The dreadnoughtWarui per Ansuz

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    The dreadnought
    Warui → Sacerdote Runico di Anzus
    POST I



    Tutto sembra scorrere al rallentatore. I suoni sono attutiti, le urla quasi cessano, avvolti in un rumore assordante e bianco e il canglore delle asce e delle lame é ormai ridotto ad un eco esterno. Schizzi densi e neri ti colpiscono il volto, percepisci la polvere infiltrarsi nel naso e quasi scavarti dall’interno. Sangue e frattaglie rimangono sospese a mezz’aria prima di pioverti addosso come schegge di vetro.

    E all’improvviso tutto riprende velocità, vieni sbalzato contro qualcosa che riconosci come carne viva e pulsante. Riesci appena a voltarti di tre quarti per cercare di capire cos’è quella cosa e ti sembra tutto fin troppo assurdo, sbagliato per esistere.

    Una palla di carne alta due metri e larga tanto quanto si agita, urlando - e che gli dèi ti proteggano - da una serie di microscopiche bocche cosparse lungo tutta la sua superficie cruda e viscida. Prima che te ne renda conto ti stai già muovendo, sai che rimanere immobili, per quanto paralizzato dal terrore, non farebbe altro che condannarti a una morte lunga e dolorosa.

    ——————-

    Nota Master:

    Benvenuto 🌼
    Siamo in piena battaglia, devi decidere se vivere o morire. Non sai come sei arrivato a quel punto, non sai come quelle creature siano arrivate fin lì né come abbiano fatto a superare le armate asgardiane. Ma sai solo che siete nel pieno di una battaglia e che se non ti dai una mossa, sarà la tua ultima.


    Hai libera scelta di movimento, puoi muovere eventuali png e avversari minori (creature, piccoli corrotti ecc…). Hai libero uso del cosmo ma nessuna abilità, nell’insieme sei una gialla così come ogni avversario che trovi.
    Se decidi di andare all’attacco, lascia le tue azioni al condizionale.







    Edited by D o r c a s - 13/3/2024, 17:17
     
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  2. Warui
     
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    𐌳𐍂𐌴𐌰𐌳𐌽𐍉𐌿𐌲𐌷𐍄


    PSX-20240223-044959

    𐌰𐌳𐌳𐌴𐍃𐍄𐍂𐌰𐌼𐌴𐌽𐍄𐍉 𐌰𐌽𐌶𐌿𐍃




    Un muro. Il popolo nanico quando scende in battaglia può essere paragonato ad un muro, un baluardo capace di resistere ad ogni cosa. Ognuno di loro può essere considerato come un ostacolo insommortabile da solo o una montagna irraggiungibile quando sono in gruppo. I popoli che hanno calcato i nove regni sanno bene quanto possa essere difficile superare la fanteria nanica, quanto sia difficile far breccia attraverso la loro linea difensiva. La corruzione no. Per i corrotti essi non sono altro che un ostacolo da sciogliere, assorbire, dilaniare, mangiare, polverizzare o attraversare. Niente di diverso dagli umani, da un muro o da una albero. Non esiste razza, nemici valorosi, così come scontri equi o disonorevoli, tutti sono uguali di fronte alla corruzione. Tutti sono nulla.

    Rimane esilerante che la forza più equa dell'universo sia anche quella che lo sta distruggendo.



    Non è forse il negozio di Florin, quello?



    O almeno quello che ne rimaneva. Riconobbe quella lieve scheggiatura su di una colonna che un tempo ornava l'ingresso, mentre ora giaceva a terra sopra il corpo di un'essere dalle fattezze orribili. Il fabbro spostò tutto il peso del corpo in avanti sfruttando la rotazione del braccio per menare un fendente verso una protuberanza che aveva la parvenza di una testa, pur non avendo né occhi né bocche. La lama intarsiata di rune di palladio candido si conficcò nelle carni nerastre dell'essere fino a quasi attraversarle completamente, il nano tirò indietro, poi, il braccio aiutandosi con il piede che spingeva nella direzione opposta. L'ascia venne liberata e si tirò dietro una striscia di liquame nerastro, che compí un arco nel aria, mentre il corpo dell'essere cadde come un sacco vuoto su quello dei suoi compagni.

