THE DELPHI INCIDENT

Cambio Luke per Giapeto (Xiphos)

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    "Il centro del mondo?" L'uomo chiede perplesso mentre la figura dai capelli scuri e la lunga tunica nera si muove attraverso la libreria; sembra quasi scivolare sul terreno, più che camminare. "Esattamente; molti dei Cavalieri di Atena sono impegnati fuori dalle terre di Grecia." L'uomo scruta la figura con sospetto "Tu cosa ci guadagni da tutto questo?" Chiede quasi in un sussurro. La figura ammantata si stringe nelle spalle, un sospiro divertito. "Non sottovalutare i servi di Atena, per quanto sciocchi, per quanto ciechi, sono.. tenaci. Ma non preoccuparti." Si volta e l'uomo stringe per un attimo i denti, cercando di controllare il brivido alla schiena. "Io ti mostrerò i segreti del cosmo."



    THE DELPHI INCIDENT

    Luke per Giapeto

    1


    I libri scivolano sul lungo tavolo della biblioteca, producendo un tonfo e svegliandoti da quello che era un attimo di riposo dopo tutta la notte passata a studiare. Alcune persone ti guardano male, ma non te ne curi particolarmente. Abbassando lo sguardo, termini di leggere quel trattato sulla teoria delle origini multiple, applicazione non troppo avanzata dello studio dimensionale. Sono passati diversi mesi da quando hai lasciato andare l'armatura e il tuo senso di limitazione, sfortunatamente, non è diminuito. In ogni momento della giornata, pure durante il più semplice, riesci a percepire qualcosa che ancora non puoi afferrare, qualcosa che ti sfugge tra le mani; è un concetto, un fattore astratto, una scintilla che non riesce ad appiccare il fuoco. La ricerca di questa scintilla tuttavia, pone tra te e gli altri una profonda solitudine.

    Non è una solitudine empatica, ci sono tante persone al Grande Tempio, e a Rodorio, che riescono a riempire le tue giornate; la solitudine nasce dal fatto che il tuo stato di esistenza ti permette di elevarti sopra molti di loro. Potrebbe essere considerato lo stesso senso di spaesatezza di un atleta che è costretto ad insegnare a degli infanti. Nessuno capisce ciò che stai cercando di afferrare, nessuno riesce a comprendere il senso della tua frustrazione. Ma va bene così, perché sai che riuscirai a districare la matassa, perché sei Izydor Mihalski.

    La porta si spalanca e vedi tre figure all'entrata della biblioteca. MAESTRO- Harper urla, preoccupato, ricevendo moniti del guardiano del luogo. oh- scusi. Anche i suoi sussurri sono quasi urlati. Riceve un colpo dietro la nuca da uno dei 3, più alto, in silenzio dietro di loro. Il terzo ragazzo, invece, ti invita a seguirlo fuori dal luogo, lontano dagli sguardi infastiditi dei presenti. Drake è serio, molto, ma a volte è difficile capire se sia la sua normale espressione o no, ti proge dei documenti. Abbiamo ricevuto un rapporto su delle frequenti attività sismiche, nulla di strano - penseremmo - in un mondo dove ci sono attività sismiche per cause naturali. Ma, nel periodo in cui ci troviamo, preoccupa il luogo da cui provengono tali attività. Parla a raffica, con una precisione spaventosa, senza tralasciare alcun dettaglio nella spiegazione. Ti spiega come ci siano stati picchi di presenza cosmica e corrotta, nel luogo, ma la natura cosmica era commpletamente slegata da qualsiasi fazione conosciuta. Christopher resta a guardarlo con timore, ancora una volta spaventato dalla sua capacità di memoria e citazione senza aver bisogno di leggere alcun documento. Ti porge i fogli di carta e la prima cosa che noti è il nome del luogo: Delfi. [Credo vogliano metterci in carico di una squadra per andare a definrie la natura dell'attività sismica e dei picchi cosmici rilevati. Non dovrebbe essere un grosso problema.] Christopher muove le mani, mentre Drake annuisce. COME SE FOSSE difficile per noi. Non potevamo accompagnare gli altri ad Asgard? Chiede Harper, che modera il tono di voce dopo un'occhiataccia di Drake.

    Vi viene chiesto, inoltre, di presentarvi all'hub organizzativo per definire le forze e i movimenti da compiere in virtù di quella che dovrebbe essere una semplice missione di ricognizione. Ma allora perché portare ben tre saint e uno come te? Alzi gli occhi al cielo, limpido, azzurro, e ti accorgi che l'immenso blu resta impassibile a tutto ciò. Se può esserlo lui, puoi esserlo anche tu.




    _____________________



    Angolo Master

    MA SALVE!

    Dato il cambio e il nuovo personaggio, vorrei approfittassi di questo post di setup per descrivere questo senso di solitudine che prova Izydor. Come detto nel post, ovviamente, non è una solitudine fisica o emotiva, è come se una persona si trovasse sulla cima di una montagna mentre il suo gruppo di amici sta ancora scalando la base. C'è qualcosa nella tua elaborazione cosmica che ancora non riesci ad afferrare. Puoi descrivere ciò in vari episodi, oppure concentrarti su una descrizione generale.

    Il finale del post parla da sé, avete delle direttive da rispettare. Qui trovi il post sui tuoi allievi.

    Per qualsiasi cosa, sai dove trovarmi!

    Edited by ~Rain~ - 29/1/2024, 20:34
     
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    Malessere, un compagno costante per buona parte della sua vita.
    Dall'Armageddon in poi Izydor non era mai stato bene, non davvero, ma in quello non era unico: il mondo era ancora in fiamme, infestato fino all'orlo di corrotti e chissà quant'altro, e la situazione al Grande Tempio non era delle migliori. Finché si continuava così nessuno, a parer suo, avrebbe davvero potuto stare bene; ma non era quello il problema. Al malessere ci si abituava, lo si combatteva occupando la mente e le mani, accompagnandosi con le tante e colorite persone con le quali ci si circondava per popolare un po' la vita; dolore, disperazione, senso di impotenza, contro queste cose Izydor sapeva cosa fare.
    La solitudine era un nuovo nemico invece, curiosamente prima di quel momento non si era mai sentito davvero solo. Era forse una delle conseguenze dell'aver rinunciato alla Sacra Armatura della Bussola, che prima di quel momento l'aveva accompagnato in ogni sua spinosa peripezia, ed era un qualcosa che gli aveva lasciato effettivamente l'amaro in bocca, ma non riusciva più a indossarla con la dignità e la convinzione di un vero Saint. Non la sentiva più sua, come aveva descritto ad altri le sue ragioni era come se fosse stata un "vestito troppo stretto.".
    Gli avevano dato dell'arrogante per questa decisione, lo avevano chiamato pazzo e irresponsabile, ma a Iz non gliene fregava poi così tanto dell'opinione altrui; soprattutto era abbastanza forte da potersi permettere di piantare i piedi a terra. Non IL più forte al Grande Tempio, ma ci sarebbe arrivato col tempo; aveva l'ambizione di vedersi in cima a vette che altri avrebbero ritenuto impossibili. Ecco, era una buona metafora per il suo problema: essere arrivato su una montagna, ammirarne il paesaggio e tendere una mano verso le stelle, per poi girare le spalle e vedere tutti le persone nella propria vita arrancare alle pendici.
    Si sentiva solo perché sapeva che nessun altro avrebbe trovato senso nelle sue elucubrazioni, perché nessuno avrebbe seguito i suoi ragionamenti deliranti e accompagnato nelle lunghissime giornate perse in studi esoterici; di certo non i suoi apprendisti.

    Sorrise pensando a loro, la Squadra Argo era un'adorabile accozzaglia di personalità che, grazie alla Dea, funzionava in qualche modo. Una sua grande intuizione, eppure avevano dei limiti oggettivi; un piccone era un strumento efficace nella sua semplicità, ottimo per spaccare rocce e teste, ma non può calcolare la forza dei vettori spaziotemporali secondo le ultime oscillazioni occulte. Purtroppo determinazione e forza di volontà non sono onnipotenti. Non aveva neanche provato a spiegare loro le complessità di quello che stava facendo, sapeva bene che avrebbe ricevuto in cambio solo una serie di occhiate vacue e battute volgari, cosa che avrebbe potuto essere quantomeno divertente ma abbastanza inutile nel suo complesso.
    Era questo che stava studiando, divorando ogni tomo di conoscenza riguardo alle scienze dimensionali sul quale riusciva a mettere le mani; sapeva che in quelle ricerche avrebbe trovato la sua risposta, la soluzione al suo interrogativo, a quel senso di limitazione che sentiva attorno al collo come un cappio. Era strano pensare a lui come una persona limitata, considerato che avrebbe potuto fare il tragitto dalla Grecia al Polo Sud a piedi in pochi istanti, eppure sì; aveva misteri tutto attorno, come se tutto quello che lo circondava fosse un arcano la cui soluzione era giusto a un millimetro dal suo naso, e la cosa lo infastidiva molto. Non il mistero in sé, quanto il non riuscire a risolverlo immediatamente; ma la fiducia in sé stesso non mancava, Iz era più che sicuro che sarebbe riuscito a risolvere il problema prima o poi, fino a quel momento avrebbe dovuto accontentarsi di sentirsi come un alieno al Grande Tempio. Semplicemente, non sentiva ci fosse nessuno al suo livello.
    Stava leggendo un trattato storico e teorico, un qualcosa per dare a studi seguenti un briciolo di contesto in più, la cui prosa era assolutamente atroce: per questo ci si era addormentato sopra. Stava finendo di leggiucchiare le note a bordo pagina, poggiando i piedi sul tavolo e dondolandosi ritmicamente sulla sedia; ogni tanto questa sbatteva rumorosamente sul pavimento, disturbando gli altri avventori del luogo, ma così imparavano a guardarlo male mentre era appena sveglio. Fu lì che entrò in scena la Squadra Argo in tutto il suo splendore.
    Ah, le belle scenate cui lo sottoponevano i suoi apprendisti senza neanche avergli portato un caffè.

    Prese la serie di documenti che gli aveva passato Drake, facendo passare lo sguardo tra il fogliame e lui con aria fintamente attenta mentre provvedeva a non leggere neanche una parola, annuendo di tanto in tanto per far sembrare di essere interessato alla cosa. Aveva colto vagamente che avrebbe dovuto andare a Delfi e che c'erano sismi sospetti con firme cosmiche strane, tanto gli bastava; era un po' fastidioso dover interrompere le sue ricerche per fare una cosa apparentemente inutile, specie in un momento in cui la maggior parte delle forze erano ad Asgard, ma non gli dispiaceva più di tanto.
    Magari un po' di aria fresca e movimento dopo tanto tempo gli avrebbe fatto bene, inoltre si sentiva un po' in colpa per essere stato per forza di cose distante con la Squadra. Era da un po' che non partecipava direttamente alla loro formazione, dopotutto tecnicamente loro erano Saint a pieno titolo e lui si era "ritirato", ma non era certo una buona scusa per tralasciare le buone abitudini. Non gli interessava molto di quello che stava succedendo al di fuori della sua ristretta cerchia di interessi ma fuori dalla finestra, nel cielo limpido e chiaro che era specchio dei suoi occhi, vide una tavola stoica e impassibile agli accadimenti delle piccole formiche sotto la sua volta. Poteva fare altrettanto.
    Raddrizzò la sedia con un ultimo, rumoroso tonfo, attirandosi l'espressione esasperata del bibliotecario e inducendo altri frequentatori a cambiare sala o ad andarsene direttamente; accolse tutto con un sorriso menefreghista, prima di prendere a parlare a voce alta senza la minima preoccupazione.
    Harper non fare la sgualdrina insubordinata, andiamo dove ci dicono di andare e questo è quanto.
    PARLI TU DI INSUBORDINAZIONE?!
    Come disse il saggio: muto e cammina.
    Un buffetto sulla fronte fu abbastanza per indurlo ad avviarsi fuori dalla biblioteca senza ulteriori proteste, Izydor aveva lasciato un macello di fogli sparsi e scarabocchiati e libri impilati in maniere creativa sul tavolo occupato in precedenza. Non era molto popolare tra le biblioteche del Grande Tempio.
    Drrrake, c'è qualcosa che non va? Potrei pensare che non sei felice di andare in giro con noi.
    Maestro, è solo che... non vi pare una situazione strana?
    Beh un po' sì, ma andiamo! Siete con me, quindi andrà tutto bene. E su col morale, è da un bel po' che non andiamo in giro a fare danni; l'ultima volta è stato divertente. Orripilante, ma divertente. Oh, Chris? Si interruppe giusto un momento, per essere sicuro che l'altro lo stesse ascoltando. Una cosa che mi è venuta in mente prima. Se qualcuno parla col linguaggio dei segni con una mano sola è un accento o un difetto di pronuncia?

