Mirrors and Whispers

POST 1 - FT AggiuntivoMIRRORS and WHISPERS james ◈ silver noctua ◈ energia rossa

Le dimissioni dall'ospedale arrivarono in maniera quantomai rapida, Hakari era passato a trovarlo la sera prima per delle visite di controllo, l'apprendista, nonostante l'espressione seria che lo contraddistingueva, era visibilmente preoccupato per lo stato di salute di James tanto da impedirgli di uscire fino al mattino successivo «Non se ne parla, non puoi uscire questa sera, sei già fortunato...», il giovane medico interruppe la ramanzina con cui era partito in quarta, quando il suo sguardo cadde per un secondo sulla figlia del Cavaliere. Ritrovata la sua naturale compostezza, chiese con garbo alla ragazzina di uscire per finire le bendature; dopo qualche sbuffo fin troppo sonoro da parte di Eloise, questa si incamminò verso la porta. «...sei già fortunato ad essere ancora vivo». Le garze attorno alla tibia furono strette con forse troppa veemenza quella sera, ma il giorno dopo, nonostante tutto, fu dimesso con la prescrizione di non stressare troppo il corpo.

Pochi Giorni Dopo L'Investitura
Rodorio.

Così, come da consiglio dei guaritori, passò i giorni seguenti a cercare di capire i propri poteri, passando ore ed ore ad allenarsi e tentare di ampliare la conoscenza di quel fenomeno. Non poteva farlo al Santuario oppure Hakari lo avrebbe mandato in ospedale con le sue mani probabilmente, fu così, però, che James scoprì che quel suo potere di percepire "Il Codice della Realtà" - un modo fantasioso inventato dalla figlia per definire quella capacità, continuava a prenderlo in giro perchè anche allora non si era riuscito a staccare dal suo vecchio lavoro - poteva essere usato con diversi scopi e non solo per disintegrare il proprio avversario e che l'armatura si era autonomamente riparata dalle crepe che aveva riportato durante il combattimento contro lo specter, semplicemente rimanendo all'interno del proprio Pandora's Box . «Io e te dovremmo andare a presentarci a chi comanda qui», non perse tempo, quel giorno Eloise era uscita presto e si era messa a lavorare, quindi - allacciate le cinghie di cuoio ed assicurato il prezioso contenitore sulla schiena - si diresse di buona lena verso la seconda delle XII Case lì dove risiedeva il Gran Sacerdote.

Purtroppo, alla base del Santuario, venne fermato da alcune guardie che gentilmente lo informarono della mancanza di Bartolomeo del Toro dal Grande Tempio «Bene, vorrà dire che aspetterò». Oramai era sul punto di andare via e magari controllare se qualcuno in città potesse ancora aver bisogno di lui "Quasi quasi passo da Ernst, sono giorni che non mi presento, come minimo penserà che sia morto" quando, alcuni soldati che uscirono di fretta dalla caserma, lo riportarono al presente; parlavano di una qualche ricognizione a poca distanza da Atene

«A quanto pare il nuovo Cavaliere è in ospedale, dovremmo andare a chiamarlo» i tre si fermarono ai piedi delle scale squadrando James da capo a piedi poggiando il loro sguardo sulla Pandora ancora salda sulle sue spalle; con tono involontariamente scocciato James - come di chi viene ignorato troppo a lungo - riportò l'attenzione su di lui «Credo che stiate cercando me» i suoi occhi si inchiodarono sul primo di loro e ne percepì per una frazione di secondo una sorta di timore agitargli l'animo, poi sorrise «James Whitemill, Cavaliere di Noctua».

Arkoudorema-Chalki
Notte

«E tu cosa dovresti essere sentiamo» uno strano essere, anzi, uno strano essere umano era appena balzato fuori da quello che sembrava essere uno strano squarcio nel tessuto della realtà. Era arrivato in quel luogo dopo essersi unito ad alcuni soldati del Tempio, a quanto pare giravano voci di alcune figure non meglio specificate che di notte creavano scompiglio in quello che un tempo era il parco di Arkoudorema. Una frase senza senso ed una risata divertita furono le uniche risposte che ricevette.

«Non ho tempo da perdere con te»

La Sacra Armatura della Nottola brillò candida al riverbero generato dalla Luna, mentre il nemico scattò in avanti contro di lui.

