Candlekeep Mysteries

addestramento per shiny magikarp

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    tipologia di attività | primo addestramento

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    utenti | shiny magikarp
    narrato | parlato | pensato | telepatia

    Candlekeep Mysteries | post I
    szXdiHl


    9e4759264c8c64ee5516d1625faea1b6



    Nadia, l'oscurità è la tua alleata e il caos il tuo campo di gioco. In un mondo dove la civiltà è un ricordo lontano, tu sei una delle poche luci che sfidano l'oscurità dell'Armageddon. Le informazioni sono il tuo pane quotidiano, la moneta che ti permette di sopravvivere in questo deserto di disperazione. Sei una mercante di segreti, una navigatrice nel mare tumultuoso dell'incertezza. La tua mente è il tuo bene più prezioso, la tua curiosità il tuo motore più potente.

    Ora, il tuo istinto ti parla, un richiamo che non puoi ignorare. La Torre Nera, è sempre stata al centro dei tuoi pensieri, un enigma avvolto in un mistero. E oggi, quel mistero sembra avvicinarsi a te, come se il destino avesse scelto proprio questo momento per svelarti i suoi segreti. Un veicolo sconosciuto, un artefatto caduto dal nulla, si trova adesso a poche distanze dalla tua posizione. Potrebbe essere nulla, solo un altro relitto dell'antico mondo, o potrebbe essere la chiave di volta, l'informazione che cambierà tutto.

    Ma c'è solo un modo per scoprirlo.

    Nadia, il momento di agire è ora.

    4V4BiT2




    Note del Master
    Iniziamo qui dunque. Vorrei che iniziassi descrivendomi un attimo la buona Nadia, cosa fai nello specifico e le cose che già sai. Ricevi questa informazione segreta di un ritrovamento di un oggetto che dovrebbe essere di natura Titanica? Forse. Sai bene come funziona con le informazioni e gli informatori. Concludi il post, dicendo se vai a controllare di persona o, se mandi qualcuno. Bene dai, vediamo di iniziare <3

    Per domande, ed altro chiedi pure in privato


     
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    NADIA REED
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    « CANDLEKEEP MYSTERIES »
    informatore
    /in•for•ma•tó•re/
    . Persona che ha il compito di raccogliere e comunicare dati utili nell’ambito di un’attività per lo più legata ai pubblici rapporti.

    Aveva perso il conto degli anni dediti a ciò che ora non poteva chiamare neppure lavoro; Nadia Reed, discreta laureanda in giornalismo con la passione per il giornalismo d’inchiesta - scoprire il marcio nel mondo politico-economico e vendere al miglior offerente le proprie scoperte? Un sogno per una sfrontata come lei - ma brutalmente delusa con l’arrivo di quello che fu soprannominato, a partire dai mesi successivi l’accaduto, Armageddon.
    O la Stagione Eterna, la Fine del Mondo ma anche Qualcuno Poteva Salvare Janet Jackson.
    Lasciamo perdere.

    Fu una vera fine del mondo, in ogni caso: una bomba, con morti sopra ogni limite immaginabile per una catastrofe di massa, feriti e dispersi ma, dato più agghiacciante, un numero non precisato di nuovi esseri modificati dalla piaga o morbo che appestò il Pianeta tutto, o magari nati proprio a seguito di questo. Nadia era ancora estranea agli eventi scaturiti dall’Armageddon e, nei primi mesi dall’incidente, si occupò principalmente di sopravvivere, imparando a metabolizzare in fretta non solo gli affetti perduti per sempre, ma anche tutto ciò che, a distanza di una decade quasi, si può considerare ormai normale amministrazione.

    Fu una bomba anche dal punto di vista geo-politico: tralasciando le profonde modifiche dell’assetto terrestre e di tutti i continenti coinvolti - nessuno escluso, si presume - e non perché meno importanti o impattanti ma per scarso interesse da parte di Nadia, vi fu ovviamente anche una crisi profonda tra le file politiche e amministrative, e non parliamo semplicemente di scomparse premature: venne fuori che tutti, TUTTI in politica erano inguaiati per conti in società offshore a favore di organizzazioni segrete ai più, Nadia compresa. Beh, forse non erano poi tanto segrete, semplicemente avevano navigato l’onda della discrezione e i comuni mortali, si sa, sono poco interessati a ciò che non possono vedere o toccare. O documentare, almeno fino a quel momento.

    Deep Throat, questo era il nome del più famoso informatore durante l’Armageddon, e si deve proprio a Gola Profonda l’inizio di una piena consapevolezza dell’esistenza del Cosmo, I Guerrieri Divini e tutte le fazioni che oggi popolano il Pianeta. E l’Armageddon aveva messo a rischio i rapporti tra parte civile e parte divina, compromettendo per sempre i rapporti di segretezza in alcuni ambiti normalmente protetti proprio dai vari accordi profumatamente pagati. Qui DT aveva colpito, approfittando della confusione generale, e Nadia non può che ringraziarlo per avergli mostrato una via d’uscita. Uno scopo, un barlume di luce in un’epoca ormai avvolta nella più cieca oscurità.

    Si ma cosa aveva diffuso DT di così compromettente? In realtà nulla, almeno da un punto di vista teorico; aveva mostrato la via dell’informatore perfetto, di colui che era troppo miserabile per far numero tra le file divine ma anche troppo importante per morire o cedere al comune nemico. Nadia ci mise un po’ a farsi conoscere, riuscì a malapena a incontrare DT prima che uno Schieramento lo intercettasse e facesse sparire dal mondo - chi o come è materiale riservato, a meno che non si ha a disposizione un’informazione di rilevanza equivalente, o risorse - e assorbì come una spugna tutto ciò che potesse assimilare. Comprese che non avrebbe potuto né dovuto muoversi o agire da sola e allora si circondò di pochi fidati, più o meno esperti nella raccolta dati e nei vari metodi di concessione. Pochi che divennero molti. E in una decade quasi piena, Nadia Reed o Gold Throat ( Deep lasciava spazio a sciocche risatine maliziose, e nel 2024 morivi anche per meno) era diventata quasi intoccabile. Quasi perché nessuno vietava di intercettare anche lei e prendere provvedimenti, eppure Nadia aveva superato GT in astuzia, per due motivi: anzitutto, a prescindere dalle risorse pattuite per le informazioni richieste, Nadia si riservava comunque il diritto di fornire tali informazioni in maniera completa, parziale o totalmente inventate, a seconda del loro potenziale virale. B, A ed S, erano queste le classi di importanza delle informazioni in possesso di GT, in ordine crescente. Non avrebbe mai fornito informazioni di classe S per nessuna risorsa al mondo, se questo avesse significato inimicarsi uno degli schieramenti meno “legali” da un punto di vista morale.
    In secondo luogo, e questo era un dato appurato da chiunque, Nadia possedeva le informazioni di chiunque entrasse in contatto con lei, in un modo o nell’altro; farla fuori attivava la sua “polizza personale” , ovvero una fuga incontrollata di ogni più piccolo segreto o scoop delle nuove, maggiori potenze al mondo, e in un’ottica belligerante in cui tutti i coinvolti lottavano per accaparrarsi le risorse migliori (tutti), le anime migliori (per gli Spectre) o le medaglie d’oro al valore più brillanti (la controparte Saint), una fuga epocale sarebbe stata devastante. Una raccolta di j’accuse violento contro chiunque fosse ancora in vita e amministrasse quel poco che restava del geolide chiamato Terra.

    Sotto gli occhi di tutti insomma, ma neppure tanto alla luce del sole, Nadia Reed detta GT si era fatta strada nel traffico di informazioni, divenendo ben presto un punto di riferimento importante nel raggio di migliaia di chilometri. Aveva un suo piccolo impero, un tetto sotto cui amministrare il suo traffico e sfamare bocche e stomaci, affiliati sparsi in giro per il globo - laddove vi fossero posti accessibili e abitati - ed esperti in bassa profilazione, e risorse che, seppur limitate, bastavano quanto meno a tener alta la sua reputazione. Una unità capillare che non usava la violenza se non come forma di difesa, e che non aveva bisogno di affiliati esterni né di informazioni proveniente da fonti non conosciute.

    Una famiglia? Mmh, una parvenza ma niente di troppo romantico. Più che altro un punto di ritrovo frammentato in varie parti del mondo per consentire ai sopravvissuti di andare avanti in un mondo che non poteva più mantenere promesse, e in cui tutti ormai avevano un unico obiettivo: progredire, rinascere.
    Tutti, però, tranne Nadia.

    candlekeep mysteries,

    Pling.
    Erano stati giorni impegnativi per Nadia, di ritorno dalla sua ultima spedizione. Una fonte affidabile, informazioni pertanto affidabili ma alla fine non aveva comunque ricavato nulla, e non per inesperienza: semplicemente, l’informatore si era fatto catturare e ammazzare ore prima che Nadia potesse fisicamente raggiungerlo per definire i termini dello scambio, e questo inutile - col senno di poi - dispendio di energie e risorse non faceva per nulla bene né alle sue finanze né alla sua organizzazione in generale. La Corruzione procedeva senza sosta e la si trovava ovunque, uscire illesi da una qualsivoglia spedizione non era impresa assai semplice, e tornare a casa illesi e senza perdite significative di uomini, colleghi o amici era sempre bello si, ma stressante oltre ogni misura. Tornata dunque in sede aveva deciso di prendersi un paio di giorni di congedo, due giornate senza lavoro né preoccupazioni, da trascorrere nel suo piccolo appartamento al secondo piano di quell’enorme condominio tenuto in piedi dai suoi stessi uomini e tutti gli investimenti passati. Un appartamento che non condivideva con nessuno, neppure con la sua segretaria storica nonché migliore amica, e per un motivo alquanto banale: Nadia amava starsene da sola coi suoi tre gattini europei, pianificando sessioni di gioco e dormite eterne con i tre pelosetti stretti al suo corpo. Un’abitudine strana e alienante, a detta di alcuni, e a Nadia stava bene. Aveva rinunciato a cercar compagno o compagnia una volta fuori dalle ore lavorative, nessuno che davvero la desiderasse per ciò che fosse quando non era solamente GT.

    Pling. Un messaggio ricevuto.
    Nadia non possedeva propriamente uno smartphone, quanto più un congegno di ricezione/invio messaggi che un po’ lo ricordava, alimentato a batterie e che si appoggiava ai pochi ripetitori ancora intatti sparsi sul globo, cosa che le consentiva di essere reperibile però solo in alcuni momenti della giornata, e in particolari punti o luoghi.

    Si era ripromessa di non pensare al lavoro per due fottuti giorni, eppure il lavoro continuava a cercarla; avrebbe dovuto ignorare il messaggio e ripescarlo in seguito, ma sappiamo tutti che la curiosità è donna.
    Dunque aprì il messaggio, mettendosi comoda sul suo divano in tessuto antracite poiché in pelle sarebbe stato meglio ma hey, ha dei gatti.
    E quando lo aprì, ringraziò di averlo fatto.

    [john doe] Salve.
    Qui John Doe.

    Ho delle informazioni che vorrei condividere.


    Una fonte attendibile, o il filtro installato da Cat sul dispositivo lo avrebbe cestinato senza alcuna notifica ulteriore. Un informatore esperto, stavolta, le cui informazioni sarebbero state sicuramente importanti e attendibili.

    Eve, Ava, la mamma deve tornare un attimo al lavoro… Non riusciva a inquadrare l’altro micio, e poi eccolo lì a rovistare nuovamente tra la spazzatura. NO MIMMO FINISCILA VIENI QUI

    Si vestì frettolosamente e senza badare agli accostamenti o a quanto potesse sembrare informale e sciattona, scese le scale che l’avrebbero condotta nuovamente nella sede principale della sua organizzazione. Una volta varcata la soglia, Jenny strizzò gli occhi per lo stupore, e Nadia dovette fermarla con un gesto della mano prima che questa potesse ricordarle che era opportuno riposare e non pensare al lavoro, te lo avevo detto Nadia ma tu non mi ascolti mai.
    Aveva ragione, Nadia non ascoltava mai.

    È di circa 15 minuti fa, fonte chiaramente attendibile. Collegò il suo dispositivo allo schermo posto al centro della sala, in modo che tutti potessero avere a portata di occhi il contenuto di quel messaggio.

    Si è davvero presentato come John Doe?
    Sa perfettamente che proveremo a triangolare la sua posizione, e non saremo gli unici se il contenuto delle sue informazioni scotta. Non pare essere un informatore alle prime armi, considerato anche che non ha parlato di scambio, ma condivisione.

    Avvio la triangolazione. Avevano tutti imparato dal migliore in circolazione, si fosse anche rivelata una delusione - o peggio, una trappola - avevano già pensato a tutto.

    Procedi pure.

    [goldthroat] Salve.
    Ovviamente la cosa mi interessa molto.


    Le fonti affidabili sono poche, ma le si riconosce subito. Anche quelle inaffidabili, a dire il vero, dal momento che il contenuto del messaggio è (in questi casi) confuso e delirante. Non che gli squilibrati non possano avere storie interessanti da raccontare, ma non capita di frequente.

    I dati hanno numerosi vantaggi: non sono boriosi e non straparlano, non hanno scopi prefissati né mire manipolatorie. Se ne stanno li, neutri, e possono essere verificati. Anzi ogni raccolta dati, per quanto affidabile possa sembrare, deve essere verificata. Questo è il primo compito di gente come Nadia, e di organizzazioni come la sua, prima ancora di cominciare lo studio della raccolta in oggetto. Solo allora, è facoltà individuale decidere quale parte di dati divulgare e/o trattenere, e quale invece ignorare o classificare come ininfluente o improduttivo.

    [goldthroat] Come faccio ad avere i dati?

    [john doe] A quello penserò io, ma a un paio di condizioni. Nadia e i suoi collaboratori si scambiarono un’occhiata di complicità, senza bisogno di aprir bocca. Erano giunti al momento cruciale. Anzitutto vorrei capisse che si tratta di dati sensibili e pericolosi. Se la mia identità venisse rivelata, la mia vita sarebbe in pericolo. Nadia sorrise istintivamente, chiedendosi per un attimo quale dato sensibile non ponesse l’informatore in pericolo di vita al giorno d’oggi. Nelle ultime settimane ho pensato molto a come gestire la faccenda: i messaggi saranno cifrati, e non ci incontreremo mai di persona. Alla fine sarà lei a decidere cosa rendere produttivo e cosa tenere per sé e la sua polizza.

    Nadia si prese un attimo per pensare alle condizioni, e alla fine concluse pubblicamente le stessero bene. Naturalmente, potendo scegliere, avrebbe preferito incontrare la fonte dal vivo, se non altro per poterla inquadrare meglio e carpirne le motivazioni. La fonte le era sembrata chiara e diretta sin da subito, quindi pensò di poter fare altrettanto. Jenny, Sarah, Eagle e tutti gli altri sapevano di non dover disturbare Nadia durante i suoi momenti di pensiero attivo ma soprattutto che, qualunque sarebbe stata la sua scelta, questa non sarebbe stata opinabile.

    Almeno, non pubblicamente.

    Ho come la sensazione che abbia qualcosa di importante e scottante tra le mani… qualcosa di cui intende liberarsi al più presto. Jenny annuì, come anche Eagle. Qualunque cosa fosse, ora Nadia lo voleva a tutti i costi.

    Erano tutti d’accordo, e questo era positivo: Nadia avrebbe avuto più collaborazione anche a fronte di una situazione potenzialmente scomoda.

    [goldthroat] Okay.
    Come procediamo con l’invio dei dati?


    Si scambiarono ancora un paio di messaggi e, diverse proprio con la cifratura dopo, finalmente Nadia potè posare lo sguardo sull’informazione promessa. Un file pdf con tanto di allegato fotografico.

    Un colpo al cuore.
    Nadia sbloccò immediatamente il dispositivo per le comunicazione e si apprestò a inviare un’altra serie di messaggi cifrati al John Doe del momento, senza però cenno di risposta nell’immediato. Alla donna era bastato osservare il soggetto della foto, per comprendere quanto effettivamente fosse scottante tale informazione, sicché divenne quasi cruciale scoprire di più non solo sull’origine di quel fascicolo digitale, ma proprio della fonte.

    Chi era precisamente?
    Lavorava per loro, o a loro insaputa? Impossibile fregarli, doveva dunque trattarsi di un collaboratore. O di un altro, esperto informatore.

    Jenny e il resto della squadra passò subito alla verifica della fotografia e della sua non compromissione o alterazione, tutti sapevano della passione quasi morbosa di Nadia per tutto ciò che si potesse definire titanico. E anche a loro era bastato notare la presenza della Torre Nera sullo sfondo, per capire che la donna avrebbe optato per una totale segretezza del fascicolo, classificandolo come classe S e pretendendo una verifica su campo.

    Protocollo di classificazione informazione: S.
    Veridicità della fonte fotografica?

    Confermata. Nadia sorrise, ma di quei sorrisi che fai quando sei davvero, davvero felice. Jenny, ho bisogno di un favore. Questa annuì, cominciando ad amministrare tutti i dettagli della futura spedizione.

    Se non fosse che Nadia dovette interromperla, con stupore di tutti.

    Jenny, Jenny Jenny… l’altro favore.
    In che senso l’altro fav-OH DANNAZIONE. Chinò per un secondo la testa, immaginando con terrore ciò che avrebbe vissuto da lì a poco, quando avrebbe cioè badato alle tre bestiole di Nadia durante la sua assenza, e il tutto perché qualcuno le aveva inviato ESATTAMENTE CIÒ CHE ASPETTAVA. Che poi, il problema non era gestire Eve ed Ava ma quel dannato di Mimmo, esagerato in tutto.