    Il confuso silenzio, seguito da caciara e lunghe disquisizioni sull'inutile interrogativo accompagnò il tragitto verso l'hub, sciogliendo quel po' di tensione che i tre ancora avevano.
    In fin dei conti conosceva i suoi polli.
     
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    Luke per Giapeto (Xiphos)

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    Nel tragitto verso l'hub, guardi i tre ragazzi e non puoi fare a meno di accennare un sorriso nell'osservare come si comportano tra di loro, come scherzano, come Drake ed Harper attacchino briga per poi essere divisi da Christopher. Presi singolarmente forse non avrebbero la stessa forza d'animo che hanno tutti e tre insieme. Hai davvero fatto un buon lavoro con loro, Izydor. I piccoli edifici di Rodorio cominciano a diventare sempre più sporadici, lasciando il posto all'area di addestramento e coordinazione delle forze del Grande Tempio, il terzo punto che compone il triangolo con il paesino e il Grande Tempio.

    Entrate nella caserma e siete accolti da volti sconcertati, da sussurri. La squadra Argo non è una presenza sconvolgente, quello che è sconvolgente è la tua presenza. In realtà, conosci meno della metà delle persone lì presenti. Non è una colpa, è semplicemente l'impossibilità di guardare indietro quando si avanza troppo velocemente, come hai fatto tu. Perfino il responsabile della coordinazione delle forze armate comincia a balbettare per qualche secondo, spostando poi gli occhi sul foglio.

    Abbiamo ricevuto una trasmissione da alcuni dei nostri in avanscoperta. Sembra che ci sia un'intensa presenza di 'creature' nella città di Delfi. Non hanno saputo confermarci se corrotte o no. Uno come te può facilmente leggere il dubbio nei suoi occhi. Cosa può essere se non corruzione, quando si parla di 'creature'? L'organizzazione scorre in maniera veloce, sono più o meno abituati a questo tipo di operazioni, considerati i tempi che vivete. Sarai al comando e i ragazzi della squadra Argo ti aiuteranno, coordinando i soldati addestrati e coloro che hanno risvegliato il cosmo e che hanno deciso di unirsi alla battaglia. Resta per te solo una cosa da decidere.

    Indosserai ancora la sacra armatura?



    [Ore 17:00 | Le forze del Grande Tempio arrivano ai confini di Delfi.]


    Un brivido di curiosità ti mette in trepidazione quasi.
    Le creature non sono dei corrotti, ma appestano la gran parte della città. Sono esseri innaturali, completamente estranei al concetto di realtà e il terrore potrebbe assalire chiunque si ritrovi a guardarle negli occhi, anche se non tutti quei mostri sembrano averne. Non sai ben definire cosa possano essere, siete anche lontani in fin dei conti. Gli esploratori ti riferiscono che, fin dove sono riusciti a spingersi senza destare problemi, hanno osservato le creature muoversi in maniera errante, strisciare per le strade alla ricerca di qualcosa. Alcune di esse avevano perfino degli arti umani fra i denti, fra le proprie appendici. Sembra un incubo quello che sta avvolgendo la città, forse fin dentro le fondamenta, raggiungendo in lontananza il Santuario, luogo dove tante leggende hanno preso vita e da cui adesso irradia un cosmo che non associ a nessuna fazione, anche se non ne hai incontrate molte.

    Eppure, tu sei pronto e sai che i tuoi poteri possono facilmente annientare qualsiasi cosa sul tuo cammino. Non è ciò che si trova davanti a te che forse ti da problemi, ma ciò che si trova dietro. La barriera che senti, la barriera che arriva a dividerti anche dai tuoi allievi, è così grande che può renderti difficile salvarli? Questa è una domanda a cui non puoi rispondere adesso, perché hai delle forze da coordinare e non tutte vedranno la fine di questo giorno.




    _____________________



    Angolo Master

    Che ne dici di un po' di organizzazione campale?

    Hai una situazione particolare, con te ci sarà un centinaio di soldati più squadra Argo. La situazione in città è un po' alla bloodborne, ma peggio, ci sono creature di varia debolezza ed entità, alcune più facili (i soldati possono riuscire a farle fuori), altre più problematiche (che richiedono l'approccio di un saint) disseminate per tutta la città. Vorrei mi buttassi giù la strategia e il modo in cui dividi le tue forze e le rotte che devono prendere (Argo compresi) perché a seconda di come lo farai ci saranno più o meno ripercussioni su di loro.

    Il vostro obiettivo è il santuario di Delfi, ma dovete attraversare un po' di schifo prima, non è detto che le creature restino nei confini per molto. Tu puoi scegliere di indossare la tua vecchia armatura, o procedere ad un setup diverso, per il quale ti darò io poi conferma.

    Edited by ~Rain~ - 29/1/2024, 23:18
     
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    I suoi apprendisti erano un po' la sintesi di quello che avrebbe voluto vedere ovunque nel Grande Tempio; unità, amicizia, talento, dedizione e anche un quel giusto pizzico di follia che non fa male nella loro linea di lavoro. Dopotutto non c'era niente di sbagliato nell'essere fuori di testa, chi non lo sarebbe stato dopo aver messo piede in quell'inferno urlante per più di cinque minuti? Inoltre, se davvero fossero stati tutti completamente sani di mente, non si sarebbero certo messi a fare i Saint: non un'occupazione che porta ad una vita lunga, specialmente in quel determinato momento storico.
    Izydor aveva ambizione, l'ambizione di vedere i suoi sogni realizzati, e il fermo desiderio di vedere le parti che non gli piacevano dell'organizzazione che amava buttate via, dimenticate a bordo strada e lasciate a marcire; stava costruendo qualcosa, un cambiamento che avrebbe scosso le fondamenta di un gigante sopito e l'avrebbe fatto ardere di fuoco sacro. Ma questo più avanti, c'era molta strada da fare sia per loro che per lui.

    Era abituato ormai a sguardi sorpresi e sussurri sommessi al suo passaggio, aveva accumulato una certa reputazione tra coloro che erano cosmicamente consapevoli; quelli forti come lui non crescevano certo sugli alberi, ma era raro che si finisse senza armatura prima di morirci. C'erano voci sul suo conto, ovviamente, ma per uno come lui le malelingue e gossip erano come brezza d'estate: un gradevole accompagnamento.
    Entrarono nell'hub spalancando la porta, e sentì immediatamente il peso di tutti gli sguardi posarsi su di lui. Che fosse stato assegnato Izydor come accompagnamento per quella missione voleva dire una cosa: che la situazione aveva il potenziale di essere molto, molto, grave dato lo spiegamento di forze in campo. Tre saint, un centinaio di uomini cosmicamente abili, e poi Izydor; già, c'era qualcosa di grosso a bollire in pentola. L'aveva capito dal primo momento che non sarebbe stato un lavoretto semplice quello, ma non se ne curò più di tanto: voleva dire che sarebbe valsa la pena morire per la causa, che la minaccia da sventare era effettivamente così grande da giustificare tutta la potenza di fuoco impiegata, e che aveva il potenziale di essere tutto molto divertente. Mortale, ma divertente. In fin dei conti Izydor non aveva paura di nulla, men che meno di morire.
    Abbiamo ricevuto una trasmissione da alcuni dei nostri in avanscoperta. Sembra che ci sia un'intensa presenza di 'creature' nella città di Delfi. Non hanno saputo confermarci se corrotte o no. Ascoltò distrattamente le conferme a quello che già gli era stato detto, studiando le mappe che aveva davanti mentre formulava un piano d'azione che avrebbe risparmiato quante più vite possibile, non tutte; sapeva che, se ci fosse stata qualcosa in grado di impensierire lui, la maggior parte di quell'esercito se la sarebbe vista brutta. Era un dato di fatto che parte di loro non avrebbe visto la fine di quella missione, poteva solo fare piani attorno a quell'inevitabilità e cercare di minimizzarla quanto possibile. Fortunatamente era lui al comando, non avrebbe dovuto mettersi nei guai nell'ignorare ordini stupidi.
    Quindi -disse all'improvviso, senza curarsi di aver appena interrotto qualcun altro che aveva appena preso la parola- ecco come faremo.
    Avanzeremo con le truppe fino a che non saremo nelle vicinanze di Delfi, poi ci fermeremo qui, dove sarà possibile avere un buon colpo d'occhio della zona; a proposito -alzò lo sguardo dalle carte per poi rivolgersi a nessuno in particolare- fatemi avere uno di quei piccoli telescopi, quelli che si usavano per guardare le stelle. Se non ce ne sono va bene un paio di binocoli.
    ... perché? Se posso chiedere?
    Una volta lì aprirò un portale da cui potrà passare l'esercito, cercherò di teletrasportarci quanto più vicino possibile al tempio e, se la Dea sarà con noi, potremo evitare il grosso delle creature che pattugliano la zona. E' più facile se riesco a vedere dove vado.

    Non era poi così strano che altri non sapessero di quella comodissima capacità che aveva sviluppato, non era un evoluzione convenzionale delle proprie abilità e Izydor non l'aveva certo pubblicizzato, ma diede spazio a qualche irrilevante discussione sull'appropriatezza di impiegare tempo nella città stessa per mondarla dalle creature che l'infestavano. Fortunatamente, era lui al comando.
    Una volta messa in sicurezza la zona d'arrivo andremo verso il Tempio quanto più velocemente possibile, io andrò per primo e le truppe mi seguiranno a debita distanza. Squadra Argo, voi sarete nelle retrovie, vi assicurerete che quelle creature non cerchino di prenderci alle spalle mentre avanziamo e rimarrete in riserva; se dovessi avere bisogno di voi vi manderò un messaggio.
    Contava sul non dover arrivare a quello, anche perché avrebbe preferito risparmiare ai ragazzi qualcosa per cui non sarebbero stati pronti e, se avesse trovato lui problemi, loro di certo non se la sarebbero passata meglio. Avevano ancora tante cose da fare, sarebbe stato preferibile se non fossero morti in quella circostanza. Una volta accolto l'assenso di tutti i presenti, Izydor si congedò per prepararsi; aveva una cosetta da fare, una concessione che gli era stata fatta considerata la gravità della situazione e la necessità di salvare quante più vite possibile tra gli uomini che gli erano stati affidati. Sarebbe stato sconveniente presentarsi a combattere senza portarsi dietro una vecchia amica.
    Ehi.
    Sussurrò alla cloth, deposta nella sua forma di totem su uno scranno, nel luogo dove le Sacre Armature riposavano in attesa di degni proprietari. Passò una mano su di essa, un gesto di tenero affetto che si interruppe solo quando iniziò a scomporsi, le singole parti della Bussola che gli si poggiarono addosso delicatamente, ristabilendo il legame che c'era con la Costellazione mentre Izydor veniva avvolto da un'alta fiamma di puro azzurro. Ridacchiò di soddisfatto compiacimento.
    Mi sei mancata anche tu.

