«Wide Awake»

Pleonexía vs Korin

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    «Wide Awake»
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    La scheggia di orium davanti a me si disgrega e diventa polvere.
    Ne ho assorbito un altro batch di informazioni, ma ho appena iniziato a scalfire la superficie di Ch.Or.O.S., il supercomputer di Hybris. Sono tutte parole di cui ignoravo il significato e che sto imparando a conoscere. Vorrei poter assorbire tutti quei dati in una volta, ma probabilmente impazzirei.
    Per fortuna, ora, il tempo è l'unica cosa che non mi manca. È quasi rinfrancante non essere più in fuga. Per me è passato poco più di un mese dal mio ritorno, mentre per tutti gli altri sono passati oltre due millenni.
    La mia chiacchierata con Hybris è stata illuminante. Mi sono infuriato, naturalmente, ma non posso far altro che convivere con la mia perdita.
    Per prima cosa ho dovuto riprendermi. Questo corpo era ridotto male: mi hanno spiegato che apparteneva a un soldato la cui vita non valeva nulla, zero, pura carne da cannone. Che ironia. Per prima cosa ho dovuto far rimuovere dal cervello - mi hanno detto che è stata un'operazione delicata - l'orium nativo che gli era stato impiantato. Quell'orium conteneva un'intelligenza artificiale, ed è finito in pezzi quando è entrato in contatto con il mio artefatto. Per evitare complicazioni ho lasciato che estraessero quelle schegge.

    Poi ho fatto sostituire le gambe cibernetiche di cui il soldato era dotato.
    Mi sono fatto impiantare - e nessuno ha obiettato a un'Alchimista Supremo - delle gambe più simili possibili a quelle umane. Delle protesi, mi hanno detto. Non più di metallo, questa volta, ma di materiali sintetici simili alla carne e ai tessuti. Sono riusciti a ricostruire i collegamenti nervosi, così da restituirmi una sensazione quanto più reale possibile. Ovviamente è deludente, ma devo accontentarmi.
    Ho sfruttato il periodo di convalescenza e di riabilitazione per acquisire tutte le informazioni dell'Archivio Nero. Le ho immagazzinate, ma ancora non posso dire di averle processate completamente. Gli sconvolgimenti che hanno attraversato la terra in questi duemila anni - ultima la corruzione - sono impressionanti. Perfino quei porci imperialisti degli atlantidei sono tornati.
    Mi sono permesso solo poche avanscoperte fuori dall'Isola, e lo scenario è desolante. La maggior parte del mio tempo, poi, è stata occupata da Ch.Or.O.S., questo gigantesco aggregatore di dati. Sfrutta l'orium per immagazzinare una mole enorme di informazioni, lo stesso orium da cui io posso assorbirle. Leggendo, o anche usando gli holocron, non finirei mai. Così, invece, piano piano sto ricomponendo tutte le scoperte e gli avanzamenti tecnologici dell'umanità.

    E tutti i loro errori.
    Posso dire che mi ha aiutato a mettere le cose in prospettiva. Non sono l'unico ad aver perso molto. Ci sono state un'infinità di guerre, e poi il reset spietato della corruzione.
    Creo un'altra scheggia d'orium, sui cui trasferire da Ch.Or.O.S. la prossima mole di informazioni da assorbire. La voce di Falke, dietro di me, mi costringe a interrompermi.
    «Ho trovato quello che mi hai chiesto.» Non si presenta a me usando il mio nome da Darth, né mi dà del voi. Non mi dà fastidio, potrà farlo fino a quando continuerà a essere utile. Sto iniziando a conoscerla. Detesta le etichette e la disciplina, ma è un soldato efficiente: non chiedo di meglio.
    «Una comunità di oltre cento persone. Sopravvivono alla corruzione da qualche anno. Ho percepito un soggetto interessante, potrebbe non essere il solo.» Le ho chiesto io di condurre queste ricerche per me. Mi sto facendo un'idea di quale potrebbe essere la mia Nwitajak: c'è un modo semplice per ricostruire l'Impero Nero nel più breve tempo possibile. Mi alzo e scollego, da dietro la nuca, i cavi che monitorano la mia attività mentale in risposta all'assorbimento di informazioni.
    «L'avamposto si trova nell'isola di Iki, in Giappone.» Quel luogo non mi dice nulla, se non qualche nozione appena sfiorata sulla storia orientale. Potrei approfondire immediatamente, lanciando una ricerca su Ch.Or.O.S., ma in fondo sono stanco di restare qui rintanato.

    È ora di iniziare un progetto di lunga, lunghissima durata.
    «Bene, Falke. Potrebbe essere il nostro inizio.» Richiamo la mia Kintaral. Mi ricopre tutto il corpo, tranne l'elmo. Non che sia necessaria, contro individui che non hanno ancora risvegliato la loro consapevolezza cosmica, ma so bene che la mia presenza potrebbe richiamare altro. I pericoli, dalla mia era, si sono solo moltiplicati.
    «Vuoi che venga con te?» Mi chiede, con una nota di noia e stanchezza nella voce. Io scuoto piano la testa e lei subito sorride.
    «No, dopo tanta teoria ho bisogno che questo mondo mi dia una dimostrazione pratica. Ne approfitterò per mettere alla prova questo corpo.» Sono stato sincero, con i miei razziatori, sul mio passato. Del resto nessuno, sull'Isola, può farmi pagare per le mie colpe. E siamo ancora in troppi pochi alchimisti per giocare a cane mangia cane. Sono sicuro che succederà: ma ora la coesione è un vantaggio per tutti.
    «Ho la serata libera?» Mi chiede, ancora non abituata alle mie libertà rispetto al Bhatt.
    «Sei libera fino a quando non ti chiamerò io per la prossima missione. Prima solo una cosa, Falke.» Le dico. Lei mi guarda cauta, sospettosa.
    «Che cosa?» Mi chiede.
    «Esattamente dov'è l'Isola di Iki, in questo Giappone?» Del resto il teletrasporto, senza coordinate chiare, è complicato.

    Isola di Iki, Prefettura di Nagasaki, Giappone

    L'avamposto ha come centro una grande struttura in cemento.
    Non mi abituerò mai all'architettura brutale di quest'epoca. Mi teletrasporto a pochi passi da essa. Peccato, per altro: è circondata da natura incontaminata e da altri edifici in legno, decisamente più di mio gusto.
    Attorno al palazzo è stata costruita una spessa recinzione di filo spinato e acciaio. Potrebbe essere abbastanza per tenere a bada i pochi corrotti di quest'isola, ma non me. La sradico senza fatica con un solo movimento psicocinetico. È sufficiente per richiamare l'attenzione delle guardie, come speravo. Stanarli sarebbe stato noioso.
    Defletto i proiettili che provano a raggiungermi - anche se ci riuscissero, non potrebbero penetrare la Kintaral.
    Fate rientrare tutti nella base.❜ Mando un messaggio telepatico a tutti quelli che riesco a raggiungere.
    Voglio qua fuori solo i vostri soldati. Non fatemi aspettare.❜ Dopodiché, semplicemente, attendo. Vedo che gli uomini e le donne abbandonano il piazzale, cercando riparo all'interno della struttura. Davanti a me, lentamente, si raccolgono dieci individui. Hanno armi da fuoco e katane. Li osservo. Nessuno di loro è pronto: sento una flebile traccia cosmica solo da due di essi.

    0qVuOPt


    Con una presa telecinetica strappo le armi dalle loro mani.
    «Queste non vi serviranno.» Le scaglio lontane, verso l'ingresso della struttura. Qualcuno di loro sobbalza, altri tremano. Hanno affrontato solo corrotti minori: un'umano che fa cose del genere li terrorizza, lo vedo sulle loro facce.
    «Ora il vostro compito è molto semplice. Uccidetemi. Se non ci riuscirete lo farò io con voi. E poi toccherà agli altri.» Vedo che nessuno di loro si muove. Inizio io, allora. Non sto giocando, anche se così può sembrare. Il cosmo si risveglia più facilmente, in situazioni di stress e di pericolo. Lambisco con la mente uno degli uomini più vecchi davanti a me - sono sicuro che lui non sarà utile - e lo scaravento a terra, facendolo cadere di faccia sul cemento. Sento il suo naso che si spacca.
    «Veloci. Non fatemi aspettare.» Nessuno di loro riesce nemmeno a toccarmi, naturalmente. Mi teletrasporto sempre un momento prima che possano raggiungermi. Il più promettente, dopo poco, riesce per qualche momento a sfiorare la velocità del suono. Un'altra è una ragazza robusta, forte. Non mi sembra molto agile, ma non si tira indietro. Gli altri sono senza speranza.
    Non mi diverto nemmeno. Con delle spinte psicocinetiche incapacito in fretta le cause perse, per concentrarmi sulle due pietre grezze che mi trovo davanti. Vedere i loro compagni venire sbalzati via li motiva ancora di più.

    Dopo qualche minuto - loro sono già esausti - mi fermo.
    «Bene. Tu sei passabile.» Dico indicando il ragazzo davanti a me, già piegato in due dalla stanchezza. Bruciare il cosmo, su un corpo non allenato per farlo, è uno sforzo incredibile.
    «Tu sei al limite. Quantomeno il Bhatt potrebbe trovarti qualcosa da fare.» E indico la ragazza muscolosa. Il mio cosmo li avvolge, facendoli scomparire dal piano materiale per farli ricomparire sull'Isola. Ad aspettarli ci sarà Adam: lui saprà renderli dei soldati degni di questo nome.
    Le altre guardie di questa comunità gridano, chi riesce a rialzarsi prova a lanciarsi di nuovo verso di me. Basta una piccola torsione psicocinetica per bloccarli sul posto.
    «Voi altri siete una delusione. Una comunità di oltre cento persone, e solo due individui con cosmo latente.» Sono amareggiato. Sarà difficile portare avanti la mia Nwitajak: gli individui capaci di risvegliare il proprio cosmo sono la risorsa più preziosa al mondo, ora come ora. Molto più rari dei diamanti o delle terre da conquistare. Questi due individui sono il mio primo bottino, e io mi assicurerò che i loro talenti vengano coltivati.
    «L'umanità è davvero in difficoltà. Sono anni bui.» Sussurro tra me e me. Lancio uno sguardo agli uomini inconsapevoli che mi trovo davanti, poi alla struttura in cemento.
    «Forse dovrei risparmiarvi le vostre sofferenze, ora che mi sono preso le vostre uniche speranze.» Tanto morirebbero comunque, e non ho alcuna intenzione di portarli sull'Isola. Sarebbero solo inutili bocche da sfamare.
    La pressione psicocinetica avvolge i loro corpi. Sono così fragili. Se solo aumentassi di poco le mie onde mentali si spaccherebbero come bambole di porcellana.
    Non sarebbe forse meglio per loro?

    0qVuOPt

    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Black Aries (VII). Indossata.
    Condizioni ~ Ottime.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ CIAO GRADO SONO IN GIAPPONE (che cos'è il Giappone?) :mke:


    Edited by Wild Youth - 11/2/2024, 03:18
     
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    Korin ♦ Saint di Atena ♦ Blue Warrior ♦ Energia Blu

    Wide Awake

    - Chapter I -



    La sede centrale della GRADO, o almeno una delle sedi della GRADO giapponese. Si trovava nel posto dove i santi avevano combattuto strenuamente per evitare la fine del mondo; era nel primo paese pressoché liberato dalla corruzione. La malattia di Ponto ancora imperversava per quelle terre cercando di riconquistarle, ma il loro girovagare era lento, goffo, e quanto più possibile arrestato prima che potessero infestare consistentemente qualche regione.
    Essendo per la maggior parte privo di problemi Korin bazzicava da quelle parti molto raramente e da quando si era arreso all’evidenza di non poter capire né tantomeno emulare il sigillo che la Dea aveva usato per compiere quella mastodontica impresa ci era tornato sempre meno.

    Ma non stavolta. Stavolta era stato chiamato dalla GRADO stessa perché potesse consultare qualche specifica pagina di un reperto storico della Fondazione e trarre da essa nuovi insegnamenti. Il suo potere stava aumentando, il suo microcosmo stava allineandosi a nuovi poteri mai mostratisi prima di allora quindi era giunto il momento, avevano deciso le alte sfere, che avesse accesso ad una nuova conoscenza dei suoi predecessori. Aveva passato settimane a leggere e rileggere quanto gli era concesso cercando di apprendere quanto più possibile su questo uso particolare dei sigilli che il Custode di Thule del tempo aveva chiamato Spharagis Hosios. La differenza con quelli “normali” era che questi potevano intercettare e bloccare energie mentali o spirituali, tracce cosmiche che Korin sentiva di percepire, essendo anch’esse cosmo, ma con cui non aveva mai potuto interagire prima di allora. Il potere delle illusioni, che aveva autonomamente liberato, aiutava con le tracce mentali, ma quei sigilli si spingevano oltre, forse frutto di studi compiuti da più custodi allineatisi a diversi pattern microcosmici.
    Korin non aveva idea di chi avesse scritto quella guida, essendo informazioni a lui censurategli, ma non poteva che soffermarsi a pensare a sigilli ancora più forti che magari potevano interagire con aspetti diversi e che magari erano proprio quelli che consentivano ad Alman di Thule di vivere nella sua nuova condizione di immortale astratto dal tempo. Sarebbero stati poteri ancora superiori che magari necessitavano di una predisposizione cosmica che di certo lui non aveva in quel momento. D’altronde Alman già in vita era un immortale, o così gli era parso di capire, aveva avuto ben più tempo di lui di affinare l’arte cosmica che un tempo era naturale possedere. O magari poste le giuste condizioni e abbastanza potere, un giorno sarebbe riuscito a creare una versione ridotta del sigillo della Dea e usarlo per liberare la Grecia, la Cina e tutto il resto del mondo. Sarebbe stato bello, ma certi prodigi per il momento rimanevano illusioni autoindotte e miracoli guidati da una mano superiore.

    La GRADO l’aveva aiutato ulteriormente sottoponendolo a sensazioni mentali e spirituali in condizioni controllate affinché potesse abituarsi al sapore di quei pattern in modo da riconoscerli più facilmente e da dominarli coi nuovi sigilli. In contemporanea ai suoi allenamenti la sua armatura stava superando la sua stessa dose di prove mentre veniva riforgiata, o così gli era parso di capire, imbevuta con un nuovo frammento di oricalco energizzato che potesse aumentare la sua resistenza visti i numerosi pericoli a cui Korin pareva sempre andare incontro di faccia, volente, e soprattutto, nolente. Era un lavoro che si era scelto e di cui andava fiero, ma vederlo finire ad affrontare bestie sempre più grandi e forti iniziava a diventare tragicomico.