Tutto era così straniante, il modo di porsi, il suo espandere il cosmo a formare "...sigilli?", il proiettile passò al suo fianco ad una velocità folle mentre l'uomo in nero si lanciò su di lui. L'obiettivo era semplice, togliergli il più possibile il tempo dell'attacco. Ricordava gli insegnamenti della madre in quei momenti più di quanto avesse fatto negli ultimi vent'anni, gli sembrava di sentirla urlare da dietro le corte "NON SI SCAPPA DAI PUGNI, I PUGNI SI ATTACCANO!!", era contro intuitivo, ma in combattimento non era una pratica sconsiderata. Il difficile era farlo con la giusta tempistica. Quasi rise al ricordo, ma non si fece distrarre.

Il piede sinistro partì verso la mancina del Cavaliere, doveva creare lo spazio per far sì che il braccio destro potesse difendere il colpo in entrata, una stringa di codice apparve immediatamente come a rispondere ad un ordine solamente pensato dal Cavaliere d'Argento, mentre una serie di linee si intrecciò più e più volte attorno al braccio destro di James generando una piccola cetra da braccio al cui interno vi era inscritto un occhio perfettamente rotondo al cui interno vi erano incisi glifi simili a quelli del suo avversario, nell'istante in cui tutto ciò avveniva cominciò lo scatto che lo avrebbe portato incontro al nemico "Mai restare fermi davanti ad una carica, giusto mamma?". In quell'istante la lama, tornò indietro passando di poco alla destra del Saint, mentre l'artigliata di quell'essere veniva intercettata dall'avambraccio. Il suono sordo dell'impatto e l'intensa energia rilasciata dal colpo quasi fece indietreggiare James, che si salvò solo grazie al suo essere già proiettato in avanti per fronteggiare il nemico; il dolore si espanse quando il sigillo posto a protezione venne meno, non fu tanto il corpo a risentirne, ma per la prima volta in vita sua sperimentò su di sé quel potere che anche lui possedeva e ne fu sconvolto. Quell'uomo in nero aveva rilasciato in lui una grande quantità di spirito e la sua anima ne fu appesantita come se fosse stata trafitta direttamente, la sensazione fu straziante e, nonostante gran parte del danno fu assorbita dalla geometria stessa del sigillo che aveva posto a sua difesa, la fitta che provò generò in James un tormento mai provato prima.

La sua reazione non si fece attendere, una piccola serie di sigilli si formava nella mano chiusa del Santo mentre, con una rapida torsione del polso, tentò di prendere il braccio che l'avversario aveva appena usato per portare il proprio attacco e rilasciare al suo interno ciò che avrebbe dovuto - in cuor suo - permettergli di riportare in parità il duello, se ci fosse riuscito, avrebbe tirato il braccio lungo la diagonale bassa in modo da sbilanciarlo ancora di più in avanti e, con un unico movimento fluido la gamba avrebbe perciò tentato di trovare spazio nella guardia avversaria mentre il busto, seguendo la normale rotazione avrebbe fatto in modo di scaricare il pugno sinistro con un movimento ad arco inverso rispetto a quello che aveva messo in scena il tipo in nero. Sul montante, diretto sotto il muscolo del gran dorsale destro avversario, si era andato ad intessere un grande sigillo nel cui codice era inciso tutto l'aspetto distruttivo che l'aspetto guerriero della Dea potesse incarnare.


narrato ◈ «parlato» ◈ "pensato" ◈ «png»◈ «Hakari»

POST 1 - FT AggiuntivoMIRRORS and WHISPERS james ◈ silver noctua ◈ energia rossa

"Cazzo!" quella lama, quel sigillo così simile al suo tornò indietro una seconda volta compiendo un'ulteriore arco attorno ai due, impattando con forza esattamente al centro delle scapole del Cavaliere d'Argento, che, in quel preciso istante, sentì una pressione ed un'interferenza all'interno di sé come se qualcuno avesse posto una diga rudimentale tra il suo Io e la sua Anima e grazie a ciò avesse bloccato in qualche modo la connessione tra James e la Civetta di Athena. La sensazione era la proverbiale "ciliegina sulla torta" dell'alienazione causata da quell'avversario. Era in tutto e per tutto uguale a lui? Com'era possibile? Non era uno specter, non sentiva quel tipo di energia provenire da lui, non capiva a cosa fosse dovuto tutto ciò.