    Il viaggio d'andata fu, tutto sommato, breve e sgradevole; una volta scoperta la comodità del teletrasporto trovava davvero difficile riabituarsi a comuni mezzi a benzina, in particolare dei grandi camion riqualificati nei quali era stato stipato il grosso dell'esercito. Erano scomodi e claustrofobici ma purtroppo non si poteva fare altro: teletrasportare tutti quanti in un unico momento dal Grande Tempio a Delfi avrebbe richiesto un certo quantitativo di energie e lui stava cercando di risparmiare le forze, per quanto possibile. Una volta giunti nel luogo dove avevano prestabilito il rendezvous, capì che era stata una scelta saggia.
    Non solo per i rapporti di creature non identificate che stavano infestando le vicinanze della città, ma per quel cosmo terribile che sentiva levarsi dal luogo che avrebbero dovuto perlustrare; lo sentiva impregnare ogni pietra, fino alle fondamenta. Non aveva idea di cosa stava succedendo, ma forse era arrivato giusto in tempo ad impedire qualcosa di terribile.
    Scrutò la zona con l'aiuto del cannocchiale che aveva portato dal Grande Tempio, constatando con lo sguardo che la città in sé era un incubo a cielo aperto: avrebbero dovuto occuparsi della cosa in futuro, quando sarebbero tornati i pezzi grossi da Asgard, ma per ora si sarebbe accontentato di tagliare la testa al toro.
    Trovò il punto più vicino possibile al Tempio, e iniziò a concentrarsi.
    Okay, signori e signore, tutti pronti al mio tre.
    La realtà tremò davanti alle sue mani come un velo di tessuto agitato da venti invisibili, pronto a sollevarsi e connettere due punti nella Realtà tra di loro e consentire rapido passaggio all'esercito.
    Con un ultimo richiamo, lo spazio si squarciò.
     
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    3


    Apri il tuo passasggio nel cuore del punto da te mirato. La traslazione dimensionale è diversa da un teletrasporto, il tuo processo impiega poco, ma impiega comunque del tempo per far attraversare il portale alle forze armate.

    Tu sei in testa alla spedizione e nel momento in cui arrivi, riesci con facilità ad eliminare tali creature. Hanno le forme più disparate, alcune palesemente animalesche, altre più umanoidi e altre ancora hanno una conformazione che l'occhio umano non riesce quasi a tollerare. Portali dimensionali sono la cosa più immediata, raggiungendo direttamente le cellule che strisciano nel vostro perimetro.

    Nel momento in cui arrivate, tuttavia, cominciate a percepire il brusio di qualcosa sotto terra, qualcosa che comincia a sbucare con rapidita, cogliendo alcuni dei tuoi soldati. La squadra Argo stringe i denti, mettendosi a guardia delle vostre forze, impedendo a immense creature dalla forma centipede di catturare alcuni dei vostri. Quelli che non ce l'hanno fatta vengono trascinati in alto, verso il cielo, piombando in caduta libera tra le fauci delle creature che se ne cibano.

    La sinergia dei vostri poteri è tutt'ora incredibile; Drake utilizza la sua psicocinesi per deviare le traiettorie delle creature, dirigendole verso Chris che le deflette con il proprio scudo, lasciando ad Harper il compito di bruciarle vive. Non è uno scontro impossibile da vincere, ma è difficile prevedere da dove arrivino gli attacchi sotto terra.

    Il tuo sguardo, tuttavia, viene catturato da ciò che percepisci immediatamente. Sulla cima di uno degli edifici; ha le dita alzate all'altezza del volto, coperto da un mantello completamente nero, che si agita in maniera opposta al vento quasi come se avesse vita propria. Non sai se stia pronunciando qualche parola o no, ma all'improvviso parte un raggio nero da lui, che diventa sempre più ampio verso l'alto, estendendosi a 360° e per diversi chilometri. Il raggio si trasforma in una cupola e la cupola si trasforma in uno strato di tenebra pregnante, tossica al contatto, che circonda il limitare della città di Delfi e crea un'immensa cupola sopra di voi. La densità di tale cupola è così alta che la luce di quello che è il sole al tramonto viene filtrata, creando un ambiente più tetro e cupo.


    [Ore 17:35 | Delfi viene chiusa dall'interno.]


    Voi rimanete dentro.

    La confusione porta verso il punto dove siete una mandria di esseri, ma la Squadra Argo con efficienza - aiutata dalle forze del Grande Tempio - riesce a tenere sotto controllo la presenza degli esseri. La sacrificabilità dell'ambiente attorno a voi è una nota di merito; palazzi crollano sotto il peso dei corpi nemici, spediti lontano, uno spettacolo poco piacevole e per nulla eroico. Anche tu ti unisci alla lotta, che risulta - dal tuo punto di vista - quasi un allenamento, più che una minaccia; capisci però che non sono creature che dovrebbero trovarsi qui, né creature che potrebbero essere gestite da qualsiasi forza cosmica. Sono pericolose.



    Non ama essere interrotto.. L'uomo si porta le braccia dietro la testa, mentre cammina avanti e dietro. La donna resta immobile, medita altro, mentre una terza figura poco distante da loro osserva il cielo, prima di posare gli occhi sul chaos in lontananza. I cambiamenti spaventano, non è un motivo per rifiutarli. Dice, nella sua mano brilla un globo d'acqua che si infrange al contatto con le sue dita. Ha ottenuto tali abilità da poco ed è già così potente, questa sensazione lo inebria. Senti ma.. C'è un sacco di gente forte laggiù, sicuro che il tipo coi capelli bianchi sia l'unico da tenere impegnato? Chiede ancora una volta il primo. La donna annuisce. Insieme siamo l'unica possibilità di trattenerlo finché tutto non sarà finito. Il secondo si lascia andare ad uno sbuffo infastidito. Sta arrivando.



    I tuoi pensieri ancora una volta vengono catturati dalla percezione cosmica che, come un faro quasi, circonda il tempio di Apollo; ricevi un cenno di intesa dalla squadra che torna a prendersi cura delle proprie forze di supporto, sgominando nel frattempo l'infestazione della città. Li osservi dividersi in tre squadroni che svolgono, tuttavia, un compito comune, coordinati da Drake, concentrando e disperdendo le forze in maniera tale da creare addirittura trappole alle ondate nemiche. C'è qualcosa che sta avvenendo al tempio, qualcosa che rischia di avere ripercussioni difficili da gestire.

    Drake spende una frazione di secondo a farti un cenno del capo, prima di deviare un colpo con il proprio arpione. Incredibile come sia riuscito a comunicare in tale maniera una cosa così diretta; devi andare al tempio, è consapevole che in quel luogo sei la forza che tutti devono temere e sei l'unica opportunità di capire cosa stia succedendo, mettendo fine a tutto ciò. Senti le grida spericolate di Harper farsi strada tra le creature mentre le fiamme illuminano l'ambiente attorno a voi anche di più, mentre le grida degli esseri si spengono nel rumore delle ceneri che cadono.


    [Ore 18:00 | Comincia l'Indicidente di Delfi]




    _____________________



    Angolo Master

    Un po' un macello qui.

    Gestisci autoconclusivamente la battaglia tra un esercito di orde di schifo di qualsiasi forma e dimensione che arriva ad ondate, mentre occasionalmente degli enormi schifi simili a millepiedi sbucano dal terreno verso l'alto.

    In tutto ciò, percepisci il cosmo di 3 figure non troppo distante dal tempio di Apollo, da quello percepisci puro anticosmo che inizia ad irradiarsi. Per ora è una nota preoccupante, non grave, ma senti che più passa del tempo, più comincia a diventare potente.

    Edited by ~Rain~ - 29/1/2024, 23:18
     
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    La cosa bella dei piani, la migliore in verità, è che raramente sopravvivono all'impatto col nemico. Tutto quel tempo perso a comporre complesse strategie e a prepararsi per ogni evenienza, calcolare eventuali vie di fuga e il percorso perfetto per minimizzare il tempo da impiegare lì, buttato fuori dalla finestra in una gloriosa bolgia di devastazione.
    Tutto molto facile all'inizio in verità, giusto qualche creatura che provò a saltare nel portale appena aperto, nulla di preoccupante; gli esseri si trovarono sospesi a mezzo balzo, stretti in una morsa invisibile mentre il ruggire di psioni li costrinse in uno spazio così piccolo che nemmeno le loro forme, aberranti e innaturali, potevano sopportare. Una volta caduti a terra, in un ammasso purulento e sanguinante, avanzò preceduto dal resto del battaglione.
    Era stata la prima volta che aveva avuto occasione di vedere questi misteriosi nemici da vicino, e i rapporti degli scout non rendevano giustizia all'orrore davanti ai suoi occhi; forme a tratti più animalesche con zampe segmentate e lunghi musi canini, altri umanoidi, eppure era la loro struttura fisica a sorprenderlo. C'erano pezzi di corpo piegate in torsioni innaturali o presenti in luoghi impossibili, arti oblunghi che erano più protuberanze di carne che escrescenze funzionali, e a tratti pareva quasi che il loro semplice funzionamento andasse contro le leggi della biologia; faceva quasi male agli occhi e alla mente cercare di comprendere come funzionassero, come se l'intelletto si rifiutasse di contenere un sapere del genere. Fortunatamente non aveva il tempo per concentrarsi su queste inezie.
    Una serie di tremori lo riportarono rapidamente alla realtà, scuotendolo da valutazioni accademiche.

    SOTTO DI NOI, ATTENTI!

    La voce di Harper squillò, rumorosa come al solito, allertando la truppa a quello che sarebbe successo a breve: troppo tardi per alcuni. Furono ghermiti da altre creature, stavolta d'aspetto di artropodi. Egli stesso sentì il terreno tremare e incavarsi sotto i suoi piedi, l'equilibrio farsi precario, improvvisi spostamenti d'aria farsi sempre più vicini
    Sospirò, più per noia che altro.
    Per un attimo si lasciò andare a braccia aperte, cadendo verso il basso in un movimento teatrale mentre l'universo si muoveva così lentamente da consentirgli di distinguere singoli granelli di polvere, poi il cosmo della Bussola lo avvolse. Nel legame con la costellazione Izydor si ammantò di essenza eterea, una fiamma fredda e azzurra che lo rese quasi insostanziale, traslandosi oltre il semplice reame fisico; saltò all'indietro, passando attraverso la struttura fisica della creatura che lo aveva attaccato. Normalmente era un qualcosa che gli avrebbe portato danno, ma era... così debole. Quando emerse ritornò nella sua piena forma fisica, sospeso nell'aria da una sottile stretta psicocinetica; giusto un istante nel reame dell'iperluce, occhi che scattarono in ogni direzione per valutare il miglior corso d'azione, poi partì.
    La Squadra Argo non aveva bisogno d'aiuto, si fidava del loro potere e dell'efficacia del gioco di squadra che esprimevano, doveva lasciar loro l'opportunità di compiere il loro dovere nel caos di una pianificazione finita alle ortiche. Di suo stava occupandosi di qualunque cosa osasse avvicinarsi alla sua zona di competenza, impedendo che i soldati che erano sotto la sua protezione avessero di che preoccuparsi dal suo lato, distruggendo senza sforzo tutto quello che gli capitava davanti; eppure, quando la figura chiuse una cupola di nera oscurità nell'interezza di Delfi, iniziò a provare un accenno di preoccupazione.
    Non si trattava di un avvenimento casuale o un fenomeno naturale; era una trappola. Questo qualcuno avrebbe scoperto molto presto cosa significava giocare al gatto e topo con un Saint, ma per ora aveva altre, triviali, preoccupazioni.