    Nadia le rivolse un occhiolino, ringraziandola senza verbalmente ringraziandola, dopotutto Jenny era l’unica ad avere una copia della chiave del suo appartamento. Soltanto dopo, dichiarò a tutta la squadra che avrebbe partecipato personalmente alla spedizione iniziale, con l’intento di verificare di persona l’origine del veicolo in oggetto e comprende quindi cosa farsene di tale indiscrezione.

    Nessuno osò contraddirla per via della sua spropositata ammirazione e curiosità verso la cultura titanica, eppure tutti ignoravano una cosa, Jenny compresa: Nadia non era solo curiosa, si sentiva incondizionatamente attratta da tutto ciò avesse come soggetto la Torre Nera e la tecnologia titanica. Ne ignorava la ragione, ma aveva imparato a fregarsene di ciò non fosse in grado di controllare o spiegare. Di qualunque cosa si trattasse, prima o poi avrebbe ottenuto la giusta spiegazione. E magari questa era la sua occasione.

    CzdbbQF

    Fisico ● Perfetto
    Mente ● Perfetta
    Cloth ● /
    In Breve ● Insomma ci va di persona :asd:




    Edited by shiny magikarp - 21/3/2024, 09:53
     
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    Candlekeep Mysteries | post II
    szXdiHl

    La zona d'impatto si estende come una ferita bianca sul paesaggio innevato di Nadym, una distesa gelida che testimonia il duro contrasto tra natura e calamità tecnologica. Il clima rigido avvolge tutto, un velo ghiacciato che rende ogni movimento un combattimento, ogni respiro una sfida. La neve, candida e immacolata lontano dal sito, qui si mescola con scorie oscure e detriti metallici, creando un mosaico di desolazione e mistero.

    I resti di ciò che una volta dovevano essere oggetti di potenza titanica si ergono solenni tra i cumuli di neve. Frammenti di navi e dispositivi, sparsi caoticamente, narrano la storia di un disastro di proporzioni colossali. Ogni pezzo di rottame porta i segni di una tecnologia che sfida la comprensione umana, superfici lisce interrotte da incisioni indecifrabili e materiali che sfidano le intemperie gelide, rimanendo inquietantemente intatti.

    La luce del giorno, debole e lontana, filtra attraverso il velo di nuvole basse, gettando ombre irreali sui resti sparsi. La visione è surreale, un paesaggio da un altro mondo o un'altra era, stranamente silenzioso, come se la natura stessa trattenesse il respiro di fronte all'intrusione di queste reliquie alieni. Ma è il freddo, il freddo implacabile, che domina la scena. Si insinua attraverso ogni fessura, ogni apertura, un nemico invisibile che rende ogni esplorazione un rischio, ogni permanenza una prova di resistenza. Le condizioni climatiche avverse aggiungono un ulteriore livello di pericolo all'investigazione del sito, con il rischio di ipotermia che minaccia costantemente gli esploratori non adeguatamente attrezzati.

    Mentre i tuoi passi si insinuano silenziosi nella vasta distesa bianca, l'occhio attento non può fare a meno di notare i segni distintivi nella neve. Impronte che narrano storie non dette, tracce di passaggi recenti che si intrecciano e si dividono, lasciando un enigma non scritto sul candido manto che si estende davanti a te. Alcune appartengono a esseri umani, ne sei quasi certa, ma altre... altre portano il sigillo dell'ignoto, segni di entità non umane che solcano il ghiaccio, forse i corrotti di cui hai tanto sentito.

    La tua attenzione è poi catturata da un segnale inaspettato: un'analisi, semplice ma efficace, rivela una forte concentrazione di energia a circa un chilometro di distanza. Ma ciò che rende la situazione ancor più intricata è la presenza di una ventina di forme di vita in quella stessa direzione. Chi o cosa possano essere, rimane un mistero avvolto nel freddo silenzio dell'Artico. Il dubbio serpeggia nella tua mente, ma l'istinto ti spinge avanti, verso l'ignoto, verso il cuore del mistero che attende.

    E poi, c'è quel suono, quel sottile fruscio che sembra danzare nell'aria, un'onda radio che sfugge alla percezione dei tuoi compagni. Solo tu puoi sentirlo, un richiamo sottile che ti pervade, un messaggio cifrato destinato solo a te. Il tuo istinto ti dice che non è un caso; è una parte cruciale di questo puzzle complesso che si sta lentamente svelando davanti ai tuoi occhi.

    Note del Master
    Per prima cosa, vorrei che organizzassi il viaggio. Dimmi come ci vai, se sei da sola o se lo fai con una squadra. Tipo di attrezzature, risorse e quant'altro. Hai piena scelta narrativa, previo consulto col sottoscritto. Dopo di che, vorrei che mi spiegassi in che modo intendi approcciare la tua ricerca.

    Per ogni domanda, sai dove trovarmi.


     
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    NADIA REED
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    « parlato » pensato « parlato altri »
    Quella stessa sera, Nadia fu informata delle coordinate che indicavano il luogo in cui era stato ritrovato il singolare veicolo. Eagle integrò prontamente tali coordinate nel sofisticato sistema di geolocalizzazione, avviando così un intricato processo di individuazione della precisa posizione sulla vasta mappa interattiva che dominava la spaziosa sala. Quest'ultima, con la sua imponenza, offriva un palcoscenico ideale affinché tutti i presenti potessero immergersi nella ricerca, seguire con attenzione lo scorrere del cursore e concentrarsi sui dettagli emergenti. Progressivamente, mentre il sistema assimilava le informazioni e il cursore si avvicinava sempre più al terreno, la visione panoramica si trasformava, svelando una prospettiva sempre più dettagliata e coinvolgente rispetto al punto focale dell'interesse comune. E pochi minuti dopo, con un'aria di sospeso, il cursore si arrestò improvvisamente, tingendosi di un verde vivido che annunciava il compimento delle indagini: Nadym, Siberia.
    Nadia ne fu alquanto sorpresa.

    « Eeeeeeh? Siberia? »

    Tutti i presenti rivolsero lo sguardo verso Jenny, unica esclusa dall’imminente spedizione ma che in qualche modo aveva già anticipato il tumulto emotivo generale. Nadia non aveva mai affrontato luoghi così ostili durante le sue ricerche, anche se le spedizioni precedenti non era state affatto tranquille. Inspirò profondamente dal filtro della sua sigaretta, lasciandosi trasportare da un turbine di pensieri: un luogo dai freddi estremi, così remoto e fuori dagli schemi che un dubbio fondato si fece strada nella sua mente.

    « Tutto bene boss? »
    « Boss? Ti sembro Al Pacino? »

    Scosse la testa sorridendo, rassicurando poi Eagle sulla natura del suo improvviso silenzio; non avrebbe coinvolto gli altri nelle sue paranoie, semplicemente concluse che avrebbe ottenuto le risposte che andava cercando una volta raggiunta Nadym. E solo allora avrebbe compreso, forse, il perché di tale, apparente improbabile coincidenza.

    « Eagle, fai pure un resoconto delle attrezzature necessarie ad affrontare la spedizione. Non voglio impiegare troppe risorse ma voglio anche un lavoro pulito e rapido… mmh »

    Si soffermò brevemente, come se volesse scegliere le parole con cura. Non voleva correre pericoli inutili ma non poteva neppure affrontare una spedizione di quel tipo da sola. Eagle era una valida unità e sapeva che non avrebbe dovuto preoccuparsi della sua incolumità durante le ricerche: un ex soldato della task force americana con un forte senso di lealtà verso il suo superiore, fermo restando che Nadia non si considerasse affatto un generale, o un suo superiore in senso stretto. Tutti gli altri erano stati recuperati nei primi mesi di Armageddon, portati in salvo da punti sparsi del globo ed effettivamente estranei al concetto di “lavoro” come lo intendevano ora.

    « Jenny, avvia la comunicazione con gli altri punti operativi e assicurati di reclutare- » La sua voce trasmetteva un mix di ammiccamento e serietà, suggerendo che un eventuale rifiuto non sarebbe stato senza conseguenze. « due, no anzi, tre unità. Saremo in totale quattro, io ed Eagle in un Drone Pilota e altri due nell'altro; il terzo sostituirà Eagle qui al monitoraggio. » Jenny prese rapidamente nota e poi annuì, recandosi alla postazione di comunicazione. Il suo nervosismo era palese, in vista dell'avventura imminente a Nadym. Nadia si avvicinò silenziosamente, posando una mano rassicurante sulla sua spalla senza spaventarla ulteriormente. Jenny si voltò di scatto, ma il sorriso amorevole dell'altra la tranquillizzò. Entrambe si chinarono leggermente, sfiorandosi la fronte reciprocamente in segno di sostegno.

    « La ricerca inizierà domani. Eagle, per favore, monitora le condizioni climatiche a Nadym per una settimana intera, per precauzione. Poi, stabilisci un orario di partenza adeguato e comunicalo a Jenny, in modo che gli altri abbiano il tempo di raggiungerci e prepararsi. Inviami anche la lista delle attrezzature; voglio darvi un'ultima occhiata. »

    Consultò l'ora sul suo orologio digitale. Aveva ancora del tempo.

    « Ruben, i Droni Pilota dovrebbero essere già pronti e configurati. Non li usiamo da un po', quindi immagino che non necessitino di manuntazione, ma fammi sentire al sicuro, va bene? » Ruben annuì, togliendosi le cuffie e dirigendosi verso il deposito. Lanciò uno sguardo finale alla squadra, tutti al lavoro con efficenza. Nadia provò una sensazione di soddisfazione e gratitudine: erano cresciuto da quel fatidico giorno, avevano studiato e lavorato sodo insieme per raggiungere obiettivi comuni e sopravvivere a tutta la merda lì fuori. Dodici anni dopo, erano ancora uniti e operativi.

    Salutò quindi la squadra e si diresse verso casa, dove la attendevano Eve, Ava e Mimmo, con le loro fusa e le code vibranti di eccitazione. Passò del tempo con loro come al solito, prima di ogni spedizione potenzialmente mortale, consapevole che Jenny si sarebbe presa cura dei gatti in modo impeccabile. Tuttavia, lasciarli e allontanarsi, ogni volta, non era mai stato facile.

    « Sei il più appiccicoso di tutti, vero Mimmo? Ma si che la mamma è qui, mamma torna presto, e pspspspspsps »

    Un paio d'ore più tardi, ricevette la lista delle attrezzature da parte di Eagle. Esaminò attentamente ogni dettaglio e in pochi minuti confermò che tutto il necessario era presente.
    La serata giunse al termine, e lei non poté fare altro che cercare di riposarsi prima della partenza. Un riposo agitato, carico di tensione, non tanto per la natura della ricerca, ma per l'idea che finalmente avrebbe avuto tra le mani un artefatto titanico, il suo obiettivo più grande degli ultimi anni. Qualunque cosa fosse, qualunque fosse il suo stato di conservazione, Nadia non avrebbe fatto ritorno a casa senza quel maledetto veicolo alieno. Aveva bisogno di qualcosa che potesse catturare l'attenzione dei Titani, per ottenere le risposte che cercava da così tanto tempo.

    {Nadym, Sibera - ore 11.23}

    oBl2ssk

    Un inferno ghiacciato oltre ogni immaginazione si stagliava davanti a loro. I rapporti di Eagle non avevano mentito: Nadym era avvolta in una tempesta di neve e vento implacabile, destinata a durare non solo per tutta la settimana, ma per un mese intero. Le condizioni meteorologiche erano così estreme che i droni pilotati da Nadia non erano in grado di raggiungere il sito dell’impatto, non senza mettere in pericolo l’intera squadra. Nadia non avrebbe mai permesso ai suoi compagni di mettere a repentaglio le loro vite, soprattutto considerando che avevano accettato di partecipare a un’impresa così rischiosa.

    I veicoli a disposizione della donna erano il risultato di un vecchio contratto con un cliente attivo nel settore tecnologico, con cui era rimasta in contatto dopo l’Armageddon. Capolavori di ingegneria avanzata progettati per offrire viaggi rapidi e sicuri anche attraverso i paesaggi più intricati, il tutto con un comando da remoto. Dalle dimensioni compatte e dall’aspetto soggettivamente lussuoso, erano dotati di ali retrattili che consentivano una manovrabilità eccezionale durante il volo. La fusoliera era costruita con materiali compositi ultra-leggeri ma incredibilmente resistenti, garantendo sia leggerezza che protezione da temperature estreme e ogni altra perturbazione o minaccia esterna. Il sistema propulsivo era alimentato da motori a reazione ad alta efficienza, supportato da un sofisticato sistema di stabilizzazione e controllo automatico per garantire un’esperienza di volo fluida e confortevole. Dotati anche di avanzati sistemi di navigazione e sicurezza, monitoravano costantemente le condizioni atmosferiche e il traffico aereo circostante - progettati e migliorati pre-Armageddon e il brevetto era stato approvato prima della massiccia scomparsa del genere umano - . Infine i sensori a ultrasuoni e le telecamere ad alta definizione, che consentivano manovre precise e reattive in qualunque situazione.
    Aveva dei difetti? Probabilmente uno solo: il poco spazio a disposizione all’interno del drone, ma nella totale gratuità dello scambio Nadia non ebbe facoltà di lamentarsi.

    In ogni caso questo droni, sospesi nell’aria, si fermarono nel solo punto in cui era possibile la discesa. Prima di proseguire, Nadia attivò il sistema di comunicazione dei caschi, dotati di un’IA di ultima generazione.

    « Qui Nadia, ascoltate tutti attentamente: non appena atterreremo, attiveremo immediatamente la scansione perimetrale dell’area circostante. Dobbiamo capire se la zona è sicura o se dobbiamo prepararci a difenderci. Poi, mappiamo il percorso più breve. Ma… cosa è questa interferenza? » Scosse la testa, infastidita, chiedendo se anche gli altri avvertivano lo stesso problema. Nessuno dei tre confermò l’interferenza, quindi Nadia ipotizzò un malfunzionamento temporaneo del suo casco. « Va bene, avete capito. Andiamo. » Il portello inferiore del drone si aprì con un suono secco, e i quattro ragazzi cominciarono letteralmente a precipitare da un'altezza media di cinque o sei metri. Una fune resistente ma flessibile era ancorata da una estremità al drone, dall’altra ad un gancio posta sull'armatura di ognuno di loro. Tali armature erano state brevettate dagli stessi ingegneri dei droni, ergo stessi materiali ultra-leggeri e resistenti per una adeguata difesa senza però pregiudicare agilità e mobilità. Dal design unico e in buona parte personalizzabile, le protezioni di tali armature erano dotate di sofisticati sistemi di difesa attiva, come campi energetici deflettori in grado di deviare o assorbire l’impatto di proiettili e attacchi energetici. I caschi, come già anticipato, erano dotati di visori con display olografico e IA integrata, per una visione panoramica del campo di battaglia e delle informazioni tattiche in tempo reale.

    In ogni caso, una volta a terra, Nadia e gli altri furono allegoricamente divorati dalla candore della neve: protagonista principale della scena, persino la già debole intensità della luce del sole aveva ceduto il posto al freddo di quell’atmosfera, scalfendo a malapena il velo di nuvole sopra le loro teste. Se non avessero avuto a disposizione l’IA dei visori, sarebbero stati ingoiati - non più metaforicamente - dal ghiaccio.

    « V.I.S.I.O.N., attiva mappatura periferica. »
    • EstEnSioNe? •
    « Massima. »

    V.I.S.I.O.N., acronimo di Visual Interface System Integrated Onto Navigators, avviò la procedura di scan della zona circostante, rivelando in un battito di ciglia la posizione esatta del sito in cui avrebbero dovuto cercare e trovare la reliquia in oggetto. Il sistema olografico integrato disegnò perfettamente le sagome di ogni superficie solida incontrata, dando la possibilità ai quattro avventurieri di procedere proprio in linea retta senza particolari ostacoli, se escludiamo il forte vento e la tempesta di neve, attraverso cui era possibile muoversi anche grazie alle torce in dotazione, anch’esse frutto delle stesse menti eccelse citate in precedenza. La luce prodotta da tali torce - continua, strobo oppure SOS, a seconda delle necessità - si regolava automaticamente in termini di luminosità, fornendo all’utilizzatore una visione più nitida dell’ambiente dinanzi a sé.

    Proseguendo verso la direzione indicata dall’IA, Nadia e il gruppo giunsero dinanzi ad un altro spettacolo inaspettato, uno spettacolo solo se visto con gli stessi occhi della donna: in poche parole, un cimitero di bellezze e unicità titaniche. Imponenti monumenti di civiltà aliene per un comune essere umano, corrose dal tempo e dimenticate dalla memoria collettiva, ma che neppure la neve, il tempo o la memoria riuscivano a cancellare definitivamente. Nadia non riusciva a pensare ad altro, parve quasi dimenticare la ragione per cui fosse lì, non poteva far altro che passeggiare e ammirare rispettosamente gli antichi resti di un’epoca allo stesso tempo andata ma mai completamente andata.
    Resti di edifici massicci che, un tempo, si ergevano sopra il paesaggio circostante, le forme architettoniche eleganti e le linee pulite, e le curve fluide. Erano pregne di tecnologie avanzate ma ormai in disuso, futuristici pannelli solari ad alta efficienza, circuiti elettronici intricati e sistemi avanzati di difesa inattivi.