Poco dopo l'impatto con la piuma nera, un bagliore scaturì dal braccio avversario, chiaro segnle che il suo sigillo veniva rotto, mentre la luce risultante - per un attimo - fece deconcentrare James che perse la presa sul polso dell'avversario; fortunatamente ne intuì il movimento attraverso la percezione tattile, che gli indicò uno spostamento verso il basso del peso. Per divincolarsi, infatti, l'aggressore in nero aveva fatto scivolare il braccio attraverso la mano, divincolandosi così dalla stretta, ma dando un chiaro segnale a James sulla provenienza del prossimo colpo "Viene da giù". Purtroppo, il Cavaliere d'Argento non era avvezzo al combattimento "basso", era un pugile e le uniche infarinature di lotta con le gambe derivavano da qualche stage di Boxe Thailandese seguito decenni prima. Istintivamente, quindi, interpose tra lui e la minaccia la tibia destra. Mentre il ginocchio richiamava verso l'alto la gamba, l'impatto generò un'esplosione tale da sbalzarlo all'indietro, forza alla quale James non si oppose, ma che accompagnò impattando al suolo e girando con una mezza capriola per non ritrovarsi supino di fronte ad un nemico che pareva volerlo mantenere a distanza ravvicinata, nel caos dell'azione vide con la coda dell'occhio una mano tentare di avvicinarsi al piede sinistro, di getto lo calciò verso l'alto seguendo il moto del corpo oramai proiettato all'indietro.

Nell'esatto momento in cui la mezza capriola si compiva percepì l'uomo in nero piombare su di lui con veemenza, nel suo pugno si accumulava una gran quantità di energia eterea che sembrava nuovamente veicolata dai piccoli sigilli, alzò quindi le braccia intrecciando uno scudo di sigilli argentei in cui riversò quanto più spirito gli fosse possibile, sfortunatamente per lui si rivelò non essere molto, attorno alle braccia, infatti, la struttura della protezione, cresceva debole e con lentezza. Troppa, lentezza. La sua capacità di attingere all'energia cosmica, pareva sensibilmente ridotta, la diga posta dall'avversario, malauguratamente, stava funzionando alla perfezione. Sentiva il costrutto avversario premere contro la sua anima impedendogli di sfruttare a pieno i suoi poteri, tuttavia riuscì a non farsi prendere in pieno. Lo scudo intercettò il pugno del suo avversario, l'esplosione mangiò letteralmente il cosmo con cui era stato intessuto il sigillo che, nonostante la sua maggior durezza, dovette cedere il passo al colpo, mentre le due forze eteree si scontravano anche se, alla fine, l'energia di James dovette cedere il passo fin troppo presto a quella avversaria. La mano si schiantò contro l'avambraccio destro di James che solo grazie alla protezione superiore concessa dell'Armatura non si staccò dalla sua sede naturale. Sentì, tuttavia, il dolore appannargli per un attimo la mente, il sangue iniziò a pulsare velocemente nella zona d'impatto e la sensazione di gonfiore - a lui tanto familiare - preannunciò quella che probabilmente indicava la frattura di qualche osso. Ma non era la cosa peggiore. Il senso di oppressione già presente nell'animo di James si fece più intenso, percepiva un dolore tale che fino a quel giorno aveva provato solo un'altra volta, dodici anni prima e che come allora stava rischiando di farlo annegare. Si sentiva una sconfitto da tutto, inutile ed il solo responsabile era lui, che anche quella volta non era riucito a proteggere niente e nessuno, altro che eroe, altro che protettore, certo che se ne era date di arie contro lo specter, ma ora? Lui era la loro ultima difesa e stava crollando "Gran bella difesa che sei, non sei capace di proteggere te stesso, figurati gli altri".

In quel momento qualcosa si accese in lui, le parole delle guardie riaffiorarono alla mente: il Santuario era vuoto; i due all'ingresso gli avevano detto che i dorati erani in missione ad Asgard e che verosimilmente non sarebbero tornati presto, mentre non sapeva altri Santi di stanza al momento a Rodorio. L'animo montò di rabbia ed urlava come un animale in gabbia ripetendo a se stesso un'unico pensiero ciclico: "Non posso cedere terreno, non posso permettermelo". Lo spirito del Cavaliere si sforzava e gemeva per liberarsi dal sigillo che lo imprigionava; il cosmo si riversava in quelle geometrie sottili al fine di sovraccaricarne la portata, ne conosceva la struttura in parte, sapeva che poteva funzionare, dopotutto se lo aveva fatto l'uomo in nero con i suoi sigilli, poteva riapplicare il concetto anche James, eppure non sembrava farcela. Finché, alla fine, un leggero spasmo di luce dichiarò vincitrice l'anima della Nottola.

