Praise be to the Great Worm

Addestramento: Miquella per Worm

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    Lode a Shai-Hulud, l'eterno divoratore
    Shai-Hulud, sii misericordioso con i tuoi indegni servitori
    Shai-Hulud, abbi pietà


    Ah, le suppliche. La costante universale, la nenia dei deboli che si sottomettono ai forti; conosci bene cosa si prova ad essere oggetto della venerazione degli sciocchi, lo sei stato da un tempo così vasto da essere incommensurabile.
    Dopo la sconfitta dei Primi Maligni ti sei rifugiato lì, in un lontano pianeta fuori dallo sguardo dei vincitori per trascorrere le ere in sicurezza. La tua forma si è sepolta sotto le sabbie di quel deserto infinito, trovando rifugio nelle più oscure profondità della terra, e li ti sei radicato fin dentro le ossa di quel mondo; la popolazione autoctona ha dimenticato un tempo in cui tu non infestavi le vaste distese di sabbia, regni e imperi sono nati e caduti, ma tu sei rimasto.
    Shai-Hulud, un punto fermo, un buco nero di distruzione. Pregano per la tua pietà, ti implorano di non devastare le loro città nel tuo passaggio, di non distruggere le loro famiglie e la loro vita, ti portano tributo per placare un avanzata che ritengono essere l'inconoscibile disegno di un dio. Oh, non sanno quanto hanno ragione.
    Non sospettano la profondità del tuo intelletto, di come i tuoi occhi vedano tutto ciò che succede sul pianeta e sentano ogni singolo passo dalle vibrazioni che attraversano la terra; stupidi e inconsapevoli, si votano ciecamente a qualcosa che non possono capire nella speranza di evitare un gravissimo castigo.

    Eppure questo sta per cambiare.
    La Parola di Distruzione inizia a ribollire nella tua essenza, segno che sei rimasto placido per troppo tempo, accontentandoti di distruggere chi sconfinava nei tuoi presunti domini e risparmiare altri, tutto per non allertare chi ti da la caccia. Non più.
    Non puoi tollerare un secondo di più che la tua volontà di annientamento venga strozzata, che l'universo non tremi alla tua avanzata, che il tuo appellativo non sia pronunciato con il sussurro dell'ultimo respiro.

    Ma come fare per rispettare il tuo imperativo?
    Come muoversi per portare la tua volontà di distruzione?

    Allungare i tuoi tentacoli e semplicemente divorare quel mondo nella sua interezza?

    Oppure muoversi in maniera più lenta e deliberata, rendendo i piccoli insetti che strisciano sul tuo dominio degli schiavi, portare la tua volontà tramite loro?

    O qualunque altra soluzione possa essere concepita da una mente tanto antica quanto contorta.

    Le suppliche sono una costante. Trascendono il velo del tempo.



    CITAZIONE
    Note: benvenuto nel tuo addestramento!
    Cominciamo subito facendo le cose in grande, sei Worm nell'era del mito, da qualche parte tra la Seconda Guerra degli Eterni e il regno dei Titani, ma il quando non è importante; ciò che conta è che ti sei stancato di stare confinato nel mondo deserto dove sei venerato come una sorta di fenomeno naturale.
    A te la scelta su come seguire il tuo mandato di distruzione, hai piena libertà, nei mezzi e nella narrazione, di fare quel che vuoi.

    Le tue vittime possono essere o umani o creature aliene, anche questo a scelta tua. Ovviamente sei quanto di più inumano possa esistere.
    Per qualunque domanda, sono qui.
     
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    Arrivò un'era, un momento fuori dal tempo, in cui la guerra che imperversava non era come le altre. Era una conflagrazione così vasta che minacciava di cancellare non solo mondi, ma intere galassie, rendendole cenere nell'abisso infinito dello spazio. Di fronte a questa catastrofe, mi resi conto che il conflitto era perduto. Le mie forze, un tempo invincibili, furono disperse come granelli di sabbia nel vento cosmico. In quel momento, capii che la mia unica via di salvezza era la fuga. Non era una resa, ma una ritirata strategica, un modo per preservare la scintilla della mia esistenza. Così, avvolto nel manto della notte più profonda, intrapresi il mio esilio attraverso il tessuto straziato dell'universo, in cerca di un santuario, un luogo di solitudine dove poter guarire e riflettere lontano dagli occhi avidi dei miei nemici.

    Ho scoperto un santuario, un pianeta lontano dagli eterni conflitti, ignorato dagli dei, dove gli uomini conducono esistenze semplici, lontane dalla grandezza e dall'orrore delle guerre che ho visto. Il deserto, con la sua immensità e il suo silenzio, è diventato la mia nuova casa, la mia fortezza fatta di sabbia e vento. Tuttavia, non sono completamente nascosto; non del tutto invisibile. La terra stessa è conscia della mia presenza, e so che anche gli abitanti di queste terre aride, persone dalle antiche tradizioni e dagli occhi che vedono al di là delle mere apparenze, sentono il mio spirito. Parlano di me, raccontano storie, leggende su di me, pur non sapendo che la creatura al centro delle loro narrazioni è più reale di quanto possano immaginare.

    Col passare delle ere, la percezione della mia esistenza tra gli abitanti di questo mondo è cambiata, evolvendosi da una semplice paura a un senso di riverenza quasi divina. Cultisti, devoti e sacerdoti hanno cominciato a costruire altari nelle valli oscure del loro timore, presentando offerte sempre più elaborate e ricercate. All'inizio, erano omaggi semplici, frutti della terra, sculture fatte di pietra e di speranze. Ma il cuore umano è profondo, un abisso di desideri e segreti, e ben presto, quasi inevitabilmente, le offerte si sono trasformate, divenendo tributi di natura molto più macabra: vite umane, giovani donne scelte per la loro pura innocenza.

    Durante quelle notti ho assistito ai loro riti, ho visto i volti delle giovani illuminate dalla luce tremolante delle torce, i loro occhi pieni di terrore e di speranza. Non avevo mai cercato tale adorazione, non avevo mai richiesto sacrifici di carne e sangue. Eppure, in quel momento, è nata un'idea, un piano lungimirante, che potesse trasformare queste pratiche in qualcosa di nuovo, qualcosa che potesse infondere di nuovo significato nella mia esistenza, da troppo tempo perduta.

    Ho permesso che le fanciulle mi fossero portate, non come sacrifici, ma come iniziande in un rito di iniziazione, in un viaggio di trasformazione. Le ho immerse nelle vasche sacre, piene di vermi che fanno parte del mio stesso essere, essenze di Shai-Hulud, ma non per divorarle. Questi vermi, fedeli estensioni del mio spirito, si sono nutriti non dei loro corpi, ma dell'essenza stessa delle ragazze, in un contatto più intimo e profondo di qualsiasi legame umano. Emerse dal rito, queste giovani donne non erano più semplici mortali, eppure non erano completamente assorbite in me. Trasformate, portavano nei loro occhi non solo la vastità infinita del deserto, ma anche la profondità oscura delle notti prive di stelle. Le ho nominate Sibilanti del Deserto, le mie vere apostole, attraverso le quali potevo parlare agli uomini, guidarli o ingannarli, a seconda di ciò che richiedevano le circostanze. Non tutte coloro che vengono immerse nelle sacre vasche sopravvivono a questo rito; solo le più resilienti, quelle che possono sopportare la trasformazione e accettare dentro di sé l'essenza di Shai-Hulud, riescono a emergere come Sibilanti.

    Le Sibilanti, ora potenziate e trasformate dal rito, iniziano a operare nel mondo degli uomini con una precisione e un'intenzione che rispecchiano le mie più antiche ambizioni. Non sono più semplici emissarie o guide spirituali; ora sono divenute strumenti di un potere oscuro, araldi di un'era nuova, un potere che mira a ridisegnare completamente il tessuto stesso delle società umane. Con un mix di astuzia e determinazione, si insinuano tra le pieghe del potere, avvolgendo leader e influenzatori con le loro parole dolci e consigli insidiosi. Sotto la loro sottile influenza, regni un tempo stabili cominciano a vacillare come castelli di sabbia. Alleanze un tempo solide si frantumano come vetro sotto il colpo di un martello, e imperi secolari decadono nel caos più totale, mentre nuovi ordini, forgiati secondo i disegni e i desideri di Shai-Hulud, sorgono dalle ceneri del mondo vecchio. Continenti interi vengono rimodellati, le loro storie riscritte da conflitti e tradimenti, trame oscure orchestrate dalle ombre.

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    E mentre queste grandi macchine di potere si muovono e si scontrano, guidate dalle invisibili mani delle mie figlie, le Sibilanti tessono con sapienza la rete del destino, manipolando la trama della realtà stessa. Io, Shai-Hulud, osservo dall'oscurità del mio rifugio, freddo e distante, compiaciuto del lavoro delle mie apostole. Stanno eseguendo la mia volontà con precisione, diffondendo il caos e la paura che un tempo portavo io stesso nei campi di battaglia.

    In questo crepuscolo eterno che avvolge il cuore palpitante del deserto, sono circondato dalle mie creature, le Sibilanti, l'incarnazione vivente della mia volontà e del mio potere immenso. Tra di loro spicca Seraphel, la mia apostola più implacabile e determinata, il cui operato ha già trasformato intere civiltà in mere ombre e polvere. La loro presenza, un coro di sussurri di sabbia e vento, narra storie di distruzione e conquista, echi di un potere che si estende ben oltre l'orizzonte visibile.

    « I vostri racconti di devastazione e dominio riecheggiano con la forza di una tempesta nel cuore del deserto. Tuttavia, ricordate che la nostra missione trascende la semplice annientazione. Siamo gli architetti del destino, i tessitori della realtà. Non è sufficiente distruggere; è nostro dovere plasmare, modellare il mondo secondo i nostri disegni, secondo la nostra visione. »

    Seraphel si avvicina, i suoi occhi ardenti come due stelle cadenti nel buio della notte desertica.

    « Abbiamo seguito il sentiero che hai tracciato per noi. Ogni nostra azione, ogni scelta, è stata un'estensione della tua volontà. Il caos che seminiamo, la paura che diffondiamo, sono i mattoni con cui stiamo costruendo il tuo nuovo ordine mondiale. Dicci, dunque, cosa desideri oltre la distruzione? In che modo dovremmo modellare il caos che abbiamo generato? »

    « La distruzione è soltanto l'inizio di un processo più grande, il preludio a un controllo totale. Non desidero soltanto che le terre tremino al pronunciare del mio nome; voglio che ogni respiro, ogni pensiero degli uomini, sia un tributo alla mia potenza illimitata. Voi, mie care figlie, siete gli strumenti di questa volontà assoluta. La vostra missione va oltre la semplice sottomissione dei deboli; dovete intrecciare la mia essenza nel tessuto stesso della loro esistenza. »

    Le Sibilanti ascoltano, i loro volti un mosaico di oscurità e devozione incondizionata.