    Da quanto tempo sto combattendo?



    Doveva essere molto perché non riusciva nemmeno a ricordarlo. Quel pensiero venne allontanato rapidamente quando percepí qualcosa che strisciava sulla sua gamba. Abbassò rapido lo scudo, calandolo sul terreno che come una ghigliottina tranciò di netto quello che sembrava un tentacolo nero pieno di occhi. Il moncone perse la sua presa cadendo a terra e contorcendosi come la coda mozzata di una lucertola, mentre uno squittio profondo e gutturale risuonò oltre la nuvola di polvere. Garren ansimava forte e nuvole di vapore si formavano a causa della fredda temperatura esterna, come candidi batuffoli di cotone evanescente. Le sue narici si riempirono del puzzo del sangue, della morte e di qualcosa che non riusciva ad identificare, ma era peggio di qualsiasi altro odore. Erano sature di quegli odori, eppure solo in quell'istante si accorse di quanto fossero disgustosi. Sul suo viso apparve una smorfia di schifo e ricacciò giù quel conato di vomito che tentò di presentarsi. Il rumore della battaglia riempiva l'aria, nonostante questo non riusciva a vedere oltre al fumo e alla polvere che aleggia a tutto attorno a lui, che era come una pesante cappa opprimente. Mosse un passo incerto verso una direzione, a quel punto una valeva l'altra, non sapeva nemmeno dove si trovava. O forse si? Il negozio di Florin era lì vicino, no? Devo riunirmi agli altri. Dove sono? Ripensò agli altri suoi compagni, a quelli con cui aveva vissuto mille battaglie, fianco a fianco, li ricordava? Perché non riesco a ricordarmi dei loro volti? Mentre l'istinto di sopravvivenza spingeva il nano a cercare i suoi compari di battaglia, un altro pensiero attraversò la sua mente:

    Con chi sono sceso in battaglia?



    Il corpo era dolorante, sentiva i muscoli bruciare, così come l'aria fredda che inspirava era tagliente come un rasoio, nei suoi polmoni. Non riusciva a concentrare i pensieri, non ne aveva il tempo. Richiamò l'energia cosmica che si contentrò sulla sua mano creando una barriera translucida di diverse tonalità di verde. Un secondo in più e la zampa chitinosa, affilata come una picca, lo avrebbe trapassato da parte a parte. La rozza barriera semi sferica aveva retto a malapena. Da quando aveva appreso l'uso del cosmo non ne poteva più fare a meno in battaglia. I corrotti erano immuni alle armi "normali", per quanto prestigiose o letali che fossero, se non erano avvolte in quell'energia primordiale diventavano al pari di un ramo che picchia un incudine. Quando l'aveva appreso? Ogni volta che cercava nella sua mente un'informazione qualcosa gli impediva di farlo, e anche questa volta non fu diverso. Quella zampa appuntita attraversò la barriera che andò in frantumi, Garren roteò rapido il busto per evitare il mortale affondo, che scivolò sulle piastre della sua armatura. Il colpo perse la sua aura di mortalità rallentato dallo scudo energetico, ma il colpo fu lo stesso duro, il nano sputò tutta l'aria nei polmoni ed ai lati del suo campo visivo apparirono lucine biancastre, il dolore fu lancinante, un paio di costole vennero incrinate se non rotte addirittura. Il guerriero chiese al suo corpo di muoversi, anzi glielo ordinò, ed esso a malincuore obbedì, mentre l'aria come un coltello rientrava nei polmoni svuotati. Il viso del fabbro era contrito in una maschera di dolore e sofferenza, ciononostante lo sguardo che si poteva intravedere attraverso dalla visiera del suo elmo, era quello di una belva feroce che non si era ancora arresa.

    Come hanno passato le difese di Asgard?