Il prezzo da pagare per tutto ciò, però fu alto, le energie riversate e la difficoltà nel richiamarle erano molte di più di quanto il Santo avesse preventivato. Gocce di sudore imperlavano la fronte mentre una nuova stesura balenava rapida, pronta per essere sfruttata, un sigillo argentato e poco più grande del palmo della mano si formò sul petto di James, e nel momento stesso in cui si poggiò su di lui sentì i propri arti più recettivi e scattanti mentre il sangue pompava attraverso di loro a velocità elevate.

«Sei una specie di mio cosplayer, quindi»

Da quella posizione accovacciata non poteva molto con la "nobile arte", doveva arrangiarsi in altri modi, "Un uppercut è fin troppo palese", rapidamente quindi, generò due piccoli sigilli al suolo mentre nella propria mano destra un agglomerato di linee geometriche precisissime si univano a formare un'asta, niente di elaborato, era solo un bastone lungo poco più di un metro carico in ogni suo filamento del potere distruttivo della Dea della Guerra, bastone che portò in avanti al massimo della rapidità consentitagli per tentare di prendere la giuntura del ginocchio, "Non ti sei spostato di un centimetro prima con un colpo frontale, vediamo se ti prendo le articolazioni", contemporaneamente fece esplodere i due sigilli posti in precedenza tra loro, cosicché sollevassero del terriccio dal suolo, per provare a distrarre e occultare la vista dell'avversario. L'intenzione era destabilizzare l'equilibrio dell'avversario per far entrare il colpo vero e proprio in maniera più profonda.

Da lì, quindi, si sarebbe portato il bastone nell'incavo dell'ascella destra, tenendolo premuto contro il busto tramite una leva del gomito e, girando velocemente su se stesso mentre si alzava, avrebbe tentato di portare il colpo, al massimo della velocità consentitagli, tentando di impattare lì dove si sarebbe dovuta trovare la tempia sinistra del nemico, facendo esplodere al contatto con quest'ultimo i sigilli che componevano il bastone stesso.

«Mi dichiarerei onorato, se solo lo fossi»

narrato ◈ «parlato» ◈ "pensato" ◈ «png»◈ «Hakari»

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"L'idea di farlo incazzare non sta dando i risultati sperati" la voce dell'uomo in nero rimbombava ancora all'interno della testa del Cavaliere mentre la luce derivante dallo scontro delle due energie si andava placando.

«Strano modo questo per evolversi» il tessuto della tuta si era decomposto mentre un nuovo strato di luci iniziava a comporsi sopra il braccio, fu un attimo, il tempo di capire che il suo colpo non aveva posto fine al combattimento come aveva sperato. La sua reazione non si fece attendere, "Devo solo rimanere concentrato io e non farmi fregare dalla mia stessa tattica". Lo scintillio, oramai noto, di sigilli che si creavano ebbe come suo contraltare la formazione uguale e contraria di sigilli sul braccio destro anche di James. Uno scudo poco più grande di una palla da basket si formò sul braccio di James - ogni linea era un occhio socchiuso pronto ad esplodere per disintegrare l'offensiva avversaria - mentre l'arto del Cavaliere si muoveva per incontrare il colpo dell'uomo. «Possiamo giocare in due a questo gioco» L'impatto generò un'esplosione di luce proprio tra i due contendenti, mentre miriadi di piccoli sigilli esplodevano con veemenza per evitare alle loro controparti di nuocere il Cavaliere d'Argento, nonostante tutto il corpo del Saint subiva il contraccolpo dovuto alla forza superiore del proprio avversario e per una frazione di secondo perse il proprio asse. Evidentemente l'avversario sapeva giocarci meglio a quel gioco...