    « Nadia. » Riusciva persino a scorgere i resti di dispositivi di trasporto ultraterrene, armi imponenti e purtroppo non più recuperabili, ma anche strumenti di comunicazione interdimensionale e altri manufatti sconosciuti e mai studiati, mai neanche sfiorati per paura delle possibili conseguenze. « Nadia... » Tali rovine, gli amabili resti e tutto il contorno davano vita a un paesaggio surreale e suggestivo. Le architetture erano in parte distrutte e consumate si, ma anche ricoperte dalla vegetazione locale selvaggia. La debole luce del giorno filtrava attraverso i detriti, la più piccola crepa e insenatura di quell’immenso arsenale senza tempo, creando giochi di luce e ombra che conferivano alle rovina un’atmosfera misteriosa e avvolgente. « Sei sicuro che sia ancora con noi, Eagle? … Signorina Nadia? … » Eppure, tutta questa bellezza, questa imponenza e autorità apparteneva a una civiltà un tempo fiorente, al momento in rapida crescita dopo secoli di inattività e ombra ma ancora perduta. E ciò procurava alla donna anche un senso di desolazione e malinconia, una nostalgia immotivata poiché era impossibile sentire la mancanza di qualcosa che non era mai stata in tuo possesso. Ma era così, e Nadia se ne sentiva ancora più attratta, e non solo per via dell’incessante fruscio nella sua testa e nelle sue orecchie il quale, per quanto effettivamente fastidioso, pareva crescere assieme alla sua inspiegabile curiosità.

    « NADIA REED! » La voce grave di Eagle tuonò su Nadia in pieno viso, proprio come una sonora sberla; la donna si destò dal suo momentaneo stato di incoscienza cosciente, e rinvenne appena in tempo per seguire con lo sguardo il dito dell’uomo che puntava verso il basso: orme.
    Non le loro, non solo quelle di un altro umano passato da li in precedenza, neppure quelle di uno delle creature terrestri di collettiva conoscenza.
    Sentì di dover pesare con cura le parole dei propri pensieri, poiché nulla di simile era stato mai osservato, nulla che riecheggiasse nel caos dei suoi ricordi.

    « Vi chiedo scusa, mi sono persa ancora in uno dei miei sogni lucidi. In ogni caso, queste orme sembrano fresche e così profonde che neppure la neve è riuscita ancora a coprire del tutto… Che siano corrotti? » All’unisono annuirono dubbiosi, dopotutto V.I.S.I.O.N. li avrebbe avvisati se

    • ATTENZIONE: rIleVaTe TrACce CoSMIchE iN Un rAggIO Di UNo CHiloMeTrI •

    I gemelli Corcione sussultarono, Eagle e Nadia si scambiarono una rapida occhiata.

    « Attiva scansione termo-cosmica. Raggio di estensione: due chilometri. »
    • RicEvUtO, ScAnsIoNE UlTiMaTa iN TREDICI SeConDi. •

    Nadia sorrise ai gemelli, scuotendo la testa con fare rassicurante; la ricerca poteva rivelarsi pericolosa ed era necessario prendere tutte le precauzioni del caso. Se le orme rinvenute fossero appartenute a orde di corrotti, e se questi avessero proceduto a passo spedito verso la stessa direzione, Nadia avrebbe dovuto ponderare una decisione di importanza cruciale: nulla, neppure un veicolo titanico recuperabile e utilizzabile, valeva la vita della sua squadra. Neanche la remota ipotesi che quel veicolo le permettesse di conoscere uno di loro.

    Se solo quel fruscio metallico le avesse dato tregua, avrebbe avuto la mente più sgombra e i pensieri le sarebbero nati con più tranquillità, e lei avrebbe potuto ponderare meglio il da farsi. Continuare a chiedersi se gli altri potessero udirlo sarebbe stato inutile, concluse, poiché nessuno si era difatti, ancora lamentato. Acufene? No.
    Scommetteva che avesse a che fare con la traccia cosmica rilevata dall’interfaccia, e non vi era prova a riguardo, ma neppure del contrario.

    • RaPPoRtO sCanSiOnE: UnITà CoMpAtiBiLi: VEntUnO. •

    Nell’esatto istante in cui l’interfaccia emise il verdetto della scansione, il rumore metallico nel suo cervello si fece più importante e cattivo, tanto che Nadia parve di avere un martello pneumatico nel lobo frontale. Eagle congedò l’interfaccia e si rivolse a Nadia, in attesa di istruzioni; i gemelli fecero altrettanto, anche se con un velo di titubanza.

    E in quel vortice di pensieri misto alla sensazione di avere, ora, mille aghi nel cervello, Nadia non sentiva di essere abbastanza in forma da partorire un imperativo inopinabile. Non sapevano a cosa andavano incontro, ventuno unità rilevate potevano significare molte cose: corrotti, umani da trarre in salvo da gruppo di corrotti, davvero, qualunque cosa. E quella sola, unica traccia cosmica così tanto intensa da essere rilevata quasi subito dall’interfaccia non era altrettanto promettente: queste terre non erano di nessuno, stando agli ultimi rapporti sui gioghi dei santi, ma chi poteva ben dirlo?

    « Nadia, so che è una situazione delicata ma »
    « V.I.S.I.O.N., attiva protocollo di rientro unità: Sasha e Teresa Corcione. »
    « COSA!? » Un po’ feriti nell’orgoglio, seppur non propriamente contrari alla sua decisione, i gemelli tentarono comunque di far desistere Nadia dalla sua decisione. L’esito fu negativo. « Non rischierò la vita di due giovani e promettenti ragazzi per un mio capriccio. La situazione è delicata ma chiara: più avanti correremo rischi in qualunque caso, e tra noi solo Eagle ed io conosciamo dal vivo gli orrori della Corruzione. Il vostro futuro è promettente, e il mio dovere di Leader è quello di ammettere quando il vento non è favorevole ed è ora di levare le ancore. » « Nadia, non significa niente quello che hai detto. » Eagle percepì il peso di uno sguardo omicida sulle spalle. « Ahahahahahah » I gemelli si guardarono negli occhi, forse chiedendosi la stessa cosa. Se lo stava chiedendo anche Eagle, che però sorrise. « Se crepiamo tutti e quattro, i Droni Pilota non potrebbero più essere recuperati. Tornate a casa, salite su entrambi i veicoli e non osate tornare indietro neppure sentiste il boato di un ordigno esplosivo. »

    Riluttanti I ragazzi fecero marcia indietro e, in silenzio, si diressero verso i veicoli. Nadia attese con mascherata impazienza che prendessero quota e poi velocità. Solo allora, tirò un bel respiro che inumidì il visore del suo casco.

    « Hai fatto la scelta giusta. »
    « Eh. »

    Eagle posò una mano sulla spalla di Nadia, poi insieme posarono lo sguardo verso il punto indicato in precedenza dall’interfaccia.
    E intanto, il fruscio nella sua testa divenne meno doloroso. Come se scegliere di dirigersi verso la fonte di quel potere avesse permesso di allentare la sua presa. Sempre presente, ma meno intensamente.





    CzdbbQF

    Fisico ● Perfetto
    Mente ● Perfetta
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    Nadia, il gelo che ti circonda non è nulla confrontato al freddo che ti assale l'anima di fronte a questa scena di desolazione e terrore. Tu ed Eagle siete soli, due minuscole scintille di vita in un deserto di ghiaccio e morte. Ma non siete impotenti. La vostra decisione è stata presa: avanzare, nonostante il pericolo, nonostante l'oscurità che vi circonda.

    In the heart of the night, beneath the starry cloak,
    There's a path waiting, a destiny marked.
    Each step a story, each choice a hue,
    Under the moonlight, I find my fervor.



    I sensori zumbano lievemente, una presenza confortante nel silenzio assordante che avvolge il paesaggio. Vi guidano, luci nel buio, tracciando un percorso attraverso il disastro. Con ogni passo, la realtà di quello che vi circonda diventa più chiara, e più spaventosa. Gli squarci sulle carcasse metalliche, profondi e brutali, sono testimoni muti di una lotta disperata, di un attacco feroce che ha lasciato solo morte al suo passaggio. Il liquido nerastro che macchia la neve è come l'inchiostro di un incubo, tracce di una vita che sfida le leggi della natura, una vita corrotta e maligna. Mano a mano che ti avvicini, il tuo cuore batte all'unisono con un ronzio che diventa sempre più intenso, una melodia che sembra chiamarti, parlarti direttamente all'anima. È una voce familiare e allo stesso tempo completamente estranea, un canto di sirena che promette verità, o forse solo la fine.

    Under the moon, I will dance,
    Towards the destiny, that called me.
    Guided by the night, by its profound mystery,
    I follow the light, in the world's most beautiful journey.



    E lì, davanti a te, la fonte di tutto: le creature, angeli caduti corrotti, la loro bellezza un tempo divina ora deturpata in un incubo di carne e ossa. Le loro grandi ali, una volta simbolo di purezza, sono ora macchiate e deformi, piene di occhi che non vedono luce, solo tenebre. Le escrescenze sul loro viso, maschere di dolore, nascondono ogni traccia dell'essere che una volta erano, lasciando solo una bocca, un abisso da cui sembra emergere solo fame e disperazione.

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    Eagle ti guarda, nei suoi occhi c'è la determinazione, la stessa che senti bruciare dentro di te. Dovete avvicinarvi, ma come? Un diversivo è l'unica possibilità. Potresti usare i sensori per creare un disturbo, un segnale falso che li attiri lontano dalla navicella, o forse c'è qualcosa nell'ambiente che puoi sfruttare, un modo per utilizzare questo paesaggio mortale a tuo vantaggio. Decidi, Nadia. Il tuo istinto ti ha portato fin qui, e ora deve guidarti oltre. Ricorda, in questo mondo gelido e corrotto, la tua intelligenza, la tua astuzia sono le tue migliori alleate. Con Eagle al tuo fianco, preparati. È il momento di agire, di fare la tua mossa in questo gioco mortale. Scegli il tuo percorso con cura, ogni decisione può essere l'ultima. Ma sappi che, nonostante il pericolo, non sei sola. La melodia misteriosa, la voce che senti, è forse un segnale, una guida verso il tuo destino.

    Among the whispers of the wind, and the secrets of the sea,
    There's a path of love, and of ancient flight.
    The moon guides me, through the darkness and the pain,
    Towards the land of dreams, where love is born.



    Di fronte a te, avvolta da una ragnatela di enigmi e misteri, giace la navicella – l'oggetto delle brame di quegli angeli caduti. La loro frustrazione è palpabile, un'aura tangibile di rabbia e disperazione che si scontra con la barriera invisibile che li separa dal loro obiettivo. Attraverso gli occhi dei tuoi sensori, vedi ciò che a loro è precluso: due forme di vita, due speranze o due destini incapsulati in quella struttura aliena. Il canto, quella melodia che sembra parlarti direttamente all'anima, ti guida, ti implora di avvicinarti.

    La situazione ti pone davanti a un enigma, Nadia. Questa navicella, chiaramente oggetto di desideri oscuri e terribili, contiene qualcosa – o qualcuno – di inestimabile valore. La ragnatela che la circonda, più di una mera protezione fisica, sembra essere una barriera tra due mondi, tra il caos e un santuario inaspettato. La sensazione che ti pervade è inesplicabile, un'attrazione che va oltre la logica, oltre il comprensibile. Sentirsi invitata in un luogo così inspiegabilmente protetto sfida ogni ragionamento, eppure, è proprio lì che la verità del tuo cuore trova la sua voce: tu appartieni a quello spazio, oltre la barriera, al di là delle minacce che ti circondano.

    Il tuo cuore batte all'unisono con la melodia, ogni nota un passo, ogni accordo un soffio di coraggio. E mentre ti prepari ad agire, ricorda: in questo mondo di oscurità, la luce della conoscenza è la più grande delle tue alleate. La navicella ti chiama, Nadia, e con essa, il tuo destino. Muoviti con grazia, con intelligenza, con coraggio. Il cammino che ti attende è seminato di pericoli, ma anche di verità. È il momento di scoprire cosa si cela al di là di quella ragnatela, di confrontarsi con il destino che quella melodia promette.



    Note del Master
    Molto bene, la situazione è abbastanza chiara in effetti. Trovi la fonte delle brame tue e dei caduti. Sono davvero molto brutti e li classificherei come pericolo S+ se vogliamo essere onesti. Decidi come muoverti, in che modo agire, e che vuoi fare. Se intendi avanzare, metti su un piano sensato in cui entri nella capsula. Per me puoi anche urlare come una pazza e correre fortissimo fino ad entrare, ma insomma non sarebbe il massimo.

    Piccola nota: la musica ti guida, ti parla e ti chiede disperatamente di entrare. Nel momento in cui, riesci ad arrivare a toccare la strana ragnatela, ferma il post dicendo che ti senti avvolgere da quei fili e trascinare all'interno. Per ogni cosa, sai dove trovarmi.




    Edited by Gaz - 24/3/2024, 22:44
     
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    NADIA REED
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    Nadia e Eagle, immersi in un paesaggio d'avventura e incertezza, avanzarono insieme, tessendo la trama di un viaggio attraverso terre selvagge e ostili. Senza concedersi alla morbidezza dei sentimenti, i due procedevano con passo deciso, impegnati nel tracciare un percorso che fosse simultaneamente breve e sicuro, superando ostacoli e difficoltà legate non solo al terreno accidentato ma anche alle avversità climatiche. Il freddo pungente che permeava l'aria non era soltanto una sfida fisica, ma anche un test per la loro resistenza mentale e il loro spirito combattivo. Tuttavia, anche in mezzo alle avversità, il pensiero dei due gemelli rimaneva presente nella mente di Nadia, che si interrogava costantemente sulla correttezza delle sue valutazioni e sulle aspettative che aveva nutrito nei confronti di quei giovani.

    La figura di Eagle, al suo fianco, rappresentava un punto di riferimento fondamentale. La sua esperienza, accumulata nel corso degli anni, si dimostrava preziosa in ogni momento, offrendo sostegno e guida in situazioni critiche. Ex tenente, egli si avvicinava al termine della sua carriera militare, con il desiderio di ritornare finalmente alla sua famiglia: Vivianne, casalinga, e Dorothy, una bambina vivace e piena di energia. La perdita e la sofferenza causate dall'Armageddon avevano segnato profondamente la sua vita, spingendolo a lottare con determinazione per la sopravvivenza, resistendo con fermezza alla minaccia della Corruzione che si era diffusa in ogni angolo del mondo. E quando i loro sguardi s'incrociarono per la prima volta, Nadia scoprì una profondità di comprensione e un'intesa silenziosa che superava le parole. In quel momento, entrambi seppero di non poter ignorare le sensazioni che li univano, una sorta di connessione istintiva che andava al di là delle apparenze e delle circostanze. Eagle incarnava tutto ciò che Nadia non era, e viceversa: le loro diversità si trasformavano in un equilibrio armonioso, che rendeva il loro legame unico e indissolubile.

    Non si trattava semplicemente di colleghi o collaboratori occasionali, ma di due anime che si erano trovate e si erano intrecciate in un destino comune. La loro relazione non poteva essere definita in termini convenzionali, poiché trascendeva le limitazioni del linguaggio e si manifestava attraverso gesti, sguardi e silenzi significativi.

    Nonostante la reciproca attrazione fosse palpabile, Nadia ed Eagle non erano amanti nel senso tradizionale del termine. C'era una sorta di rispetto e ammirazione reciproci che li legava, alimentato da un'intesa profonda e una complicità che andava al di là delle parole. Forse era questo il segreto della loro connessione, la capacità di comprendere e accettare l'altro senza giudizio o pregiudizio, abbracciando le differenze e trovando la bellezza nella diversità.

    Nadia non avrebbe desiderato nessun altro, se non Eagle, accanto a sé in questa pericolosa spedizione.
    E così, nella vastità dell'invernale deserto, i due si muovevano con determinazione, avvolti dall'implacabile abbraccio del gelo. Il vento, come un artista malinconico, danzava tra le loro figure mentre la neve, con il suo scricchiolio monotono, accompagnava ogni passo. Nadia e Eagle, inesorabilmente soli nel vasto mare di candore, si aggrappavano al loro unico faro di speranza: V.I.S.I.O.N., il sistema intelligente che, con la sua precisione implacabile, li guidava verso la salvezza. In mezzo a un paesaggio che sembrava essere stato cancellato dalla Corruzione, la coppia cercava un varco attraverso il gelo. Non c'era nulla tranne neve e silenzio, eppure i loro cuori battevano all'unisono, alimentati dalla speranza e dalla determinazione. E quella implacabile melodia che risuonava soltanto nella mente e nel cuore di Nadia, sempre più abituata alla sua presenza ma ancor più curiosa di capirne l'origine.

    I contorni degli alberi si stagliavano come scheletri spogli contro il cielo grigio, mentre la vegetazione, soffocata dal manto di neve e dalla gelata, giaceva immobile. Era un paesaggio desolato, un regno di silenzio interrotto solo dal fruscio del vento e dallo scricchiolio della neve sotto i piedi dei viaggiatori. Nonostante le avversità, Nadia e Eagle proseguivano, consapevoli che anche nel cuore dell'inverno c'era vita e speranza. La loro fiducia in V.I.S.I.O.N. era incontestabile, eppure non potevano fare a meno di sentirsi soli, come due fiammelle tremolanti in mezzo alla tempesta.

    Era solo grazie al cimitero titanico che riuscirono a mantenere la direzione. Le imponenti strutture di metallo, erette come guardiani silenziosi del passato, indicavano loro la via attraverso il mare di neve. Senza di esse, si sarebbero persi nel biancore infinito, condannati a vagare per l'eternità senza meta. V.I.S.I.O.N. continuò a scandagliare il percorso senza sosta, il suo sottile ronzio come un'ancora di tranquillità nel caos assordante che avvolge il panorama. Ad ogni passo, però, la crudezza della realtà si fa sempre più evidente, sempre più spaventosa.