    Non c'era ormai più bisogno che parlasse, che si girasse per sincerarsi delle loro condizioni, sapeva che i ragazzi stavano facendo del loro meglio; i loro cosmi ardevano all'unisono, un baluginio di intenti e unione di poteri che era frutto di allenamento e confidenza, in sé e negli altri. Pensava sempre, tra sé e se, che se avesse avuto anche solo una decina di Saint come loro il Grande Tempio non avrebbe avuto problemi.
    Dall'alto della sua posizione sfruttò la versatilità e precisione concessagli dal controllo psionico sulla materia per sradicare queste creature ogni volta che si sollevavano dai loro nascondigli; strette nella sua morsa, in balia dei suoi capricci, le annichilì con rivoltante efficienza, torcendo placche che componevano i loro esoscheletri in modo da dilaniarne le carni blasfeme in torsioni innaturali; eppure un'altra nota toccò le sue percezioni.
    Un sapore innaturale al sesto senso, una tocco cosmico rivoltante e vomitevole che sentiva impregnare l'aria e lordare ogni pietra, espandendosi sempre di più con ogni secondo che passava; non aveva esperienza diretta con cose del genere, ma era certo non fosse Corruzione. A conti fatti non era importante la sua natura, sapeva già tutto quello che gli serviva: era un assembramento di creature pericolose, più di quello che il singolo soldato medio avrebbe potuto sconfiggere da solo, ed erano disgustosamente innaturali. Non gli serviva altro; nel nome della Dea, avrebbe purificato Delfi con fuoco e sangue.
    Bastò uno sguardo con Drake e un cenno d'intesa per capire esattamente cosa andava fatto, sapeva di poter lasciare l'esercito a degli apprendisti che ormai, davvero, lo erano solo per definizione stretta e non per effettive capacità. Non glielo avrebbe detto, per ora, si sarebbero montati troppo la testa.

    Si lasciò cadere in basso, per un momento, prima di poggiare il piede destro su una piattaforma psicocinetica creata per darsi slancio; poi partì, nel luogo dove aveva percepito quelle tre note innaturali che stavano espandendo il loro marciume, e nella gloria dell'iperluce quello scatto fu abbastanza da sradicare la terra al suo passaggio, lasciandosi dietro una scia di devastante annientamento.

    Arrivò al termine del suo terzo scatto, poggiando entrambi i piedi per terra e esalando un nuovo sospiro; stavolta esasperato. Quando alzò lo sguardo, nei suoi occhi non c'era un singolo accenno della spensierata irriverenza che l'aveva caratterizzato fino a quel momento.
    C'era solo giusta e furiosa indignazione, una freddezza che stonava con come si era presentato, un barlume di sacro furore.

    Sono di fretta. Risparmiatemi la fatica e ammazzatevi da soli.





    CITAZIONE
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    Sono tre persone, avvolte in protezioni ed armature fatte di tenebre. La cosa che attira subito la tua attenzione è che il cosmo che proviene da quei rivestimenti d'oscurità, che sembrano più spessi di un normale elemento, è che non si allinea precisamente al loro cosmo. Probabilmente qualcuno li ha dotati di quei sistemi di difesa per resistere alla tua forza. Ciò che percepisci chiaramente è il potere di ognuno di loro; hanno del cosmo, cosmo puro, come se l'avessero naturalmente risvegliato. Non li hai mai visti a Rodorio, ovviamente, quindi devono averlo risvegliato naturalmente o grazie a qualcuno.

    Appena appari davanti a loro, pur mantenendo una certa fermezza, fanno un lieve passo indietro, non aspettandosi di essere investiti da una tale carica di potere che emani. Sei probabilmente la cosa più potente in quel luogo, a parte ciò che sta avvenendo all'interno del tempio. I loro corpi si circondano di energia cosmica, mentre l'uomo più adulto lì ti squadra con un sorriso di disprezzo. Tutto questo sforzo per qualcosa che non puoi fermare. Qualcosa sibila tra le sue mani mentre una catena comincia a crearsi, anello dopo anello. Se c'è uno che deve ammazzarsi, sei tu.



    0bgxE6z

    Bastardo. Così incauto. Sforzi inutili.



    Dal ragazzo percepisci difficoltà, dall'uomo percepisci insicurezza, dalla donna, invece, una preoccupazione crescente.

    Si muovono contemporaneamente; il ragazzo dai capelli rossi comincia a sparire ed apparire sul campo di battaglia, arrivando sotto di te in uno scarto di secondo. Fa per dare un pugno, quando sparisce di nuovo, mentre delle catene azzurrine tentano di stringersi ai tuoi polsi e alle tue caviglie. L'uomo più anziano, rimasto nelle retrovie, le crea e manovra tramite il proprio cosmo, indirizzandole nel tentativo di bloccare i tuoi movimenti e lasciarti aperto alla donna.

    Lei compie un balzo, disegnando un arco ascendente indirizzato dietro di te, mentre nel tragitto lancia proiettili di energia spirituale, con l'obiettivo di bombardarti una volta esposto alla possibile restrizione delle catene dell'uomo. Chi sei tu per intervenire?? Chi sono i saint per dettare legge!? La voce del ragazzino è carica di rabbia mentre tutto avviene in pochi secondi. Fiamme di varie colori, compreso quello del tuo cosmo, irradiano l'esterno del tempio di Apollo, mentre l'infuriare della battaglia giù in città esplode con grida cariche sia di rabbia che di timore.



    DRAKE CHE COSA STAI FACENDO? Chiede Harper, atterrando accanto a lui. Il ragazzo fa roteare l'arpione, deviando la carica di una creatura. Sto cercando di finire il prima possibile, dobbiamo andare con tutta la squadra al tempio per aiutarlo. Risponde seccato mentre Chris scivola dietro di loro, spruzzando acqua per riportare la presenza nemica alla loro attenzione. Non ha il tempo di comunicare, perché alza lo scudo, proteggendo due soldati dietro di sé. Drake stringe i denti mentre guarda il punto in cui il suo maestro si è spostato, mantenendo l'arpione tra le sue mani con più forza.


    _____________________



    Angolo Master

    1v3

    Il ragazzo comincia a teletrasportarsi sul campo di battaglia per atterrare davanti a te e fingere di darti un pugno [div]
    L'uomo crea dei costrutti di catene per tentare di avvolgerli attorno a gambe/braccia e bloccarti [ad]
    La ragazza fa un saltone e nel mentre spara su di te una serie di colpi spirituali con privazione cosmica per indebolirti [af]

    Dal ragazzo percepisci energia Rossa
    Dall'uomo percepisci energia Blu
    Dalla ragazza percepisci energia Rossa

    Edited by ~Rain~ - 29/1/2024, 23:19
     
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    Heh.
    Si concesse un sorrisetto a quella dimostrazione di incoscienza e sbruffonaggine. Avevano paura, ovvio, ma erano sufficientemente folli da restare saldi nelle proprie posizioni davanti alla minaccia iniziale Izydor, e a lui piaceva quando le persone erano un po' pazze; il fatto che il loro cosmo non fosse corrotto dalla lordura che li circondava, semplicemente protetto da qualcosa di cui non aveva conoscenza, lo convinse che avrebbe potuto salvarli. Si poteva dire che fosse suo dovere farlo, proteggerli dai loro errori, anche se di certo difficilmente l'avrebbero vista così; sarebbe stato fin troppo facile per lui torcere il collo a ognuno, ma non significava fosse la cosa giusta da fare. Sotto lo sguardo di Atena, ognuno aveva diritto a sbagliare.
    Okay, ci possiamo lavorare.
    Espanse il suo cosmo in tutta la sua estensione, giusto per far capire loro esattamente con chi avevano a che fare; non avrebbe risparmiato il suo potere, anche a costo di stancarsi troppo per l'artefice della questione, ma per minimizzare le perdite dell'esercito e per il bene della squadra Argo avrebbe dovuto chiudere la questione in fretta. Problematico per chiunque altro, ma lui era l'uomo giusto per quel compito.
    Si lasciò irradiare dal potere delle stelle, i suoi sensi elevati nel reame dell'iperluce, lì poté vedere i due ragazzini e i loro attacchi svolgersi al rallentatore; le catene richiamate dall'uomo, tuttavia, erano un'altra storia. La sua estensione cosmica era elevata, vicino al punto di rottura per raggiungere la velocità della luce, dunque aveva il potenziale di rallentarlo più di quello che era era accettabile: avrebbe dovuto eliminarlo per primo, il resto sarebbe stato molto più facile. Contemporaneamente alla difesa raggiunse la psiche di ognuno dei suoi avversari e marchiò i loro pensieri con i suoi, comunicando con voce mentale calma e placida.
    Non dettiamo legge. Per grazia di Atena salviamo chi non può difendersi da solo, e proteggiamo l'umanità da chi vuole predarla.

    Si avvolse da una barriera inerziale di puro potere psicocinetico, così concentrato da distorcere l'aria attorno a sé, respingendo le spire di cosmo in un turbinare di scintille e fuoco azzurro. Se avesse messo più forza in quel colpo, si trovò a pensare, Izydor non sarebbe riuscito a uscirne con così tanta semplicità; sì, si disse, decisamente andava buttato giù per primo.
    Qualunque cosa vi è stata detta, qualunque promessa vi è stata fatta, sono tutte bugie. Ma non è troppo tardi per voi.
    Guardò la pioggia di energia eterea che stava per piombargli contro, così lentamente, con un ghigno intenerito. Se ci fosse stato tempo avrebbe lasciato a ognuno di loro la possibilità di sfogarsi, di urlargli contro quanto volevano, di dar fondo a tutto il loro potere in una sorta di catarsi terapica; sfortunatamente non aveva davvero la possibilità di concentrarsi su di loro come avrebbe dovuto. Aveva comunque delle vite che dipendevano da lui. Per questo scelse la strada più efficiente per raggiungere lo scopo. Il terreno sotto i suoi piedi si increspò, agitandosi come se invece di roccia e terra fosse un velo di sottile stoffa che cadde sotto il peso, facendolo affondare in un portale mentre la pioggia di proiettili eterei ancora doveva raggiungerlo, tanta e tale era la differenza di forze in gioco.
    Emergendo da un nuovo portale, poco sopra l'uomo che aveva generato quelle catene di cosmo, Izydor estese il suo potere mentale su ognuno dei tre nel tentativo di serrare l'interezza dei loro corpi in una morsa psicocinetica. Non intendeva far loro eccessivamente male con quello, semplicemente un modo per paralizzare i tre dove si trovavano e impossibilitare loro ulteriori movimenti in previsione della sua vera offensiva.
    Lo capisco, è facile odiare e arrabbiarsi. Non temete, salverò anche voi.
    Izydor apparve avvolto nella sua forma eterea, anima ed essenza materiale fuse in un turbinio di luce azzurra e rarefatta, più entità spettrale che fisica.

    In quello stato sarebbe stato in grado di raggiungere direttamente al bersaglio più invitante, dietro la protezione dei corpi dei suoi nemici, per infliggere loro il massimo quantitativo di danno possibile.
    Il suo pugno destro era carico di energia cinetica, incrementando e concentrando il potenziale impatto oltre i limiti della sua normale potenza fisica; sarebbe stato davvero facile fargli un danno considerevole se avesse voluto. Ma il Saint, in quel momento, non voleva ucciderlo. Avrebbe avuto cura di colpire concentrando l'impatto e l'energia cinetica in modo da far cominciare a rimbalzare il cervello
    nella scatola cranica dell'uomo, nel tentativo di metterlo al tappeto in maniera non letale: in un mondo ideale sarebbe riuscito a chiudere la questione in tempi rapidi, abbastanza per poi occuparsi dei tre in maniera più approfondita. Per ora far perdere loro i sensi stato sufficiente.
    Con questa decisione fatta Izydor si lasciò cadere verso il basso, accumulando il massimo dell'energia cinetica possibile prima di sferrare un pugno dietro alla testa del suo bersaglio.