Un attimo, un battito di ciglia che furono più che sufficienti per creare uno spazio ed un'apertura per l'assalto avversario. La spalla che va indietro, il piede la segue per un attimo e la linea verso il corpo è libera, con il fianco pronto a ricevere l'impatto di quello che aveva tutto l'aspetto di un calcio in piena regola. "Di nuovo quella luce..." sapeva cosa aspettarsi, aveva già subito dei colpi simili e della stessa matrice, "Troppo tardi per riposizionarmi, devo incassare" sottili linee argentee si disegnarono a poca distanza dal busto del Saint, nelle intersezioni tra i sigilli una luce soffusa ed eterea lasciava trasparire che la capacità di difesa non era limitata alla sola offensiva fisica, ma che anche l'anima della Nottola sarebbe stata al sicuro. Il colpo saettò in avanti con un fulmineo scatto dell'anca mentre il tallone si imprimeva con forza spezzando il fiato mentre le esplosioni questa volta provenivano non dall'energia di James ma dal cosmo dell'emulatore in nero.

Lo spostamento dovuto al precedente assalto, giocò a suo favore, la velocità di reazione fuori dal normale gli permise di pieganrsi sul fianco per ridurre la forza cineticail del colpo; questo avrebbe dovuto impattare sul plesso solare, scaricò, invece, tutta la sua forza sulla zona più esterna del costato. Sentì i sigilli fremere fino a distruggersi, mentre il calcio proseguiva la sua corsa verso il corpo e trovando, finalmente, il suo obiettivo, la costola flottante fu quella che subì la sorte peggiore, dapprima piegandosi e poi incrinandosi sotto la pressione dell'assalto. Il colpo fu accompagnato dall'espulsione violenta di aria e saliva ancora nella bocca del Saint, mentre qualcosa per un attimo, seppur flebilmente, parve spegnersi dentro di lui, la voglia di continuare e la fiamma che aveva sempre arso così luminosa, era stata ristretta ed incapacitata, un metodo subdolo di combattere che lui conosceva, ma che si rifiutava di usare in quel modo. Aveva calcolato il dolore, era un preventivo necessario ogni volta che si scendeva in combattimento, fosse stato solo meno avvezzo, meno allenato o la sua armatura meno resistente sarebbe rimasto boccheggiante riverso al suolo ad aspettare che il nemico gli desse il colpo di grazia. Fortunatamente non fu così.

Strinse i denti, doveva agire nel momento in cui anche l'avversario era fuori asse, i calci sono ottimi per coprire le distanze, sfruttare le lunghe leve per avvicinarsi senza scoprire l'asse centrale era una delle strategie efficaci che gli erano state insegnate. "Ma da vicino, alzare una gamba non è saggio, compromette l'equilibrio, spezza l'asse"

Subito dopo l'impatto, la mano sinistra corse rapida mentre nuovi sigilli si andavano creando su di essa, l'obiettivo era tentare di prendere la gamba dell'avversario con cui aveva colpito ed applicare su di essa quegli stessi sigilli che poco prima avevano tentato di raggiungere il suo corpo. "Disallineare" da lì il braccio avrebbe spinto verso l'alto la gamba avversaria. Un micro passo studiato al millimetro con la gamba destra, ed il pugno destro inizia a compiere il suo arco dall'esterno verso l'interno. Una luce argentea prende a splendere su quella stessa mano formando una sorta di tira pugni generato da una doppia fila di sigilli di cui solo i primi intrisi della sua forza disgregante che sarebbero esplosi all'impatto; mentre dai muscoli della spalla un sigillo più grande si fonde con il corpo del Saint ed irradia una forza nuova che investe ogni fibra del suo fisico. "Distruggere" Con la rotazione avrebbe tentato di colpire la gamba esattamente sul ginocchio in modo da spezzare rotula ed ogni altra cosa al suo interno, "Non ho mai tirato un gancio ad un ginocchio, chissà che rumore fa"


narrato ◈ «parlato» ◈ "pensato"

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Non era ancora abbastanza. Il suo attacco aveva avuto effetto? Il suo attacco aveva avuto effetto? Per un attimo gli parve di sì. Sembrava al momento che le sue forze e quelle avversarie si equivalessero, ma ciò fu ben presto smentito. Guardò in direzione dell’avversario notando con disappunto che non solo era ancora in piedi ma soprattutto non pareva essere minimamente stanco. James al contrario iniziava a sentire gli acciacchi del combattimento sul suo corpo e nella propria volontà combattiva, mentre quell'uomo in nero non pareva risentirne, se non sulla sua tutina tecnologica.

