Knowledge accident

Role con Giapeto

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  1. Luke¬
     
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    Ἰαπετός xiphos {VII} energia violaKnowledge Accident4

    Mappare le Dimensioni è uno sforzo inutile, non solo perché sono infinite, ma anche perché la loro geografia non è ben definita secondo canoni mortali. Non esistono in uno spazio tridimensionale che può essere raffigurato su carta.
    Era difficile per Giapeto tradurre in lingua comprensibile concetti che per lui erano naturali come respirare; dopotutto lui era lo Spazio, certe cose, fin dal primo momento in cui aveva aperto gli occhi nel mondo materiale, erano insite nella sua esistenza. In passato era diverso, quando dei mortali gli avevano chiesto di istruirli sulle complessità della manipolazione dimensionale c'era un punto di partenza ben diverso; le persone nascevano con una comprensione innata del Settimo Senso come minimo, c'era oggettivamente una consapevolezza infinitamente più grande dei principi fondanti del creato, poteva dunque permettersi di impartire sapere vagamente più complesso e preciso.
    Ora? Era frustrante sentirsi limitato da altrui conoscenze così... scarse.

    Il non poter intrattenere conversazioni alla pari era, purtroppo, una costante per lui. Di certo non colpa del piccolo drow davanti a lui; avrebbe potuto dirgli tante cose divertenti, tra cui la teoria secondo la quale tutte le Dimensioni Materiali (Realtà inclusa) esistevano nello stesso luogo e che il concetto di distanza fosse un illusione, una sorta di rifrazione del velo di Urano, ma cose del genere l'avrebbero solamente confuso.
    Quando potrai trasferire te stesso al di fuori del piano materiale inizierai a scrutare nel vuoto tra le dimensioni, e lì scoprirai che gli infiniti piani esistono in un modo che trascende il semplice concetto di tridimensionalità, compreso questo potrai raggiungerli più o meno facilmente. Potrai persino crearne una da rendere tuo dominio. Non ti darò informazioni più dettagliate al riguardo perché ciò che potrei dirti è valido per me, ma io non devo essere in nessun modo un termine di paragone.

    Detto in maniera sincera, noi non percepiamo la Realtà allo stesso modo. Ciò che io vedo e sento potrebbe non essere valido per te.
    Una delle prime cose che aveva appreso riguardo alla vita mortale era che non viaggiava alle stesse sue velocità. Era un'ovvietà forse, un fatto scontato, ma era un qualcosa che ogni creatura ancestrale doveva tenere a mente quando si interagiva con i mortali; erano entrambi figli della materia, ma le somiglianze iniziavano e finivano lì. Ciò che molte entità altre facevano era il cercare di portare il mortale a vedere l'universo come loro, a muoversi in concerto con i propri passi, quando in confronti questi erano ciechi e capaci a malapena di gattonare.
    Certo che certi esperimenti fallivano, venivano approcciati dall'angolo sbagliato quando ci si aspettava di vedere progressi da certi mortali favoriti nell'arco delle loro vite. Non era impossibile, certo, ma molto, molto difficile che certe cose finissero bene.

    Se con oltretomba intendi l'Averno la risposta è forse. Tieni presente che si parla di un Mondo Spirituale, entrarci senza sostanziale protezione divina o assoluto controllo sulla propria anima condurrebbe ad un fato molto gramo. Sai, tra Spectre, Corrotti, Daimon, e qualunque altra cosa orripilante possa esserci lì.
    Non era molto informato sul fato dell'Averno dopo il caos dell'Armageddon, su cosa stessero combinando Ade e gli Spectre, su quanto le macchinazioni di Ponto potessero aver influito sulle anime accumulate lì; brutte cose in generale, non aveva dubbi al riguardo, ma almeno erano problema che potevano considerare un altro giorno, per ora meglio stemperare certe nozioni probabilmente portate dall'entusiasmo dell'inesperienza, prima che potessero portare a gravi problemi.
    Poi, una volta messi da parte i convenevoli, Giapeto lo guardò esercitare il suo potere e raggiungergli la mente; sentì una sorta ti pressione nel retro della testa, la sostanziale differenza di potere e l'ampio avviso che aveva ricevuto stava contribuendo a fargli identificare l'intrusione, che tuttavia non contrastò. Non aveva idea di cosa avrebbe visto Nadaghar, ma sarebbe stato interessante scoprirlo.

    ***


    Cercare tra le memorie di un Titano è come guadare un fiume in piena, le sue acque scure e fangose, un flusso quasi completamente alieno e incomprensibile che è tradotto in termini che puoi comprendere dalla benedizione della tua runa.
    Anche con quello, c'è davvero tanto tra cui scrutare, eoni di ricordi che capisci essere gravemente incompleti; mancano ampi spezzoni, millenni di memorie completamente cancellate, incomplete e parziali, ma per orientarti cominci a seguire il filo che lo collega alla sequenza che stai cercando; un'emozione che il Titano sta provando in questo momento, simile a quello che sentiva nel periodo che stai cercando.
    Una profonda, incommensurabile, incomprensibile tristezza.

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    E' strano pensare che un essere così strano, nel suo corpo originale e con potere assoluto sulla Realtà, possa sentirsi triste eppure è così; ha scommesso tutto su un singolo atto disperato, una follia che avrebbe potuto portare salvezza a tutti, e ha perso. Nonostante ogni suo sforzo, tutti i suoi sacrifici e ogni goccia di Ichor versato, ha perso.
    Ad Asgard, al sicuro dai suoi nemici e in compagnia dei suoi pari, può perdersi nel rimirare i moti dello spazio con chi, come lui, scruta semplicemente oltre. Come ascoltare una melodia che possono sentire in pochi, magra consolazione per tutto quello che si è lasciato alle spalle.
    E per il più grande sacrificio che ancora dovrà compiere.

    ***

    Giapeto guardò il drow cercando di mascherare la sua curiosità, per quanto possibile. Era interessato a capire come un mortale poteva essersi interfacciato con i suoi ricordi, cosa poteva aver visto; un qualcosa degli orrori che aveva compiuto? Oppure era incappato in qualcosa di più attinente alla sua domanda iniziale? Dubitava si potessero rigenerare così le sue memorie martoriate, ma non sarebbe stata la cosa più strana ad essergli capitata.
    Hai trovato quello che cercavi?

    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI per come funziona l'ESP 1 puoi recuperare ricordi che già ho, quindi niente di nuovo per me su quel fronte.

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    Evocazione


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