Over the Dragon Gate

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    Few are capable or brave enough
    for the final leap over the waterfall.



    Ti svegli nel cuore della notte; un altro incubo. Rivivi le urla, gli ultimi momenti prima del crollo dell'edificio. Rivivi l'odore di bruciato che ti perseguita anche dopo il risveglio, così come la sensazione di essere spinto via in maniera innaturale, di sentire l'aria trascinata da un vuoto, prima di essere afferrato da un braccio solido come una roccia. Si tratta solo di una notte, che anticipa un giorno come tanti.

    Richiamati ad Asgard per i doveri nei confronti delle alleanze strette, i cavalieri di Atena sono lontani dal Grande Tempio. O meglio, forse quelli con una capacità stabile di giudizio sono assenti dal Tempio, che è stato lasciato sotto la protezione di una guardia particolare. La Squadra Argo, come tengono a farsi chiamare, entra ed esce a seguito di missioni di recupero.

    Hai avuto la possibilità di accompagnarli qualche volta e sono stati la compagnia forse più amichevole, e allo stesso tempo assurda, con cui svolgere tali missioni. Addestrandoti in virtù dell'ottenimento di un'armatura, sei stato assegnato alle forze di base, svolgendo perlopiù incarichi di guardia attorno a Rodorio e nelle zone del Santuario. Ciò ti ha permesso di conoscere e delineare quella che è ancora oggi, per te, una routine tutto sommato tranquilla.

    Non è una brutta vita, se non conti la sopravvivenza con le unghie e con i denti, la possibilità di rischiare la morte dietro l'angolo e la disperazione di un mondo in rovina che tenta di risollevarsi.

    Quei giorni, tuttavia, sono un po' più difficili, con pochi saints in giro, e le forze più grandi concentrate ad Asgard, anche le guardie cittadine devono fare i conti con missioni più serie, sotto la protezione di guide esperte. Non tutti prendono a cuore questa decisione, vedi prima alcuni dei tuoi conoscenti accettare trepidanti, poi tornare in lacrime. Alcuni senza un bricolo di coraggio, invece, tornano assuefatti di adrenalina.

    Finché uno di quei giorni non arriva anche a te la comunicazione, da parte di un'altra guardia, di recarti all'hub centrale per l'incarico di qualcosa di importante.

    Anche per te questo momento è arrivato.

    Come reagisci, Rafael?



    _____________________



    Angolo Master

    Hello hello!
    Temporalmente siamo davvero in linea con la trama generale, il tuo addestramento si svolge durante la serie di quest 'Assedio', per le quali anche i Saints sono via dal GT. Ci sono comunque le forze del Santuario, alcune cosmodotate (come il cameo della squadra Argo) e alcune con addestramento civile (non dissimile da un ipotetico addestramento militare, per dire).

    In questo primo post, di carattere più narrativo, vorrei mi descrivessi i pensieri di Rafael in un periodo come la assedio, con tutti i pericoli alle sue spalle, e quelli che lo attendono.

    Per qualsiasi necessità, mi trovi in mp!
     
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    Narrato | Parlato Rafael | Pensato | Sogno



    Tieni papà!
    Urlò un bambinetto dai tratti somatici tedeschi, più che italiani quale era, mentre con un colpo di fino dato con il piede alzava il pallone da calcio, sollevando al contempo un po' di sabbia ghiacciata qua e là. Il padre stoppò la palla da calcio con il petto, per poi tirare nuovamente verso il figlio che la riprese al volo, continuando la serie di scambi.
    Un classico momento tra padre e figlio, mentre poco più lontane, su un muretto, si trovavano la madre del ragazzino e una bambina dai capelli neri, che mangiavano della cioccolata calda mentre osservavano gli altri due membri della famiglia che giocavano a calcio.
    Tutto d'un tratto, iniziò a scendere qualche fiocco di neve e così, dato il freddo, i quattro tornarono nell'hotel in cui sostavano per la vacanza improvvisata praticamente all'ultimo e che, da lì a qualche giorno, sarebbe finita per rientrare tempestivamente in Italia per festeggiare il Natale con i parenti.
    Qualche battuta dai ricordi sfocati in quella che sembrava una tranquillissima giornata come tante di una famiglia piena d'amore, fino a quando un grosso boato non cambiò tutto.
    Sembrava essere scoppiata una bomba dalla potenza inaudita, seguita poi da altri scoppi molto forti. Il terreno iniziò a tremare, le persone spaventare iniziarono a correre per vedere cosa stesse succedendo e così fece anche la famiglia che poco prima stava giocando in spiaggia.
    Lo spettacolo fuori dall'hotel era qualcosa di mai visto prima: fiamme che si innalzavano fino al cielo, creature dai più svariati aspetti che sembravano provenire da qualche ambientazione fantasy di qualche film o libro che distruggevano qualsiasi cosa capitasse a tiro. Il caos stesso stava radendo al suolo tutto ciò che era visibile.
    I pianti si mischiarono alle urla di gente che, spaventata, cercava di scappare inutilmente, in quanto le varie bestie demoniache massacravano qualsiasi essere vivente capitasse a tiro, a volte addirittura sbranandolo facendo a pezzi la carne per il solo gusto di farlo.
    All'ennesima esplosione, la palazzina dell'hotel iniziò a crollare e lì, il padre di quella famigliola felice, riuscì a portare in salvo i suoi amati, prima di essere trafitto in pieno petto da una delle creature. Con il solo obiettivo di salvare i propri figli, anche la madre si contrappose ad uno degli attacchi di una delle bestie, venendo tranciata di netto. La sensazione di essere portato via da un braccio muscolo, e, da quel momento, il buio.


