[TRAMA] The Rumbling

Luke → Minotauro [II pg]

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    THE RUMBLINGLuke¬ → Minotauro
    PROLOGO

    La vostra avanzata è inarrestabile. È apocalittica. Siete un accadimento paragonabile solo a una catastrofe naturale, con la differenza che siete 108 mali dimenticati e colmi di un odio per il mondo che non ha eguali.
    108 patti diversi. 108 inni alla paura la cui cacofonia ha assaltato ciò che resta di Lemuria.

    E a guidare questa avanzata ci sono loro. I tuoi zii. E tuo padre…e tua madre. Minosse ha promesso che avrebbe riportato l’amata Pasifae indietro, aggirando un editto divino, e così ha fatto. Ha promesso che i suoi figli sarebbero stati al sicuro finché sarebbero rimasti a Creta, e così è stato. Ha promesso che avreste avuto vendetta per ogni vita strappata dalla crudeltà degli dèi, e che gli dèi avrebbero urlato esattamente come i suoi sudditi di Creta nei loro ultimi istanti. E a ogni passo dell’armata infernale, è il creato stesso a urlare.

    La promessa di un re è legge. Lo sai bene, Asterione. Campione di Creta. Il Toro di Cnosso. Minotauro.

    Non ti sei mai sentitito così vivo, come se avessi aperto gli occhi solo ora e tutto il resto fosse stato solo un pallido sogno. Fai ancora fatica a considerare compagni chi ti circonda (alcuni sono letterali bestie ai tuoi occhi per come si comportano e trattano la vita), e per questa ragione sei da solo nell’esplorare quel palazzo, mentre il resto dell’esercito si trastulla nell’ avanzare sul Grande Tempio.

    I servi non hanno fatto in tempo a scappare, troppo impegnati a realizzare l’entità di cos’è successo poco prima: il loro signore li ha abbandonati appena ha sentito della vostra avanzata. Non cogli il nome, e forse non ti interessa quello di un codardo. Le sue guardie hanno più fegato e onore di lui nel difendere la tenuta, cercano di far scappare donne e bambini senza sapere che la morte per tua mano è la cosa migliore.

    Non colleghi, finché non apri una porta ai piani nobili. La camera padronale, il talamo nuziale dei padroni di casa. Sei passato da una porta aperta dove hai visto una culla rovesciata, vuota.

    Non realizzi finché non vedi, appesa a una trave del soffitto, la corda di seta tesa e il corpo freddo che si sposta appena al movimento d’aria della porta, tua sorella Fedra.

    Su4sahH

    Sorry no pretty layout che sono in viaggio. (EDIT: Modificato layout in data 15/1/24). Benvenuto nel tuo trauma!

    Siamo durante la prima Guerra Sacra. Gli Spectre stanno andando a fare l’allegra scampagnata post rituale e noi oh boi, vi state divertendo un sacco. Descrivi cosa fa Asterione con i suoi nuovi poteri e consapevolezze di aver un po’ vinto nella (non)vita, sei in una cittadina non troppo lontana dal GT a fare casino, stanno avvenendo scontri altrove e i Giudici e i Maggiori stanno cominciando la scalata.

    E poi effettivamente ricordi che Fedra era scappata da Creta con Teseo e Arianna.

    Sì, sei a casa loro. No, Teseo non c’è.

    ▼ DM's Corner


    Edited by ~S i x ter - 15/1/2024, 00:16
     
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    Asterione, lo Spectre del Minotauro, era in estasi.
    Quanto era dolce il sublime momento della vittoria, il compiersi di un momento lungamente atteso, la riprova della giustezza delle sue convinzioni; ogni sacrificio ripagato, ogni lacrima vendicata, ogni promessa mantenuta. Il premio della lealtà sarebbe stato glorioso, una stella che avrebbe brillato nelle profondità dell'Ade per tutta l'eternità, una vittoria così grande e schiacciante da essere perpetua: prima ciò che restava di Lemuria, poi l'Olimpo stresso avrebbe tremato sotto i loro passi, e sarebbe stata la sua famiglia alla testa di questa grande e terribile armata. E infine avrebbero spento ogni stella nel cielo, e la gloria di Asterione sarebbe stata infinita. E tutto sarebbe stato finalmente perfetto.
    Neanche nei suoi più grandi momenti di trionfo aveva mai sperimentato un qualcosa di così totale, puro e completo, una sacra comunione di sangue sparso sull'armatura che indossava. Si sentiva onnipotente il Minotauro, come nel più bello e realistico dei sogni, pervaso da così tanto potere da sentirsi in grado di sventrare un Dio; quello che stava svolgendoglisi davanti agli occhi era una serie confusa e nebulosa di accadimenti, guidati da un filo di istinto che urlava, che pretendeva, vendetta. Oh, dolce vendetta, da quanto tempo aveva sognato di ripagare i tanti nemici di Creta con la loro stessa moneta e finalmente, FINALMENTE, reclamare giustizia per le tragedie che avevano piagato la sua famiglia.
    In quei giorni bui e pieni di sofferenza ogni debito sarebbe stato pagato.
    Non sapeva esattamente dove le gambe l'avevano portato, ma si era reso conto di essere solo. Non amava i suoi nuovi compagni d'armi, la loro sete di sangue li rendeva incontrollabili belve più che guerrieri, e gli animali non avevano posto negli affari degli uomini; e quale affare più sacro che quello della vendetta?

    In quel palazzo lontano, Asterione avrebbe trovato giustizia: come il popolo di Creta aveva urlato e implorato pietà, lui non ne avrebbe concessa. Come la civiltà intera era stata spazzata via, lui sarebbe stato araldo di distruzione. Come gli Dei gli avevano portato via tutto con la loro crudeltà e ingiustizia, lui avrebbe fatto sperimentare ad altri l'aspro sapore della perdita.
    In quella notte il crimine era essere vivi e il Minotauro sarebbe stato giudice, giuria e boia. I suoi passi pesanti riecheggiavano nel palazzo come un eco di rovina per chiunque ancora respirasse, non si curò di nascondersi o di essere silenzioso, voleva che lo sentissero e che avessero paura: avevano molto di cui temere. Eppure ancora c'era qualcuno con abbastanza coraggio da imbracciare armi e impugnarle contro un inevitabile destino.
    Le guardie della tenuta stavano facendo un lavoro lodevole e tatticamente giusto: stavano sfruttando corridoi e strettoie per limitare la sua mobilità, tendendogli imboscate con arcieri negli ampi spazi aperti e pieni di vegetazione dei giardini, attaccando tutti insieme da ogni direzione per massimizzare i loro numeri superiori, e facendo da scudo con i loro corpi per chi non poteva combattere. Se le circostanze fossero state diverse forse avrebbe applaudito il loro coraggio e dato a ognuno l'onore di un vero duello, ma sfortunatamente Asterione, specialmente in quel determinato momento, non era un avversario che avrebbero potuto sconfiggere; lance e spade si ruppero contro la sua armatura, frecce e proiettili di fionda rimbalzarono senza danno, e i loro tentativi di salvare qualcuno da quell'inferno furono vani. Da parte sua non stava neanche combattendo, si stava limitando a muovere le mani contro qualunque cosa fosse nelle sue vicinanze e vedere sangue scorrere, arti volare e urla disperate farsi sempre più alte. Voleva che sapessero esattamente quanto erano impotenti, quanto i loro sforzi fossero inutili, quanto non fossero neanche degni del suo impegno.
    E quando giunse a coloro che questi prodi volevano salvare, ai deboli e agli indifesi, a donne e bambini, vecchi inermi e infermi, servi che non avevano mai imbracciato un'arma nelle loro vite, cosa fece Asterione: codardi e coraggiosi, infanti e anziani, donne e uomini, diede una rapida morte a ognuno.
    E la sua ascia, un tempo simbolo di un nobile ufficio, divenne l'arma di un macellaio e uno strumento di carneficina.

    Poi giunse una camera diversa, mentre ancora stava cercando il codardo che avrebbe dovuto essere il signore del maniero.
    Era quasi fuori posto lì, in quel luogo ricco, pulito e nobile, lui che era un gigantesco ammasso di sangue, metallo e frattaglie; prima vide il letto, un ampio talamo nuziale, una culla vuota, una finestra aperta che dava verso i giardini e un corpo. Una donna, il collo stretto in una morsa di seta, un lungo filo avvolto ad una trave del soffitto e... la riconobbe.
    L'estasi si ritrasse, svanendo come neve al sole, e i ricordi che erano finiti nel retro della sua mente riaffiorarono con la crudeltà di tizzoni ardenti sulla pelle: ricordò una bambina con la quale era cresciuto, minuta e furba, dalla parlantina veloce e l'astuzia di sapere sempre cosa dire per avere ciò che voleva. Ricordò di aver condiviso con lei momenti felici e spensierati di un'infanzia così lontana da sembrare quasi un'altra vita, e gli sovvenne di aver parlato con lei nei suoi pochi momenti di dubbio e scoramento, di aver chiesto il suo consiglio perché... si fidava di lei. Ricordò esattamente perché il suo tradimento aveva fatto così dannatamente male.
    Fedra. Era Fedra, ed era morta.
    L'aveva odiata come mai aveva odiato nessun altro, l'aveva maledetta con tutta la sua forza e le aveva augurato di subire ogni agonia e violazione immaginabile prima di finire nelle profondità del Tartaro, e forse se l'avesse trovata viva l'avrebbe uccisa con le sue stesse mani. Ma Asterione in quel momento non aveva davanti agli occhi una traditrice; davanti allo Spectre c'era solo il cadavere di sua sorella, morta sola e abbandonata da tutti, lasciata lì come una cosa dimenticata.
    Scattò in avanti tagliando il filo con un movimento dell'indice, facendo cadere il corpo tra le sue braccia: era piccola e minuta, silenziosa come una bambola disarticolata, il braccio sinistro penzolante nel vuoto, avrebbe quasi potuto pensare che fosse addormentata, non fosse stato per quegli occhi aperti. Un nuovo dolore, un nuovo coltello conficcato direttamente nel suo cuore, un'altra tragedia che aveva colpito una famiglia martoriata dal dolore della perdita, ma Asterione non si lasciò andare ad esso, non poteva. Aveva un dovere da fare, e la donna che stringeva era una Principessa di Creta; non l'avrebbe lasciata da sola in quell'ultimo momento, suo fratello non l'avrebbe abbandonata.
    Una mano si strinse su uno dei corni che si protendevano dall'elmo della sua armatura e strinse, con forza e delicatezza, quasi cercando di non fare troppo rumore per paura di svegliarla. Con uno stridio, il metallo cedette sotto la forza del suo padrone, frantumandosi nel suo palmo.
    Non aveva con sé oro da offrirle ma Minosse gli aveva detto che quegli artefatti contenevano almeno in parte il metallo delle monete dei morti, sarebbe bastato; e se non fosse bastato avrebbe strangolato Caronte con le sue stesse mani finché non le avrebbe concesso il suo passaggio. Depositò sugli occhi di Fedra due frammenti che brillavano di riflessi sinistri, viola e neri; poi la sollevò in alto, e da Asterione si propagarono fiamme color ametista. Un fuoco blasfemo ed empio, il frutto delle fatiche della sua famiglia e il prezzo della lealtà, una vampa che un giorno avrebbe divorato il mondo intero: per ora tuttavia avrebbe immolando una donna in quello che sarebbe stato un ultimo atto di pietà fraterna, dandole quel ultimo brandello di onore e compagnia che ognuno avrebbe dovuto avere nell'attimo supremo della fine di una vita. Un funerale improvvisato, eppure dovuto.