    « Allora così sarà. Estenderemo il tuo regno di ferro e fuoco in ogni angolo del mondo, fino a che ogni ombra, ogni eco, ogni sogno non sarà altro che un riflesso della tua incommensurabile grandezza. »

    Le loro voci si fondono in un coro oscuro, un impegno rinnovato che riempie l'aria di promesse di oscurità e dominio assoluto. Io, Shai-Hulud, ascolto, consapevole che il cammino che abbiamo intrapreso insieme è lungi dall'essere completato. Il deserto si estende infinito davanti a noi, un palcoscenico immenso per la nostra insaziabile sete di potere.

     
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    Così Shai-Hulud ha deciso, e così sarà. Le sue parole, annunci di una sentenza che è già stata scritta da prima del Tempo, i suoi pensieri, il più dolce dei veleni, la sua voce un trillo di ferro che richiude tutto sotto il suo giogo, spire dalla cui presa non c'è scampo.

    Seraphel e le sue sorelle sono tuoi araldi, ogni parola fa collassare un regno e conduce tutti coloro che le ascoltano non alla follia, bensì nel tuo glorioso abbraccio.
    Il mondo che ti aveva accolto, dapprima tuo rifugio, diventa il tuo dominio; le nazioni di queste piccole creature di pelle e sangue vengono spazzate via, civiltà costruite dal sudore di padri per i propri figli, annientate. L'unica cosa che resta sono macchie rosse nell'atmosfera del pianeta, le voci giubilanti dei tuoi schiavi e quelle agonizzanti di chi non ti si è piegato, e le tue accolite, nascoste nell'ombra, che eseguono i tuoi oscuri disegni.
    L'intero mondo è tuo: non è un processo istantaneo, generazioni su generazioni sono passate per far prendere radice ai cambiamenti più radicali, ma tu sei eterno. Infinito e supremo. La tua età è inconcepibile, così tanto che tutto al confronto altro non è che un moto di polvere.

    Le Sibilanti portano il tuo volere, i loro occhi i tuoi, le loro voci un coro di totale venerazione; sono tue, nella mente, nel corpo e nell'anima, e presto lo saranno tutti. Un esempio del futuro che viene dall'abbandonarsi alla tua Parola: Sottomissione, totale, assoluta, completa, infrangibile e indiscutibile.
    E la cosa che più ti allieta in tutto questo, Shai-Hulud, è quanto ti amino. Come bestie, inconsapevoli di essere bloccate in un eterno pascolo che venerano la mano del macellaio, altrettanto i tuoi schiavi ti ossequiano; inconsapevoli di quello che hanno perso, incapaci di formulare anche solo un pensiero che tu non abbia instillato in loro, parte di te tanto quanto lo è un tuo pseudopode. Un dominio di carne, di api che circolano attorno a una regina che tutto divora, un mondo piegato completamente a te in ogni sua microscopica parte.

    Eppure non è abbastanza.
    No, no. Non lo è.
    Sai bene quanto grande sia la Realtà, e quanto insignificante sia un pianeta nello schema delle cose. E' un puntino, una macchia nel tessuto dell'esistenza, irrilevante a conti fatti: eppure ora che hai assaporato la gioia del successo, l'euforia del controllo totale, beandoti dell'adorazione dei tuoi schiavi, ne vuoi di più. I tuoi appetiti sono stati scatenati, e un solo mondo non più è sufficiente a contenere la tua volontà.
    I tuoi occhi si rivolgono verso le infinite altre stelle che piagano la volta celeste: come osano essere liberi? L'unica vita che abbia senso è quella che tu controlli, l'unica esistenza che abbia valore è quella che solo tu domini. Il pensiero che esistano infiniti luoghi dove tu non sia conosciuto, dove Shai-Hulud non faccia da padrone, è intollerabile.
    Sarebbe un rischio, ne sei consapevole, ma tu sei fatto per portare eterna distruzione, non per essere confinato in una prigione.

    ...r... ack... or..



    Eppure è un rischio. Ne sei perfettamente consapevole, ti stanno effettivamente dando la caccia, sebbene tu non senta più la presenza dei tuoi antichi nemici.
    Che abbiano abbandonato la Realtà?

    Le Sibilanti aspettano, facendo fluire tributi a fiumi, che tu dica loro ciò che sarà.

    CITAZIONE
    Note: molto, molto bene. Il mondo è completamente tuo, ma... è abbastanza per saziarti? Fermarsi o proseguire la tua opera nell'universo? E, se sì, come?
    Come sopra, piena libertà narrativa.
     
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    Il mondo intero giaceva ora sotto il mio dominio. Ogni essere, ogni filo di vita, fino all'ultimo granello di sabbia, era marchiato dal sigillo della mia sovranità. Le Sibilanti, le mie fedeli araldi, eseguivano i miei desideri con una precisione e una ferocia che trovavo divertente, quasi allietante. Ma, per un'entità eterna e immortale come me, Shai-Hulud, questa conquista terrena iniziava a perdere il suo sapore. L'assoluto controllo di un singolo pianeta, per quanto vasto e sconfinato potesse sembrare, non era più sufficiente; mi lasciava insoddisfatto, assetato di un orizzonte più ampio, di una sfida maggiore.

    Avevo sottomesso intere civiltà, plasmato il destino di mondi interi, eppure, dentro di me, cresceva un vuoto, un desiderio non appagato che la dominazione di questa sola terra non poteva colmare. Mi trovavo al centro di un regno senza limiti, ma era come se fossi rinchiuso in una gabbia dorata, una prigione fatta di sabbia e vento, di cieli infiniti e vuoti. La mia riflessione, si spostò oltre i confini di questo dominio di desolazione e pace forzata. Mi resi conto che il mio vero destino, la vera espressione del mio potere, non poteva e non doveva limitarsi a questo angolo silenzioso dell'universo.

    La vera essenza di Shai-Hulud non era quella di regnare su un mondo di sabbia e solitudine, ma di tracciare il mio segno attraverso il tessuto stesso dell'universo. Mi resi conto che il mio nuovo obiettivo, la mia nuova ambizione, era di espandere il mio regno oltre questo pianeta isolato, di allungare la mia vista e il mio potere verso gli altri mondi, verso sistemi solari e galassie lontane.

    Le Sibilanti, che fino a quel momento avevano compiuto i loro doveri con una dedizione cieca e meccanica, sarebbero diventate le avanguardie di questa nuova era di espansione. Avrebbero portato il mio nome e la mia volontà nelle regioni più remote dello spazio, aprendo la strada per la mia gloria cosmica. E così, mentre il mio sguardo si volgeva verso il vasto universo, pieno di misteri non ancora svelati e di mondi non ancora sottomessi, iniziai a pianificare il mio nuovo grande disegno. Non più contento di regnare su un singolo pianeta, mi preparavo a diventare il sovrano di intere costellazioni.

    Il pianeta, una volta una tela incolore e tranquilla, si era trasformato, sotto la mia guida, in un vivace e caotico parco giochi. Avevo guidato ogni forma di vita, ogni creatura di carne e sangue, a moltiplicarsi con un fervore inaudito. La vita, sotto il mio dominio, aveva assunto una nuova, frenetica energia, una corsa incessante verso una proliferazione senza fine. Le Sibilanti, le vere padrone di questo mondo, erano al centro di questa frenesia di vita: esse partorivano nuove esistenze, creature concepite sotto la mia volontà, strumenti viventi del mio disegno più grande.

    Questi nuovi esseri, nati dall'unione della carne e dello spirito, erano ibridi unici, amalgami della natura terrena e della mia essenza divina. Avevano forme antropomorfe, riecheggiando la figura umana, ma con tratti distintivi che li legavano a me, Shai-Hulud, il worm eterno. Queste creature portavano i segni del loro retaggio misto: occhi che ardevano con la ferocia del deserto, pelli corazzate come le dune di sabbia, e arti che terminavano in appendici affilate, pronte a scavare e distruggere.

    Il mio esercito cresceva giorno dopo giorno, un'orda inarrestabile nata dalla terra stessa che avevo plasmato. Non erano creature fatte per la sottigliezza o per l'inganno; la loro forza stava nella pura, schiacciante numerosità e nella loro capacità di consumare e assimilare ogni cosa sul loro cammino. Non avevano bisogno di tattiche raffinate o di strategie complesse: la loro stessa esistenza era un assalto, una marea vivente che si abbatteva su tutto ciò che incontrava, lasciando dietro di sé solo desolazione e disperazione. Avevo creato un esercito perfetto per i miei desideri di espansione. Queste creature, i miei figli e soldati, erano gli strumenti attraverso i quali avrei esteso il mio dominio al di là dei confini di questo mondo.

    E così, mentre il mio esercito si preparava a varcare i confini del noto, a viaggiare attraverso le stelle verso destini ancora ignoti, sentivo dentro di me una soddisfazione fredda, distaccata. Questo era solo l'inizio di un'espansione senza fine, l'alba di un'era in cui il mio nome, Shai-Hulud, sarebbe stato conosciuto e temuto in ogni angolo dell'universo, un'era in cui ogni granello di sabbia su ogni pianeta avrebbe riconosciuto la mia signoria.

    La galassia si stendeva davanti a me come un giardino ancora da esplorare, ricco di mondi da sottomettere e di vite da plasmare secondo il mio volere. E mentre le mie creature si preparavano per la loro prima, grande migrazione, sapevo che nulla avrebbe potuto fermare l'inevitabile espansione del mio impero. Queste creature, i miei figli e guerrieri, viaggiavano su navi che erano un riflesso della mia stessa essenza. Le loro astronavi, enormi e ondulanti, si stagliavano nel vuoto cosmico come i worm del deserto. Queste imponenti navi erano più di semplici mezzi di trasporto: erano simboli del mio potere, araldi della distruzione che si avvicinava.

    All'arrivo su ogni nuovo mondo, il terrore si diffondeva come un incendio. Le mie armate non conoscevano pietà o esitazione. Case, città, intere civiltà venivano ridotte in cenere nel giro di poche, atroci ore. La resistenza, quando c'era, veniva schiacciata con una brutalità che spegneva ogni speranza di ribellione. Non c'era eroismo che potesse sopravvivere al primo, devastante assalto delle mie truppe. E coloro che, vinti dalla disperazione o dal calcolo freddo della sopravvivenza, sceglievano di arrendersi, si trovavano ad affrontare un destino forse ancor più oscuro. Gli umani e le altre razze intelligenti catturate venivano marchiate con il sigillo della schiavitù più assoluta. Le larve, estensioni viventi della mia volontà, venivano impiantate nei loro cervelli. Questi parassiti non solo li privavano della loro libertà, ma li trasformavano in burattini, in esseri privi di volontà, assolutamente sottomessi ai miei desideri. Questa conversione era la dimostrazione definitiva del mio controllo: non mi bastava dominare i corpi; desideravo soggiogare le menti, piegare ogni singolo spirito al mio inconfutabile dominio.

