Bullet the Blue Sky

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    PROLOGO

    In the locust wind comes a rattle and hum
    Jacob wrestled the angel
    And the angel was overcome
    You plant a demon seed
    You raise a flower of fire
    See them burning crosses
    See the flames higher and higher


    Jqxt1hX
    U2 - Bullet the Blue Sky



    La maggior parte delle persone non avrebbe chiuso occhio, quella notte. La maggior parte delle persone l'avrebbe passata a fissare il soffitto o il cielo; o tutto fuorché sobri.
    Ma tu sei Matar, e hai dormito come un sasso, perché il sonno serve a svegliarsi più forti del giorno prima.

    Dormi così serena che quasi non ti svegli in tempo e devono buttarti giù dal letto, e la cosa ha quasi dell'assurdo: è il giorno della tua iniziazione. E' il giorno, Matar, in cui otterrai la tua armatura. O meglio, è il giorno in cui la tua Maestra ti dirà se sei degna di un'armatura.

    La trovi come sempre, al limitare di Rodorio. Ha una casa isolata, su una collina, e ben pochi ormai le si avvicinano per paura di gravi conseguenze che per te ormai sono un martedì. Sai che Christopher delle Vele è uno dei pochi che riesce ad avvicinarsi senza troppe conseguenze (e non hai mai capito il perché), e a volte è lui che ti ha medicato le ferite alla clinica del paese.

    Perché diamine, qui hai preso talmente tante di quelle botte che hai perso il conto.
    E' il giorno della tua iniziazione, e dei cinque allievi che sono stati assegnati a Byeong Kyung Mi quattro anni fa, sei rimasta l'unica.

    Kyung Mi ti attende seduta, dandoti le spalle. La schiena dritta come un fuso, i capelli corti che le sfiorano appena la base della nuca. Un singolo albero di ulivo è abbarbicato alla sua piccola casa, modesta e minimale, che ormai conosci come le tue tasche, perché hai passato gran parte del tuo tempo qui da quando hai risvegliato il Cosmo, cinque anni fa.

    0430e29ebc905fb563db0aa43ed02322

    « Molte persone colte sono piuttosto stupide, e alle persone stupide piace attaccar briga senza alcuna ragione, in giornate splendide come questa. »

    La sua voce, come sempre, è bassa e monotona. Le hai fatto notare la cosa una volta sola per scherzo e te ne sei pentita amaramente.

    Kyung Mi odia gli scherzi. Odia le perdite di tempo, e odia chi le fa perdere tempo con chiacchiere inutili, quando a parlare dovrebbe essere il tuo corpo. Hai visto i tuoi compagni sputare sangue, piangere e implorare di rimanere quando lei ha detto, con semplicità unica, che non sarebbero tornati da lei il giorno dopo. E' accaduto per le motivazioni più disparate e per un certo periodo hai vissuto nel terrore che accadesse anche a te.

    « Dimmi la ragione per cui combatterai, oggi. »

    La stessa domanda, ogni giorno.

    Perché, nonostante Kyung Mi sia la maestra più severa, inflessibile e terrificante del Grande Tempio, sei rimasta?

    Perché tu fra tutti, Matar, sei l'unica che lei non ha mai cacciato?

    Su4sahH

    YOOOO!

    Eccoci qua! Hai piena libertà su questi anni di addestramento, su chi erano i tuoi compagni e sul perché Kyung Mi ha deciso di cacciarli dal suo dojo.

    Di Kyung Mi sai poco e nulla, e raramente ha risposto a domande. Ti sembra avere fra la trentina e la quarantina d'anni, è di origini coreane e una indiscrezione dice che abbia tentato la strada del Saint diverso tempo prima, ma non si è mai capito se abbia rinunciato o non sia riuscita a ottenere una cloth. E' fra le migliori maestre di arti marziali del Grande Tempio, ma è di un'inflessibilità totale e intransigente al massimo.

    Sei Energia Blu e oggi scoprirai finalmente la tua cloth. Cos'è, credevi partissimo da Bianca? Dove siamo, al parco giochi? :addit:

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    Cos’è un eroe?

    Una persona straordinaria che si batte per il bene? No.
    Qualcuno che dedica tutto se stesso per una causa giusta? Nemmeno.

    Un eroe è una macchia nel cielo, una armatura che si para davanti, una mano tesa verso di te nelle tenebre.

    Un eroe è qualcosa che non ti aspetti.


    E’ la consapevolezza che anche se le cose vanno male, anche se morirai sotto delle macerie, o ucciso da un mostro orribile o rinchiuso in una casa come schiavo per decenni, puoi alzare gli occhi e sperare. Forse nessuno arriverà, ma puoi farlo.



    Alle volte basta questo, quando il mondo intero ti crolla addosso. Quando la madre la stringe forte, il suo volto mediterraneo bellissimo è rigato di lacrime e polvere e suo padre, il suo pilastro, la persona più forte del mondo ancora trema dalla paura e dalla disperazione.
    Entrambi ancora non hanno capito, ma Mat… si, Mat ha capito.

    Ha sentito la voce dal cielo… e ha visto gli uomini in armatura.

    Bellissime, splendenti.

    Eroiche.


    Una cosa che la bambina, ancora con la mente aperta alla fantasia e alla libertà della immaginazione, non poteva aspettarsi... ma poteva sperare.

    E ora come lei, tutti.

    Sperare, andare avanti, camminare anche solo nelle strade di quella terra di Grecia, sperando di arrivare a …



    ~




    … La nostra nuova casa – disse Eloy, posando il fagotto con le poche cose che erano riuscite a recuperare e quel poco che gli abitanti originari di Rodorio avevano dato ai primi superstiti che erano riusciti ad essere prelevati prima di… beh, prima della fine del mondo – Oddio, non il massimo magari, ma con qualche tendina e un po’ di tocco femminile, magari si risolleva… che nè dite, ragazze?

    Mat teneva per mano sua madre, ma sembrava che più lei accompagnasse la donna che viceversa. Hazal sorrise al marito, girando con i suoi occhi ambrati la catapecchia sistemata alla bene e meglio per poter far fronte ai innumerevoli profughi che avevano invaso il territorio del Grande Tempio e specialmente il piccolo insediamento. Non voleva mostrarsi contrariata, sapeva che sono stati fortunati più di tanta altra gente e alla fine non era neanche qualche ragnatela e buco nel muro il problema. Cercava di mostrarsi forte per Mat e il marito, non riusciva a nascondere ancora l’orrore che aveva visto.

    Mat la guardava, stringendole la mano e abbandonandosi sul suo fianco quasi come se fosse un gattino – non preoccuparti ‘anne’. Staremo bene qui… non piangere.


    Oh, piccola mia – disse inginocchiandosi e abbracciandola forte – non mi preoccupo! Sono tanto felice di stare qui con voi. Sono solo un po’… stanca. Si, è stato un mese molto stancante. Il progetto di studio dell’università, il viaggio ad Atene. Doveva… doveva essere fatto da una mia collega. Ero… seccata di dover avuto spostare la nostra vacanza e di come dovevate seguirmi per lavoro. Io.. io ero arrabbiata con la mia amica, ma ora… siamo vivi. Noi siamo vivi, noi….


    L’uomo fu veloce a circondare entrambe con le braccia piene di cicatrici e punti mentre la donna si spezzo in un lungo pianto, mentre Mat non piangeva ma teneva stretta sua madre in un abbraccio.

    Non l’avrebbe lasciata andare, non quando aveva bisogno di lei più che mai, non quando poteva essere forte per lei.

    In fondo, loro insieme erano...


    ~




    … forti. Non ho mai visto un uomo senza cosmo tirare pugni più forti di tuo padre, scricciolo d’uomo – disse la guardia ridendo mentre scompigliava i capelli di Mat. Tuttavia, anche se rideva, la tredicenne non perdeva di vista suo padre nelle rovine dell’antico teatro mentre stava addestrando alcune reclute delle guardie – si, manca di conoscenza di molte cose riguardanti la sicurezza, ma la sua abilità a combattere per un civile è straordinaria, cosi come il suo coraggio.


    Hey! Mio ‘baba’ è il più forte combattente di MMA di sempre! Saprebbe battere a mani nude, bendato e senza una gamba chiunque, anche te vecchiaccio! - disse facendo una linguaccia e dando un pugnetto alla costola del veterano che accusò pesantemente il colpo, ma ridendo di rimando.


    E anche tu non scherzi… ti addestra ancora personalmente tutti i giorni?


    Sisi. ‘Anne’ non è molto contenta ma rispetto a prima che ci spostassimo al villaggio si arrabbiava tantissimo quando la sera ci vedeva tutti malmenati. Ora penso che si senta più tranquilla a sapere che posso cavarmela da sola. Anche se…


    Anche se? - la guardia fissò la ragazza. Il suo sguardo cambio, mostrando nelle rughe e nelle cicatrici del suo volto una vita in cui aveva già fatto questa conversazione molte più volte di quanto voleva ammettere. Non aveva percezione cosmica o la saggezza di un maestro, ma sapeva dove sarebbe andata a parare quella discussione - anche se non vuoi solo difenderti? Vorresti fare altro?


    Mat annuì, mentre vedeva Eloy fare un supplex a un giovane ragazzo per poi aiutarlo ad alzare dalla sabbia e indicare dove aveva sbagliato e come bloccare quella mossa – ‘baba’ dice che ognuno è al mondo per una ragione. Non è una cosa che dobbiamo fare, ma una cosa che possiamo fare solo noi e ci rende felici. Mia madre ama sapere le cose e insegnarle. Da quando ha iniziato ad aiutare alla piccola scuola sorride sempre di più, sono contenta di vederla di nuovo così.
    Mio padre ama lottare, ama studiare la gente come lotta, capire le tecniche, e migliorarsi.

    E io? Anche, ma io voglio solo lottare? Sento di si, ma anche no.… aaaaaah, non so come spiegarlo
    – disse arruffandosi i capelli e saltando giù dalla colonna dove era seduta a gambe incrociata fino a poco prima, come se camminare potesse offrire qualche soluzione. La guardia la seguì, annuendo e indeciso sul da farsi.

    Quello che poteva dire avrebbe avuto importanti conseguenze, e non necessariamente positive, sulla ragazza e la sua famiglia. Aveva un profondo affetto per la ragazza, come una nipotina acquisita, ma sapeva che la strada che il suo cuore le stava sussurrando per quanto bella era anche fonte di tristezza, paura e dolore.

    Si, era di nuovo la stessa storia, mentre osservava con la coda dell’occhio il sentiero che si dirigeva verso una collina lontana dal villaggio. Mat si girò verso l’uomo, esattamente quando il padre con un grido alzo il braccio del suo avversario con orgoglio per averlo messo finalmente al tappeto.


    Vecchio Markos, io voglio… voglio…


    ~




    … essere un eroe? – la donna coreana guardò con occhi gelidi e impassibili le cinque figure in fila vicino all’albero di ulivo.

    Camminava lentamente, squadrandoli dalla testa ai piedi. Alcuni cercavano di essere impassibili come statue ma con poco successo. Altri ricambiavano lo sguardo con passione e coraggio.

    Poi c’era Mat che sorrideva come una deficiente a trentadue denti. Trentuno per l'esattezza, dato che Kyung Mi gli aveva appena tirato un pugno alla sua risposta sul perché lei era lì e per cosa lottava.