    Non ricordava nemmeno quello, la mente ormai era sfinita, insieme al corpo, sembrava che si muovesse solo per un motivo. La testa di quella che poteva essere paragonata ad una mantide, nonostante la simmetria fosse caotica ed avesse più occhi e bocche del dovuto si fiondò su nano che si potesse con lo scudo. Esso venne distrutto e le fauci della creatura addentarono la mano del nano, stringendola in una morsa distruttiva. Il grido suo di dolore echeggiò sul campo di battaglia, coperto da grida, ruggito e dal clangore delle battaglie vicine. Ad esso seguì una forte luce verdastra ed il corpo dell'insetto aberrante cadde a terra. Garren aveva sfogato il potere del suo cosmo attraverso la mano facendo letteralmente esplodere la testa del mostro. La condizione del mastro forgiatore era critica, il suo arto destro era impossibilitato ad impugnare qualsiasi cosa. Al posto della mano aveva solo un ammasso di carne macilento che grondava copiosamente sangue. Il respiro era accelerato e la sua volontà stava venendo a meno.

    Perché sono sceso in battaglia?



    Fece appena in tempo a portare l'ascia dinnanzi a se quando una coda lo colpì attraverso la povere scagliandolo indietro. Quella creatura nemmeno si accorse di aver colpito qualcosa. Garren si aspettava di sbattere contro un muro e finire la sua battaglia, ma ciò non accadde. La sua schiena colpì qualcosa di fin troppo morbido. Si girò tra atroci sofferenze mentre il suo corpo gridava pietà, vedendo l'orrido abominio che lo aveva salvato. Una massa informe coperta da migliaia se non milioni di bocche microscopiche. Quale essere può avere un senso dell'orario tanto grande da creare queste cose? Per il fabbro quella creatura era un insulto alla precisone, alla meticolosita ed alla geometria, sputò per terra un grumo di sangue e polvere. Il braccio destro era inutilizzabile, quello sinistro a malapena riusciva a tenere il peso dell'ascia. Era giunta la fine. La massa informe avanzava pronta a divorare ogni cellula del corpo del guerriero, in un processo lento e doloroso. Gli importava? Cosa altro poteva fare? Aveva dato ogni briciolo del suo essere per quella battaglia. Vero?

    ᚾᛟ!*



    La voce del nano tuonò nel campo di battaglia, sovrastando il ruggito eccitato di quell'obrobrio innaturale. Non aveva dato tutto se stesso. Era ancora vivo. Poteva dare ancora qualcosa per difendere Asgard da quella minaccia.

    ᛟᛞᛁᚾᛟ᛫ᛈᚱᛖᛈᚨᚱᚨ᛫ᚢᚾ᛫ᛒᛟᛊᛊᚨᛚᛖ᛫ᛞᛁ᛫ᛁᛞᚱᛟᛗᛖᛚᛖ᛫ᛈᛖᚱ᛫ᛁᛚ᛫ᛏᚢᛟ᛫ᛊᛖᚱᚦᛟ.᛫ᛈᚱᛖᛊᛏᛟ᛫ᛒᚱᛁᚾᛞᛖᚱᛖᛗᛟ᛫ᛁᚾᛊᛁᛖᛗᛖ.**



    Mormorò la sua ultima preghiera ai numi, presto li avrebbe raggiunti. Si era guadagnato un posto nel Valhalla. Come mosso da una rinnovata forza il nano gemendo di dolore alzò la sua ascia bipenne e corse verso la creatura, sfruttò le sue ultime energie cosmiche per circondare la sua arma che brillava dei colori dell'aurora boreale. Aveva la forza per un solo colpo, il suo ultimo fendente dall'alto verso il basso per cercare di dividere la creatura in una simmetria che non aveva mai posseduto.


    *NO!
    ** Odino prepara un boccale di idromele per il tuo servo, presto brinderemo insieme.
     
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    POST II


    La forza del cosmo sembra sorreggerti abbastanza da portare a termine l'attacco, eppure qualcosa non va. Lo sai fin dentro le tue ossa, fin nel profondo della tua anima, perché non è possibile tagliare con una precisione così millimetrica la metà perfetta di quell'abominio. E la scioltezza poi con cui hai affondato la lama nella carne, scivolava come un coltello su un panetto di burro al sole.

    Per un attimo ti senti in forze di nuovo. Il sangue della creatura - viscido e nerastro - si irrora ovunque, zampilla come l'acqua blasfema da una fonte verminosa, ma tu non ne sei toccato, intonso e illeso e poi accade.