«Ti dai tanto da fare per uccidere orde intere di corrotti, sembra quasi che il tuo animo non sia così nero come vuoi far apparire» Le pause tra le parole per riprendere fiato, mentre la mano si spostava sullo zigomo destro a ripulire un po' di sangue che colava da una ferita apertasi in precedenza, in quel momento notò con la coda dell'occhio piccoli punti luminosi brillare sempre più intensamente, da cui scaturirono piccole linee sottili che si intrecciavano tutt'intorno a loro «Eppure ti riduci ad attaccar briga con qualcuno che - in fondo - persegue il tuo stesso obiettivo», la situazione si faceva complicata.

Le linee si stavano chiudendo, formando evidentemente un sigillo di proporzioni gigantesche, occupava tutta la zona attorno ai due contendenti, James doveva pensare, e alla svelta: non sarebbe riuscito ad uscire dall’area di minaccia, quindi la cosa migliore era contrastare quell'assalto per quanto possibile. Si stava rivleando uno scontro interessante, ottimo per imparare nuove strategie e vedere come avrebbe potuto reagire un avversario ai suoi colpi, si ritrovò a pensare, vagando con la mente lontano dallo scontro per un solo istante. Il cosmo del Saint bruciava alto per contrastare gli effetti di quel glifo "Adesso tutto sta nell'uscirne vivo per mettere in pratica la lezione"; il ragionamento era semplice: era grande, ma pur sempre un sigillo e come tale poteva essere sovraccaricato. Il suo collegamento con l'essenza della civetta era in qualche modo più flebile, in parte era dovuto allo sforzo effettuato durante il combattimento, in parte alla strategia messa in atto dal suo avversario, eppure, nonostante questo non era ancora arrivato al punto di non ritorno. Con un ultimo immane sforzo, il sigillo nemico andò in frantumi, mentre fu solo grazie alle superiori doti percettive che lo avevano benedetto ed alla maggior capacità reattiva dovuta al sigillo usato su di lui, che riuscì ad intravedere l'arrivo del vero attacco..."Troppo tardi" come una reazione istintiva il cosmo si frappose tra sé ed il colpo, unendo piccoli filamenti nell'aria fino a formare quello che voleva essere uno scudo, dietro cui James tentò di difendersi. Ma, come ipotizzato dal Saint, era roppo tardi.

La distanza ravvicinata e il potere veicolato in maniera improvvisa erano elementi che di solito James usava a suo favore, mai si sarebbe aspettato di vederseli usare contro con tanta maestria, fece appena in tempo a spostarsi di un passo a destra, mentre l'attacco avversario si avventava con tutta la sua potenza contro di lui. L'energia liberata dallo scudo durante la sua esplosione, due forze inarrestabili a confronto che tentavano di prevalere l'una sull'altra, fermò parte della minaccia avversaria. Eppure qualcosa dall'altro lato passò. Il sigillo avversario aveva fatto bene il suo lavoro, aveva preso tempo ed impedito di portare a compimento una difesa contro la minaccia più letale. Il castello di carte venne meno nel momento in cui il vettore spirituale si fece beffe della difesa del Santo ed arrivò a bersaglio, la morsa sull'anima fu tremenda, per un attimo il legame con la civetta parve quasi scomparire tanto fu lo sgomento che ne conseguì.

Per la prima volta dall'inizio dello scontro James indietreggiò, sentiva la sua stessa essenza aggredita, un passo indietro, un piccolo spostamento di peso in realtà, ma che mentalmente pesava molto più di quello che poteva sembrare. Un uomo che aveva dato tutto se stesso alla causa di Athena, seppure da poco, certo, non poteva credere di trovare la propria sconfitta in quel momento ed in quella circostanza, doveva forse andare via? Fuggire? "Son già così stanco?" oppure semplicemente tirarsi indietro, ci sarebbero stati altri cavalieri, altri che potevano combattere al posto suo, no? Il Santuario era sguarnito, i Cavalieri d'oro in missione nelle terre di Asgard "Eloise...". Con una fatica mai provata prima nuovi sigilli apparvero sul corpo del Santo della Nottola e mentre questi si poggiavano armoniosi sul suo petto, fu come se il suo cosmo riprendesse ossigeno dopo essere stato sott'acqua a lungo. Non era tornato a fluire con la facilità di prima, ma era un miglioramento.