    CITAZIONE
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    Stato fisico: okay

    Stato mentale: X

    Stato Armatura: Bussola (IV), Indossata, Integra

    Riassunto azioni: mi difendo dalle catene, poi muovendomi a velocità luce (con fatica) schivo l'attacco spirituale saltando in un portale e apparendo dietro l'uomo che le ha lanciate, contestualmente cerco di stringere tutti e tre in una morsa psicocinetica per tenerli fermi (AD), infine vado in forma eterea e gli tiro un punio alla testa potenziandomi la Forza con psicocinesi (AF, Danni Interni, Forza+).
    Visto che preferirei non esploderlo, clicco su danni non letali e cerco di farlo svenire con un colpo ben mirato a mò di boxer.

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    Dove eravate quando urlavamo aiuto.
    Dove eravate quando dicevo a mia moglie che sarebbe andato tutto bene.
    Dove eravate quando quella carovana ha catturato me e i miei amici.

    La donna interviene giusto in tempo per alzare una barriera di energia spirituale davanti all'uomo, che il tuo pugno attraversa - parzialmente ridotto nell'impatto, perfino nella sua accezione non letale - prima di scagliarlo via. Le sue catene saettano al terreno, impigliandosi in qualsiasi cosa a disposizione per fermare la caduta, costringendolo su un ginocchio. Ancora una volta, il ragazzino si teletrasporta davanti a te, unendo i palmi di fronte al corpo, per lasciar andare una vampata di energia infuocata, i suoi occhi, come quelli degli altri due, ancora carichi di risentimento per una voce strozzata, lasciata ad urlare in lontananza, dove la mano dei cavalieri ancora non riesce a spingersi.

    DOVE?


    La vampata di fiamme esplode con l'obiettivo di catturare la tua attenzione, possibilmente spostarti a favore di quello che è un altro attacco da parte dei due che, questa volta, uniscono i loro poteri. Una pesante catena infusa di spirito e cosmo tossico cala verso di te, puntando nell'ideale spazio di manovra vicino la vampata di fiamme. Normalmente, un attacco del genere prenderebbe anche il ragazzino, ma lui scompare nel momento in cui la fiammata fa il suo compito, teletrasportandosi nel punto opposto a quello dei due.

    La battaglia continua, Izydor, ma loro continuano a non essere una minaccia degna di nota per te. Le loro voci sembrano quasi distanti, tanta è la grandezza del vuoto che vi separa. Non si tratta di una distanza empatica, nonostante tu abbia i tuoi metodi poco ortodossi (al limitare del tuo pericolo e quello degli altri, anche per i saint) continui a portare avanti l'opera di Athena, ma è come chiedere ad un uomo di salvare un insetto che si ribella, eventualmente lui riuscirà a catturarlo senza sforzo, prima di prendersene cura.

    Combatti con una velocità tale che è difficile riuscire a contrastarti e la tua esperienza in combattimento è nettamente superiore a quella dei tuoi nemici, di gran lunga. Nonostante abbiano raggiunto la comprensione delle loro abilità, capisci che non è da molto che sono abituati ad utilizzare il cosmo. Ecco perché un tuo attacco, ad un grado accettabile di impegno, riesce a metterli fuori gioco uno per uno, mostrando quanto in realtà sia abissale la differenza tra qualcuno che può utilizzare tali energie, e un Cavaliere d'Argento, no, qualcosa in più.


    Un tremito ancora scuote la terra mentre una massa d'oscurità esplode dal centro del tempio di Delfi, o meglio, dalle sue rovine. La massa si muove in maniera ordinata, sistematica, creando una sovrapposizione squadrata. Uno spazio geometrico d'ombra densa e bruciante, che ribolle nel difendere qualsiasi cosa si trovi al suo interno, prevenendo l'accesso dall'esterno.

    La tua maestria nel piegare le dimensioni al tuo volere si rivela efficace, riuscendo a malapena ad aprire uno squarcio nel quale scivolare dentro. Ti rendi subito conto che, a differenza dei tre che hai affrontato, chi ha costruito tale massa è su un altro livello completamente. Forse forte quanto te. Cosa si prova nel realizzare che forse non sei solo sulla cima di quella montagna? Che c'è qualcuno forte abbastanza da guardarti negli occhi.





    [Ore 18:20 | di Izydor Mihalski non si ha più traccia. ]




    Nel momento in cui entri, la porta oscura si richiude velocemente dietro di te, spezzando il varco dimensionale. Senti una nota cosmica erigersi ma è tutto completamente buio e i tuoi occhi non riescono a distinguere forme o presenze.

    Deduco che quei tre non siano stati poi un grande impedimento..

    La voce senza tono, senza inflessione, raggiunge la tua mente.

    Non che mi aspettassi altro, è difficile spezzare le catene della debolezza.
    Ma tu non hai mai avuto questo problema, vero?


    La terra sotto i tuoi piedi comincia a bruciare mentre dal basso verso l'alto si alza un artiglio coperto interamente di oscurità, che tenta di afferrarti il collo. Il solo contatto con una cosa del genere fa vibrare il tuo spirito nel profondo.




    _____________________



    Angolo Master

    I tre boyos hanno vita breve, come ti aspettavi tutto sommato.
    Quello che è problematico è che le rovine vengono completamente chiuse in un immenso kurohitsugi, dove ti da il benvenuto solo una voce, per ora.

    Dal pavimento, completamente coperto d'oscurità, esce fuori una mano artigliata che tenta di fare chop chop alla testa, portando con sé danno spirituale [af - energia viola]



    Edited by ~Rain~ - 29/1/2024, 23:19
     
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    Quando i tre parlarono, Izydor si concesse un sordo grugnito di frustrazione. Era questo quello che stavano facendo, le ragioni di questo capriccio? Rabbia e basta?
    Era legittimo, sapeva che la rabbia era una scusa comoda e conveniente, urlare alle ingiustizie del mondo era più facile e attraente che cercare di metter mano e aggiustarlo. Avrebbe voluto dir loro che i Saint non potevano certo essere ovunque, che purtroppo non potevano salvare tutti, e che i primi a soffrire per questa cosa erano i guerrieri di Atena stessi. Era bello svegliarsi la mattina con la consapevolezza che qualcuno stava soffrendo, e di non essere riusciti a impedirlo? Certo che no ma purtroppo il mondo non funzionava seguendo bei sogni e desideri, a volte cose orribili capitavano a chi non se le meritava e non c'era nulla da fare per impedirlo, a volte le persone morivano e basta.
    Era cosa si faceva dopo aver constatato queste tragedie a essere importante, come ci si rialzava e non quanto a fondo si cadeva; dopotutto non c'era nessuno al Grande Tempio a non avere patito un dolore incommensurabile. Harper, Drake e Chris, tanto per dirne tre a caso, avevano sofferto come cani eppure erano ancora lì, a mettere a rischio le proprie vite per assicurare la sicurezza di persone che non avrebbero mai neanche sfiorato. Anche Izydor aveva sofferto, ogni singola anima che esisteva al Grande Tempio aveva sofferto.
    Non disse questo, in verità dubitava che semplici parole potessero bastare per placare l'ira di quei tre, ma semplicemente non aveva il tempo di mettersi a disquisire dei massimi sistemi mentre i suoi allievi e tutte le persone che si erano portati dietro morivano. Era suo sacro dovere assicurarsi che anche loro uscissero vivi da Delfi, a dispetto dei loro migliori sforzi per assicurarsi del contrario; era giusto dare anche loro una seconda possibilità, così come era stata concessa a lui.

    Non siete gli unici ad aver sofferto.
    Disse questo aprendo un portale dimensionale sotto i propri piedi, ricomparendo nel cielo, sospeso come se stesse camminando su un corridoio di vetro; la loro offensiva era andata totalmente a vuoto e Izydor non aveva più intenzione di essere fermato. Tese le mani verso di loro e la struttura dello spaziotempo venne attraversata da un tremito, agitandosi di nuovo come attraversata da una forza invincibile, e poi si aprì: una gigantesca faglia spaziale che dava nel piccolo demipiano che Izydor aveva reclamato per sé, un luogo lontano e sicuro nel quale avrebbe potuto tenere quei tre senza rischio che facessero danni o potessero uscirne. Non gli andava di lasciarli privi di sensi in mezzo a una città infestata da mostri e lì sarebbero stati al sicuro anche da loro stessi. Dopotutto bruciare cosmo senza la protezione di una sacra armatura alla lunga poteva essere abbastanza pericoloso, e quei tre non gli davano l'idea di essere maestri o consapevoli di quello che facevano.
    Cercarono di resistere all'inevitabile forza attrattiva scatenata da quell'apertura, il ragazzo era il più vicino e fu inghiottito prima ancora che potesse richiamare le energie per teletrasportarsi, la ragazza ne venne inesorabilmente precipitata senza avere alcuna possibilità di mantenersi in equilibrio e l'uomo, l'unico con il potere per resistere, si aggrappò al terreno tramite le sue catene cosmiche. Rimase sospeso, per un lungo istante, prima che Izydor raggiungesse i suoi costrutti e li avvolgesse di psioni.
    Pensateci bene.
    E le catene si ruppero, facendo cadere anche lui nell'inesorabile faglia. Si richiuse subito dopo, e fu come se nulla fosse successo nell'universo. Si concesse giusto un attimo per riprendere il fiato, stava cominciando a sentire i morsi della stanchezza; se non altro quei tre e la piccola schermaglia di prima erano riusciti a fargli sprecare un discreto quantitativo di energie. Nulla di limitante, ma avrebbe dovuto sbrigarsi a chiudere la questione.

    Quando vide la bara di energia nera formarsi attorno al tempio però, Izydor smise di pensare a questo. Non stava immediatamente riuscendo a perforare quella barriera, era probabilmente un impedimento dimensionale pensato per impedire di raggiungere quel luogo tramite spostamenti extraplanari, ed era stato fatto da qualcuno che disponeva di un potere assolutamente smisurato rispetto ai tre di prima.
    Si concentrò, richiamando a sé l'interezza dei suoi poteri e conoscenze sullo scorrere dello spaziotempo, e fu solo perché la struttura non era ancora interamente completa che riuscì a trovare una faglia nella formazione nella quale introdurre un portale ricevente. Quando si immerse nella tenebra, lo fece con la consapevolezza che chiunque c'era dietro questo sfortunato incidente era assolutamente un avversario degno di nota che andava fermato il prima possibile, e con la gioia di chi, finalmente, ha davanti una sfida che non può infrangere con pura forza bruta. Quanto tempo era passato dall'ultima volta? Era mai effettivamente successo dopo la sua prima investitura? Aveva mai provato qualcosa di simile a quel senso di sfida, di essere eguagliato in qualche modo? Non se lo ricordava nemmeno. Entrò nell'oscurità totale avvolto da una barriera di energia psicocinetica inerziale, conscio di doversi proteggere da attacchi che non sarebbe stato in grado di vedere. Non era visibile ma nell'oscurità aveva un sorriso; tronfio, sicuro di sé, ma terribilmente curioso. Sentì la voce parlare e il terreno iniziare a riscaldarsi, e il suo sorriso si allargò.
    Nah.
    Sentì uno spostamento d'aria e qualcosa infrangersi contro la difesa che stava mantenendo, alle sue spalle; d'istinto fece un passo all'indietro, girandosi di scatto. Non riuscì a vedere molto ma sentiva qualcosa stridere acutamente contro la sua difesa alla base della testa: e poi infrangerla. Sentì dolore, qualcosa di affilato passare lungo il lato destro del volto e spezzare l'elmo della Cloth, e poi il calore del sangue.

