Knowledge accident

Role con Giapeto

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  1. Luke¬
     
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    Ἰαπετός xiphos {VII} energia violaKnowledge Accident1

    Haha, guarda, ci odiano così tanto.
    Il suo recente ritorno in attività aveva significato tante cose; buone per alcuni, i reparti di ingegneria genetica della Torre Nera avevano praticamente innalzato altarini per poterlo meglio venerare, pessime per altri. C'era una piccola, simpatica e divertente tradizione che si portava dietro dai più lontani recessi dell'Età dell'Oro, ossia acquisire nuovi esemplari degni di nota da aggiungere alla sua collezione di esperimenti.
    La sua particolare declinazione di scienza richiedeva soggetti, preferibilmente vivi, sui quali sperimentare le proprie arti e tener nota dei progressi fatti; ovviamente sì, chiunque gli fosse finito sotto i ferri avrebbe passato un brutto quarto d'ora, ma la morte di innumerevoli vite per rispondere ai suoi interrogativi era un sacrificio che il Titano si sentiva più che disposto a fare. Dopotutto erano risposte che avrebbero, generalmente, portato al miglioramento della vita per tutti, non semplice crudeltà per il gusto di essere crudeli.
    Detto questo, la scelta di esemplari era sempre stata un cruccio per Giapeto: sì, sarebbe stato facilissimo sperimentare sugli umani, ma li aveva sempre trovati geneticamente noiosi. Si si, molto fighi e vari, bello 'sto dna che si ibrida con quasi tutto, carine anche tutte quelle variazioni di pigmentazioni della pelle e/o colore di capelli, bellino pure il fatto che si riproducono a velocità smodate, interessante l'innata propensione all'autodistruzione in maniere ilari; tutto molto bello e stabile, una vera opera d'arte, ma erano così nnnnoiosi. Semplicemente, essendo entità create dai Titani, non avevano molto da insegnargli. Sapeva già tutto quello che c'era da sapere su di loro, dopotutto Prometeo si era ispirato al lavoro di Giapeto per creare l'umanità, una derivazione sufficientemente diversa e utile agli scopi che avevano, ma non era una sfida alle sue conoscenze.

    Le creazioni di altri, tuttavia? Oh, lì c'era molto da imparare. I segreti di Gea e Urano, i misteri dietro le opere di altri Dei Antichi, le specifiche delle creazioni di altri Titani, era lì che si trovava il nucleo del sapere che Giapeto avrebbe potuto fare suo e inserire nel suo lavoro, migliorandolo oppure ignorando ciò che non gli piaceva e iniziando da zero. Dopotutto era sempre stato abile nell'acquisire conoscenze e applicarla in maniera inusuale, era la ragione del potere che aveva sviluppato, la benedizione di una creatività infinita.
    In questo particolare momento si era interessato alla fauna locale che popolava i vari regni di Asgard: sarebbe stato il nuovo epicentro di attività, la Corruzione stava concentrando qui i suoi sforzi, quindi era ottimale per lui iniziare a prendere confidenza con le creature che popolavano i vari piani d'esistenza.
    Comprensibilmente non sarebbe stato popolare con la stragrande maggioranza delle persone se avesse semplicemente preso a rapire gente per strada, neanche ai "tempi del mito" era così poco raffinato nelle sue tecniche di acquisizione di volontari involontari. No, il trucco stava nel prendere bestie varie la cui scomparsa non sarebbe importata a nessuno; tipo, parlando in via puramente ipotetica, dubitava molto che Surtr sarebbe venuto a contestargli la scomparsa di un paio di Múspellsmegir, o che qualcuno si sarebbe davvero accorto che dei Hrímþursar erano finiti tra le sue cure, o che un drago rosso era scomparso dalla superficie di Asgard. Di contro, Giapeto avrebbe avuto qualcosa con cui sollazzarsi per un quantitativo di tempo variabile, fino a che non si sarebbe annoiato.
    Chissà, magari sarebbe anche riuscito a scoprire qualcosa di interessante sulle tecniche di creazione di Ymir o qualche strana debolezza in quelli che non sarebbero certo stati suoi amici. Magari un qualcosa da portare agli Dei di Asgard con cui più era amico.
    Ah, gli mancava Vanaheimr, chissà come se la passavano lì.

    WXy7Fzc

    Non era però nelle celle di contenimento della sua piccola base mobile, no. Era nella zona ristoro, in procinto di pranzare. Fu lì che notò un piccolo puntino aprirsi in mezzo alla sua proprietà.
    Macheccà... disse a voce in antico Titanico, andando a esaminare quell'anomalia. Non era ovviamente solo lì dentro, c'era Giapethree dietro al bancone, indossando un grembiulino bianco da sopra la Soma, che stava occupandosi di gestire gli ordini di almeno una decina di Giapeti che affollavano il diner, ognuno con un post it appiccicato in fronte a indicare la loro numerazione. Luce bianca al neon illuminava, pallida, pavimenti lucidi e puliti, su finestre che davano nel niente dello spazio liminale tra i mondi Asgardiani, dalle cucine stava spargendosi il dolce odore di cucinato e frittura.
    Ovviamente non si può aprire un piccolo portale dimensionale davanti al Titano delle Dimensioni e sperare che non lo apra; era non solo una deformazione professionale, ma proprio una sfida al suo orgoglio. Affondò entrambe le Chiavi ai bordi del foro, aprendolo senza sforzo e venendo accolto da una zaffata di freddo e neve che si sparse lungo il pavimento.
    Fa freschino. Pulizia. Giapesix e Giapeseven presero a spazzare via i cumuli di terra e nevischio, pronunciando nel frattempo tutta una serie di improperi in sette lingue diverse.
    Dall'apertura emerse lui, a volto scoperto ma con ancora indosso la soma, appeso sulla parte sinistra del petto una targhetta d'oro placcato che aveva sopra, scritto in maniera slabbrata con un pennarello nero, Giapeto Prime. Avere le chiavi agganciate agli avambracci non gli dava la massima manovrabilità manuale.

    Una volta guardatosi intorno, assicuratosi che non si trattava di un attacco nemico, posò lo sguardo sul tipo che era evidentemente colpevole per questa intrusione nella sua proprietà.
    Senti coso, facciamo che la prossima volta bussi eh.
    Lo squadrò con aria severa. Un drow, Elfo Scuro, la traccia cosmica però era quella di un guerriero di Asgard, un servo delle divinità del luogo; okay, magari fargli scontare l'intrusione non era sul tavolo, poi Thor si sarebbe offeso e chi lo sentiva quello. Non aveva memorie particolarmente nitide del suo soggiorno ad Asgard, ma se lo ricordava molto fumantino.
    Addolcì il cipiglio sul volto, sospirando in maniera fintamente esagerata, prima di agitare la chiave destra come a dire "okay, non c'è problema".
    Vabbè, fa nulla, entra pure. Tanto vale stare al caldo.
    Si spostò dall'apertura, dando al Drow lo spazio che gli sarebbe servito per mettere piede nel diner. Che giornata curiosa.


    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Idossata, integra
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    Evocazione


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