    E proprio per questo ne incontrò un’altra sul suo cammino. Non una senza vita come la corruzione, non un pericolo come i caduti che tanto amavano tormentarlo, ma un uomo. Un essere umano era la bestia che, con l’uso sconsiderato dei propri poteri, aveva guidato il suo cammino conducendolo fino a quel rudere di città-accampamento, le sue minacce ciò che l’avevano spinto ad agire. Non c’era tempo per chiarire la situazione quando qualcuno tirava letteralmente il collo di qualcun altro.

    Il suo potere si cristallizzò nell’aria interponendosi fra il black saint e le sue vittime inscrivendo l’area interessata dal potere del nero. Linee geometriche iniziarono a connettersi dalla delimitazione fatta, per poi venire raggiunti da parole e simboli volanti che fuoriuscivano dal santo per andare a posizionarsi nel sigillo con cui stava cercando di liberare i cittadini di quel villaggio. Gli ideogrammi e le immagini viaggiavano molto più veloci di lui che quasi se la prendeva comoda, impegnato più nel creare la formula giusta che ad arrivare a destinazione ponendosi tra i due fronti. Ci volle tanto, forse troppo tempo e parecchie delle sue energie per spezzare la presa telecinetica dell’altro. Il cosmo del suo avversario era forte e il suo ancora troppo debole per tagliarne i ponti in una sola passata. Al contrario ne logorò il potere fino a tagliarlo, filo dopo filo, appena in tempo perché lui raggiungesse da dentra il campo di battaglia ponendosi fra i due schieramenti.

    « Hai due secondi per restituire chi hai rubato e andartene, santo nero. »
    Era una minaccia vana, ne era consapevole. Il nero era più forte di lui e anche usando la sua arma più potente aveva faticato a sciogliere la sua presa sui cittadini innocenti. Peccato che Korin ad affrontare gente più forte ci era abituato; uno più o uno in meno non faceva differenza, anzi gli insegnava come resistere meglio. « Altri aiuti stanno arrivando. State vicini e al sicuro, a lui ci penso io. » Sentendo il suo cosmo esplodere così vicino alle loro basi la GRADO sarebbe sicuramente intervenuta a sua volta, doveva solo dargli il tempo di prendere provvedimenti e resistere fino ad allora, ammesso che non fossero già in marcia.


    Solo allora si voltò pienamente verso il suo avversario squadrandone la figura. « Uno. » A volte bastava solo mostrarsi confidente, farsi grosso, o farsi percepire tale. Bastava illudere gli altri di poterli fermare, ma senza però illudere sé stessi. Si era già fatto rapire dei compagni da sotto il naso dalla primarca artica, un risultato di cui non andava per niente fiero e che non voleva ripetere in alcun modo. Però c’erano poche probabilità di competere con qualcuno di più rapido grazie alla sua maggiore presa sul cosmo e dotato di poteri di teletrasporto.

    « Uno e mezzo. »
    Il suo potere scricchiolò pronto ad esplodere in una fiammata cosmica mentre il gelo cominciava a formarsi attorno alle sue dita. Se non poteva fermare il corpo nemico dal muoversi doveva trovare altri modi per vincere; altri punti in cui indebolirlo. Combattere sulla distanza poteva essere il suo punto forte, o almeno sarebbe stato più facile per lui scappare, quindi era il momento di provare un po’ di buon vecchio e sano corpo a corpo. Doveva stargli attaccato se voleva dargli meno probabilità possibili di svignarsela e il miglior modo per farlo era diminuire il gap energetico per quanto possibile.
    Appoggiò la sinistra sul petto e dalle sue dita si dipanarono filamenti bluastri che come catene scivolavano sulla cloth allontanandosi dalle dita che le emettevano solo per rimbalzare fra pieghe dell’armatura tornando indietro, scontrandosi e nuovamente rimbalzando via in un dedalo che andava a formare un disegno complesso sul suo corpo. Una volta ultimato il sigillo spinse contro il suo stesso busto con la mano facendo affondare il disegno dietro l’armatura, al sicuro dalla possibile distruzione causata dal nemico.
    Un respiro e si sentì subito più leggero.

    « Due. »
    Il suo potere si cristallizzò nella sua mano destra ricostruendo una semplice spada illusoria con una lama e guardia di finto ghiaccio mentre un pomello rilegato formato da un’illusione resa solida dallo psicoplasma cosicché fosse più facile tenerla in mano ed emularne il peso e magari dare l’illusione al nemico della sua veridicità. Cominciò a correre verso Yianni con il chiaro intento di affiancarlo prima di roteare su sé stesso quel tanto che bastava per convogliare la spinta della rotazione nel taglio del collo, o almeno nel dare l’illusione che quella finta spada lo avrebbe fatto se maneggiata a dovere. Nel correre aggiunse delle sottili illusioni uditive per emulare il sibilo della lama nell’aria, ma per il resto non si concentrò su di essa ben cosciente che il suo eventuale non-impatto contro il nemico avrebbe potuto causare ancora più confusione in lui.
    Passata la spada avrebbe subito continuato ad attaccare, stavolta lanciando uno sbarramento di sigilli reali verso il suo nemico con la chiara intenzione di farli attecchire sul suo corpo diminuendo così l’output cosmico e mettendo ancora più confusione tra i pensieri che regolavano quei teletrasporti e quelle prese telecinetiche.
    Conosceva bene quei poteri, li aveva usati lui stesso come steel saint per quanto il cosmo che glielo consentiva fosse quello di una macchina piuttosto che il proprio. Ricordava l’assurda concentrazione che serviva per teletrasportarsi, e lui nel farlo era aiutato da una IA, e anche quella che serviva per manipolare la realtà adiacente. Bei tempi andati, ma che gli avevano insegnato molto e che forse gli stavano dando la chiave per la vittoria.
    Nonostante aveva appena ottenuto un basilare controllo telecinetico sui sigilli decise di non sfruttarlo per direzionarli al meglio contro il nemico, ma anzi, approfittare di quelli che l’avessero mancato per farli esplodere selettivamente cercando di aggiungere del danno fisico alla sua strategia. Andava bene l’illusione e il danno cosmicamente passivo dei sigilli, ma non voleva dare l’idea al nemico che si stesse trattenendo; o peggio scherzando.


    Statistiche

    Stato Fisico: Perfetto
    Buff velocità.

    Stato Mentale: Not on my watch!

    Stato Armatura: [VI] Intatta Indossata

    Riassunto:

    Lore per giustificare il cambio di regolamento, quindi mentre torna verso casa ti incontra che fai casino.
    Prima di tutto come “ [DIFESA] ” usa un sigillo di purificazione per liberare gli innocenti che sti trattenendo. Quindi ti minaccia e si [BUFF]a tramite sigillo di potenziamento avanzato per la velocità, quindi parte all’attacco. Come [DIVERSIVO] crea questa finta spada di ghiaccio dandoti sensazioni illusorie visive e uditive della sua reale esistenza, e la usa, avvicinandosi a te, per convincerti che ti voglia tagliare la testa dritto per dritto.
    Come [AD] Korin lancia una serie di sigilli di vincolo avanzato che puntano a creare confusione nella tua testa destabilizzando i poteri che ti ha visto usare. Infine come [color=#677ae4 [AF] [/color] fa esplodere i sigilli che mancano di arrivare ad impattare sul tuo corpo.

    In spoiler le tecniche usate.


    愈合 象征 (Yùhé Xiàngzhēng) – Sigillo di Purificazione – Supporto.
    Questo sigillo è forse il più complesso tra quelli che il Blue Warrior può creare. Si tratta di un sigillo di purificazione, così chiamato perché può purificare la realtà da innesti anomali ripristinando l’originale flusso micro e macrocosmico. Per essere lanciato il caster deve avere ben presente quale sia il danno su cui intervenire il che porta questo tipo di sigillo a non poter essere creato preventivamente. Questo sigillo permette all’utilizzatore di richiudere portali tra due diverse dimensioni, esorcizzare spettri, dissipare illusioni che si manifestano fisicamente nell’ambiente, rimuovere influenze cosmiche maligne che minano la stabilità di persone e luoghi, siano esse influenze mentali o temporali, fino anche all’interferire con altri sigilli. Nonostante possa rimuovere una condizione che affligge un luogo o persona questo sigillo non è in grado di curare il dolore fisico, mentale o spirituale che quella particolare condizione ha provocato.


    升天 象征 (Shēngtiān Xiàngzhēng) – Sigillo di Potenziamento Avanzato – Supporto. Questa branca di sigilli ha lo scopo di migliorare le capacità fisiche, mentali o spirituali della persona su cui vengono applicati che può essere sia il Blue Warrior stesso, sia qualunque persona egli voglia buffare. È possibile creare solo un sigillo che migliori una data caratteristica per turno, sebbene sia poi possibile duplicare il sigillo e lanciarlo su più persone contemporaneamente. Indipendentemente da quanti sigilli dello stesso tipo vengono accumulati non è possibile uguagliare chi naturalmente possiede resistenze e attacchi straordinari, né tantomeno attacchi e difese portati ad energie superiori.
    身体 (Shēntǐ): il sigillo del corpo permette di sostenere carichi maggiori senza sentire la stanchezza o il dolore. Può inoltre venire indirizzato verso una sola area specifica, come un arto, consentendogli di sferrare pugni e calci più forti, o correre più rapidamente. Non può eguagliare chi ha forza e/o velocità straordinaria, ma è comunque un buff rispetto ad un avversario dello stesso livello energetico sprovvistone.


    约束 象征 (Yuēshù Xiàngzhēng) – Sigillo di Vincolo Avanzato – Offensiva
    Quando uno di questi sigilli viene applicato sul bersaglio si attiva rilasciando delle catene cosmiche fatte di lettere e simboli azzurrini che si avvinghiano alla creatura portante il sigillo. Queste catene non sono reali e quindi non ci si può aggrappare né possono essere tirate. L’effetto di “costrizione” che esse danno è determinato dal tipo di catena che avvolge il nemico.
    头脑 链 (Tóunǎo Liàn): la catena della mente tenta di intrappolare e disturbare i pensieri dell’avversario rendendogli difficile l’effettuare strategie complicate, o anche solo di mettere in ordine i propri pensieri il che si traduce in una confusione tale da generare un indebolimento della potenza mentale a disposizione dell’avversario.



     
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    Un altro cosmo si manifesta a pochi passi da me.
    Un cosmo che ho sentito molte volte nella mia vita - o meglio, in quella precedente. Il cosmo di un Santo di Atena. D'istinto il mio potere oscuro si gonfia e cresce, sento che il mio stesso corpo vorrebbe muoversi e attaccare quella fonte.
    Sapevo che prima o poi sarebbe successo, che prima o poi sarei stato di nuovo faccia a faccia con gli esecutori materiali della caduta dell'Ordine Nero. Una parte di me vorrebbe teletrasportarsi da lui e distruggerlo subito, ma riesco a mantenere il controllo. Mi giro e sposto lo sguardo verso di lui, perdendo interesse per la pressione psicocinetica che avvolge i civili. Gliela lascio scogliere senza oppormi.
    Sono deluso, però: non è nemmeno uno dei dorati. Sono loro i veri colpevoli, e loro sì, pagheranno. Un misero cavaliere non mi interessa. Certo, la sua emanazione cosmica non è davvero trascurabile, ma le gerarchie esistono per un motivo.
    Aspetto che si avvicini, lasciando liberi gli scarti umani che sento ansimare dietro di me.

    Ascolto le sue parole e subito mi è chiaro il genere di persona che ho davanti.
    Il ritratto della stupidità di un guerriero di Atena. Mi minaccia e sventola l'arrivo di rinforzi, come se questo potesse farmi paura. So che non è vero, naturalmente: i Santi non rinuncerebbero mai alla loro idea malata di duello onorevole. Eppure io, più di tutto, vorrei che fosse vero. È da quando mi sono risvegliato che voglio trovarmi faccia a faccia con uno dei dorati. Non sa che il suo, per me, è un invito, non una minaccia.
    Mi verrebbe da sorridere, se non che le sue parole sono così piene di vanagloria da darmi il disgusto. Sotto il suo elmo vedo il viso di un ragazzino, probabilmente poco più grande di questo corpo. Non importa che sia così giovane: ha già scelto la sua via.
    Le sue parole poi diventano azioni, e in qualche modo riesce a peggiorare ancora di più la mia opinione su di lui. Carica frontalmente, con una lama di ghiaccio in mano. È arrivato, mi ha minacciato, ha richiesto indietro i miei nuovi soldati, non ha fatto nulla per mettere al sicuro il resto dei civili e ora inizia lo scontro.
    Rimango immobile, so che il mio sguardo restituisce il mio disprezzo. Non richiamo ancora l'elmo, così che possa vederlo.

    Forse nemmeno ai Santi di questa epoca importa davvero degli uomini.
    Forse amano solo vomitare le loro parole vuote sull'importanza della vita. Io li ho visti distruggere la nostra Isola e massacrare ogni individuo, non importava se Alchimista o civile. E del resto questa generazione doveva difendere l'umanità, e invece l'intero mondo è in rovina. Molte cose cambiano per rimanere uguali.
    Il mio cosmo vibra con la mia rabbia, ma ancora non mi muovo. Da quello che ho appreso dall'Archivio Nero e da Hybris i Santi di quest'epoca credono di essere degli eroi. Eppure questo cavaliere sta iniziando uno scontro che è sicuro coinvolgerà dei civili, così come è sicuro che minacciare un Alchimista Supremo lo farà infuriare.
    A me non interessa chi non ha compiuto nemmeno il primo passo per l'Ascensione: a loro, a parole, sì. Davanti a me non vedo coerenza, né dignità, né abbastanza potere per rendere concrete le sue minacce. Lo aspetto fino a quando la sua lama non è a pochi centrimetri da me. Guardo solo lui, non la spada.
    Lo osservo e assorbo ogni dettaglio del suo viso. I lineamenti giovani, orientali come il mio corpo. Gli occhi azzurri, le labbra sottili.
    Lo guardo, e voglio che lui guardi me. Voglio che veda il disprezzo sul mio viso, e voglio che veda che nei miei occhi non c'è traccia di paura.

    0qVuOPt


    Poi, un momento prima dell'impatto, scompaio davanti a lui.
    Ricompaio sul tetto dell'edificio, a decine di metri dal Santo. Vedo che la spada fende l'aria dove mi trovavo, e il cavaliere rivela il suo vero attacco. Un muro di sigilli oltrepassa il punto in cui era il mio corpo, esplodendo a mezz'aria. Cos'era la spada, mi chiedo, un inganno, un diversivo? Devo farci attenzione. Nonostante la nostra differenza di poteri, poi, i sigilli sono insidiosi: io lo so meglio di chiunque altro.
    Respiro a pieni polmoni; tra poco proverò e infliggerò dolore. Ma prima voglio che questo ragazzino conosca le conseguenze delle sue parole e delle sue azioni. Apro la bocca per parlare, ma siamo davvero troppo distanti per le parole. Inoltre questo corpo non si è mai abituato ai discorsi lunghi.
    Sono passati due secondi.❜ Lambisco la sua mente con il mio messaggio telepatico. Mi spiace solo di non poter trasmettere con efficacia il mio astio. Se non altro così comunico in un istante, senza dover aspettare i lunghi secondi della parola.
    Eppure io sono ancora qui, e tu sei ancora troppo debole per potermi minacciare.❜ Lo guardo dall'alto. Il mio potere deve ancora raggiungere quello di Liriya, ma ora ne ho abbastanza per insegnargli qualcosa.

