pensare, guardando i libri, le librerie, il telescopio, altri strani oggetti e le porte che conducevano ad altre sale apparentemente simili a quella, almeno per quanto lui poteva vedere. Poi colse la sensazione di essere osservato da qualcuno, e spostò lo sguardo attorno a sè. Fu allora che notò la figura incappucciata, seduta su un piccolo trono, con un libro aperto in grembo, che lo guardava senza proferire parola. Stava per dire qualcosa, ma si bloccò: poco più a destra di quello scranno, aveva visto un tavolo con altri posti che erano occupati da qualcuno. Sulle prime credette che potessero essere altri Custodi della biblioteca, ma qualcosa lo spinse a fare un passo verso quelle quattro figure. Methos, Sylas, Caspian e Cassandra erano seduti a braccia conserte attorno ad uno dei tavoli, immersi in un sonno profondo.

    Per la prima volta gli spiriti erano fuori dalla sua mente. Udì quindi un fruscìo: la figura incappucciata si era alzata e si era portata vicino a lui, e il libro che prima aveva in mano adesso fluttuava in aria, aperto verso di lui. Il ragazzo distinse lettere dorate materializzarsi sulla carta simile a pergamena

    Non meravigliarti di ciò che vedi, Rigel di Cancer. L'accesso a questo luogo è concesso solo a chi ha avuto la fiducia di chi governa il Santuario di Athena, e a nessun altro. Può esistere un solo Custode della Conoscenza, e colui che ricopre questo ruolo deve fare affidamento solo sulla propria mente ed il proprio giudizio, senza interferenza alcuna. I tuoi... amici, se così possiamo definirli, torneranno ad essere legati al tuo spirito ogni qual volta tu ritornerai al tuo piano di esistenza; ma qui non è loro concesso di accedere.

    Il ragazzo attese diversi secondi, doveva metabolizzare quanto gli stava accadendo. Methos e gli altri fuori dal suo corpo, un fantasma - o qualcosa di simile - che gli parlava attraverso un libro, il tutto in un viaggio imprevisto verso un posto sconosciuto. E ancora doveva iniziare una prova o qualcosa di simile. Inspirò profondamente, per poi rivolgersi al suo interlocutore.

    Chiedo scusa per il mio comportamento, è stato tutto decisamente inaspettato. Temo di avere molte domande da rivolgervi, e non vorrei sembrare scortese o sfacciato. Avete già dimostrato di conoscere la mia identità, e mi sembra di capire che questo posto si trovi in una dimensione diversa da quella in cui vivo normalmente. Gli spiriti legati alla mia anima... siete voi ad averli separati da me? Siete forse anche voi un Eforos?

    L'altro spostò lentamente il capo, senza proferire verbo. Il libro emise una flebile luce dorata, e nuove parole apparvero in coda alle precedenti.

    Forse sì, un tempo si sarebbe potuto dire qualcosa del genere, ed avevo un nome che altri erano liberi di pronunciare. Ora solo i custodi si rivolgono a me, e lo fanno chiamandomi Mnemone, colui che ricorda. Quanto agli spiriti, non io, ma la biblioteca stessa ha operato la separazione: solo a te è concesso accedere alla conoscenza qui custodita e decidere come condividerla, ed ecco che si rivela subito una sfumatura della conoscenza: essa si basa sulla verità. Tutto ciò che tu conoscerai e apprenderai, verrà conservato qui attraverso il tuo ricordo così come è stato per i tuoi predecessori; ma cosa accadrebbe se le informazioni in tuo possesso fossero inesatte o false? La conoscenza sarebbe alterata e distorta, ciò che è falso si mescolerebbe a ciò che è vero senza poterli distinguere. Quindi l'importanza del tuo ruolo ricopre anche questo compito.

    Il ragazzo non credeva a ciò che leggeva. Certo non si aspettava di fare semplicemente il bibliotecario di paese, ma le implicazioni di quanto Mnemone gli stava rivelando erano molto più grosse di quello che lui si aspettasse.

    Questo significa che io dovrei sempre cercare di arrivare a ricostruire la verità su ciò che accade o è accaduto in passato? Posso capire che sia necessario, dato che gli uomini interpretano ciò che accade secondo una propria lettura e non secondo una scala assoluta, ma come posso io riuscire a fare qualcosa del genere? Non credo che basterebbe una vita intera per ricostruire le verità di un tempo inferiore ad un anno, come è possibile riuscire nell'intento? Ditemi come fare, ve ne prego.