Un paio di sigilli circolari della grandezza di un palmo si intrecciarono a mezz'aria erano disposti in maniera ben visibile al nero, questi si ergevano minacciosi sopra le spalle di James, come a preannunciare un attacco frontale, mentre - in realtà - molti di più venivano piazzati a creare un campo di mine antiuomo a poca distanza dal proprio avversario. In quella trappola stava convogliando tutto il potere distruttivo di cui era capace, e, dato che il suo nemico non pareva avere rimostranze al riguardo, vi erano dei sigilli in cui aveva inscritto il potere dello spirito "Ti ho già detto che questo è un gioco a cui possiamo giocare in due".

Il piede destro, che poc'anzi era arretrato, quasi come contrappasso, fu quello che si fece avanti per primo ad una velocità disarmante, il picco massimo che le energie della Nottola potessero sprigionare, generando un movimento fluido, studiato e meccanico allo stesso tempo, frutto degli anni di allenamento passati; il peso del corpo spostato in avanti come a voler scaricare all'impatto anche i quasi cento chili di muscoli di James più quello dell'armatura, mentre una piccola sfera inglobava il pugno sinistro che saettava nell'aria con il tipico movimento diretto in avanti del jab, micro sigilli di vincolo si intrecciavano sul "guantone" cosmico che ancora gli fasciava le nocche. All'impatto, però, il Saint non avrebbe impresso la forza che con quel movimento intendeva solo mimare, bensì la sua sarebbe stata una pressione, una spinta per destabilizzare l'avversario, per tentare di costringerlo a muoversi all'indietro e farlo cadere nella sua trappola, mentre i sigilli sul pugno - se fossero andati a segno - avrebbero inficiato le capacità del nero di resistere agli assalti di James. In ogni caso, nel momento successivo all'impatto, James avrebbe attivato il suo campo minato di sigilli, sarebbero esplosi tutti quelli dietro di l'avversario in nero,


narrato ◈ «parlato» ◈ "pensato"

POST 5 - FT AggiuntivoMIRRORS and WHISPERS james ◈ silver noctua ◈ energia rossa

Pareva intenzionato a non cedere terreno, ogni movimento di James ogni strategia trovava un proprio argine nel gufo in nero persino il tappeto di mine che aveva preparato sembrava non essere stato sufficiente a nulla se non far perdere ulteriori pezzi a quella protezione. Il che portava ad una sola conseguenza, il suo avversario era più forte di lui, ma non si poteva dire la stessa cosa della propria corazza. La Sacra vestigia della Nottola, infatti, aveva ricevuto molti meno danni rispetto a quella del suo avversario, ma non si poteva dire lo stesso dei cavalieri. Il Santo d'Argento era in una condizione, oramai pessima, oltre al danno fisico - al quale era più o meno abituato - si aggiungeva quello ben più grave del suo animo. Il nero dal canto suo fu velocissimo, il fumo delle esplosioni non fece in tempo a diradarsi che subito partì con la propria controffensiva.

Non poteva lasciargli spazio per agire. Il cosmo argenteo fluiva più lento del solito attraverso il corpo del Saint, la morsa all'anima esasperava la stanchezza naturale derivante dallo scontro, si sentiva di essere sul punto di crollare da un momento all'altro, percepì solo all'ultimo momento i filamenti che gli arrivavano addosso, troppo rapidi e troppo vicini per poter essere evitati e lui era troppo impegnato. Troppo preso, nel suo tentativo di richiamare quanto più cosmo possibile per impedire al nero di andare avanti; a costo di rimanere in quella foresta per sempre insieme a lui.

Le stringhe del codice nemico strinsero con forza sull'animo del Saint, mentre una fila di piccoli sigilli unici si generava tra le sue mani, tutte quelle piccole linee geometriche si intersecarono fino a formare quello che sembrava un render 3D di un gigantesco occhio, il cui diametro superava abbondantemente il metro; all'interno del sigillo "contenitore" si andavano velocemente riempiendo tutti gli spazi liberi con altri ed ulteriori sigilli anch'essi carichi del potere di distruggere la materia ed il cosmo. La matrice con cui venivano generati seguiva una serie geometrica in cui il rapporto tra la quantità di glifi successivi rimaneva costante, andando così a saturare lo spazio tra le sue braccia aperte in poco tempo. Dal canto suo, l'uomo in nero non rimase a guardare, i filamenti non erano che un'entrée, il cosmo esplose portando con sé la minaccia di un attacco senza precedenti nel loro scontro. Difendersi? Quasi impossibile.