    Il mio esercito continuava a crescere con ogni conquista, ogni vittoria alimentava la prossima, in un ciclo implacabile di espansione e dominazione. E con ogni sistema solare che cadeva sotto il mio controllo, la mia influenza si estendeva, il mio potere diventava più intenso, più profondo, più assoluto. La galassia, una volta un luogo di meraviglie infinite e di libertà inesplorata, stava diventando il palcoscenico della mia più grande opera, un vasto impero governato dalla paura e dall'obbedienza. Eppure, nonostante il terrore che seminavo, nonostante la distruzione che lasciavo dietro di me, in qualche oscuro angolo della mia essenza, sapevo che questo era solo l'inizio. L'universo era vasto, e la mia sete di potere non conosceva limiti.

     
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    La pietra brilla nella semioscurità, riflessi di luce blu nel grigio, mani spaccate e impolverate l'afferrano e te la porgono come un cane porta un osso al suo padrone.


    La tua opera procede, devastante e inesorabile come avevi desiderato. I pianeti cadono, uno dopo l'altro, sotto la tua orda di carne e odio; mondi interi resi tuoi schiavi, piegati alla tua volontà, puntini che, uniti, formavano un disegno che ti avrebbe condotto alle vette del dominio. Calcoli ogni movimento con una fredda lucidità che nessuno può interpretare, e con ogni millimetro di terreno conquistato, con ogni vittima asservita alle tue lave, la tua sete di conquista e dominio cresce.
    Presto l'intero universo saprà... saprà...

    Shai-Hulud, distruttore della luce, liberaci dalle catene della volontà
    Shai-Hulud, a te e te solo ci votiamo, salvaci dal nostro tormento
    Shai-Hulud, siamo tuoi.


    Le suppliche sono costanti, di rado passa un attimo senza che ti vengano rivolte delle lodi, sono preghiere di droni che altro non fanno che carezzare la tua vanità. Eppure c'è qualcosa che non va, qualcosa che senti come profondamente sbagliato; senti le leggi della Realtà farsi progressivamente più forti attorno alle tue conquiste, eppure non capisci. Non ne comprendi la causa, i Daimon tuoi nemici non sono più nella Realtà, le loro presenze dissolte oltre i confini dei loro reami eterei, quindi cos'è questo? Una trappola?!
    I tuoi infinti occhi vedono che le tue armate vengono inglobate da enormi buchi neri, che compaiono nel mezzo della loro avanzata, ghermendole senza possibilità di salvezza. Senti che queste singolarità stanno avvicinandosi ai pianeti da te già corrotti, annichilendoli spietatamente.

    E senti una presenza farsi sempre più vicina, qualcosa che non è esterno alla realtà ma nativo in essa, eppure... no, cos'è questo? La figura emerge e ti prepari a
    Mr. Blackthorn?


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    State bene?
    La voce di Luis ti scuote da quest'attimo di... cosa ti è successo? Ti sei perso nei tuoi pensieri, guardando fuori dalla finestra nel rimirare i preparativi dei tuoi minatori alla giornata di lavoro. Fastidio monta in te, la realizzazione che quel maledetto rosario sta ancora interferendo con la vostra manifestazione. Nella Guerra Sacra che verrà dovrete risolvere questo problema, magari a partire dalle basi che tu hai conquistato.
    Sì perché tu, Stella del Cielo Sottomesso, stai volutamente contravvenendo alle tue limitazioni in nome del sommo Ade. Al di fuori dell'Averno stai acquisendo potere e risorse per la vostra causa, facendo scempio dell'umanità che i vostri nemici hanno giurato di difendere.
    Sfruttando ogni connessione della tua incarnazione sei riuscito a strappare dalla corona Belga i diritti per sfruttare, in nome loro, un sito minerario di cobalto in Congo. Lì, sotto la tua sapiente guida, hai annientato l'ecosistema locale: il tuo dominio è stato segnato dalle nubi nere delle fornaci e il rombo di alberi che cadono per lasciare spazio all'inesorabile avanzata della civiltà, liquami mefitici buttati nelle poche riserve d'acqua disponibili, avvelenandole irreparabilmente.

    Luis sa chi sei, è tuo segretario e assistente in questo, ma non gli importa. Lui, differentemente da altri, ti segue di sua spontanea volontà, abbandonato completamente al tuo servizio.

    E' giunta l'ora di iniziare un giro di ispezione, e ricordare a coloro che lavorano per te il volto del loro padrone.

    CITAZIONE
    Note: bene bene, facciamo un piccolo salto in avanti però. Siamo nel 1900 e tu, da bravo Spectre criminoso, ti sei trovato fuori dall'Averno per fare un po' di cose che non potresti propriamente fare. :asd:
    Nel corso del tempo hai messo su una miniera di cobalto in Congo, nella quale, tramite contatti con il governo Belga, sei riuscito a mettere a lavorare un gran numero di autoctoni e galeotti presi un po' dalle varie prigioni. I metodi con qui hai reperito forza lavoro sono a tua discrezione, così come il modo in cui stai mantenendo l'ordine e ti stai facendo venerare dai tuoi lavoratori (possono essere droghe o direttamente controllo mentale, a scelta tua ma in queste circostanze sei comprensibilmente meno potente rispetto alla tua forma originale).
    Tu sei decisamente più umano nella mente (ma non meno bastardo), anche e soprattutto per il rosario che sta disturbando le varie reincarnazioni (a te la scelta se e quanto questa cosa ti ha colpito).

    Fatti pure un giro d'ispezione nella tua proprietà, descrivendo come hai acquisito minatori e del modo in cui ti stai facendo venerare. Concludi nel pomeriggio, quando ti appresti a tornare nei tuoi alloggi.
     
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    Mi trovavo nel mio ufficio, una struttura austera ma funzionale allestita vicino alla miniera di cobalto nel cuore del Congo. Il sole africano filtrava attraverso le finestre, gettando una luce cruda sulle carte e sui documenti sparsi sulla mia scrivania. La miniera, fonte inestimabile di risorse, era solo l'ultimo tassello del mio complesso piano, ottenuta dopo intense negoziazioni con il governo belga. Metodologie non propriamente ortodosse erano state impiegate, ma il fine giustificava i mezzi. Dopotutto, il potere richiede sacrifici, e io, Mr. Blackthorn, non ero estraneo a questo concetto.

    Luis, il mio assistente, mi scosse leggermente per attirare la mia attenzione. Il giovane stava diventando sempre più indispensabile nel navigare le acque tumultuose di questa impresa coloniale.

    « Sì, Luis? »

    Dissi, rivolgendo a lui uno sguardo che nascondeva la profondità dei miei pensieri. Dietro l'apparenza di un uomo d'affari, nascondevo la mia vera identità: uno spectre al servizio di Hades, incaricato di tessere l'influenza oscura del mio signore.

    « Signor Blackthorn, il team di estrazione ha segnalato un nuovo filone. E c'è una questione con le autorità locali che richiede la sua attenzione. »

    Annuii, prendendo i documenti. Ogni giorno presentava nuove sfide, ma anche nuove opportunità di espandere l'influenza del mio oscuro signore. La miniera non era solo una fonte di ricchezza materiale; era un punto di leva, un mezzo per esercitare potere su questo territorio e, a sua volta, su coloro che vi abitavano.

    « Risolvi la questione con le autorità. Usa i metodi che abbiamo discusso. È essenziale che manteniamo il controllo su questa operazione senza interferenze esterne. »

    Luis annuì, comprendendo la gravità della situazione. Non eravamo qui solo per il cobalto. Eravamo qui per tessere una rete di potere e influenza che si estendesse ben oltre i confini di questa miniera, ben oltre le selve e i deserti del Congo. Mi alzai, guardando fuori dalla finestra verso l'orizzonte lontano. La mia presenza in questo luogo, sotto questa identità, era una mossa calcolata nel grande gioco di scacchi tra le potenze oscure e le forze della luce. E mentre l'Africa si stendeva davanti a me, ricca di misteri e di risorse inesplorate, sapevo che ogni passo che facevo qui avvicinava il mio eterno signore, al suo obiettivo finale: un dominio che non conosceva confini, un potere che oscurava il sole stesso.

    Era giunto il momento per un'ispezione diretta all'interno delle miniere. Mi stavo dirigendo verso il cuore pulsante della mia operazione, un luogo di oscurità e di ricchezza, circondato da un mare di volti, il frutto dei miei sforzi e delle mie manipolazioni. Avevo radunato attorno a me un numero considerevole di lavoratori, un'impresa non da poco data la diversità delle tribù e delle culture presenti in questa regione del Congo. Tuttavia, la chiave per unire queste persone così disparate non era stata la forza o la coercizione, ma qualcosa di molto più sottile e potente: la loro fede, la loro religione. La cultura Bwiti, profondamente radicata tra gli indigeni, forniva il terreno fertile su cui avevo seminato i semi della mia influenza. La radice di Iboga, sacra per i loro rituali, era stata lo strumento attraverso cui avevo stretto il mio controllo. Somministrando grandi quantità di questa potente sostanza e "guidando" le loro visioni durante gli stati alterati di coscienza che ne seguivano, ero riuscito a trasformarmi nell'oggetto della loro devozione più assoluta.

    Questa non era solo una questione di chimica o di farmacologia; era un gioco di fede, di credenze e di potere. Combinando gli effetti allucinogeni della radice con la mia presenza, avevo creato un'immagine di me stesso come una figura divina, un messaggero degli dei. I capi religiosi, una volta convinti o soggiogati, divennero i miei più ferventi alleati, diffondendo la mia parola e i miei comandi come se fossero editti sacri. Man mano che i rituali si arricchivano con dosi sempre maggiori di Ibogaina, la dipendenza dei lavoratori non era solo fisica, ma diventava spirituale. Ogni visione, ogni sogno indotto dalla radice, li legava più strettamente a me, rinforzando la mia immagine come centro della loro esistenza religiosa e quotidiana. Ora, camminando tra loro, sentivo il peso dei loro sguardi, carichi di una venerazione che confinava con l'adorazione. Non erano più semplici lavoratori; erano seguaci, discepoli pronti a compiere la mia volontà senza un momento di esitazione o dubbio. La mia leadership era avvolta in un'aura di sacralità che nessuno osava contestare.