    Dalla collina a Rodorio. Trecento volte.

    Solo saltando con i pesi di addestramento.

    Tutti, non solo Matar.



    Se qualcuno aveva avuto da ridire, o voleva ammazzare la ragazza, fece finta di niente. All’ordine quasi telegrafico il gruppo iniziò a eseguire gli ordini di questo assurdo addestramento punitivo senza fiatare. Non che fosse il più assurdo o faticoso che avevano affrontato in questo mese.

    Il villaggio era lontano e anche se la discesa sarebbe stata semplice, la risalita avrebbe causato molti dolori. Ma Mat era letteralmente in testa a tutti a saltare, non levandosi quella espressione dal volto.


    Forse si, alcuni la odiavano. Era forte e combatteva bene vero, ma nonostante questo non aveva talento cosmico, non era neanche riuscita a risvegliarlo per pochi attimi come Ruel, l’allievo più anziano proveniente da una famiglia di antico retaggio, né si era avvicinata come gli altri.

    Usava ancora solamente il suo corpo e la sua determinazione negli addestramenti, eppure non si fermava, e di dimostrava ottimista ai limiti del demenziale. Mikons vedendola arrivare il primo giorno aveva scommesso con tutti che sarebbe crollata in meno di una settimana, non avendo chiaramente capito in quale guaio si era cacciata. Diavolo, non capiva neanche perché il vecchio Markos l’aveva spedita lì con una lettera in cui la affidava a Kyung Mi.

    Eppure…


    Su su! Dai chi arriva per ultimo è uno scarafaggio! E non di quelli belli con il guscio colorato!

    Mat *panf panf* davvero stai a sindacare sul tipo di scarafaggio che vuoi essere?

    Si~ se devo essere uno scarafaggio, voglio esserne uno fighissimo!



    Eppure, nonostante le botte, le umiliazioni, gli addestramenti brutali e le sconfitte, lei era ancora…


    ~




    … qui? - la scritta creata con l’acqua di Christopher pulsava leggermente come se volesse richiamare l’attenzione della ragazza. Lei annuì un po’ annebbiata dagli antidolorifici ma sorridente.


    Oh si… penso che quel braccio sia rotto… anche quello. Un attim… AH. Sisi, confermo Chris – rispose Mat distesa nel letto mentre un’altra ragazza della sua stessa età dai lunghi capelli ramati la guardava con un misto di senso di colpa e ansia.

    Il cavaliere della Vela mutò la scritta in un pollice all’insù e inizio a medicare anche quell’arto nel silenzio generale. Ormai era abituato a rimettere insieme i pezzi di quella benedetta ragazza, e poteva dire che grazie a lei era diventato ancora più bravo nel primo soccorso. Harper doveva ringraziare quella ragazza se i punti facevano meno male, anche se non amava quando veniva detto che una diciassettenne frignasse meno di lui.



    Mat, mi dispiace – Shea disse stringendo le nocche e guardando il pavimento. Il suo accento tradiva radici nordiche, e sembrava quasi l’opposto di Mat sia nell’aspetto che nei modi – se non avessi fatto tardi questa mattina, la Maestra non ci avrebbe costretto a spaccare massi nella gola e tu non ti saresti ferita a causa di quella piena improvvisa. Tutta… tutta colpa mia.


    Ehi, fiorellino rilassati – disse la combattente con un tono dolce, quasi da sorella maggiore. Nonostante il suo temperamento e la sua voglia di mettersi nei guai, odiava quando la gente stava male per colpa sua, specialmente quando si prendeva la colpa per le ferite che subiva – al massimo ti devo ringraziare. Dopo che avevo risvegliato il cosmo non ho saputo fare altro che resistere un po’ meglio quando provavo a incanalarlo. Per salvarti ho dovuto bruciarlo e concretizzarlo sul serio. Direi che l’addestramento ha dato i suoi frutti e lo devo a te Shea … peccato che gli altri non siano rimasti, avremmo potuto fare un po’ di baldoriAH… finito?


    Christopher annuì, sorridendo alla ragazza. Tramite le sue scritte d’acqua avviso ad entrambe che avrebbe avvertito lui a Byeong Kyung Mi dell’accaduto. D’altronde, poteva solo lui… tralasciando le due allieve, lui era l’unico che poteva avvicinarsi senza essere malmenato. E nel caso di Mat neanche era certo di non essere presa a pugni.

    Non aveva mai chiesto la cosa al bronze saint, e sinceramente neanche alla sua maestra, non che la cosa le interessasse più di tanto. Probabilmente avevano entrambi i loro buoni motivi. Una volta avevano scherzato che magari erano una coppietta ma furono subito interrotti per paura che lei potesse sentirli, e Dio solo sa cosa sarebbe successo.

    La clinica ripiombò nel silenzio dopo che si erano salutati lasciandole sole, intervallati solo dai respiri delle due amiche, fino a che…


    Vuoi andartene anche tu, non è vero? - non c'era tristezza, accusa, delusione. Un dato di fatto, come se avesse detto se fuori stesse piovendo o meno.

    Si Mat – rispose Shea, attorcigliandosi i capelli nervosamente – io ho visto e ho parlato con altri aspiranti ad armature di bronzo e argento. Gli addestramenti sono sempre brutali e pericolosi. Alcuni sono addirittura morti. Ma i maestri… non sono così.

    Byeong Kyung Mi… lei mi fa paura. I racconti che girano, io pensavo che fossero esagerazioni, ma dopo anni di addestramento, vedendo come trattava gli altri, come trattava TE… sono rimasta solo per starti vicino. Ma non ha senso continuare a mentire… sc.. scusa…



    La frase fu interrotta da Mat che nonostante le ossa rotte e le flebo si alzò di scatto per abbracciare l’amica. Un gesto di affetto che non aveva mai dimenticato e che sentiva che doveva continuare a dare quando purtroppo menare le mani non era una soluzione.


    Non preoccuparti per me, me la caverò… anche se sono sola davanti a queste prove, anche se quella vecchia strega proverà a farmi desistere come a fatto con tutti, io ho la testa più dura.
    Fai quello che ti rende felice fiorellino, davvero, perché alla fine lei lo sa bene...



    ~




    … la ragione per cui combatterò oggi.



    La stessa domanda, giorno dopo giorno. Per quattro anni.
    Posta a tutti, come un mantra.

    Anche quest’ultimo giorno. Il giorno dove avrebbe dato il tutto per tutto.



    “O si vince o si perde.” pensò la diciotenne, svegliandosi dopo una bella dormita. Suo padre ha dovuto prenderla letteralmente a pugni per farla uscire dalle coperte, computo non facile ma che ha eseguito con piacere. Il poter lottare alla pari con la propria bambina probabilmente è una cosa che ha sempre voluto.

    Leggermente in ritardo, sprinto come un lampo azzurro saltando fra i tetti di Rodorio, con gli abitanti che alzando gli occhi al cielo potevano vedere una macchia che si frapponeva fra il cielo azzurro e i colombi bianchi.

    Veloci step a velocità ultrasonica per arrivare nuovamente su quella collina, fra la casa e l’albero di oliva, e sentire di nuovo lo stesso ordine.



    « Dimmi la ragione per cui combatterai, oggi. »





    E come ogni benedetta volta, Matel rispose nello stesso identico modo. Dal primo incontro fino all'ultimo.



    hero_smile


    Perché voglio essere un eroe.









    Matar | Pegasus (III) | Energia: Blu



    Abilità: ???

    Stato: OK


    Riassunto: Cos'è un Eroe?

    Edit : corretto alcuni typo, no modifica al corpo del post







    Edited by eden_ST - 13/1/2024, 10:39
     
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    Kyung Mi rilassa le spalle, prendendo un profondo respiro. Dandoti ancora le spalle, guarda il cielo azzurro sopra di voi: stamattina non c'è una nuvola, ed è davvero una splendida giornata. Con un movimento fluido, unico e perfetto, è in piedi e ti guarda. Altera, fredda, distante.

    « Quindi vuoi morire. »

    Tuo padre l'ha sempre definita una dèa a suo modo, qualcuno che incarna il combattimento duro e puro, slegato e sganciato dalle emozioni che tu infondi in ogni colpo. Razionale, perfetta.
    La tua maestra allarga le braccia, il suo piede destro descrive un ampio cerchio sulla terra attorno a sé; le dita contratte e al tempo stesso morbide come un serpente pronto allo scatto nell'assumere la sua posa da combattimento.
    Senti il suo Cosmo ringhiare. E' rosso, liquido, denso. Sembrerebbe fuoco, se non fosse perfettamente controllato.

    Una brezza soffia leggera su di voi.

    Jqxt1hX
    Yoshiaki Fujisawa - パウロ VS ルディ (Mushoku Tensei Original Soundtrack)



    Kyung Mi scatta in avanti. Leggera e impalpabile, si avventa su di te. Per lei non sei una giovane donna: per lei sei un guerriero e come tale devi portare le tue ferite e le conseguenze dei tuoi errori.

    Copre la distanza che vi separa in un istante, e un impulso di Cosmo solleva violentemente i ciottoli e l'erba del terreno nella tua direzione, a una velocità che nessun vento naturale potrebbe emulare. Vuole accecarti, concentrare la tua visuale su sensazioni che non sono quelle del pericolo imminente. Contemporaneamente la sua mano destra cerca di abbattersi violentemente sulla tua gola, in un movimento dal basso verso l'alto caricato dalla forza delle sue gambe, e la mano sinistra si dirige verso il plesso solare per farti perdere l'equilibrio.

    Su4sahH

    Eccoci! Kyung Mi è Energia Blu come te, quindi possiamo fare un ottimo e divertente sparring.
    Come abilità ha Agilità e Cosmo Straordinari :zizi:

    ▼ DM's Corner


    Edited by ~S i x ter - 10/2/2024, 22:58
     
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    Ah, ciao.


    La ragazza saltò sul posto, con gli occhi sbarrati di terrore. L’ombra della statua di un filosofo sconosciuto si mosse quando la coetanea passò fra il pezzo di marmo e la luce della Luna, saltando agilmente nell’incavo del terreno.

    Quella zona era stata un tempo un piccolo monumento dove la gente si fermava a chiacchierare dei massimi sistemi, ma nei millenni ben poche pietre levigate sono rimaste, cosi come scritte che hanno cancellato dalla storia le importanti verità trovate in quel luogo.

    Ora, era solo un posto non lontano dalla collina dove abitava Kyung Mi.

    Il piccolo nascondiglio preferito di Shea. Dove si rifugiava quando voleva stare sola. Quando la giornata era stata troppo pesante, o i pensieri troppo intrusivi. Lontana da una casa che probabilmente non avrebbe più rivisto, con i pascoli dove i cavalli allevati dalla sua famiglia preda di orrori indicibili.

    Il pensiero di poter ritornare, liberando le terre di Eire, era forse forte quanto il suo senso di giustizia e la sua profonda comprensione del cosmo anche in una età cosi giovane. Ma spesso, non riusciva a vedere le cose con la giusta filosofia.

    E questa notte era forse la peggiore da mesi, e la sua improvvisa compagnia non aiutava certo.



    Scusami… stavo cercando un posto per fare la numero uno e ho sentito un suono… e sono venuta a controllare.