    Il mio cosmo si espande e brucia.
    Se sono tutti come te, i Santi di questa generazione non saranno un problema.❜ Mi sono chiesto a lungo se i cavalieri di quest'epoca sarebbero capaci di rifare ciò che hanno fatto al mio Ordine, distruggendolo. Hybris ne dubita fortemente. Io voglio scoprirlo da solo. Certo, i dorati che conoscevo non si limitavano a minacciare.
    Carichi a testa bassa, sapendo di non potermi davvero fermare e di non poter guadagnare abbastanza tempo.❜ Il mio potere psicocinetico lambisce la struttura di cemento ai miei piedi. I vetri si spaccano al solo contatto. Le donne e i bambini al suo interno gridano.
    Ma soprattutto, senza accertarti di chi tu debba davvero difendere.❜ Guardo verso il basso, verso la base in cui ho fatto raccogliere tutti i sopravvissuti. Potrebbero essere già morti, ma voglio che quel Santo capisca i suoi errori: per questo sto solo minacciando l'edificio.
    Le pareti in cemento tremano e si crepano, incrinandosi. Se solo lo volessi potrei portare il mio impulso psicocinetico alla velocità della luce, sbriciolando in un istante la base e chiunque si trovi al suo interno. Il Santo non avrebbe nemmeno il tempo di plasmare il primo sigillo. Ma sarebbe inutile, così come inutili sono tutti loro.

    Preferisco, ora che l'ho incontrato, assorbire tutto ciò che posso da questo cavaliere.
    L'intensità del mio cosmo si abbassa, ritirandosi dall'edificio. Sposto di nuovo lo sguardo sul Santo. Farà meglio a dimostrarsi interessante, perché il suo è un esordio pessimo.
    Capisco che dovrei infuriarmi per le tue vuote minacce e sterminarli tutti, ma nessuno di loro è un pericolo. Il loro destino non mi interessa.❜ Nemmeno il destino del Santo mi importa così tanto, ma almeno è un individuo dotato di cosmo, e forse da lui posso trarre qualche informazione. Se non altro, posso usarlo per verificare la capacità combattiva di questo corpo.
    Puoi averli, sono inutili. Lo sei anche tu?❜ Il mio cosmo cresce di nuovo, questa volta per minacciare il Santo. Solo adesso richiamo anche l'elmo della Kintaral, indossando completamente la mia armatura. Gli dimostrerò che le mie parole sono reali, che se quei civili sono ancora vivi è solo per una mia concessione. Sarebbe fin troppo semplice vincere lo scontro costringendolo a dividere le sue attenzioni tra me e la difesa dei sopravvissuti. Non ne ho bisogno. Davanti a me nasce, dal nulla, un muro di lame di orium. Sono dei grezzi coltelli lunghi quasi venti centimetri: ne creo decine.
    Dimostrami di meritarti la mia pazienza e la mia curiosità.❜ Con il mio controllo psicocinetico li scaglio, a una velocità che si avvicina a quella della luce, verso il Santo.

    Le lame si muovono in linea retta, coprendo a gran velocità la distanza che ci separa.
    Voglio che pensi di non meritarsi nemmeno le mie strategie. A metà del loro tragitto, però, teletrasporterò i pugnali, facendoli riapparire a pochi passi dal Santo, dietro di lui. Spero così di farlo concentrare su una difesa sul davanti, per poi scoprire troppo tardi che il colpo arriverà da dietro.
    Una volta ricomparse le lame d'orium riprenderanno a muoversi, avvicinandosi di nuovo alla velocità della luce. Le divido, facendo in modo che puntino a colpire le diverse parti del corpo del Santo: le sue gambe, le sue braccia e la sua schiena. Le ho plasmate perché siano affilate e appuntite, così da penetrare più facilmente tra le giunture e tra le parti scoperte dell'armatura. L'orium, poi, è un minerale straordinariamente resistente, così da rendere quelle grezze lame difficili da distruggere.
    Se colpiranno taglieranno o affonderanno nella carne, ma non è solo quello. L'orium porta con sé i suoi sussurri caotici, e proverà a sovraccaricare la mente del mio nemico. Voglio iniziare a indebolire le sue energie psichiche, così da rendere più facile il resto dello scontro. Più la sua mente è danneggiata, più l'influenza dell'orium sarà difficile da vincere.

    I pugnali di orium arriveranno tutti nello stesso momento.
    Il mio attacco, infatti, è infuso di un altro mio potere: quello capace di far muovere nello spazio. Se colpiranno, infatti, teletrasporteranno il Santo a un chilometro da qui, lontano dai civili. Una dimostrazione pratica che io accompagno le mie parole ai fatti.
    Non lo farò per danneggiare ulteriormente il mio nemico, ma solo per cambiare il terreno di scontro, per portarlo in uno in cui se mi scateno non annichilirò le vite che ho donato al cavaliere.
    Lo condurrei in un avamposto abbandonato, fatto di casupole di legno e di vegetazione incolta. Se la mia strategia avrà successo mi teletrasporterò con lui, riapparendo a una distanza di circa settanta metri dal Santo.
    Farà meglio a dimostrarsi degno, utile: la mia pazienza non è infinita. Se non ha nulla di interessante da condividere posso sempre colonizzare il suo corpo con l'orium, rendendolo una marionetta asservita al mio volere, comandandogli di lanciarsi contro il suo stesso Grande Tempio.
    Ma soprattutto gli insegnerò a dosare le sue parole. Nessuno può minacciarmi.

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    Cloth ~ Black Aries (VII). Indossata.
    Condizioni ~ Ottime.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ Teleport monouso per evitare il colpo. Ricompare sul tetto della comunità, che scuote con la psicocinesi per poi lasciarlo andare. Consideralo un collegamento dalla parte di role a quella di duello.
    Ti lancia addosso decine di lame di orium nero, dritte verso di te, che però a meta strada si teletrasportano dietro di te, a pochi metri (diversivo), per dirigersi verso la tua schiena e i tuoi arti. Se colpiscono tagliano e penetrano nella carne (af), rilasciando danno mentale grezzo (ad).
    Sono anche infuse del potere di teleport di Yianni, quindi se ti colpiscono ti teletrasportano a un chilometro dal luogo di partenza. Se funziona Yianni ti segue, apparendo a settanta metri da te.
     
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    - Chapter II -



    Maledizione.
    Korin soffiò la sua frustrazione nel vedere l’altro sparirgli davanti.
    Era cosciente che poteva farlo, ma lo irritava che avesse aspettato appositamente fino all’ultimo istante possibile. Lo stava provocando. E quel viso, quel maledetto viso. Lo aveva osservato, senza staccargli gli occhi di dosso. Non si era curato della lama illusoria, né dei sigilli subito successivi. Non si era curato di nulla. Era rimasto immobile a prendersi gioco di lui.
    Perché lui poteva. Perché era più veloce, il suo cosmo più brillante. La mano si strinse più forte sull’impugnatura della spada. Era quasi meglio affrontare i Caduti dannazione, almeno loro non giocavano con il proprio supposto pasto.

    Korin si girò alla ricerca quasi disperata del nemico. Era tornato a minacciare i cittadini? No. Si era nascosto dietro qualche casa? Era…? Fu lui a rivelarsi, di nuovo incurante anzi quasi felice di annunciarsi e lo fece bruciando il suo cosmo ancora più forte proprio per mettersi in mostra mentre attuava la forma di comunicazione più alta, la telepatia, un nuovo metodo per elevarsi rispetto a lui comune mortale.
    Lo individuò in cima ad un edificio mentre lo guardava dall’alto in basso; tipici black.

    Continuò a provocarlo stavolta a parole eppure più che lambire il suo senso di impotenza accese la sua curiosità. I santi di questa generazione? Da dove era uscito il ragazzino, dalle caverne? A vista avrà avuto sì e no la sua stessa età. Come poteva fare certi commenti? Era un black rinato tipo? No, non sapeva di specter. Possibile che i Neri avessero trovato un loro modo per richiamare i morti? O avevano già inventato ere prima qualcosa di simile al sonno criogenico? No, non era possibile. Non doveva essere possibile!
    …Vero?

    Avvertì il potere dell’altro estendersi minacciando l’edificio su cui lui stesso si trovava frantumando le vetrate e i piloni con una nuova presa telecinetica. Maledizione. Non poteva contrastare la sua velocità. Ma doveva fare qualcosa. Doveva salvare quella gente altrimenti sarebbero morti. Ma salvare loro metteva a rischio quelli fuori in primis, quindi sé stesso troppo incentrato a salvare l’edificio per evitare i colpi subdoli del suo avversario. Maledetto. Non c’era un via di uscita. Però… però doveva fare qualcosa. Ne valeva il suo onore di cavaliere, ne valeva la sua anima. Poteva la morte di qualcuno di loro essere considerata una perdita accettabile se fosse riuscito a fermare quella bestia? Sì, lo era. Era il bene superiore.
    Eppure… eppure accettare quel compromesso avrebbe validato le parole del nero, non di quello davanti a lui, ma quello Vietnamita.

    ” Hai così paura di me da dover usare degli innocenti per farti da scudo?!” Si intromise nel suo discorso cercando di provocarlo affinché la rabbia dell’altro si rivolgesse tutta su di lui, magari abbastanza da evitare che degli uomini e donne ci andassero di mezzo. Inutili poi. Non era proprio la fazione del nero che predicava di come l’umanità dovesse ergersi da sola senza l’intervento divino aiutandosi l’un l’altro? Non erano proprio loro che puntavano all’evoluzione del genere umano corrente verso una loro forma migliore come quella pensata per l’umanità alle sue origini? Non era assurdo considerare inutile la materia prima cardine di tutta la propria filosofia?

    Eppure la provocazione sembrò funzionare. Il tipo aveva rilasciato la sua presa telecinetica e chiusa la sua armatura sembrava pronto a combattere, davvero stavolta.
    La sua prima mossa fu abbastanza banale, così come lo era la mossa di apertura di Korin. Aveva creato delle schegge di un qualche metallo o roccia sembrava che viaggiavano nella sua direzione in linea retta. Korin eresse uno scudo di sigilli dinnanzi a sé pronto a parare l’interezza del colpo nemico cosicché le schegge al massimo si conficcassero su di esso piuttosto che andare in giro ad attaccare gli innocenti all’esterno. Le schegge però sparirono completamente dalla sua visione per ricomparire subito dopo alle sue spalle. Fece a tempo ad avvertirle appena con la coda dell’occhio e fece per voltarsi bruciando il suo cosmo in una vana difesa, mostrando il fianco destro all’attacco che piuttosto che proseguire nella direzione precedente era tornato indietro verso di lui. Riuscì ad evitare qualcuna di loro rendendo minora la superficie colpibile, qualcuna impattò sonoramente sull’armatura senza però riuscire a danneggiarla, mentre altre schegge arrivarono dirette al suo braccio e coscia destra che erano tra le poche parti scoperte della cloth. Nonostante la stesse tenendo con la destra Korin non alzò la spada illusoria in sua difesa, non sarebbe servita a nulla, anzi avrebbe solo fatto capire che non era reale.
    Il minerale grezzo impattò contro le parti scoperte perforando e tagliando, affilato come non mai, conficcandosi nella carne viva e creando tagli profondi e sanguinanti che facevano quasi pendant con la profonda ferita cicatrizzata sul braccio sinistro, molto più profonda e simbolica.
    Qualcuna delle schegge continuò il suo percorso andando ad impattarsi sullo scudo di sigilli precedentemente creato, almeno non avrebbero colpito nessun altro se non lui. Il quel momento però non riuscì a vedere alcun civile, né l’edificio dove il nero si era posato, né nulla. Tutto iniziò come a vorticare nel nero e sentì la terra mancare sotto i piedi mentre una sorta di scarica elettrica si prendeva gioco della sua mente. Altro che poteri insidiosi, Il nero ci stava dando veramente sotto.

    Atterrò in una landa sconosciuta, un’altra dimensione forse? Non sarebbe stata la prima volta che un nero lo conduceva su un terreno a lui più favorevole. Si sarebbe vantato anche lui di averlo portato in un posto irraggiungibile dalla GRADO? Si guardò nuovamente intorno. Sembrava vagamente lo stesso accampamento di prima, solo spostato di anni avanti nel tempo. Forse era solo un luogo molto simile, forse lo stesso posto ma in un'altra realtà. Così su due piedi non poteva dirlo.
    Però c’era una cosa positiva: il nero si era teleportato assieme a lui riapparendo a diversi metri di distanza.
    Aveva avuto il coraggio di accettare quell’1v1, quindi. Se era così doveva ammettere che almeno un po’ di onore quel tipo lo aveva. Avrebbe potuto piuttosto buttarlo da qualsiasi parte e finire il lavoro sui civili. Ma non l’aveva fatto. Forse. Per quanto ne sapeva poteva prima averli sterminati e poi l’aveva raggiunto per finire il lavoro.

    L’istinto lo pregò di rimuovere l’orium incastrato nel suo corpo, ma l’esperienza reagì ricordando al corpo che facendolo avrebbe solo sanguinato più velocemente. Per quanto pericoloso, forse velenoso, fosse tenersi dentro quel minerale, era il male minore tra i due.
    Strinse i denti facendo dissolvere la spada e riforgiando quell’energia mentale in un nuovo sigillo sul proprio corpo cercando di contrastare l’energia mentale nemica che sentiva affliggerlo. La sua mente, c’era qualcosa di sbagliato, un dolore che non gli permetteva di ragionare con la stessa lucidità di prima; voleva contrastare quello per quanto gli fosse possibile.
    Un respiro e la mente parve appena più leggera, le schegge meno dolorose.

    Il suo cosmo bruciò appena più forte abbracciando l’area dello scontro cercando di raggiungere le sterpaglie a destra e a sinistra, più vicine a Yianni. Le avrebbe fatte frusciare e muovere leggermente, abbastanza perché attirassero l’attenzione dell’altro su di loro, mentre faceva uscire dalle loro prossimità quattro viticci rampicanti dello stesso colore delle sterpaglie, due per lato, resi appena solidi dallo psicoplasma, che si sarebbero lanciati in direzione del santo nero per tentare di afferrarlo in una presa illusoria. Due rami avrebbero puntato a immobilizzare le gambe, altri due le braccia.