    Mentre scendevo nelle profondità della miniera, circondato da queste anime che avevo piegato al mio volere, sapevo che il successo della mia missione era assicurato. Ogni colpo di piccone, ogni carriola di cobalto estratto, non era solo un avanzamento della mia agenda terrena, ma un rafforzamento del mio dominio spirituale. Era questa la vera potenza: non solo controllare le menti e i corpi, ma infondere nelle profondità dell'anima umana il seme inestirpabile della devozione. E mentre le ombre della miniera si allungavano attorno a noi, un sorriso freddo e calcolatore si disegnò sul mio volto. La mia rete si stava espandendo, non solo attraverso il Congo, ma nelle stesse fibre del tessuto spirituale di questo mondo. E non c'era nulla, né uomo né dio, che potesse fermarmi ora.

    Mentre avanzavo attraverso i tortuosi sentieri scavati all'interno della miniera, il rumore delle attività estrattive riempiva l'aria, un coro incessante di lavoro e di sudore. Luis, sempre affidabile, si muoveva al mio fianco, un faro di competenza in mezzo al caos controllato degli scavi. La vera prova del mio controllo non era nella supervisione quotidiana, ma nel modo in cui gestivo le situazioni impreviste, come quella che si stava svolgendo in una zona leggermente isolata degli scavi. Un curioso si era intrufolato, un giornalista inglese, la cui presenza non era prevista né desiderata. Catturato dai miei uomini, il suo volto tradiva un misto di paura e speranza mentre cercava di formulare scuse e giustificazioni per la sua intrusione.

    Lo osservai con interesse, valutando la situazione. I miei uomini attendevano un mio segnale, pronti a eseguire qualsiasi mio comando. Mi avvicinai al giornalista, osservando la paura nei suoi occhi. Con un sorriso, gli accarezzai il volto in un gesto che avrebbe potuto sembrare di conforto a un osservatore esterno.

    « Andrà tutto bene. »

    Poi, voltandomi verso i miei schiavi, le mie parole furono definitive, cariche di un potere oscuro.

    « Che la sua anima torni alla terra. »

    Era un comando semplice, ma carico di significato, un verdetto pronunciato con la calma di chi sa di non poter essere contestato. Il destino del giornalista era segnato. La sua fine sarebbe stata un messaggio, un monito per chiunque osasse interferire con i miei disegni. Ma non sarebbe stata solo questo. La sua morte sarebbe diventata parte di un rituale, uno spettacolo macabro destinato a rafforzare ulteriormente il mio controllo sui lavoratori. Sotto i miei ordini, i miei uomini condussero il giornalista verso il centro di un cerchio formatosi rapidamente. La cerimonia che seguì fu tanto terribile quanto sacra ai loro occhi, alimentata dalle credenze che avevo instillato in loro. Mentre la vita lasciava il corpo del giornalista, i lavoratori, sotto l'effetto delle radici di Iboga, iniziarono a consumare le carni dell'uomo, unendo in un gesto atroce il nutrimento del corpo a quello dello spirito. Osservai il rituale dalla mia posizione elevata, un dio oscuro che contempla la sua creazione. Questo momento di barbarie, mascherato da sacralità, era il cemento che legava i miei uomini a me, che li teneva avvolti nelle catene dell'obbedienza e della paura.

    Erano le quattordici e il mio giro di ispezione nelle miniere era terminato. Mentre mi allontanavo dal cuore pulsante di questo complesso sottoterra, i suoni del lavoro svanivano lentamente, sostituiti dalle voci dei miei sudditi. Le loro parole fluttuavano nell'aria calda e polverosa, un coro che si alzava forte e chiaro tra le colline e le valli di questo terreno strappato alla natura.

    « Lisan al Gaib »



    I loro toni erano carichi di venerazione e paura, un misto di emozioni che si fondevano in un canto potente, una litania che risuonava contro le pareti di pietra e cielo. Ogni ripetizione del mio nome, ogni invocazione della mia grandezza, era un mattone in più nel tempio della mia potenza, un ulteriore legame che li vincolava a me, il loro dominatore non solo terreno ma quasi divino. Con il coro ancora echeggiante alle mie spalle, ritornai nelle mie stanze private. Seduto alla mia scrivania, con le mani incrociate davanti a me, riflettevo sulla giornata e sulle mosse future. Il controllo sulla miniera era completo, ma la mia vista era già proiettata oltre, verso nuovi orizzonti, nuove conquiste. L'energia estratta da queste terre era solo il preludio di una partita ben più grande, un piano che avrebbe visto il mio potere estendersi ben oltre i confini di questa nazione, di questo continente.

     
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    Il coro accompagna ogni tuo passo, un nome che riecheggia oltre la sanità, oltre il tempo e lo spazio, e con ogni anima spezzata dai tuoi metodi, ogni sacrificio di sangue fatto in tuo nome, il tuo potere va oltre le limitazioni di questa infima manifestazione. C'è qualcosa di strano, un senso di sconforto e ristrettezza, come se fossi disgustosamente costretto da qualcosa che detesti profondamente, ma attribuisci questo all'influenza del rosario.
    Distrutto quello i tuoi pensieri si chiariranno, ti dici; chissà, magari sarai tu a affondare i tuoi artigli in quell'artefatto e spaccarne i grani uno ad uno. L'idea ti riempie di gioiosa estasi che nutre ancora di più le tue ambizioni, devi mettere su carta i tuoi piani, guardare la mappa del continente e pianificare la tua espansione e...
    I tuoi sensi sovrumani si aguzzano immediatamente, tornando nel soggiorno dell'abitazione cogli qualcosa fuori posto. Una strana vibrazione nell'aria, l'anticipazione del leone che sta per piombare sulla preda. Ma chi è il cacciatore, qui? Accendi le luci, e dalla penombra emerge una figura.

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    Non è il suo sguardo pieno di disgusto e indignazione a trarti in allarme, né l'armatura e le medaglie che porta appuntate al petto, nemmeno le cicatrici che ricoprono il suo volto. No, è la sua traccia cosmica a scatenare in te un moto di assoluto disgusto atavico. Un Saint, potente quanto te, la sua forza è probabilmente pari a quella di un Cavaliere d'Oro, se non un Gold Saint lui stesso.
    L'unica ragione per cui ti sto parlando è per il bene degli innocenti che hai ingannato.
    La sua voce, bassa e profonda, tradisce un accento dell'est Europa. Ritorna dal tuo empio padrone di tua spontanea volontà, con quel poco di onore che conservi ancora intatto, o riconsegnerò ad Ade i tuoi brandelli.
    Capisci quanto deve costargli cercare di trattare con il suo nemico giurato, eppure tale è la debolezza e la follia degli schiavi di Atena: costretti a mettere la vita degli innocenti prima della propria. E tu, Mr. Blackthorn, fremi dalla tentazione di punire questo intruso; potresti riuscirci, ma è probabile che le forze del Grande Tempio sappiano della tua presenza e che manderanno altri guerrieri a fermarti, anche se dovessi emergere vincitore. Di contro la morte per voi è uno sciocco inconveniente, giusto il tempo di trovare un nuovo contenitore, e se riuscissi a portare quel folle con te nell'Averno avrai ottenuto lo scopo del tuo signore: indebolire i Saint in previsione della futura guerra sacra.
    Cosa fare, dunque?


    CITAZIONE
    Note: beh. Cosa facciamo? Se scegli di combattere ferma il post poco prima di iniziare le botte.
     
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    Tutto stava procedendo secondo i piani, con ogni elemento che si incastrava perfettamente nel puzzle del mio dominio crescente. Tuttavia, come spesso accade quando ci si trova sull'orlo del successo, l'inaspettato fece irruzione nella mia realtà con la forza di una tempesta improvvisa. Mentre mi allontanavo dai miei pensieri e strategie, un brivido inaspettato mi attraversò la schiena, un presagio che raramente avevo avvertito nella mia lunga esistenza. Spinto da un istinto che non avevo più ignorato da secoli, tornai nel salone principale. Con un gesto della mano, accesi le luci, squarciando l'oscurità che avvolgeva la stanza.

    Di fronte a me, nell'ampio spazio ora pienamente illuminato, si stagliava una figura: un uomo dall'aspetto dell'Europa orientale, alto e biondo, i cui occhi mi fissavano con una miscela di disgusto e sfida. Non c'era bisogno di parole; il suo sguardo diceva tutto ciò che c'era da sapere. In quell'istante, una sensazione intensa e inconfondibile mi invase. Percepivo il cosmo che lo avvolgeva, un'aura potente che poteva appartenere solo a un Saint di Atena. Era un guerriero della giustizia, un portatore di luce in un mondo che avevo dipinto di ombre. La sua presenza era un'affronto, una sfida diretta non solo al mio potere terreno, ma alla mia stessa essenza.

    Il disgusto nei suoi occhi si specchiava nel desiderio viscerale di morte che ora mi pervadeva. Questo non era un semplice intruso; era un emissario del destino, un'incarnazione della resistenza contro tutto ciò che rappresentavo. Il mio regno di oscurità, la mia rete di influenze e controlli, tutto sembrava in bilico di fronte a questo singolo, determinato avversario. L'aria stessa tra di noi bruciava di tensione, carica di un conflitto imminente che andava oltre il fisico, che toccava il reame del mitico, del cosmico.

    Mentre i secondi trascorrevano, l'aria nel salone sembrava addensarsi, carica di un'energia palpabile. Questo Saint, questo guerriero di Atena, rappresentava tutto ciò che dovevo annientare per assicurare il mio dominio incontrastato. La sua stessa esistenza era un anatema per i miei disegni, una minaccia che dovevo estirpare. In quel momento, capii che il confronto era inevitabile. Non potevo permettere che la sua luce brillasse nel mio regno di tenebre, non potevo tollerare che la sua giustizia si opponesse alla mia autorità. La battaglia che si profilava era più di una semplice lotta per il potere; era un conflitto tra due visioni del mondo, due destini universali in irrevocabile contrasto.

    Nonostante la tensione che pulsava nell'aria, scelsi di rimanere calmo, un'immagine di compostezza e controllo. La figura di fronte a me, un Saint di Atena, rappresentava una minaccia non solo al mio regno di oscurità ma anche a tutto ciò che avevo costruito. Tuttavia, non avevo intenzione di lasciarmi sopraffare dall'emozione o dalla paura. Ascoltai le sue parole, le sue accuse, con un'attenzione fredda, distaccata. Quando ebbe finito, la mia risposta fu misurata, impregnata di una sicurezza che molti trovavano disarmante.