    L'altro annuì nuovamente, per poi spostarsi verso il telescopio mentre anche il tomo si spostava leggermente, inducendo Rigel a seguire entrambi. La pagina del libro si voltò per mostrare quella successiva, nuove parole apparvero, riempiendo la carta come un fiume in piena.

    Ciò che prima di tutto devi comprendere è che, in questa dimensione, il tempo non esiste. Da questo luogo puoi osservare gli eventi del presente e del passato, fermarli e studiarli da diversi punti di vista; più fonti avrai, più sarà ricco l'evento che vorrai conoscere. Le tue fonti sono gli altri Cavalieri di Athena, i loro ricordi vengono conservati tra queste mura, come lo sono i tuoi. Per questo è vitale arrivare a conoscere la verità: i falsi ricordi alterano la conoscenza, ma l'incrocio di più conoscenze può evidenziare le incongruenze osservando lo stesso evento da angolazioni differenti. La nostra visione arriva dove arrivano gli altri Cavalieri, ed è fondamentale che tu sia una cosa sola con i tuoi compagni. Questo posto cresce grazie all'unione tra i Cavalieri ed il loro Eforos: delle oltre cento sale che compongono questo luogo, originariamente ne era presente solo una.

    Il libro voltò nuovamente pagina. Mnemone vide che il ragazzo assimilava con rapidità crescente tutte le informazioni che gli forniva, quindi pensò di ripetere lo stesso discorso che fece all'ultima persona che lo aveva preceduta, come se fosse un copionegià predisposto e che nell'arco dei secoli aveva più volte recitato:

    La nostra sapienza non è infinita, per questo il numero di queste sale sarà sempre limitato. Una sapienza enorme per un uomo comune, ma non sconfinata da un'ottica più ampia. Sono due le regole invalicabili che governano questo luogo e che dovrai accettare, per essere un Eforos:
    La prima regola è che non si può vedere il futuro. In qualsiasi momento è possibile tornare al passato, per chiarirci qualche evento oscuro. Ma mai sarà possibile, per noi, vedere e registrare un evento prima che questo si verifichi.
    La seconda regola, ben più importante, è che, per noi, è possibile vedere lì dove è presente un Cavaliere di Athena. Questo apre due diversi ordini di problemi. Il primo è che, con così tanto materiale, se non sappiamo dove cercare tutti quei libri rimarranno lettera morta. Il secondo, Rigel, è che possiamo arrivare solo fin dove le costellazioni ci permettono di vedere. È capitato, e nemmeno io posso decifrarle, che queste si affievoliscano, quando un Cavaliere agisce perché nessun altro lo scopra, o perché custodisce un segreto.


    Rigel cercava di cogliere le nuove implicazioni di quelle parole: il custode della conoscenza non aveva accesso realmente a tutta la conoscenza, ma doveva cercare di ricostruirla raccogliendo quanto più possibile anche attraverso i ricordi dei suoi compagni e ciò che muoveva le loro azioni. Il discorso proseguì:

    Per questo non conosciamo il destino di Andrea, che ti ha preceduta: il suo legame con l'armatura di Leo si è infranto, e non abbiamo certezze sul fatto che sia viva o morta. Per lo stesso motivo, grazie a te e alla storia che Methos ti ha raccontato, ora conosciamo qualcosa di più della storia di re Karlash. In tal senso, tu sei i miei occhi fuori dalla biblioteca allo stesso modo in cui i tuoi compagni saranno i tuoi occhi: a me il compito di conservare i vostri ricordi.