    Il dolore era atroce, lungo tutto il volto e fino all'orecchio; istintivamente passò una mano lì solo per trovarlo tagliato a metà, la sua guancia aperta e tagliata così a fondo da scoprire i denti. Non solo, l'impatto aveva scaricato qualcosa nelle profondità della sua anima, un accenno di dolore e spossatezza che sapeva essere effetto di interferenza eterea; maledizione, non avrebbe potuto sfasare in forma eterea per schivarlo.
    Non urlò, sebbene stesse soffrendo alquanto, non ebbe neanche tempo di considerare che, se non fosse stato abbastanza previdente ma mantenere la barriera prima di entrare, sarebbe probabilmente morto lì per lì. Invece si levò in aria, fluttuando nel vuoto sospinto dai suoi poteri dimensionali, qualunque cosa fosse quell'improvviso riscaldarsi del pavimento non prometteva bene, prima di rispondere a modo. Non sapeva esattamente dove fosse il suo nemico, ma questo voleva dire che Izydor avrebbe dovuto semplicemente attaccare ovunque per non dare alla misteriosa voce nessuna possibilità di fuga.

    e1b14bb29b85378df1fd7e08d53915eb5a3a77b5



    Alzò le mani e concentrò in un globo di puro cosmo azzurro l'interezza del potere psicocinetico che era in grado di scatenare: formò lo stesso principio con il quale operavano i buchi neri, quello spazio piccolissimo sarebbe stato centro di correnti attrattive che avrebbero cercato prima di afferrare qualunque cosa nel massimo dell'area raggiungibile, poi comprimerlo in uno spazio piccolissimo per infliggere il massimo quantitativo di danno possibile.
    Finire colti da forze così potenti e costretti in una zona così piccola non sarebbe stato piacevole per qualunque forma di vita organica e non, ma anche il più potente attacco avrebbe avuto poco valore se non avesse colpito.

    Conscio di non sapere esattamente dove attaccare, optò per spostare il nucleo di attrazione in ogni direzione seguendo movimenti concentrici, in modo da massimizzare le probabilità di colpire chiunque fosse stato artefice di tutto quello sfortunato incidente.

    L'avrebbe preso, prima o poi.

    CITAZIONE
    Energia: Viola

    Stato fisico: leggermente stanco, guancia destra squarciata, orecchio destro tagliato, sanguinamento in corso, leggero impatto spirituale

    Stato mentale:

    Stato Armatura: Bussola (IV), Indossata, elmo distrutto

    Riassunto azioni: mi difendo con psicocinesi e riesco a non farmi decapitare, ma mi sfondi l'elmo della cloth e mi fai male. Il mio attacco è un colpo senza fronzoli, creo un simil buco nero con psicocinesi nel quale cerco di attirare tuttecose per SCRONCHARTI nel massimo della mia area d'effetto. Visto che non ti vedo mando il fulcro di potere in giro un po' a casaccio finché non ti becco.

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    Sempre così avventato. I suoi pensieri ti arrivano nello stesso momento in cui percepisci un'esplosione che illumina per un attimo un angolo completamente buio. La tua energia cosmica, prodotta dall'attacco, comincia a venir attirata in un punto lontano da dove sei tu, assorbita da una zona della terra dove per un secondo brilla una luce viola, tenue. L'attimo dell'esplosione ti permette di vedere il tuo nemico per uno scarto di secondo, la cui figura alta, ammantata, scivola di nuovo velocemente nelle tenebre.


    So tutto di te, Izydor Mihalski.
    Porti con te fama, ma la fama vive di sussurri.


    Il buio torna a regnare in quell'immenso spazio blindato mentre percepisci qualcosa arrivare da tutti i lati; il brulicare delle zampe e lo schioccare dei denti ti fa realizzare di avere contro immense scolopendre, nelle microesplosioni di cosmo che generi riesci a distinguerne le sfaccettature, i lineamenti. Sono prodotte in gran numero, probabilmente per tenerti impegnato, capisci, o per costringerti a spendere cosmo in quel particolare luogo. Ogni particella di energia prodotta, difatti, non viene semplciemente consumata nello spazio, ma attirata verso qualcosa da cui cominci a percepire un potere preoccupante. Mi chiedo cosa ne sarà dei tuoi ragazzi, non vuoi tornare indietro a vedere cos'ho preparato per loro? Più combatti contro quest'uomo, più qualcosa dentro di te comincia a risuonare, a vibrare; il controllo della realtà dimensionale comincia a diventare più affinato, trovarti in quell'ambiente completamente buio, con la necessità di dover contare solo sugli altri sensi, comincia a renderti più preciso, più consapevole di ciò che ti sta attorno.

    L'uomo non lo nota, non può notarlo, ma ogni cellula del tuo corpo, distrincandoti tra le matasse di costrutti d'ombra, comincia a vibrare nella percezione di tutto ciò che ti sta attorno. Non è una consapevolezza fisica, come i guerrieri che hai incontrato sul tuo cammino, detentori delle capacità di affinare qualsiasi aspetto dei loro sensi per combattere in condizioni di svantaggio, ma è una realizzazione di ciò che puoi fare con il tuo controllo, del modo in cui puoi piegare lo spazio al tuo volere. Nel momento in cui il tuo corpo sfasa, richiamando a te la maestria della forma eterea, cominci a sentire qualcosa di diverso, una volta raggiunta la pienezza della tua conoscenza e delle tue percezioni. Non è una voce, ma una sensazione di conforto, di sicurezza, di qualcuno che si prende cura di te anche durante la più dura delle battaglie, non lasciandoti mai da solo.




    Un ricordo, quasi come una nota diversa del pentagramma.

    Non devi piangere ogni volta che mi faccio male, Szymon.
    Perché siamo fratelli, e quello che senti tu lo sento anche io.




    Il ricordo del precedente saint della bussola, Szymon Mihalski, tuo fratello gemello, deceduto in missione, il cui corpo non è mai stato più trovato. L'armatura è tornata al Grande Tempio e nessun altro cavaliere, nemmeno il più potente, è riuscito a percepirne il cosmo all'interno della dimensione. Ogni volta che in quel luogo utilizzi la tua forma eterea, ti sembra quasi di percepire la sua presenza e piccoli sussurri della sua voce, piccoli ricordi. Ma non puoi lasciarti distrarre da un fenomeno singolare, non finché non avrai risolto ciò che hai davanti a te. Nessuna corruzione, nessun predominio, solo libero e incontrollato potere per ricominciare dalle nostre ceneri.Percepisci la presenza dell'uomo vicino quello che è diventato un nexus di potere, che comincia di nuovo a brillare di luce viola davanti a lui mentre lo spazio si distorce.







    Non mi piace, non mi piace affatto. Drake comincia a correre verso l'immensa prigione d'ombra che ha visto in lontananza, seguito da Arthur e Chris. L'esercito comincia a soverchiare le forze nemiche mentre i tre corrono in direzione del tempio di Apollo. NON PERCEPISCO PIU' IL MAESTRO. Arthur è quello che meno si controlla, mentre Drake stringe i denti. Chris prende entrambi grazie al suo controllo dell'acqua, facendoli salire sullo scudo e utilizzandolo come tavola per portarli velocemente in alto, in direzione dell'obiettivo. Maestro..






    _____________________



    Angolo Master

    Vieni, fai un sippino sul bg juice.
    Mentre combatti contro questo continuo mitragliare di nugoli di scolopendre [AF - Anticosmo+Oscuirtà+Costrutti] percepisci il tuo potere aumentare, specialmente nel controllo delle dimensioni. In contemporanea, entrare in forma eterea adesso ti fa costantemente pensare a tuo fratello, il precedente Saint della Bussola.
    Il nemico, dopo aver lanciato quell'attacco per tenerti impegnato, si sposta vicino al nexus di potere per fare qualcosa, ma non sai cosa stia succedendo lì se non una forma di applicazione dimensionale.
     
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    La sequenza di eventi che si susseguì fu interessante. Problematica ed estremamente dolorosa, ma interessante.
    Innanzitutto vide l'energia che aveva profuso nell'attacco precedente venire risucchiata via dalle tenebre divoranti e inabissarsi in un punto preciso, prendendo forma in un cumulo di puro potere cosmico; che lo scopo di questa trappola fosse quello di assorbire il potere delle stelle che ardeva in lui? Qualunque scopo avesse il suo nemico, non poteva permettere che venisse raggiunto. Sia perché dubitava che il risultato finale sarebbe stato piacevole per le parti interessate e non, sia perché ormai era una questione di principio; per la prima volta dopo tanto tempo aveva davanti un problema che non poteva risolvere con semplice forza bruta, qualcosa che lo stava costringendo a pensare fuori dagli schemi e mettere alla prova non solo il mero potere di cui disponeva, ma anche intelletto e capacità di deduzione.
    Prima però avrebbe dovuto sopravvivere.

    Vide ai bordi del campo visivo un cumularsi di movimenti, schiocchi di artigli e lunghe zampe, forme abominevoli che si muovevano nella più completa oscurità, oblunghe e orribili, che si scagliarono all'improvviso verso di lui.
    Agì immediatamente: estese i suoi poteri psionici attorno a sé, una barriera di pura energia cinetica concentrata in cinque metri di diametro, mentre si lasciò attraversare dalla benedizione della costellazione diventando tutt'uno con la parte più profonda della sua esistenza. Non ebbe molto da attendere, quella massa di famelica ombra gli si fece contro come un oceano di morte: attaccarono da ogni direzione, infrangendosi contro la barriera come giganteschi ammassi di tenebra, eppure fu dal primo impatto che comprese che qualcosa era strano. Oltre alla loro durezza fuori dal comune, quei costrutti sembravano essere in grado di annichilire la materia e perfino energia che entrava in contatto con loro, se ne rese conto quando la prima scolopendra fece per raggiungerlo, dissolvendo i legami di cosmo che tenevano salda e compatta l'ammasso di energia cinetica sua barriera. Ogni impatto era una scintilla di potere che si faceva sempre più flebile a ogni momento.
    Doveva attivamente riformare e richiamare nuovi psioni a rimpiazzare quelli che venivano persi, e con così tanti nemici da ogni direzione era fisiologico che la sua attenzione sarebbe eventualmente venuta meno. Accadde quando una creatura serrò le zanne sulla gamba; sebbene fosse una creatura di puro spirito in quel momento, e fu quella la ragione per cui l'arto non gli fu strappato di netto, il dolore fu innaturalmente atroce. Sentì caldo, contatto con qualcosa di rovente che però non era fuoco, e metà del piede destro letteralmente svanire; esattamente così, ridotto in polvere al minimo contatto, e un pugnale di dolore che lo stava attraversando da parte a parte. L'improvvisa mancanza di concentrazione causata da quell'agonia fece vacillare la barriera e un'altra creatura impattò contro la parte destra del suo corpo.
    Di nuovo dolore, strato per strato stava venendo annichilito da questo potere blasfemo contro il quale neanche la sacra armatura poteva opporsi; stavolta non trattenne un grido di dolore alla sensazione della mano che stava dissolvendosi fino al polso, tritata via da quel continuo contatto che non stava lasciando neanche brandelli infinitesimali. Digrignando i denti, rosso di fatica e di dolore per star impiegando il massimo sforzo possibile, richiamò un nuovo impulso psicocinetico, respingendo le creature e ristabilendo una distanza confacente.