    E quando il corpo si dissolse, vaporizzandosi in una nube di pulviscolo, Asterione rimase da solo con le mani protese verso l'alto, immobile come una statua.
    Poi riprese a pensare e ora, che la gioia e l'intossicante sapore del potere non annebbiavano più le sue percezioni, riconobbe esattamente l'enormità di quello che era successo e di dove, esattamente, si trovava. Memorie riaffiorarono e si legarono a quello che era successo, a ciò che aveva visto prima di quel momento, agli stemmi che campeggiavano su vessilli, sugli scudi e armature delle guardie, agonizzanti memorie di tradimento e inganno. Se fosse stato umano avrebbe pianto, ma Asterione non era più umano: era un mostro, e i mostri non piangono. I mostri odiano.
    E ora tutto l'odio che era fisicamente in grado di provare aveva un bersaglio, un simbolo su cui riversarsi nella sua interezza, qualcuno a cui attribuire ogni colpa e qualcuno da cui esigere una terribile vendetta. Se non fosse mai venuto a Creta i piani di Fedra sarebbero rimasti piani, e non sarebbe stata in grado di tradirli, e Arianna non avrebbe mai abbandonato la sua casa; entrambe si sarebbero salvate e avrebbero visto la giustezza dei piani del padre, se non fosse stato per lui. Era tutta colpa sua, di quel vile che non aveva avuto neanche il coraggio di affrontare la sua fine da uomo, di colui che aveva abbandonato Fedra e l'aveva lasciata a morire da sola. Ricordò, il Minotauro, il suo nome.

    TESEO!!!

    Una nova di furia incontrollata esplose nella camera da letto, annichilendola in un turbinio crepitante di energia blasfema, la detonazione così potente da far crollare l'alta torre su sé stessa. Lui emerse da quell'inferno rovinoso di macerie toccando terra con la violenza di una meteora, continuando a urlare senza sosta tutto il suo odio con una forza tale da far tremare i muri di quella casa vuota.

    VIENI FUORI E AFFRONTAMI, CODARDO!!!

    L'ammasso di incontrollabile furia che era diventato Asterione avanzò, senza neanche sapere esattamente dove, folle di ira e desideroso, più di ogni altra cosa, di reclamare giustizia. Sul suo onore, avrebbe dato in pasto il suo cadavere agli sciacalli e divorato quello che restava della sua anima vigliacca.

    CANE MALEDETTO, NON PUOI FUGGIRE DA ME!!!

    Sarebbe stata una lunga notte.
     
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    Ethel Cain - Ptolemaea



    Accade in un istante. L'odio avvampa e inghiotte ciò che ti circonda, fa cenere di ricordi e cadaveri. Le tue urla squarciano il cielo e ad esse non risponde che muta paura - perché è paura quella che vi circonda. Paura e dolore.

    Dèi, quanto avete paura. Il pensiero ti trapassa la mente per un istante, un ago freddo nel tuo cervello. Dèi, quanto volete uscire da questo posto. Per un attimo ti manca il respiro, i tuoi sensi si infiammano. E' fuori di senno. Ha ucciso. Ha ucciso dei bambini.

    Dèi vi prego, mio padre ha ucciso dei bambini innocenti.
    Dèi, vi prego, mio padre mi fa paura.
    Dèi, questo non è più mio padre.

    Vi prego salvatemi, salvatemi, qualcuno, qualcuno, vi prego, vi prego, voglio uscire da qui

    Sei in grave pericolo, Asterione. Eppure sei circondato da nulla, hai massacrato ogni anima dentro questo posto. Sei circondato da cenere e improvvisamente sbatti le palpebre ed è tutto buio.

    Buio come quella notte, quella in cui hai visto con i tuoi occhi quello che tuo padre era disposto a fare e non lo hai fermato. Buio come la mattina in cui i tuoi fratelli, le tue sorelle, ti hanno guardato e hanno realizzato che il mostro di Creta eri tu. L'unico in grado di fermare tuo padre. Di perire nel tentativo. Di fargli vedere un barlume di ragione, tu che eri il primo, il più grande.
    Il suo orgoglio, chiamato con il nome dell'uomo che era stato il primo re di Creta.

    Eppure non lo hai fatto.

    Ogni tuo nervo sta bruciando, ogni tuo istinto combattivo ti urla di difenderti, ma da cosa?

    « Tu pensi di potermi toccare? »

    L'immagine di Fedra sta bruciando le tue cornee. Non riesci a toglierla, è impressa in ogni tuo neurone: è una bambina che sorride furba mentre nasconde le more che ha rubato dal giardino; è una ragazza che irretisce chi vuole, mandando alla rovina i suoi pretendenti; è una strega, brava come sua madre, spregiudicata come sua zia Circe; è un'orfana e una principessa senza popolo; è una principessa senza destino ed è una traditrice; è pallida, emaciata, su di lei sono presenti segni di ferite. Lividi e graffi, corde, tagli. Le dita sanguinano, rotte dal graffiare la porta, gli occhi brillano di follia.
    Eppure è ancora la cosa più bella che tu abbia mai visto.
    La più bella fra tutti voi, quella che il mondo forse avrebbe bruciato per sposare.

    « Tu osi pensare di mescolarmi alla carne da macello? Lurido, schifoso mostro. »

    IlOSMld

    Il suo sorriso si distorce in maniera impossibile. Intorno a te il mondo brucia e senti una cacofonia di pianti. Senti le grida di ognuna delle tue vittime, senti le grida della tua famiglia. Ancora peggio, senti il silenzio dopo la loro scomparsa.
    Senti la tua casa perdere l'anima, pezzo dopo pezzo.

    Hai ancora un'anima, Asterione?

    « Tu pensi di porgermi la mano, di compiere un gesto di pietà? Io sputo sulla tua pietà. Io sputo sul tuo fingerti umano. Io so cosa sei, Μινώταυρος. »

    nEbXd5p

    « Per la pietà devi tendere la mano verso
    chi non è alla tua altezza. »


    « Io sono Fedra di Cnosso.
    Io sono la Regina di Atene
    e nessuno mi è superiore. »



    Nikolay Filipovich - Reaving Tempest (Warhammer 40.000: Rogue Trader OST)


    Le sue mani si tendono verso di te, e senti che il tuo odio era la chiave. Questa era una trappola che tua sorella Fedra ha teso per chi osasse profanare il suo corpo, per chi osasse alterare la morte che aveva scelto per sé. La sua ultima, grande decisione, il modo in cui ha terminato la propria storia di agonia.

    Improvvisamente sai che è esattamente nel suo stile. Sai che forse, nel suo odio, Fedra ha pensato che avresti ricordato. Che forse, avresti fatto quello che hai fatto, forse contava sulla briciola di umanità che avevi e dèi, vuole che bruci con te perché per lei, tu meriti solo questo.

    E Fedra, mentre la sua anima sublima in furia e odio, sta infliggendo sulla parte di te che le hai dato, sulla parte della tua Surplice, ogni briciola del suo potere.

    Su4sahH

    Qualcuno ha ordinato pure unadulterated female rage?
    No? La lascio qui allora, grazie a tutti.

    Come devo dirtelo, è un attacco di Illusioni Mentali, con Cosmo Straordinario, a Suprema. Sei alla stessa energia, ma devi uscirne in qualche modo. Consideralo la letterale parola dolore, in ogni significato che questo può avere per Asterione.

    Vediamo come descrivi la cosa. Lascia il risultato in sospeso, siamo in duello ora.

    ▼ DM's Corner
     
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    I pensieri trafissero la sua mente come un coltello arroventato, sostituendo furia con dolore. Ricordò, Asterione, cose che avrebbe voluto dimenticare: le sale del palazzo di Creta, quelle riservate alla famiglia reale, abitate da una famiglia che si riduceva sempre di più.
    Ricordò la paura folle che aveva provato ogni volta che Minosse si trovava nella stessa stanza, ogni volta che sentiva la sua voce, ogni volta che l'eco dei suoi passi risuonava nei vuoti corridoi. Tutti loro avevano giustamente paura dopo aver realizzato esattamente cosa era disposto a fare, cosa era disposto a sacrificare, della cosa aveva preso il posto di loro padre. Ricordò il palazzo, un tempo luogo di gioia e risate, diventare un castello di incubi; ricordò i muri farsi sempre più vicini, minacciare di schiacciarlo, ricordò di sentirsi soffocare e di urlare, di pregare, agli dei di portarlo via di lì.

    Realizzò di essere in pericolo come un animale selvaggio davanti al fuoco, percepì una minaccia farsi sempre più vicina e intensa e aguzzò ogni suo senso in risposta; nessun nemico gli si fece vicino per distruggerlo, fu solo nero. Nero e nulla. Ricordò, ancora, gli sguardi dei suoi fratelli e sorelle quando capì che, nonostante la tremenda paura, non avrebbe alzato la mano contro Minosse; come avrebbe potuto? Lui, le cui mani erano sporche di altrettanto sangue, lui, che era diventato il terrore del labirinto. Lui, che aveva scelto il dolore. E fu lì che realizzò che quei pensieri non erano i suoi, perché Asterione non aveva mai avuto paura di suo padre; aveva sempre, sempre, creduto che non avrebbe fatto loro alcun male. Aveva sempre avuto fede in lui.
    Perché sapeva sperava che dietro quella frenetica ricerca e immondi sacrifici c'era amore, la volontà di non vedere i suoi figli morti e persi come la moglie e di riportare sé chi gli era stato ingiustamente tolto, perché aveva promesso a tutti loro che sarebbero stati al sicuro a Creta e la promessa di un Re è legge ed editto. Era rimasto perché, se tutti lo avessero lasciato, Minosse non avrebbe potuto più mantenere la sua promessa. Era diventato lui il mostro perché aveva sperato di risparmiare agli altri quel destino.
    Non se n'era andato perché, se fosse rimasto da solo, la storia l'avrebbe ricordato come un Re così ignominioso da aver scacciato l'interezza della sua prole, come un sovrano incapace di mantenere la parola data. Era rimasto perché nessun altro lo avrebbe fatto, perché qualcuno avrebbe dovuto essere testamento dei suoi successi, perché Asterione era e sarebbe sempre stato il suo Campione. Non odiava chi se n'era andato e aveva accolto con pentimento le infinite morti che l'avevano fatto arrivare lì, in fin dei conti ognuno aveva fatto la sua scelta: i suoi fratelli e sorelle, Minosse, e infine lui. Non aveva, e mai avrebbe avuto, nessun rimpianto.

    La cosa davanti a lui però non era sua sorella.
    No, Fedra non poteva fregiarsi del titolo: era una creatura, un cumulo di malvagità e follia che ben superavano la sua. Era molto più pericolosa di lui e di Minosse, era un essere orripilante che occultava la lordura della sua anima dietro un manto di bellezza e bontà: era ancora la donna più bella che avesse mai visto, nonostante tutto, ma il Minotauro sapeva esattamente cos'era quello che stava bruciando la sua mente. All'ultima pietà che poteva concederle aveva risposto con un tranello, un'altra menzogna, e lui ci era cascato di nuovo.
    Si era fatto abbindolare per l'ennesima volta da pietà e onore, le aveva permesso di calpestare i sentimenti più genuini che ancora gli danzavano nel buco orripilante che era diventata la sua anima. Per l'ultima volta.

