«2.000 Years»

Pleonexía - Hybris

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    «2.000 Years»
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    Isola della Regina Nera

    La testa mi fa male, è come se la la mia mente dovesse spaccarsi.
    Mi costringo a mantenermi lucido, ad ascoltare le parole dell'Alchimista che mi trovo davanti. Gli lascio anche sondare la mia mente, ma continuo a mantenere la distanza e a far bruciare il mio cosmo.
    «...duemila anni fa?» Il mio cosmo divampa più forte. Quelle parole spezzano l'illusione che ho continuato a costruirmi fin dal momento del mio risveglio. Troppe cose non tornavano.
    Segnali e prove che ho ignorato fino a questo momento. Un mio pari che non mi riconosce e che non è in fuga, l'Isola ricostruita e ripopolata. E poi il mio corpo, con delle strane gambe meccaniche e dei ricordi di una vita troppo distante dalla mia, lampi di un mondo incomprensibile.
    Più di tutto, il fatto che i dorati hanno permesso il mio risveglio, nonostante il mio cosmo e l'armatura si siano manifestati fin troppo vicini alla loro area d'influenza.
    Duemila anni. Un tempo incomprensibile. Io, in vita, ne ho vissuti cinquanta: un'infinità di giornate, di tramonti e di albe. Nell'arco della mia vita ho amato, sono diventato potente, ho visto il mio Ordine crollare, ho visto dittatori ascendere e cadere e ho visto la nascita di un'impero.

    In una sola vita niente è rimasto lo stesso.
    E adesso come posso rimettere insieme i pezzi, quando di vite ne sono passate così tante? Alzo lo sguardo verso l'Alchimista Supremo davanti a me. Sento il suo cosmo ribollire, minacciandomi. Non so cosa voglia, non so se vuole scoprire qualcosa da me con più violenza, ma non ho tempo per lui. Non adesso.
    «Non ci credo.» Dico, secco. La mia stessa voce mi sembra lontana, come se uscisse da una caverna, ed è piena di rabbia, tristezza e rassegnazione.
    Dal suo punto di vista non ha senso mentirmi. Eppure... eppure mi aggrappo alla speranza che sia un nemico, un ingannatore, perché l'alternativa sarebbe peggiore. Se fosse vero sarebbe insostenibile.
    La verità non è che non ci credo. La verità è che non voglio crederci. Semplicemente non lo accetto. Penso ai luoghi con cui, in vita, ho stretto un legame. Se sono cambiati, come l'Isola, lo capirei subito.
    Ho bisogno di quella conferma e di vedere con i miei occhi che cosa è diventato del mondo. Forse si sbaglia, mi ripeto. Forse, se uso abbastanza il mio cosmo, anche Talia potrebbe trovarmi.
    Penso alla provincia romana in cui ho affinato per la prima volta la mia alchimia del corpo, durante i miei primi anni da Alchimista, quando non ero ancora un allievo di Liriya. Al tempo ero ancora inesperto, ma pieno di vita.

    Tolosa – Aquitania

    L'Isola scompare dietro di me, e lo spostamento mi salva anche dall'emanazione ostile dei Gemelli.
    So che, se volesse, potrebbe seguirmi, ma adesso non è lui il nemico. Ricordo bene Tolosa. Al tempo era una città in rapida espansione, diventata una provincia romana da pochi anni, e prosperava grazie al commercio e alle vicine miniere d'oro e d'argento. Nonostante fosse una provincia godeva di ampie libertà.
    Il mio compito, la mia Nwitajak, era quella di influenzare la politica monetaria locale, ottenendo per l'Isola parte delle loro ricche risorse. Sono stati anni divertenti; indossavo sempre nuovi volti, raramente dormivo nello stesso letto e ancora più raramente mi ricordavo come ci fossi finito.
    Mi rendo subito conto che Tolosa non è più. Ricompaio in un'ampia piazza e subito mi sale alle narici un'odore che questo corpo riconosce, ma a cui io non so dare un nome. Gli edifici in mattoni rosa attorno a me sono in larga parte distrutti, e non riconosco nessun segno di vita nella piazza.
    Tolosa è stata colpita da qualcosa di peggio di una guerra. A terra non c'è sangue, ma un liquido nero come la pece. Non appena lo calpesto con le gambe danneggiate che indosso inizio a vedere del movimento con la mia visione periferica.