    Lo stava sfidando a fuggire di nuovo, a scappare con quella stessa abilità che aveva già usato. L’aveva avuta lui stesso, perciò era certo che se l’avesse usata per fuggire da quell’illusione non avrebbe avuto modo di farlo di nuovo per il suo vero attacco.
    Che l’avesse preso o meno avrebbe poi staccato la sua attenzione dai rampicanti, lasciandoli in posizione di “presa” anche avvinghiati al nulla e immobili nel loro agire, per dirigerla nel preparare il suo Blue Impulse. Se Yianni voleva giocare con la velocità e gli spostamenti, avrebbe incontrato ciò che gli è più opposto: l’assenza di energia, l’immobilità eterna.
    Avrebbe quindi provato ad investire Yianni in una corrente gelata, la più fredda che il suo cosmo potesse generare, creando un flusso che potesse inglobare il santo nero in un cilindro di quattro metri di diametro, cercando così di colpire ogni parte del suo corpo esposto al gelo per tentare di raffreddare la sua armatura, di gelargli la pelle sottostante e, tramite essa, il sangue che del cosmo è veicolo. La corrente ghiacciata sarebbe stata attraversata da sigilli minuscoli che avevano lo scopo di attaccarsi al corpo nemico cercando tramite il solo rilascio graduale di energia di creare scompensi nel cosmo avversario replicando l’effetto rallentante del ghiaccio sulla pura fiamma del nero.


    Statistiche

    Stato Fisico: Tagli profondi creati dale schegge di orium ancora parzialmente infilate nella carne per limitare il sanguinamento.
    Buff velocità. Buff Mente

    Stato Mentale: Maledetto…

    Stato Armatura: [VI] Intatta Indossata

    Riassunto:

    [DIFESA] Creo una barriera di sigilli di fronte a me, ma cado per il tuo trucchetto che mi costringe a ridurre i danni il più possibile rinforzando il mio corpo col cosmo e a voltarmi per farmi colpire il meno possibile.
    [BUFF] Sigillo di potenziamento avanzato mentale, tecnica sotto, per ridurre l’effetto negativo del tuo orium.
    [DIVERSIVO] uso le illusioni ambientali e psicoplasma per farti credere che posso controllare le piante nelle tue vicinanze che costringo ad attaccarti facendoti credere di volerti afferrare e immobilizzare.
    [ATTACCO] Ti investo con la mia tecnica Blue Impulse che vedi anche sotto.


    升天 象征 (Shēngtiān Xiàngzhēng) – Sigillo di Potenziamento Avanzato – Supporto.
    Questa branca di sigilli ha lo scopo di migliorare le capacità fisiche, mentali o spirituali della persona su cui vengono applicati che può essere sia il Blue Warrior stesso, sia qualunque persona egli voglia buffare. È possibile creare solo un sigillo che migliori una data caratteristica per turno, sebbene sia poi possibile duplicare il sigillo e lanciarlo su più persone contemporaneamente. Indipendentemente da quanti sigilli dello stesso tipo vengono accumulati non è possibile uguagliare chi naturalmente possiede resistenze e attacchi straordinari, né tantomeno attacchi e difese portati ad energie superiori.
    头脑 (Tóunǎo): il sigillo della mente è atta a migliorare il pensiero del bersaglio aiutandolo a mettere in ordine i pensieri e permettendogli di ragionare con più serenità, cercando altresì di allontanare le influenze esterne. Può per esempio influire sulla capacità intellettiva o di ragionamento anche nel furore di una caotica battaglia rendendo la mente della persona buffata meno soggetta a cadere in trappole mentali acuendo allo stesso tempo le capacità offensive della sua mente.

    Blue Impulse – Ghiaccio e Sigilli – Offensiva
    Il Blue Impulse è una delle tecniche create ai tempi del mito per poi essere tramandata ai Blue Warriors.
    L’utilizzatore genera una corrente di aria gelida con la quale si cerca di investire il nemico infliggendo bruciature da gelo all’avversario e rallentandone al contempo i movimenti per evitare che possa scappare dalla tecnica stessa. Dentro la corrente scorrono minuscoli sigilli di vincolo ghiacciati dalla forma di piccoli fiocchi di neve che se impattano contro il corpo avversario interagiscono con l’abilità nemica di usare il proprio cosmo cercando di sopprimerla. Come il ghiaccio rallenta lo scorrere del sangue, che del cosmo è veicolo, così i sigilli inficiano sul cosmo stesso cercando di rendere più difficoltoso al nemico il suo utilizzo.
    Il nome si presume che derivi dal colore azzurrino del ghiaccio unito all’impulso continuo dei sigilli che vengono applicati sul corpo nemico, che risuonano intermittenti causando lo scompenso nel flusso cosmico.




     
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    Forse sono diventato troppo gentile, penso.
    In fondo la vita di quel santo non mi interessa davvero. Non capisce nemmeno le implicazioni del trovarsi davanti a un Alchimista Supremo, non fa nulla per avere salva la vita, né mi ha convinto che i civili con lui starebbero meglio di una pacifica morte.
    Faccio scrocchiare il collo, credo proprio che l'unico scopo di questo santo sia quello di farmi perdere tempo. Fa vibrare il suo cosmo: non c'è alcuna possibilità che possa sconfiggermi. Se fosse un dorato con più esperienza, forse, ma un santo del genere è solo un soldato nell'esercito sconfinato di Atena. Dovrei iniziare a sfoltirlo, sarebbe nell'interesse degli Alchimisti e dei Sussurri.
    Del resto un confronto diretto con i santi è inevitabile. La corruzione ha solo rallentato le cose, facendo sì che dei miei predecessori dimenticassero la differenza ontologica che scorre tra noi e loro. Sospiro.
    Materializzo degli scudi d'orium dove i tralci e i rampicanti generati dal mio avversario impatteranno. L'illusione, con lo psicoplasma, si infrange contro il mio minerale.
    «Patetico. L'unico a cui puoi mentire è a te stesso.» Un saint ingannatore non mi stupisce, nonostante si riempiano la bocca delle parole onore ed eroismo.

    Quell'inganno mi fa capire che le vere intenzioni del santo sono altre, che il suo vero attacco deve ancora arrivare. Il suo cosmo che si gonfia e cresce me lo conferma.
    L'orium si estende e mi avvolge completamente in un grezzo cubo che non lascia neanche uno spazio scoperto. La tempesta glaciale del santo si infrange sulla mia difesa, la lambisce, ma fatica a oltrepassare la durezza estrema del minerale caotico che controllo.
    Solo una piccola parte dell'emanazione cosmica del santo riesce a scalfirla, insinuandosi tra le parti meno solide del cubo. Le correnti gelate, per quanto attenuate, si infrangono prima sulla mia armatura e poi sul mio corpo. Non sanguino, ma sento la pelle tesa, il sangue che sotto di essa inizia a rallentare, l'organismo stesso in preda ai primi sintomi dell'ipotermia. Sento che il mio stesso cosmo non fluisce come vorrei. Non è un danno ingente, ma non posso permettere che si accumuli.
    Sigilli. Stringo i denti e sento che l'intensità della tempesta si placa mentre l'attacco del santo cessa.

    Mi teletrasporto, senza attendere, fuori dalla mia difesa, apparendo a cento metri in aria sopra al santo. Combattendo in aria potrò reagire prima agli attacchi del mio nemico, costringendolo a sforzarsi per raggiungermi.
    Lascio il grezzo cubo in cui mi ero riparato al suo posto. L'orium nero nasconderà i miei movimenti e, con un po' di fortuna, il mio nemico capirà troppo tardi che non sono più lì. La prima cosa che faccio è spezzare i pochi sigilli che sono rimasti sul mio corpo e sulla mia armatura. Il mio potere psicocinetico li avvolge uno a uno, li sovraccarica e li distrugge. Voglio continuare ad avere il dominio sul mio cosmo.
    Continuo ad utilizzare i miei impulsi psicocinetici, ora libero nell'utilizzare la piena intensità del mio potere, dirigendoli sul santo e sull'intera area di scontro. Non posso essere sicuro che lui sia ancora dove si trova, dati i suoi poteri illusori, quindi la mia morsa psicocinetica avvolge l'intero villaggio, per quasi un chilometro attorno a me.
    L'effetto che provocherà la mia mente, se riuscirà a colpire, sarà simile a quello di una gravità improvvisamente aumentata sul corpo, come di una forza che opprime e limita il movimento. Le case attorno saranno compresse, schiacciate, e mi basta che il santo rimanga fermo sul posto, anche se la psicocinesi potrebbe causare danni da impatto e da costrizione dove colpisce.
    La pressione proseguirà per permettere il mio vero attacco.

    — Sesta Forma —
    Jin Sutta

    Plasmo dieci lance di orium attorno al santo, in una semicirconferenza a pochi metri da lui. La pressione psicocinetica serve solo a limitarlo, a impedirgli di fuggire e ad assicurarmi che si trova dove vedo il suo corpo.
    Sono giavellotti lunghi un metro, grezzi, ma dalla punta incredibilmente affilata. Scaglio ogni lancia, con un comando mentale, verso un punto preciso. Miro agli arti, sia sul davanti che sul retro, al petto e alla schiena. Voglio rendergli difficile preparare una difesa su tutto il corpo, creando dieci zone di impatto molto concentrate.
    Se colpiranno l'armatura arriveranno comunque con una grande forza, per provocare lividi e contusioni, mentre se colpiranno la carne potrebbero penetrarla e causare gravi ferite aperte. Ogni lancia porterà con sé, inoltre, il potere caotico dell'orium, per provocare uno shock mentale.
    Non voglio indebolire solo la sua carne, ma anche la sua psiche, così da rendere più semplice portare avanti l'influenza dell'orium.
    Se il suo corpo sarà ancora utilizzabile, alla fine di questo scontro, potrei sempre renderlo il mio automa, costringerlo a obbedirmi o a servirmi. Anche uno come lui potrebbe rendersi utile.
    Utile... ma non interessante. L'unica soddisfazione che trarrò da questo scontro è quella di utilizzare i miei poteri, mettendo all'opera il corpo di soldato in cui mi sono risvegliato.

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    Cloth ~ Black Aries (VII). Indossata.
    Condizioni ~ Prime ustioni da freddo diffuse sul corpo e rallentamento fisico da gelo.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ Yianni si difende dal diversivo con l'orium, lo psicoplasma si infrange quindi si prepara ad altro. Solidifica la difesa già a durezza straordinaria, avvolgendosi in un cubo che lo protegge dalle tue correnti sigillose (difesa).
    Si teletrasporta a 100 metri d'altezza e ci resta con psicocinesi, lasciando il cubo intatto per farti credere di essere ancora lì (diversivo). Distrugge i sigilli e dirige un impulso psicocinetico verso il basso, per sfasciare tutto e impedirti di muoverti con la forza che esercita sul tuo corpo (ad). Plasma l'orium in dieci lance attorno a te, a pochi metri, in ogni direzione. Mira al davanti e retro degli arti e a petto e schiena. Cerca di renderti un puntaspilli umano: ogni lancia se colpisce è infusa anche di danno mentale grezzo (af). Finisce il turno in aria.
     
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    - Chapter III -



    Strinse appena gli occhi nel constatare la vanità del suo attacco. Non che si stupisse davvero, sapeva già di avere di fronte un avversario ben più forte di lui, come succedeva nel 90% dei suoi incontri, ma quel tipo era diverso; non riusciva a capirlo, non riusciva a vederne alcun punto debole o angolo cieco, nessuna apertura per iniziare ad indebolirne davvero i poteri. Ciò che faceva ancora più male dei suoi attacchi erano però le sue parole, il modo in cui riusciva a colpire la sua già inesistente autostima. Possibile che fosse davvero così prevedibile e debole? Che avesse incontrato un altro finto daimon in nero, come quello che aveva già affrontato in Vietnam? O magari aveva incontrato solo qualcuno che si era specializzato nei suoi stessi poteri arrivando così a saperli riconoscere e difendere meglio di chiunque altro?

    Attese gonfiando nuovamente il suo cosmo pronto a incassare la prossima mossa del suo avversario che di tutta risposta rimaneva piuttosto ben rintanato dietro alla sua difesa cubica che lui non riusciva quasi ad oltrepassare. Cosa stava organizzando lì dentro? Avrebbe forse fatto esplodere la difesa per dargli fastidio mentre preparava un vero attacco devastante? Sentiva il cosmo dell’altro bruciare e il suo, compresso in sigilli, che era riuscito ad arrivare a contatto con lui, spegnersi. Stava forse curandosi le poche ferite che era riuscito a infliggergli? Così grande era lo smacco psicologico che tentava di rifilargli?

    Poi però avvertì qualcosa di nuovo, energia mentale che andava ad aggrumarsi non dentro il cubo, ma sopra di lui. Fece appena a tempo a completare uno dei nuovissimi sigilli sacri da innalzare al cielo come ombrello che scendesse fino a terra per coprirlo tutto contro il possibile attacco in arrivo da due fronti, che l’offensiva si manifestò in tutta la sua potenza. Non un colpo mentale, o almeno non interamente. Era energia nata dalla mente per manifestarsi nella realtà fisica con quello che sembrava un aumento devastante della gravità terrestre. Si sentì schiacciato al suolo con la sua stessa difesa che si appiattiva su di lui incrinandosi sotto al peso del mondo. Le braccia dapprima tese per sostenere lo scudo iniziarono a scendere, la testa a chinarsi, le gambe a piegarsi verso il basso. Impossibilitato a muoversi sotto la pressione poco poté fare per evitare l’attacco seguente. Le lance nemiche piovvero da ogni direzione infrangendo con ben poca difficoltà lo strato di sigilli rimanente che riuscì solo vagamente a deviarne la traiettoria. Ciò che giunse al petto e alla schiena smosse il suo corpo spingendolo da una parte e dall’altra con pesanti lussazioni che ne mozzarono il respiro, ma che contemporaneamente lo aiutarono ad evitare forse danni ben peggiori che miravano a tranciare di netto le sue braccia vagamente protette dalla vicinanza all’armatura degli avambracci. Questo però non bastò ad impedire il formarsi di profondi squarci che non riuscirono del tutto a penetrare la carne rendendolo uno spiedino vivente. Aveva già vissuto quella stessa situazione non molto tempo prima, e il ricordo di quell’evento fu ne fu richiamato dal dolore mentale seguente al colpo appena attutito dal sigillo mentale di cui si era dotato. Il proprio padre, no, un Caduto che ne guidava il corpo, aveva provato a terminarlo nello stesso identico modo ed era stata proprio la sua difesa improvvisata a tranciargli quasi l’interezza del braccio sinistro dove il marchio di quello scontro rimaneva come monito della sua stupidità e debolezza. Entrambi erano andati tremendamente vicini a tranciargli quelle stesse ossa su cui faceva fin troppo affidamento per lanciare i suoi colpi. Chissà, Forse perderle era il modo di Alman di insegnargli a non farlo.