    Eppure cos'era questo? Cosa stava provando, in quel momento, a ingegnarsi per non essere travolto da quel continuo afflusso di mostri? Come se potesse sentire ogni microscopica vibrazione nello spazio, ogni movimento delle creature percepito come se il tessuto del Velo fosse la sua pelle, era così che stava avvertendo dove rinforzare le difese e dove poteva lasciarsi andare, un aumento di consapevolezza e di perizia nell'arte di manipolare il tessuto dell'esistenza, istintiva comprensione delle sue possibilità. Era... strano; forse era vero che conflitto e rischio erano i mezzi del progresso.
    E mentre era fuso con la sua anima, ricordò Sszymon. Non ci fu una vera motivazione o una causa scatenante, fu una nota stonata che riportò alla mente, in quell'inferno in cui era aggrappato alla sopravvivenza con le unghie e con i denti, suo fratello: era morto, ovviamente. O meglio, non sapeva esattamente cosa gli fosse successo, ma l'armatura della Bussola era tornata al Grande Tempio senza di lui; non era stato difficile fare due più due. Era il primo momento in cui aveva davvero capito cosa voleva dire essere un Saint: aveva disprezzato ogni singolo attimo che l'aveva portato alla realizzazione, ovviamente, ma non c'era molto che poteva fare. In fin dei conti, quando tutte le carte erano sul tavolo, essere un Saint voleva dire morire. Prima o poi sarebbero tutti morti, ma chi si votava ad Atena doveva essere pronto a dare la vita per il bene e la giustizia, non solo professarne il valore con vuoto abbandono. Non c'era niente di più e niente di meno.
    Ogni giorno dalla scomparsa del fratello si era svegliato con la consapevolezza che prima o poi avrebbe dato la vita, esattamente come lui, per una causa più grande di sé. L'aveva accettato con pazienza e fatica, ma ci era arrivato, e ora che sapeva quale sarebbe stato il suo destino avrebbe potuto lanciarsi nella lotta al male senza alcuna paura, con incosciente abbandono nella consapevolezza di star facendo il volere di Atena. Eppure, fino al momento in cui si sarebbero riuniti nell'aldilà, gli sarebbe mancato ogni singolo istante; perdere un fratello, la consapevolezza di avere qualcuno a guardarti le spalle ed essere dalla tua parte in ogni circostanza, non era cosa da poco.

    Si scrollò di dosso i ricordi e la nostalgia, non era il momento di ricordare cosa era stato e struggersi per quello che sarebbe potuto essere, era invece l'ora di porre fine a quell'idiotico scempio.
    Si lasciò vincere dalla gravità, discendendo in un portale apertosi alle sue spalle un istante prima che quell'amalgamo di odio si scontrasse con sé stesso, riapparendo nelle vicinanze del fulcro di potere creatosi in precedenza, dal lato opposto del misterioso nemico. Vide lo spazio distorcersi attorno ad esso, un continuo stridere e piegarsi causato da una fortissima alterazione dimensionale; non sapeva esattamente cosa stava succedendo, ma la sua assoluta priorità sarebbe stata usare il massimo del suo potere e consapevolezze per interrompere qualunque cosa intendeva fare quel folle, e comprendere le maniere migliori in cui avrebbe potuto farlo.
    Estese la pienezza dei suoi poteri sul controllo dimensionale per aggrapparsi ai lembi dello spazio che stava distorcendosi, pretendendo stabilità e ordine: avrebbe cercato di esercitare influenza su quel nexus di potere nel tentativo di sviscerarne i segreti e interagire con quel potere allo scopo di placare gli stravolgimenti e ripristinare la struttura del creato così come sarebbe dovuto essere.
    No. Non ci sarà niente di tutto questo. Questa pazzia finisce ora, e tu pagherai per quello che hai fatto.
    Ovviamente sapeva che spendendo così tanto potere per interagire in quel modo con la struttura sarebbe stato svantaggiato nel futuro confronto con il suo nemico. Giudicando i danni che aveva già subito... non c'erano molte speranze di uscirne vivo.

    Ma non era di quello che aveva paura, Izydor sapeva di essere nato per un singolo scopo: per morire.



    CITAZIONE
    Energia: Viola

    Stato fisico: stanchezza in netto aumento, guancia destra squarciata, orecchio destro tagliato, parte superiore del piede destro disintegrata, mano destra disintegrata, braccio destro disintegrato fino ai muscoli, sanguinamento in corso, forte dolore, leggero impatto spirituale

    Stato mentale:

    Stato Armatura: Bussola (IV), Indossata, elmo distrutto, parabraccio destro distrutto, spallaccio destro distrutto, ginocchiera e stivale destro distrutti

    Riassunto azioni: uso un misto di forma eterea e una barriera di psicocinesi per difendermi, ma siccome la mia cloth è di cartone e i tuoi attacchi sono costrutti distruttivi quello che passa mi fa malissimo. Salto in un portale sia per sfuggire dal matrimonio di paccheri™ che per avvicinarmi al fulcro di potere e cominciare a usare i miei poteri dimensionali, l'intento è iniziare a capire esattamente con che cosa ho a che fare e cercare di interferire col piano del tipo (possibilmente anche di richiudere direttamente quel nexus) al massimo delle mie possibilità.

    Abilità: Forma Eterea, Psicocinesi, Dimensioni
     
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    Il modo in cui combatti e la portata dei tuoi attacchi è così potente da alimentare continuamente il nexus, l'ambiente attorno a voi comincia a vibrare con forza mentre l'uomo - seppur tu non possa vederlo - cerca di affrettarsi a toglierti di mezzo. Combattete ancora e cerchi di respingerlo il più possibile quando qualcosa accade proprio in quel punto. Più potere del previsto, più di quanto lui abbia in realtà calcolato e il contatto del tuo cosmo con una fonte del gere illumina ancora di più il terreno dove siete, permettendoti di scorgere qualcosa sul terreno. Piccole sfere di foggia aliena sono incastonate nel terreno, assieme ad un ampio solco che prende l'aspetto di un glifo. Un rituale supportato da apparecchi che non hai mai visto prima d'ora e che probabilmente appartengono ad esseri che li hanno lasciati indietro, incuranti del destino degli uomini che vengono a contatto con essi.

    No. Nonostante il suo tono sia più trattenuto del previsto, puoi capire una certa fretta mentre il nexus assorbe anche il cosmo che impieghi per interagirci, aprendo quello che è un profondo solco nella realtà davanti ad entrambi. La frattura dimensionale, aperta davanti a te, quasi ti distrae con uno sguardo su una molteplicità di mondi, universi, realtà che non esistono e altre che dovrebbero essere completamente dimenticate. Anche il tuo nemico sembra quasi rapito dallo stesso avvenimento, ma lui non è un Saint e da tale non è leale alle regole dello scontro.

    Tocchi il petto e sotto l'armatura sai che il sangue sta cominciando a sgorgare mentre l'uomo, alle tue spalle, dissipa velocemente le ombre, sospirando. Prova a trovare la tua strada, perso tra il nulla e il tutto, bussola. Ti da un calcio alla schiena e tu, Izydor, cadi all'interno del portale che, assunta troppa energia, comincia a collassare su se stesso, portando i dispositivi a terra ad esplodere con violenza e costringendo il nemico ad indietreggiare per non essere travolto dall'esplosione. La gabbia nera si dissolve completamente mentre l'uomo schiocca la lingua, tastandosi le ferite che gli hai inflitto. Mentre il portale è già lontano e tu cadi, l'unica cosa che riesci ad osservare, inaccessibile ai tuoi arti, è un'immagine del luogo in cui eri:

    Non ho tempo per bambini come voi.
    La squadra Argo si pianta davanti a lui, il cosmo unito in una singola fiamma.
    E va bene, provate ad essere almeno all'altezza del vostro maestro.


    Tutto per te diventa buio.


    [Ore 20:00 | Izydor Mihalski resta bloccato in un'altra dimensione]




    RwNYz9Z



    Apri di nuovo gli occhi, quanto tempo è passato? Non ne sei sicuro; l'unica cosa di cui sei certo è il dolore spirituale e fisico che continua a farti stringere i denti mentre il tuo corpo fluttua nello spazio. Eppure per te non è un problema respirare, cosa che - secondo alcune credenze - indica che tu stia vivendo un sogno, specialmente considerando come la tua armatura sia improvvisamente sparita. Eppure, lo spettacolo in cui stai galleggiando è incredibile, nessuno nella propria vita può sperare di osservare la bellezza delle vie tra le dimensioni, con i loro colori, con la loro pace. Osservi le tue mani e noti una piccola sfumatura violacea, mentre i movimenti lenti che fai portano dietro di loro una scia residua. Nel momento in cui provi ad applicare i tuoi poteri dimensionali, ti rendi conto di esserti indebolito con il tempo che non hai capito quando sia trascorso, piccole scintille blu e rosse provengono dal tuo corpo, sfumando in una scia viola che si disperde nel nulla tra il tutto, nel tutto dopo il nulla.

    Contempli di aver lasciato i tuoi studenti lì, ma il sentimento sembra soltanto esserti distaccato. Una traccia di affetto è presente per loro, così come per tutto il resto, ma la distanza che c'era tra te e il mondo sembra adesso essere amplificata ad una galassia di distanza. Per un attimo temi quasi di dimenticare perfino i nomi, i volti, ed un senso di paura ti assale per la prima volta. Stai scomparendo, Izydor. Nell'eterno fluttuare di quel luogo senza tempo, dopo quello che potrebbe essere stato un minuto, o un mese, qualcosa si scontra con te e una voce per la prima volta interrompe il flusso dei tuoi pensieri, diventati ormai l'unica cosa che ti teneva compagnia.



    Ciao, Izy.

    LvF8QPz

    Szymon Mihalski - Fratello gemello di Izydor Mihalski e Precedente Saint della Bussola.



    Ancora una volta i ricordi riaffiorano alla tua mente, il modo in cui siete arrivati al Grande Tempio una settimana dopo l'Armageddon, quando ancora alcune persone potevano fuggire nei veicoli, quando i saint erano intervenuti tempestivamente, mettendo te e tuo fratello al sicuro. Szymon, come te, era un genio, ma non sentiva lo stesso distacco dalle persone che percepivi tu. Nonostante la sua forza, era un vero saint, gentile, pronto a intervenire in prima linea per fermare ogni minaccia. Era andato in missione per trovare un artefatto che si dicesse potesse aiutare a trasportare velocemente le persone da un punto all'altro del pianeta, ma di lui non si sono più avute notizie.

    Le figura che hai davanti a te è completamente fatta di energia spettrale, simile al tuo aspetto durante le traslazioni eteree. Il ragazzo ti sorride con gentilezza ma più volte quella forma sfarfalla davanti a te, come instabile. Sì, è rimasto solo questo di me, nient'altro che cosmo. Hai ritrovato tuo fratello e per la prima volta l'unica cosa che fa è parlare di sé, incredibile, siete davvero uguali voi gemelli. Eppure, ti guarda come se sapesse cosa fare, come se si trovasse in quel luogo per uno scopo. Sai che alcuni guerrieri, dopo la morte, sono riusciti a conservare una sorta di coscienza che ha traslato la propria esistenza in una forma spettrale, un fantasma di cosmo. Essendo qualcosa di estremamente complicato, puoi facilmente capire che lo sfarfallio di Szymon davanti a te sia la prova di un risultato non ottimale. Sapevi che essere gemelli è considerato un brutto segno per i saint? Eventualmente qualcuno dei due dovrà sparire e cedere l'armatura d'oro all'altro. Uno dei due fa sempre una pessima fine, fidati, l'ho letto.

    C'è qualcosa che non ti sta dicendo.




    _____________________



    Angolo Master

    Bel bordello eh, il nemico fa un attacco alla infame e ti spedisce nel nulla, dove per la prima volta trovi Szymon (sei rimasto sospeso per boh?). Buona notizia, Szymon è un quasi fantasma di cosmo, fa un po' schifo quella forma ma ce l'ha fatta. Come detto, sembra che ti stia nascondendo qualcosa.
     
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    Non aveva paura di morire.
    Mai avuta, neanche prima di mettere l'armatura e rendere questo destino inevitabile, non aveva mai provato la paura di chiudere gli occhi e non riaprirli più; forse era quello il primo segno che magari c'era qualcosa che non andava nel suo cervello ma, non avrebbe mai neanche saputo dire il perché o guardare le cose in una maniera diversa, semplicemente queste erano le carte dategli in questa vita e così le avrebbe giocate. Difficile fare altrimenti, in effetti.
    Stava pensando troppo, la mente stava andando a mille, analizzando idee a velocità smodate e passando da una linea di pensieri e ricordi a un'altra nell'arco di brevissimi istanti, perché poi? Non lo sapeva, ma in quei momenti si ricordò dei molti piccoli episodi in cui non aveva avuto paura di morire: incontri ravvicinati con corrotti, attimi in cui si era lanciato avanti senza cura della propria incolumità, in cui si era spinto troppo oltre in addestramento, momenti in cui Szymon aveva dovuto trattenerlo a viva forza dal fare qualcosa di sensazionalmente stupido.
    Chissà perché gli stava tornando tutto in mente ora.