    Mat era in piedi davanti a lei. La nuova ragazza, da pochi giorni arrivata nel gruppo degli aspiranti all’armatura di Pegasus. Shea non disse nulla, ancora con le dita che artigliavano il manto d’erba e gli occhi fissi sul maschiaccio che rispose con un sorriso imbarazzato.


    Ah tranquilla… ho fatto prima - ridacchio, grattandosi la testa con una espressione che voleva essere imbarazzata, ma non nascondeva una spensieratezza senza freno. Gli occhi sembravano brillare senza malizia, semmai curiosità.


    N… no, non è questo il problema! - disse gesticolando, presa in contropiede dalla assurda situazione – scusami se ti ho spaventata. O ho ti ho dato preoccupazioni, signorina Mat. Di solito… quando non riesco a dormire vengo qui a leggere un po’. Lo sanno tutti, quindi se vedono una luce o sentono dei suoni capiscono che sono io. Chiedo ancora scusa.


    Silenzio.

    Mat, senza proferire parola, si sedette vicino alla ragazza, sguardo in direzione delle poche stelle che nonostante la luce della Luna potevano essere osservate nel cielo notturno. Il gesto sembrava estremamente poco rispettoso… ma la strana ragazza aveva mantenuto una distanza con lei.

    Senza parlare, senza fare rumore, senza disturbare. Solo per stare vicino.



    Sai… che è notte tarda, vero? - chiese dopo un minuto, senza riuscire neanche a guardare il viso della giovane mediterranea. Ringraziò l’oscurità per non svelare le guance rigate sul suo, di viso.

    Yep! - rispose laconica la ragazza, sorridendo senza una preoccupazione al mondo.

    Non… hai sonno?

    Si, sono distrutta… oggi è stata una faticata.

    Quindi… perché?

    Stai ancora tremando? - chiese. Una domanda brutale come un pugno in faccia, ma con un tono che non sembrava appartenerle. Tanto che Shea tentennò, voltandosi per assicurarsi che fosse davvero lei.

    Blocco la mano che tremava, e rispose con troppa forza – Un cavaliere di Athena non deve tremare… non deve avere paura. Perché è un bastione verso i deboli e gli…

    Perché? Io tremo sempre – la interruppe, ridacchiando – Tutto cosi figo! Sono sempre a mille!


    La figlia di Irlanda se possibile era ancora più confusa. Aveva capito male la mora? O aveva capito malissimo lei? Non la stava cercando di far stare meglio? Non aveva capito la situazione?


    La sua paura di fronte a Kyung Mi, cosi fredda e spietata.

    Un pezzo di ghiaccio, distaccata e senza cuore.

    Invece questo era un puro calore come il Sole d'estate.

    Stupido e semplice, ma bastava.





    Le labbra della rossa si mossero, sghignazzando piano piano per poi esplodere in una grassa risata seguita a ruota da Mat, riempiendo l’aria della notte per quasi cinque minuti senza sosta.
    Dovettero interrompersi solo perché avevano bisogno di ossigeno, e sospirando Shea disse all’amica:


    Sai? Ti invidio - prese uno stelo di erba secca e inizio a giocarci, intrecciandolo in una specie di triquetra - anche se sono qui da tre mesi più di te, ancora ho paura. Paura dell’addestramento, di morire e lasciare i miei fratelli e mia madre… non riesco a lasciarmi indietro questa ansia. Tu come fai?


    La ragazza si alzò di scatto, quasi saltando sulle punte dei piedi in una goffa danza per muoversi su una colonna rotta di fronte a una statua di Nike. La luce della Luna illuminava i suoi occhi mentre le ombre delle sue braccia aperte facevamo muore le ali della Vittoria.

    Non lo faccio! Ovvio che ho paura, sono stupida ma non sono scema - linguaccia – Voglio sempre tornare a casa da baba e annè! Voglio continuare a divertirmi e a lottare, io non voglio morire, Io…





    … Io voglio vivere...


    Il cosmo si avvampò, illuminandosi di luce celeste in risposta a quello rossiccio della maestra. Un icore di corallo perfettamente controllato fluiva attorno a lei, indisturbato anche da suo respiro e dai suoi movimenti precisi e calcolati. Tutto l’inverso del piccolo universo che turbinava come un quadro di Van Gogh attorno alla giovane, incapace di trattenere l’emozione.

    Paura? C’era, ma era sopraffatta dalla Eccitazione.

    Eccitazione di scontrarsi contro un avversario cosi forte, ammirato addirittura da suo padre.

    Eccitazione di dimostrare se stessa ed esprimersi, cercare un contatto con i suoi pugni e i suoi calci con quella persona che considerava non un ostacolo, ma un traguardo da raggiungere e superare.

    Eccitazione, perché i suoi obiettivi erano a portata di mano, doveva solamente fare quello che aveva sempre fatto, con la sua solita testa dura e determinazione.

    Eccitazione perché tutto questo era estremamente divertente.



    Gli occhi della giovane quasi non videro Kyung Mi scattare verso di lei, come un grifone pronto a ghermire un puledro, ma non si spostò. Sapeva bene che lei era un combattente esperto, veloce e abile, tentare una qualsiasi manovra evasiva avrebbe solo lasciato aperto spazi per qualche colpo.
    Il suo stile era finire velocemente e brutalmente, forse per questo mal sopportava Mat che anche da piccola due o tre colpi li reggeva.


    Un impulso, un bagliore rossastro di cosmo, e detriti scattarono verso il suo viso prima ancora di potersi difendere, accecandola per qualche istante e facendo piccole abrasioni sulle guance. Era sicuramente un diversivo, ma saperlo non aiutava a deviare l’impulso istintivo di chiudere gli occhi bloccando la visuale verso la sua avversaria.

    Ma un combattente non deve lottare solo affidandosi a quello che percepisce chiaramente, né deve pensare troppo. “Meglio una decisione sbagliata che una indecisione”, frase di suo padre che le aveva insegnato da bambina, non della sua maestra, ma che seguiva quasi religiosamente in ogni situazione.


    E Mat decise che se la aveva accecata era per un attacco diretto in un punto che avrebbe comunque potuto difendere, quindi alzò la guardia in stile Muay Thai d’istinto davanti a lei, alzando la gamba e ponendo le bracia davanti al suo viso in modo da coprire petto, collo e viso.

    Una mossa veloce, ma non abbastanza da disperdere il colpo della coreana che sembrava irradiato di pura energia, fredda ma immensa come un cielo al tramonto senza nubi.
    Pur non colpendo la gola, la sua immensa rapidità colse contro guardia la giovane che si ritrovò un forte dolore alle braccia ma almeno respirava ancora. Tuttavia il corpo non si adatto allo sbilanciamento e iniziò a cadere verso l’indietro in una posizione di sicuro svantaggio… se non fosse che ora la sua maestra era proprio davanti a lei, vista offuscata o meno.


    Sfruttando il movimento a parabola dovuto allo sbilanciamento, l’aspirante cavaliere avrebbe tentato di muovere la gamba destra per dare un calcio dal basso verso l’alto indirizzato dove doveva trovarsi il mento della sua avversaria allo scopo di sfruttare l’effetto sorpresa e farla tentennare per qualche secondo.


    Dopo di che, non ostacolando il movimento vero l’indietro, sarebbe atterrata sulle punte per scattare con una esplosione cosmica in direzione di Kyung Mi, indipendentemente dalla buona riuscita del suo calcio, per dargli un bel cazzotto con il pugno destro in pieno petto.



    … non solo sopravvivere.









    Matar | Pegasus (III) | Energia: Blu



    Abilità: ???

    Stato: Contusione leggera al braccio.


    Riassunto: Mi difendo intuendo un attacco frontale, ma per velocità e potenza cosmica lo subisco anche se sposto il danno dal collo agli avabracci. Invece di oppormi allo sbilanciamento, lo sfrutto per dare un calcio al mento della coreana per cercare di farla tentennare (AD) e una volta atterrato scatto immediatamente in avanti per non darle il tempo di reagire con un pugno (AF) diretto al petto.



     
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    La reazione è immediata. Forse grazie all’esperienza, forse grazie ai suoi riflessi superiori, Kyung Mi indietreggia quel tanto che basta perché la gambe sfiori appena il mento. È quello che fa quando il tuo pugno arriva che per un secondo registra nel tuo cervello come “oh no”.

    Si volta da un lato, leggera e impalpabile, offrendo meno spazio al tuo pugno per colpire. Le tue nocche le sfiorano il petto e senti che il tuo Cosmo morde, ma solo superficialmente, e il resto del tuo pugno colpisce solo l’aria e lei alza il braccio sinistro a mo’ di guardia del collo e del viso.

    E lo vede. Il tuo braccio è perfettamente teso, il tuo gomito esattamente di fronte a lei. Il tuo intero corpo in quel pugno, a una frazione di secondo dal continuare con la prossima mossa. Sai che se si fosse trattato di qualcun altro, se si fosse trattato di uno sparring amichevole, Kyung Mi avrebbe fatto altro. Ma la mano scatta istintivamente verso il tuo polso destro: vuole afferrartelo, tirandolo verso di sé e più precisamente verso il suo avambraccio sinistro che ora avvampa di Cosmo.

    Sai che se questa manovra riesce, probabilmente ti spezzerà il braccio di netto all’altezza del gomito, e approfittando del dolore ti ribalterà a terra da una posizione molto scomoda per la tua scapola.

    Sarà il contatto con il suo Cosmo a provocarti un brivido, simile a una scossa elettrica. È una parola sola, detta da una voce femminile, un soffio venato da quello che riconosci come l’ultimo sprazzo di vita dai polmoni rotti.


    « Eomma?
    Mamma? »



    Su4sahH

    [AF] cerco di spezzarti il braccio destro approfittando della tua apertura e [AD] di riposizionamento con una judo throw a terra.
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    Edited by ~S i x ter - 10/2/2024, 22:58
     
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    Una esclamazione di pura gioia riempì l’aria.

    Matar sorrideva quando la sua maestra riusci a evitare con fredda leggiadria il suo attacco. Non che pensava che non potesse riuscirci, era ben chiaro già` da quando era sorto il Sole che questo sarebbe stato un combattimento probabilmente a senso unico con la differenza di abilita e potenza fra le due abissale.

    la giovane stava annaspano nel rosso mare cosmico che la coreana aveva creato semplicemente esistendo, mentre la donna come un iceberg mostrava dai flutti solo il suo sguardo di gelida ostilità`, rimanendo in piedi in un abisso che non riusciva a vedere perso in una oscurità e incomprensione.


    Oh, questo sarà divertente!


    Si, divertente.

    Nonostante tutto il suo addestramento, i suoi sforzi, le sue ferite, la speranza era minima di ottenere la cloth. Non era sfiducia verso se stessa o le sue capacità, o disperazione, ma la comprensione che le probabilità erano quasi nulle.

    Ma questo era ciò che divide un guerriero o soldato da un eroe. Questo era quello che cercava Mat.
    La sfida verso qualcosa di impossibile da superare, la possibilità` di poter imparare non raggiungendo il limite, ma saltandoci dentro a quell’abisso.