    « Ma che... » Le scalfitture sulle macchine distrutte, profonde e crudeli, sono silenziosi testimoni di uno scontro disperato, di un'aggressione brutale che ha seminato solo morte nel suo risveglio. Un'oscura chiazza a macchiare la purezza della neve; non era olio o neppure grasso liquido (in ognuno dei casi il liquido si sarebbe congelato, e questo non lo era), piuttosto prova biologica di chissà quale spaventosa e sconosciuta creatura passata da lì prima di loro. Una vita corrotta e malvagia.

    « V.I.S.I.O.N. avvia analisi del campione » Da una delle tasche dell'armatura estrasse una piccola provetta con incluso strumento di raccolta. « e scansione database per classificare provenienza e origine. » Raccolta una piccola quantità di quel liquido color pece, agitò poi la provetta dinanzi al visore, lasciando che l'IA avviasse la scansione come da manuale. Ci vollero una manciata di secondi prima che l'analisi fosse completata. Brutto segno.

    ๏ ErRoRe: NoN PResEnTe. ๏ Nadia arricciò lievemente le labbra, temendo il risultato ancor prima dell'analisi ma comunque preoccupata per l'esito. Non sapere contro chi avrebbero potuto imbattersi non aiutava i suoi tentativi di imbastire efficaci strategie difensive e/o di fuga situazionali.
    Scosse la testa, proseguendo il tragitto designato. E intanto, la musica nella sua testa entrava in sintonia col battito del suo cuore, una melodia che parlava direttamente all'anima e la chiamava a sé, proprio come una Sirena con i suoi famosi navigatori, e una cosa l'aveva ormai compresa: più si avvicinava alla meta, più questa melodia si faceva confortevole.
    Una melodia misteriosa ma quasi piacevole, un segreto che Nadia custodiva gelosamente nonostante il suo rapporto con Eagle.

    ๏๏๏ ARRESTARE IL PASSO, PERICOLOPERICOLOPERICOLO ๏๏๏

    Se il sistema d'allarme avesse emesso un reale e sonoro allarme all'esterno, la fonte percepita da V.I.S.I.O.N. avrebbe scoperto la loro posizione e sarebbero entrambi morti, con tante grazie all'IA. Il tutto per rendere l'idea di ciò che dovettero subire le povere orecchie dei due informatori, che subito si fermarono e accovacciarono, come da protocollo in caso di pericolo rilevato. E Nadia non dovette neppure chiedere a V.I.S.I.O.N. di fornire immagine olografica del pericolo, poiché questo era più che palese.

    Era proprio davanti ai loro occhi, a pochi metri di distanza.

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    Impossibile comprendere cosa potessero essere, poiché impossibile distogliere lo sguardo dalle loro figure, tanto spaventose quanto ammalianti nonostante il loro, macabro aspetto: creature? angeliche presente ora corrotte e decadenti, testimoni di una bellezza celestiale tramutata in orrore e non-morte. Sagome nere definite dotate di ali imponenti ma macchiate e contorte, contornate da occhi insonni, testimoni di oscurità senza fine. E i loro volti, solida distorsione di palese dolore, che celavano lo splendore di un tempo che fu, e che ora lasciavano spazio ad una bocca candida e spaventosa, un abisso pronto a divorare qualunque cosa entrasse nel proprio campo visivo.

    Potremmo essere noi il loro pasto, ci scommetto che quella bocca potrebbe risucchiare un essere umano semplicemente volendolo.

    Un pensiero di terrore scorreva nelle vene di Nadia, un gelido brivido che serpeggiava lungo la sua schiena, non tanto per il freddo clima di Nadym quanto per qualcos'altro. Eagle, fino a quel momento taciturno, suggerì silenziosamente l'attivazione della scansione perimetrale, senza però avviare la configurazione olografica. Nadia annuì in accordo, temendo che persino un sibilo potesse attirare l'attenzione delle creature su di loro.

    ... Nadia strinse con fermezza il braccio di Eagle, senza proferire parola. La sua presa si fece sempre più intensa, fino a quando l'IA completò la scansione. E anche dopo il suo completamento, continuò a stringere.
    Lì, circondata dalle creature generate dall'odio di questo mondo o da qualche altra forma di male post-Armageddon, LEI era lì. LA VEDO NADIA, BASTAAAA ma sottovoce e trattenendo le lacrime.

    Il veicolo che cercavano era proprio davanti a loro, l'oggetto del desiderio non solo di Nadia, ma sembrava anche delle forze angeliche corrotte. Per un istante, la donna scacciò il pericolo che quelle creature rappresentavano, focalizzandosi sul meraviglioso ritrovamento. La loro brama era tangibile nell'aria, una densa aura di rabbia e disperazione che contrastava con qualcosa che li teneva a distanza dal loro obiettivo - fortunatamente per gli altri due. Ma perché?
    Cosa impediva a quelle creature di avvicinarsi alla navicella?

    V.I.S.I.O.N. intensificò la scansione dell'area, seguendo le istruzioni di Nadia per estendere e applicare il sensore. Ciò che scoprì fu ancora più sorprendente di quanto già conosciuto: la navicella stessa, fulcro della ricerca di tutti, nascondeva qualcosa - o forse qualcuno - di valore inestimabile. Dopotutto, cosa potevano desiderare le orride creature da quel colossale relitto? Non cercavano il rottame in sé, ma ciò che custodiva al suo interno, e ora anche Nadia lo desiderava ardentemente. La barriera che teneva lontane le creature dal bottino era una sorta di groviglio lattiginoso, simile a una ragnatela gigante, invisibile ai loro occhi e dunque impossibile da superare o distruggere. Questo costituiva un vantaggio per i due umani venuti da lontano, su indicazione di un John Doe che poteva essere chiunque, perfino un impostore. Nadia non avrebbe mai seguito le istruzioni di un impostore, ma non poteva negare il successo del suo istinto. O meglio, il successo nel seguire la melodia fino alla fine di questa missione. Una melodia che sembrava ora provenire proprio dal cuore del veicolo, ancora più seducente e avvolgente.

    Come vuoi procedere?
    « Devo raggiungere il centro di quella navicella, Eagle... »
    Devi? Singolare? Se c'era una cosa che Nadia poteva fare tranquillamente, era esser schietta con Eagle in qualunque situazione. « Sì, devo... Non so come spiegartelo, ma temo che non ci sarà possibilità per entrambi di raggiungere il nucleo di quell'artefatto. Hai visto anche tu cosa nasconde, e cioè qualcosa di potente e misterioso, sta chiamando me e soltanto me. Vuole me, e io voglio lei, lui... loro. » Eagle comprese, in silenzio, e non aggiunse altro.
    Si fidava di lei e delle sue decisioni, tra l'altro difficilmente opinabili, anche per lui.

    E nel giro di quelli che si possono considerare istanti, attimi non definiti, i due avrebbero messo in atto il loro piano: la scansione ancora attiva cercò di individuare una piccola breccia nel groviglio che circondava il nucleo della navicella, uno momento in cui la barriera invisibile alle creature poteva lasciare spazio di manovra da parte di Nadia; Eagle, nel frattempo, dopo un'attenta osservazione della landa attorno e dopo aver individuato un punto ben preciso e ben lontano dalle stesse creature, imbroccando il suo IonCannon - un fucile con camera di fusione al plasma - avrebbe sparato una serie di colpi ben precisi al mucchio di alberi spogli e rocce ricoperte di neve alla sua destra, spostandosi alla velocità massima verso destra per catturare dunque l'attenzione delle angeliche creature. Non le avrebbe affrontate direttamente, aveva ricevuto l'imperativo assoluto da Nadia poiché era impossibile classificare la loro pericolosità, e una volta attirati il più lontano possibile - quel tanto bastasse a Nadia per compiere la sua mossa - Eagle si sarebbe letteralmente nascosto sotto la neve, sfruttando il già attivo sistema di mimetizzazione ambientale ma anche le basse temperature per abbassare quella corporea, nel caso in cui le creature avessero la capacità di seguire il bersaglio termicamente.

    Nadia, una volta cominciata l'azione di Eagle e controllato attraverso il visore che le creature avessero abboccato, perdendo temporaneamente di vista la navicella, che avesse individuato oppure no una breccia nel sistema difensivo del nucleo avrebbe attivato i suoi Scalatori Astrali, ennesimo gioiello di raffinata ingegneria umana. La loro capacità di aderire perfettamente a qualunque superficie con una presa precisa e formidabile era perfetta, ma la vera chicca consiste in una serie di sofisticati generatori di campo gravitazione integrati nelle suole, che consentono all'utilizzatore di muoversi con agilità e velocità superiori* alla norma, praticamente sfidando la legge di gravità. A Nadia sarebbe dunque bastato scattare velocemente nella direzione stabilita, sicura che Eagle avrebbe continuato a distrarre le creature per poi mettersi riparo, una lama percorsa da tensione elettrica e dalla precisione chirurgica nella mano sinistra - quella dominante - e pronta a disfarsi della ragnatela e permettere alla donna di penetrare il nucleo e raggiungerne il contenuto.

    Un piano pericoloso, il loro, ma anche l'unico che potesse fornire una via di fuga a entrambi, in caso di fallimento. Ogni altra alternativa si era conclusa, nelle loro menti, con la morte di almeno uno di loro e, per quanto Eagle non avesse paura di tale risultato, Nadia non aveva ovviamente intenzione di perdere unità. Non lui, poi.
    Si prese ancora del tempo per completare la scansione, sebbene cominciasse a perdere le speranze su un possibile esito positivo, poi guardò una ultima volta Eagle negli occhi.

    « Eagle, io »
    Sono pronto, boss. Sorrise, e Nadia seguì.
    Poi, attivati i sistemi di mimetizzazione ambientale, annuirono a vicenda.

    sQLhBDK

    Eagle scomparve dal campo visivo di Nadia dopo la prima esplosione; la donna vide l'aria attorno alla sua figura incresparsi e, in quella increspature, intravide la sua figura sempre più lontana, segno che gli Scalatori e i Sensori di Mimetizzazione Ambientale stessero funzionando.
    Vi fu una seconda esplosione, poi una più piccola sempre più ravvicinata, e proprio in quell'istante il visore emise un piccolo ronzio. Nadia si concentrò sull'obiettivo, seguendo l'esito di V.I.S.I.O.N. e lasciando a Eagle il resto dell'operazione. Le creature malefiche avevano abboccato e si stavano allontanando, la breccia in cui i due umani avevano sperato era proprio lì, sotto gli occhi della donna. Davanti a lei, perfetto! Pensò.

    Oh, misteriosa melodia... Sto arrivando.
    Attivò gli Scalatori Astrali e, soltanto dopo aver attivato anche la Lama Fulminea, scattò rapidamente in linea retta, fermando quasi il tempo e il moto attorno a sé. Tutto si mosse più velocemente durante quelli che furono secondi, ma la melodia nella sua testa non cessò neppure quando fu così vicina a quella sostanza lattiginosa da poterla toccare. Era lì, a pochi centimetri dal nucleo, vicinissima a ciò per cui era partita, rischiando la propria vita e quella di chi aveva deciso di seguirla.

    NON. INTENDO. FERMARMI. E proprio a loro, doveva la sua gratitudine.
    Per loro, non avrebbe più esitato: tese la meno che impugnava la lama per recidere i fasci bianchi e creare un'apertura il più in fretta possibile, non osava voltarsi per paura che le creature l'avessero scoperta e, scoperto l'inganno, si dirigessero furiosi verso di lei. Eppure, proprio quando credeva di dover abbattere quella corazza invisibile, fu invece la corazza a permetterle di entrare: i filamenti si aprirono dinanzi alla sua mano per poi avvolgersi attorno al suo braccio, tirandola.
    E Nadia avrebbe urlato, si sarebbe ribellata e avrebbe provato a opporre resistenza, se non si fosse sentita parte di quel sistema che la stava fagocitando quasi. Sentiva ancora quella melodia che ora sembrava quasi parlarle, e darle sommessamente il benvenuto in ciò che pareva una parola farfugliata, bisbigliata e mal pronunciata.

    Il suono, però, era inconfondibile, due sillabe familiari: ca-sa.

    Eagle, io... non morire.

    * In termini ruolistici, non eguagliano chi possiede agilità straordinaria, ma rendono Nadia più veloce e agile di un comune essere umano ad Energia Bianca.

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    Nadia, mentre varchi la soglia invisibile della ragnatela, il mondo oltre appare come una rivelazione, un luogo nato dalla fusione tra il possibile e l'impossibile. Sei all'interno di quello che sembra essere un bozzolo, un santuario costruito con una tecnologia così avanzata che sfida ogni tua precedente concezione di realtà. Attorno a te, macchinari di origine sconosciuta pulsano di vita, imbevuti di una luce soffusa che sembra danzare al ritmo della melodia che ti ha guidata qui. Pannelli di controllo illuminati da simboli non terrestri, schermi che proiettano mappe stellari ignote e dispositivi la cui funzione ti sfugge completamente adornano lo spazio come gioielli dispersi in una tomba dimenticata.

    E poi, lì al centro di tutto, troneggia lei: la donna-ragno. La sua presenza domina la stanza, un'entità di straordinaria bellezza e terrore. Il suo busto è quello di una donna di una bellezza inaudita, con capelli di un platino che sfida la luminosità delle stelle, lunghi e fluenti come cascate liquide di luce lunare. I suoi occhi sono pozzi profondi, carichi di storie non raccontate, di saggezza perduta, che ti fissano con un'intensità che avvolge l'anima. Ma è la parte inferiore del suo corpo a lasciarti senza fiato, una contraddizione visiva che il tuo cervello fatica ad accettare. Al posto delle gambe, un torso di aracnide, potente e maestoso, un intrico di arti che ricordano i ragni delle fiabe oscure della tua infanzia, rivestiti di una carapace che sembra assorbire la luce circostante. La creatura, in questa sua forma ibrida, incarna la perfetta fusione tra grazia e potere, un essere che appartiene tanto al mondo della mitologia quanto a quello della più avanzata biotecnologia.

    Intorno a lei, la camera è disseminata di bozzoli simili a quelli che avvolgono la struttura esterna, ognuno pulsante di un ritmo vitale proprio, avvolti in una tela che sembra composta da fili di pura energia. Ogni bozzolo, una promessa di vita, o forse una testimonianza di un'esistenza sospesa. La figura che tiene tra le braccia, una ragazzina umana, sembra fuori posto in questo contesto di straordinaria alienità. Eppure, l'abbraccio tra le due è un'immagine di universale affetto, un'ancora di umanità in un mare di mistero. La bambina ti guarda con occhi grandi e pieni di lacrime, una silenziosa supplica, una speranza che non ha bisogno di parole per essere espressa.

    La dolcezza dell'abbraccio tra la donna-ragno e la ragazzina contrappone un sentimento di calma alla tensione che si respira fuori dal bozzolo. Non c'è paura nel loro sguardo, solo una speranza silenziosa, la fiducia in un destino ancora da svelare. Il legame tra di loro è palpabile, un filo indistruttibile che parla di protezione, di amore incondizionato, di una promessa fatta molto tempo fa. La musica, quella melodia che ti ha guidato fin qui, sembra emanare da ogni filo di questa ragnatela, un'orchestra invisibile che suona solo per te, una sinfonia che ti chiama a unirsi a loro, a diventare parte di questa narrazione più grande di qualsiasi storia mai raccontata.

    "Ti stavo aspettando," la voce della donna-ragno risuona in te non solo come parole, ma come una verità che hai sempre conosciuto, un ricordo di una vita non vissuta, di un destino non ancora realizzato. La ragazzina al suo fianco, con gli occhi colmi di lacrime e di speranza, ti guarda come se tu fossi l'ancora in una tempesta, l'unica luce in un'oscurità che la avvolge.

    Nadia, mentre le parole della donna-ragno si disperdono nell'aria come fossero portate via dal vento, il tuo sguardo segue la direzione indicata dalla sua mano estesa. A poca distanza, avvolta in un'aura di mistero e fascino, si staglia una capsula che sembra essere il fulcro di tutta la realtà circostante. La sua struttura, elegante e sofisticata, contrasta con la caoticità esterna, un'oasi di ordine in un mare di caos. La capsula, di un metallo che sembra assorbire la luce circostante e rifletterla in sfumature prismatiche, poggia su una piattaforma rialzata, circondata da una serie di pannelli e dispositivi che pulsano di un'energia vitale. La sua superficie liscia è incisa con simboli che danzano nella tua mente come note di una melodia dimenticata, evocando ricordi di una casa mai vista, di un luogo al di là delle stelle.

    Da essa si sprigiona la musica, quella stessa melodia che ti ha guidata qui, un richiamo che risuona con ogni fibra del tuo essere. Le note fluiscono verso di te come un fiume luminoso, ogni accordo una promessa, ogni pausa un'attesa. È come se la capsula cantasse per te, una sinfonia composta nell'attesa del suo unico, vero ascoltatore. Avvicinandoti, senti un'attrazione che va oltre il razionale, un legame che si intreccia con le profondità più recondite del tuo animo. Ogni passo verso la capsula risveglia un senso di appartenenza, come se ogni momento della tua vita ti avesse condotta a questo incontro predeterminato. La musica si intensifica, diventando un palpito condiviso tra te e la destinazione che ti chiama.

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    La capsula, aperta e accogliente, sembra invitarti a entrare, a prendere posto al suo interno come se fosse stato modellato sui contorni del tuo stesso corpo. All'interno, l'abitacolo è rivestito di un materiale che cattura la luce stellare, creando un effetto di cielo notturno all'interno di questo bozzolo tecnologico. Sedili ergonomici, pannelli di controllo che attendono solo il tocco della tua mano, e al centro, l'origine della musica, un dispositivo centrale che sembra essere il cuore stesso della capsula, pulsante di un'energia sconosciuta ma stranamente familiare.