    ... mh...
    Guardò giù e capì, una volta vista la lama di tenebra emergergli dal centro del petto. Aveva distolto l'attenzione per un singolo, maledetto istante, ed era stato colpito mortalmente; a onor del vero dubitava che sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo in ogni caso, era stato ferito gravemente nello svolgersi di quello scontro, sicuramente subendo più danni del suo nemico, ma in ogni caso era... irritante.
    La lama si ritrasse, lasciandosi dietro un cratere vuoto e frastagliato dove un tempo c'era stato il cuore di Izydor. Non faceva male, non sentiva dolore, si sarebbe sempre aspettato di finire la sua vita in una maniera ben più agonizzante ma non gli dispiaceva di certo; si sentiva solo stanco. Infinitamente stanco, come se sulle spalle gli fosse piombata la fatica di secoli interi, sentiva piombo nelle membra e arti insensibili, stava facendo una fatica immane a tenere aperte le palpebre, probabilmente anche senza venire calciato nel nulla tra le dimensioni si sarebbe accasciato al suolo come una bambola disarticolata. Registrò il fatto come un accadimento secondario, una pressione dietro la schiena che lo catapultò in avanti, completamente in preda al caos delle correnti spaziotemporali; ebbe abbastanza presenza di sé per vedere i suoi apprendisti farsi una singola fiamma contro il male davanti a loro.
    Provò l'istinto di sorridere; questo era il loro momento, l'attimo in cui avrebbero dovuto afferrare la grandezza a mani piene e buttarsi nel orrido tritacarne di una vera battaglia, ora però non ci sarebbe stato più lui ad aiutarli. Non poteva, per quanto avrebbe voluto. Izydor chiuse dunque gli occhi, vinto da un torpore impossibile da contrastare, e si abbandonò al sonno; negli occhi il magnifico fulgore di astri lontani e stelle perdute nel niente liminale tra le dimensioni. Che cosa gloriosa da vedere, un modo perfetto di spegnersi. Un'ultima vista degna di lui, mentre cadeva dalla montagna.

    Quando riprese coscienza di sé, quasi ricordandosi di esistere, e la prima cosa che si rese conto di provare fu dolore: gli faceva male un po' ovunque, nei punti in cui aveva perso parte di arti e nella vuotezza al centro del petto. Era reale tutto quello che gli stava succedendo? Considerando che, nonostante si ritrovasse senza un cuore in quell'esatto momento non sentiva di avere troppi problemi nel continuare a esistere, propendeva per il no. Eppure i suoi pensieri continuavano a muoversi, inarcandosi con freddo distacco, e finché fosse stato il caso decise che non si sarebbe lasciato a morire. Tanto valeva provare, cos'altro aveva da perdere, dopotutto?
    Provò un moto emozionale quando vide lo splendore della strada tra le strade, mondi e realtà connesse tra di loro da quel bellissimo filo di spaziotempo, in un caleidoscopio di colori impossibili da descrivere o nominare; vide mondi nascere e morire, stelle lontane e realtà perdute, tutto ribollire in un agitarsi di meraviglioso potenziale.
    Provò a muoversi tra di esse, esercitando il controllo sullo spaziotempo e aggravando ulteriormente la mortale fatica che ancora lo attanagliava, constatò di essersi indebolito; quanto tempo aveva passato lì, in quel luogo senza inizio o fine, di eterno divenire? Poteva anche essere la fatica, le ferite mortali che aveva subito, o semplicemente erano passati secoli nel mondo di fuori. Sarebbe stato bello risbucare fuori in un mondo senza Corruzione.
    Riuscì comunque a controllare la sua traiettoria, arrestando il suo fluttuare in un tripudio di scintille violacee.
    I suoi pensieri si erano fatti... strani. Distanti, freddi, indifferenti. Izydor era sempre stato distante, in verità: anche prima dell'Armageddon aveva fatto fatica a relazionarsi con altri, era sempre stato un piccolo genio ma, per le prime parti della sua vita, non sentiva di avere niente da spartire con chi non riusciva a vedere le cose come lui. Non era un bambino popolare, non aveva mai avuto amici al di fuori di Szymon, ma poi aveva corretto il tiro... in un certo senso.
    Aveva iniziato a capire cosa altri si aspettavano da lui e come dare un'apparenza di normalità, e presto aveva anche iniziato a fare sue certe linee di pensiero e incorporarle nel suo agire, ma era sempre stato parte di uno sforzo cosciente, una cosa deliberata; essere buono e altruista, fare le cose nella maniera giusta e morale, far entrare altri nella propria vita, tutte queste cose per Izydor erano una scelta, non un istinto. Eppure ora non era la solita distanza che sentiva, una distanza colmabile con l'abitudine l'idea dell'affetto e cura verso gli altri, si sentiva letteralmente distante, come se le sue memorie stessero disperdendosi in quel mare di nulla.
    Provò paura, ovviamente. Fu la realizzazione a scuoterlo dal torpore, l'idea di sentirsi lentamente dissolvere fece scattare ogni campanello d'allarme che ancora aveva in un corpo che non sarebbe dovuto essere vivo; ecco, quello era un destino ben peggiore della morte, un fato da combattere anche a costo di riemergere come cadavere al di fuori di quell'amalgamo di niente. Se proprio doveva morire, lo avrebbe fatto alle sue condizioni e nel pieno possesso delle facoltà mentali, non come un guscio vuoto.
    Poi vide Szymon.

    Inesatto dire questo, in verità, vide una sua proiezione cosmica, una sorta di elaborato ologramma. Difficile che cose del genere succedessero, sapeva che i casi erano rari, ma effettivamente se qualcuno avrebbe potuto riuscirci era lui; il suo stato era precario, non un esito ottimale ma in quel momento anche una parola da parte sua bastò a fargli provare gioia. Non l'aveva posto su un piedistallo, non propriamente almeno, ma Szymon era sempre stato il più normale dei due: socievole, altruista e gentile, il Saint perfetto. Dove per lui la bontà era una scelta, per il fratello era naturale come respirare.
    Hm. Forse l'aveva messo un po' sul piedistallo, pensandoci bene. Forse aveva preso ispirazione da lui, pensando a come avrebbe agito, come avrebbe risolto delle questioni, come avrebbe parlato e pensato, come si sarebbe posto negli infiniti dubbi della vita.
    Forse, in fondo al cuore, aveva pensato di dover essere stato lui a morire. Sarebbe stato giusto non privare il mondo di qualcuno come Szymon per avere in cambio... Izy.

    Ed ecco, neanche un "oh fratello come stai, scusami se sono sparito, ahahaha. Grande storia questa, lascia che te la racconti". No, sempre e solo a parlare di sé da bravo megalomane; per la Dea, era davvero lui.

    Ah beh, se l'hai letto da qualche parte allora alzo la mano, 'o massima autorità su Saint e oscuri presagi.
    Portò la singola mano che aveva al fianco, agitandogli il moncherino della destra in faccia con fare saccente, disegnando linee di energia porpora sotto il suo naso. Faceva ancora fatica a trovare equilibrio, ma quel po' di sforzo in più valeva la pena per accentuare la sua gestualità; non era mai stato tipo da risparmiarsi, neanche per le stupidaggini.
    E comunque neanche da morto sai raccontare stronzate.
    Aveva capito subito che c'era qualcosa che non andava, lo sentiva nelle sue parole e nella vaga minaccia lasciata a fluttuare nel niente assieme a loro due. Lo conosceva troppo bene, bene come sé stesso. Inspirò. Non era con i suoi allievi, non aveva bisogno di fingere moti emotivi non suoi, né di dare vistose dimostrazioni di sentimento.
    Szymon lo conosceva, sapeva esattamente cosa c'era nella mente del fratello. Con lui non doveva sforzarsi, poteva semplicemente dire quello che voleva senza troppi convenevoli.
    Che liberazione.
    Quindi, mi vuoi dire che sta succedendo? O magari che ti è capitato, se non è di troppo disturbo. Pensavo fossi morto.

    Edited by Luke¬ - 4/2/2024, 22:48
     
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    Normalmente il tuo tono, le tue domande, avrebbero suscitato in lui un piccolo sorriso, ma questa volta Szymon è impassibile. Superata la sorpresa, concentrandoti su di lui puoi percepire qualcosa di diverso; il suo cosmo ti appare quasi astratto, insondabile, una massa informe di moto ed evoluzione continua. Sfarfalla ancora un paio di volte, prima di avvicinarsi lentamente a te. Non doveva essere una missione difficile. Per quelli come noi, recuperare un artefatto intriso di cosmo doveva essere cosa da niente, ma quello era.. diverso. Comincia a raccontare.

    Estende una mano e nell’emanazione cosmica della sua figura, sottili linee colorate si intrecciano tra le punte delle mani, piegando quello spazio tra gli spazi a suo piacimento, facendolo ruotare in una innocua distorsione, prima di riportarla alla normalità. Apparentemente non ero l’unico alla sua ricerca, e qualcos’altro l’ha trovato prima di me. Ricordo una frattura dimensionale, poi mi sono spento. La sua voce, nonostante la gentilezza, è più atona e distante di quel che sembra, quasi come se stesse cercando di ricordare qualcosa accaduta centinaia e centinaia di anni prima.

    Tutto è cominciato a diventare più luminoso, Izydor Mihalski. Lo spazio mi guidava ed io guidavo lo spazio in cui mi muovevo, ma la mia forma fisica era stata cancellata, lasciando di me nient’altro che una piccola luce di coscienza. Un piccolo punto luminoso brilla nel petto, rendendo la sua forma eterea più chiara. Da essa ho cercato di ricostruire le mie forze, attingendo alle conoscenze della biblioteca del Grande Tempio, ma questo è stato tutto ciò che uno come me è riuscito a fare. Nonostante tu sia certo che si tratti di Szymon, è così strano che ti chiami in quel modo.

    In quel momento ho capito di non essere Szymon Mihalski. Mentre il mio corpo e i miei geni andavano perduti nello stridio delle dimensioni, ho capito che c’era qualcosa di nascosto tra le mie cellule, nel mio cosmo, come una goccia d’acqua che scavava a fondo nella terra, seppur lenta. Fa sorridere pensare che proprio io, proprio noi, siamo bloccati a metà tra un punto e l'altro. Il suo sguardo questa volta è terribilmente serio mentre si avvicina a te. Allunga una mano verso il tuo petto e percepisci una piccola scintilla cosmica completamente diversa da qualsiasi cosa tu abbia mai percepito prima. Non posso farlo in questa forma. Io sono una chiave, ma ho bisogno di una mano a guidarmi.



    HCGcW7b


    Questo non è cosmo.
    E lui ti ha detto che essere gemelli è considerato segno di sfortuna.

    Il suo volto è pacifico e impassibile allo stesso tempo. Tradisce una nota perentoria.
    Più la sua mano si avvicina a te, più i tuoi ricordi cominciano a seguire nella tua mente, ripercorrono una strada al contrario, dal più recente al più piccolo e semplice. Non è solo questo, ma intere sensazioni, profumi, dolori, cominci a sentire tutto ciò che hai provato durante la tua vita, ripercorrendo la giovinezza, l'infanzia. Hai quasi paura di perderti al punto zero, ancor prima della tua nascita. Allo stesso tempo, ripercorrerli quasi ti da un senso di euforia, mentre il tuo cosmo comincia a diventare incontrollabile con il contatto più vicino di Szymon.

    Con egoismo immenso devo liberare me stesso dalla tua prigione, Izydor.





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    Angolo Master

    Dopo questa risposta non si torna più indietro. Lo accetti?
     
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