    Quando Kyung Mi prese il polso della combattente per tirarlo e spezzarlo, sfruttando la sua apertura, cercò di non perdere la sua compostezza e ricordare ogni singolo combattimento che aveva fatto da quando suo padre le faceva prendere a testate i peluche a l’altro ieri quando aveva neutralizzato un tentativo di furto mentre era con i suoi amici al mercato centrale.

    Incanalando il suo cosmo celeste dentro al braccio, la ragazza roteò con forza il polso e l’avambraccio cosi forte da far perdere la presa salda che aveva a discapito di una lussazione di primo grado che avrebbe sicuramente gravato sullo scontro, ma cosi facendo il suo gomito sarebbe stato salvo a discapito di un colpo comunque pesante sul braccio destro che avendo più muscoli e un osso come l’omero decisamente più spesso avrebbe retto meglio anche grazie all’energia cosmica ancora presente. Sicuramente fa male, o Dio se fa male, ma nonostante tutto il braccio può essere ancora usato stringendo i denti, e una gomitata può essere più risolutiva di un pugno in certi casi.

    Con un pesante judo throw, sfruttando comunque il dolore seppur ridotto e lo sbilanciamento iniziale, Kyung Mi proiettò l’aspirante cavaliere di Pegasus sul terreno ma anche lì quell’attimo di libertà del braccio gli permise di cadere riducendo eventuali danni alla schiena e alle spalle.



    Vicino. Così vicino alla sua maestra come non era stata mai in tutti gli anni passati insieme, con le loro emanazioni cosmiche che si mescolavano nei flussi di energia, colpi, dolore, fisicità e sentimenti.


    Il cielo azzurro sopra Mat, quasi a guardare indifferente, senza nuvole che ostacolavano lo sguardo reciproco dei due. La ragazza non si fermò per pochi attimi perché stanca, dolorante o non reattiva, ma perché in quel turbine di sensazioni derivate dal combattimento poteva giurare di aver sentito una voce.

    Come lontana ma vicina, femminile, dolorante ma sicuramente non era lei e poteva giurare di essere sole. Come portata dal vento, la voce sofferente sembrava sul punto di scomparire non solo come sensazione ma proprio come le ultime parole di un morente. Un solo secondo come il pizzico dell'elettricità statica di un vecchio maglione...che apparteneva alla sua maestra?


    Il suo sguardo passò dal cielo azzurro ai suoi occhi orientali e disse, con una confusione rara nella sua voce?


    Eomma… Sei tu..?




    ~




    … annè? mamma?


    La ragazzina guardò Hazal, sua madre, seduta sul tavolo, che alzò lo sguardo verso di lei dal suo libro mentre scarabocchiava qualcosa su un quaderno. I compiti di fine semestre sembravano una strana preoccupazione per dei ragazzini che vivevano a due passi da persone capace di alterare lo spazio-tempo con i propri pugni, ma la donna era stata adamantina a voler dare a chiunque si trovava in zona una formazione quanto più completa e organizzata possibile. Forse anche come una cura di normalità verso la situazione di tanti orfani e bambini segnati a vita da quello che è successo.

    Non che gli adulti stessero meglio.



    Avrei… qualche problema a studiare il greco antico. Mi chiedevo… se potevi darmi una mano - chiese la ragazzina, grattandosi nervosamente delle bende che aveva sul braccio sinistro. Il labbro della donna tremò

    Non ora Matar, mi dispiace – disse decisamente troppo veloce – ho molto lavoro da fare. Potresti chiedere a tuo padre, o alla tua maestra o a qualche tuo compagno di addestramen…

    Sei… ancora arrabbiata con me?



    La penna le cadde di mano. Velocemente Mat andò sotto al tavolo per prenderla ma si pentì subito del suo gesto istintivo… e della sua boccaccia che non stava mai zitta.

    “Le sue parole dicono solo la verità” è una frase molto bella, ma non se portava gli occhi di sua madre a inumidirsi.


    Mi dispiace – disse freneticamente appoggiando la penna sul tavolo e alzandosi dalla sedia – si, posso chiedere a Shea, lei è molto brava, ehehe… scusa se ti ho disturbato, ora.. vado.


    Voleva solo un motivo per stare un po’ insieme a lei. Dopo quella brutta discussione. Dopo che sia lei che suo padre avevano appreso la notizia della sua decisione di aspirare all’armatura di Pegasus prima con confusione, poi con paura e infine con quella che poteva negli occhi di una ragazzina essere solo rabbia, delusione, rifiuto.


    Non contemplava il terrore che avevano di poter perdere la loro bambina.


    Il padre fu il primo a prenderla con filosofia. In fondo, conosceva bene il carattere di quella piccola palla di energia, e in cuor suo sapeva che essere letteralmente vicini di casa di eroi leggendari le avrebbe messo in testa determinate idee. Di certo un uomo si aspetta di fare il discorsetto all’amichetto (o etta) che la sua bambina poteva fare a casa, o lasciarla andare una volta che sarebbe diventata una donna, non vederla partire per missioni dove doveva affrontare demoni mitologici a mani nude e armature che ora sembravano veramente poco coprenti.


    Hazal invece era ancora in negazione della cosa. E solo ora aveva capito come ciò stava facendo star male il suo tesoro più caro.



    NO! Sc… scusami amore. Io… io… - si alzò di scatto e la abbraccio. Calore, amore, paura ma supporto. Quello che dovrebbe essere una madre, quello che lei aveva promesso a se stessa quel giorno in ospedale quando la ha avuto per la prima volta fra le sue braccia, o ancora prima quando insieme al suo amore saltavano con un test positivo per le stanze di un albero a tre stelle durante una vacanza.

    Lei aveva tradito quella promessa, ma soprattutto aveva fatto qualcosa di davvero stupido, lei che conosceva sua figlia più di ogni persona al mondo.

    Perché era certa, che anche se le cose sarebbero state strane, confuse, spaventose o senza speranza, lei sicuramente…



    ~




    … poteva cavarsela.


    Non sapeva che era successo, ma non era il tempo di stare fermi. Kyung Mi non sarebbe stata ferma e avrebbe sfruttato l’occasione per fare ancora più male a Mat, e lei aveva promesso a tanta gente di prendere quella ferraglia a forma di miniponi.

    Sfruttando la sua posizione di svantaggio con il tallone sinistro punto alle caviglia più vicino della maestra per dare un potente calcio sperando di sorprenderla con una mossa così elementare e spezzargli qualche ossa del piede, creare qualche danno che limitasse i suoi movimenti o semplicemente la sbilanciasse cercando di evitare il colpo.

    Da lì, utilizzando l’esito della sua azione, si sarebbe seduta di scatto sul terreno e con la gamba tentato di eseguire una spezzata orizzontale all'altezza delle sue tibie in modo da farla cadere e da lì sarebbe rotolata all’indietro sul terreno per poi mettersi in ginocchio in posizione di guardia, con il braccio destro tremante di dolore ma ancora con il fuoco azzurro negli occhi.


    Occhi che sfidavano la sua maestra.

    Occhi volevano dimostrare a chi amava di non avere paura.












    Matar | Pegasus (III) | Energia: Blu



    Abilità: ???

    Stato: Braccio destro decisamente dolorante, polso lussato.


    Riassunto: Cerco di allentare la presa roteando il braccio e il polso (facendomi un po' male) ma in modo da non farmi spezzare il braccio e ridurre il danno, poi casco per terra ma in maniera più attenta.

    Da lì, potente calcio alle caviglie della maestra per rompere qualcosa (AF) e poi con un altro calcio faccio una spazzata per destabilizzarla (AD) e poi rotolando tipo riccio all'indietro mi metto in una posizione di gurdia (Riposizionamento)





     
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    Kyung Mi spalanca gli occhi per un istante. Non sei sicura di cosa sia successo per farle perdere la concentrazione quella frazione di secondo che serve al tuo piede per impattare contro di lei. Grazie ai suoi riflessi, è riuscita a accucciarsi quel tanto che basta per far scivolare il piede sullo stinco invece del malleolo e il tuo piede impatta con violenza sull'osso più duro e resistente.

    Senti il colpo e la sua reazione: un sibilo soffiato. Il suo sguardo è su di te, ora colmo di determinazione e dolore represso oltre a rabbia. Mantiene la concentrazione nello spostarsi, e mentre lo fa senti la tua pelle pizzicare. Si risolleva agilmente su un ginocchio e alza la gamba ferita: fai appena in tempo a riconoscere la posa che assume per un istante prima che il vento si alzi con violenza verso di te, accompagnato dal movimento fluido del suo corpo. Cerca di ghermirti il fiato dalla bocca e spezzarti il respiro dai polmoni nell'impattare una massa d'aria pressurizzata contro il tuo viso e il tuo petto, e contemporaneamente scatta di lato a sinistra con una rapidità che lascia i tuoi sensi spiazzati.

    L'hai vista veloce, certo, ma non l'hai mai vista così. Non l'hai mai vista diventare il vento, lasciare illusioni di sé nel compiere un giro completo intorno a te. L'aria robora assordante quando un nugolo di lame si avventa da ogni direzione.

    Fra di esse, per un istante solo, noti un'altra figura. Ti fissa per una frazione di istante e scompare nell'urlo del vento, con il viso sfregiato che si distorce in un sorriso. Ogni tuo nervo urla a vederla, qualcosa dentro di te scalpita.
    Hai la pelle d'oca e il cuore si infiamma.

    « Mamma? »

    « mamma non lasciarmi da sola »






    « voglio combattere ancora, eomma »




    Su4sahH

    Sorpresa :azd: ho Vento! [AD] cerco di mozzarti il respiro per destabilizzarti usando un'ondata d'aria compressa che ti esplode in faccia, e come [AF] genero un tornado di lame correndoti intorno con le immagini residue [Diversivo].

    Mat comincia a capire che qualcosa non va. La visione della ragazza (assomiglia in maniera tremenda a Kyung Mi) scatena una reazione viscerale, sei convinta di aver visto qualcosa di profondamente sbagliato e la tua costellazione reagisce.

    E' ora di cominciare a usare il nostro Cosmo cavallino :zizi:
    ▼ DM's Corner
     
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    Sono poche le cose che possono lasciare senza parole Mat.

    Sorpresa si, ma solitamente a questo segue un onda di domande e considerazioni che lascia l’interlocutore stordito neanche fosse stato malmenato dalla sorridente ragazza. Non che capisse più della metà delle cose, ma era sempre un piacere per lei.

    No, vedere Kyung mi perdere la sua inespressività era sicuramente una novità capace di far perdere la parola anche a lei. Le emozioni erano merce rara dall’insegnante, e quelle parole immerse nel suo cosmo come echi erano abbastanza per questo scambio. Di chi era quella voce, sicuramente aveva turbato in qualche modo il suo stoicismo.

    Non che ciò avesse reso la donna meno attenta o pericolosa, tutt’altro. La coreana reagì prontamente alle mosse dell’aspirante Pegasus, per porsi elegantemente in una posa che quasi fece ridacchiare la ragazza, tanto che gli ricordava un vecchio film shaolin visto col padre da bambina.

    Ma tale ilarità si tramutò prima in sorpresa e poi eccitazione quando la sua impronta cosmica cambiò, o meglio si aprì come un cielo coperto da nubi, terso e calmo prima di una tempesta.