    Si sforzò di non urlare serrando i denti e di mantenere la concentrazione sul momento presente. Non c’era Rain ora, non c’erano Caduti, solo un black saint che si atteggiava a immortale o rinato. Avrebbe dovuto indagare in un momento forse più propizio.

    ” Patetico è l’insulto più gentile che mi abbiano mai rivolto. ” Un messaggio rapido rivolto all’essere che ancora si sbeffeggiava dall’alto della sua posizione sicura. Come attaccarlo? Come raggiungerlo? Il suo potere si cristallizzò nuovamente in venature bluastre che si sparsero sulle lance di orium circondandole nella loro interezza avvolgendosi in più strati che andarono consequenzialmente ad esplodere per dissipare con difficoltà il potere dell’altro e liberarsi dal giogo sotto cui voleva porlo schiacciato sul terreno come un animale pronto a essere vivisezionato.

    Ma il suo potere non si fermò lì continuando a generare ancora sigilli che andavano a legarsi gli uni agli altri in spessi anelli di due lunghe catene, una per braccio, come quelle di Andromeda che si diceva avessero agito da sole in un recente funesto evento del Grande Tempio. Non era quell’evento però a ispirare il saint, tanto quanto il significato portante di quelle catene, quello che lui e lui solo poteva afferrare; pesi immani che lo legavano ai suoi superiori, ai suoi ordini, ai suoi colleghi e amici e in ultimo al suo destino. Catene che stringevano il suo corpo cristallizzandosi in quella più resistente di tutte che costituiva le sue vestigia. Poteva abbandonarle, svestirsene, ma cosa sarebbe rimasto di lui se lo avesse fatto? Un nessuno. Nessuno si sarebbe più curato della sua presenza, della sua vita. Non poteva tornare indietro ai bei tempi andati. Al massimo poteva lasciarsi morire e attendere come corrotto o Caduto che anche il resto del mondo facesse la sua stessa fine; e l’avrebbe fatta eccome. Nessuno dei viventi dopotutto si stava impegnando a salvare quello schifoso mondo come faceva lui, un patetico bambino. Persino quel black non era che un Noè dei poveri dedito al salvataggio temporaneo di pochissimi eletti cosmodotati strappati alle loro famiglie per una speranza che la sua arca potesse resistere agli infiniti giorni di pioggia che sarebbero venuti.
    Sarebbe stato divertente vedere quella fine, ridere con i Caduti del destino ultimo dell’ordine che ripiombava nel caos primordiale.
    Divertente forse, ma un what if che non poteva, non doveva realizzarsi.
    E per evitare che succedesse doveva passare anche sul corpo di quel Noè e di tutti gli altri mostri pari sua.

    Sollevò le sue catene cosmiche tramite il suo basilare controllo telecinetico lanciandole in direzione del nero facendo in modo che una arrivasse a flagellarlo una da destra e l’altra dalla sinistra. La catena di destra avrebbe tentato di annodarsi attorno al busto cercando se possibile di legare anche le braccia nemiche dentro la sua stretta, mentre quella di sinistra al contrario avrebbe mirato più in alto cercando di annodarsi attorno al collo del santo nero.
    Che l’avesse preso nelle sue fruste improvvisate, che gli avrebbero cercato di togliere energia cosmica nel mentre era legato, o meno, in realtà non importava. Che avesse preso la sua difesa piuttosto che lui non importava. L’unica cosa importante era che esse si appigliassero a qualcosa di solido per poterle sfruttare per tirarsi nella direzione del nemico, cercando così al contempo di tirare il nemico verso di lui.

    Sarebbe poi balzato in aria, lanciatosi nella direzione del nero pronto a dare una ginocchiata alle parti basse dell’avversario, un colpo intriso di cosmo e boostato dall’esplosione di un ennesimo sigillo posto sotto il gambale del suo calcio in modo che la forza risultante potesse imprimere ancora più potenza all’attacco.


    Statistiche

    Stato Fisico: Squarci profondi alle braccia con schegge di orium ancora parzialmente infilate nella carne. Ematomi profondi al petto e alla schiena.
    Buff velocità. Buff Mente

    Stato Mentale: Maledetto…

    Stato Armatura: [VI] Intatta Indossata

    Riassunto:

    [DIFESA] Creo una barriera di sigilli sacri mentali tutto attorno a me che possa incassare e deviare prima la tua pressione e poi le lance di orium. Ovviamente questo non funziona alla perfezione e subisco diversi danni, inclusi della scarica mentale, costringendomi poi a distruggere le lance che sono arrivate a segno in modo che queste non possano tenermi ancorato al terreno.
    [AD] Credo due catene di sigilli che lancio verso di te una arrivante da destra e una da sinistra che cercano di annodarsi attorno al tuo busto e collo. Essendo fatte di sigilli base cercano di drenare il tuo cosmo.
    [AF] Uso le catene come fionda unite al mio potere per lanciarmi verso di te per tirarti una buona vecchia ginocchiata cosmica boostata da un sigillo esploso alle palle

    守门员 象征 (Shǒuményuán Xiàngzhēng) – Sigillo di Difesa – Supporto.
    Questo sigillo appartiene all’esclusivo tipo di sigilli in possesso del Custode di Thule, i Spharagis Hosios.
    Tramite questo glifo che può essere ulteriormente combinato con altre abilità in possesso del Custode, il Blue Warrior è in grado di interagire in maniera prettamente difensiva con attacchi portati tramite matrice mentale o spirituale, opponendo loro un sigillo-scudo in grado di assorbire questi due poteri altrimenti incontrastabili per chi non ha pattern microcosmici congruenti. Ogni Sigillo Sacro preso a sé stante può interagire con un solo pattern cosmico, quindi mentale o spirituale, per turno, ma combinando un Sigillo Sacro di tipo spirituale con lo psicoplasma, il Blue Warrior è in grado di creare un sigillo che possa difendere da entrambi gli aspetti contemporaneamente. Quando avviene uno scontro tra una di queste due matrici ed un sigillo che può contrastarlo, il potere mentale o spirituale viene assorbito nel disegno del glifo come se avvenisse un normale scontro tra due semplici poteri cosmici, seguendo quindi le loro regole.





     
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    Per ora non posso dire di aver visto nulla di interessante.
    La verità è che combattere contro la carne da cannone dei santi è una perdita di tempo: anche se lo ammazzassi lo rimpiazzerebbero senza problemi. Se fosse un dorato la cosa sarebbe diversa, ma così sto solo perdendo tempo.
    Ho già avuto quello per cui sono venuto qui, conducendo sull'Isola gli individui dotati di cosmo di cui avevo bisogno. Guardarlo dall'alto mentre viene colpito dalle mie lance di orium mi è indifferente, l'adrenalina non mi impedisce di pensare - come distaccato - a questo scontro.
    Sospiro piano mentre lo osservo plasmare due file di sigilli sotto forma di catene, le guardo dirigersi verso di me a una velocità che posso ancora gestire. Non demorde, continua ad attaccare nonostante le sue possibilità di successo si stanno riducendo di minuto in minuto. Ogni volta che lo colpisco è sempre meno probabile possa sopravvivere per salvare i civili, e allora perché semplicemente non tenta di fuggire per dedicarsi ai sopravvissuti?

    Non lo inseguirei, il mio tempo è prezioso.
    Forse la mia curiosità è solo questa: crede davvero di potermi obbligare a restituire i miei due nuovi soldati, oppure gli hanno insegnato a dover mostrare coraggio anche davanti a un ostacolo insormontabile? Mi stringo nelle spalle, potrebbe essere anche solo stupido o privo di istinto di conservazione.
    Le catene sono sempre più vicine, eppure contro di lui ormai so che ciò che vedo non sempre corrisponde al vero. Faccio fluire il mio potere mentale attorno a me, in un campo di forza che mi avvolge e che solidificherò nei punti in cui sentirò arrivare davvero l'attacco.
    I sigilli impattano con la mia barriera psicocinetica, provano ad avvolgersi attorno a me, e subito mi concentro sul respingerli e allontanarli. Poi sento uno strattone, e vedo che dal basso il santo si sta scagliando verso di me, facendo appoggio proprio sulle catene per darsi lo slancio necessario a raggiungermi.
    Smetto di concentrarmi sui sigilli, che comunque sono riuscito a deflettere e rallentare, per concentrare il mio impulso psicocinetico davanti a me, verso il cavaliere d'argento.

    I sigilli si avvolgono attorno al mio collo e a parte del busto, facendo oscillare la mia difesa. In risposta brucio più intensamente il cosmo, per sovraccaricarli lì dove sono entrati in contatto con il mio corpo.
    Stringo i denti, riesco a liberarmi di loro in tempo per concentrarmi di nuovo sulla mia difesa psicocinetica. Però il mio avversario ha già accumulato forza e velocità; il mio impulso mentale riesce solo a rallentare la sua corsa, deflettendo il ginocchio verso la mia gamba destra. L'impatto mi manda una scarica di dolore che parte dalla gamba sintetica, percorre i collegamenti nervosi e raggiunge il cervello.
    Il sigillo è esploso a contatto con la parte superiore della gamba, lacerando e ustionando la carne sintetica e causando danni interni. Fa così male che per un istante perdo la concentrazione: so che non potrei rimanere in volo ancora a lungo.
    Ma sto già usando la psicocinesi. Non farò nulla di complesso, ma sfrutterò la mia potenza mentale per farla fluire senza freni, in un puro attacco distruttivo.

    Zartok Qo, quarta forma.
    Questo cavaliere d'argento si è sollevato in aria senza possedere la capacità di rimanerci, ed è ora vicinissimo a me. Velocizzerò la sua caduta, o almeno così spero. In un istante, portandola alla massima velocità che riesco a raggiungere, il mio impulso mentale diventa un'onda psicocinetica che proverà a travolgerlo.
    Libererò il mio potere mentale tutto in una volta, in una bordata dal grande potere repulsivo, per causargli danni da impatto diffusi e così provare a scagliarlo a terra a gran velocità. È ora a quasi cento metri d'altezza: precipitare potrebbe peggiorare le sue ferite o infliggergliene altre.
    Dimmi una cosa. Sono curioso.❜ Lo lambisco telepaticamente una volta portato il mio assalto.
    Cosa ti spinge ad attaccare un nemico che sai di non poter sconfiggere?❜ Questo santo è pur sempre figlio di questo nuovo millennio. Questo scontro potrebbe non essere una totale perdita di tempo, se riesco a carpire da lui qualcosa di più sul loro ordine o sui loro ideali.
    È incoscienza o senti di dover dimostrare qualcosa? E a chi?❜ Spero mi risponda con sincerità, altrimenti ho i miei modi per obbligarlo a farlo.
    Continuare a reggermi in volo è complesso, mi richiede una concentrazione che non ho più. Una volta portato il mio attacco mi teletrasporterò anche io di nuovo a terra, a cinquanta metri dal punto in cui potrebbe cadere, per riprendere fiato e valutare le mie ferite.

    0qVuOPt

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    Cloth ~ Black Aries (VII). Indossata.
    Condizioni ~ Prime ustioni da freddo diffuse sul corpo e rallentamento fisico da gelo. Ustioni sulla gamba destra con danni strutturali in corrispondenza del quadricipite. Prima stanchezza da uso cosmico e da sovraccarico dei sigilli.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ Difesa con una barriera psicocinetica per deflettere le catene, che toccano Yianni ma non riescono ad avvilupparlo a pieno. Lo stesso impulso mentale va poi a rallentare e deviare il tuo colpo, che finisce sul quadricipite facendo comunque male.
    Visto che a quel punto sei in aria a quasi 100 metri e sei vicino, e Yianni sta già usando la psicocinesi, la dirige verso di te con una bordata grezza di impatto su tutto il corpo (af), per spingerti giù con tutti i danni connessi di uno schianto a terra (ad). Finisce teletrasportandosi anche lui a terra, a 50 m da te.
     
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    Wide Awake

    - Chapter IV -



    Fece appena a tempo ad irrorare i suoi muscoli di cosmo grezzo che l’attacco di Yianni, troppo vicino e veloce per essere evitato, si schiantò su di lui, scagliandolo con velocità luminale verso il terreno dal quale si era appena elevato.
    Il dolore fu immenso. Sentì l’armatura incrinarsi appena, stringersi e pesare sul suo corpo, i sigilli sottostanti infrangersi per il potere liberato dal santo nero. Sentì come tutta la pelle tirare e riverberare per le cavità sottostanti. Avvertì le ossa scricchiolare, vene e arterie spezzarsi. Sentì i muscoli agitarsi come onde ripetute contro l’impatto, ancora e ancora. Lo schianto al suolo colpì la parte posteriore del suo corpo prima risparmiata dal colpo diretto di Yianni elargendo un dolore altrettanto forte. L’onda d’urto si propagò per il villaggio abbandonato danneggiando ciò che li circondava, incrinando muri e segando piante.

    Strinse gli occhi. L’armatura nera era come l’enorme mano di quel Caduto, quello che gli aveva strappato di dosso la Artemis obbligandolo ad un’esistenza da saint, uno vero, non d’acciaio. Anche quella volta il suo potere non era stato abbastanza. Non era stato abbastanza veloce. £ra cresciuto da allora. Aveva scoperto il cosmo, lo aveva imparato a controllare eppure… eppure non era cambiato niente. Era sempre il solito bambino stupido e indifeso. Era frustrante.
    Ma c’era una grande differenza da allora. Il Caduto non lo provocava con le sue parole. Quella volta aveva avuto un esercito a sostenerlo. Non più. Non c’era uno Stenson che sarebbe arrivato da un momento all’altro con un portale dimensionale per risucchiare via il nemico. Quei tempi, quelli in cui aveva dei commilitoni su cui contare erano finiti. Forse… Forse sarebbe stato meglio morire quel giorno. Sarebbe stato meglio non liberare quel potere. Forse sarebbe stato meglio arrendersi, chiudere gli occhi, aspettare la fine.

    Come faceva in quel momento. Perché avrebbe dovuto alzarsi? Respirare era così doloroso. Tutto faceva un male cane. Anche solo muovere le falangi delle dita era così dispendioso in termini di energie. Tutto tirava. Sentiva ancora tutto il suo corpo e lo sentiva urlare di dolore, troppo dolore. Ogni respiro sembrava una coltellata ancora peggiore delle lance di orium precedenti. Sentiva il suo stesso sangue scappare via con ogni contrazione del cuore.

    Quindi perché continuare a combattere?