    Bugie. Ancora bugie e inganni e infamia. C'è mai stata una singola verità nella tua vita?
    Era caduto in ginocchio, non si era neanche reso conto del fatto in verità, ma il dolore era stato così immane e incommensurabile da far crollare la statua di metallo ametista che era il Minotauro. Sentiva nella mente il continuo gracchiare di urla indistinte che trapanavano il cervello, il dolore di ogni innocente che aveva sofferto per mano sua dilaniarlo nella parte più profonda del suo spirito, nei suoi occhi lampi della fine di tutto quello che aveva lottato per proteggere; eterni promemoria di quello che si era lasciato dietro. Ogni parte della sua essenza stava bruciando di fuoco mentale, ma aveva ancora la forza di alzarsi in piedi, di levarsi a fronteggiare chi aveva la pretesa di distruggerlo.
    Anche da morta sei brava a mentire, a sembrare una povera vittima innocente, ma io so chi sei: ora io ti vedo, Fedra, per quello che sei davvero. Per quello che sei sempre stata...- il dolore fu tale da fargli perdere la presa sul terreno, arrancò per un momento, costretto a reggersi con una mano, ma poi continuò a sollevarsi lento e inesorabile -non ti è mai importato nulla delle vittime di nostro padre, né di nostra madre e né tantomeno di nessuno di noi. L'unica persona che ami, che hai amato dal primo momento in cui ti sei vista allo specchio, è te stessa.
    Eppure non fu solo dolore l'effetto di quell'attacco, perché nel fronteggiare Asterione con i suoi fallimenti gli era stato ricordato qualcosa che ancora rimpiangeva: la persona che era sempre stata dalla sua parte, che lo aveva difeso nei suoi dinieghi, che aveva ascoltato quando spiegava le sue ragioni, che era stata al suo fianco quando nessun altro lo avrebbe fatto, qualcuno che aveva davvero amato fin dal profondo di un cuore sempre più nero. Ricordò di Arianna, di come gli inganni di Fedra l'avessero rivoltata contro di lui, di come le aveva negato la salvezza che sarebbe giunta nel futuro, di come avesse costretto lui a farle del male. Per quell'inganno, quell'infame e vigliacco inganno, aveva versato il sangue della sua sorella prediletta.
    E Asterione fu pura ira.

    Come osi darmi del mostro dopo quello che hai fatto ad Arianna! Dimmi, hai avuto il coraggio di guardarla negli occhi mentre le tagliavi la gola?! Oppure l'hai solo lasciata a morire da qualche parte? Come hai osato usarla per i tuoi fini!!!
    La mente del Minotauro proruppe di Cosmo, sospinto dall'onda di furia e indignazione, nel tentativo di levarsi oltre la trappola nella quale era piombato. Non era mai stato un fine scienziato delle vie del cosmo, i suoi talenti erano semplici e altrettanto brutali, era un guerriero, nulla di più. Cavalcando la rabbia che lo animava, la furia blasfema che ormai era parte integrante del suo essere, la pura indignazione che ancora poteva provare e divenne una lama che avrebbe dovuto andare oltre ogni l'indegnità che gli stava venendo inflitta.
    Come ogni nemico comune, avrebbe infanto le catene che lo attanagliavano con tutta la furia di chi vuole vedere ingiustizie punite. Un ultimo grido accompagnò il massimo sforzo mentale, seguito da una effettiva lama di cosmo scaturita dalla sua mano, richiamata dalle profondità dell'artefatto fuso con la sua essenza, diretto contro la proiezione che aveva davanti. Non credeva che sarebbe riuscito a distruggerla così facilmente, ma era più per provare un punto.

    Tu sei un mostro, esattamente come me! COME OSI GIUDICARMI!!!
     
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    L'illusione si frammenta, incrinandosi come vetro. In ogni sfaccettatura compare ancora Fedra, in miriadi di espressioni diverse che cambiano come onde. Sei circondato dal suo viso e la sua voce echeggia da destra, poi sinistra, sotto, sopra, due direzioni insieme: la cacofonia è assordante e stridula.

    « Avrebbe potuto ucciderti. »

    « Avrebbe potuto salvarti. »

    « da quello che ti sei inflitto »

    « nella tua immensa, tenera, impossibile »

    « stupidità fedeltà »


    « Ed è stata debole. »


    Una delle sfaccettature digrigna i denti, gli occhi si illuminano di quel verde intenso, innaturale. Un'altra contemporaneamente si torce le dita dondolando su se stessa, una urla dentro una stanza vuota fino a graffiarsi la gola. Una implora pietà, piangendo.

    « Ho fatto quello che dovevo, e sono stata clemente. Non avevo bisogno di un'altra cosa rotta da te o da quell'abominio attorno. »

    Con la coda dell'occhio la vedi. Arianna, gli occhi spenti. Arianna, la sue meravigliose dita che non esistono più.
    Arianna, che diventa sempre più piccola man mano che la nave si allontana, supina su una spiaggia bianca mentre il sole muore.

    « E non ti permetterò di distruggere tutto il resto e pensare che tu o quel mostro siate nel giusto. Che tu sia meritato tutto questo, quando a loro...a noi non è toccato nient'altro che dolore. »

    Ogni sfaccettatura ora ti guarda. Sei circondato da quegli occhi accusatori, le tue orecchie sono piene di quella cacofonia che ti sta distruggendo i riflessi secondo dopo secondo. Sai che deve esserci un punto debole in questa gabbia, ma sai anche che Fedra non può essere viva e non ha un corpo da attaccare. Questa è la sua ultima manifestazione su questa terra.

    « Quindi sì, io posso giudicarti. E lo faranno tutti gli altri, per ogni singolo briciolo della tua infima esistenza. E sai qual è l'unica cosa che mi dà pace? »

    Fedra, la brillante. Ricordi il giorno in cui è nata e i suoi occhi sembravano piccole stelle, ricordi la felicità...che forse, un giorno sfuggirà ai tuoi ricordi. Fedra, dalla parola che si usa per il barlume di gioia e quello di una scheggia di luce riflesso nei più splendidi dei gioielli.

    « Che avranno ragione. »

    Ed è luce purissima quella che si dirige verso di te in una miriade di raggi sottilissimi che vogliono trafiggerti da ogni direzione.

    Su4sahH

    Ed ecco il set di poteri mitologici di Fedra! Illusioni Mentali, Influenza Mentale e Luce, perché ci piace il greco :asd:

    L'[AD] è l'effetto di rintronamento totale sui tuoi sensi e riflessi, per renderti difficile imbastire una difesa efficace contro l'[AF]: un fottilione di raggi di fotoni da ogni direzione (pavimento compreso). Considerati dentro una cupola a livello spaziale.

    Stai lottando contro una manifestazione, quindi non c'è un corpo attivo da malmenare...per ora.
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    The Rumbling

    °Maledetta pazza, era tua sorella! Il sangue del tuo sangue, si è fidata di voi e tu l'hai abbandonata?!°
    Arianna, che era sempre stata dalla sua parte. Arianna, che mai aveva temuto suo fratello. Arianna, che era una delle ragioni per cui si era lasciano precipitare in quell'abisso di oscurità e follia.
    Arianna, che per colpa di Fedra aveva ferito, che gli era stata tolta per i suoi inganni, un sacrificio dei più infami per la gloria della sorella; Asterione aveva con sé il fardello di infinite colpe, il suo nome era macchiato e portava l'eredità di un massacratore, con le sue azioni si era reso complice di uno degli atti più infami che mai ci sarebbero stati nella breve storia del mondo. L'unica speranza che ancora aveva era di riuscire a salvare anche gli altri, di poterli proteggere per l'eternità, di dare loro una perenne esistenza sotto lo stendardo di Ade.
    Il destino aveva deciso altrimenti. Aveva accolto il dolore con la stoica fermezza che lo aveva sempre contraddistinto, aveva permesso che gli scavasse un buco dove un tempo c'era un cuore, che indurisse un animo nobile e gentile, che lo rendesse il mostro che era infine diventato; eppure non aveva davvero rimpianti sul suo destino, pensò Asterione, cercando di combattere quel senso di disorientamento e vertigine che gli stava venendo innestato nella mente. Era strano pensare di poter essere... non felice, ma soddisfatto di quello che era diventato? Di non voler essere nessun altro, di poter potare alto lo stendardo della sua famiglia nelle profondità dell'oltretomba e, presto, sul mondo che sarebbe stato loro regno.
    L'unica cosa che gli doleva davvero era la solitudine, che gli altri non fossero rimasti, che avessero lasciato Minosse e Asterione da soli. Non li odiava, tranne Fedra non poteva davvero odiare nessuno di loro, eppure avrebbe voluto che anche solo uno di loro fosse rimasto; per rendere la solitudine dell'eternità meno pesante.

    °Pace? No, non avrai alcuna pace. Mi assicurerò personalmente che tu riceva ciò che meriti.°
    Si scosse da quel vorticare con un altro impeto di volontà, appena in tempo per vedere la luce concretizzarsi e farsi arma contro di lui; sapeva cosa doveva fare. Alzò la sinistra davanti al volto e l'infuse del potere dell'Ascia per proteggere il punto più vitale della sua persona, poi estese il suo cosmo a forma di una barriera attorno a lui per attutire l'impatto che sarebbe avvenuto. Sentì il turbinare di raggi di energia toccare le sue difese come la pioggia ticchetta sul marmo, e romperle a mò del vetro.
    Avvertì il calore di quell'atto scottarlo in più punti, facendo ritrarre la pelle e provocando moti di dolore nei punti in cui era entrato a contatto con la Surplice. L'armatura era sublime, un attacco che avrebbe polverizzato protezioni inferiori invece stava provocando semplici incrinature e piegamenti nella sua struttura.
    Non poteva certo contare per sempre sulla Surplice affinché lo proteggesse, e dunque il Minotauro agì immediatamente. Richiamò la sua arma anche nella mano destra e roteò entrambe le braccia quasi piroettando sul posto, lasciandosi dietro una scia di morte; emise due enormi raggi di pura energia cosmica, attraversata dal potere dell'artefatto che era parte di ogni suo singolo atomo. Si infransero contro il reticolo di luce, spezzandolo e dando al Minotauro un singolo istante di tregua che avrebbe sfruttato per fare l'unica cosa possibile.
    Non aveva un nemico da attaccare e se fosse rimasto lì prima o poi Fedra l'avrebbe logorato; no, sapeva di doversi allontanare da quella trappola mortale per renderle quanto più difficile possibile proseguire in quel suo scempio. Forse avrebbe esaurito le forze prima di lui. Asterione sapeva di non dover temere la morte, avrebbe benissimo potuto lasciarsi trafiggere e ridere dei vani sforzi della sua nemica, ma il suo onore gli imponeva di condurre quella lotta con la dignità di un Principe di Creta.

    Dunque scattò verso il confine della barriera alla velocità della luce e, una volta raggiunto, menò verso di essa un singolo colpo col pugno chiuso della destra, infuso di tutto il devastante potere distruttivo che era in grado di sprigionare.

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    narrato ☲ parlatopensato

    nome ☲ Asterione
    energia ☲ Suprema
    surplice ☲ Minotauro [VIII], indossata, corno destro infranto, incrinature nella parte anteriore e posteriore
    casta ☲ Spectre di Hades
    fisicamente ☲ lieve danno neurologico (mal di testa, bruciore diffuso nelle terminazioni nervose, intorpidimento), lievi ustioni lungo tutto il corpo
    mentalmente ☲ ///
    riassunto azioni ☲ c'è poco che posso fare. Mi difendo come posso dal pew pew di laserini e poi cerco di andarmene sfondando la barriera spaziale che mi circonda tirando un'asciata del t'ammazzoucciso (Arma Infusa + Cosmo Straordinario + Forza Straordinaria)

    LABRYS
    Più che simbolo l'ascia di Asterione è il suo lascito, il marchio del suo ufficio come Campione di Creta; un titolo che ora risuona come un triste insulto dal sapore di cenere zuppa di sangue. L'arma è il suo premio, l'eterno promemoria del prezzo della lealtà.