    Mnemone invitò Rigel con un gesto ad avvicinarsi al telescopio, per osservare qualcosa. Gli mostrò l'istante in cui era scomparso dalla Quarta Casa, il tempo andò a ritroso fino al suo colloquio con Bart, rivivendolo attraverso i propri occhi. E poi di nuovo, stavolta con quelli del Cavaliere del Toro. Un evento di portata piccolissima rispetto a quanto già conosceva, eppure rivedersi attraverso altri occhi fece comprendere ancora di più quelle sfumature cui Mnemone aveva fatto riferimento. Colui che ricorda aveva appena iniziato a far capire al ragazzo quanto grande fosse quel compito, ed era arrivato il momento di porre a Rigel, Cavaliere del Cancro, la domanda che lui aspettava. Il libro voltò nuovamente pagina:

    Ciò che è segreto, tu dovrai rivelarlo. Ciò che è nascosto, tu dovrai portarlo alla luce. Ciò che è dimenticato, tu dovrai ricordarlo. La tua conoscenza si nutrirà di questa biblioteca, ed ogni cosa che tu conoscerai al di fuori, la biblioteca la conserverà per sempre. È questa la natura del nostro patto.

    Un'ultima pausa, per il tempo che Rigel necessitava a leggere quelle parole. Poi, la domanda.

    Accetti?

    Il ragazzo ebbe un attimo di titubanza, poi ricordò le parole di Bart... che aveva appena riascoltato, osservandole dal telescopio della biblioteca. Proprio lui gli aveva detto di non fare il difficile e di non sminuirsi, di non essere titubante. Nel suo cuore decise, e in quell'istante un calamaio ed una penna d'oca comparvero davanti a lui, Mnemone che lo fissava con gli occhi grigi dal profondo del suo cappuccio. Poi sorrise, prendendo la penna, intingendola nell'inchiostro e scrivendo a sua volta sul libro.

    Io, Rigel, accetto. Da ora e fino alla mia fine.

    Con meraviglia si accorse che la propria scrittura era identica a quella di Mnemone, ma non fece in tempo a dar voce al suo stupore. Una folata di vento improvvisa gli aveva trasportato vicino al volto una foglia del giardino. Era di nuovo alla Quarta Casa.

    Mnemone osservava la quarta costellazione. Sapeva che il ragazzo sarebbe tornato presto e si chiese quanto la conoscenza si sarebbe accresciuta, con il cuore di quel ragazzo.

    *****************


    Quindi adesso che si fa?

    Rigel aveva raccontato a Methos della sua visita alla biblioteca e di come sia stato temporaneamente isolato da lui e dagli altri, cosa che lo aveva leggermente indispettito per il fatto di essere stato tagliato fuori.

    Direi che c'è poco da fare, se non continuare a vivere e rimboccarsi le maniche.

    Ma pensa, "Rigel il saggio" del Jamir è tornato a visitarci? Era un po' che non ti vedevo così riflessivo, ho faticato tanto per farti sciogliere un po' e adesso è tornato tutto come prima?

    Rigel rise, colse l'ironia della battuta e ricordò com'era ai tempi dell'addestramento.

    Forse è vero, il saggio è tornato a farsi vivo. Ma forse è una cosa necessaria, per il tipo di compito che mi aspetta. Ad ogni modo vedrai che ci penserà Bart a tenerti allegro, se io diventerò troppo noioso.

    Già, Bart. Doveva ancora andare a riferire l'accaduto, ed era passata non più di una mezz'oretta da quando era rientrato alla Quarta Casa.

    D'accordo, andiamo a far visita al Gran Sacerdote e vediamo quante belle risate che si farà.

    Le risate me le farò io, quando cercherai di spiegargliela in modo semplice...

    Il ragazzo sorrise ancora, si sgranchì le membra e iniziò la sua discesa verso la Seconda Casa. Era quasi certo di trovare il Gran Sacerdote in attesa a braccia conserte e fremente di curiosità, ma magari avrebbe dovuto anche lui presentarsi con tutti i crismi alla Seconda Casa.



    pjDBCQR

    narrato » parlato » pensato » telepatia » Methos » Sylas» Caspian» Cassandra

    nome » Rigel Sephdar
    energia » Energia Nera
    casta » Saint di Atena
    cloth » Gold Cancer [grado VII]
    status fisico »
    status mentale » Sereno. Ma cos'è quest'odor di tranello...?
    status armatura » Integra, indossata.
    note » Allora, una cosa la dico subito: la parte di dialogo sulle due regole della biblioteca e della firma l'ho praticamente copiata e incollata, con qualche minima variazione, perchè era talmente BELLA che qualsiasi reinterpretazione da parte mia avrebbe fatto totalmente schifo. Wild è stato troppo bravo, non si discute. Tra l'altro la faccenda lo stesso Mnemone potrebbe giustamente averla ripetuta talmente tante volte che ci starebbe pure. A parte questo, ho interrotto lì perchè non sapevo se preferivi aspettare sulla porta oppure dentro la Seconda Casa. A te.
    abilità »