    Nel concentrato respiro che ogni atleta o guerriero imparava a masterare, l’impatto di un colpo invisibile fece mancare non solo il respiro ma letteralmente l’aria dai polmoni di Mat che con pochi secondi cercava disperatamente di prendere quante più boccate possibili nell’istinto naturale che non poteva essere messo in pausa.

    Impossibile non essere storditi, anche solo per un attimo, quello che bastò a Kyung Mi per scattare talmente velocemente alla sinistra della ragazza che sembrava moltiplicarsi come un vecchio B-Movie Ninja. Qui non partì la risata, perché l’attenzione della giovane combattente si concentrò su un tornado di vento, lame e immagini che iniziò a segnare con tagli netti il corpo di Mat, che si tentava di difendersi come meglio poteva alzando le braccia e davanti a volto e petto per proteggere parti vitali e gli organi sensoriali.


    tornado





    Tuttavia, non solo poderose raffiche taglienti e immagini della sua maestra che impedivano di capire la direzione degli attacchi apparivano nel vento cosmico che la circondava. Fra le pieghe delle correnti non solo sibili, ma anche una voce, come prima, più di prima, che chiamava sua madre, che chiedeva di non essere abbandonata, che poteva combattere.

    E fra i flussi, anche come se facesse capolino nella percezione non solo dei sensi normali, ma anche di ciò che andava oltre i cinque, un volto impresso nel cosmo. Un volto tagliato, che poteva essere bello un tempo ma ora una cartina di valli di cicatrici, era davanti agli occhi di Mat e non poteva non paragonarlo in qualche modo alla sua maestra.

    Gli occhi si incontrano insieme a un sorriso simile e diverso, che conosceva in qualche modo ma che non capiva.

    Tutto solo per un momento.
    Non un pensiero, non c’era tempo per pensare.
    Ma un istinto inizia a tirare le redini.


    Sbagliato. Tutto ciò è sbagliato.


    Qualcosa dentro il cuore della ragazza era scalpitante. Le emozioni fluivano sempre in lei liberamente ma questa volta sembravano quasi non poter essere contenute. Scalpitano, nitriscono, vogliono volare se via, lontano da ciò o verso di esso per caricarlo, Mat non riusciva a capire, ma capiva che questo flusso di istinti, emozioni, cosmo e stelle era…


    ~




    … Pegasus? Quella è la costellazione?


    Mat inclinò la testa confusa non smettendo di indicare quel gruppo di tredici stelle, con il padre che ridacchiò facendole pat pat sulla testolina. Faceva freschino anche se era Settembre ma non riusciva a prendere sonno ed era quindi uscito a prendere una boccata d’aria aperta. Sua figlia ovviamente appena aveva sentito la porta di casa aprirsi era scappata di nascosto e lo aveva seguito.


    Lo sai che la mamma si preoccupa se poi non ti vede a letto, creaturina – disse Eloy con un ghigno complice. Era bonario e in fondo amava il carattere coraggioso e avventuroso della sua bambina, ma sapeva che la situazione non era facile e voleva un pochino togliere qualche pensiero alla moglie. Erano passati pochi mesi, la casa era vivibile e una parvenza di normalità stava prendendo piede… ma ancora non era facile – comunque si. Non sono un esperto ma qualcuno la sera al bar, dopo una bella bevuta è andato molto sentimentale a indicarla, dicendo che era la costellazione che proteggeva i cavalieri più coraggiosi, testardi... e un certo Totti.


    Ma… ma… Pegasus è un cavallo con le ali, giusto? Ma le stelle non hanno quella forma. Sembrano più una medusa con dei problemi - rise, seguita dal lottatore che non poteva non concordare.

    Guarda, non lo so… Chi ci ha visto un cavallo la in mezzo ha sicuramente tanta fantasia. Ma alle volte le cose non è che devono avere un senso per gli altri. Ma lo devono avere per te. Una sensazione, un prurito dietro la testa… l’Istinto, che alle volte mi fa muovere mani e piedi prima ancora di pensare. Come quella volta…


    ... quella volta? - la bambina chiese confusa, prima di essere distratta e presa in braccio dal genitore, ridacchiando insieme a lui.
    Eloy non voleva far ricordare a Mat come era stato solo il suo intervento a non far schiacciare sotto le zampe di una creatura corrotta lei e la madre. O semplicemente, non voleva ricordarlo lui. Anche se aveva fatto bene e prega ancora Iddio per ciò che aveva fatto, la paura non lo abbandonava mai del tutto.

    I due avanzarono verso casa, ma la bambina anche se a cavalcioni sulle spalle di suo padre dondolava la testa indietro per continuare a guardare quelle tredici stelle.

    Si, ora che non guardava con gli occhi ma con l’Istinto, poteva vederlo...



    ~




    Pegasus delle Tredici Stelle si stava scatenando dentro di lei.


    Per resistere.
    Per combattere.
    Per avanzare.
    Per volare.


    Il cosmo fluiva illuminando la sua pelle mediterranea con di riflessi azzurri per resistere alla bruciante sensazione dei tagli, cosi come scariche di energia silenziavano l’urlo delle cellule che ancora pretendevano aria. Pochi secondi, quelli che servirono per esplodere in una vampa di cosmo azzurro a 360° per spazzare via con la pressione l’attacco della maestra, e ora con respiri affannosi di chi sembrava appena uscita da una faticosa apnea doveva rispondere a tale attacco.


    Maestra… non so cosa porti nel tuo Cosmo o chi sia quella ragazza sfregiata… e non credo che me lo vorrai dire
    – disse fra gli affanni la ragazza abbassando gli avambracci coperti di tagli ed escoriazioni – Per questo cercherò di capirlo a suon di cazzotti. Almeno in questo sono brava~


    Il cosmo si espanse ancora una volta, ma la posizione che stava prendendo Mat non assomigliava a nessuna vista in un ring o in un dojo. Le mani iniziarono a fluire disegnando qualcosa davanti a lei. Tredici punti. Tredici stelle che si immergevano nel cielo azzurro del cosmo della giovane.

    Le immagini nel vento erano tante. Il suo pugno sinistro era solo uno. Significava che doveva essere veloce, fulmineo, come una pioggia di meteore che avrebbe tentato di investire ogni cosa aveva davanti, ogni immagine che continuava a ronzare attorno a lei fino a fermare Kyung Mi o a sfinirsi prima. Fino a capire cosa nascondeva dentro di se e a creare un contatto.


    Il colpo più famoso di Pegasus, che ora Mat urlava non con rabbia ma granitica determinazione.


    meteorfist



    METEOR FIST






    Se era ancora vivo, forse Totti sarebbe stato contento.








    Matar | Pegasus (III) | Energia: Blu



    Abilità: INTEGRITA' (resistenza str.) / ??? / ???

    Stato: Braccio destro decisamente dolorante, polso lussato, tagli ovunqui, inizio di affaticamento.


    Riassunto: Mi metto le braccia a protezione dei punti vitali e cerco di resistere e riprendermi con RES STRAO. e poi faccio una esplosione cosmica per fermare il tornando di lame (DIF). Dopo di ciò faccio capire che voglio essere Pegasus e tento con una raffica di METEOR FIST (Tecnica) di colpire tutte le immagini residue fino a colpire prima o posi Kyung Mi e darle un bel cazzotone o più di uno.





     
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    Appena prima che tu scagli il tuo colpo, vedi l'immagine della ragazza sfregiata sorridere ancora di più. E' un sorriso folle, eccitato, pervaso da una frenesia che ti dà i brividi. Risuona con la tua, ma in una maniera distorta.

    « NO! »

    L'urlo di Kyung-Mi è contemporaneo a una delle tue Meteore che colpisce il bersaglio. La tua maestra viene destabilizzata nella sua corsa, ma invece di perdere l'equilibrio rotea e si ridà la spinta con il piede sinistro; senti anche l'urlo dell'intero tornado quando viene assorbito dal suo pugno destro e riscagliato verso di te.

    [ METEOR FIST ]
    Eagle's Splendor

    ade61726403208abbb63e108afcbb0c4

    L'attacco arriva sotto forma...della tua stessa mossa. Sono meteore di Cosmo, sospinte da vento e avvolte da esso come aghi e artigli nello scagliarsi verso di te. Vogliono fare male, vogliono causare dolore.

    I due colpi si attraversano a vicenda e vanno a segno, in una deflagrazione che rintocca come una campana nei vostri Cosmi tanto quanto nei vostri corpi. La tua determinazione abbraccia la sua per un attimo e, insieme al dolore, percepisci qualcosa di più profondo.

    Disperazione.

    « Ti stai spingendo troppo oltre, Iseul. »

    La voce di Kyung Mi sembra lontana anni luce. E' morbida, venata di preoccupazione sincera. Vedi la scena dalla sua prospettiva, riconosci le sue mani callose che sciolgono una striscia di garza. Fasciano una ferita coperta di unguento su una schiena forte, ampia, un letterale fascio di muscoli perfettamente allenati.
    Una bassa risata la scuote per un secondo prima di inspirare fra i denti e ridere più piano. La mano sinistra fa il segno dell'ok.

    « Hah, sciocchezze. Sai che mi rialzo sempre. »

    Le prendi il viso. Ha meno cicatrici, ma alcuni lividi sono ancora freschi. Le aggiusti gli occhiali sul naso, come fai da quando ha sei anni e ha cominciato a stringere gli occhi per mettere a fuoco.

    « E' una guerriera quella che voglio come figlia, Iseul. Non una bambola rotta. La tua armatura ti protegge fino al punto in cui vuoi essere protetta da essa. »

    Alza gli occhi al cielo. Tua figlia, il tuo amore, il tuo sole e stelle. Ti sorride e la abbracci.


    Siete entrambe in armatura.
    Tu porti quella dell'Aquila. Iseul quella di Equuleus. Osservate entrambe con angoscia, da dietro le maschere, le rovine di Seoul e correte a soccorrere quanti più civili sono sopravvissuti.
    Sarà una lunga notte.



    Iseul è fra le tue braccia. Muore a piccoli spasmi, il corpo rotto e squassato dalle macerie che l'hanno seppellita. I resti del Corrotto stanno ancora fumando della tua furia poco lontano da voi, ma non ti importa. La maschera in frammenti, e i suoi occhi perdono il fervore della battaglia e fanno fatica a metterti a fuoco.
    Aveva promesso di rialzarsi sempre e ti implora di farla combattere ancora, anche in punto di morte.


    Continuano a mandarti piccoli, insulsi idioti. Ragazzini che pensano di aver visto la guerra, e invece hanno visto solo la tragedia e non sanno che farsene veramente. Pensano che combattere risolverà i loro problemi. Che darà loro uno scopo, ma non tollerano più il dolore.
    Sei dura con loro. Sei spietata, brutale, esattamente come lo saranno i loro nemici.
    Li stai salvando.



    Tutti tranne lei.
    Che continua a rialzarsi.
    Continua a sorridere.

    Voglio essere un eroe.

    Ti prego, non tornare domani.
    Lasciami sola.
    Torna da chi ti ama.



    Kyung Mi è sopra di te, il pugno alzato. Gli occhi in fiamme, il pugno in fiamme, ardente di Cosmo. Fai fatica a respirare, qualcosa ti sta tenendo ferma, qualcosa che va oltre la tua maestra.