    L'Ascia è tra gli artefatti più potenti a disposizione dei sacri guerrieri, un'arma fusa nel suo cosmo e corpo, che lo ha accompagnato in migliaia di battaglie; canalizzando il proprio Cosmo tramite essa il Minotauro ne potrà richiamare il potere, rendendo i suoi arti dei pericoli micidiali. Tramite essa potrà sferrare devastanti fendenti o enormi raggi di energia che portano con essi tutto il potere tagliente e contundente di un vero e proprio colpo d'ascia, sferrato con tutta la forza di Asterione; persino se dovesse incanalarlo nei suoi arti nudi questi non si spezzeranno, anche se colpiti da tremendi attacchi, così pregno è del potere dell'oggetto.

    Ma l'Ascia non è un semplice implemento: essa incrementa lo spaventoso potere distruttivo del Mintauro, tagliando e spaccando armature come se il suo proprietario fosse di un livello cosmico superiore, inoltre tutti gli attacchi effettuati tramite l'arma vengono lanciati al massimo della potenza possibile con il minimo sforzo [Cosmo Straordinario], rendendo estremamente difficile contrastare direttamente per lunghi periodi gli assalti dello Spectre. [Arma Infusa Speciale]


    AIONIOPYR
    Da sempre Asterione è stato un impareggiabile guerriero non solo per le sue abilità belliche, ma principalmente per la sua caparbia determinazione e incrollabilità.
    Il corpo, l'anima e la mente del Minotauro sono affinate fino al limite estremo e anche oltre; lo Spectre potrà sopportare quantitativi inverosimili di danno, dolore e fatica prima di cadere, potendo combattere più a lungo rispetto a Sacri Guerrieri anche dopo aver subito danni e compiuto sforzi che farebbero vacillare guerrieri meno resistenti. [Resistenza Straordinaria]


     
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    La sua risata ti rincorre, echeggiando mentre il mondo attorno a te si distorce e si deforma. La voce di Fedra è ovunque e arresti il passo prima che una muraglia di luce emersa dal pavimento ti tagli in due nel sollevarsi. Giri lo sguardo e un altro muro si alza, togliendoti la visuale di ogni cosa se non l’accecante ambiente intorno a te, chiudendosi sul soffitto. Solo il pavimento rimane, nero come la notte in prospettiva, snodandosi in angoli e svolte continue, disorientanti.

    Se impatti la tua ascia sul muro, questo si incrina. Sembra fatto di un materiale cristallino, ma dalle crepe vedi solo dipanarsi volti. Sono bambini. Li riconosci, sai i loro nomi. Li hai tenuti a mente, uno dopo l’altro, sai che il loro sangue innocente ha intriso le vostre Surplici insieme all’oro dei morti fino a renderle del colore dei lividi freschi. Non puoi non farlo: li stai indossando ora, dopotutto.
    Le crepe si riparano sotto i tuoi occhi, e vedi fra i volti linee intrecciate. Sono rosse di sangue vivido, ancora fresco. Riconosci i rituali di tua madre, di tua zia Circe.

    Ti accorgi di dove sei. Di cosa ti ha creato intorno. Non c’è fine alla crudeltà che sta mostrando, all’odio che prova verso la famiglia che ha tradito e abbandonato. Sta continuando a urlare, e non c'è più razionalità in nulla di ciò che sta dicendo.

    « Silenzio, ora. »



    Una voce maschile sovrasta quelle dei bambini e gli insulti di Fedra. Diventano un semplice sussurro di sottofondo ai passi lenti e misurati. Le dita del giovane che ha percorso il labirinto fino a te si staccano dalla superficie liscia e cristallina, che riverbera come acqua sotto i suoi polpastrelli, rifrangendo la luce. Disperde l’immagine di Fedra, che si dissolve come lacrime ora mute. Colme di venerazione, di gratitudin, di terrore.

    « Suppongo tu ti aspetti scuse per il ritardo. »

    Sembra giovane, troppo giovane per l'autorità che grava dalle sue parole. Hai di fronte qualcuno che è cresciuto in guerra e non ha avuto pace alcuna. La sua armatura è fatta di cristallo. È usata, intaccata in più punti, e la porta con una naturalezza che contraddistingue un guerriero consumato, e la grazia di un cacciatore.

    « Ma un re non porge le sue scuse. Un re concede al mondo la grazia di liberarlo dai mostri che si ostinano a popolarlo.

    Ma eri di sangue reale una volta. Sarebbe al di sotto del mio rango, e del tuo, non concederti altro che la mia massima preparazione. I miei uomini hanno combattuto come potevano, ma il loro scopo era prendere tempo. »


    oI6EK0s

    TESEO
    Re di Atene, Flagello di Mostri



    Abbassa il capo. Non a te. È una muta preghiera alle anime che hai appena condotto nell’Ade, quelle dei suoi sudditi. Il cristallo freme su di lui e i cristalli si raggrumano e si allungano sul suo braccio. E' una pietra luminosa, quasi pulsante, e noti qualcosa sotto di essa. Qualcosa che ti stringe il cuore in una morsa e ti accende i nervi.

    « Così come lei. »

    La luce di Fedra. E' intrappolata in quel cristallo, è intrappolata in quel labirinto da quei sigilli che forse lei stessa ha fatto...eppure, qualcosa non torna. Ma non hai tempo.
    Il cristallo diventa una lunga spada affilata, sfaccettata di luce fredda e pulsante.

    « Non sei l'unico che fa quello che va fatto, Minotauro. »

    Solleva l'altra mano, quella libera dalla spada.
    E le dita si chiudono. Ogni sfaccettatura brilla nello stesso momento, cercando di accecarti, mentre i muri e il soffitto di quella sezione del labirinto si cospargono di spuntoni e si chiudono su dite.

    Su4sahH

    TI AVEVO PROMESSO LA VERA VIOLENZA, ACCONTENTATO.

    [AD] flashbang per accecarti, [AF] cerco di spiaccicarti fra tre pareti coperte di spuntoni di Quarzo (Resistenza Straordinaria) soffuso di Luce.
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    Finalmente. Arrivato a quel punto, Asterione non aveva davvero troppa cura dei volti urlanti degli innocenti il cui sangue indossava; li aveva già visti, fanciulli e fanciulle Ateniesi, gruppi di profughi, bambini e adulti, donne e uomini, anziani e indifesi. Era aberrante il sacrificio compiuto, tradendo chi si era rivolto a loro per ricevere salvezza e sollievo, ma non erano il suo popolo; non erano le persone che aveva giurato di difendere, non erano cretesi, non potevano trovare sicurezza alle sue spalle. Non c'era niente di più e niente di meno.
    Si rincresceva per la crudele necessità che aveva reso obbligatori certi compromessi, certo, ma quelli erano tempi disperati: Creta era al collasso, Cnosso si faceva sempre più deserta ogni giorno che passava, il fato di un regno commerciale rimasto neutrale in una guerra che stava scuotendo il pianeta intero. Bisognava fare dei sacrifici per assicurare l'avvento del regno eterno di Ade, e non sarebbero assolutamente venuti da parte del popolo che aveva giurato di proteggere, a cui aveva promesso infinita beatitudine e libertà da ogni dolore.
    Finalmente. La voce di Fedra, rivoltante e petulante nella sua pazzia e vittimismo, si era ridotto a un verso patetico e soffocato, rumore di fondo dietro i passi di colui che aveva, inconsciamente, cercato; Teseo, che aveva portato con sé e poi abbandonato, Arianna. Teseo, che gli aveva strappato il cuore dal petto cospirando insieme a Fedra. Teseo, la cui rovina era finalmente a portata.
    Era vagamente conscio del fatto di essere caduto in una trappola tesa dai suoi nemici; sapeva di trovarsi in una posizione di svantaggio, dopotutto quel labirinto era pregno del potere dei rituali di Fedra, sapere che si poteva tracciare fino a Circe. Non ne conosceva le specifiche, non era il suo compito comprendere le complessità oltre le basi, e in questa circostanza non aveva né la voglia, né l'interesse per concentrarsi su quello.

    No, davanti a lui c'era Teseo, il suo unico desiderio era lordare le pareti di quella trappola con il suo sangue. E poi, non doveva certo temere di morire; con un singolo moto della volontà del grande Ade sarebbe tornato, pronto a reclamare il prezzo che gli era dovuto.
    Eppure in questo momento in Asterione non c'era la furia cieca verso il tradimento e la viltà che aveva provato prima, né il disprezzo riservato ai deboli e agli inermi; no, il Minotauro era indignato.
    Tu hai... gli ci volle un attimo per capire cosa aveva davvero detto Teseo, a realizzare che quelle parole erano venute da chi aveva sul capo una corona e potere sugli uomini, e capire fin dove era disposto a spingersi semplicemente per vincere.
    Hai usato il tuo popolo, tua moglie, come un'esca?!
    Qualcosa in quel semplice fatto lo offendeva nel profondo, era uno sputo in faccia a tutto quello che il ruolo di Asterione aveva rappresentato, al suo ruolo di scudo e spada del suo popolo e di bastione incrollabile di giustizia. Non era che in guerra non si dovessero compiere tristi scelte e sacrifici, scendere compromessi con la propria moralità, ma l'idea stessa che un re, detentore della legge e padrone dei destini dei suoi sudditi, potesse andare contro il suo stesso scopo era un anatema per lui. Poiché cos'è un re senza un popolo?
    Non ebbe tempo di dar voce al suo oltraggio, Teseo non gli avrebbe dato un attimo di tregua; distolse gli occhi dall'improvviso bagliore, facendo scudo agli occhi con la mano, ma le pareti attorno a sé presero vita e si mossero per intombarlo. Non sarebbe stato sufficiente, quel cristallo era senza dubbio un'arma temibile, ma la sua ascia non poteva e non doveva avere equali: allargò entrambe le braccia, colpendo le due pareti ai suoi lati con un fascio pregno del potere della sua arma, sfaldandole col suono secco e pieno di vetro e terra che si infrangevano.

    °Erano la tua gente, la tua famiglia!°
    Dolore, qualcosa aveva impattato contro la sua schiena; concentrandosi su ciò che poteva vedere, Asterione si era scoperto alle sue spalle. Provò dolore, sentì qualcosa impattare dietro la sua schiena; fu doloroso, ma era un dolore fisico, viscerale, l'agonia di carne contusa e pelle perforata, l'odore del sangue versato. Era un dolore reale. Un qualcuno di meno inamovibile avrebbe anche potuto essere sbilanciato da quel colpo improvviso, dalla sensazione della Surplice che stava incrinandosi sempre di più, non lui. Sferrò un colpo il gomito sinistro contro quella parete, sempre pervaso dalla forza dell'Ascia, distruggendo quella concentrazione di strano cristallo con facilità.
    °Quando hanno rivolto lo sguardo verso il tuo trono lo hanno trovato vuoto.°
    E corse, verso il suo bersaglio. Non gli importava fosse una trappola, non gli importava cos'altro avrebbe trovato alla fine di quel labirinto che era un ulteriore insulto ai simboli che portava, doveva solo andare avanti: avanti, avanti, avanti, avanti! La sinistra scattò, il colpo di taglio fece partire una spessa lama di puro cosmo mirata al torso di Teseo, in una diagonale, mentre la destra menò un altro colpo mirato alla parete, proiettando un altro fascio attraversato dalla forza dell'artefatto.
    Se il primo colpo aveva lo scopo di attirare l'attenzione di Teseo, il secondo avrebbe semplicemente dovuto trascinarsi sulla struttura cristallina in maniera innocua e lasciarsi dietro una scia di detriti e polvere che avrebbe dovuto occultare la vista del suo nemico.
    °Quando hanno sperato di udire la tua voce, a guidarli e a rincuorarli, hanno sentito solo me. Solo il loro nemico.°
    Se fosse stato un vero re, un campione della gente, il primo tra di essi, si sarebbe fatto trovare alla loro testa nel suo palazzo. Lì gli avrebbe dovuto dare battaglia, circondato dai suoi guerrieri e civili innocenti alle sue spalle da proteggere, e lì avrebbe dovuto trovare la morte; ma sarebbe stata una morte degna, la fine di un re, di un nemico degno di rispetto.