    "Non abbiamo molto tempo, non terrò questa barriera in piedi per molto. Entra in quella capsula e diventa ciò per cui sei nata," l'eco delle parole della donna-ragno ti segue, un mantra che suggella il tuo destino. Qui, in questo momento, tra le pareti di una capsula che canta la tua canzone, capisci che non c'è altra scelta, nessun altro cammino da percorrere. Questo è il luogo dove ti trasformerai, dove accetterai il tuo destino e diventerai la guida, la salvatrice che la musica prometteva.

    Mentre gli assalti dei caduti si intensificano, minacciando di frantumare l'ultima difesa, il tuo posto è chiaro. Qui, all'interno della capsula, tra le note di una melodia che ti chiama, troverai il tuo vero sé, la parte mancante che ti renderà intera. Questa è la tua casa, il tuo destino, il tuo momento di diventare tutto ciò per cui sei nata.

    Note del Master
    La situazione fuori è critica, quella dentro non è che sia da meno. Vedi questa creatura "aliena" che ti parla e ti chiede di entrare in quella capsula, qualsiasi cosa essa sia. La musica è pressante, ma senti anche che è esattamente quello per cui sei venuta qui, il motivo che ti ha guidato per tutta la vita. Senti che i caduti ormai sono ad un passo dalla sfondare la barriera e, per te e per tutti sarà la fine.

    Che farai? Se decidi di entrare nella capsula, concludi il post prima che ciò avvenga. Inoltre, se vuoi parlare con la donna, e chiederle cose, scrivimi in privato che concordiamo le risposte. Sei pronto?


     
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    Fu rapidamente risucchiata all'interno del nucleo della navicella, e in un attimo ebbe inizio il suo viaggio in un regno sconosciuto, dove il confine tra ciò che è possibile e ciò che non lo è si dissolse in un'unica rivelazione. Paura e preoccupazione scomparvero per un momento, alla vista di ciò che s'insinuava all'interno di quel bozzolo che l'aveva chiamata sin dal principio: un santuario, intriso di macchinari e tecnologie così avanzate da sconvolgere ogni sua preconcetta concezione di realtà; tutto ciò che aveva già osservato, raccolto o di cui aveva in precedenza raccolto informazioni impallidiva, se confrontato con la realtà in cui era stata catapultata.

    Nadia non si scomponeva facilmente, e non si meravigliava altrettanto facilmente, ma dovette ricredersi e cedere a quel turbinio di emozioni e sensazioni quasi nuove: ogni angolo di quel bozzolo che la separava dalla reale situazione esterna - in cui Eagle probabilmente lottava strenuamente per sopravvivere all'orda di caduti al seguito - era pervaso da macchinari di origine sconosciuta e assai lontana dall'umana concezione, che parevano pulsare di energia propria, circondate da una luce tenue che danzava in armonia con la melodia che l'aveva condotta sino a lì. Sì, perché quella melodia non l'aveva ancora abbandonata ma, anzi, penetrava nel suo cervello esercitando una pressione sempre maggiore ma a Nadia non importava perché le sembrava giusto, tanto da averle permesso di friggerle le cervella pur di continuare a meritarsi di essere lì.

    Uno spazio virtualmente illimitato ed esteso in lunghezza, le cui pareti emanavano una sensazione di calore, quasi un abbraccio, mentre Nadia continuava ad addentrarsi, osservando ogni dettaglio con stupore e curiosità. Qui, la tecnologia si fondeva armoniosamente con l'estetica, creando un ambiente che è al tempo stesso familiare e alieno. Ogni suono, ogni movimento, sembra orchestrato da una forza invisibile, come se il santuario stesso fosse un essere vivente, in comunione con il cosmo circostante. Osò addirittura avvicinarsi ad uno dei dispositivi, tentando di decifrarne la sua funzione. Le sue dita si muovevano con incertezza sui pannelli illuminati, mentre cercava di comprendere il significato dei simboli che vi erano incisi. Come se stesse aprendo un libro antico, scritto in una lingua sconosciuta, ma il suo desiderio di conoscenza era più forte di ogni ostacolo.

    Non era sicura di aver ragione, ma pareva che il tempo fluisse in modo imprevedibile e rallentato all'interno del santuario, e approfittò dunque di tale sensazione per esplorare il più possibile, ogni anfratto e ogni segreto celato in quelle mura. E, immersa in questo mondo di meraviglie e enigmi, Nadia si sentiva viva come mai prima d'ora, come se ogni passo la portasse più vicino a una comprensione più profonda dell'universo e del suo posto al suo interno.

    Ma la bellezza e la magia di quel momento ebbero fine proprio alla fine di quel percorso, perché proprio al centro di quel luogo Nadia si fermò, per ammirare o forse temere colei che aveva forse dato origine a quella meraviglia: una donna-ragno. No, non una sciocca allucinazione - Nadia scosse la testa e strizzò gli occhi per precauzione - ma una donna-ragno in carne e ossa (?): la sua imponente presenza irradiava nell'ambiente, un'essenza di bellezza e timore senza pari. La donna tremava ma non riusciva a muoversi, incerta se compiere anche il più piccolo spostamento oppure restare immobile per non irretire la visione: il suo corpo è quello di una donna di una bellezza straordinaria, dalla chioma argentea che sfidava la luminosità delle stelle, fluida come cascate di luce lunare. I suoi occhi, profondi abissi che custodivano store non dette, antica saggezza sussurrata dal passato, che scrutavano Nadia con un'intensità tale da avvolgere l'anima stessa. Ma è la sua parte inferiore a lasciare senza fiato, un'immagine che la mente fa fatica ad elaborare: al posto delle gambe, un torso aracnideo, un intrico di arti rivestiti da una corazza che divorava la luce circostante.

    Ti stavo aspettando. Attorno alla sua figura, la stanza è disseminata di bozzoli simili a quelli che avvolgono la struttura esterna. Ognuno di essi palpita con un ritmo vitale proprio, avvolto in una tela tessuta con fili di pura energia. Cosa celavano al loro interno? Nadia avrebbe fatto la stessa fine, se non avesse accolto le parole della creatura con timore e reverenza? No, non poteva continuare a stupirsi di ciò la circondasse, perché in quel contesto di straordinaria alienità una terza presenza pareva fuori luogo, e Nadia non poteva ignorarla, sentiva di non poterlo fare: una ragazzina, tra le braccia della creatura, unite entrambe in un abbraccio che non pareva pericoloso né obbligato ma anzi, voluto e desiderato.
    Un'immagine di affetto universale, un legame tangibile e indissolubile.

    « Ragazzina... s-stai bene? » Una domanda forse inutile date le circostante, ma doveva assicurarsi che non stesse immaginando contesti e situazioni, al contrario, poco piacevoli. Oh sì, zia mi protegge come sempre! Le sue parole sembravano vere, i suoi occhi rivolti su Nadia, occhi grandi e lucidi che quasi celavano una speranza che non aveva bisogno di parole per essere compresa. Nadia annuì, accennando un piccolo sorriso materno. Non aveva ragione di dubitare, la melodia nella sua testa permeava l'area circostante e le infondeva una tal sicurezza da liberarla da ogni tensione o rigidità muscolare.

    Nei loro sguardi non c'era traccia di paura, ma solo una calma fiduciosa, l'attesa di un destino ancora da rivelare. Ed erano entrambi rivolti su Nadia, fulcro delle loro silenziose suppliche.

    Sono, anzi... siamo state salvate da fine indegna dai signori di questa realtà. Come avesse intercettato i pensieri di Nadia, che stava appunto chiedendosi chi fosse invece la donna-ragno, e quali fossero le sue reali intenzioni. Devo molto a loro, ed è per questo che tu sei qui. Nadia seguì la direzione indicata dalla sua mano tesa. A breve distanza, avvolta in un'atmosfera di mistero e attrazione, si ergeva una capsula che sembra essere il fulcro di tutta la realtà circostante. Ennesimo capolavoro di origine titanica, dalla struttura raffinata e sofisticata, oasi di armonia in mezzo al caos circostante. Posta su una piattaforma rialzata rispetto a tutti gli altri dispositivi presenti nel santuario, decorata con simboli che danzano nella sua mente come le note di una melodia dimenticata, evocando reminiscenze di una dimora mai vista, di un luogo al di là delle stelle. La vera origina di quella melodia che aveva condotto Nadia sino a lì, un richiamo che vibrava in ogni fibra del suo essere.

    Sentì di doversi avvicinare a quella capsula, ogni passo risvegliava in lei un senso di appartenenza, un legame che si intreccia con le profondità più remote del suo essere. Un incontro predeterminato, per così dire, e incentivato dall'invito della donna-ragno.

    Non abbiamo molto tempo, la barriera non terrà a lungo. Quella preghiera riportò Nadia ad uno stato momentaneo di lucidità, istante in cui le tornò in mente il motivo per cui avesse accettato di entrare nel nucleo. « Eagle... io devo salvare il mio amico! » Alzò il tono della voce poiché la melodia si stava intensificando, risultando quasi impossibile da sovrastare. Accetta allora il tuo destino, avrai il potere di salvare lui, di salvare tutti.

    Cosa avrebbe dovuto fare, quindi? Entrare nella capsula e guidarla? « Non so come pilotare queste tecnologie, a malapena so triangolare una conversazione tra dispositivi digitali... » La donna ragno ignorò completamente tale confessione, insistendo con una certa preoccupazione. Nadia comprese la sua fretta, ogni secondo all'interno di quel bozzolo misterioso poteva essere per Eagle fatale, e non era neppure sicura che fosse ancora vivo. Non poteva sopportare tale idea, ma doveva purtroppo farci i conti.

    La capsula, con le sue porte spalancate in un gesto accogliente, sembrava quasi invitare la donna a varcarne la soglia, ad abbandonarsi al suo abbraccio come se fosse stata plasmata su misura per lei. All'interno, un abitacolo rivestito di un materiale che cattura e riflette la luce stellare, regalando l'atmosfera di un cielo notturno racchiuso in quel bozzolo tecnologico. Sedile ergonomico e pannelli di controllo tattici, in attesa di essere attivati con il sol tocco di una mano. Al centro di tutto, un dispositivo che Nadia concluse trattarsi del cuore pulsante della capsula, irrorata da un'energia sconosciuta ma paradossalmente familiare.

    Insomma, non aveva più scuse, non vi era più tempo di esitare.
    Avrai il potere di salvare lui, di salvare tutti. Queste parole risuonavano nella sua testa come un mantra, accompagnate dalla sempre più pressante melodia, un richiamo divenuto oramai irresistibile. Nadia volse un ultimo sguardo alla donna-ragno e la ragazzina tra le sue braccia, poi a tutto ciò che ancora la circondasse. Sembrava davvero di vivere un sogno, e probabilmente lo era, ma non aveva più tempo per fermarsi a pensare: presto i caduti avrebbero sfondato la barriera che li teneva lontani dal santuario e avrebbero fatto irruzione, annichilendo per sempre tutto ciò la donna-ragno proteggesse. Compresa la bambina.

    Aveva dato inizio alle danze, avrebbe dovuto continuare.
    Per la bambina, per Eagle, per tutti coloro a cui volesse bene.


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    Nadia, mentre varchi la soglia della cabina, il tuo sguardo cattura una scena che rimarrà impressa nella tua mente: una decina di corpi senza vita giacciono all'esterno, un monito silenzioso dell'ignoto pericolo che avete appena sfidato. La porta si chiude con un sibilo finale, sigillandoti dentro a un destino incerto. Un liquido verdastro inizia a riempire lo spazio attorno a te, sciogliendo i tuoi indumenti e l'apparecchiatura come fossero fatti di nulla. Ma, incredibilmente, questo liquido risparmia la tua pelle, avvolgendoti in una sensazione di piacere inaspettata, quasi come se fosse stato creato per nutrirti, per elevarti oltre la tua forma mortale.

    Mentre la cabina si riempie completamente, il tuo corpo non oppone resistenza. L'istinto di sopravvivenza cede il passo a un'esperienza di benessere assoluto. Non ci sono segni di soffocamento; anzi, ti senti come se potessi respirare liberamente in questo mare misterioso. Poi, il buio ti avvolge. Non un buio pieno di terrore, ma piuttosto un vuoto pacifico, che promette nuove rivelazioni.

    Nadia, mentre la oscurità si dissolve lentamente, ti ritrovi in un luogo che non riconosci visivamente eppure, stranamente, ti sembra familiare. Gli occhi si adattano gradualmente, e ciò che emerge è un paesaggio che sembra dipinto dalla stessa essenza dei tuoi sogni: un cielo costellato di stelle innumerevoli, sotto il bagliore etereo di una luna piena e luminosa. La realtà qui si intreccia con i filamenti della tua coscienza, e senti in modo inequivocabile che appartieni a questo luogo.

    Al tuo fianco, una presenza indistinta accompagna i tuoi passi. È un alleato? Un amico? La sua identità rimane celata, ma la sua presenza è confortante. Poi, una voce rompe il silenzio, soffusa ma chiara. Parla di "lui", menzionando una perfezione che risuona con i battiti del tuo cuore. Il tuo sguardo segue la direzione indicata dalla voce e si posa su di una figura imponente: il Gigante.

    Questo Gigante, Nadia, non è alto come gli altri, ma incarna tutto ciò che ritieni necessario. La sua statura, sebbene non straordinaria in altezza, è magnifica in presenza, forza, e saggezza. Guardandolo, un senso di orgoglio ti pervade; questa creatura, questo essere che hai portato alla vita, è il simbolo del tuo potere creativo, della tua capacità di dare forma e sostanza ai tuoi pensieri e desideri più profondi.

    "E lui?" La domanda, ancora sospesa nell'aria, sembra richiedere una decisione, una scelta che potrebbe definire il corso del tuo viaggio in questa realtà onirica. "Sì, penso sia perfetto," rispondi, sentendo nella tua voce una certezza che trascende la logica. La tua creazione non è solo perfetta per ciò che è, ma per ciò che rappresenta: la manifestazione tangibile della tua forza interiore e della tua visione.

    La visione che hai appena sperimentato è come un sogno che svanisce al risveglio, lasciandoti però con una sensazione profonda e trasformante. Quando riapri gli occhi, la realtà che ti accoglie non è più quella che conoscevi. È come se avessi attraversato un velo, passando da un mondo a un altro, e quello che ora vedi ha colori, luci, e sfumature completamente nuove. È una realtà rinnovata, dove ogni elemento sembra vibrare di una vita propria, interconnessa alla tua essenza.

    Ti senti diversa. La tua mente lavora a velocità che prima non avresti mai immaginato possibile, elaborando pensieri, idee, e calcoli con una facilità disarmante. Ogni frammento di questa nuova realtà ti è chiaro, come se avessi sempre posseduto la chiave per decifrarne i segreti più nascosti. Ma è la sensazione di potere che ti avvolge più intensamente. Un potere che senti fluire nelle tue vene, pulsare sotto la tua pelle, un'energia pronta a rispondere al minimo cenno del tuo volere. Con una semplice focalizzazione del pensiero, sei ora in grado di manipolare la realtà che ti circonda, di spezzare sigilli che una volta ti sembravano invalicabili, di piegare l'essenza stessa dello spazio e del tempo al tuo desiderio.

    Questo potere, non è soltanto una forza bruta. È una capacità di creazione e distruzione, un'abilità di fare e disfare secondo la tua volontà. Con un semplice pensiero, puoi costruire mondi o dissolverli, guarire ferite o aprire nuovi cammini dove prima non ve n'erano. È un potere che risiede non solo nella tua mente ma nel tuo cuore, guidato dai tuoi desideri più profondi, dalle tue ambizioni, dalle tue speranze e dai tuoi sogni. In questo momento di epifania, comprendi che la tua visione con il Gigante non era un mero sogno, ma una rivelazione, un assaggio di ciò che eri destinata a diventare. Ogni esperienza, ogni prova che hai affrontato fino a questo momento, ti ha preparata a incarnare questa nuova realtà.

    Note del Master
    Penso che quello che accade sia abbastanza chiaro: ti trovi immerso in questo liquido, che in un qualche modo ti cambia, ti trasforma. Hai una piccola visione del passato(?), dove vedi Grazione. Vorrei che lo descrivessi, come ritieni più opportuno, del resto è la tua Adamas. Quando torni, sei cambiata. Qui, vorrei che descrivessi come "vesti" l'Adamas biologica di Grazione su Nadia.

    Concludi il post con te che sei "libera" e con la tua Adamas, pronta a fronteggiare il nemico.
    Considerati Energia Verde e con tutti i poteri del Gigante. A te caro <3


     
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    Rivolse un ultimo sguardo alle altre due presenze nel santuario, la donna-ragno e la piccola ancora in lacrime ma di gioia, poi con esitazione varcò la soglia della cabina, ancora parzialmente tremante ma euforica. E, come se avesse attraversato una dimensione alternativa, attraverso cui fosse possibile osservare l’esterno, Nadia ebbe modo di guardare all’esterno del nucleo in cui aveva fatto breccia, imprimendo indelebilmente in mente ciò che i suoi occhi videro, e che in qualche modo le diedero conferma che ciò stesse per fare fosse giusto: decine di corpi giacevano inermi al suolo, vite strappate, probabilmente, dagli esseri cui era riuscita a sfuggire chissà quanto tempo prima - difficile dirlo, il tempo all’interno del nucleo pareva scorrere in maniera differente - , vittime innocenti del massacro perpetuo nella lotta contro la Corruzione e i suoi emissari.
    La robusta porta si chiuse con un sibilo, sigillando al suo interno non solo la donna ma il suo stesso destino, incerto da quel momento in avanti.