    Il mondo si incrina e vedi di nuovo Iseul, le dita strette sulle spalle di Kyung Mi, le sussurra all'orecchio. Senti il conflitto nella tua maestra, quel cocente dubbio e quell'agonia di un animo che sta per rompersi.

    Eppure, qualcosa accade.

    Brilli, di una luce abbacinante. La faccia di Iseul si contorce di rabbia e svanisce, il Cosmo di Kyung Mi esita fino a disperdersi e si allontana con un colpo di reni, il volto colmo di orrore e meraviglia.

    E tu, Matar, senti un peso su di te. Un abbraccio caldo, un incoraggiamento, un'esortazione. Una confidenza, colma di eccitazione scalpitante per quello che potrai fare.

    E' l'armatura di Pegaso.




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    Che cos’è un Eroe?

    Non lei. Lei non era lei, non era Mat.


    Non solo perché non assomigliava a lei, ma perché era diversa, distorta, come uno schizzo segnaletico della polizia che accentuava i tratti in modo quasi grottesco per risuonare ancora più nella mente. Per essere riconosciuto anche nella folla di centinaia di giorni di rimorso. Per essere ricordata anche se fa male.

    Questo è quello che nascondeva? La giovane era riuscita a a raggiungerla con i suoi pugni, ma non poteva dirsi contenta, ne ciò aveva chiuso lo scontro fra le due guerriere.


    Kyung Mi risponde, come al solito potente, precisa, letale anche se le emozioni ora fluiscono nel suo urlo e in tutto il suo linguaggio non verbale. Come le labbra tremano, come il respiro è meno concentrato, come il suo cosmo che ribolle di quei concetti è meno tormenta e più fiato dopo un pianto. Fiato perso nei vortici di vento quando si uniscono nel suo pugno per contrattaccare come in uno specchio, ripetendo la stessa mossa portata non dalla luce delle tredici stelle ma dalle correnti di sette, che si uniscono in una portentosa esplosione che fa vibrare l’ulivo facendo cadere alcune delle sue foglie.


    Il dolore arriva, preciso come una cambiale, ma non solo… altre emozioni e ricordi, più vividi, più forti, più dolorosi delle ossa rotte o della carne aperta. Sale sulle ferite probabilmente fa molto meno male.


    Iseul.

    Mi rialzo sempre. Bambola Rotta.

    Figlia. Madre. Rabbia. Dolore.

    Altre bambole. Da testare. Da rompere.




    Ruel, così serio e pragmatico. Un volto giovane ma maturo di chi conosce la storia e il suo sangue si mescola con il mito. Sempre vissuto nei pressi del Grande Tempio, la sua famiglia ormai senza lustro dopo secoli di servizio nelle sale del Grande Sacerdote. Ma lui non vuole solo ritrovare gli antichi fasti ed eleganza, lui vuole volare via lontano con quelle ali…

    (No piccolo. Quello che avrai qui non sono ali, ma pesi dolorosi. Te lo dimostro e sei il primo non a dire addio ai tuoi sogni ma a cercare un altro sentiero. Che il tuo futuro possa essere radioso e libero).


    Mikons, cosi spavaldo, litigavamo sempre. Essere un cavaliere lo avrebbe reso amato da tutti, lui che era stato lasciato solo al mondo, e avrebbe lottato anima e corpo per loro. Con una delle armature di bronzo avrebbe fatto il salto in avanti, luminoso come una meteora, e forse, forse i suoi genitori…


    (Per quanto amore tu possa ricevere, i nemici dell’umanità ti odieranno più di quello che puoi pensare. E un cavaliere lotta anche senza amore, riconoscimento o speranza. So che ha trovato qualcuno qualche anno dopo che ha abbandonato, hai capito cos’è realmente l’amore).


    Sunil, un rifugiato come tanti. Quando il Cosmo si è risvegliato ha pensato che poteva farlo. Poteva risolvere tutto. Corruzione, Fame, Dolore. Poco appariscente rispetto agli altri ragazzini ma era il nostro pilastro, amichevole e volenteroso.

    (Ha resistito tanto, ma guardavi troppo oltre ed eri ancora troppo legato al tuo infantile idealismo. Ricordo la porta che quasi si ruppe quando te ne andasti oltraggiato dal mio comportamento verso i tuoi amici).


    Shea, figlia d’Irlanda e mia amica. Il suo cuore era nel sogno e nel passato, di un tempo in cui era felice e a cui non voleva solo ritornare, ma donare agli altri. Non aveva abbandonato la paura e la consapevolezza, e questo la rendeva la più forte, più di quanto poteva mai pensarlo, più di tutti noi.

    (Ma il cuore non è una fonte di forza. Un muscolo che pompa il sangue e un punto debole se non riesci a controllarlo. Sei rimasta per amicizia e affetto, ma alla fine anche questi hanno un limite e si rompono come cocci di vetro).

    Se ne sono andati via tutti, e ora lei è rimasta da sola lì, in quella casa lontana (sono salvi da me).


    Tutti tranne lei
    (tutti tranne me)

    Che continua a rialzarsi
    (non voglio stare giù)

    Continua a sorridere
    (come fate a non trovarlo divertente?)


    Ti prego, non tornare domani
    (sono qui).

    Lasciami sola
    (sono qui).

    Torna da chi ti ama
    (sono qui).






    Quando la vista si riconnette alla sua coscienza, Mat era per terra.

    Il contrattacco aveva avuto sicuramente i suoi effetti e l’aveva portata in una seria situazione di svantaggio con Kyung Mi che torreggiava sopra di lei con un pugno carico di energia. Tutto le faceva male e sinceramente aveva poche idee su come uscirsene da questa situazione, bloccata dal peso e dalla forza della donna. E non solo. Nelle fratture della percezione e del cosmo, Iseul torreggia su entrambe, bisbigliando cose che non si riescono a capire ma che chiaramente stavano intaccando l’animo della donna.


    Tuttavia la giovane mora non riuscì che dire che:


    CHE FIGATA! - il suo sorriso se possibile era ancora più luminoso sebbene bagnato da rigoli di sangue, mentre gli occhi brillavano di pura ammirazione – Cioè, contrattaccare un Meteor Fist con un Meteor Fist? Geniale!!! Oh, la prossima volta devo assolutamente provarci.

    Domani stessa ora? Magari posso convincere anche Shea a venire, gli altri non so perché hanno impegni. Anche i miei genitori, e Chris! Sarà bello menarci con qualcuno che fa il tifo, che ne dici maestra?



    Era stupida. Non c’era altra spiegazione possibile.

    Come poteva ignorare tutto quello che era capitato fino a pochi secondi fa? Tutto quello che aveva percepito? Tutto questo dolore e disperazione? Anche se non poteva sapere i dettaglia, era chiaro che Kyung Mi aveva vissuto la tragedia che nessuna madre dovrebbe mai vivere. E che questa cosa l’aveva segnata bel profondo come una cicatrice ancora sanguinante che tiene costantemente aperta.

    Ignoranza? Egoismo? Follia? O semplicemente….




    Una macchia nel cielo




    Un cosmo luminoso oscura l’azzurro del cielo e disperde qualsiasi cosa fosse quell’ombra di un eroe valoroso al cui cuore piange di non poter battere il pugno, e che dissipa quello della coreana che si allontana di scatto come per non essere colpita da una meteora o da una abbraccio.


    Caldo, luminoso, fraterno, come quello di un amico che non ti vede da anni. Un amico che Mat aveva visto anni fa scambiandolo per una medusa un po’ storta ma che ora lo avrebbe riconosciuto anche a occhi chiusi. Qualcuno che era sempre stato con lei, pazzo come lei, ma non cattivo.
    L’istinto di volersi rialzare anche quando si cade, di continuare ad avanzare per se stessi e per gli altri.

    Senza passato o futuro, senza speranza o riconoscimento, ma solo perché è quello che va fatto.


    Si, fidati amico… ci divertiremo un mondo.


    Mat si rialza, togliendosi la povere da dosso.
    Le ferite fanno un male cane, ma va bene così. Si sgranchisce le ossa e da leggeri colpetti all’elmo di bronzo, risistemandolo ancora non abituato a combattere con qualcosa in testa. Ma per il resto le sta come un guanto, leggera e vibrante di energie.

    Si rimise in posizione di combattimento, con il suo cosmo mezzo ammaccato ma che non accennava a voler diventare meno luminoso e caldo.


    Okay, continuiamo?

    iamhere


    Un Eroe è qualcosa che non ti aspetti.









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    Riassunto: Sono qui.





     
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    Kyung Mi ti guarda, sbattendo le palpebre per qualche istante. Sta sanguinando copiosamente, bruciata in più punti dal tuo attacco dove la sua protezione cosmica non ha retto la potenza del tuo colpo. E' ancora a terra, fissando l'armatura che ti copre con un'espressione di sofferenza mista ad assoluta, completa incredulità.
    Si riprende lentamente, passandosi le mani sulla faccia per trarre un respiro profondo e tremante.

    « Ho appena cercato di ucciderti, Mat. Dovresti finirmi qui ed ora, dovresti fare giustizia ora che sei un Cavaliere. »

    Si morde il labbro, interrompendo il contatto visivo per un istante. E' vergogna, profonda vergogna.

    « Ho lasciato che le mie emozioni prendessero il sopravvento. Ho lasciato...che quel fantasma mi deviasse ancora. So che è falso ora. So che era un inganno, l'ho visto con i tuoi occhi e mi hai mostrato la verità a cui ero cieca. Sono stata stupida. Era così reale.

    Avrei dovuto respingerlo con più forza. La mia debolezza è la ragione per cui la mia armatura non risponde più al mio richiamo, da anni ormai.

    E tu mi chiedi di continuare? No, Mat. Io non posso più insegnarti nulla, né posso fregiarmi del titolo di tua maestra, né per te né per nessun altro. »


    Il dolore è percepibile, ma anche la sua risolutezza. Fa un respiro profondo, poi accenna quasi un sorriso, scuotendo appena la testa.

    « Dovresti odiarmi, secondo ogni logica. Ma non sono mai stata in grado di capire chi viene scelto da Pegaso, non fino in fondo. Aquila e Pegaso volano nello stesso cielo, ma mai allo stesso modo. »

    Cerca di rialzarsi, orgogliosa e determinata nonostante le ferite. Ha con sé una dignità che sei sicura niente possa spezzare, un modo di portare quello che ora riconosci essere lutto.

    « Mi consegnerò alla Gherusia oggi stesso. »

    Ne ha fatto la sua armatura, e la sua forza, e te la sta consegnando ora.

    « E tu mi accompagnerai, Mat di Pegasus. »


    Su4sahH

    E io ti rispondo ora, guarda un po' :straddit:

    Abbiamo una bella scelta per Mat. Kyung Mi ti sta richiedendo di essere consegnata alle autorità. Sei abbastanza certa che qualcosa del genere potrebbe portare a gravi conseguenze per lei.

    Eppure...cosa vogliamo fare? C'è qualcosa in ciò che hai visto che è molto importante e da cui dipenderanno un po' di cose nell'addestramento.

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    No.



    ~




    … no? Quindi vuoi dirmi che non hai picchiato il tuo compagno di scuola Matar?


    La sala del preside di quella scuola elementare era spartana e con pochi fronzoli. Non è raro che molti tendessero a rendere l’ambiente scolastico quanto più amichevole possibile, almeno quando si aveva a che fare con bambini così piccoli. Ma il vecchio Preside era irremovibile su questo stile di decoro e autorevolezza.