    °Non osare definirti re, sei solo un codardo con una corona!°
    E Asterione emerse dalla nube di polvere e detriti come una figura da incubo, pieno di furore e oltraggio, entrambe le mani levate alte sopra la testa e chiuse a pugno.
    Piantò il piede sinistro sul pavimento nero, fermando la sua corsa, e infine calò le mani disegnando un arco perfetto fino al suo bersaglio.
    Avvolte dall'Ascia miravano entrambe a colpire in mezzo alle sue spalle, scaricando tutto il devastante potere distruttivo che il suo corpo demoniaco poteva generare, mirando a sfracellarlo di netto dalla testa ai piedi con questo doppio e devastante attacco. Non esteticamente impeccabile, ma Teseo non meritava una bella morte.

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    narrato ☲ parlatopensato

    nome ☲ Asterione
    energia ☲ Suprema
    surplice ☲ Minotauro [VIII], indossata, corno destro infranto, incrinature nella parte anteriore, incrinature nella parte posteriore, spaccature all'altezza del torso
    casta ☲ Spectre di Hades
    fisicamente ☲ lieve danno neurologico (mal di testa, bruciore diffuso nelle terminazioni nervose, intorpidimento), lievi ustioni lungo tutto il corpo, ferite da impatto e perforazione nella parte posteriore del corpo (due leggere perforazioni dietro la schiena, leggero sanguinamento, moderate contusioni ed ematomi)
    mentalmente ☲ ///
    riassunto azioni ☲ mi difendo spaccando due muri ma il terzo mi prende. Spacco pure quello e vado verso Teseo con la rabbia di mille paladini mentre punisco il male. Tiro due asciate cosmiche, facendo in modo sia che arrivino a colpirlo dove ho descritto per coprirmi l'avanzata (AD, Arma Infusa + Cosmo Strao + Forza Strao) e che sollevino un po' un polverone di cristalli e detriti per mascherarmi alla vista (div) mentre io mi avvicino, incanalo l'ascia nelle mie possenti manone, e gli tiro due colpi dritti in mezzo alle spalle per spaccarlo da parte a parte (AF, Arma Infusa + Cosmo Strao + Forza Strao)

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    Più che simbolo l'ascia di Asterione è il suo lascito, il marchio del suo ufficio come Campione di Creta; un titolo che ora risuona come un triste insulto dal sapore di cenere zuppa di sangue. L'arma è il suo premio, l'eterno promemoria del prezzo della lealtà.

    L'Ascia è tra gli artefatti più potenti a disposizione dei sacri guerrieri, un'arma fusa nel suo cosmo e corpo, che lo ha accompagnato in migliaia di battaglie; canalizzando il proprio Cosmo tramite essa il Minotauro ne potrà richiamare il potere, rendendo i suoi arti dei pericoli micidiali. Tramite essa potrà sferrare devastanti fendenti o enormi raggi di energia che portano con essi tutto il potere tagliente e contundente di un vero e proprio colpo d'ascia, sferrato con tutta la forza di Asterione; persino se dovesse incanalarlo nei suoi arti nudi questi non si spezzeranno, anche se colpiti da tremendi attacchi, così pregno è del potere dell'oggetto.

    Ma l'Ascia non è un semplice implemento: essa incrementa lo spaventoso potere distruttivo del Mintauro, tagliando e spaccando armature come se il suo proprietario fosse di un livello cosmico superiore, inoltre tutti gli attacchi effettuati tramite l'arma vengono lanciati al massimo della potenza possibile con il minimo sforzo [Cosmo Straordinario], rendendo estremamente difficile contrastare direttamente per lunghi periodi gli assalti dello Spectre. [Arma Infusa Speciale]


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    Da sempre Asterione è stato un impareggiabile guerriero non solo per le sue abilità belliche, ma principalmente per la sua caparbia determinazione e incrollabilità.
    Il corpo, l'anima e la mente del Minotauro sono affinate fino al limite estremo e anche oltre; lo Spectre potrà sopportare quantitativi inverosimili di danno, dolore e fatica prima di cadere, potendo combattere più a lungo rispetto a Sacri Guerrieri anche dopo aver subito danni e compiuto sforzi che farebbero vacillare guerrieri meno resistenti. [Resistenza Straordinaria]


     
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    La tua rabbia echeggia fra quelle mura di cristallo, si frammenta in schegge che perforano la mente di Teseo. Il Re di Atene sembra infastidito da esse, come se vedesse qualcosa di disgustoso emettere il vagito di un neonato, ma non sei sicuro sia per ciò che dici o dal fatto che sia tu a dirlo.

    °Non mi abbasserò a spiegarti il ruolo di un re perché tuo padre ha fallito nel farlo.°

    La sua voce è fredda, venata di disprezzo che ora è palese.

    Carichi in avanti, il tuo bersaglio chiaro e limpido. Teseo risponde al tuo primo fendente parandolo con la sua arma e la spada esplode in un nugolo di schegge, a cui viene aggiunta la polvere che sollevi colpendo il muro alla sua destra. Nel nugolo di detriti non vedi che la sua espressione si è indurita, appena sorpresa dal constatare l'effettiva forza dell'Ascia. Lascia che il contraccolpo lo spinga più indietro, facendo spazio fra voi.

    °Sono periti col nome del loro sovrano sulle loro labbra, sapendo di aver fatto ciò che dovevano. Rifiuto di avere urla e suppliche come venerazione.°

    Sono i cristalli che hai sollevato nel tuo diversivo, insieme a parte del muro alla sua sinistra, a comporre a mo' di scudo una stratificazione che il tuo attacco rompe progressivamente. Senti ogni livello di quarzo opporre genuina resistenza prima di cedere, e al tempo stesso la forza del tuo colpo calare nel rompere ognuno di essi.

    °Se ho una speranza ora, è grazie a loro. Non perché li ho divorati nella mia follia.°

    L'armatura di Teseo è incrinata sul torso e sullo spallaccio destro e vedi sangue sparso sul terreno, probabilmente il solo impatto con la tua lama, seppur superficiale, gli ha spezzato la clavicola sinistra. Sei ancora immerso in un nugolo di schegge quando queste sembrano prendere fuoco, illuminandosi tutte insieme di colpo in una gabbia di sottili raggi roventi prima di esplodere in un'enorme stalattite di cristallo luminoso che mira a colpire il tuo intero corpo per scagliarti contro le pareti del Labirinto.

    Su4sahH

    Mi difendo grazie ai frammenti della spada infrante e usando un po' di muro, prendendomi comunque i danni da ASCIA VIOLENTA. Tuttavia, tutto il macello di frammenti mi dà ulteriore materiale su cui lavorare per un attacco: il tuo diversivo diventa una gabbia di laser [AD] prima di diventare un [AF] gigapugno di quarzo in pieno frontale.
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    Non aveva nessuna ragione per darsi così tanta pena per niente di quello che gli stava succedendo. Davvero per niente di niente, era tutto, nello schema delle cose, completamente irrilevante; la sua famiglia era al Grande Tempio a confrontarsi con ciò che restava delle forze di Atena e presto le avrebbero spazzate via, e con loro tutto il mondo sarebbe finalmente stato loro per diritto di conquista. Il regno dei morti sarebbe stato l'unico regno, e avrebbero avuto la vendetta tanto agognata.
    Persino se fosse stato ucciso sarebbe stato irrilevante, col tempo la sua essenza sarebbe tornata ad Ade e riformata in un nuovo corpo fisico, e avrebbe avuto tutte le possibilità che voleva per reclamare la giustizia che desiderava. Oggettivamente non aveva nulla da perdere.
    Eppure perché era così furioso? Perché ogni singola parola di quella parodia d'uomo lo portava oltre nuovi confini di rabbia? Forse era per la sua palese codardia, per la sua presunzione di continuare a definirsi re, per l'opposizione che rappresentava a tutti gli ideali che Asterione difendeva, semplicemente perché non gli piaceva.
    Ecco, non gli piaceva. Non aveva bisogno di una scusa per odiare oltre al semplice fatto di volerlo fare, nessuna ragione per cui metterci così tanto impegno oltre al ritenerla una causa degna, perché a volte la risposta può essere incredibilmente semplice. A volte le cose succedono semplicemente perché dovevano succedere. Odiava Teseo, lo odiava così tanto da farsi quasi male fisico per quanto ardente fosse il suo desiderio di vederlo spezzato e riverso nel suo sangue, e tanto bastava.
    Semplicemente il falso re di Atene era stato creato per essere sua nemesi in tutto e per tutto.
    °Divorati? Ti sbagli, sono stati liberati.°

    L'esplosione di raggi lucenti venne accolta da un impulso di cosmo grezzo, un'esplosione di energia ametista che dissolse quel preludio di offensiva, in preparazione del vero assalto di Teseo.
    Vide l'agglomerato di luce cristallizzata avanzare verso di lui, e accolse la sfida con un ghigno; quel patetico materiale, per quanto resistente, non poteva sperare di superare la difesa del suo artefatto. Gliene avrebbe dato una dimostrazione ulteriore, sulla differenza tra un vero guerriero e un vile che si nasconde dietro tranelli e inganni.
    °Liberati dal dolore e dalla perdita, con un sacrificio momentaneo i degni hanno guadagnato eterna beatitudine nel regno dei morti.°
    Un guerriero accoglie ogni sfida direttamente, porgendo il petto e offrendo niente di meno che il suo meglio. Accolte la stalattite incanalando l'energia dell'Ascia nel suo braccio destro, abbassandosi e conficcando i piedi a terra per massimizzare la sua presa sul terreno; lui era il Campione di Creta, il guardiano di Cnosso, niente lo avrebbe fatto muovere contro la sua volontà.
    Accolse dunque il colpo opponendo al cristallo l'Ascia, sferrando un singolo attacco col taglio del suo arto. L'impatto fu devastante, un suono orribile come di vetro infranto e di metallo che stride, seguito dalla morsa del dolore; sfortunatamente, per quanto indegno, Teseo restava comunque un avversario dalla potenza considerevole, forte abbastanza da infliggere incrinature sulla divina Surplice e superare la benedizione dell'arma del Minotauro. Strinse i denti al rumore dell'armatura che stava cominciando a riempirsi di lunghe incrinature, piegata nel punto toccato dal cristallo, ove aveva subito un certo quantitativo di danni all'arto. Muoverlo gli provocava scosse di dolore sicuramente degne di nota e che, sommate con la mole di punizione già subita, stava cominciando a farsi pesante sul suo corpo insieme ai morsi della fatica.
    Eppure aveva resistito, non si era mosso di un singolo millimetro.