    Una volta dentro Nadia non ebbe tempo di studiare l’abitacolo e i diversi dispositivi contenuti, qualcos’altro stava per accadere in maniera totalmente imprevista.

    « Ma che… diamine! » Esclamò, palesemente agitata. Un fluido verdastro iniziò a sgorgare lentamente dai bordi della cabina, che aveva promesso di sigillare completamente il suo contenuto al suo interno per proteggerlo da qualunque minaccia esterna, riempiendo lo spazio circostante con una lenta e inesorabile persistenza. « No dannazione, non posso neanche muovermi! » Questo liquido, dalle tonalità sconosciute, si insinuò tra gli interstizi degli indumenti di Nadia e le apparecchiature della capsula, sciogliendo il tutto come fosse fatto di nulla. « …! » Tentò di divincolarsi in qualche modo, spostandosi nei punti in cui il liquido ancora non fosse giunto, con la speranza che non raggiungesse la pelle sciogliendola. Eppure, nonostante la sua azione distruttiva sembrava estendersi a tutto ciò che toccava, sorprendentemente risparmiò la pelle di Nadia, avvolgendola anzi in una sensazione di piacere sconcertante, come fosse stato creato appositamente per nutrirla e per levarle di dosso la sua forma mortale.

    Avrebbe potuto urlare, supplicare le due donne all’esterno di aprire la capsula e lasciarla uscire prima che le carni venissero divorate dal liquido sconosciuto, nonché abbandonarsi ad una serie di congetture sull’intera questione, pensando di esser stata vittima di un imbroglio ben studiato, ma complice anche l’eterna melodia nella sua testa, non ebbe esigenza di agitarsi. La cabina continuò a riempirsi lentamente, e Nadia si sentì inondare da una pace irreale, mentre il suo corpo, privo di qualunque resistenza, si abbandonava al flusso avvolgente del misterioso liquido. Il suo istinto di sopravvivenza, ogni meccanismo difensivo del suo inconscio cedette il passo a un’esperienza di benessere totale; il liquido avvolgeva ormai ogni parte del suo essere, ma nessuna sensazione di soffocamento, anche quando bocca e naso furono completamente immersi e inondati, così come la cabina in toto. Nadia poteva e riusciva a respirare liberamente, in quell’ambiente ora enigmatico ma avvolgente.

    È così che si… muore? E poi il buio l’avvolse completamente, ma non un buio spaventoso o angosciante. Sentiva trattarsi piuttosto di un vuoto sereno, una sorta di abbraccio confortante che prometteva di rivelare segreti e verità nascoste, le stesse insomma per cui Nadia avesse deciso di intraprendere questo viaggio, ignara di ciò che questi avrebbe comportato. E in questo momento di oscurità totale, Nadia si sentì trasportata in un’altra dimensione, il cuore e l’animo pronti ad affrontare tutto ciò l’attendesse con una calma interiore che non aveva mai sperimentato prima.

    FIDATI DI ME…


    L’eco di una voce che aveva origine all’esterno, ove tutto era cominciato ma che risuonava anche da ogni fibra del suo corpo, percorrendolo dalla testa ai piedi e insinuandosi in ogni anfratto della sua mente e del suo cuore, raggiungendo un livello di risonanza tale da far vibrare ogni cellula, ogni atomo componesse la sua intera struttura. Quell’atmosfera di buio in cui Nadia si trovava, pian piano, si dissolveva, rivelando ora un paesaggio che, sebbene non riconoscibile agli occhi, emanava una strana familiarità. Lentamente, i suoi occhi si adattarono, e ciò che emerse davanti a lei sembrava essere plasmato dalla stessa essenza dei suoi sogni più profondi: c a s a, pensò per un istante. Come poteva però essere casa, questo cielo costellato da un’infinità di stelle, illuminate dal bagliore etereo di una luna piena e radiosa? Capì di poter distendere finalmente braccia e gambe, ritrovando una posizione comoda e confortevole, come se lo spazio ristretto attorno a lei, tra l’altro ricolmo di quella sostanza viscida ma rassicurante, si dissolvesse gradualmente, in sincrono con la volontà di Nadia di fondersi ulteriormente con questo stato di pace irreale. Qui, d’altronde, la realtà stessa pareva fondersi armoniosamente con i filamenti della sua stessa coscienza, creando un’esperienza che la donna non poteva esprimere né replicare a parole o coi gesti, ma solo vissuta intensamente.

    E accanto a lei, una presenza indistinta accompagnava i suoi passi nel silenzio, avvolgendo lo spazio infinito e luminoso con un senso di calma e sicurezza. Nadia, così com’era, interamente pervasa e persa nell’angolo più remoto ma luminoso di quello spazio eterno, non osava dubitare se tale presenza potesse essere alleato, o amica, addirittura una minaccia, poiché le era impossibile provare alcun tipo di turbamento; lo strano liquido che aveva inondato la capsula, che l’aveva spogliata delle sue vesti ma l’aveva anche abbracciata e protetta dalla sua stessa proprietà corrosiva intrinseca, era ormai penetrato in ogni fibra del suo essere, e se stava causando tali, immense visioni celestiali, accompagnata dalla melodia dell’universo - la donna riuscì finalmente a comprendere l’origine di tale suono, ma non il suo ruolo tutt’altro che marginale nel contesto - non vi era tempo per temere o dubitare. L’identità della presenza rimaneva avvolta nel mistero, ma la sua vicinanza offriva un conforto rassicurante, un abbraccio invisibile che avvolgeva l’anima.

    Una voce morbida ma penetrante spezzò il silenzio circostante. Parlava di lui, evocando una perfezione che vibrava in armonia con i battiti del cuore di Nadia. Non aveva bisogno di concentrarsi sul soggetto, anche in questa occasione sentiva chiaramente di conoscere la risposta. I suoi occhi seguirono comunque l’eco di quella voce, la direzione indicata, e alla fine si posarono si una figura imponente che si stagliava nell’orizzonte: lui. Il Gigante.

    Ἐν τῷ ὀφθαλμῷ μου ἐστὶν ἡ σοφία γενεῶν, γνῶσις ἀρχαία ἡ ὁδηγοῦσα τὴν ἐμὴν ὁδὸν διὰ τῶν αἰώνων.


    Nel folto delle notti più oscure, dove il buio avvolge il mondo in un abbraccio tenebroso, un essere emerge come faro di luce nella vastità dell’oscurità. Esistenza millenaria la sua, immutato e immutabile, immortale e immenso. Una creatura titanica, alta quanto le montagne e ampio come le vastità degli oceani, una presenza monumentale che domina l’orizzonte con la sua maestosità impressionante. Il suo nome è Grazione, una figura enigmatica che incarna il potere stesso della luce.

    Grazione il Luminoso è di un bianco abbagliante, tanto puro da far male agli occhi di chi osi fissarlo direttamente. La sua pelle, se così si può chiamare, risplende come l’argento sotto i raggi del sole. Ogni particella del suo corpo emana una luminosità sfolgorante, tanto intensa da illuminare anche le zone più remote e ostili del creato, frutto dei suoi amati fratelli.

    Le sue fattezze sono così magnifiche e imponenti che gli occhi dei mortali faticano a comprenderle appieno. Il suo volto, bestiale e brutale, è monito per chiunque osi sfidarlo, le sue corna brillano di luce propria e guidano il Gigante anche nella più completa oscurità. I suoi occhi sono come due sfere di fuoco celeste, iridescenti di colori che vanno dal bianco accecante al blu oltremare, trasmettendo saggezza millenaria e una comprensione profonda dell’universo.

    Le sue membra sono forgiate con divina grazia, dono unico di sua madre Gea e suo padre Tartaro, e perpetrato nei secoli dalla Splendente, amabile sorella. Le sue braccia sono come colonne di luce, in grado di afferrare le stelle e far brillare le costellazioni con un solo tocco. Le sue gambe sono pilastri di potenza, capaci di attraversare terre e mari con un passo che scuote la terra stessa. Non il più imponente tra i Giganti, ma non meno pericoloso.

    Sulla sua schiena il Luminoso non porta ali ma egli può comunque sollevarsi in volo e illuminare il cielo notturno con una magnificenza senza pari.

    Custode della Luce, che protegge il mondo dalle forze delle tenebre. Faro di speranza e illuminazione per coloro che si perdono nel buio. Una costante che, proprio come una stella, brilla attraverso le età e le ere, portando con sé la promessa di un futuro luminoso.


    Grazione il Luminoso riverberava con tutto ciò che Nadia considerava essenziale. La sua statura, tutto emanava magnificenza attraverso la sua presenza, la sua forza, la sua saggezza. Nadia lo contemplava, mentre la sola forza del pensiero la avvinava alla creatura guardandola dritto negli occhi, e se ne compiaceva, lasciandosi pervadere da un senso di fierezza; questa creatura, questo essere che sentiva esser frutto di tutti i suoi pensieri e sogni più reconditi era perfetto così, semplicemente perfetto.

    È lui? Una domanda sospesa per aria, leggera come una brezza ma più pungente e più pesante di quanto sembri; una domanda che richiedeva una risposta definitiva e ponderata. Una scelta le si poneva davanti, una scelta che avrebbe delineato per sempre il percorso del suo viaggio in questa dimensione onirica e mistica.

    Sì, credo sia perfetto.
    perfetto
    PERFETTO

    Una certezza che trascende la mera logica del tono della sua voce. La sua creazione, perfetta non solo per ciò che è, ma per ciò che simboleggia: la manifestazione tangibile della sua potenza interiore e della sua visione.

    La sua creazione le tese una mano, una mano colma di luce e speranze e futuri inimmaginabili, Nadia rispose tendendo una delle sue, ora avvolta dalla trama stessa di tutte le stelle del cosmo.

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    Le due entità, distinte ma destinate a unirsi, si fusero in un abbraccio empatico, accogliendo reciprocamente la presenza dell'altra. Un'esplosione di luce intensa scosse l'angolo già luminoso dello spazio onirico in cui Nadia era stata trasportata, avvolgendola completamente. La donna giaceva ora nel possibile epicentro di quella dimensione, avvolta integralmente da una luce cosmica e dall'iridescente bagliore di mille stelle, le stesse che l'avevano condotta fino a quel punto. I suoi capelli danzavano leggeri, mossi da un soffio di vento misterioso, mentre le memorie della sua vita venivano sovrascritte, ma non completamente, da quelle del Luminoso. I contorni del suo corpo nudo cominciarono a sfumare, dissolvendosi lentamente in una polvere di stelle e cosmo, consumando con dolcezza ogni fibra di quella forma che l'aveva accompagnata per così tanti anni. Un grido straziante diede il via al delicato processo di fusione biologica tra le due entità, ma nulla di ciò che avveniva provocava dolore, o forse Nadia non avrebbe semplicemente ricordato la sensazione, quando tutto fosse passato.

    La donna rivisitò frammenti delle molte vite che aveva attraversato il Gigante, dai primordi della sua creazione fino all'ultimo sonno cui fu costretto. Attraversò mentalmente la grande guerra accanto ai suoi valorosi fratelli contro gli Dei, ricordò la sua tragica caduta per mano di una divinità e di un semidio, - la connessione neurale tra i due era così potente che la stessa Nadia si morse le labbra al solo pensiero di quei traditori. Rivivendo il lungo periodo di prigionia nel regno del suo stesso progenitore, Nadia sentì risvegliarsi in lei un mix di emozioni ancestrali, un fiume di memorie che fluiva tra gli albori della creazione e i tempi più recenti. Ma c'erano anche reminiscenze di epoche più tranquille, di momenti trascorsi in compagnia dei suoi fratelli, nati in ere diverse ma uniti dallo stesso destino. La natura selvaggia di un Gigante celava spesso una componente più filosofica, ereditata da coloro che li avevano generati, come se tracce dei predecessori fossero state tramandate attraverso i secoli, creando un legame misterioso tra il passato e il presente.

    E ancora i paesaggi e i panorami di un tempo senza paura, senza guerre, senza uomini che sfidavano gli stessi Dei, o donne che giocavano con i pensieri e le passioni di coloro che, con la loro immortale natura, avevano giurato di proteggere e preservare. Queste reminiscenze si intrecciavano come fili d'oro nella mente di Nadia, creando un intreccio di memorie e sentimenti che la legavano indissolubilmente al passato. Era come se ogni vita vissuta da entrambi, ogni loro battaglia combattuta, ogni amicizia stretta e ogni amore perduto fossero state intessute nel tessuto stesso del suo essere, trasformandolo in un testamento vivente della loro intera storia. Eppure, nonostante il peso del passato, Nadia sentiva anche una sorta di libertà, una consapevolezza profonda della propria esistenza e del proprio destino. Forse, alla fine di tutto, era proprio questo il vero dono dell’eterna esistenza di un Gigante, che ora condivideva: la capacità di guardare indietro con gratitudine e avanti con speranza, sapendo che il suo viaggio non era ancora giunto al termine.

    Nadia continuò a dissolversi lentamente, partendo dalla testa fino alle punte dei piedi. Ogni singolo atomo del suo corpo si sgretolava progressivamente, convergendo verso il suo epicentro, il cuore, che nonostante il pattern stellare emanava una luce bluastra sempre più intensa. Ad ogni battito, lampeggi di luce scaturivano dal suo nucleo, come segnali di una vita che si consumava sotto il potere delle stelle e della loro iridescente luminosità. Era una vita che risorgeva dalle ceneri, alimentata da una forza primordiale.

    Un ultimo, potentissimo bagliore segnò la conclusione di quel processo mistico, il compimento di una connessione biologica così profonda da cancellare ogni distinzione tra il Gigante e l'umana, fondendoli in un'unica, potentissima entità. E così, la piccola stella che una volta fu Nadia implodeva su se stessa, generando un'onda d'urto così potente da frantumare la dimensione onirica in cui era stata intrappolata durante il processo, riconducendo tutto e tutti alla realtà.

    Quando finalmente aprì gli occhi, non era più Nadia. O forse, in realtà, non lo era mai stata prima di quel momento. La sua nuova forma irradiava un'aura di grandezza e mistero, come se fosse rinata da un'altra dimensione, pronta ad affrontare un destino che andava oltre ogni comprensione umana.

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    « ... » La realtà che Nadia conosceva era svanita insieme al sogno da cui si era risvegliata, nuova e trasformata. Aveva oltrepassato, anzi, squarciato dolcemente il velo che separava la sua vecchia vita da essere umano, da quella cui era destinata sin dalla nascita, unendo i due mondi cui apparteneva. La realtà che la circondava era trasformata, rinnovata. I colori avevano una vivacità intensa, le luci brillavano con uno splendore mai visto prima e le sfumature erano così ricche e sfaccettate da catturare la sua attenzione in modo ipnotico. È come se ogni elemento intorno a lei fosse stato reinventato, risplendendo con una vitalità sorprendente.
    Ogni suono che raggiungeva le sue orecchie era amplificato, ogni odore più intenso, ogni tocco carico di una energia palpabile. È come se il mondo intorno a Nadia fosse in sintonia con la sua stessa essenza, quella di Grazione il Luminoso, come se ogni cosa pulsasse di una vita propria, interconnessa con la sua. Il cielo si dipingeva ora di sfumature di colore che sfumavano dall'azzurro all'arancione al viola, creando un mosaico di bellezza mozzafiato. Il suolo sotto i suoi piedi vibrava di energia, emanando una sensazione di connessione con la terra stessa.

    Si sentiva trasformata nel profondo. Una metamorfosi sottile, ma tangibile, aveva permeato il suo essere, trasmutando la sua percezione del mondo. Ora, la sua mente operava con una velocità e una precisione che prima avrebbe giudicato impossibili, elaborando pensieri complessi, idee rivoluzionarie e calcoli intricati con una facilità disarmante. Ogni frammento di questa nuova realtà le era chiaro, come se avesse sempre posseduto la chiave per decifrarne i segreti più nascosti. I suoi pensieri non erano solo interconnessi a quelli del Gigante; i suoi pensieri erano quelli del Gigante, e viceversa. I ricordi, le emozioni, le sensazioni, tutto apparteneva alle due entità non più distinte, sino a quando Nadia avesse mantenuto tale forma.

    Tuttavia, ciò che la avvolgeva con maggior intensità era una sensazione di potere indescrivibile. Questo potere pareva fluire nelle sue vene, pulsare sotto la sua pelle, un'energia primordiale pronta a rispondere al minimo cenno del suo volere. Con una semplice focalizzazione del pensiero, Nadia si rendeva conto di essere ora capace di manipolare la realtà stessa che la circondava. Poteva spezzare sigilli che una volta le sembravano invalicabili, piegare l'essenza stessa dello spazio e del tempo al suo desiderio. Il mondo intorno a lei era immerso in una luce iridescente, un bagliore che emanava dalle sue stesse mani mentre plasmava la realtà secondo il suo volere.

    Ogni gesto, ogni pensiero, portava con sé un potenziale di creazione o distruzione, eppure Nadia non avvertiva alcuna paura di questo potere. Al contrario, lo abbracciava con una determinazione ferma, conscia della responsabilità che comportava. Ogni volta che sollevava lo sguardo verso il cielo, poteva percepire il riverbero delle stelle che la circondavano, come se fossero le custodi del suo nuovo destino. Sapeva di essere diventata qualcosa di più di una semplice umana. Era un essere in grado di piegare le leggi del cosmo alla sua volontà, un'entità capace di influenzare il corso della storia con un solo pensiero. E mentre ardeva all'idea di esplorare le sue nuove potenzialità, santiva che il suo viaggio non faceva che iniziare, che davanti a lei si estendeva un mondo di possibilità senza fine, pronto ad accoglierla con le braccia spalancate. Le stesse che aveva teso al Luminoso prima di accoglierlo. Le stesse che questi aveva accolto tendendo le sue di rimando.