    Mi alzo in aria con la psicocinesi, per poter guardare dall'alto come ho fatto con l'Isola.
    Esseri striscianti colpiscono, un istante dopo, il posto in cui mi trovavo. Non sono umani e non sono bestie. Iniziano a raccogliersi sotto di me, qualcuno di loro balza verso l'alto per afferrarmi, ma nessuno riesce a raggiungermi.
    Brulicano e emettono dei versi gutturali, famelici. Non ho mai visto niente del genere, nemmeno quando assumevo forme mostruose con la mia alchimia del corpo. Dall'alto vedo che questi... esseri sono ovunque, e che la distruzione di Tolosa non è limitata solo al suo centro. Riconosco il fiume Garonna, che attraversa la città, e riconosco i Pirenei in lontananza, all'orizzonte. Non ho sbagliato luogo, ma nonostante la distruzione gli edifici mi sono irriconoscibili.
    Stringo i denti e mi porto una mano alla nuca che ha ricominciato a pulsare. Senza che riesca a impedirlo vedo immagini di decine e decine di mostri come quelli ai miei piedi, e li vedo venire distrutti davanti a me... da me stesso. Ecco perché quell'Alchimista mi ha chiamato soldato: perché questo corpo lo era, prima che io ne prendessi il controllo. E, per tutta la sua vita, ha portato la morte a queste aberrazioni.
    Tolosa è perduta. Non ha più senso che io rimanga qui.

    Brigantium – Galizia

    Ricompaio in Galizia, il luogo dove io e Talia abbiamo capito di condividere più che una semplice attrazione fisica.
    Una terra martoriata dalle ribellioni e dalle conquiste dei Cesari. Il luogo perfetto dove tendere un'imboscata ai santi, che vigilavano da lontano sull'andamento delle vicende umane. Oggi di quegli avamposti non è rimasto nulla.
    Ancora una volta non resta che una città in macerie, con grandi edifici irregolari fatti a pezzi. Dove ora c'è una città che si estende per chilometri prima c'era solo un villaggio fortificato. La sorvolo dall'alto e fin da subito noto che qualche segno di vita c'è ancora. Il mio cuore inizia a battere più forte.
    Era ovvio che l'umanità non fosse estinta, l'ho vista sull'Isola, ma in qualche modo riesce a sopravvivere anche qui fuori. Vedo del fumo che si alza dai falò, e a differenza del silenzio carico di morte di Tolosa sento i rumori della vita. Probabilmente questa città isolata è stata più semplice da difendere. O forse gli uomini, qui, sono resistenti come lo erano al tempo, quando venivano reclutati in gran numero come ausiliari delle legioni romane.

    Ripenso a Talia. Duemila anni.
    Non può essere, abbiamo vissuto insieme così poco. Ricordo ancora l'euforia che abbiamo provato quando siamo riusciti ad attirare qui un santo d'argento e a prendere la sua vita. Io ero già un allievo di Liriya, mentre lei si faceva notare per la velocità e la precisione con cui portava a termine i suoi incarichi.
    «Non sei male, per un uomo della tua età.» Mi aveva detto, con un sorriso sporco di sangue, mentre io col mio cosmo guarivo entrambi dalle nostre ferite.
    «E tu non sei male, per essere una novellina.» E avevo sorriso di rimando, anche se parlare e muovere un muscolo faceva male da morire. Avevamo già condiviso un letto, ma combattere insieme era stato diverso - più intenso. Ci aveva costretto a entrare in sintonia, a dipendere l'uno dall'altra per sopravvivere.
    Da quel giorno in poi siamo rimasti sempre insieme, nonostante tutto. Avevo studiato anche un modo per superare la morte: potevamo beffare il destino e ricongiungerci ancora una volta. Ma lei non mi ha seguito. Non ha potuto o non ha voluto.
    Mi fermo in aria, continuare a volare sulla città sta diventando sempre più faticoso. Non sono abbastanza concentrato e le immagini che si sovrappongono nella mia testa non mi danno tregua. Questo corpo si sente stanco, soffre e vuole solo dormire, ma ora sono io al comando.
    C'è un ultimo posto in cui devo essere.