    SEKISHIKI
    Il cosmo del cavaliere del Cancro, nonostante il suo ruolo di protettore del Grande Tempio, costituisce una delle forme di attacco più pericolose per qualsiasi guerriero. Gli attacchi effettuati mediante l’uso di questo potere incidono direttamente sull’anima dell’avversario, rendendo molto difficile una difesa valida contro qualcosa di totalmente immateriale; il corpo non viene dunque colpito direttamente, ma su di esso si riflettono i danni che l’anima subisce in termini di spossatezza o di esaurimento di energia, che si manifestano comunque dolorosamente. È inoltre possibile riuscire a separare l’anima dal corpo della vittima facendola viaggiare verso il mondo dei morti, e a seconda del potere di chi scaglia l’attacco, l’anima può arrivare ad essere distrutta, o confinata per sempre nell’aldilà, o ancora scagliata nella bocca di Ade provocando la morte “definitiva” della vittima. È infatti possibile per il Cavaliere del Cancro richiamare le anime che ancora vagano nello Yomotsu Hirasaka, come è possibile danneggiarle attraverso la generazione di fuochi fatui. Il fuoco fatuo è una fiamma spirituale che non consuma i corpi né è possibile percepire un riscaldamento o una combustione dovuti alla sua presenza: il suo scopo è quello di bruciare le anime di qualsiasi creatura vivente con cui vengano a contatto, fino a farle esplodere. Per quanto sia facile immaginare queste facoltà come prettamente offensive, un combattente esperto può essere in grado di utilizzarle anche per difendersi da ogni avversario. Nel momento in cui lo scontro con il Cavaliere del Cancro si spostasse nello Yomotsu Hirasaka, le tecniche che sfruttano questo potere diverrebbero ancor più micidiali: similmente alla normale disintegrazione della sostanza nel piano materiale, nel piano spirituale si ha un effetto simile ma volto all’essenza astrale di chi subisce la tecnica. In altre parole, un’anima rischia di essere in qualche modo obliterata da questo tipo di tecniche, portando alla morte del corpo anche sul piano materiale e impedendone un passaggio in qualsiasi piano di esistenza spirituale post-mortem come l’Averno o i Campi Elisi.

    TOCCO DELL'OLTRETOMBA
    Il cosmo del Custode della Quarta Casa ha una peculiarità unica nel suo genere: la capacità di privare dell’energia vitale qualsiasi essere vivente ne venga a contatto. A causa di questa caratteristica ogni attacco del guerriero, di natura fisica come in un normale corpo a corpo oppure nel caso in cui sia coinvolto il cosmo del guerriero, causerà più dolore del normale all’avversario, che si sentirà via via sempre più debole e spossato con il procedere del combattimento; questo significa che, anche in fase difensiva, qualora un avversario cercasse di immobilizzare il Cavaliere ricorrendo al contatto fisico, ne risentirebbe degli effetti. Va precisato che il Tocco dell’Oltretomba influenza solamente la forza vitale dell’avversario, ma non può ridurre in modo diretto la sua emanazione cosmica.

    TELECINESI
    I Cavalieri dell’Altare e del Cancro sono in grado di usare la mente a livelli superiori rispetto a qualsiasi normale essere umano. Con la sua forza mentale, il telecineta è in grado di spostare molto facilmente gli oggetti inanimati, dovendo ovviamente mantenere la giusta concentrazione; naturalmente le cose possono diventare più impegnative quando tale abilità viene applicata agli esseri viventi, ma ciò significa che con le giuste accortezze tale abilità può diventare una temibile arma offensiva (o difensiva) che è in grado di colpire direttamente o indirettamente sia un avversario che tutto l’ambiente circostante, portando al telecineta grandi vantaggi nell’adattamento al campo di battaglia, fornendo spesso la possibilità di sfruttare l’effetto sorpresa in tempi molto ridotti. Anche in questo caso si tratta di qualcosa di invisibile e di difficilmente prevedibile, in modo particolare quando tale abilità viene combinata con il cosmo permettendo l’emissione di colpi di natura psichica.

    tecniche »
    nessuna
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