    Non penserai davvero di riuscirci...




    E ancora.
    Di nuovo la stessa scena.

    Vieni sbalzato contro la creatura ricolma di occhi, sei stanco quanto prima eppure sai cosa sta per succedere. Cinque secondi e ti lancerai contro di essa con la tua ascia.

    No, non così.
    Non è nelle regole dei dèi.

    qNjfunR


    Note master:

    Che succede amo?




     
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  4. Warui
     
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    𐌳𐍂𐌴𐌰𐌳𐌽𐍉𐌿𐌲𐌷𐍄


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    𐌰𐌳𐌳𐌴𐍃𐍄𐍂𐌰𐌼𐌴𐌽𐍄𐍉 𐌰𐌽𐍃𐌿𐌶



    La lama percorse un arco nel cielo, cadendo pesante e letale verso quell'obrobio innaturale fatto di mille bocce. In quel colpo c'era l'ultima speranza di Garren, oltre che le ultime forze, non sarebbe andato oltre, se non entrando a testa alta nel Valhalla. Ucciso o no quello sarebbe stato il suo ultimo colpo, intriso del suo cosmo colore dell'aurora boreale. Sentì la resistenza di quella massa purulenta di schifo sulla lama, ben poca rispetto a quella a cui era stato abituato in quel contesto, sembrava quasi di affettare del formaggio. La lama proseguì nel suo percorso guidato dallo stesso Odino, che aveva concesso le ultime forze e la grazia per poter sconfiggere quell'essere innaturale. Così ogni millimetro che quella lama benedetta dagli dei, Garren riusciva a spingere ancora un po', sempre di più. Quando l'ascia terminò il suo arco, conficcandosi nel pavimento di pietra levigato, la creatura come una dedita fontana zampillò umori verdastri dall'aspetto malsano, il fabbro si aspettava già di essere ricoperto da quello schifo, lordando le piastre perfette della sua armatura, ed invece non success. Il liquido purolento lo evitò come se fosse lui l'abberrazione da evitare, anche da morta. Sorrise, era un sorriso genuino, stanco, sfiorato, tirato, ma più che per quella vittoria sorrise per la perfezione del taglio, per la simmetria che era riuscito a creare in quello scomposto ammasso di errori innaturali. La sua anima perfezionista da fabbro e ingeniere si godette quel minuscolo attimo di soddisfazione nel avere della perfezione in qualcosa di tanto lontano da essa.

    Fin troppo facile. Non è stato troppo semplice?



    Ma quando la soddisfazione passo, fugace come un battito di ciglia, un pensiero ben più martellante si fece strada nella mente annebbiata dalla stanchezza e dal dolore. Era stato fin troppo semplice. Perfino i corrotti più piccoli, quelli più insignificanti che aveva affrontato poco prima, gli avevano dato del filo da torcere. Questo nonostante la sua mole e la evidente pericolosità che rappresentava, era stato null'altro che un sacco di rifiuti da tagliare a metà. Era una paura atavica ben più antica di quella della Morte stessa, il terrore del fallimento. Nonostante il successo era di fronte ai suoi occhi, ancora sgorgante di sangue, nonostante il peso insostenibile della sua ascia, nonostante la fatica accumulata che dimostrava l'impegno per quella vittoria, dentro di sé sentiva come se avesse fallito. Fu allora che le sentì.

    «Non penserai davvero»


    «di riuscirci...»



    Erano parole, eppure sentiva quella frase venire quasi da dentro di sé, come se i suoi dubbi si fossero contretizzati in imperiose parole pesanti come macigni. Una folata di vento alzò polvere e calcinacci e Garren riuscì appena per un soffio a difendersi da una coda lunga e sinuosa che fece capolino da quel muro fumoso che impediva la vista. Il colpo lo scagliò lontano, irrigidí i muscoli pronto ad un impatto violento contro un muro o contro la dura pietra del pavimento, ma qualcosa inntercedesse per evitare tutto ciò. Una massa di carne molliccia fermò il suo schianto, rendendo l'impatto una caduta dal letto, rispetto a quello che si era aspettato.

    Dejavú?