    Roma

    Di Roma è rimasto solo un guscio vuoto. Puro apparire senza più vita.
    Si è preservata meglio delle altre città - aderisce di più al mio ricordo - ma è solo questo, un ricordo. Roma ha continuato a crescere, è diventata preda di una fame bulimica e si è estesa fino a perdere sé stessa.
    Lo vedo dall'alto nonostante la pioggia che batte. Vedo che si estende fino all'orizzonte, oltre l'orizzonte, ma è ora incontrollata, priva di un disegno. Dov'è la grandezza, dov'è l'impero? In duemila anni non è caduto solo il mio Ordine, ma anche Roma lo ha fatto.
    Il fato degli uomini è l'immagine un po' triste, un po' ironica di una statua che rimane in piedi con attorno solo la devastazione. È il monumento alla vita di un uomo che non può più essere celebrato da nessuno, perché nessuno di vivo è rimasto a Roma.
    Il marmo dura più del nostro impero più grande, eppure viene eroso dalla pioggia e alla fine si sgretola anche lui.
    Siamo polvere. Non era questo il mondo a cui volevo tornare. Ho perso tutto. Il mio cosmo si estende, entrando in sintonia ancora di più con il mio potere da Alchimista Supremo. Per un attimo il mondo attorno a me si ferma. Le gocce smettono di cadere, l'aria vibra carica di attesa.
    Rilascio l'impulso psicocinetico in un solo istante. La terra sotto di me si solleva, la statua rimasta in piedi si spacca, e i detriti degli edifici diventano polvere.
    La pioggia ricomincia a cadere.

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    Non alzo lo sguardo verso l'Alchimista Supremo dei Gemelli.
    Resto a guardare la devastazione sotto di me; le gocce d'acqua mi scorrono sulla fronte, sulle guance, e poi cadono dal mento. Rimango in silenzio per un istante. Percepisco la sua impazienza, ma vorrei solo urlare e continuare a far esplodere il mio cosmo, per radere al suolo ciò che resta di Roma. Eppure non servirebbe a niente. Sarebbe un atto vuoto, vuoto come è il mondo in cui sono ritornato. Un fato peggiore della morte. Sono così stanco.
    «Risponderò alle tue domande. Non hai bisogno di tirarmi fuori la verità.» La mia voce è come me, come Roma: svuotata. Priva di emozioni e di spirito combattivo.
    «Nonostante questo nuovo corpo, io non indosso maschere.» Lo guardo, eppure mi sembra così distante. La verità è che lo è. Indossa una Kintaral, fa parte dell'Ordine Nero: ma il suo Ordine è uguale al mio? Cos'è cambiato, in duemila anni? Quale abisso ci separa, ed è troppo profondo e ampio per essere attraversato?
    «Ma prima mostrami quello che è successo ai Sith'ari in questi duemila anni. E poi quello che ha reso così il mondo.» La mia voce è stanca e spezzata come lo sono io. Le mie parole sono una domanda, un ordine e una supplica insieme.
    So che l'Alchimista Supremo dei Gemelli può invadere la mia mente, mostrandomi illusioni e menzogne caotiche. Eppure io gli sto chiedendo la verità. Ho bisogno di vedere e di capire. O non sarò mai pronto ad accettare tutto questo.

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    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Black Aries (VII). Indossata.
    Condizioni ~ Smarrito. Gambe cibernetiche sfasciate e schegge di orium nel cervello.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ Viaggetto emotivo sul viale dei ricordi.
     
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