Mirrors and Whispers

POST 1 - FT AggiuntivoMIRRORS and WHISPERS james ◈ silver noctua ◈ energia rossa

"Cazzo!" quella lama, quel sigillo così simile al suo tornò indietro una seconda volta compiendo un'ulteriore arco attorno ai due, impattando con forza esattamente al centro delle scapole del Cavaliere d'Argento, che, in quel preciso istante, sentì una pressione ed un'interferenza all'interno di sé come se qualcuno avesse posto una diga rudimentale tra il suo Io e la sua Anima e grazie a ciò avesse bloccato in qualche modo la connessione tra James e la Civetta di Athena. La sensazione era la proverbiale "ciliegina sulla torta" dell'alienazione causata da quell'avversario. Era in tutto e per tutto uguale a lui? Com'era possibile? Non era uno specter, non sentiva quel tipo di energia provenire da lui, non capiva a cosa fosse dovuto tutto ciò.

Poco dopo l'impatto con la piuma nera, un bagliore scaturì dal braccio avversario, chiaro segnle che il suo sigillo veniva rotto, mentre la luce risultante - per un attimo - fece deconcentrare James che perse la presa sul polso dell'avversario; fortunatamente ne intuì il movimento attraverso la percezione tattile, che gli indicò uno spostamento verso il basso del peso. Per divincolarsi, infatti, l'aggressore in nero aveva fatto scivolare il braccio attraverso la mano, divincolandosi così dalla stretta, ma dando un chiaro segnale a James sulla provenienza del prossimo colpo "Viene da giù". Purtroppo, il Cavaliere d'Argento non era avvezzo al combattimento "basso", era un pugile e le uniche infarinature di lotta con le gambe derivavano da qualche stage di Boxe Thailandese seguito decenni prima. Istintivamente, quindi, interpose tra lui e la minaccia la tibia destra. Mentre il ginocchio richiamava verso l'alto la gamba, l'impatto generò un'esplosione tale da sbalzarlo all'indietro, forza alla quale James non si oppose, ma che accompagnò impattando al suolo e girando con una mezza capriola per non ritrovarsi supino di fronte ad un nemico che pareva volerlo mantenere a distanza ravvicinata, nel caos dell'azione vide con la coda dell'occhio una mano tentare di avvicinarsi al piede sinistro, di getto lo calciò verso l'alto seguendo il moto del corpo oramai proiettato all'indietro.

Nell'esatto momento in cui la mezza capriola si compiva percepì l'uomo in nero piombare su di lui con veemenza, nel suo pugno si accumulava una gran quantità di energia eterea che sembrava nuovamente veicolata dai piccoli sigilli, alzò quindi le braccia intrecciando uno scudo di sigilli argentei in cui riversò quanto più spirito gli fosse possibile, sfortunatamente per lui si rivelò non essere molto, attorno alle braccia, infatti, la struttura della protezione, cresceva debole e con lentezza. Troppa, lentezza. La sua capacità di attingere all'energia cosmica, pareva sensibilmente ridotta, la diga posta dall'avversario, malauguratamente, stava funzionando alla perfezione. Sentiva il costrutto avversario premere contro la sua anima impedendogli di sfruttare a pieno i suoi poteri, tuttavia riuscì a non farsi prendere in pieno. Lo scudo intercettò il pugno del suo avversario, l'esplosione mangiò letteralmente il cosmo con cui era stato intessuto il sigillo che, nonostante la sua maggior durezza, dovette cedere il passo al colpo, mentre le due forze eteree si scontravano anche se, alla fine, l'energia di James dovette cedere il passo fin troppo presto a quella avversaria. La mano si schiantò contro l'avambraccio destro di James che solo grazie alla protezione superiore concessa dell'Armatura non si staccò dalla sua sede naturale. Sentì, tuttavia, il dolore appannargli per un attimo la mente, il sangue iniziò a pulsare velocemente nella zona d'impatto e la sensazione di gonfiore - a lui tanto familiare - preannunciò quella che probabilmente indicava la frattura di qualche osso. Ma non era la cosa peggiore. Il senso di oppressione già presente nell'animo di James si fece più intenso, percepiva un dolore tale che fino a quel giorno aveva provato solo un'altra volta, dodici anni prima e che come allora stava rischiando di farlo annegare. Si sentiva una sconfitto da tutto, inutile ed il solo responsabile era lui, che anche quella volta non era riucito a proteggere niente e nessuno, altro che eroe, altro che protettore, certo che se ne era date di arie contro lo specter, ma ora? Lui era la loro ultima difesa e stava crollando "Gran bella difesa che sei, non sei capace di proteggere te stesso, figurati gli altri".