    Gli adulti non dovevano essere amici, ma un punto fisso e sicuro che doveva essere sia un sostegno che un ostacolo, severo ma giusto. E il distacco quando si entrava in quella stanza era un mezzo, almeno secondo la sua esperienza, per dare quell’aura di correttezza che andava oltre alla emotività dell’infanzia.

    Eppure, fra tutti i bambini che passavano quella porta con lo sguardo fisso sul pavimento o gli occhi lucidi di pianto, quella bambina per quanto mai maleducata non mostrava mai timore.


    No. Lui ha iniziato a tirare i capelli a un’altra bambina, e io mi sono messa in mezzo. Mi ha spinto e muovendomi gli ho dato un pugno per sbaglio. Quello mica è picchiare – spiegò una piccolissima Mat, quasi meravigliandosi che un uomo con tanti fogli di carta appesi sulla parete non capisse una cosa così semplice. Magari, come le ha spiegato suo padre, gente diversa sa cose diverse e vede il mondo in modo diverso. L’importante è farsi capire.


    Matar… non abbiamo mai preso provvedimenti verso di te perché anche se non brilli in tutte le materie hai comunque una presenza assidua, supportiva e positiva verso gli altri e non hai mai causato problemi senza una provocazione – disse da dietro la sua scrivania leggendo dei fogli. Sapeva a memoria il fascicolo di ogni studente, ma non voleva perdere nessuna informazione o recente sviluppo - Tuttavia anche se per aiutare un’altra bambina, non possiamo passare oltre…


    Bambina? Io volevo aiutare lui!


    … come, scusa?
    - il preside alzò gli occhi, guardando per la prima volta direttamente la bambina che dondolava le gambe sulla sedia. La cosa lo aveva preso di sorpresa, ma anche di curiosità. A questa età si iniziano a formare le radici degli individui futuri, e questa cosa poteva essere importante – vuoi dire che lo hai picchiato per aiutarlo?

    Noooo. Già detto, quello non è picchiare. Ma da molti giorni l’ho visto piangere di nascosto dietro alla palestra, sempre dopo che aveva litigato con quella bambina – si avvicinò leggermente come per rivelare un segreto bisbigliando – penso che abbia una cotta, almeno così mi ha detto una mia amica più grande.

    Ma, non lo sa dire e le tira i capelli. Non è stupido? Mi sono messo in mezzo per evitare che facesse una stupidata e finisse LUI qui al mio posto. Ho provato a parlargli prima… ma scappava tutto rosso in viso.

    Non si merita di passare dei guai solo perché non sa dire le cose agli altri e a se stesso.

    Non è giusto.




    Alzandosi, l’uomo per la prima volta passando dall’altra parte della cattedra. Non sorrideva, ma il suo tono sembrava molto più rilassato e meno formale – capisco… comunque non puoi andare… sempre così fisica. Il tuo scopo era nobile e giusto, ma spesso è meglio parlare con le persone per poter risolvere le cose in modo che nessuno “passi un guaio”.

    … ma io non so parlare. Non sono brava con le parole
    – rispose mogia.

    Il preside annuì. Chissà se non voleva aiutare così tanto questo suo compagno anche perché un pochino si rivedeva? – Puoi lavorarci. E cosi aiutare davvero le persone.

    Eheheh, grazie. Significa che non chiamerete mia madre? - disse con degli occhioni teneri sperando di non passare ULTERIORI guai con la madre.

    Oh, beh...




    ~





    … non credo proprio.


    Mat aveva le braccia conserte, ferma mentre ascoltava pazientemente le parole della sua maestra. Finire qualcuno che non si stava difendendo non era nello stile dei cavalieri di Athena. Anzi, probabilmente non era nello stile di Mat anche se fosse stata un cattivone come uno specter o qualcuno non proprio ok in ogni situazione come un black.

    Si, Kyung Mi non stava bene, era ben chiaro che quel senso di colpa che aveva visto era tato un veleno nella sua anima per troppo, tanto tempo. Quanto il suo spirito si era assuefatto a questo dolore, integrandolo in ogni cosa che faceva? Quanto derivava solo ai suoi rimpianti o da qualche altra fonte? Quella figura nel cosmo della coreana era strana, ed era la prima volta che percepiva qualcosa del genere. La ragazza non era una esperta spiritista o mentalista, magari poteva parlarne con qualcuno ma non poteva mettere tutto in pausa ed aspettare.


    Non posso decidere per te, Maestra. Si, continuerò a chiamarti così perché non posso dimenticare quello che mi hai insegnato anche solo con i tuoi silenzi. Quello che hai insegnato a tutti noi.

    Ho sbirciato con i miei colpi dentro i tuoi pensieri, ho visto che per quanto non in modo gentile, sbagliando e facendoci anche del male, davvero ci tenevi a noi… e anche se in modi diversi siamo tutti cresciuti con te e ora, forse
    – guardò con un grande sorriso il riflesso del suo viso suo suo avambraccio coperto dall’armatura – forse abbiamo trovato la nostra strada.


    Hai sbagliato. Tanto. Ma tutti noi sbagliamo.

    Io sbaglio in continuazione e di tanto in tanto ci rifletto.

    Mi fa male pensare ai miei sbagli… a quello che potevo fare… a quelli che ho ferito anche non direttamente. Ma non mi pento di nulla, perché con queste ferite sono cresciuta e continuerò a crescere come persona.

    Forse un giorni mi fermeranno del tutto. Ma non mi importa.



    La ragazza si avvicina. Ora è di fronte a Kyung Mi e le tende le mani con il suo immancabile sorriso. Non prende le sue e non le cerca, aspetta la sua reazione e rimane lì continuando il suo discorso.



    Hai cercato di farmi male. Bene, ci sarà tanta gente e mostri che vorranno farmi peggio.

    Ma non ti porterò dalla Gherusia… farò qualcosa di molto peggio. Ti lancerò il mio attacco più forte che tu non conosci, che distruggerà la tua armatura e che sicuramente ti farà male, tanto male. Ma so che puoi resistere.

    So che non meriti una gabbia perché l’aquila anche se lo ha dimenticato sogna il cielo…
    So che anche se non come maestra o cavaliere, puoi dare ancora tanto libera e non è vera giustizia tagliarti le ali senza che tu possa sentire ancora il cielo.


    Kyung Mi… parlami di Iseul.






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    Riassunto: Talk no jutsu.







    Edited by eden_ST - 29/2/2024, 20:30
     
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    Vedi il fastidio negli occhi, e per un secondo Kyung Mi perde ogni traccia di disponibilità. Per un secondo solo torna la tua maestra e si chiude in se stessa di nuovo, vedi le barriere alzarsi e la solitudine tornare. Non è abituata a sentirsi dire di no, questo è certo: glielo hai visto nel momento in cui stava per risponderti, nella contrazione del pugno destro, nella ferrea volontà di dettare un ordine e vederlo eseguito.
    Ma le tue parole risuonano in lei.

    « Molto bene. »

    Dice dopo qualche secondo, riaprendo gli occhi dopo un sospiro seccato. Zoppica appena verso il lato della casa, dove apre un rubinetto per sciacquarsi il viso e le braccia dalla polvere. Ti invita a fare lo stesso, avviandosi dentro per prendere qualche garza e il necessario per fasciarvi le ferite.

    È una casa semplice, spartana. Una grande stanza con arredo ridotto all’osso, ma che ti dà una sensazione di pace e riflessione, nel senso minimalista del termine. Sei costretta a toglierti le scarpe quando ti fulmina con lo sguardo appena fai per posare il piede sul pavimento di fibre intrecciate, e l’armatura si scompone dal tuo corpo appena lo desideri.
    Il totem, una splendida scultura di bronzo argentato e lucidissimo, si posa sul pavimento. La senti vibrare quieta, piena di viva personalità che risuona con la tua a un livello profondo.

    Kyung Mi mette sul fornello un bollitore e ti indica una sedia senza dire una parola. Il tuo sguardo si posa sull'unico altro pezzo di arredo della stanza, un basso armadio aperto. Dentro vedi due cose, insieme a dell’incenso ancora fumante: una vecchia foto, probabilmente militare, di un uomo in divisa dallo sguardo sereno e orgoglioso, e una medaglia d’oro danneggiata e sbeccata.

    « Iseul era una sciocca. »

    Comincia così, mentre disinfetta le vostre ferite, e con l'acqua rimanente fa un té.

    « Una madre che possa definirsi tale non ha paura di dire che sua figlia è una sciocca, se vuole farla crescere. »

    Ti parla di lei, come le hai chiesto. Era la figlia di sua sorella, che aveva abbandonato marito e bambina di quattro anni nel cuore della notte, senza dire una parola. Allora, Kyung Mi era un Cavaliere. Gestiva il proprio dojo di arti marziali, in una remota città della Corea del Sud, e addestrava le nuove leve del Grande Tempio prima di portarle in Grecia.
    Mai avrebbe pensato che fra le sue allieve ci sarebbe stata anche lei, che al tempio era venuta perché non aveva altro posto dove stare.

    Non hai mai sentito Kyung Mi parlare tanto, e non credevi neppure sapesse farlo. Dritta al punto, senza troppi fronzoli anche nelle descrizioni, esattamente come combatte.

    Iseul era una forza inarrestabile, perennemente attiva. Desiderosa di mettersi alla prova, ansiosa di dimostrare quanto valeva. Senza paura, e qui la voce di Kyung Mi esita per un secondo.

    « La paura non è un errore, Matar. È il modo in cui il tuo corpo, il tuo spirito e la tua mente ti tengono viva. Molti la pensano come il contrario del coraggio, ma non si tratta di due forze opposte. Sono una mano sinistra e una mano destra, controllate dallo stesso torso. »

    Sospira, abbassando lo sguardo sulla tazza. Ripensi al corpo martoriato che ti è quasi sembrato di stringere fra le braccia. Evita di parlare di quel momento, ma capisci che non è necessario.

    « Iseul non ha mai appreso la differenza fra questi due concetti. Dove debba finire una e dove debba finire l’altro. Per quanto glielo ripetessi, per quanto si ferisse, per quanto rischiasse la vita, non era mai abbastanza per lei.
    Ho impiegato dodici anni ad accettare che le avevo insegnato tutto quello che potevo insegnarle e che, ad un certo punto, era lei a pensare di non dovermi più ascoltare.

    Finché, qualche mese fa, non ho cominciato a vederla. L’ho preso come una benedizione, un segno che quello che stavo facendo era giusto. Ha cominciato a comparire durante i tuoi addestramenti. Poi la vedevo sempre, con la coda dell’occhio, quando ti rompevi qualcosa o ti ferivi.
    Poi…il suo volto ha cominciato a sovrapporsi al tuo.

    E con il suo volto, i ricordi di quando i miei insegnamenti hanno fallito.

    Mi hai chiesto di Iseul? Era mia figlia, mia allieva e mia compagna d'arme. E ho fallito a proteggere tutte e tre le cose. »


    Inspira profondamente, poi fa un gesto secco con la mano, appoggiando la tazza sul tavolino con un'aria di finalità.