    La vittoria di Sacramento non era sua. La vittoria per Yggdrasil non era sua. La vittoria nei nodi di Asgard non era sua. La sconfitta del Caduto che si era impossessato di Rain, non era merito suo. Non era nemmeno il caso di pensare all’operazione Stone Axe. Altri si erano sempre presi la gloria delle sue fatiche.
    Ma non cercava la gloria. Non gli importava che altri festeggiassero mentre lui era legato ad un letto d’ospedale. Era cresciuto con l’idea di essere meno di un’ombra, di essere un soldato che combatte affinché altri, non lui, possano vivere nella luce. Non erano dei ringraziamenti che voleva.
    Voleva che altri vedessero la luce. Voleva vederla lui stesso, ma lei non c’era. Non importava quante ossa rotte, quanta sofferenza, quante fatiche, la luce non arrivava mai.
    Il Grande Tempio era ancora barricato fra le sue quattro mura, la Grecia era terra di nessuno e il Gran Sacerdote ben pensava che fosse il caso di farsi una scampagnata in qualche deserto remoto col suo amico Amaterasu piuttosto che mettere il naso fuori dalla seconda casa. Glielo aveva detto, aveva cercato il confronto, aveva cercato di capire cosa potesse passare per la testa di un capo così poco interessato alla vita della sua gente. Non era riuscito nemmeno ad avere un dibattito serio con lui. Forse a lui bastava fare pizze un giorno sì e l’altro pure. Forse a lui andava bene che i suoi amati pargoli crescessero serrati fra quattro mura, otto se si contavano anche quelle della seconda casa dello zodiaco.
    Quella non era vita. Era una prigione glorificata.
    Non aveva mai visto Bartolomeo uscire a combattere. Ogni tanto lo faceva per parlamentare con altri capi di stato che venivano a trovarlo al Grande Tempio. Qualche volta accorreva in aiuto del Celebrante di Odino che lo chiamava d’urgenza, ma quando mai era uscito a difendere le sue stesse terre? Perfino la difesa del Giappone era stata una richiesta in extremis della GRADO piuttosto che la sua volontà.
    E poi vaneggiava di andare a riconquistare l’America con Amaterasu, quando più di un santo era già morto andando da solo su quel maledetto continente, quando lui che ci era andato con la GRADO e i G.E.A. aveva visto un vero inferno in terra.

    Quindi perché continuare a combattere?
    Per quello stesso suolo su cui ora adagiava. Per quello stesso cielo che sedeva sopra di lui.
    Il Giappone ce l’aveva fatta, era stato liberato. Il sole aveva ripreso a brillare su quella terra dove si diceva non tramontasse mai. In quel posto la luce era tornata. E se era tornata lì, poteva tornare ovunque. Avevano solo bisogno di crederci, di continuare a lottare, anche se questo significava caricare a testa bassa gente più forte.
    La verità è che non esisteva altro che gente più forte. Korin non cercava lo scontro con loro, succedeva e basta. Nella sua vita da santo solo una volta si era ritrovato a battersi con qualcuno di più debole, qualcuno che ora non c’era più perché aveva sacrificato la vita per quella di Korin e di Asgard.

    ” Perchè, mi chiedi. ” Riaprì gli occhi mentre una patina di cosmo cominciava a scorrere gelida a contatto con la sua pelle. Persino la sua voce mentale faticava nel parlare. ” Perché non posso fare altrimenti. ” Il cosmo la solcava come navi che attraversano fiumi fatti da vene e arterie disegnando tramite essi una rete di glifi azzurri attorno a tutto il suo corpo. Rotolò dolorosamente sul fianco sinistro stringendo i denti, quindi poggiò la mano destra al terreno per rimettersi in piedi. Vacillò, provò ancora finché non fu seduto e poté alzare lo sguardo, azzurro come il suo cosmo, verso il nero. ” Perché se voglio rivedere il mondo della mia infanzia, se voglio donarlo agli altri, devo combattere la corruzione, il caos, i Caduti e tutti quelli che cercano di impedirlo. Come te. ”
    Aprì la mancina stringendola poi attorno ad un bastone ghiacciato che andava a crearsi nella sua mano. Terminava con una punta acuminata che si piantò nel terreno saldo e inamovibile, utile per tirarsi su a forza di braccia. ” Te che cerchi di strappare la pace all’unico paese di questo schifo di mondo che l’ha ottenuta. L’unico che ab-” una pausa, un solo attimo di esitazione per un dolore che per la prima volta da quel dialogo non era fisico. ” hanno liberato. ”
    Un’altra vittoria in cui lui non centrava niente. A buon diritto visto che non vi aveva sofferto in alcun modo oltre che rimanere col fiato sospeso per la possibile caduta della sua intera organizzazione. Avrebbe però voluto aver preso parte a quella battaglia. Avrebbe amato essere al fianco di Stenson già da allora, o anche solo combattere fianco a fianco con tutti i santi d’oro che non aveva mai avuto il piacere di conoscere. Avrebbe voluto poter ammirare il sigillo di Atena che aveva salvato il mondo. Avrebbe voluto poterlo replicare altrove.

    Barcollò nel tentare di stabilizzarsi sui suoi stessi piedi. Un respiro appena più profondo mentre rimirava i riflessi del ghiaccio nella sua Qiang improvvisata. Tremava appena nel suo pugno instabile, ma il sigillo che si era scritto addosso stava facendo del suo meglio per tenerlo assieme. Avrebbe retto almeno per un altro po’. Doveva reggere. Doveva dare il tempo alla GRADO di mettere in sicurezza il villaggio che quel nero aveva attaccato. Si riduceva sempre e solo a quello, a guadagnare tempo per i propri alleati o a stendere il tappeto rosso per chi poteva arrivare all’ultimo e prendersi la gloria dell’impresa di turno. Mai un sei stato bravo. Mai un grazie.
    Solo tanta delusione, rabbia, frustrazione, Stagnazione; non riusciva mai a far niente da solo.

    Un piccolo sorriso cercò di aprirsi la strada attraverso una smorfia di dolore. Le parole dell’altro santo nero che aveva incontrato erano tornate prepotenti ancora una volta. Era stagnazione quella che sentiva. La vanità di ogni suo sforzo. Creava fiocchi di neve che si scioglievano prima ancora di toccare il suolo.

    Il suo cosmo cercò di espandersi come nebbia per il campo di battaglia cercando di elevarsi da rasoterra dove aveva iniziato a strisciare, cercando di saturare l’intera area che lo circondava emulando i colori marroni del terreno, giallastri delle sterpaglie, grigi delle mura, azzurri del cielo. Si espandeva ovunque potesse mettere radici mimetizzandosi però con i colori di ciò che li circondava. Era cosmo dopotutto, quello che esisteva ovunque e che a quell’ovunque ritornava dopo essere stato filtrato dal suo corpo.
    Era in questi spazi mimetizzati che andava a disegnare simboli invisibili, linee di codice attaccati alle superfici, o sospesi nell’aria, nascosti fra le pieghe inesistenti dello spazio, simboli che nemmeno lui riusciva a vedere, ma che percepiva chiaramente come sangue del suo sangue. Li avrebbe disegnati e lasciati lì spostando la sua attenzione altrove ad ultimarne un altro e un altro ancora mentre preparava lo schema di prato fiorito da sottoporre al suo avversario.

    ” Dimmi tu una cosa ora. Perché? Perché strappare solo i cosmodotati? Perché minacciare di terminare gli umani normali? Sei un black, no? Mi pare di aver letto che nella vostra ideologia che tutti possono diventare mostri. Tutti possono ascendere a quel potere che all’alba dei tempi era così comune. O sbaglio? Quindi perché rubare solo chi è già un mostro? ”


    Statistiche

    Stato Fisico: Squarci profondi alle braccia con schegge di orium ancora parzialmente infilate nella carne. Ematomi profondi e sangue ovunque. Ossa fratturate.
    Buff Sopportazione.

    Stato Mentale: Ancora cinque minuti...

    Stato Armatura: [VI] leggermente danneggiata. Indossata

    Riassunto:

    Come [DIFESA] ho giusto il tempo di gonfiare il corpo di cosmo prima che arrivi la tua botta che mi spiaccica al suolo. Mi [BUFF]o con un sigillo di resistenza e uso un appiglio di ghiaccio per tirarmi di nuovo in piedi.
    Come azione di [SUPPORTO] creo delle illusioni che emulino il paesaggio circostante e che possano coprire esattamente l’ [ATTACCO] che sto preparando per il prossimo turno. In questo turno infatti cerco di diffondere attorno a noi dei sigilli base completi, ma che per questo turno rimangono solo lì in attesa del prossimo comando. In tutto questo rispondo alla tua domanda e cerco di chiacchierare un po’.

    升天 象征 (Shēngtiān Xiàngzhēng) – Sigillo di Potenziamento Avanzato – Supporto.
    Questa branca di sigilli ha lo scopo di migliorare le capacità fisiche, mentali o spirituali della persona su cui vengono applicati che può essere sia il Blue Warrior stesso, sia qualunque persona egli voglia buffare. È possibile creare solo un sigillo che migliori una data caratteristica per turno, sebbene sia poi possibile duplicare il sigillo e lanciarlo su più persone contemporaneamente. Indipendentemente da quanti sigilli dello stesso tipo vengono accumulati non è possibile uguagliare chi naturalmente possiede resistenze e attacchi straordinari, né tantomeno attacchi e difese portati ad energie superiori.
    抵抗力 (Dǐkàng lì ): Ultimo ma forse più usato è il sigillo della resistenza. Questo particolare glifo agisce su tutti e tre gli aspetti precedenti contemporaneamente rinforzando la resistenza sia contro attacchi fisici, sia intrusioni mentali sia spirituali rendendo il soggetto che possiede questo buff in grado di non venire sopraffatto facilmente dai colpi nemici. Importante notare che il soggetto verrà ugualmente ferito dagli attacchi inflittigli, ma riuscirà a sopportarne il dolore e i malus ad essi legati più a lungo.





     
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    Aspetto con pazienza.
    Tocco terra, con il mio teletrasporto, nel momento in cui anche il santo precipita con violenza. Il boato del suo corpo e della mia psicocinesi si trascina per decine di metri, la polvere sollevata dallo schianto arriva fino a me.
    Lascio che si rialzi piano, sostenendosi con un bastone di ghiaccio. Anche io faccio fatica a stare in piedi e devo appoggiarmi con più forza sulla gamba sinistra, quella integra. Stringo i denti. Non sto combattendo per uccidere né per salvare la mia vita, ma un cavaliere d'argento che mi ferisce e mi stanca così è... inatteso. Spiacevole, perfino.
    Respiro a fondo, approfittando di questo momento di quiete per riprendere fiato e concentrazione. I collegamenti nervosi della gamba sintetica mi restituiscono ondate di dolore che non riesco a placare.
    Il messaggio telepatico del santo arriva e riaccende in parte il mio interesse. Ho davanti una prova della resistenza degli esseri umani - meglio, dei cavalieri di Atena. In questo mondo devastato, ognuno cerca come può di trovare ragioni per andare avanti.
    Ma la sua ragione è vacua e folle. Si priva della libertà di scegliere, per costringersi in un determinismo che lo obbliga ad agire.

    Se non lui, allora chi?
    Non può fare altrimenti, dice lui. Ma si sbaglia. Ogni volta che non si lascia divorare dai corrotti è una scelta. Ogni volta che indossa quell'armatura è una scelta. Ogni volta che affronta una minaccia più grande di lui è una scelta. Ma è una scelta che non gli è chiara. Le alternative, per lui, non esistono solo perché non è in grado di vederle.
    Il messaggio successivo mi interessa molto meno. È chiaro che non capisca niente del mio Ordine: devono essere le favolette che ad Atene insegnano ai bambini per far loro paura. Colgo, mentre dialoghiamo telepaticamente, l'intensificarsi del suo cosmo. So che sta preparando qualcosa, perché nulla arriva a colpirmi.
    Mostri?❜ Gli chiedo, soffermandomi su quella parola. Solo Nihilus si è meritato quell'appellativo tra i Sith'ari, e nessuno utilizza quel termine per definire chi è capace di utilizzare il cosmo. La propaganda di Atene deve essere molto radicata - e mendace.
    Strano modo di chiamare chi è più consapevole degli altri. La tua comprensione del mio Ordine è molto modesta.❜ Non intendo giustificarmi, e credo che insegnargli qualcosa sarebbe una perdita di tempo. La mia risposta successiva è laconica.
    Vive chi se lo merita. Chi ancora non ha risvegliato il cosmo, in questo mondo corrotto, è probabile non lo farà mai. Le risorse sono scarse, e io posso salvare e accrescere solo chi ha già fatto il primo passo.❜ Non c'è nulla di sacro, o di prezioso, nella vita umana. Una vita cresce di importanza con il crescere di una sola cosa: il potere. Se comunico con questo guerriero è solo perché ha già raggiunto un grado di consapevolezza cosmica quantomeno decente.

    Sollevo un dito in aria per intimargli di ascoltare, di intendere bene il mio messaggio.
    La mia pazienza non è infinita. Un Sith'ari che, durante un duello, utilizza il suo tempo per comunicare con un cavaliere d'argento, invece di ucciderlo e basta, è un'evenienza molto rara. Ma io sono indulgente, e lui è fortunato di non essere uno dei dorati.
    Ma basta così. Non voglio perdere tempo a spiegare la Nyâshajak a un cavaliere d'argento.❜ So che quella parola per lui non significa niente, ma non importa. Rafforzerà solo il concetto di essere all'oscuro di molte cose, per quanto riguarda il mio Ordine.
    Tu invece non hai menzionato la fede per la tua dea.❜ Riprendo il discorso che più mi interessa, quello nato dalla mia domanda. Già quella è una novità, visto che nella mia esperienza di vita - e di morte - i santi si fanno forti del loro legame con quella divinità. Ma non quel ragazzino.
    Dovrei esserne felice, ma la verità è che sarebbe più onorevole se cercassi la morte per compiacere la tua divinità.❜ Il messaggio è fulmineo, perché quel cavaliere ha solo sostituito le catene di Atena con quelle del dovere e della responsabilità. In un certo senso sono curioso, ma non affascinato: semmai ancora più disgustato.
    Invece sei un illuso, santo d'argento. Combatti perché non hai alternative, come se ti credessi l'unico guardiano di questo mondo. Ti pensi l'unico argine contro la Corruzione, gli Spectre o il Caos?❜ Sollevo l'elmo della Kintaral, per lanciargli uno sguardo di pura delusione.