    « Entrare nella casa di qualcuno, minacciare il padrone di casa, una persona che ha dato lavoro a molte persone, è questa una consuetudine dei tuoi luoghi? Forse in Romania, o da quale altro angolo dell'Est Europa tu venga? »

    Le mie parole erano un miscuglio di sfida e disprezzo, un tentativo di sminuire la sua presenza, di ridimensionare il pericolo che rappresentava ai miei occhi. Con movimenti misurati, presi posto su una delle poltrone del mio ampio salone, un chiaro segno che non mi sentivo minacciato, che non consideravo la sua presenza come una vera minaccia al mio potere.

    « Non avrai soldi né nulla da me, e ti consiglio di tornare da dove sei venuto. »

    La mia reazione era un calcolo, un tentativo di destabilizzare, di metterlo sulla difensiva. In fondo, conoscevo il potere che questi guerrieri potevano esercitare, ma sapevo anche che la battaglia non si svolgeva solo sul campo fisico, ma anche su quello mentale e verbale. Tuttavia, sotto la superficie della mia apparente tranquillità, ero pronto a ogni eventualità. Ogni parola che pronunciavo era parte di un più ampio gioco di potere, ogni gesto calcolato per mantenere il controllo della situazione. Non sapevo come il Saint avrebbe reagito, ma ero pronto ad affrontare ogni conseguenza delle mie parole. In questo duello non solo di forze ma anche di volontà, ero determinato a mantenere il sopravvento.

    « E se invece sei stato mandato qui per uccidermi, per qualche commissione oscura, allora ti prego, accomodati. Come vedi, sono disarmato e totalmente incapace di difendermi. »

    Il sorriso sul mio volto si allargò, un chiaro segno di sfida nonostante le parole di apparente resa. La mia espressione era tranquilla, ma i miei occhi brillavano di una sfida non detta, di un invito a misurarsi con me, sul mio terreno, secondo le mie regole. Ero consapevole del rischio che stavo correndo sfidando così apertamente un guerriero di Atena, ma era parte della mia natura, del mio ruolo come dominatore e manipolatore. Non potevo mostrare paura o incertezza; la mia forza risiedeva tanto nella mia presenza e nel mio controllo psicologico quanto nella mia potenza fisica o nei miei alleati oscuri.

    Il gioco era iniziato, e come ogni gioco, poteva terminare in molti modi. Ma una cosa era certa: non avrei ceduto, non avrei mostrato debolezza, non avevo intenzione di permettere a questo Saint, di perturbare i piani che avevo meticolosamente tessuto.

    Ora, la mossa successiva spettava a lui.

     
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    Ciò che succede in seguito è un susseguirsi di ombre e colori, luci confuse e immagini ormai lontane. C'è uno scontro, sai di aver combattuto, eppure i dettagli riguardo all'esito di questa particolare battaglia semplicemente sfuggono alla tua comprensione; c'è qualcosa di strano, un qualcosa che hai sperimentato infinite altre volte nel tuo servizio ad Ade, eppure stavolta noti qualcosa di diverso.
    Ti stai svegliando, riaprendo gli occhi dopo secoli di sonno, eppure non è l'umiliazione di star infondendo la tua superiore essenza in un contenitore mortale. No, sei tu, esclusivamente tu e attorno a te la tua essenza sembra ricollegarsi con qualcosa di lontano e perso, ma che senti tuo. La tua Stella! Eppure non è nell'Averno, nelle profondità negli inferi, bensì brilla in un cielo lontano e da quel cielo la tua forma fisica si forma a partire dal luogo nel quale eri stato vincolato.
    Quando riapri gli occhi, dopo un primo istante in cui i ricordi si confondono nella tua mente, ordini immediatamente il caos dei tuoi pensieri. Sei quasi sorpreso dalla rapidità con la quale hai messo sotto controllo la tua mente, di quanto senti tuo questo ricettacolo, di come sia estensione della tua volontà scevra da interferenze mortali.
    La freddezza dei tuoi pensieri ritorna, e con essa capisci che le tue memorie non sono complete: mancano enormi sequenze e spezzoni, più vai indietro e meno riesci a ricordare. Sai abbastanza per capire chi sei e quali sono i tuoi compiti, tanto basta per ora.

    Shai-Hulud.
    La voce ti riscuote dalle tue riflessioni, facendoti rivolgere l'attenzione a ciò che ti circonda: riconosci il luogo, atro e desolato, il campo minerario dove si trovava l'ultima operazione di Mr. Blackthorn. Sotto i tuoi piedi vedi segni arcani incisi sulla terra, anneriti e bruciati: riconosci un sigillo ormai spezzato, la familiarità che hai con questo fenomeno suggerisce che sia stato il sigillo che ti ha tenuto bloccato qui dalla tua ultima uscita. Eppure le specifiche di come tu sia finito vincolato ti eludono, forse è stata una conseguenza del combattimento contro il Saint, oppure è accaduto in seguito. Non riesci a dirlo con certezza.
    Attorno al sigillo vi sono altre linee, frutto di un rituale che riconosci istantaneamente nella sua impronta: è la conoscenza blasfema che proviene dal tuo creatore, Angra Mainyu. Un sapere che il falso che brandiva i suoi potere non poteva mai richiamare. Che finalmente sia libero dal suo esilio? Che finalmente lo siate anche voi?
    Non senti difficoltà ad esistere nel piano materiale come conseguenza all'accordo con Zeus, ma è come se non riuscissi a manifestare la pienezza dei tuoi poteri in queste circostanze.

    Segui l'empio rituale fino a raggiungere una cinquantina di corpi riversi a terra, morti e privati delle proprie anime, sui loro volti chiara la venerazione verso Lisan al Gaib. Neanche dopo la tua scomparsa sono riusciti a liberarsi del tuo giogo, tuoi strumenti fino all'ultimo, utensili della tua liberazione. Le loro anime scorrono in te, l'energia spirituale ti rinfranca come un sorso d'acqua fresca, con il loro potere il tuo sigillo è stato infranto.
    Guardi chi ha parlato, esecutore materiale del tuo ritorno, e riconosci un tuo compagno. Uno Spectre, Minotauro. Anche da lui noti la stessa chiarezza e presenza di sé; siete davvero finalmente liberi di essere voi stessi senza insudiciarvi di lordura mortale?

    Ci sono stati sviluppi. L'Averno è caduto e il mondo è preda di una piaga divorante nota come Corruzione. Siamo liberi dai vincoli di Zeus e ora il sommo Ade ci ha dato una dimora confacente alla nostra grandezza.
    Sintetico, breve, senza convenevoli. Non avete bisogno di cincischiare o di perdere tempo in inutili presentazioni: sapete benissimo chi siete e quali sono i vostri doveri, il resto è una nota a bordo pagina.

    Prima di raggiungerla dovrai assolvere a un compito. Una delle nostre basi è sotto attacco della Corruzione e noi aiuteremo nella difesa.
    Si guarda il polso, contando i secondi tramite quello che sembra essere uno strano rettangolino luminescente con numeri brillanti sopra, prima di rivolgersi nuovamente a te.
    Abbiamo del tempo. Se hai domande nel frattempo posso provare a rispondere.

    CITAZIONE
    Note: ed eccoci in tempi moderni. Post tranquillo prima della tempesta. Sei stato liberato dal tuo sigillo e ora hai un nuovo compito da assolvere. Tu ovviamente non sei più vincolato a corpi mortali, hai la tua personalità dal tempo del mito senza alcuna interferenza di nessun tipo. L'aspetto del tuo corpo è a tua libera discrezione. Se hai domande per minotauro prima di partire fammele pure per mp per poi integrarle in post.
    Sei a energia verde.
     
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    La mia coscienza vacilla ai confini della realtà, danzando tra una serie infinita di immagini, ricordi e frammenti di una storia che sembra sfuggire a ogni tentativo di essere ordinata in una sequenza logica. Questa confusione, questo mare caotico di pensieri e visioni, è un segno inequivocabile che sto per essere richiamato, un ciclo che si ripete da un'epoca che sfida ogni concezione umana di tempo. Tuttavia, mentre i miei occhi iniziano lentamente a riaprirsi, affiora in me una sensazione nuova, diversa da tutte le precedenti convocazioni. Sento l'essenza della mia stella, la stella della sottomissione, ma si manifesta in modo strano, diverso. Non è più nascosta nelle ombre dell'Ade, ma splende in una volta stellata che non riconosco, un cielo notturno che non appartiene a nessun luogo che abbia mai conosciuto.

    Nelle volte precedenti, sono stato richiamato in corpi imperfetti, gusci fragili e inadatti a contenere la vastità e la potenza di Shai-Hulud. Ero come un gigante costretto a muoversi in uno spazio troppo ristretto, una forza incommensurabile limitata da vincoli troppo stretti. Ma questa volta, percepisco qualcosa di diverso, qualcosa che non avevo mai sperimentato prima. Il corpo che mi accoglie ora sembra essere stato forgiato appositamente per me, una perfetta armonia di forma e spirito. Non c'è alcuna sensazione di costrizione o limitazione; al contrario, sento che ogni fibra del mio nuovo essere vibra in sintonia con la mia vera natura. È come se, per la prima volta, avessi trovato una forma degna della grandezza di Shai-Hulud.

    Mentre la mia percezione si stabilizza e la confusione si dirada, comincio a esplorare le nuove capacità che questo corpo mi offre. La potenza che fluiva attraverso di me in maniera incontrollata e caotica nelle precedenti incarnazioni, ora sembra disciplinata, guidata da una volontà che conosce la strada verso la vera dominazione. Non so ancora perché sono stato richiamato in questo luogo, né quale compito Hades abbia riservato per me questa volta. Ma una cosa è chiara: la nuova forma che mi è stata concessa non è casuale. È un presagio, un segno che il compito che mi attende richiede tutta la grandezza e la potenza che Shai-Hulud può manifestare.

    Mi ritrovo in piedi, un riflesso spontaneo di un richiamo interiore che non riesco a ignorare. Il mio aspetto, mi rendo conto con una strana miscela di distacco e meraviglia, è quello di un uomo di razza caucasica, dal fisico esile e slanciato. Non è la stazza imponente che avrei potuto aspettarmi per un essere della mia potenza, eppure, c'è qualcosa di decisamente adeguato in questa forma, qualcosa che trascende la pura fisicità. Osservo i miei capelli, neri come la notte più profonda, un contrasto netto con la pallida luminosità della mia pelle. Ma sono i miei occhi a catturare la mia attenzione con la loro intensità: due sfere azzurre, un azzurro ghiaccio di un colore così penetrante e innaturale che sembrano emanare una luce propria, due pozzi gelidi che potrebbero scrutare l'anima stessa del mondo. Ogni movimento mi sembra stranamente naturale e fluido, come se questo corpo, nonostante la sua apparente fragilità, fosse un canale perfettamente sintonizzato con la mia volontà. Sento i muscoli rispondere con precisione, ogni tendine e fibra vibrante di una forza nascosta che attende solo di essere sprigionata.