Questo, però, non fece che aumentare la determinazione del Santo, come la mare spirituale del nero contendente si alzò fino a formare un'onda di proporzioni gargantuesche, mentre il sigillo tridimensionale di fronte al Saint era oramai saturo in ogni sua parte di altri piccoli sigilli argentei. Dalla potenza del suo cosmo, il nero avversario, generò un'onda anomala che si mosse in avanti nello stesso istante in cui la sfera venne lanciata da James in direzione del busto avversario. Il fiato corto per lo sforzo, gli occhi carichi di una risolutezza che non ammetteva alcun rimpianto, il corpo e lo spirito pronti ad accogliere il proprio destino.

Nel momento stesso in cui l'attacco giunse a contatto con James, il corpo quasi non percepì il dolore, mentre l'anima, al contrario, ne uscì tristemente martoriata. L'energia spirituale del gufo nero cambiò forma generando un gorgo dal colore etereo, l'ultima sensazione terrena che i sensi di James registrarono fu una luce argentea ed il suono di un'esplosione, poi la sua anima prese a vagare per posti e luoghi dove i mortali non dovrebbero mai entrare. La dimensione degli spiriti, un luogo di morte e dolore, ed il dolore fu quello che, tra tutte le percezioni ipotizzabili da una mente umana, si fece avanti con forza per reclamare il suo posto. Aveva provato dolore in vita sua, ne aveva sopportato più di quanto un uomo dovrebbe mai sopportarne, ed in quel momento, fu come se ogni sensazione negativa provata nel corso della sua vita, fosse stata chiamata per ripresentarsi nuovamente a lui, in una sorta di macabro defilè in cui la sofferenza era il leitmotiv della serata.

Immaginate cosa può essere ritrovarsi in un luogo dove nulla è sondabile attraverso i normali canoni umani ed i cui "abitanti" non bramano altro che banchettare con la sofferenza dell'ospite di turno, riproponendo ogni suo ricordo doloroso e distorcendo in maniera orribile anche i momenti più felici.

Il rumore del mare, l'odore della salsedine ed il calore del sole erano oramai ricordi lontani, ma la sensazione di stringere la ragazza dai capelli castani tra le sue braccia nel momento in cui confessò di essere incinta, la gioia che senza freno alcuno inondò lo spirito di James quelle immagini erano impresse a fuoco vivo nel suo animo. Le lacrime che rigarono le gote della donna erano percepibili mentre la teneva stretta al petto, e poi, dopo un lungo secondo di silenzio il volto di James che si abbassa per guardare...

...Il corpo martoriato della moglie era quello che stringeva tra le braccia, la sabbia era diventata un terreno brullo e lo sciabordio delle onde altro non erano che le urla disperate di una bambina troppo piccola e troppo affamata per dormire. Il cuore di James si ruppe nuovamente mentre un urlo di disperazione scaturì silente dalla bocca deformata del ragazzo, il corpo che si decomponeva mentre lo spazio attorno a lui mutava nuovamente.

Una landa desolata e buia in cui avide mani si tendevano in avanti per tentare di strappare centimetri di "pelle" dal corpo del ragazzo ed ogni artigliata portava con sé un dolore che non era fisico, ma più profondo di qualsiasi graffio o pugno si potesse ricevere. Il supplizio parve durare e prolungarsi per interi minuti, che divennero ore e giorni ed ogni volta ricominciava da capo in un ciclo eterno da cui pareva impossibile uscire. Finchè semplicemente, così come era arrivata, la mareggiata di dolore e morte si ritrasse, lasciano l'anima di James capace di tornare nel proprio corpo.

La foresta intorno a lui riprese forma, il suo corpo era sdraiato al suolo, riverso nella fanghiglia che le forze in gioco durante lo scontro avevano creato, e che, adesso, ospitava la faccia del Saint della Nottola. James non riusciva a vedere il suo avversario da quella posizione, provò a girare la testa solo per realizzare che ogni briciola di energia era stata prosciugata, l'unico occhio semi aperto prese a chiudersi, il mondo si fece sfocato; mentre il ricordo del rumore del mare si faceva spazio nella sua mente, il pensiero corse alla cosa più importante della sua vita. Sorrise cullato da una convinzione: se anche fosse uscito sconfitto dallo scontro, il suo avversario non poteva avere energie per arrivare a Rodorio e mettere in pericolo Eloise o gli altri cittadini di Rodorio.

Andava bene cosi

narrato ◈ «parlato» ◈ "pensato"