    °Insieme al tuo popolo esisteranno beati, crogiolandosi della bellezza degli Elisi.°
    E quando emerse fu una visione da incubo, una nube di fuoco ametista che si avventò contro Teseo alla letterale velocità della luce. Doveva chiudere quello scontro il prima possibile, togliendogli ogni possibilità di fuga e attaccandolo in maniera da sfruttare la sua superiore forza. Avanzò, e nell'istante in cui il suo tallone sistro toccò il suolo, fu lì che fu infuso del potere dell'arma; non era solo un superiore artefatto, ma al suo livello di forza poteva grandemente amplificare la sua forza d'impatto.
    E quando colpì la terra riversò su quel labirinto artefatto un potere che avrebbe potuto abbattere intere città, ma che in quella circostanza generò un momentaneo tremore nelle pareti e sui pavimenti su cui poggiavano; intendeva distrarre Teseo e sbilanciarlo per un solo, fatale istante.
    Proseguendo il movimento in un'unica, fluida movenza che lo portò al suo nemico, Asterione alzò la gamba. L'arto brillò, attraversato dall'ascia, disegnando una linea mortale che avrebbe condotto il dorso del piede a colpire il fianco sinistro di Teseo; eppure questo colpo, per quanto potente contro un guerriero inferiore, era per lui un preludio alla vera offensiva che permeava ogni singolo brandello dell'essenza del Minotauro, un modo per aprire eventuali difese e mettersi nella posizione migliore per attaccare con forza soverchiante.
    Nel prosieguo naturale del movimento, fu lì che attaccò. Sfruttando la scarsa distanza che li separava, nello stesso istante in cui avrebbe portato a compimento il primo passo del suo attacco, Asterione ultimò l'arco con il piede incanalando tramite esso il potere dell'Ascia, generando un'immensa lama di energia nelle immediate vicinanze di Teseo, mirando allo stesso bersaglio di prima ma stavolta con l'intento di tagliarlo a metà dai fianchi in su; tanto larga e estesa quanto il suo potere consentiva, il Minotauro mirava a colpire in modo che non potesse esserci possibilità di fuga, solo affrontare direttamente un attacco che il Re di Atene sarebbe stato svantaggiato nel contrastare.
    Poggiò il piede a terra, e rimirò il suo lavoro.
    °Ma tu non li seguirai.°

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    nome ☲ Asterione
    energia ☲ Suprema
    surplice ☲ Minotauro [VIII], indossata, corno destro infranto, incrinature nella parte anteriore, incrinature nella parte posteriore, spaccature all'altezza del torso, spaccature al parabraccio destro
    casta ☲ Spectre di Hades
    fisicamente ☲ lieve affaticamento, lieve danno neurologico (mal di testa, bruciore diffuso nelle terminazioni nervose, intorpidimento), lievi ustioni lungo tutto il corpo, ferite da impatto e perforazione nella parte posteriore del corpo (due leggere perforazioni dietro la schiena, leggero sanguinamento, moderate contusioni ed ematomi), impatto al braccio destro (moderato impatto, microfratture sparse, contusioni)
    mentalmente ☲ ///
    riassunto azioni ☲ mi difendo spaccando il proiettilone con un'asciata, comprensibilmente mi fai malino ma non mi butti via. Tiro una pedata a terra per generare un miniterremoto con la Forza Strao d'impatto (Div) per sbilanciarti, scatto verso di te e ti tiro un calcione dove ho descritto (AD, Arma Infusa + Cosmo Straordinario + Forza Straordinaria) per aprirti le difese e immediatamente dopo faccio partire una LAMATA GIGANTE a distanza zero (AF, Arma Infusa + Cosmo Straordinario + Forza Straordinaria).

    LABRYS
    Più che simbolo l'ascia di Asterione è il suo lascito, il marchio del suo ufficio come Campione di Creta; un titolo che ora risuona come un triste insulto dal sapore di cenere zuppa di sangue. L'arma è il suo premio, l'eterno promemoria del prezzo della lealtà.

    L'Ascia è tra gli artefatti più potenti a disposizione dei sacri guerrieri, un'arma fusa nel suo cosmo e corpo, che lo ha accompagnato in migliaia di battaglie; canalizzando il proprio Cosmo tramite essa il Minotauro ne potrà richiamare il potere, rendendo i suoi arti dei pericoli micidiali. Tramite essa potrà sferrare devastanti fendenti o enormi raggi di energia che portano con essi tutto il potere tagliente e contundente di un vero e proprio colpo d'ascia, sferrato con tutta la forza di Asterione; persino se dovesse incanalarlo nei suoi arti nudi questi non si spezzeranno, anche se colpiti da tremendi attacchi, così pregno è del potere dell'oggetto.

    Ma l'Ascia non è un semplice implemento: essa incrementa lo spaventoso potere distruttivo del Mintauro, tagliando e spaccando armature come se il suo proprietario fosse di un livello cosmico superiore, inoltre tutti gli attacchi effettuati tramite l'arma vengono lanciati al massimo della potenza possibile con il minimo sforzo [Cosmo Straordinario], rendendo estremamente difficile contrastare direttamente per lunghi periodi gli assalti dello Spectre. [Arma Infusa Speciale]


    AIONIOPYR
    Da sempre Asterione è stato un impareggiabile guerriero non solo per le sue abilità belliche, ma principalmente per la sua caparbia determinazione e incrollabilità.
    Il corpo, l'anima e la mente del Minotauro sono affinate fino al limite estremo e anche oltre; lo Spectre potrà sopportare quantitativi inverosimili di danno, dolore e fatica prima di cadere, potendo combattere più a lungo rispetto a Sacri Guerrieri anche dopo aver subito danni e compiuto sforzi che farebbero vacillare guerrieri meno resistenti. [Resistenza Straordinaria]


     
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    °Non puoi essere convinto di ciò che dici! Queste sono le parole di un folle!°

    Il Labirinto trema. Si incrina, geme e il terremoto riverbera in quella che sembra quasi una melodia composta da scricchiolii. Un canto funebre per accompagnare i tuoi passi riempie il corridoio, mentre vomiti la tua infernale forza.
    Vedi Teseo un istante prima che tutto venga sommerso dal tuo attacco. La sua figura si erge fiera, dopo aver traballato quell'istante insieme al labirinto, ma venendo retto da esso. Il terremoto che hai creato riverbera nelle pareti, che esplodono in schegge: forse aiutate dalle vibrazioni, forse a causa dei danni già subiti in precedenza che vanno già rimarginandosi, le tre pareti del Labirinto espellono una nube luccicante dalle crepe.

    Il cristallo si erge di nuovo a difesa di Teseo. La nube è attraversata da strali luminosi, e mentre il tuo colpo la attraversa sei quasi colpito dalla magnificenza del suo potere. Ogni singolo frammento cattura la luce, disperdendola in rifrazioni di mille colori.

    Il tuo colpo procede, poi ti accorgi di qualcosa di terribile. Il colpo prosegue, ma il tuo sguardo viene catturato dagli strali che si avvinghiano alla tua emanazione cosmica. E appena prima di colpire Teseo, la tua Labrys si divide a metà.



    E Teseo è in mezzo, la spada puntata verso di te. E' circondato da centinaia di fili luminosi che hanno catturato il tuo colpo.

    gjzTyUc

    Sono queste le parole di colui che Androgeo difendeva con così tanto ardore? Colui il cui nome Fedra ripeteva perfino nel sonno, nel mio letto? Ho di fronte chi Arianna ha pensato di salvare?

    E SIA!

    Muori respirando tali follie, Minotauro!


    I muri si illuminano e vedi i complessi rituali di sangue che li percorrono. Riconosci quel colore...quei fili.

    E continuerai a morire qui perché questo Labirinto è intriso dei fili di Arianna, bagnati nel sangue di Fedra! Ogni vita che hai spezzato, che hai pensato di "salvare" mi ha dato il tempo di fare questo e non importa quante volte il tuo empio e folle dio ti riporterà su questa terra, continuerai a tornare dentro queste mura!

    PER LA PALLADE!
    PER ATENE!
    PER OGNI VITA CHE HAI SPEZZATO,


    IO CONTINUERO' A SPEZZARE LA TUA!


    Alle spalle di Teseo, i fili di luce si intrecciano in una massa lucente, intrisa di ogni stilla del tuo potere...che ora viene riversata contro di te.

    Su4sahH

    Woe,



    Bouncer upon ye :kuku:

    Fatto con i fili di Arianna che stanno dando una mano a Teseo.
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    °FINALMENTE!°
    Tuonò Asterione. La sua voce proiettata a forza nella mente di Teseo, roca e profonda, eppure alta in un grido di belluina soddisfazione. °ECCO L'EROE, ECCOLO IL RE!°
    Finalmente stava scartando ogni pretesa che quello non fosse altro che il tentativo di ucciderlo con ogni mezzo e a qualunque costo, finalmente quello scontro fu quello che sarebbe sempre dovuto essere: un mostro e un campione che si fronteggiano senza esclusione di colpi, con le loro vite in gioco. Sapeva di non essere l'eroe in quella circostanza, sapeva di essere oltre ogni possibilità di perdono e di salvezza e peggio, non gli importava; la sua scelta era stata fatta tempo fa nel momento in cui Pasifae era morta per mano di Apollo, nell'attimo in cui si era reso complice dei delitti di Minosse, nell'istante in cui aveva pensato per davvero a dove quello spargimento di sangue l'avrebbe condotto e si era reso conto che non gli importava. No, si era reso conto di considerarli giusti sacrifici per una buona causa, che ne valesse la pena per restare con l'unica famiglia che ancora aveva, per vedere il vessillo di Creta ergersi per l'eternità in una terra che sarebbe stata finalmente loro, per avere giustizia dopo gli infiniti torti che avevano subito, per ripagare tutto col sangue. Era un sacrificio che non si sarebbe mai pentito di aver fatto, una scelta che era completamente sua.
    Non senza dolore, ma sarebbe andato avanti con coraggio e dedizione, pagando il prezzo della lealtà. Avanti, avanti, avanti, sempre e solo avanti, verso l'eternità. Forse Androgeo, Fedra e Arianna, nelle gioie delle loro future esistenze come sudditi di Ade, avrebbero potuto capire le motivazioni che lo animavano, la vera ragione dietro ogni sua decisione, perché era caduto così in basso e, contemporaneamente, si era levato più in alto di tutti.
    Non ci contava, ma era una speranza.

    °Tuttavia.°
    Non dubitava della sua vittoria. Davvero, non vedeva un modo in cui avrebbe potuto perdere; non per sciocca arroganza, o per la bestiale convinzione che animava gli altri suoi nuovi compagni d'arme, no. Semplicemente era un fatto, crudele e freddo, che veniva con l'assoluta sicurezza di essere un soldato di Ade; sarebbe tornato, sempre e comunque, ad un semplice moto della volontà del suo Signore. Il suo corpo sarebbe stato rinfrancato, le sue ferite lenite, la sua anima reinserita nel suo contenitore, e sarebbe tornato a combattere; Teseo non aveva questo lusso, ogni ferita sarebbe stato un marchio permanente e un danno irreparabile, fino alla sua caduta finale. Per quanto le sue parole fossero piene dell'ardore e vanagloria che adorava vedere nei suoi nemici, erano comunque un vuoto vantarsi, un momento di disprezzo e diniego davanti all'inevitabile.
    Era giusto fosse così, aveva voluto fin dall'inizio di arrivare a quel punto, di vederlo riempito di furore e odio verso il suo nemico, e di opporre a un degno avversario tutta la forza e abilità che il Campione di Creta poteva richiamare.
    I suoi trucchi gli avevano guadagnato qualche attimo in più, ma la sua fortuna era giunta al termine; Asterione avrebbe risposto in maniera da non lasciargli nessuna speranza di salvezza, per mostrargli davvero cosa significava affrontare il Minotauro. Vide il suo stesso potere riversarsi contro di sé e l'accolse, non nella follia di chi era invincibile, ma nella decisione assoluta di chi stava per fare un tremendo sacrificio per ottenere un più grande obiettivo. Per colpirlo in modo da togliergli ogni illusione di trionfo.
    Oppose la spalla destra, usando il suo stesso corpo come una sorta di ariete il cui movimento l'avrebbe portato oltre lo scorrere del suo stesso attacco, oltre ogni dolore.
    °Uccidimi quanto vuoi. Fai pure strazio di questa carne morta, di questo metallo insanguinato.°