    « Shai-Hulud »

    Ripeto a bassa voce, assaporando le sillabe, sentendo il peso di secoli, forse millenni, di esistenza concentrati in quel nome. È come se ogni volta che lo pronuncio, il mio legame con questo nuovo corpo si rafforzi, come se la mia presenza in questa forma fosse parte di un disegno più grande. Con questa accettazione, una nuova determinazione si fa strada in me. Ogni fibra del mio essere vibra con un proposito rinnovato, e con la consapevolezza di chi sono veramente, mi preparo ad affrontare qualsiasi sfida possa presentarsi. Shai-Hulud si è risvegliato, e il mondo non sarà più lo stesso.

    Mentre mi guardo attorno, il luogo mi appare noto, stranamente familiare: è la miniera di cobalto che avevo utilizzato per i miei oscuri disegni nella vita passata come Mr. Blackthorn. La realizzazione mi investe con una forza inattesa, ricordi di potere, manipolazione e segreti sepolti nel profondo della terra. Il mio sguardo analitico non tarda a identificare i segni di un rituale, un cerimoniale intricato e oscuro che porta l'inconfondibile impronta di Angra Mainyu. Il riconoscimento porta ai miei labbra un lieve sorriso. Ma non è solo la libertà ritrovata a catturare la mia attenzione. Sono i sacrifici, le anime offerte in dono per il mio risveglio, che attirano il mio sguardo. Non sono estranei, ma i discendenti di coloro che avevo sottomesso e piegato al mio volere nei giorni in cui camminavo sulla terra come Mr. Blackthorn. La consapevolezza che il loro destino sia così intimamente legato al mio, che le loro vite siano state segnate dalla mia influenza attraverso le generazioni, è un pensiero che mi riempie di una fredda soddisfazione.

    Ora, con il rituale completato e il mio potere liberato dalle restrizioni del passato, sento la vastità delle mie capacità espandersi, liberarsi in tutte le direzioni. La presenza dei sacrifici, i discendenti di coloro che una volta furono miei sudditi, non è altro che l'ultima testimonianza della profondità e dell'irrevocabilità del mio impatto su questo mondo. Con un profondo respiro, accetto il dono della loro esistenza, l'energia ultima che hanno fornito. Il risveglio di Shai-Hulud in questo luogo, in questo momento, non è un caso. È il risultato di secoli di intrighi, un disegno tracciato nelle stelle molto prima che la prima pietra di questa miniera fosse estratta dalla terra. Con una nuova determinazione che scorre nelle mie vene, mi preparo ad abbracciare il mio destino, pronto a plasmare il mondo secondo la mia volontà, come mai prima d'ora.

    Mi volto e i miei occhi incontrano quelli di Asterione, un servo devoto di Hades, un compagno d'armi con cui avevo condiviso innumerevoli battaglie nelle ere passate. La sua presenza qui non è una coincidenza; è lui che ha officiato il rituale che ha frantumato i miei vincoli, riportandomi a una manifestazione piena della mia potenza. Le sue parole risuonano nella vasta camera della miniera, raccontando di sigilli infranti, opere di Zeus ormai compromesse, e di un nuovo regno che si addice alla nostra grandezza incommensurabile. Mentre parla, sento la gravità di ogni sillaba, il peso di un destino che si sta dischiudendo davanti ai miei occhi.

    « Parlami dello stato attuale e spiegami di più su questa corruzione di cui parli »

    Asterione risponde, il suo racconto si dipana come un fiume oscuro, portando con sé notizie di caos, di un ordine cosmico che vacilla sotto il peso di una corruzione crescente, un male che si insinua nelle crepe del mondo, minacciando di sovvertire tutto ciò che è stato stabilito dagli dei stessi. Ascolto, assorbendo ogni dettaglio, ogni sfumatura delle sue parole. Quando ha finito, il mio cuore, se ancora se ne può parlare, batte al ritmo di una determinazione fredda e inarrestabile.

    « Sono pronto a combattere, pronto a mietere anime in nome di Hades, a restaurare l'ordine o a ridisegnarlo secondo la nostra volontà. Dobbiamo agire, Asterione, e agire subito. Portami al cuore di questa corruzione, mostrami i campi di battaglia su cui dovrò marciare »

    Prima di affrontare la sfida che mi attende, mi fermo un istante per raccogliere il potere che scorre in me, un potere oscuro e antico come il tempo stesso. Concentro la mia volontà sulla stella malefica che governa il mio destino, invocando la forza necessaria per richiamare la mia surplice, l'armatura che è manifestazione e protezione del mio essere più profondo. Mentre la mia concentrazione si approfondisce, una sensazione strisciante si diffonde sotto la mia pelle, un formicolio vivido che cresce in intensità fino a diventare insopportabile. All'improvviso, innumerevoli vermi di sabbia iniziano a emergere dal nulla, muovendosi sotto la superficie della mia pelle con una volontà propria. È un momento di trasformazione acuta, in cui il confine tra dolore e piacere diventa indistinguibile. Con uno scoppio di energia incontenibile, la mia pelle si spacca, lasciando che i vermi di sabbia si liberino in un flusso continuo. Ma non si disperdono; invece, iniziano a riformarsi attorno a me, aderendo al mio corpo in un abbraccio intricato e potente. L'armatura che emerge è di un viola profondo, quasi nero, ornata con simboli che evocano il worm, la mia vera essenza.

    Dalla mia schiena si ergono otto tentacoli maestosi, ognuno a forma di worm, che ondeggiano con una vita propria, pronti a esprimere la mia volontà nel mondo fisico. Questa surplice, questa seconda pelle forgiata dal potere delle stelle malefiche, è il sigillo della mia potenza rinata, una dichiarazione della mia sovranità indiscussa sul destino stesso. Un ghigno di pura soddisfazione si dipana sul mio volto mentre osservo la mia nuova forma riflessa nelle pareti scure della miniera. C'è piacere in questo risveglio, nella riscoperta di una potenza che avevo temuto perduta. Sorrido, assaporando il momento, lasciando che il godimento per questa rinascita mi pervada completamente.

    « Ora, il mondo sentirà la mia voce »

     
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    Le parole del Minotauro arrivano, brevi e sintetiche quanto possibile, e illustrano uno scenario preoccupante dal punto di vista arcano e scientifico. Questa piaga è capace di assimilare ogni cosa, mente, anima e corpo, e unirlo in un amalgamo inestricabile dove ogni parte è connessa all'altra; il pensiero è orripilante, realizzare che trovarsi immersi in quella massa non sarebbe esser parte di un meccanismo di dominazione per sottomettere e annientare l'universo intero quanto un qualcosa come gli altri.
    Saresti un pezzo di carne come un altro, un po' più importante forse ma ugualmente schiavo della materia. Non è questa la via, fuga da quest'aberrante Realtà può trovarsi solo nella sua assoluta distruzione.

    La sensazione di vicinanza con la tua Surplice l'hai sperimentata forse solo negli assoluti primi momenti in cui l'hai indossata, dopo il compimento del rituale a Creta, più seconda pelle che armatura esterna. Due dei tuoi tentacoli sembrano muoversi senza che tu abbia dato loro comando, strusciandosi sulle tue gambe come animali affettuosi che hanno appena ritrovato il loro padrone. C'è qualcosa di familiare in loro, qualcosa che hai sulla punta della lingua, ma non fai in tempo a dare parole a questo senso di vicinanza poiché Asterione ha concluso una lenta cantilena di parole arcane.
    Pura energia spirituale vi raggiunge e trasla la vostra essenza fisica oltre il velo dello spazio.


    Ti abbatti al suolo con la potenza di una meteora, il tuo arrivo immola carne e discioglie fredda roccia nell'abbraccio di fuoco spirituale. Solo il tuo arrivo cancella l'esistenza di strane creature umanoidi, orribili a vedersi ma manifestazione di questa piaga corrotta da estirpare; questi assalti sono gli spasmi di una bestia ferita che sta cercando in ogni modo di impedire la propria inevitabile fine. Come ogni cosa che esiste, sarà schiacciata dalla vostra avanzata. Vedi ampi fasci di energia ametista nel cielo, segno che Asterione sta scatenando la potenza della sua Ascia, e senti uno strano odore venire portato dalle montagne lontane, come di fiamme e cenere.
    Alle tue spalle tracce cosmiche minori che assoceresti a soldati votati ad Ade, armati di moderne armi da fuoco e in perfetta formazione tattica, falcidiano frotte di mostri con ampia potenza combattiva, lottando con l'ardore di chi sa che non deve temere la morte. Il tuo arrivo è un tempestivo sollievo nel momento in cui la loro resistenza stava per cedere, attirando su di te l'attenzione dell'essere che stava causando alle tue forze così tanti problemi.
    Dalle macerie di un bunker in fiamme, emerge.

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    Rivoltante nella forma, le sue giunture e appendici schioccano di scintille nerastre di fiamme corrotte che ora saranno rivolte contro di te. L'essere ruggisce dalle sue molte bocche, e questo suono porta un enorme innalzamento nella temperatura, così forte da distorcere l'aria per un attimo rendere ciò che lo circonda un grumo rovente. Mira a mozzarti il fiato con questo improvviso calore, in previsione del suo vero attacco: apre le fauci e proietta verso di te un sottilissimo raggio di energia rovente, mirato alla parte anteriore del tuo corpo, per dilaniarti nel suo fuoco.

    CITAZIONE
    Note: iniziamo con le grossebotte. Il corrotto davanti a te inizia relativamente semplice, prima innalzando di molto la temperatura nell'area d'effetto per mozzarti il fiato (Attacco Debole, Fuoco), poi spara un bel raggio di fiamme concentrate (Attacco Forte, Fuoco). Anche lui è a verde.
     
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    La spiegazione di Asterione, per quanto complessa e carica di implicazioni oscure, mi lascia per il momento soddisfatto. La mia attenzione, si sposta rapidamente quando sento la mia surplice materializzarsi attorno a me, i suoi dettagli intricati rispecchiando la mia essenza più oscura. Due tentacoli, parte della mia armatura, si avvolgono intorno alle mie gambe, strisciando come serpenti sottomessi. È una dimostrazione del loro legame incondizionato con me, di come ogni parte della mia surplice sia intrinsecamente legata al mio volere. In questo momento di potenza rinata, mi sento più connesso che mai con la mia vera natura, con la forza oscura che mi definisce come Shai-Hulud.