    Bene. Un lungo sospiro solcò il silenzio mentre Nadia scrutava attentamente l'ambiente circostante. Si ritrovava esattamente nel punto in cui aveva forzato l'accesso al nucleo della navicella, prima che tutto avesse avuto inizio; una serie di lampi attraversarono il suo nuovo sistema neurale, alimentato costantemente dalla sua energia cosmica, creando un senso di presenza che le conferiva un senso di conforto. I caduti dovevano essere ancora nei paraggi, una sensazione che avrebbe potuto intimorire la vecchia Nadia, ma non Nadia la Luminosa: in questa forma, appariva di dimensioni normali, temporaneamente reprimendo le gigantesche fattezze conferitele da Grazione. La sua Adamas, la vera essenza del Gigante con cui si era fusa, era stata compressa e indossata come un'armatura, anche se il processo biologico la rendeva molto più simile a una seconda pelle che a un'accozzaglia esteticamente sgradevole di ferro e altre leghe. Nonostante ciò, conservava ancora le caratteristiche uniche della sua forma originaria, con corna, una coda e propulsori sul petto che le conferivano una discreta maestria nel volo.

    In questa forma, non meno temibile di quella mastodontica, Nadia preferiva non rivelare tutte le sue carte fin dall'inizio. Il tempo stringeva e non poteva permettersi ulteriori indugi.

    É̵̦́Ả̶͍̭̫̮̚͠ͅG̸̪̩̅͋̍͗L̶̡̯͔̬̝̈́̑̈́Ḛ̶̱͈̱̂͒̄̇͠ ̴̢͎͓̿̒͝D̵̨̹̰̙̻̚O̴̖͘͝V̷̟̎E̴̬̥͙͒̊͛̌̚͜ ̴̛͓̮͙ͅS̶͎̜̫̕É̵̞̻͖̏̾͝I̶͍̖̙̓̀̌̈́



    Un fremito scosse il suo essere, accompagnato dall'apertura delle sue labbra per la prima volta dalla sua trasformazione. Il suono che emerse era estraneo, alieno, sfuggente all'intelletto umano, forse indecifrabile o persino inudibile correttamente. Tuttavia, decise di tacere ancora, cercando di comprendere come plasmare nuovamente la sua voce originaria. In questo processo, trovò conforto nell'essenza di Grazione: i due erano in unione mentale istantanea, condividendo pensieri e processi emotivi, rendendo le reazioni di Nadia al mondo esterno più rapide e immediate.

    « ... EAGLE AVANTI, DIMMI DOVE SEI! » Non era sicura che l'avrebbe riconosciuta, nonostante gli sforzi attuati per rimodulare la sua voce. Probabilmente avrebbe temuto la sua nuova forma, e Nadia non avrebbe esitato, più tardi, a fornirgli una spiegazione. Fornire a tutti, una spiegazione plausibile. Ora però, doveva fare soltanto due cose: trovare Eagle e distruggere.

    « Devo... proteggerli tutti. »



    CzdbbQF

    Fisico ● Perfetto
    Mente ● Perfetto
    Cloth ● Adamas di Grazione, IV ● Indossata, COMPRESSA
    In Breve:kuku:


     
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    Nadia, mentre esci allo scoperto, il paesaggio che si offre ai tuoi occhi è uno scenario di devastazione e terrore. La mancanza di Eagle, il tuo compagno e guida, aggiunge un peso di incertezza e paura. Ma non c'è tempo per indugiare sulle tue preoccupazioni personali; davanti a te si svolge una scena di caos e distruzione che richiede tutta la tua attenzione e il tuo coraggio. Quei caduti, creature corrotte dal desiderio di distruzione, hanno catturato una ventina di civili innocenti, trasformandoli in entità orribili e disumane attraverso un processo tanto terribile quanto sbagliato. Assisti, impotente, ai loro strazi, alle loro urla di dolore che precedono la trasformazione in orrendi bozzoli. Da questi gusci di orrore emergono creature empie, deformazioni della vita stessa, pronte a diffondere ulteriore distruzione.

    In questo momento di disperazione, il tuo cuore batte forte, spinto dalla determinazione di porre fine a questo scempio. La tua mente, ancora riecheggiante del potere che hai scoperto di possedere, cerca disperatamente una soluzione, un modo per salvare ciò che può ancora essere salvato. È allora che un veicolo si fa strada nel caos, portando sei individui armati fino ai denti, guerrieri il cui aspetto e attrezzatura ti sono completamente estranei. La loro discesa in campo è come una tempesta che si abbatte sui caduti; combattono con una forza devastante e una precisione che rivela un addestramento di livello superiore. È chiaro che non sono qui per caso: hanno un piano, e la loro priorità è salvare i civili.

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    La voce che risuona nella tua mente, così familiare eppure distante, ti offre un barlume di speranza. "Grazione? Ah, non ha importanza. Sto arrivando, non morire e proteggi tutti." È una promessa, un impegno che ti ricollega alla realtà e ti ricorda che non sei sola in questa lotta. La stessa voce poi si rivolge ai nuovi arrivati, ordinando loro di non rischiare inutilmente e di concentrarsi sulla salvaguardia dei civili.

    Nadia, è il momento di agire. La tua nuova forza, la tua capacità di manipolare la realtà, potrebbe essere la chiave per ribaltare le sorti di questo scontro. Puoi usare il tuo potere per proteggere, per creare barriere intorno ai civili, per disarmare i caduti o persino per accelerare l'intervento dei tuoi alleati. Ogni scelta che farai, ogni azione che intraprenderai, potrà fare la differenza tra la vita e la morte, tra la speranza e la disperazione. Mentre prepari la tua mente e il tuo cuore per la battaglia che ti attende, ricorda le parole di Eagle: proteggi tutti. Questo è il tuo obiettivo, la tua missione in questo momento critico. Con determinazione e coraggio, Nadia, puoi diventare il faro di speranza che guiderà tutti fuori da questo abisso di terrore.

    Note del Master
    Ovviamente, il video fa parte della scena della quest, e si la trasformazione è esattamente quella. Non c'è traccia di Eagle, non lo senti ne lo vedi. Ma c'è una bella merda davanti a te. La squadra di assaltatori è abbastanza brava da mettere in salvo diversi civili, ed eliminare i corrotti "minori". Quello grosso tocca a te.

    Lascio a te la prima azione. Hai presente il caduto che ti ho fatto vedere qualche post fa? Beh, accomodati pure.


     
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    Di Eagle non vi era alcuna traccia, nessuna eco alla sua chiamata impetuosa. La sensibilità cosmica di Nadia, ancora acerba, non riusciva a percepire altre presenze a meno ché non fossero prossime o particolarmente intense, un limite temporaneo che alimentava la sua frustrazione, la sua rabbia. Una rabbia che non era solo reazione al momento ma affondava le radici nella natura stessa del Gigante. Le emozioni ribollivano dentro di lei, mentre il flusso del sangue attraversava le sue vene, plasmando la sua essenza e quella dell’entità che ospitava. La comprensione giunse quando finalmente il suo cosmo riuscì ad entrare in contatto con altre emanazioni cosmiche. In particolare una, carica di negatività e cattive intenzioni: quella di un Caduto.

    Si prese un momento per riflettere, consentendo alle informazioni di sedimentarsi e aspettando un riscontro dalla connessione neurale con il Gigante. In pochi istanti, l’ira e l’indignazione si diffusero, unendosi in una sinfonia condivisa: i Caduti rappresentavano una minaccia costante per l’integrità della Realtà, un pericolo che i discendenti di Gea combattevano da tempi immemorabili. La lotta per mantenere l’ordine non conosceva tregua, un’epica battaglia che si ripeteva all’infinito nel vasto tessuto dell’esistenza. Sebbene la Corruzione potesse costituire un’emergenza più pressante da fronteggiare, per Nadia, il quadro complessivo cominciava a delinearsi con maggiore nitidezza e precisione dopo il suo risveglio. Ogni frammento di conoscenza acquisito nel corso della sua vita, soprattutto durante gli anni trascorsi come informatrice, ora si disponeva come tessere di un puzzle, rivelando un’immagine più chiara e dettagliata della realtà che la circondava.

    ~ N.W.T. - neural wave transmission, durata trasmissione delle informazioni: 0,03 secondi.

    [grace.1] Dobbiamo epurare l’empio. Lo dobbiamo ai nostri fratelli e ai nostri figli. Questa Realtà ci appartiene di diritto, tutto ciò che osa negarlo deve essere distrutto.
    [nadiareed] Non temere, noi siamo la luce riflessa del sole, bruceranno come insetti e calpesteremo le loro ceneri.

    Attivò i propulsori della sua Adamas e, soltanto dopo aver identificato con precisione la sinistra emanazione energetica, che pulsava come un cancro nell'oscurità dello spazio da lei raggiungibile, si lanciò in volo. Con un'accelerazione impressionante, si librò nell'infinito davanti a sé, sfrecciando a velocità supersonica. Un lampo di luce argentea, un istante di effimera bellezza, e Nadia sparì dalla visuale, lasciando dietro di sé una scia di distorsione nell'aria, segno inequivocabile della sua fuga alla velocità della luce.

    ~ N.W.T. - neural wave transmission, durata trasmissione delle informazioni: 0,03 secondi.

    [nadiareed] Ho temuto sarebbe stato complicato sincronizzare le nostre menti in tempi brevi, perché sento di non dovermi preoccupare?
    [grace.1] Devo prepararti. Non possederti.
    [nadiareed] Prepararmi? Prepararmi per cosa?

    Posò i piedi a terra, trovandosi di fronte a ciò che avrebbe successivamente scatenato tutta la furia e la rabbia del Gigante: questi Caduti, esseri distorti dalla brama di annientamento, avevano imprigionato una ventina di innocenti civili, coinvolgendoli in uno strano rituale che la mente umana di Nadia non fu in grado di comprendere all'inizio, ma che richiese la sua completa attenzione e coraggio per non cedere alla furia e compiere un passo falso.

    Un'aura sinistra avvolse ogni individuo al centro di quel rituale, un'oscurità che cresceva lentamente, nutrendosi dell'essenza stessa dell'essere. Da questo punto, il corpo della vittima cominciò a mutare. La pelle pallida e contorta, mentre gli occhi si trasformavano in orbite demoniache, emanando un bagliore spaventoso. Le membra subirono distorsioni estreme, allungandosi in modo innaturale o mutando in appendici simili a tentacoli, mentre la postura corporea diventava contorta e deforme, con spine ossee che sporgevano dalla pelle e arti piegati in modi innaturali.

    Bozzoli oscuri e contorti, sigilli oscuri che trattenevano e amplificavano il potere corrotto al suo interno. E, una volta terminata la trasformazione, l'anima e il corpo dell'essere originale tramutò in una manifestazione di corruzione e malevolenza.

    « COME AVETE OSATO, FECCIA DELL'UMANITÀ » In questo momento di estrema angoscia il suo cuore pulsava con forza, a stento trattenendo l'orrore e la frustrazione per l'affronto appena subito. Come avevano osato porre fine all'esistenza perfetta di quelle splendide creature dei loro fratelli? La perfezione e lo splendore dell'essere umano erano prova evidente della benevolenza dei Titani suoi signori, eppure i Caduti avevano trovato il modo di violarli irrimediabilmente. La sua mente, ancora risuonante del potere appena scoperto, cercò disperatamente una soluzione nel breve tempo possibile, una via d'uscita che potesse salvare i pochi essere umani ancora estranei al rituale oscuro. Dalle sue mani cominciò a plasmare due prismi di pura matrice fotonica, due piccoli soli pulsanti di luce argentea. Il suo corpo venne percorso da una scarica di adrenalina e cosmo allo stato grezzo, non potendo più contenere la rabbia e la tensione accumulata.

    Non posso più salvarli, ma posso risparmiare loro l'umiliazione...

    E avrebbe generato un pandemonio, se in mezzo a quel caos non fosse comparso uno strano veicolo, atterrando proprio tra Nadia e gli abomini appena nati. La donna interruppe l'offensiva e osservò confusa la scena: il veicolo trasportava sei individui armati fino ai denti, guerrieri la cui presenza e armamentario risultavano del tutto alieni. Il loro ingresso sul campo di battaglia è come l'arrivo di un uragano tra le rovine; combatterono la minaccia minore con una ferocia impressionante e una precisione che denota un addestramento di livello superiore.
    È lampante che non fossero giunti lì per caso: avevano un piano, e la loro massima priorità era salvare gli innocenti in pericolo.

    ~ N.W.T. - neural wave transmission, durata trasmissione delle informazioni: 0,02 secondi.

    [h1pe] Grazione? Ah, non ha importanza. Sto arrivando, non morire e proteggi tutti.
    [nadiareed] E tu chi saresti?
    [grace.1] SIGNORE, IL NOSTRO SIGNORE
    [nadiareed] U-un momento, vuoi dirmi che... !?

    Fu tutto chiaro.
    Per Nadia, non c'era bisogno di ulteriori informazioni: la squadra di soccorso aveva già evacuato tutti i civili rimasti indenni, aprendo la strada per la sua azione risolutiva. Ora, un solo obiettivo rimaneva da neutralizzare: il Caduto, l'artefice di tutto quel caos e di tutte quelle sofferenze.

    « ... Non ti permetterò di strappare altre vite. » Con il campo di battaglia liberato e la possibilità di sfogare a pieno i suoi poteri, Nadia circondò se stessa con la luce argentea del suo cosmo, distorcendo l'aria circostante con una presenza imponente.

    ~ N.W.T. - neural wave transmission, durata trasmissione delle informazioni: 0,01 secondi.

    [grace.1] Lasciati guidare dai miei pot-HEY

    Era già partita all'azione, stupendo persino Grazione.
    Continuò a concentrare il proprio cosmo argenteo, irradiandosi di tutta la Luce che riuscisse ad accumulare. Il potere abbagliante dei fotoni si materializzò attorno alla sua figura, creando un'aura luminosa che l'avvolse come una vera e propria stella. Un movimento repentino poi, accelerando alla velocità del suono, trascinando con sé tutta l'intensità del suo bagliore, illuminando l'intero scenario. Il suo corpo sembrava fondersi con il flusso luminoso che la circondava, mentre si dirigeva rapida verso il nemico con una velocità impressionante. L'aria intorno a lei frastorna e vibra sotto l'impatto dell'energia cosmica che l'avvolge, lasciando dietro di sé un sentiero di scie luminose.

    YiL8WGh

    « muori »

    La stella luminosa che era diventata Nadia si fermò bruscamente a pochi centimetri dalla creatura. In un istante, rilasciò tutta l'energia fotonica accumulata, congiungendola al suo cosmo grezzo. Una bordata cosmica si abbatté dunque sull'avversario, creando una sorta di onda d'urto che travolse qualunque cosa dinanzi a sé. Il suo intento, insomma, era di sbalzare indietro il nemico per via di quella piccola esplosione di luce e potere, aprendo una finestra d'opportunità per il gigante.

    Con il braccio sinistro colmo di luce allo stato solido, il gigante prese la mira al petto del nemico. Concentrò tutte le sue abilità cosmiche e la manipolazione della luce allo stato solido in un unico pugno potente. L'energia compressa si concentrò nella sua mano, pronta a essere scagliata contro il nemico con tutta la forza e la precisione di un colpo cosmico. Qualunque fosse l'esito di quello scontro, Nadia non avrebbe permesso al Caduto di muoversi liberamente per il campo di battaglia, quella era la sua missione.

    E se non avesse intercettato il suo poderoso pugno, non avrebbe avuto neppure il tempo di immaginare una possibile via di fuga.

    CzdbbQF

    Fisico ● Perfetto
    Mente ● Perfetto
    Cloth ● Adamas di Grazione, IV ● Indossata, COMPRESSA
    In Breve ● Allora:
    1. Nadia concentra cosmo e luce e scatta alla massima velocità mentre brilla come una stella, con l'intento di abbagliare il bersaglio o comunque infastidirlo e deconcentrarlo [diversivo];
    2. Giunto davanti al Caduto rilascia l'energia accumulata sotto forma di onda cosmica mista a luce [AD] e prova a smuoverlo o comunque fargli perdere l'equilibrio, mentre prepara un PUNIO intriso di cosmo e luce solida [AF] puntando al suo petto.

    Se ho scritto orrori sai dove trovarmi :fiore:


     
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    Nel cuore del caos, Nadia, ti trovi in un confronto diretto con il tuo avversario, un'entità che incarna la minaccia che si è abbattuta su questo mondo. La realtà circostante sfuma, perdendo ogni significato al di fuori del duello che stai affrontando. Tutta la tua concentrazione, tutta la tua energia, è canalizzata verso quest'unico obiettivo: neutralizzare la fonte del male che si erge davanti a te.

    Mentre ti avvicini per sferrare il tuo attacco, la tua mente è chiara, la tua risoluzione incrollabile. La tua mossa è precisa, calibrata per colpire con tutta la forza del tuo potere rinnovato. E per un momento, mentre il tuo attacco raggiunge il suo bersaglio, avverti una strana sensazione: è come se la tua offensiva avesse attraversato parzialmente qualcosa di non completamente tangibile, un'essenza che sfugge alla piena presenza in questo piano di esistenza. Questo fugace contatto con l'etereo conferma i tuoi sospetti: stai affrontando un avversario che non è completamente ancorato alla realtà che conosci, un essere che forse attinge la sua forza da dimensioni al di là della tua comprensione. Nonostante questa realizzazione, sei certa che il tuo attacco non è stato vano; hai scosso il tuo nemico, hai infranto una parte della sua armatura di arroganza e sicurezza.