    L'impatto fu sostanziale. Avvertì una punta di vanità nel constatare quanto assurdamente doloroso fosse il proprio potere, nell'assaporare sul suo corpo la piena potenza dell'Ascia, di quanto oltre ogni concezione di potere si fosse spinta la sua forza. Il colpo fu sufficiente da spaccare la Surplice e recidere di netto il suo braccio destro, l'energia del colpo poi si riversò contro il suo fianco e scatenò tutto il suo devastante potere cinetico contro il suo corpo.
    L'armatura si ruppe, spaccata senza possibilità di appello, la sua pelle aperta e recisa, i suoi muscoli tagliati, le sue ossa rotte e incrinate; non aveva il tempo di valutare l'entità dei danni subiti, ma sentiva un fortissimo dolore al fianco attraversare l'interezza della gamba destra, un atroce intorpidimento lungo tutta la metà del corpo raggiunta dall'attacco, senza contare il braccio ormai perso. Dubitava che che dopo sarebbe riuscito a fare anche un singolo passo, invero aveva avvertito un mancamento, se non fosse stato così fisicamente incrollabile quella sarebbe stata la sua fine. Eppure aveva ancora abbastanza energia per un altro attacco, nel momento in cui Teseo meno se lo sarebbe aspettato, in un modo che non avrebbe potuto evitare. Avanti, sempre e solo avanti.
    °Io devo vincere solo una volta.°
    Il Minotauro fu uno spettacolo di tetra determinazione, il suo volto contorto da dolore e lordo di sangue e sporcizia, la Surplice infranta che cercava disperatamente di aggrapparsi a lui, ma la sua voce fu salda. La sua espressione ferma e concentrata, protesa in quell'attimo supremo che avrebbe deciso ogni cosa.

    La sua mano sinistra, pregna dell'Ascia, calò un colpo in diagonale. Il taglio dell'arto avrebbe impattato all'altezza dell'orecchio di Teseo in un colpo che avrebbe scaricato sul volto del Re l'interezza del terribile potere che aveva saggiato sulla sua pelle, stavolta non ci sarebbero stati inganni e fughe, solo la massima potenza che Asterione ancora poteva richiamare a sé.
    Stavolta era suo.

    8gWY7Vi
    narrato ☲ parlatopensato

    nome ☲ Asterione
    energia ☲ Suprema
    surplice ☲ Minotauro [VIII], indossata, corno destro infranto, incrinature nella parte anteriore, incrinature nella parte posteriore, spaccature all'altezza del torso, braccio destro reciso, parte destra rotta
    casta ☲ Spectre di Hades
    fisicamente ☲ moderato affaticamento, lieve danno neurologico (mal di testa, bruciore diffuso nelle terminazioni nervose, intorpidimento), lievi ustioni lungo tutto il corpo, ferite da impatto e perforazione nella parte posteriore del corpo (due leggere perforazioni dietro la schiena, leggero sanguinamento, moderate contusioni ed ematomi), ferite da taglio e impatto nella parte destra del corpo (ossa incrinate e spezzate, squarcio all'altezza del fianco, grave sanguinamento), braccio destro tagliato poco sotto la spalla (ferita critica, sanguinamento critico), dolore atroce
    mentalmente ☲ ///
    riassunto azioni ☲ CONTRATTACCO, mi fai un male cane e vado per spaccarti la faccina con un'asciata gigante (Arma Infusa + Cosmo Straordinario + Forza Straordinaria)

    LABRYS
    Più che simbolo l'ascia di Asterione è il suo lascito, il marchio del suo ufficio come Campione di Creta; un titolo che ora risuona come un triste insulto dal sapore di cenere zuppa di sangue. L'arma è il suo premio, l'eterno promemoria del prezzo della lealtà.

    L'Ascia è tra gli artefatti più potenti a disposizione dei sacri guerrieri, un'arma fusa nel suo cosmo e corpo, che lo ha accompagnato in migliaia di battaglie; canalizzando il proprio Cosmo tramite essa il Minotauro ne potrà richiamare il potere, rendendo i suoi arti dei pericoli micidiali. Tramite essa potrà sferrare devastanti fendenti o enormi raggi di energia che portano con essi tutto il potere tagliente e contundente di un vero e proprio colpo d'ascia, sferrato con tutta la forza di Asterione; persino se dovesse incanalarlo nei suoi arti nudi questi non si spezzeranno, anche se colpiti da tremendi attacchi, così pregno è del potere dell'oggetto.

    Ma l'Ascia non è un semplice implemento: essa incrementa lo spaventoso potere distruttivo del Mintauro, tagliando e spaccando armature come se il suo proprietario fosse di un livello cosmico superiore, inoltre tutti gli attacchi effettuati tramite l'arma vengono lanciati al massimo della potenza possibile con il minimo sforzo [Cosmo Straordinario], rendendo estremamente difficile contrastare direttamente per lunghi periodi gli assalti dello Spectre. [Arma Infusa Speciale]


    AIONIOPYR
    Da sempre Asterione è stato un impareggiabile guerriero non solo per le sue abilità belliche, ma principalmente per la sua caparbia determinazione e incrollabilità.
    Il corpo, l'anima e la mente del Minotauro sono affinate fino al limite estremo e anche oltre; lo Spectre potrà sopportare quantitativi inverosimili di danno, dolore e fatica prima di cadere, potendo combattere più a lungo rispetto a Sacri Guerrieri anche dopo aver subito danni e compiuto sforzi che farebbero vacillare guerrieri meno resistenti. [Resistenza Straordinaria]


     
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    La tua Ascia cala ed è in quel momento che lo senti.

    La tua Surplice urla.


    Accade con una rapidità che ti percuote il corpo in una vibrazione istantanea, violentissima. Si contorce su se stessa per una frazione di istante, e il tuo braccio trema. Teseo reagisce - ed è solo la sua esperienza come cacciatore, le sue innumerevoli imprese - che gli danno la possibilità di farlo. Nessun altro sarebbe sopravvissuto a questo colpo, ne sei sicuro, e quando il colpo cala, la difesa del Re di Atene lo accoglie. Non sarà abbastanza.

    Ma non stai pensando a questo. Teseo, questo scontro, tutto scompare dalla tua testa quando un’altra immagine si proietta nel tuo cervello con una violenza da cortocircuito.

    Il volto di Ade, contorto in una furia e in un’indignazione che vanno oltre l’umano, mista a sorpresa.
    Ichor sta scorrendo da un taglio sulla sua guancia destra. Minuscolo, quasi insignificante considerando tutto…

    Ma lo vedi. Vedi un singolo Cavaliere, l’armatura abbacinante nel brillare di un potere che hai visto nella tua vita, ma che vedere su un umano…no, non può essere.

    Quello è il potere di un dio. Questa è la determinazione di un dio.

    Il pugno del Cavaliere ha un fremito, il suo sangue lorda il mento, il pettorale, le giunture. Strali azzurrini percorrono il rosso come scintille e si disperdono. C’è odore di ozono, carne bruciata, scricchiolii di ossa quando le ginocchia barcollano e i denti si stringono troppo.

    Questa è la mortalità dell’uomo. Questa è la follia dell’uomo.

    E la devozione di Atena, che combatterà al fianco dell’umanità tutta.
    Dell’ambizione di Ade che arriverà a trascendere anche il limite del divino camminando sugli scheletri e manovrando spettri.

    Nella fisica magnitudine in cui la storia del mondo prende un’altra direzione, senti qualcosa arderti nel petto. Sei caduto all’indietro, senti vagamente le coordinate spaziali del terreno sotto di te e di qualcosa, qualcuno sopra di te.

    Il corpo di Teseo è ancora in piedi. È cucito da fili che tengono insieme la sua carne, i suoi organi, la sua pelle dove il tuo colpo lo ha preso e tagliato in due. Le ferite fumano sotto i fili d’oro, mentre la carne si sistema lentamente.
    La sua mente è ancora presente, forse trascesa a una consapevolezza superiore. Porterà i danni di questo scontro con sé per tutto il resto della sua vita, anche dopo che i migliori guaritori lo avranno rimesso in piedi. Sarà storpio, ma vivo.

    Sarà un sopravvissuto, e consapevole di esserlo, e questo gli darà solo la forza di andare avanti e rimettere in piedi i pezzi di questa lunga, lunghissima tragedia. Di fondare una nuova città, una nuova nazione, una nuova umanità che agli dèi guarda avendo imparato dai propri errori.
    Capendo che tutto ciò che è avvenuto ora era necessario a un mondo migliore.

    Stringe qualcosa con le sue ultime forze, le sue ultime energie sono per rimanere aggrappato al pilastro di cristallo luminoso che ti ha trafitto l’intero petto. Espira a fatica, fissandoti arrivare alla percezione che non senti il potere del tuo dio su questa terra.


    Siete stati sconfitti.





    E tu, Asterione di Creta, Campione di Cnosso, il Mostro del Labirinto, il Minotauro…





    stai morendo davvero.



    Su4sahH

    Metto il layout stasera. EDIT 16/03/24: Messo.
    Ferma il post appena prima che la coscienza di Asterione si spenga.
    ▼ DM's Corner


    Edited by ~S i x ter - 16/3/2024, 15:51
     
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    No!
    Pensò al tremare e piegarsi dell'armatura, al sentire l'urlo del metallo infernale trapassargli ogni percezione, e al fermarsi del suo braccio; no! Non ora, non in questo momento, non adesso che è qui, non ora che posso finalmente ucciderlo, non ora che è mio! Sarebbero sati i suoi pensieri, l'infinita frustrazione per un fato che sembrava continuare ad arridere al Re di Atene, l'eterno odio che reclamava spargimento di sangue.
    Avrebbe pensato a questo, ma la mente di Asterione era lontana; si era inabissata oltre, solcando attraverso i confini della prigione cui era stato costretto, e fu lì che lo vide. Un folle cavaliere che aveva avuto il coraggio di ergersi dinnanzi a un dio, al più terribile degli dei, e di infliggergli un danno. Un mortale, un infimo e misero mortale, che aveva ferito un dio. Seppe immediatamente cosa significava quel gesto, quell'attimo in cui si usciva dal reame della sanità e del possibile per entrare nell'irreale; quello non era solo un momento, quello era IL momento in cui la storia era stata strappata a viva forza dal suo inevitabile corso e posta su un altro. Era l'attimo della disfatta, in cui tutto ciò che aveva stretto tra le mani si frantumò come neve al sole, in cui le sue speranze venivano infrante, in cui ciò che gli era stato promesso non si sarebbe avverato, il futuro che aveva sognato sarebbe rimasto una triste utopia. Ma non pensò neanche a questo.
    In quell'attimo di lucida pazzia, in cui le sue percezioni stavano andando oltre i confini fisici del corpo, cercò di raggiungere le uniche quattro persone ancora in vita di cui gli importasse qualcosa; suo padre e sua madre, i suoi zii, provò ad allacciare le loro menti alla sua e dir loro che sarebbe arrivato presto, a rassicurarli, ma non trovò nulla a cui connettersi. Sapeva bene cosa voleva dire, eppure non poteva accettarlo. Non potevano essere morti, non potevano essere stati sconfitti, erano i guerrieri più potenti di Ade, nessun mortale avrebbe potuto distruggerli. Aveva promesso che sarebbero sopravvissuti, aveva promesso di restare in vita, che tutti loro sarebbero rimasti eternamente in vita. Non potevano essere