    Ma la scena attorno a me cambia improvvisamente, trasformandosi sotto l'influsso delle parole arcane pronunciate da Asterione, il Minotauro. Con un vortice di energia che sembra strapparci dal luogo in cui ci troviamo, veniamo trasportati sul campo di battaglia, un mondo lontano dai confini sicuri della miniera.

    Il frastuono dei combattimenti riecheggia in lontananza, un tumulto di grida e metallo che si scontra, ma la mia attenzione è catturata da ciò che è appena stato distrutto dal mio arrivo, e da ciò che si erge minaccioso davanti a me: un abominio di carne e fiamme: un'entità che sembra sfidare la natura stessa, un essere di pura distruzione e caos, le sue fiamme un inferno vivente che avvolge la sua carne deformata e pulsante. Il mio sguardo si fissa sull'abominio, analizzando ogni dettaglio con una calma glaciale. Non provo paura, ma un'intensa concentrazione. Questa creatura, questo orrore che si erge davanti a me, è un avversario degno della mia potenza. È in questi momenti, di fronte al pericolo e alla distruzione, che mi sento veramente vivo, che la mia essenza di guerriero e dominatore si manifesta in tutta la sua ferocia.

    Preparo la mia surplice, sentendo i tentacoli sulla mia schiena ondeggiare in risposta al mio stato d'animo bellicoso. Ogni fibra del mio essere è concentrata sulla battaglia imminente, pronta a scatenare la mia furia contro questo nemico, che utilizza il suo empio potere per innalzare la temperatura dell'aria circostante a livelli insopportabili. La pressione del calore diventa così intensa che persino io, Shai-Hulud, sento il fiato spezzarsi, un assalto impalpabile che cerca di soffocare la mia essenza stessa. Nel culmine di questo attacco invisibile, l'abominio apre le sue immense fauci, liberando un raggio di energia rovente diretto con precisione micidiale verso di me. In quel momento, una debolezza improvvisa mi assale, l'aria si fa rarefatta e per un attimo sembra che possa cedere, soccombere sotto il peso dell'assalto.

    Tuttavia, in una frazione di secondo dominata dall'istinto di sopravvivenza e dalla mia indomabile volontà, riesco a reagire. Con un movimento disperato ma controllato, i miei tentacoli si mettono in azione, vorticiando intorno a me in una danza frenetica che intende creare una barriera di cosmo protettiva. È un atto quasi riflesso, una difesa frettolosa eretta nell'unico scopo di preservare la mia integrità. Nonostante i miei sforzi, il raggio dell'abominio, carico di un potere devastante, riesce a penetrare la mia difesa, seppur non con la sua piena intensità. Una parte dell'energia rovente supera la barriera di cosmo, colpendo la mia spalla destra con una violenza inaudita. Il dolore che segue è acuto, una sofferenza che brucia fino al midollo, segno inequivocabile della ferita inflitta.

    Il colpo, è un duro promemoria della minaccia che questo nemico rappresenta. Il dolore che irradia dalla mia spalla ferita è un monito che non posso ignorare, una sfida lanciata alla mia presunta invincibilità. Eppure, anche in questo momento di vulnerabilità, non lascio che la disperazione prenda il sopravvento. Con la spalla ancora pulsante di dolore, raccolgo le forze che mi rimangono, determinato a non concedere al nemico alcuna soddisfazione. La ferita, sebbene grave, alimenta la mia rabbia e la mia determinazione, trasformando il dolore in un catalizzatore per la mia vendetta. La sofferenza diventa forza, il segno di una battaglia che, nonostante le avversità, non intendo perdere.

    Mentre i tentacoli continuano a vorticare intorno a me, scatenano una tempesta di polvere e detriti che si alza nel cielo, avvolgendo l'area in una nebbia densa e opaca. L'obiettivo è semplice: oscurare la visuale del mio avversario, disorientarlo abbastanza da guadagnare un vantaggio decisivo.

    Approfittando del caos che ho creato, mi lascio cadere indietro, affondando rapidamente nel terreno come un worm delle sabbie che si ritira nelle profondità del deserto. La terra attorno a me diventa un rifugio, un mezzo attraverso il quale posso muovermi non visto, avvicinandomi al nemico con un silenzio letale. A circa venti metri di profondità, mi fermo, calcolando la posizione del mio avversario attraverso le percezioni dei miei tentacoli. Poi, con una precisione chirurgica, quattro dei miei tentacoli emergono dal suolo proprio dove il nemico dovrebbe trovarsi. La loro apparizione è improvvisa, inaspettata, con l'intento di bloccarlo e ancorarlo al terreno, di immobilizzarlo.

    Nel momento in cui i tentacoli si avvinghiano attorno al nemico, cercando di trattenere ogni suo movimento, gli altri quattro si intrecciano tra loro in una spirale mortale, formando una sorta di mazza imponente. Con la forza di chi combatte non solo per sopravvivere ma per dominare, scaglio questa arma improvvisata contro la schiena del mio avversario, puntando a infliggere il massimo del danno e del dolore possibili.

    Almeno, questo è il piano che cerco di mettere in atto, ignaro delle possibili reazioni del mio avversario. Nell'istante in cui i miei tentacoli si scagliano verso di lui, ogni mia azione è calcolata, ma il campo di battaglia è un dominio di incertezze e variabili imperscrutabili. L'abominio di carne e fiamme che ho di fronte potrebbe avere risorse e poteri che ancora non ho visto, capacità di contrattacco che potrebbero ribaltare la situazione in un battito di ciglia.

    La mia offensiva, per quanto devastante, è quindi un tiro di dadi nel grande gioco del destino, una scommessa sulla superiorità della mia potenza e sulla mia capacità di dominare l'incognita che è ogni nemico. Nonostante il rischio, la mia risoluzione rimane ferrea, alimentata dalla consapevolezza di chi sono e di ciò che rappresento.

    « Non importa quali trucchi tu possa nascondere, quale potere tu possa scatenare. Io sono Shai-Hulud, l'incarnazione della sottomissione, il dominatore di mondi. La tua fine è già scritta nel sabbia sotto i miei piedi. »

    La battaglia per la supremazia continua, feroce e implacabile, un confronto epico che deciderà il destino non solo dei suoi partecipanti ma di tutto ciò che li circonda. E io, non ho alcuna intenzione di cedere.


    SHAI HULUDIV | terra sottomessa | energia verde
    fisicamente | ferita alla spalla sinistra
    mentalmente | desideroso di annientare il nemico
    status surplice | intatta

    riassunto azioni | dopo essermi difeso con una barriera cosmica abbastanza raffazzonata, alzo della polvere [diversivo], vado sotto terra e con quattro tentacoli provo a bloccare il nemico [Attacco Debole], ed infine annodo gli altri quattro tentacoli per tirare una "mazzata" con forza straordinaria alla schiena del nemico [Attacco Forte]

    tentacoli
    La caratteristica distintiva dell'armatura dello spectre è la presenza di otto tentacoli meccanici telescopici, i quali sono ispirati e modellati a somiglianza di un verme o worm. Ogni tentacolo è composto da segmenti interconnessi che permettono un'estensione telescopica. La forza esercitata da ciascun tentacolo è paragonabile a quella di un essere con forza straordinaria. Worm controlla questi tentacoli con pura volontà, consentendogli una precisione e una velocità sovrumane negli attacchi e nelle manovre difensive (la velocità dipende dal livello energetico dello spectre, e si specifica che non è mai paragonabile a chi possiede agilità straordinaria e non sarà mai preciso quanto chi possiede sensi straordinari). All'estremità di ogni tentacolo si trova una gemma di colore azzurro. Queste gemme non sono solo decorative ma servono come prolungamenti sensoriali di Shai-Hulud. Attraverso queste, può vedere e percepire l'ambiente circostante come se i suoi occhi fossero posizionati su di esse, offrendogli una percezione spaziale a 360 gradi e la capacità di sorvegliare aree multiple contemporaneamente, oltre al fatto che può comunicare attraverso i tentacoli. Il numero, la lunghezza e la potenza dei tentacoli dipendono dal livello energetico di Shai-Hulud. I tentacoli possono essere utilizzati per una varietà di scopi: possono essere impiegati come fruste o lance, con una forza devastante, formare una barriera in grado di proteggerlo da attacchi fisici, tentare di avvolgere e stritolare gli avversari, provando ad immobilizzarli o soffocarli, estendersi nel terreno o attraverso le strutture per esplorare, recuperare oggetti o creare passaggi per poter navigare sotto terra. I tentacoli inoltre, hanno la capacità di rigenerarsi se distrutti.


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    Attraverso i tentacoli, estensione del tuo volere e strumenti di dominio, percepisci facilmente la creatura venire ghermita e vincolata. Le propaggini si avvolgono alle sue molte estremità, ancorandole al suolo con una forza che supera grandemente quella dell'essere. Da lì hai gioco facile nel proseguire l'offensiva, i tentacoli si abbattono alle sue spalle come un maglio.
    L'impatto è tale che l'interezza della sua forma vibra e trema come se la carne che la compone fosse una sorta di gelatina, come se le ossa che scricchiolano sotto la tua morsa fossero in verità fluide e malleabili. Eppure della corruzione sai che la sua più grande forza è l'estrema adattabilità a ogni fenomeno ostile, e la tremenda e contagiosa voracità cu i nemmeno le anime sono immuni. Non hanno un onore da offendere, o sentimenti da portare avanti, solo una massa famelica di Vita.

    La forma dell'essere trasmuta improvvisamente, le fiamme nere che aveva usato come arma ora si rivelano essere parte della sua struttura fisica. L'essere così trasformato riesce a sgusciare via dalla tua presa, la pura essenza rovente che si riforma a cinque metri di distanza rispetto al luogo dell'attacco, riformandone il contenitore fisico, seppur provato dall'impatto da te inflitto.
    Il corrotto, non avendo modo di trovarti nascosto sottoterra, inizia dunque a concentrare e generare energia elementale al centro del suo corpo.
    Le fiamme nere danzano e schioccano sulle sue dita, dalle sue bocche, mentre si accumulano sempre di più, ricoprendolo in una massa oscura che raggiunge consistenza critica.

    La detonazione è terribile, un flusso continuo di fiamme che procederanno per centinaia di metri, disciogliendo la terra tuo rifugio e formando un profondo cratere di pietra arroventata prima di giungere a te.

    CITAZIONE
    Note: il tuo attacco entra e gli fai decisamente male, dunque il simpaticone inizia a giocare pesante. Scorre via dalla tua presa usando una Metamorfosi elementale, poi, siccome sei sottoterra e non riuscirebbe ad attaccarti altrimenti, si decide di distruggere un po' tutto quello che ha a portata: fa una gigantesca esplosione di fuoco centrata su di sé per annientare un po' tutto nel massimo raggio d'azione, cioè 150 metri.
     