    0qVuOPt


    Uno come lui potrebbe morire qua, oggi, anche per mano mia.
    Chi lo ricorderebbe? Sarebbe solo un pensiero, l'ennesimo martire di Atene. Questo santo si crede una diga per gli orrori del mondo. Ma non si rende conto che la diga è crollata e che il fiume ha già rotto gli argini. Non c'è una via d'uscita magica che riporti tutto come prima, non c'è modo di recuperare l'innocenza una volta perduta.
    Forse si illude che con il suo sacrificio sarebbe possibile. Si fa forza di questo pensiero, si compiace della sua abnegazione. Ma è tutto inutile. Un uomo, se non ottiene un potere e una volontà senza pari, non può cambiare la storia.
    Sei solo un ingranaggio, anche se credi di essere essenziale e di non avere altra scelta. Il mondo crollerà con o senza di te; altri lo hanno difeso, lo difendono e lo difenderanno.❜ Ucciderò, in questa nuova vita, tonnellate di corrotti. Gli uomini cosmodotati che addestrerò faranno lo stesso.
    Il tuo non è un sacrificio nobile. Cerchi una giustificazione per qualcosa a cui nemmeno tu credi. La tua scelta è stata quella di privarti di ogni scelta, indossando delle catene di tua creazione.❜ La libertà è tremenda, sconvolge, fa paura. Quel ragazzino ha scelto di negarsela, fingendo di non avere mai avuto scelta.
    È una visione del mondo e di sé stessi che mi ripugna.

    Lo indico. Davanti a me c'è un ragazzino che non sa niente del mondo, del mio Ordine, e la cosa peggiore è che non sa nemmeno per cosa vivere o morire.
    Un ragazzino come te, privo di ideali e senza fuoco dentro, non potrà mai salvare il mondo.❜ Il mio cosmo ricomincia a ruggire. Prima piano, poi sempre più forte. Lambisce il villaggio abbandonato: un avvertimento al cavaliere che, nonostante la mia pazienza, il nostro scontro non è ancora concluso.
    Scegli per cosa vivere e per cosa morire, prima che sia troppo tardi.❜ Mi rimetto l'elmo della Kintaral. La pausa - anche se è durata il tempo di pochi messaggi telepatici - è finita. Non so se alla fine di tutto questo sarà più consapevole. Ne dubito. Ma magari un giorno troverà una ragione, una vera ragione, per combattere. Allora sarò interessato a incontrarlo di nuovo.
    Oppure vivi da ingranaggio e muori senza aver lasciato un segno. Non mi importa davvero.❜ Fino ad allora il suo fato mi è indifferente. Potrei ancora cambiare idea, e trasformare la mia missione nell'eliminazione di un cavaliere. Il mio cosmo inizia a richiamare l'orium, generandone un'enorme quantità.
    Ma non abbiamo ancora finito. Hai attaccato un Sith'ari.❜ L'orium che creo è una polvere sottile, la espando attorno a me e poi su tutto il villaggio, per quasi trecento metri attorno a me.
    Inizia con il sopravvivere a me.❜ La nebbia nera avvolgerà ogni cosa.

    Il mio attacco è su vasta scala.
    L'ho sentito richiamare il suo cosmo, e ancora una volta non posso essere sicuro della sua posizione, nonostante lo veda con i miei occhi. Odio gli illusionisti.
    Potrebbe essere ovunque: per questo espando l'orium, sotto forma di polvere, nell'aria attorno a noi. Lo diffondo attorno a me a una velocità vicina a quella della luce, per lasciargli poco tempo di reazione. È un consumo cosmico notevole, ma so di essere ancora in grado di combattere. Il minerale che sto diffondendo, poi, potrà servirmi più avanti.
    Voglio fargli credere che è innocuo, che sto riempiendo l'aria per oscurargli la vista, nascondendo i miei movimenti in una nebbia scura. Invece sarà quello, l'attacco. Una quantità di polvere d'orium che spero respirerà, e con cui impartirgli un comando mentale. Non ho ancora mai utilizzato i sussurri dell'orium, contro di lui, sotto forma di ordine diretto. Fino a questo momento l'ho colpito solo con scariche mentali. Spero che questo basti a coglierlo di sorpresa, anche se è un attacco semplice.
    ı̣ɥɔɔo ı̣ןƃ ı̣ʇɐʌɐɔ
    L'impulso sarà chiaro, diretto, agirà una volta che l'orium sarà respirato o ingerito. L'influenza proverà a portare il cavaliere a strapparsi i suoi stessi occhi, nel modo più semplice e diretto possibile - utilizzando il ghiaccio o le dita, non farà differenza.
    Questa è la prima prova della sua volontà.

    0qVuOPt

    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Black Aries (VII). Indossata.
    Condizioni ~ Prime ustioni da freddo diffuse sul corpo e rallentamento fisico da gelo. Ustioni sulla gamba destra con danni strutturali in corrispondenza del quadricipite. Stanchezza da uso cosmico e da sovraccarico dei sigilli.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ Chiacchiere. Poi siccome non sa se sei davvero lì estende per trecento metri attorno a sé una nebbia di orium finissimo, tipo polvere. Lo scopo è di farti credere di volersi nascondere, quando in realtà è quello l'attacco, per fartelo respirare/ingerire (supporto/ad). Se lo respiri l'orium ti manda l'influenza di cavarti gli occhi (af).
     
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    Wide Awake

    - Chapter V -



    Ironico.
    Era divertente vedere come uno sconosciuto con cui aveva solo combattuto riuscisse a capire così tanto di lui e allo stesso tempo così poco. Le sue parole mentali erano un insieme di verità e illazioni. Osservazioni corrette unite a supposizioni errate, un mix considerevole da parte di qualcuno che non aveva nemmeno perforato la sua mente alla ricerca di informazioni.
    Quanto aveva detto di vero, era così visibile sulla sua pelle? Erano così marchiate le catene che portava, che aveva scelto di addossarsi? Era così ovvio che fosse solo una pedina in un gioco ben più grande?
    E la sua ignoranza era così lampante? E la fede gli mancava davvero o l’altro si aspettava che lui dimostrasse cieca obbedienza, prostrandosi alla dea come fosse uno schiavo? Supposizioni, intuizioni, c’era da riflettere sulle sue arcigne parole, come ancora rimuginava su quelle del finto daimon vietnamita.
    Loro sapevano. La loro casta nascondeva forse più informazioni di quanto loro, i santi, potessero mai pensare e di contro i santi non sapevano niente degli uomini in nero. Potenzialmente ce n’erano in giro almeno tre, quello presente, quello vietnamita e quello dell’acquario che aveva incontrato il Gran Sacerdote, eppure non sapevano nulla delle loro imprese, di cosa stessero facendo nella loro base, ammesso ne avessero una comune. La storia parlava di una loro isola, ma esisteva ancora? Era piena di corruzione come la Grecia?
    Non potevano competere. La differenza di informazioni che l’uno possedeva sull’altro era abissale.

    Non poteva ribattere, solo incassare e cercare di apprendere, di leggere fra le righe del non detto. Cos’era questa Nyâshajak? E sith’ari? Perché doveva essere onorato di andare al martirio gridando Atena è grande?
    Possibile che quel black, come l’altro che aveva incontrato, sapeva cose dei santi che a lui stesso erano sconosciute? Possibile che tutti vedessero cose a cui lui era cieco per ignoranza o per volontà dei suoi superiori?

    Aveva sentito la dea combattere al suo fianco. Non aveva mai avuto bisogno di evocarla, di chinarsi a lei. Gli si era rivolto quando aveva bisogno di aiuto, ma chiedeva agli spiriti, poi ad Alman prima di lei. D’altronde, perché invocare l’aiuto di un essere superiore per cose così frivole come la vita di una singola ombra? Però lei era venuta. Aveva sentito il suo abbraccio mentre il suo cosmo veniva guidato al nodo asgardiano. No, non un abbraccio, erano quasi più dei fili e lui solo una marionetta. Stava operando con qualcosa che andava ben oltre la comprensione di un umano, spiegargli passo passo cosa fare sarebbe stato impensabile. Eppure non poteva non pensare di essere stato solo usato. Di essere solo un ingranaggio di un macchinario più grande e complesso. Un ingranaggio così nascosto nelle viscere del mondo che nessuno ne conosce l’esistenza. Un ingranaggio che sparirà senza lasciare un segno, come diceva quel black. Era vero, persino auspicabile.
    Morire nell’ombra affinché altri possano vivere nella luce.
    Uno dei motti della Fondazione. Il suo. Il motivo per cui era ancora vivo. La ragione per cui aveva scelto di combattere. La stessa per cui sarebbe morto.
    Non importava che quel black la considerasse futile. Non importava se non ne vedeva la grandiosità, o se pensava che non avesse abbastanza grinta.
    Quello era il suo scopo nella vita. E l’avrebbe portato a termine.

    Il black ripartì all'attacco e il suo cosmo si fece nebbia attraverso il campo di battaglia. Dove la sua fiamma illusoria era simbolica quella dell'altro era reale, fitta, così solida che avrebbe potuto tagliarla con la lancia che aveva creato precedentemente. Il nemico stava nascondendosi in essa, forse muovendosi non visto e non solo per la sua superiore velocità. Con quel dispendio di cosmo a coprire l’intera area non aveva nemmeno la possibilità di localizzare la maggiore fiamma del suo corpo, o attacco in arrivo, un senso che già di per sé non bastava a localizzare il nemico con così tanta precisione. Korin cercò di tendersi sui suoi muscoli lacerati alzando il proprio cosmo in una guardia che cercava di intercettare l'attacco che poteva arrivare da ogni direzione. D’altronde poteva solo incassare a quel modo, era troppo ferito e debole per spostarsi da lì con altrettanta rapidità, soprattutto ora che il suo sigillo di velocità era stato infranto. La mano destra strinse più forte sulla lancia, poteva diventare un ottimo modo per parare l’attacco nemico in arrivo. Lo sguardo schizzava da una parte all' altra della nebbia fino a quando non senti qualcosa dentro di sé, qualcosa di sbagliato. Energia mentale. Aleggiava nell'aria. No, nel suo respiro, nei polmoni, nella carne. Spezzò il bastone della lancia ricavandone una sorta di pugnale improvvisato e lo avvicinò al proprio viso. Dov'era? Da dove avrebbe attaccato? La lama si alzò girandosi non più verso l'ignoto, ma verso sé stesso. Perché lo stava facendo? Quale pensiero l'aveva portato a muoverlo in quello strano modo? Afferrò l'arma con entrambe le mani. Tenendolo a quel modo avrebbe avuto più forza, però non aveva senso. C’era qualcosa di sbagliato. Il suo corpo stava agendo su comandi non suoi. Era come quella volta che Atena aveva operato attraverso di lui, ma non era la stessa cosa. In quel momento la sentiva forte vicino a sé, ma ora era tutto diverso. Le mani tremavano mentre il pugnale prendeva la mira, la punta direzionata verso il suo occhio sinistro. L’occhio la guardava, tremante anch’esso. Perché stava facendo quella cosa? Perché si era puntato l’arma? Per togliersi gli occhi, era così ovvio! Doveva farlo perché…. Perché? Doveva farlo e basta. Era come nella Fondazione, non serviva sapere il perché bisognava farlo, no? Ma non era più alla GRADO. L’avevano sbattuto fuori da lì, l’avevano confinato al Grande Tempio, il centro contenitivo più famoso di tutti. Quindi perché lo stava facendo? Che giovamento ne avrebbe portato? Nessuno. C’era qualcosa di sbagliato.
    Le sue mani. Fece forza sulle sue stesse mani cercando di allontanarle dal suo viso, di staccarle dal pugnale di ghiaccio. Non ci riusciva, erano come incollate. Più ci tentava più sentiva come un fischio acuto propagarsi nella propria mente, un fulmine che lo attraversava da tempia a tempia, elettricità che non si placava. Doveva colpirsi, doveva farlo. Avrebbe fermato quel dolore, era così ovvio!
    Ma non aveva senso. Quel fischio era energia mentale farsi un danno fisico non poteva…

    La sua resistenza si spezzò per un solo attimo. Fu abbastanza. L’arma accarezzò il setto nasale infilandosi a forza nell’orbita oculare. La palpebra non poté nulla per fermarla. Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Le sue mani si paralizzarono per il dolore, quindi fecero di nuovo forza contro quella stessa leva del naso. Sentì gli spessi fasci di nervi allungarsi mentre l’occhio saltava, nulla poteva fermarlo, nemmeno la palpebra poteva tenerlo.

    Doveva solo ripetere quell’operazione per l’altro occhio. Poi sarebbe finito tutto.
    No.
    Non così. Non sarebbe finita così. Cercò di stringere ciò che rimaneva della palpebra per trattenere l’organo, per quanto potesse. Era praticamente fuori dalla sua cavità, solo i nervi ancora impedivano che si perdesse.
    No.
    Fiumi di sangue ormai decoravano il suo viso.
    No.
    Nonononononono.

    Il suo cosmo avvampò ancora una volta, una fiamma impazzita che nonostante il dolore, il sangue perso, le energie sprecate ancora voleva avvampare.
    Non sarebbe finita così. Non poteva finire così.
    Nessun pensiero superfluo. Nessuna parola. Nessuna mano traditrice che si sarebbe levata al cielo ad accompagnare il suo cosmo.
    Solo dolore. Solo grida.
    Solo il suo cosmo, in tutta la sua gelida fiamma.
    Solo le stelle a cui si era legato, quelle spaiate, le costellazioni estinte, quelle che ancora guidavano i compagni saint. Sarebbero corse tutte a illuminare la sua notte improvvisata. Brillavano anche le stelle in terra, quelle che sorvolavano il campo di battaglia, quelle sui muri e sul terreno. Ogni sigillo piazzato precedentemente si sarebbe rivelato. Sarebbero scoppiati tutti in un tripudio di energie fredde ed esplosioni che avrebbe cercato di colpire l’intera area del campo di battaglia. Ovunque fosse il nemico l’avrebbe preso, doveva prenderlo quel bastardo! Era stato lui. Doveva averlo convinto lui ad accecarsi in qualche modo.
    Ogni sigillo scagliato dal cielo avrebbe liberato il suo stesso potere in ghiaccio cercando di raffreddare l’area e di colpire il black saint in qualunque modo e luogo possibile con proiettili congelanti atti a bruciare il nemico nel freddo più intenso che il suo cosmo potesse generare.
    Gliela avrebbe fatta pagare, per se stesso, per i cosmodotati rapiti.


    Statistiche

    Stato Fisico: Squarci profondi alle braccia con schegge di orium ancora parzialmente infilate nella carne. Ematomi profondi al petto e alla schiena. Ossa fratturate. Occhio sinistro quasi totalmente fuori dalla sua orbita. Dolore lancinante alla mente.
    Buff Sopportazione.

    Stato Mentale: Stato di Furia. Quello cannarsiano.

