Knowledge accident

Role con Giapeto

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  1. Luke¬
     
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    Ἰαπετός xiphos {VII} energia violaKnowledge Accident2

    Spazio. Sono il Titano dello Spazio. Crono è quello del tempo, e buona fortuna a farti insegnare qualcosa da lui.
    Ridacchiò tra sé e sé, intesa come una risata collettiva condivisa da tutti i Giapeti, a quell'arguzia che l'altro probabilmente non avrebbe capito; gli mancavano miliardi di anni di contesto e familiarità con il Signore del Divenire. Da quando aveva preso la Falce c'era stato un certo cambiamento nella sua personalità e nel suo modo di comportarsi, ma a quanto pareva il tempo passato a riposarsi nel sigillo aveva fatto bene al suo stato di salute mentale; non se la prese per quella piccola inesattezza, era passato molto tempo da quando memoria di sé era passata per Asgard, aveva senso che le persone si fossero dimenticate dei suoi domini. Guardò curiosamente il bagliore di cosmo illuminare la lama del Custode Runico, un potere lontano che lasciò intravedere un immagine, un momento che ormai era perso nei recessi del tempo. Osservò l'accenno di scena svolgerglisi davanti e poi sparire, incrociando le braccia al petto e alzando il sopracciglio con moderata sorpresa.
    Per "incrociare" si intende che essenzialmente si avvolse il petto con le lame; non una cosa facile, esprimere gestualità quando le tue armi ti pendono dagli avambracci. Avrebbe potuto ritrarle, in verità, ma Echidna non aveva cresciuto un codardo arrendevole.
    Huh. Vorrei saperne di più anch'io. Passò la punta della chiave sulla tempia, picchiettandosela distrattamente mentre cercava di richiamare a sé ricordi collegati a quello che aveva appena visto, senza successo. Riuscì ad aprire un taglietto sulla sua fronte, versando un rivolo di sangue blu lungo il volto, ma la ferita si rimarginò immediatamente. Uno dei lati positivi del risveglio era che danni così lievi erano essenzialmente irrilevanti nelle sue percezioni.
    No, niente. Non me lo ricordo. Schioccò la lingua lungo il palato, un gesto che tradiva il profondo fastidio e disprezzo per quella situazione. I suoi lineamenti si distorsero, per un istante, in quella che era genuina rabbia nel sentirsi tradito dalla sua memoria, ma le sue emozioni erano volubili e mutevoli.

    Scrollò le spalle, perfettamente tranquillo, avvicinandosi a Giapethree dietro il bancone.
    Vedi, gli eoni passati sigillato non fanno bene alla memoria. Sono tornato su questa terra di recente e i miei poteri, oltre ai miei ricordi, devono ancora tornare pienamente. Il solito per me. Detta quell'ultima cosa, Giapeto allungò la lama sinistra verso quello che era un foglio di carta plastificata, rossa all'esterno e ripiegata su sé stessa, sulla quale svettava una C gialla. Sembrava essere appiccicata alla punta dell'artefatto, ma a una leggera pressione del Drow si sarebbe staccata.
    Il menù. Lasciò Nadaghar alla scelta del suo eventuale pranzo in compagnia di uno scocciatissimo Giapethree, mentre Prime stava dirigendosi al suo tavolo trascinandosi dietro quattro carrelli con tre ripiani STRACOLMI di panini, patatine, bibite di ogni genere e specie e strani dolci. I bisogni nutritivi di un corpo titanico erano sostanziali, ma fortunatamente non doveva preoccuparsi di calorie, grassi, o qualunque altra cosa del genere; poteva godersi i frutti del lavoro di Giapetwelve che era stato sigillato in cucina.
    Prese a scartare un panino dopo l'altro, facendoli fluttuare in aria e avvicinandoli alla bocca; quando aprì le fauci queste si stesero come quelle di un serpente, in una maniera così ampia da far arrivare i denti superiori fin sopra al naso, mostrando l'interno bocca e lingua completamente blu.
    Poi ghermì due panini alla volta, finendoli in un paio di morsi silenziosi e compiti, il perfetto avatar delle buone maniere a tavola. Svuotò tre cartoncini di patatine nel tempo che servì a Nadaghar per sederglisi davanti, dandogli il tempo di squadrarlo mentre in bocca teneva due cannucce contemporaneamente. Tirò su, svuotando entrambe le lattine in un sol fiato senza fare un singolo rumore, con efficienza e spietatezza chirurgiche.

    Allora.
    Disse, in tono molto più serio di quello che intendeva, poggiando entrambe le lame sul tavolo davanti, facendo tintinnare leggermente le posate davanti al Titano. Apprezzo il coraggio e la buona volontà, sul serio, ma non prendo allievi. Non finisce mai bene.
    Allievi al di fuori della Torre Nera, avrebbe dovuto precisare, ma nessuno avrebbe potuto contestare quella piccola omissione. In verità, nell'Età dell'Oro, Giapeto si era dilettato a istruire mortali che volevano seguire le sue orme e andare oltre le limitazioni che la natura, e i Titani stessi, avevano imposto loro; lo faceva ancora in tempo presente, sebbene la scala fosse ridotta e dovesse fornire nozioni decisamente meno complesse a quella versione indebolita dell'umanità.
    Detto questo.
    Inglobò un altro panino, giusto per dare un po' di suspense al suo discorso per nessun particolare motivo. Posso darti qualche dritta.
    Era un elfetto interessante quello, l'aveva seguito lì dentro senza timore alcuno e aveva avuto la spina dorsale di chiedere direttamente ad un Titano qualcosa di molto concreto di legato al proprio campo di specializzazione; inoltre il sacerdote runico di Perth era, notoriamente, maestro supremo di incanti e sommo conoscitore delle vie del cosmo ad Asgard. Non un cavalierino qualunque, un buon alleato da avere anche per il futuro.
    Che cosa vuoi sapere?
    Disse, portando alle labbra un'altra cannuccia.

    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Idossata, integra
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    Evocazione


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