    Le forze sembravano essergli tornarnate un poco. Si spinse istintivamente via da quella massa innaturale, i suoi occhi non si erano ancora posati su di lei, ma l'istinto di sopravvivenza gli diceva che non era nulla di buono. Ed infatti di fronte a lui si stagliava un putrido grumo di carne pieno di migliaia di pustole biancastre, anzi non erano pustole pronte ad esplodere, ma... occhi. Migliaia di pupille che si muovevano frenteneticamente per captare ogni movimento non solo del nano ma di qualsiasi cosa attorno a loro. Rispetto a qualche attimo prima dove perfino respirare sembrava un'impresa epica, sentiva le forze tornate, così come l'energia cosmica. Sapeva cosa stava per succedere, l'aveva già visto, anzi vissuto. Poco prima o era qualche ora prima, ancora una volta i suoi pensieri sembravano essere confusi e incasinati. Per un attimo credete di vedere quella creatura piena di minuscole bocche ripiene di zanne. Ma erano occhi no? Sono sempre stati occhi. Il suo braccio destro era andato nel combattimento di prima e la sua ascia era pesante come un incudine. La situazione era tragica, anzi disperata, eppure sentiva meno il peso di quella situazione, come se l'avesse già vissuta e fosse sopravvissuto. Era già successo tutto questo? Si? Ne era certo... No? Tutto sembrava così innaturale, ma la sua stanchezza non gli permetteva di ricordare o focalizzarsi su un pensiero per più di un battito di ciglia. Non poteva comunque arrendersi contro quel obbrobrio strabico, strinse la sua fidata ascia immettendovi il suo cosmo che avviluppò la lama come un manto. Aveva terminato le forze, poteva fare un singolo attacco, e nella sua mente sapeva già cosa avrebbe fatto. Anzi lo aveva già fatto. Ne era certo...? No. Aveva troppi dubbi, e l'unica cosa certa che aveva in mente era che avrebbe tentato di portare con sé quella cosa, per Asgard.

    ᚾᛟ!*



    La voce del nano tuonò nel campo di battaglia, sovrastando il ruggito eccitato di quell'obrobrio innaturale. Non aveva dato tutto se stesso. Era ancora vivo. Poteva dare ancora qualcosa per difendere la sua patria da quella minaccia.

    ᛟᛞᛁᚾᛟ᛫ᛈᚱᛖᛈᚨᚱᚨ᛫ᚢᚾ᛫ᛒᛟᛊᛊᚨᛚᛖ᛫ᛞᛁ᛫ᛁᛞᚱᛟᛗᛖᛚᛖ᛫ᛈᛖᚱ᛫ᛁᛚ᛫ᛏᚢᛟ᛫ᛊᛖᚱᚦᛟ.᛫ᛈᚱᛖᛊᛏᛟ᛫ᛒᚱᛁᚾᛞᛖᚱᛖᛗᛟ᛫ᛁᚾᛊᛁᛖᛗᛖ.**



    Mentre si scaglia a contro quella massa di carne corrotta, quella preghiera risuonò nella sua mente come una melodia già sentita, una nenia che non aveva mai detto, eppure che sentiva sua, intima, personale e come detta in punto di morte, anche quando l'ultima speranza era svanita. Come stava accadendo ora. Immaginò l'attacco violento e brutale che voleva fare, anzi lo rivisse. La bestia venne divisa in una perfetta simmetria verticale, sgorgando fiotti di sangue putrido, che non intaccò minimamente Garren.

    «Non penserai davvero»


    «di riuscirci...»



    La coda lo spinse ancora. Il mostro pieno si occhi. La risolutezza. La preghiera. Il taglio. La voce.

    «Non penserai davvero»


    «di riuscirci...»



    Ancora.

    «Non penserai davvero»


    «di riuscirci...»



    Di nuovo.

    «Non penserai davvero»


    «di riuscirci...»



    Ad ogni loop la mente stanca di Garren ricuciva i pezzi di quell'abberrazione che stava vivendo. Non sapeva per colpa di chi o cosa, ma era in trappola. In un ciclo eterno di inutili vittorie, un ciclo che avrebbe abbattuto chiunque. Ma non il fabbro, anzi non il nano.