    Stato Armatura: [VI] leggermente danneggiata. Indossata

    Riassunto:

    Il tuo inganno funziona e mi aspetto che quella nebbia sia solo un diversivo mentre prepari il tuo attacco. [DIFESA] Come prima uso solo del cosmo grezzo per pomparmi in attesa del vero attacco tuo. Il tuo comando mentale, con danno collegato, mi coglie alla sprovvista obbligandomi a fare quello che mi hai ordinato. E quindi mi cavo l’occhio sinistro che ora giace ancora attaccato coi nervi, ma pressochè fuori dalla sua sede. Cerco di tenerlo al posto non aprendo le palpebre. Per furia contrasto il tuo comando di cavarmi anche l’altro occhio e ti [ATTACCO] con la mia tecnica Yǔzhòu de juéxǐng che vedi in spoiler. Faccio detonare anche i sigilli piazzati nel turno precedente il che rende l’attacco pari a cosmo poderoso aura soverchiante, quindi maggiore abilità di distruggere tutto ciò che ci circonda e colpisce l’intera area che può coprire un’energia viola.

    宇宙的觉醒 (Yǔzhòu de juéxǐng) – Illusioni Ambientali, Ghiaccio e Sigilli - Offensiva
    I cavalieri di Atena traggono la propria forza dalle ottantotto (88) costellazioni moderne, ma anche le stelle spaiate o le costellazioni dimenticate o estinte continuano a donare loro energia. È di questa forza celata che si nutre il Blue Warrior in preparazione del suo colpo.
    Inizialmente il pattern microcosmico deputato alle illusioni ambientali fa calare la notte sul campo di battaglia avvolgendo i due guerrieri in un finto cielo notturno che cerca di soffocare ogni altra luce presente sul terreno di combattimento rendendo l’area nera come l’universo stesso. Il cosmo del custode quindi si espande collegandosi a punti apparentemente casuali nel tessuto della realtà, bucando la cupola di oscurità fittizia e lasciando permeare da essa la luce del suo cosmo e della realtà stessa emulando così il cielo stellato che è possibile vedere ogni notte sgombra da nuvole.
    Il cosmo del Blue warrior comincia quindi ad unire fra loro alcuni di questi vari punti collegandoli con semplici geometrie fino a disegnare nel finto cielo forme e costellazioni estinte di cui la più grande, che compare sempre al di sopra e alle spalle del Blue Warrior, rappresenta la costellazione del triangolo boreale.
    Ognuna delle costellazioni e delle stelle spaiate comincia quindi ad attaccare il nemico scagliando nella sua direzione mini sigilli di vincolo avvolti da ghiaccio. Man mano che l’attacco si avvicina al terreno o al nemico i sigilli esplodono scagliando schegge di ghiaccio a trecentosessanta (360) gradi. Ovunque queste finte stelle cadenti colpiscano provocano danni da impatto e in maniera minore congelanti.
    Con il raggiungimento dell’energia blu il Blue Warrior ha imparato ad esercitare una sorta di controllo telecinetico sia sul ghiaccio che sui sigilli permettendogli di direzionare il colpo verso l’avversario in maniera più precisa, consentendogli così di colpire l’obiettivo desiderato con più efficenza. Il direzionamento è sempre deputato alla volontà e prestazione del cavaliere piuttosto che essere l'attacco stesso che va alla ricerca del nemico da colpire.





     
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    «Wide Awake»
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    I sussurri dell'orium mi dicono che l'invasione ostile nel corpo dell'argentato è riuscita.
    La nebbia nera che ci separa mi impedisce di godermi la scena, eppure mi importa così tanto? No, concludo. Vederlo soffrire non mi darebbe gioia. Finora ho solo giocato con questo santo, ma senza uno scopo chiaro o preciso. In breve, una perdita assoluta del mio tempo. Ho cercato di capirne di più, di raccogliere informazioni su questa loro generazione, senza riuscirci.
    Ho verificato una buona compatibilità combattiva di questo corpo, ma non è mai stato davvero messo alla prova contro una minaccia quasi insormontabile. Sono anche stato fin troppo gentile con questo santo: chissà, magari in futuro potrebbe aprire la sua mente a vie più illuminate. In ogni caso, non mi interessa ucciderlo. Gli ho detto che gli lascerò gli altri civili, e ho intenzione di farlo.
    Che vivano o che muoiano, per me non fa differenza alcuna. Loro, come quell'argentato, non sono un pericolo immediato per l'Ordine: altrimenti non ragionerei in questi termini.
    Però sento qualcosa. Si fa strada nel mio cosmo oscuro, che riempie l'aria attorno a noi insieme alla mia polvere d'orium. È il cosmo dell'argentato.

    Questa volta è più intenso del solito.
    Mi viene da sorridere, è come se fosse una risposta alle mie parole. La migliore che poteva darmi, molto meglio di rispondere punto su punto. In questo mondo si decide tutto sul potere, e solo quella lingua è davvero importante.
    In un solo movimento richiamo una grande quantità di orium sospesa in aria, attirandola attorno a me. Inizia a vorticare, si compatta e si unisce, ricoprendomi in strati e strati del mio minerale nero.
    Quando le esplosioni iniziano percepisco che la mia intuizione era corretta. L'argentato sta liberando un potere superiore a quello di cui dispone normalmente: ecco perché non mi ha attaccato, credo si stesse preparando questo assalto.
    Stringo i denti, rinforzando col mio cosmo l'orium che mi avvolge. Gli impatti contro la mia difesa sono numerosi e intensi. La quantità di orium che ho richiamato ad avvolgermi è enorme, eppure le esplosioni congelanti dell'argentato riescono a incrinarla e a spezzarla in più punti.

    Fino a quando non cede.
    Ciò che rimane del potere del santo impatta contro di me da ogni direzione. La sensazione di freddo è la prima cosa che provo, sovrasta anche il dolore degli impatti sulla Kintaral e sulla mia pelle. Li sento, ma il loro dolore arriva più tardi, offuscato dal gelo che mi avvolge. Contusioni, ematomi, lividi, ustioni gelide.
    Fa male, ma mi impongo di rimanere in piedi. Allungo lo sguardo davanti a me, adesso che la nebbia si è diradata e l'assalto dell'argentato è cessato. Vedo che sanguina copiosamente dall'occhio sinistro, che regge con una mano sul volto.
    Potrei continuare. L'orium che mi avvolgeva torna a essere polvere, inizia a vorticare attorno a me. Inizio a muovermi a mezz'aria verso di lui. Voglio che senta che il mio cosmo non è diminuito di intensità. Che, nonostante le ferite, riesco ancora a reggermi in piedi.
    Ma, più di tutto, voglio parlare con lui, faccia a faccia, con la mia voce.
    Mi fermerò a pochi metri da lui. L'orium è una nube che mi circonda, mi avvolge in una forma che mi permetterebbe di concretizzarlo in qualsiasi attacco o difesa desideri.
    Lo guardo di nuovo. Mi chiedo se è l'ultima volta: se morirà come un ingranaggio, o se mi dimostrerà che ero in errore.

    0qVuOPt


    In ogni caso non è oggi il giorno per mandare un messaggio al Grande Tempio.
    Non è il messaggero adatto. Che viva, e che provi a diventare un problema per l'Ordine: allora le cose andranno in modo molto diverso.
    «Mh.» Lo scruto. Vedo sul suo volto che ha ancora volontà combattiva.
    «Allora un po' di fuoco dentro lo hai anche tu.» La polvere d'orium inizia a vorticare più velocemente, come vibrando a quella rivelazione. Una parte di questo corpo vorrebbe continuare a colpire, ma è solo il lontano ricordo di un soldato che non accetta di lasciar vivo un nemico. Sono io ad avere le redini - sospiro per distrarmi dal dolore. Che distrugga i corrotti come dice di voler fare: una terra più libera aiuta anche i miei piani.
    «Tuttavia poco, e troppo tardi.» Per sperare di intimorirmi avrebbe dovuto colpirmi con quell'intensità fin dall'inizio, invece sospetto sia stata solo la disperazione e la rabbia a portarlo a tanto. Ma comunque ha superato un limite. Un primo passo per rendersi interessante: che scalfisca la superficie e inizi a vedere più in fondo.
    «Vai a salvare gli uomini a cui dici di tenere.» L'orium che mi circonda rallenta, si muove pigramente, seguendo le mie parole e la mia volontà di terminare qui questo scontro. Non l'ho cercato io, e ho due nuovi individui da addestrare al cosmo sull'Isola.
    Ho ottenuto ciò che volevo. Quello che ho avuto poi mi dirà il tempo se si è rivelata una perdita di tempo oppure una scoperta interessante.

    Indico con il pollice un punto alle mie spalle, lì dove a un chilometro di distanza troverà l'accampamento che abbiamo abbandonato.
    Sempre che riesca a raggiungerlo, ma questo non è un mio problema.
    «E la prossima volta, ragazzino, assicurati di minacciare solo chi puoi uccidere.» Lo fisso e so che i miei occhi saranno gelidi. Rimango fermo un istante, aspettando un'eventuale replica. Poi lascio il controllo sull'orium: il rumore è quello della pioggia che cade sulla pietra. In quell'istante scompaio dall'isola su cui mi trovo, attraverso lo spazio e ricompaio sulla mia, di isola.
    I guaritori, nel castello, accorrono verso di me senza che io debba nemmeno parlare. Devo rimettermi in sesto il prima possibile, ho molte cose da fare e questa volta non rimarrò qui a lungo. Nonostante tutto la vita sulla terra è ancora diffusa, e così lo sono gli individui consapevoli del cosmo.
    La mia Nwitajak è appena iniziata.

    0qVuOPt

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    Condizioni ~ Danni diffusi da impatto e da freddo sul corpo, con rallentamento fisico da gelo. Ustioni sulla gamba destra con danni strutturali in corrispondenza del quadricipite. Stanchezza da uso cosmico e da sovraccarico dei sigilli.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ Yianni sentendo il tuo cosmo richiama gran parte dell'orium che ha sparso nel turno prima, per avvolgersi in una difesa il più compatta e spessa possibile. Ma comunque il tuo attacco caricato lo becca e gli fa male (difesa). Poi semplicemente saluta e se ne va, visto che il suo scopo l'ha già raggiunto e non gli interessa continuare.
    Grazie del duello!
     
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    - Chapter VI -



    Liberò il suo potere in maniera praticamente incontrollata. Quello era il suo picco attuale, il massimo che il suo corpo potesse reggere senza subire danni permanenti. Tendeva a non arrivare mai a quel punto, ne aveva paura. Aveva paura di camminare sull’orlo di quel baratro dove da una parte c’era il divenire un mostro pari ai corrotti e dall’altro il consumarsi in un mondo di luce. Il cosmo permetteva di fare tante cose, terribili e grandi, ma tutto sommato non portava a nulla di davvero buono. Era una maledizione, una da cui il mondo si era liberato con l’andare delle ere. Vedere sempre più cosmodotati spuntare era un bene per resistere alla corruzione, ma dall’altra parte erano sempre più le persone che potevano spaccare intere montagne con un pugno. Bastava una sola persona fuori controllo a riscrivere l’interezza della geografia mondiale, o anche solo a distruggere la Terra.
    E lui non voleva distruggere. Voleva contenere, proteggere, mettere in sicurezza.

    Le esplosioni devastarono ogni cosa. Le case, le sterpaglie, la terra, tutto. Persino il santo crollò a terra per la fatica, in ginocchio, piegato su sé stesso cercò di trattenere le proprie ferite. Ma non il nero. Lui resisteva. Era ancora in piedi, spavaldo, volante persino. Forse era una peculiarità di tutti i black spostarsi volando mostrandosi irraggiungibili.
    Korin lo percepì con il proprio cosmo più che vederlo. Anche al picco del suo potere non gli aveva fatto nulla. Alzò la mano destra tremante, ancora armata del pugnale di ghiaccio con cui si era cavato l’occhio, puntandola verso il nemico in un pallido tentativo di dimostrargli di essere ancora pronto a combattere, di avere ancora la forza di continuare. Era una menzogna ed entrambi lo sapevano benissimo. O meglio la forza di volontà di continuare ancora c’era, era il suo corpo che stava rallentando chiedendo di terminare quello stupido scontro. Aveva trattenuto quel santo nero abbastanza tempo, ne era sicuro. Il villaggio doveva già essere sotto la protezione di una qualche squadra GRADO. Aveva fatto il suo da piccolo ingranaggio in quel macchinario più grande. Ora poteva anche andarsene, ma non prima di aver rubato altre preziosissime frazioni di secondo al nero. Gli sarebbe bastato così poco per finirlo, anche solo un attacco dalla distanza, ma no, lui si stava ancora avvicinando.
    Avrebbe forse preferito terminare la sua esistenza con quelle lance cosmiche che tanto usava? O forse avrebbe rapito anche lui in quanto cosmodotato da lavaggiocervellare?
    Niente di tutto questo. Il black voleva solo parlare, con la sua voce, con le espressioni sui suoi lineamenti asiatici. Voleva esprimere il suo giudizio e la sua severa valutazione. Come tutti del resto. Erano tutti bravi a dirgli dietro, a rifiutarlo persino. Valeva così poco la sua vita? Era così moscerino da non preoccupare nemmeno l’altro con i suoi poteri e le sue conoscenze? Era così debole che Yianni nemmeno intendeva sfruttare la sua maledizione per i suoi scopi?

    « Ne ho… più… di quanto... credi. » Azzardò una risposta a voce rubando interi altri secondi interi per parole che a fatica uscivano dalla sua bocca insanguinata. Il fuoco bruciava in lui che dominava le energie fredde. La fiamma del cosmo, della volontà, quella che tutti perculavano e sottovalutavano. L’aveva portato fin lì e lo avrebbe portato ancora più avanti. ” Non mi hanno fermato Caduti diecimila volte più forti anche di te, non lo hanno fatto le anomalie. Non lo farai tu. Anzi. La prossima volta mi riprenderò gli uomini che hai rubato. ”

    Lo lasciò sparire. Nessun attacco o difesa, nessun sigillo per rintracciarlo. Semplicemente quando sarebbe arrivato il momento, se gli spiriti avessero voluto, avrebbe rincontrato quel black e avrebbe mantenuto la parola data. Un giorno fra mesi, forse anni, ma aveva legato il fazzoletto al dito. Avrebbe riportato a casa quegli uomini così come si era ripromesso di ritrovare e riportare a casa Exile.
    Era solo questione di tempo.
    E di forze.

    Forze che lo stavano abbandonando rapidamente. Abbassò il braccio, si lasciò andare al pulsare ritmico del sigillo di sopportazione che si era impresso addosso.
    Udì dei passi allarmati in lontananza.




    Statistiche

    Stato Fisico: Squarci profondi alle braccia con schegge di orium ancora parzialmente infilate nella carne. Ematomi profondi al petto e alla schiena. Ossa fratturate. Occhio sinistro quasi totalmente fuori dalla sua orbita. Dolore lancinante alla mente.
    Buff Sopportazione.

    Stato Mentale: Mezzo svenuto

    Stato Armatura: [VI] leggermente danneggiata. Indossata

    Riassunto:
    Grazie mille del duello wild, spero ti sia divertito tanto quanto mi son divertito io.



     
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