In quel momento qualcosa si accese in lui, le parole delle guardie riaffiorarono alla mente: il Santuario era vuoto; i due all'ingresso gli avevano detto che i dorati erani in missione ad Asgard e che verosimilmente non sarebbero tornati presto, mentre non sapeva altri Santi di stanza al momento a Rodorio. L'animo montò di rabbia ed urlava come un animale in gabbia ripetendo a se stesso un'unico pensiero ciclico: "Non posso cedere terreno, non posso permettermelo". Lo spirito del Cavaliere si sforzava e gemeva per liberarsi dal sigillo che lo imprigionava; il cosmo si riversava in quelle geometrie sottili al fine di sovraccaricarne la portata, ne conosceva la struttura in parte, sapeva che poteva funzionare, dopotutto se lo aveva fatto l'uomo in nero con i suoi sigilli, poteva riapplicare il concetto anche James, eppure non sembrava farcela. Finché, alla fine, un leggero spasmo di luce dichiarò vincitrice l'anima della Nottola.

Il prezzo da pagare per tutto ciò, però fu alto, le energie riversate e la difficoltà nel richiamarle erano molte di più di quanto il Santo avesse preventivato. Gocce di sudore imperlavano la fronte mentre una nuova stesura balenava rapida, pronta per essere sfruttata, un sigillo argentato e poco più grande del palmo della mano si formò sul petto di James, e nel momento stesso in cui si poggiò su di lui sentì i propri arti più recettivi e scattanti mentre il sangue pompava attraverso di loro a velocità elevate.

«Sei una specie di mio cosplayer, quindi»

Da quella posizione accovacciata non poteva molto con la "nobile arte", doveva arrangiarsi in altri modi, "Un uppercut è fin troppo palese", rapidamente quindi, generò due piccoli sigilli al suolo mentre nella propria mano destra un agglomerato di linee geometriche precisissime si univano a formare un'asta, niente di elaborato, era solo un bastone lungo poco più di un metro carico in ogni suo filamento del potere distruttivo della Dea della Guerra, bastone che portò in avanti al massimo della rapidità consentitagli per tentare di prendere la giuntura del ginocchio, "Non ti sei spostato di un centimetro prima con un colpo frontale, vediamo se ti prendo le articolazioni", contemporaneamente fece esplodere i due sigilli posti in precedenza tra loro, cosicché sollevassero del terriccio dal suolo, per provare a distrarre e occultare la vista dell'avversario. L'intenzione era destabilizzare l'equilibrio dell'avversario per far entrare il colpo vero e proprio in maniera più profonda.

Da lì, quindi, si sarebbe portato il bastone nell'incavo dell'ascella destra, tenendolo premuto contro il busto tramite una leva del gomito e, girando velocemente su se stesso mentre si alzava, avrebbe tentato di portare il colpo, al massimo della velocità consentitagli, tentando di impattare lì dove si sarebbe dovuta trovare la tempia sinistra del nemico, facendo esplodere al contatto con quest'ultimo i sigilli che componevano il bastone stesso.

«Mi dichiarerei onorato, se solo lo fossi»

narrato ◈ «parlato» ◈ "pensato" ◈ «png»◈ «Hakari»