    ᛈᚱᛟᚦᚨᛊᛁ⁞ᚨᚾᛊᛟᚱᚨ.***


    Si rialzò stringendo l'ascia con vigore, ancora una volta avvolgendola nel suo cosmo. La sua determinazione era più vivida che mai, perché per ogni ciclo gli veniva ripristinata quel poco di energia, abbastanza per un ultimo e grandioso colpo. Un colpo che avrebbe ripetuto all'infinito.

    Non Hai mai conosciuto un nano?


    La massa gorgogliante di occhi lo fissava senza vederlo veramente, come se quell'essere potesse distinguerlo da un qualsiasi umano o animale, per quell'essere il nano era solo un altro pezzo di carne da divorare e corrompere. Non oggi.

    La testardaggine di un nano?


    Mai. Anche se quel ciclo di pochi secondi fosse stato infinito, lui non avrebbe ceduto. Per tutti i popoli di Asgard, per Asgard stessa, avrebbe sacrificato la sua vita o il sul tempo, trattenendo chiunque gli stava facendo questo, mentre simmetricamente divideva il suo avversario all'infinito.

    Cento, mille, fino alla fine dei tempi. Ti godrai questo spettacolo per l'eternità. Mettiti comodo!


    Dopotutto quante volte aveva già rivissuto quel momento. Quattro o quattrocento? I suoi ricordi rimanevano comunque sfocati, ma almeno ora aveva ben chiaro il suo obbiettivo.

    ᛟᛞᛁᚾᛟ⁞ᛞᛟᚦᚱᚨᛁ⁞ᚨᛊᛈᛖᛏᛏᚨᚱᛖ⁞ᚨᚾᛊᛟᚱᚨ⁞ᛒᚱᛁᚾᛞᚨ⁞ᚨᛚᛚᚨ⁞ᛗᛁᚨ⁞ᛊᚨᛚᚢᛏᛖ⁞ᛁᚾᛏᚨᚾᛏᛟ****





    I m a stupid dwarf. I m a rock. I m a steel. Endurance!! :riot:

    *NO!
    ** Odino prepara un boccale di idromele per il tuo servo, presto brinderemo insieme.
    *** Provaci ancora.
    **** Odino dovrai aspettare ancora, brinda alla mia salute intanto.
     
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    POST III


    Il ciclo sembra infinito, la tua forza cresce e diminuisce costantemente ma quando sembra che tu stia per farcela tutto torna all'inizio con un dettaglio diverso.
    Prima sono le bocche, poi gli occhi, poi è il colore della carne della bestia, poi ancora gli arti e nuovamente tutto si ripete all'infinito lasciandoti in un loop di fatica e ristoro, di ansia e foga.

    Sei sfinito, mentalmente al limite, e la tua forza spirituale sembra quasi venire annichilita ad ogni riavvio di scontro eppure cominci a notare qualcosa di diverso. Prima è una pagliuzza dorata, poi diventano cento, mille e infine un turbine verticale e sottile che somiglia a uno graffio sulla parete rocciosa. Sai bene che non dovrebbe essere lì, perché nei tuoi ricordi - o quelli che credi esserlo - non hai mai affrontato nulla con quel dettaglio.

    Ma sono davvero i tuoi ricordi? Un flash accecante ti abbaglia prima che tutto diventi buio, dura poco meno di una manciata di secondi ma quando finisce sei di nuovo lì. Nello stesso campo di battaglia degli innumerevoli riavvi, ma questa volta sembra diverso.
    Il graffio è più spesso e solido lungo la parete, grande poco meno di un dito e lungo almeno un metro. Non esisteva prima, non c’era mai stato così come molte altre cose.

    Un dolore al braccio si fa intenso, si irradia dalla spalla e risale veloce lungo tuta la spina dorsale colpendoti in pieno.

    Ma un momento… Tu avevi perso il braccio.

    Giusto?



    qNjfunR


    Note master:

    Benissimo, un po' di introspezione intervallata da qualche trip stile il giorno della marmotta. Verso la fine ti accorgi di quella faglia sulla parete rocciosa e vedi buio per qualche secondo. Cosa ti sembra di vedere in quell'oscurità?



     
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4 replies since 6/3/2024, 23:48   280 views
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