    Tuttavia, la risposta del tuo avversario è un ghigno pauroso, un'espressione che mescola derisione e una sfida silenziosa. Questo sorriso non è solo una provocazione; è una dichiarazione di resistenza, un segno che la battaglia è lungi dall'essere conclusa.

    Nadia, la risposta del tuo avversario si rivela essere tanto rapida quanto letale. Senza esitazione, la creatura distorce lo spazio intorno a sé, espandendo il suo cosmo oscuro in un'onda che cerca di soffocare tutto ciò che incontra. Questa nebbia oscura, un'emanazione del suo essere corrotto, avvolge tutto, cercando di isolarti, di spegnere la tua luce e la tua speranza con la sua presenza soffocante. Questo cosmo ha una qualità distruttiva, quasi come se l'oscurità stessa fosse stata armata con la capacità di corrodersi attraverso ogni difesa, ogni barriera, lasciando dietro di sé solo distruzione.

    In questo ambiente avverso, il tuo avversario sfrutta l'oscurità che ha creato come un manto di invisibilità, muovendosi con un'intenzione chiara e oscura. La sua mano diventa eterea, un'estensione del cosmo corrotto che lo circonda, e mira direttamente a te, cercando di bypassare ogni difesa che hai eretto, ogni armatura che ti protegge. La minaccia è chiara: cercare di arrecare danno ai tuoi organi interni.

    Note del Master
    Il tuo avversario consideralo di pari livello, quindi verde come te. Lui si difende utilizzando la maestria del microcosmo, cercando di ridurre in parte il danno ricevuto, poi espande la sua aura corrosiva, rendendola densa e cercando di oscurarti le percezioni e fare in modo che questo cosmo si attacchi alla tua adamas e a tutto [div + attacco debole], infine con la maestria del microcosmo, cerca di oltrepassare la tua adamas e strapparti gli organi interni.

    Ti metto in spoiler le sue abilità.

    - Aura Corrosiva: il cosmo del cavaliere è una sostanza vischiosa e liquida, che può cambiare stato fino a divenire gassosa. Ciò che tocca viene corroso come se si fosse vittima di un potentissimo acido. La struttura “fisica” di questo tipo di cosmo fa si che sia estremamente difficile evitarne gli effetti, poiché continua a mantenere il suo effetto corrosivo fintanto che rimane appiccicato all’avversario. Le esalazioni della corrosione e la struttura gassosa possono causare pericolosi danni interni. Inoltre, la struttura liquida garantisce una superiore potenza di impatto. L'atto di espandere il proprio cosmo genererà una nebbia malsana e corrosiva. Un esempio è il cosmo di una delle forme dello Spectre della Farfalla.

    • Maestria del Microcosmo
    Chi percorre la strada di questa maestria si concentrerà sui segreti di come il cosmo permea la propria struttura fisica, la propria anima e la propria mente. Il cosmo è base e sostegno di ogni cosa, orma della scintilla divina.
    Il cavaliere sarà in grado di allentare i legami cosmici che tengono unita la sua forma fisica e, in proporzione all'energia consumata, divenire parzialmente intangibile
    Questa incredibile capacità può essere usata per numerosi scopi, come ridurre l'effetto superficiale del calore o del freddo, ma in combattimento questa ha due usi principali che si riassumono nel termine Cambio Fase.
    In difesa, ciò gli permette di cercare di evitare parzialmente attacchi materiali, in attacco diviene in grado di attraversare parzialmente l'armatura e le armi nemiche con i propri arti. Se ciò avviene, sempre in proporzione al livello di intangibilità e di difesa avversaria, la vittima rischia di subire pericolosi danni interni, causati dalla manipolazione del microcosmo. Ad esempio, i danni possono andare da abrasioni superficiali della pelle fino a consistenti compromissioni di organi.
    Inoltre, grazie alla ridotta massa, il cavaliere sarà proporzionalmente più agile e i suoi colpi meno fisicamente forti più diventa etereo. Questo aumento di agilità non arriva in nessun caso ai livelli di Agilità Straordinaria, comportandosi invece come potenziamenti dati da Metamorfosi o Sigilli. La riduzione della Forza ha effetto sull'insieme del danno causato, cambia solo la tipologia.



     
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    Nadia sperimentò un'emozione del tutto inedita, qualcosa di mai avvertito prima d'allora: la connessione neurale instaurata con il Gigante risultava di una precisione e perfezione senza precedenti, tanto che le emozioni e i ricordi fluttuavano in perfetta armonia, quasi fossero emessi da un singolo cuore e processati da una sola mente. Nadia, avvolta in questa sinergia, percepiva un profondo amore per l'ebbrezza della battaglia, un'adrenalina costante che guidava ogni suo gesto, ogni sua iniziativa contro il Caduto, l'avversario immortale in mezzo agli infiniti nemici di circostanza. Nell'istante, elaborò un piano d'assalto che, sebbene potesse sembrare semplicistico in superficie, celava una complessità di pensieri e strategie, frutto della condivisione e dell'analisi reciproca di due menti e due cuori operanti in un'unica entità. Il suo stesso essere, un tempo umano e ormai trasformato nell'involucro di un'essenza quasi eterna, anelava a rivendicare la sua libertà ancestrale, frantumando ossa e annientando chiunque osasse insidiare la propria esistenza, perpetuando un ciclo millenario.

    Un sentimento misto di meraviglia e autentica apprensione l'assalì al pensiero di accogliere, e al contempo di essere ospitata, da un'entità tanto selvaggia quanto arcaica, dotata di istinti che si discostavano radicalmente da quelli umani. Per un fugace istante, Nadia lasciò libero sfogo all'immaginazione, esplorando una serie di scenari catastrofici nei quali la sua identità e coscienza venivano completamente assorbite da quella del Gigante, annullando irrevocabilmente la sua essenza umana. Tuttavia, quello che la lasciò sorpresa fu la consapevolezza che un simile rischio non sussisteva, a patto che mantenesse incandescente il fuoco della propria determinazione e allineasse i suoi obiettivi a quelli di Grazione. Quest'ultimo, del resto, aveva espressamente chiarito di essere intenzionato a prepararla, piuttosto che a dominarla. Su questo punto, Nadia avrebbe riflettuto in un secondo momento, dotata com'era di una memoria tenace e inesorabile.

    Il colpo di Nadia, un concentrato di luce pura ed energia cosmica, fu lanciato con una mira e una forza che rasentavano l'inverosimile. Eppure, in quel breve attimo, ebbe la sensazione di aver attraversato, per usare un termine appropriato, una dimensione o un ostacolo invisibile ai suoi occhi, un qualcosa che la sua percezione non era riuscita a cogliere. Questo pensiero divenne certezza quando osservò la figura del suo avversario, il Caduto, che sembrava adottare una forma più eterea e sfuggente, quasi come se fosse divenuto parte di un'altra realtà, grazie a una tecnica che lei non aveva ancora avuto modo di decifrare appieno o di comprendere nelle sue piene potenzialità.

    ~ N.W.T. - neural wave transmission, durata trasmissione delle informazioni: 0,02 secondi.

    [grace.1] Questo cosmo... UMANA ATTENTA
    [nadiareed] ... !?

    La creatura corrotta era stata sfiorata dalla sua mano, tuttavia ciò non era riuscito a infrangere la sua ostentata sicurezza né a scalfire il suo smisurato orgoglio. Un sorriso spaventosamente distorto si disegnò sul suo volto altrimenti impassibile, mentre un riso inquietante permeava l'atmosfera. Era solo l'antefatto a quello che stava per accadere: una nube opaca, densa e oscura quanto il bitume, iniziò a diffondersi nell'ambiente, avvolgendo completamente Nadia nel suo abbraccio soffocante. Ella arretrò, trovandosi a disagio di fronte a questa manifestazione di potere oscuro, incapace di decifrarne la vera essenza o anticiparne le conseguenze. Le ripercussioni si manifestarono senza indugio: una forma di acido cosmico di potenza inaudita iniziò ad erodere la sua protezione cutanea, cercando di infiltrarsi all'interno del suo essere con ogni inspirazione. E, per un momento, riuscì a penetrare, scatenando una sensazione di dolore acuto e sconosciuto che Nadia non aveva mai sperimentato prima. Restare avviluppata in quella morsa letale non era un'opzione valida. Nel mentre, ella era in contatto mentale con il Gigante, lavorando insieme a elaborare il piano per il contrattacco. La loro strategia prese forma in frazioni di secondo, un lasso di tempo impercettibile ma carico di significato.

    sQLhBDK

    NON PUOI

    Fulgori intensi fendevano la massa venefica evocata dal Caduto, un depositario di potere che era rimasto in letargo per un'era troppo estesa. In quel cuore di tenebra, Nadia cedeva il timone al Gigante, innescando un metamorfosi profonda nel suo essere: da una configurazione contenuta e digeribile per l'intelletto umano, si trasformava ora in un'entità decisa a incarnare appieno il suo destino trasfigurato, alterando con rapidità vertiginosa la propria matrice genetica per rivelare le vere fattezze dell'antica presenza che l'abitava, liberandola infine da millenni di eclissi forzata. Il Luminoso si elevava nuovamente, irrefrenabile nella sua essenza originaria, con un'ira che prometteva di essere tanto maestosa quanto distruttiva.

    OSCURARE

    Richiamò e focalizzò i fotoni di cui disponeva, mirando a creare un prisma di luce imponente che avvolgesse la sua figura titanica; la corrosione perpetrata dal Caduto persisteva nell'aggressione alla sua epidermide, infiltrandosi nel suo organismo e propagandosi entro il perimetro della sua influenza. Nadia si abbandonava a colpi di tosse, imprecazioni e grida, esprimendo tutta l'indomita ira propria di un Gigante autentico, rifiutando però di arrendersi all'avanzata velenosa del suo nemico. Attivò quindi i meccanismi propulsivi incastonati nel suo torace e, con il prisma difensivo ormai eretto, si lanciò in alto con un balzo vigoroso, fendendo la cortina di veleno e riscoprendo la sensazione del volo dopo periodi di tempo inestimabili. Sebbene il suo volo fosse imperfetto, rappresentava un'azione cruciale nella situazione disperata in cui si trovava.

    Ma in quel momento critico, mentre Nadia si librava nell'aria, cinta dalla protezione del suo prisma luminoso, una presenza invisibile iniziò ad infiltrarsi attraverso la barriera, subdola e silente, impegnandosi con ogni mezzo e, nonostante le difficoltà, riuscendo a penetrare non solo lo strato di Adamas che le fungeva da seconda pelle ma anche i tessuti organici sottostanti. L'aura del Caduto, a questo punto, aveva una profondità e una minaccia maggiori di quanto Nadia avesse attribuito al Gigante, i cui poteri, pur vasti, apparivano meno insidiosi di fronte alla malignità e alla potenza oscura del suo nemico. Questo assalto invisibile mirava direttamente all'addome di Nadia, scavalcando pelle, strati adiposi e muscoli per afferrare con ferocia qualsiasi cosa potesse raggiungere al suo interno. Fu in questo istante cruciale che Nadia realizzò l'errore di valutazione compiuto fino ad allora.

    Il dolore inimmaginabile non l'aveva provato con la nube tossica; la verità era ben più terribile.

    UNA STELLA
    [moonbeam: extinction]

    Il Gigante lasciò echeggiare un grido di disperazione e furore tale da attraversare le vastità incommensurabili, una tempesta di dolore e ira che divenne il motore della sua reazione. Il suo scudo prismatico riuscì a mitigare, seppur in parte, la morsa spettrale e mortale dell'avversario. Tale momento evocava l'immagine di una supernova che si contrae in preludio alla propria rinascita stellare - una scena di pura drammaticità visiva, dovuta all'assorbimento del prisma a beneficio di un'azione bellica. Ciò si trasformò in un annuncio di rovina imminente: Nadia mobilizzò ogni iota di forza a sua disposizione, incluso il potere del prisma, canalizzandolo all'interno della sua vasta cavità orale. Da lì, sprigionò un fascio di luce cosmica di mira implacabile, destinato a schiantarsi contro l'entità avversaria e la sua aura oscura, scavando un baratro terribile nel suolo al loro di sotto. In quel cataclisma di pura energia, il Gigante fuse tutta la sua collera e potenza, manifestando la determinazione e la capacità di annientare il male, a ogni costo.

    CzdbbQF

    Fisico ● Escoriazioni superficiali dovute all'azione corrosiva, tosse e fastidio interno. Per quanto riguarda la morsa eterea, dolore esteso all'addome e generale dolore agli organi interni corrispettivi. Affaticamento per il dispendio cosmico e le manovre di volo.
    Mente ● TU DEVI MORIRE
    Cloth ● Adamas di Grazione, IV ● Indossata, FORMA GIGANTE [50m]

    In Breve ● Nella speranza di aver accusato decentemente i colpi, nella fase di difesa evoco un prisma di luce e cosmo che possa migliorare la resistenza del Gigante (che è già più resistente di suo come già sappiamo) e poi spicco il volo, allontanandomi dalla nube tossica; vengo colpito dagli effetti del microcosmo e, nonostante il prisma sia una difesa energetica, dato che è la prima volta che incontro tale potere ho preferito subirlo un po' più pesantemente, ma magari dovevo subirlo proprio così non so mi dirai tu in privato xDDD Per la fase offensiva, riassorbo il prisma e sparo letteralmente un LASER FOTONICO del diametro di circa 10 metri, un [AF] unico e solo. Ah, se volessi giustificare il volo imperfetto di Grazione direi che mi serve anche per tenermi a distanza dal Caduto.

     
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    Nadia, lo scontro tra te e il caduto raggiunge proporzioni epiche, trasformando il campo di battaglia in un teatro di forze cosmiche contrapposte. Mentre cerchi di sfruttare il tuo vantaggio dall'alto, il tuo avversario erige una difesa disperata, avvolgendosi in una melma cosmica che lo protegge, tentando di corrodere ogni cosa, compresa la tua offensiva.

    L'impatto tra il tuo attacco e la difesa del nemico risulta in una devastazione tangibile: un cratere si apre nel terreno, segnando fisicamente la ferocia dello scontro. Il corpo del tuo avversario giace ferito all'interno del cratere, un testimone muto della potenza incontrata. Tuttavia, nonostante le evidenti ferite, il caduto è tutt'altro che vinto; anzi, sembra che il dolore e il danno subito abbiano solo amplificato la sua determinazione.

    Con un'espansione del suo cosmo che supera ogni aspettativa precedente, il caduto inizia a erigere intorno a te colonne di un cosmo nero semisolido. Questi pilastri, emergendo dal terreno come monumenti di distruzione, si innalzano minacciosi, circondandoti in una formazione che ricorda l'antica disposizione di Stonehenge. Ma questa non è un'arena preparata per un rito o una celebrazione; è il preludio a un attacco devastante.

    In un'esplosione simultanea, ogni pilastro di cosmo corrosivo deflagra in una serie di esplosioni concatenate, creando una tempesta di energia distruttiva intorno a te. Queste esplosioni non solo rappresentano un pericolo immediato per la tua incolumità, ma rischiano di reagire con residui di cosmo potenzialmente presenti sulla tua adamas, la tua armatura, minacciando di comprometterne l'integrità.

    Note del Master
    Il nemico subisce il colpo, ma reagisce immediatamente. Espandendo il suo cosmo, crea una serie di colonne di cosmo corrosivo che cercano di circondarti e rilasciano il loro oscuro miasma, con tutto quello che ne consegue (vista, veleno, corrosione) come AD. Poi fa esplodere tutto in una fantastica esplosione di coriandoli AF.

    - Aura Corrosiva: il cosmo del cavaliere è una sostanza vischiosa e liquida, che può cambiare stato fino a divenire gassosa. Ciò che tocca viene corroso come se si fosse vittima di un potentissimo acido. La struttura “fisica” di questo tipo di cosmo fa si che sia estremamente difficile evitarne gli effetti, poiché continua a mantenere il suo effetto corrosivo fintanto che rimane appiccicato all’avversario. Le esalazioni della corrosione e la struttura gassosa possono causare pericolosi danni interni. Inoltre, la struttura liquida garantisce una superiore potenza di impatto. L'atto di espandere il proprio cosmo genererà una nebbia malsana e corrosiva. Un esempio è il cosmo di una delle forme dello Spectre della Farfalla.

    • Maestria del Microcosmo
    Chi percorre la strada di questa maestria si concentrerà sui segreti di come il cosmo permea la propria struttura fisica, la propria anima e la propria mente. Il cosmo è base e sostegno di ogni cosa, orma della scintilla divina.
    Il cavaliere sarà in grado di allentare i legami cosmici che tengono unita la sua forma fisica e, in proporzione all'energia consumata, divenire parzialmente intangibile
    Questa incredibile capacità può essere usata per numerosi scopi, come ridurre l'effetto superficiale del calore o del freddo, ma in combattimento questa ha due usi principali che si riassumono nel termine Cambio Fase.
    In difesa, ciò gli permette di cercare di evitare parzialmente attacchi materiali, in attacco diviene in grado di attraversare parzialmente l'armatura e le armi nemiche con i propri arti. Se ciò avviene, sempre in proporzione al livello di intangibilità e di difesa avversaria, la vittima rischia di subire pericolosi danni interni, causati dalla manipolazione del microcosmo. Ad esempio, i danni possono andare da abrasioni superficiali della pelle fino a consistenti compromissioni di organi.
    Inoltre, grazie alla ridotta massa, il cavaliere sarà proporzionalmente più agile e i suoi colpi meno fisicamente forti più diventa etereo. Questo aumento di agilità non arriva in nessun caso ai livelli di Agilità Straordinaria, comportandosi invece come potenziamenti dati da Metamorfosi o Sigilli. La riduzione della Forza ha effetto sull'insieme del danno causato, cambia solo la tipologia.



     
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