    Dolore.
    Non una cosa nuova, ma stavolta era una sensazione tale da occupare la totalità delle sue percezioni, così forte da richiamarlo dalla trance in cui era piombato; e fu lì che avvertì, per la prima volta dall'inizio di tutta quella storia, l'assenza di Ade.
    N- provò a parlare, ma la sensazione del suo stesso sangue gorgogliargli in gola strozzò le sue parole sul nascere. Reclino il capo di lato, il corpo squassato da tosse spasmodica e scariche di pura agonia che lo fecero contorcere nella morsa del suo nemico. Teseo era lì, sopra di lui, la mano stretta lungo la cosa che stava trapassandogli il petto: ferito mortalmente ma vivo, eppure ad Asterione non importava piè del Re. Aveva solo un pensiero, una paura che era marchiata a fuoco nel ruolo che aveva, nelle promesse che gli erano state fatte, nell'unica cosa che ormai aveva da perdere. Non la sua vita e né la sua anima, entrambe da tempo non gli appartenevano più, ma qualcosa di infinitamente più importante.
    Lasciami... lasciami andare.
    Levò la sinistra, poggiandola a fatica sul petto di Teseo; non aveva forza per attaccarlo, non aveva più nulla del potere che l'aveva animato fino a quel momento, ma tentò comunque di spingerlo via, di dislocare l'arma dal suo corpo, di muoversi, di fare qualunque cosa. E più i suoi sforzi venivano frustrati, più la presa di Teseo restava salda, più fu chiaro che il suo divincolarsi era una futile, più nel suo sguardo fu palese pura e assoluta disperazione.
    Padre... ha bisogno di me... lasciami...
    La sua voce fu un gracchiare, basso e sordo, più un sussurro che poteva udirsi solo per l'estrema vicinanza con il Re. Più energie spendeva in quel gesto futile, meno gliene rimanevano per mantenersi vivo. La mano cadde, poggiandosi a terra con un tonfo sordo, negli occhi ogni dignità era persa, il suo sguardo era diventata la supplica che le parole non avrebbero mai potuto articolare.
    Non posso... lasciarlo... da solo...

    Lì capì. Sapeva già, in verità, ma fu in quel momento che la realtà della situazione giunse in tutto il suo orrore. Minosse, i suoi zii, le ultime vestigia del suo regno erano morti.
    E Asterione si ruppe.
    Aveva promesso... aveva promesso...
    Ripeté quelle due parole con un filo di voce, un gorgoglio sordo che fece da eco al lago di rosso che stava spargendoglisi dietro la schiena, lordandogli i capelli. Aveva promesso che sarebbero stati tutti al sicuro, aveva promesso che il mondo sarebbe stato loro, aveva promesso che avrebbero vinto. Non sarebbe mai successo niente di tutto quello, avevano fallito ed erano morti, per quanto ne sapeva questa era davvero, completamente, la fine.
    Fu lì che si compì la pienezza del suo fallimento; era il Campione di Creta, il suo bastione contro ogni minaccia, eppure quando Apollo aveva ucciso sua madre lui non era lì per farle scudo col suo corpo. E ora che Minosse era morto, lui era stato incapace di proteggerlo. Era un guerriero che non aveva più nulla da proteggere, i suoi giuramenti erano bruciati, tutti coloro che avrebbe voluto proteggere erano morti, le sue sorelle erano morte e avevano usato tutte le loro forze per aiutare il suo assassino, e presto sarebbe morto anche lui.
    L'unico rimpianto che aveva, il più grave rimpianto che avrebbe mai avuto, era il non esser morto per coloro che amava. La sua vita si sarebbe spenta in quel modo inutile, presa da un vigliacco qualunque che neanche era riuscito a uccidere, il suo fallimento fu finalmente completo.

    Asterione di Creta, Campione del suo popolo, smise di esistere in quel momento. Ciò che sarebbe esistito in seguito sarebbe stato il Minotauro, il mostro guidato dal suo disprezzo verso un destino che aveva condannato tutto quello che amava a una sofferenza infinita, contro il fato avrebbe diretto la sua furia, quel sistema avrebbe spezzato con le proprie mani e sarebbe stato araldo di uno migliore.
    Ma questo era il futuro.

    Perse infine anche la forza di parlare. Il volto di Teseo si fece sempre più sfocato, sempre più opaco, e ogni dolore un ricordo lontano.
    Aveva sonno.


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    narrato ☲ parlatopensato

    nome ☲ Asterione
    energia ☲ Suprema
    surplice ☲ Minotauro [VIII], distrutta
    casta ☲ Spectre di Hades
    fisicamente ☲ morto
    mentalmente ☲
    riassunto azioni ☲

    LABRYS
    Più che simbolo l'ascia di Asterione è il suo lascito, il marchio del suo ufficio come Campione di Creta; un titolo che ora risuona come un triste insulto dal sapore di cenere zuppa di sangue. L'arma è il suo premio, l'eterno promemoria del prezzo della lealtà.

    L'Ascia è tra gli artefatti più potenti a disposizione dei sacri guerrieri, un'arma fusa nel suo cosmo e corpo, che lo ha accompagnato in migliaia di battaglie; canalizzando il proprio Cosmo tramite essa il Minotauro ne potrà richiamare il potere, rendendo i suoi arti dei pericoli micidiali. Tramite essa potrà sferrare devastanti fendenti o enormi raggi di energia che portano con essi tutto il potere tagliente e contundente di un vero e proprio colpo d'ascia, sferrato con tutta la forza di Asterione; persino se dovesse incanalarlo nei suoi arti nudi questi non si spezzeranno, anche se colpiti da tremendi attacchi, così pregno è del potere dell'oggetto.

    Ma l'Ascia non è un semplice implemento: essa incrementa lo spaventoso potere distruttivo del Mintauro, tagliando e spaccando armature come se il suo proprietario fosse di un livello cosmico superiore, inoltre tutti gli attacchi effettuati tramite l'arma vengono lanciati al massimo della potenza possibile con il minimo sforzo [Cosmo Straordinario], rendendo estremamente difficile contrastare direttamente per lunghi periodi gli assalti dello Spectre. [Arma Infusa Speciale]


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    Da sempre Asterione è stato un impareggiabile guerriero non solo per le sue abilità belliche, ma principalmente per la sua caparbia determinazione e incrollabilità.
    Il corpo, l'anima e la mente del Minotauro sono affinate fino al limite estremo e anche oltre; lo Spectre potrà sopportare quantitativi inverosimili di danno, dolore e fatica prima di cadere, potendo combattere più a lungo rispetto a Sacri Guerrieri anche dopo aver subito danni e compiuto sforzi che farebbero vacillare guerrieri meno resistenti. [Resistenza Straordinaria]


     
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    ZUIkDnO

    L’hanno chiamata con molti nomi.

    Principessa di Creta, la Fanciulla che Tesse, La Padrona del Labirinto, La Danzatrice.
    L’hanno chiamata con molti nomi, e lei non è stata nessuno di quelli.



    Arianna è stata l’ultima fiamma di un fuoco ormai spento, è stata il sorriso di un passante per le strade di Creta in una bella giornata. È stata la gioia dei suoi fratelli e delle sue sorelle, la fedeltà alla sua famiglia. Testarda, eppure mai ascoltata; forte, eppure sciocca.

    Ha amato e ha perso in un gioco fatto di scommesse vuote, di storie di eroi e mostri sconfitti alla luce del sole. Ha poggiato la propria vita tra le mani di un uomo e il suo premio è stato il silenzio di un’isola vuota.

    Ha sperato in un futuro diverso, un futuro in cui il mostro non avrebbe afferrato i suoi fili con gli artigli, in cui il mostro non avrebbe tappato la sua bocca, chiuso i suoi occhi, non l’avrebbe ghermita con la sua follia.

    Arianna ha sperato, ed è morta per questo.
    Qual è stato il nome della sua speranza?

    Creta. Teseo. Atene. Fedra. Dioniso. Asterione.

    Nomi che scorrono lungo un filo, parole che si intrecciano nel ricamo di una tela, sangue che si stringe attorno a quelle tracce scarlatte lungo le dita, veloci, fugaci come il respiro sottile che aveva, come i passi sul palcoscenico del palazzo, come la corsa verso la nave.

    La luce la circonda, illumina il suo volto con terribile bellezza, mentre il fuoco e le lacrime rigano il suo volto e le sue mani toccano il tuo. Il loro tocco è il sole, la tranquillità, il sollievo, la vergogna, la pena.

    Stai davvero ascoltando la sua voce?

    Nel grande disegno di tutto ciò che esiste, Teseo di Atene, hai fatto la tua parte, hai scritto la tua leggenda.
    Ti ergerai dinanzi alle folle, declamando la sua morte tra i corridoi tagliati nelle tue gemme.
    Assicurati, allora, di raccontare anche di me.

    Si volta verso di te, piccole lingue di fuoco cadono sul tuo volto e provi il suo dolore, il tuo dolore.
    Non sta piangendo per il mostro, sta piangendo per suo fratello.

    Di raccontare anche di noi.

    Questa è la tragedia che accompagna la tua famiglia, questa è la tragedia davanti alla quale il Signore degli Inferi ha esteso la sua mano, trasformandovi in qualcosa di più, in qualcosa di terribile.

    E di lei, Asterione? Di Arianna cosa si dirà?

    Cosa racconteranno della tua amata sorella, della ragazza che rideva tra le sale del palazzo, che è stata accanto a te fino alla fine e che, nell'ultimo atto di questa meravigliosa ed empia opera, ha scambiato con te sangue e lacrime.

    I suoi fili ti avvolgono per un attimo i polsi, il torso.
    Non fa male, è come tornare a casa.

    Vibrano e per pochi istanti, mentre il mondo si spegne davanti a te, senti ancora una volta la sua risata, senti i capricci di Fedra, la voce di Androgeo che ti sfida; senti i consigli di Acalla, senti Catreo litigare con Deucalione, la voce sottile di Glauco.

    Senti i rimproveri di Pasifae, il sospiro di Minosse.

    Sono le storie che tesse tra le sue mani.

    Sono il regalo di chi ti ha amato come solo il proprio sangue si può amare.

    Fratello mio.
    Sciocco, onorevole, fedele fratello mio.


    Anche la sua voce comincia, come il suo volto, a diventare quasi confusa.
    Ancora una volta non parla al mostro, parla a te e a te soltanto. Cos'è rimasto di Asterione, dietro il Toro di Minosse?

    Un giorno, la tua storia avrà in sé la parola pace. Te lo prometto.

    Lei sa che tornerai, sa che questa è solo la prima di tante battaglie. Scoprirai presto, nel buio dell'Averno, che il sigillo di Athena si affievolirà in appena un paio di secoli, e rivedrai questo mondo. In un altro corpo, in un altro tempo, in un altro mondo.

    Ma tornerà anche lei.
    Tornerà in un altro corpo, in un altro tempo e in un altro mondo perché ora nessuno può più ghermirla. La sua voce è nel vento, tra gli alberi, e il suo passaggio sarà sulla terra che tu mirerai sempre a distruggere, perché ora è questo il tuo destino.

    Frammenti di cristalli, come gocce, scorrono lungo gli stessi fili e per un attimo anche Fedra è lì con voi.
    L'ultimo momento in cui siete insieme, non c'è rabbia, gelosia, menzogna. Siete soltanto voi, fratelli e sorelle.


    Un filo sottile che scorre e si districa nella tua marcia, come faceva nel labirinto della città.



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    You'll see my face in every place,
    Yet you can't catch me now.
    I'm higher than the hopes that you brought down,
    You can't, you can't catch me now.

     
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