    Su4sahH

    Post tranquillone e di passaggio. Hai voluto il talk no jutsu? Ti becchi il talk E il jutsu :zizi:

    ▼ DM's Corner


    Edited by ~S i x ter - 3/3/2024, 01:29
     
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    Beh, almeno non mi ha risposto con un pugno – pensò la ragazza sciacquandosi la faccia e pulendosi la bocca dal sapore metallico del sangue – anche se volevo continuare, il mood si era abbastanza abbassato e forse è meglio parlarne che prenderla a sberle.


    Seguì la donna non zoppicando ma tenendosi il polso destro che con lo scemare del flusso del cosmo stava iniziando a fargli un male cane, bloccandosi per qualche secondo sull’uscio.
    Raramente nei lunghi anni di addestramento lei e gli altri sono stati cosi vicini alla porta di quella casa. Mai sono entrati all’interno, vicina ma distante esattamente come Kyung Mi.

    Quasi indietreggiò come un riflesso involontario alla occhiataccia della donna, preoccupata di aver capito male, ma era per il pavimento pulito che rifletteva la spartana accoglienza della casa che un non invito ad entrare. Chiedendo scusa, istintivamente l’armatura rispose alla sua richiesta e si scompose in una piccola statua che volò pigramente in un angolo della casa, quasi come un gatto in cerca di un posto dove riposare ma pronto a saltare alla vista di qualcosa di interessante.

    Entrando, sfiorò leggermente la “testa” del totem non pensandoci, sentendo ancora la connessione fra i due a livello cosmico, come se non se la fosse veramente tolta. Era così simile a lei, ma al contempo così distante, antica ma non saggia nel senso umano del termine. Quanti l’avevano indossata? Quanti l’avevano distrutta? Eppure era così piena di vita come se fosse pronta ad esplodere come una nova solo di energia e gioia.


    Grazie – disse al cenno della sua maestra, resistendo allo strano impulso di fare grattini alle decorazioni dell’elmo e sedendosi comicamente composta su una sedia. Si stava più o meno rendendo conto della situazione e anche se non era a disagio voleva davvero evitare di infastidire più del dovuto la coreana.

    Lo sguardo cercava di concentrarsi su qualunque cosa che non era Kyung Mi, ma l’armatura di Pegasus era alle sue spalle e l’abitazione aveva cosi poca roba che guardare le venature di legno del tavolo era una opzione considerabile, prima che gli occhi della ragazza si incontrassero con quelli di un soldato racchiuso nelle cornici di una foto. La medaglia d’oro danneggiata faceva intuire che ci fosse una lunga storia anche lì, ma non voleva tirare troppo la corda con altre domande come era il suo solito.


    Su dai Matar, sii una buona ascoltatrice e cerca di non farla chiudere in gattabuia – pensò facendosi pulire i tagli e contusioni con acqua calda nel mentre l’odore di tè riempiva l’asettico odore di pulito della casa e Kyung Mi iniziò a parlare.


    Per una persona che non la conosceva poteva sembrare laconica e concisa, ma probabilmente Mat non l’aveva mai sentita parlare così tanto in quattro anni. Della sua storia, di come era sia un cavaliere d’argento e maestra di un dojo (o suo equivalente coreano), di come Iseul fosse sua nipote ma di fatto anche figlia, di come fosse una sciocca inarrestabile e l’avesse insegnato tutto quello che sapeva per renderla forte e in grado di poter sopravvivere. Di come per lei tutto ciò era stato un totale fallimento, di come Iseul non avendo paura e volendo sempre spingersi al limite fino ad essere irresponsabile.

    Di come aveva iniziato a vederla di nuovo, quando lei, Mat, arrivava al limite. Quando la sua pelle si apriva, le sue ossa si rompevano, i suoi tendini si spezzavano. Di come quel fallimento stava per succedere di nuovo.

    La ragazza strinse le dita callose attorno alla sua tazza, guardando il liquido scuro emettere piccole nuvolette di vapore. Il suo riflesso era un ombra, quasi indistinguibile. La sua maestra la vedeva nello stesso modo, non definita, un’ombra che si fondeva con un fantasma che avvelenava la sua psiche.



    Non sono Iseul.


    Banale, ma era la verità.


    E non hai fallito… anche se mi hai parlato di lei, non conosco Iseul. Non ci ho mai parlato, non ci ho mai combattuto, non l’ho mai vista sotto la luce che non fosse la tua.

    Ma se dici che in lei rivedi me, probabilmente non sarebbe andata lontano senza aver avuto il meglio del meglio come insegnante
    – ridacchia, appoggiando anche lei la tazza sul tavolo, ma continuando a tenerla fra le mani incapace di separarsi da quel calore che probabilmente quello spettro aveva sentito tante altre volte – e anche per questo io mi sento al sicuro. Ho l’armatura di Pegasus, il mio cosmo, la mia famiglia e i tuoi insegnamenti come scudo. Non potrei desiderare altro.


    Riprende la tazza e beve, facendo un lungo sorso – Tutti pensano che io non abbia paura perché mi getto a capofitto a fare le cose. Perché non mi fermo anche se so se posso farmi male e la situazione è pericolosa. Ho visto cosa hai passato… cosa avete passato. Ho visto cosa ha attaccato la mia famiglia quando ero ancora piccola.

    Ma soprattutto, ho visto chi ci ha salvati. Ho visto Chris e la squadra Argo fare missioni e tornare coperti di ferite ma sorridenti perché avevano aiutato qualcuno. Ho visto Shea e gli altri con tanti sogni e che anche se hanno fallito non si sono fermati. Ho visto altri ragazzi come me che stanno lottando per prendere questi pezzi di antiquariato per poter fare la differenza e significare qualcosa.


    Io non sono Iseul, maestra… io ho sempre paura. Paura di non tornare a casa dai miei genitori. Di non potermi vedere in piazza con i miei amici. Di non divertirmi, lottare, vivere come voglio solo perché qualche pezzo di merda ha fatto casino in qualche modo con l’ordine cosmico e robe del genere.

    Io non ho paura di morire Kyung Mi, ma ho paura di non vivere.


    Perché tu non la hai?

    Perché non hai paura di non vivere appieno insieme a me e agli altri?

    Perché non hai paura di rifiutare gli altri e non essere felice di nuovo per le persone che ti hanno sempre voluto bene?

    Perché non hai paura di quel fantasma che continua a sussurrati nell’orecchio Dio solo sa cosa?









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    Stato: Braccio destro decisamente dolorante, polso lussato, tagli curati.


    Riassunto: Contrattacco Talk no jutsu.







    Edited by eden_ST - 12/3/2024, 20:06
     
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    « Senza la paura non sarei qui, Matar. Smettere di provarla, o chiudere le proprie emozioni, desiderare di non provarne affatto...quello è smettere di vivere. »

    Te lo dice molto semplicemente. Diretta, all'osso. Ma non glaciale, è una verità che in te risuona probabilmente molto più che in altre persone come una frase da portare dentro davvero. Sembra colpita dalle tua parole, e sai che ognuna di esse è andata a segno nella sua attenzione.

    « Quello per cui ho sempre lottato sono stati i miei allievi. La vita del Grande Tempio è stata per tanti un limite...per me è stata una liberazione. Non dovevo esistere per nient'altro che non fosse il mio dojang.

    Una volta il Grande Tempio era diverso. La maggior parte di noi, di voi, non aveva una famiglia a cui tornare. Commilitoni, sì. Compagni, persone che capivano e sapevano che il mondo esterno non avrebbe mai davvero compreso per cosa abbiamo lottato sempre. Fratelli o sorelle a volte, e ancora più anticamente anche questi venivano separati. »


    Ti guarda e senti la tua voce di tua madre e tuo padre. Le risate dei tuoi amici. Saresti la stessa Matar, senza di loro?

    « Ora la tragedia è di tutti. Ha unito le persone, ha distrutto e composto famiglie e dato speranza...ma ha anche dato perdita. Il Grande Tempio è cambiato, e ora il mondo sa cosa e chi siamo.

    Ho continuato a prendere allievi, ad addestrare Cavalieri e guardare in faccia i loro genitori, i loro amici o la loro famiglia e sentire il loro sguardo mentre i nomi dei loro morti venivano incisi nell'Engraphé.

    DqXeXHx

    La mia armatura mi ha abbandonato perché ora so cosa prova, semplicemente. Un'aquila che teme che i pulcini cadano nel volare non ha senso voli anch'essa. E quello che vedo nel tuo volto quando ti vedo tornare ogni mattina sapendo che hai abbracciato tua madre e tuo padre...come potrei chiedere a loro la nostra stessa fede, se non dovessi tornare?

    Io non ho paura di vivere, Matar. Vivo e respiro ciò per cui so fare meglio, e lo faccio perché Atena me lo permette. E' insegnarvi a prendere tutto ciò che provate, tutto ciò per voi è importante, e stringerlo nel pugno prima di combattere per esso.

    E devo avere fede che basti contro quello che dovete affrontare, e che ora sia lo stesso anche per chi non è un Cavaliere. »


    Hai un brivido sulla nuca. Dura un istante, è una reazione fisica a qualcosa in avvicinamento, qualcosa di potente. E' come realizzare che un tornado fermo è in realtà diretto esattamente nella tua direzione.

    Vi voltate entrambe appena prima che la figura bussi con educazione prima di entrare. E' un uomo alto, biondo, dai lineamenti di una bellezza antica e gli occhi chiari - di una serenità, tristezza e determinazione immensi.

    0xuj438

    « Kyung Mi. »
    « Seraf. »


    Aleksander Seraf, Re Santo del Leone, vede la tua armatura e qualcosa gli attraversa il volto. Ma è un sorriso a uscire, fermo e rassicurante. Una scintilla di sfida, perfino.

    « Matar di Pegasus, quindi. »

    E' un tono di congratulazioni, e il Lawos ti rivolge un cenno con il capo a rimarcare la proclamazione. Non gli è servito neppure vederti l'armatura indosso.

    « Perdona l'interruzione. Farò due chiacchiere con la tua maestra, se non ti dispiace. Ho bisogno di confermare con lei qualcosa, prima di parlare di Gherusìa. »

    Kyung Mi sembra quasi offesa, ma la sua esitazione nel rispondere sembra divertire Aleksander. Avviene uno scambio telepatico, e nello spazio di qualche frazione di secondo probabilmente un'intera commedia shakespeariana.

    « Degna di tale allieva, davvero. Matar, nel mentre penso tu abbia un'importante missione da portare a termine, prima di ricevere il tuo primo incarico. »

    Ti indica con un cenno del capo l'esterno e con la coda dell'occhio vedi che c'è un manipolo di persone fuori. C'è la tua famiglia. I tuoi amici. I Bronze Saint che non sono in missione - e fra loro senti il chiasso della Argo, soprattutto la voce di Harper che sembra essere tornato dal Jamir.

    Matar di Pegasus, la tua famiglia ti chiama per festeggiare.
    E la tua maestra sospira, poi ti fa cenno di raggiungerli.

    Su4sahH

    Grande filosofia, ma soprattutto grande comparsa :asd:

    Sai che il fatto che Alek sia qui significa che rivedrai senza problemi Kyung Mi. Goditi i festeggiamenti, e descrivi un paio di giorni di vita da Saint a Rodorio! Have fun.

    Dal prossimo post rientriamo carichi a pallettoni Fulmini di Pegasus :azd:

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