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    L'azione che ho compiuto sembra, inizialmente, portare i frutti desiderati; i miei attacchi hanno raggiunto il bersaglio, scuotendo il nemico. Tuttavia, osservando più attentamente, mi accorgo con una certa delusione che l'avversario è ancora lontano dall'essere sconfitto. Anzi, sembra che la mia offensiva abbia solo alimentato la sua determinazione a combattere, a devastare e distruggere tutto ciò che lo circonda con una furia cieca e indiscriminata. La reazione del nemico è semplice nella sua essenza, ma devastante nella sua esecuzione: un'esplosione di energia distruttiva che si espande in un'area vasta, tanto da minacciare di sciogliere e distruggere anche la terra che mi aveva finora protetto. Di fronte a questa minaccia improvvisa e schiacciante, reagisco istintivamente, sfruttando i miei tentacoli per generare rapidamente una barriera cosmica, un'ultima difesa disperata contro l'assalto impetuoso.

    Tuttavia, mentre l'energia avversaria impatta contro la mia barriera, mi rendo conto che la difesa eretta non è sufficiente a bloccare completamente l'attacco. Le fiamme, alimentate da un potere che va oltre il naturale, trovano il modo di penetrare le mie difese, avvolgendomi in un abbraccio letale. Il calore intenso e le fiamme voraci mi colpiscono con violenza, ustionando e bruciando la mia pelle. Il dolore che segue è indescrivibile, un tormento che pervade ogni fibra del mio essere. La mia pelle, un tempo invulnerabile, ora è vittima delle fiamme, e l'odore acre e terribile di carne bruciata riempie l'aria, un promemoria tangibile della ferocia dell'attacco che ho subito. Il dolore non è solo fisico; è anche una ferita all'orgoglio, un'amara testimonianza del fatto che, nonostante la mia potenza, non sono invincibile.

    Mentre lotto per mantenere la concentrazione attraverso l'agonia, mi rendo conto che questa battaglia ha raggiunto un punto critico. Ogni azione, ogni decisione da questo momento in poi potrebbe determinare l'esito dello scontro. Nonostante le ferite e il dolore, la mia volontà rimane incrollabile. Anche di fronte a questa avversità, anche bruciato e ferito, non retrocederò.

    Raccolgo ciò che resta della mia forza, preparandomi a rispondere, a lanciare un contrattacco che dimostri una volta per tutte la mia supremazia. Il nemico potrà aver infranto le mie difese, ma non ha spezzato il mio spirito. E in questo momento di prova, la mia determinazione a vincere, a dominare, brucia più intensamente delle fiamme che mi hanno colpito. Con il corpo e lo spirito ancora scossi dalle fiamme avversarie, decido di scendere ancora più in profondità sotto il campo di battaglia, attuando una tattica tanto audace quanto disperata. In questa danza mortale, ogni movimento deve essere calcolato con precisione, e ogni scelta può determinare l'esito dello scontro.

    Dalle profondità, quattro dei miei tentacoli emergono simultaneamente in quattro punti cardinali attorno al nemico. Invece di lanciare un attacco diretto, tuttavia, i loro estremi carichi di cosmo si abbattono sul terreno con una forza brutale, ritmicamente, come martelli giganti che battono un tamburo cosmico. Con ogni colpo, parte del mio potere viene liberata, generando onde d'urto di energia che scuotono la terra stessa. L'obiettivo di questa manovra è duplice: da un lato, voglio disorientare il mio avversario, rendendogli impossibile determinare la mia posizione esatta; dall'altro, spero di infliggergli danno attraverso le vibrazioni generate, anche se lieve. È una strategia di confusione e attrito, progettata per erodere le sue difese e la sua concentrazione.

    Mentre il terreno vibra sotto l'impeto dei miei attacchi, preparo il mio vero assalto. Gli altri quattro tentacoli si lanciano verso l'abominio, muovendosi con la velocità e la precisione di pugni sferrati da un pugile esperto. Questi colpi sono diretti verso punti che su un corpo umano sarebbero considerati vitali: il plesso solare, la gola, il diaframma e le zone genitali. La mia conoscenza dell'anatomia umana potrebbe non essere applicabile al nemico di fronte a me, ma l'intensità e la ferocia dell'attacco sono inconfutabili. Con ogni impatto dei tentacoli, riverso una quantità devastante di forza, sperando di trovare una debolezza, un punto di rottura che possa darmi vantaggio. Questo assalto rappresenta il culmine della mia strategia, un tentativo di concludere la battaglia con un colpo decisivo.

    Nonostante la situazione disperata, il dolore che ancora pulsa attraverso le mie ferite e la possibilità che questo attacco possa non essere sufficiente a vincere, non cedo al dubbio o alla paura. Ogni movimento, ogni scelta è un'affermazione della mia volontà di dominare, di emergere vittorioso da questa prova di forza e astuzia.

    In questo momento, il mio unico desiderio è l'annientamento totale, la distruzione senza esclusione. La mia sete di potere non conosce limiti, guidata da una volontà implacabile di mietere e sottomettere. Ogni fibra del mio essere anela a vedere cosa è stato fatto in mia assenza, a valutare l'impatto del mio ritorno e a ristabilire il mio dominio incontrastato su tutto ciò che mi circonda. Mentre la battaglia infuria intorno a me, un pensiero si fa strada attraverso la mia mente, una realizzazione che risuona con la forza di un tuono.

    « Il mondo intero intonerà una sola preghiera, tutto il creato invocherà il mio nome, la realtà griderà:

    Lisan Al-Ghaib »


    Questa frase, pronunciata con una convinzione che non ammette opposizioni, è più di una semplice dichiarazione; è una promessa, un giuramento che lega il mio futuro alle azioni che compirò. Non mi limito a desiderare il controllo o il potere per il puro gusto di possederli; ambisco a lasciare un segno indelebile sull'ordito stesso della realtà, a modellare l'universo secondo la mia visione.

    In questo momento di pura determinazione, ogni dubbio viene spazzato via; ogni incertezza, dissolta. Non esiste forza nell'universo che possa deviare il mio cammino o indebolire la mia risolutezza. Con la potenza di Shai-Hulud che scorre attraverso di me, mi lancio verso il futuro che ho scelto, un futuro in cui ogni essere, ogni anima, conoscerà e temerà il mio nome, in cui la mia volontà sarà legge.


    SHAI HULUDIV | terra sottomessa | energia verde
    fisicamente | ferita alla spalla sinistra, ustioni e bruciature su varie parti del corpo
    mentalmente | desideroso di annientare il nemico
    status surplice | intatta

    riassunto azioni | dopo essermi difeso con una rudimentale difesa cosmica, mi nascondo sotto terra e in seguito faccio emergere quattro tentacoli che martellano il terreno disperdendo energia cosmica [diversivo + attacco debole] e con altri quattro tentacoli cerco di sferrare quattro mega-cazzotti utilizzando la forza straordinaria dei tentacoli stessi [attacco forte]

    tentacoli
    La caratteristica distintiva dell'armatura dello spectre è la presenza di otto tentacoli meccanici telescopici, i quali sono ispirati e modellati a somiglianza di un verme o worm. Ogni tentacolo è composto da segmenti interconnessi che permettono un'estensione telescopica. La forza esercitata da ciascun tentacolo è paragonabile a quella di un essere con forza straordinaria. Worm controlla questi tentacoli con pura volontà, consentendogli una precisione e una velocità sovrumane negli attacchi e nelle manovre difensive (la velocità dipende dal livello energetico dello spectre, e si specifica che non è mai paragonabile a chi possiede agilità straordinaria e non sarà mai preciso quanto chi possiede sensi straordinari). All'estremità di ogni tentacolo si trova una gemma di colore azzurro. Queste gemme non sono solo decorative ma servono come prolungamenti sensoriali di Shai-Hulud. Attraverso queste, può vedere e percepire l'ambiente circostante come se i suoi occhi fossero posizionati su di esse, offrendogli una percezione spaziale a 360 gradi e la capacità di sorvegliare aree multiple contemporaneamente, oltre al fatto che può comunicare attraverso i tentacoli. Il numero, la lunghezza e la potenza dei tentacoli dipendono dal livello energetico di Shai-Hulud. I tentacoli possono essere utilizzati per una varietà di scopi: possono essere impiegati come fruste o lance, con una forza devastante, formare una barriera in grado di proteggerlo da attacchi fisici, tentare di avvolgere e stritolare gli avversari, provando ad immobilizzarli o soffocarli, estendersi nel terreno o attraverso le strutture per esplorare, recuperare oggetti o creare passaggi per poter navigare sotto terra. I tentacoli inoltre, hanno la capacità di rigenerarsi se distrutti.


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    NoOoO...
    Dicono le bocche insieme, un suono strozzato e gorgogliante di aria che ribolle nelle parole, forse stanno venendo forgiati apparati fonatori esclusivamente allo scopo di comunicare con te; forse qualcosa della tua proclamazione ha offeso qualcosa nel profondo di questo amalgamo di coscienze ed entità. Disorientato dal tuo attacco e provato dallo sforzo precedente, riesce a opporre una resistenza parziale al tuo attacco, frapponendo membrane di carne arroventata contro il metallo infero della tua surplice.
    Nessun... dominio.

    Di nuovo la sua forma fisica si scompone in fuoco e scintille, riformandosi in cielo a una trentina di metri da terra, spiegando un paio di enormi ali membranose che lo sostengono.
    Nessun... io.
    Inizia nuovamente ad accumulare energia rovente sulle punte dei suoi tentacoli, dalle estremità di bocche aperte e rivolte verso il basso, la sua forma sembra quasi gonfiarsi e tendersi allo stremo tanto potere sta richiamando. Solo noi.
    Ed è lì che attacca. Rilascia verso il basso una sfera di fuoco nero che si espande sempre di più, prendendo le fattezze del Sole Nero simbolo della Corruzione. Questa manifestazione di fuoco, una volta toccata terra, si espande all'improvviso al massimo del raggio d'azione consentito dal suo livello di potere per ghermirti senza darti alcuna possibilità di fuga, distruggendo con estremo pregiudizio ogni tuo possibile nascondiglio.

    CITAZIONE
    Note: si difende come può ma lo sparare attacchi ad area lo sta affaticando abbastanza. Sempre secondo la stessa filosofia di prima, non vedendoti cerca di far esplodere tutto. Innanzitutto si mette a volare a una trentina di metri dal suolo, poi spara a terra un enorme sole di fuoco che si espande all'improvviso per il massimo della sua area d'effetto. (Attacco Forte, Fuoco).
     
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