    ...Tum-ta...
    ...Tum-ta...
    ...Tum-ta...



    Nella notte fonda, chi stava sognando tutto ciò, aveva il cuore che batteva all'impazzata. Egli provava la sensazione addirittura di vomito, per quanto quei dannati ricordi si fossero palesati nuovamente nella sua testa per l'ennesima volta.
    Il ragazzo continuava a dimenarsi fra le lenzuola e le coperte di quel vecchio letto in legno. Varie gocce di sudore continuavano a percorrergli il volto per via dei momenti che, suo malgrado, stava rivivendo. D'un tratto, preso dallo spavento, si svegliò di soprassalto. Gli mancava l'aria per respirare, lo stress era stato troppo e iniziò a boccheggiare alla ricerca di ossigeno, portandosi al contempo la mano sul petto.

    Porca puttana....ancora....

    Qualche minuto passato seduto sul letto, con le mani che continuavano a passare sul volto e fra i capelli biondi, stringendo poi la faccia per non piangere.
    Erano passati tanti anni ormai, ben quattordici, eppure Rafael non aveva ancora superato il trauma di ciò che successe in quel dannato 21 dicembre 2012. Ma d'altronde, chi veramente si dava pace da quel giorno? Chi era stato in grado di andare avanti nella propria vita dato che quotidianamente ancora ci si sentiva sotto scacco da ciò che, negli anni, fu chiamata "Corruzione" e che continuava a mietere vittime?
    I soliti stessi sogni, le solite stesse domande. Insomma, una routine giornaliera che andava avanti da fin troppo.
    Tutto d'un tratto si alzò, rifece il letto e si apprestò ad andare in bagno per darsi una sistemata. L'alba si prestava a colorare il cielo di colori caldi, dando la possibilità inoltre di riscaldarsi con il sole del mattino.

    "Che ironia della sorte. Mi è appena venuta in mente una frase che era stata detta a scuola dal prof Jelani: "Puoi svegliarti anche molto presto all'alba, ma il tuo destino si è svegliato mezz'ora prima di te".

    Scosse la testa con un sorriso, pensando all'incubo che lo aveva appena destato dal sonno e, una volta vestito, uscì da quella mezza catapecchia che doveva chiamare casa, ma che era riuscito ad ottenere dopo numerosi sacrifici e a cui, in realtà, teneva tantissimo. Dal davanti sembrava la classica abitazione disegnata da un bambino: quadrata, due finestre che si affacciavano ad una delle strade di Rodorio e la porta nel mezzo. Dopo tanti anni passati in rifugi e orfanotrofi, quello era il primo spazio che sentiva suo e di nessun altro.
    Rafael uscì dunque dalla porta e iniziò a camminare tra le strade del paese che ormai da anni lo ospitava. La situazione non era il massimo in quei giorni, in quanto le forze messe a disposizione dalla Dea Athena per difendere gli umani attraverso i cavalieri dello zodiaco scarseggiavano da un po' di tempo e, inoltre, quei pochi che sapevano padroneggiare il cosmo, unica vera arma per difendersi dagli attacchi della Corruzione, si trovavano in missione in giro per il mondo, in quanto era trapelato che Asgard, alleato storico della fortezza con sede in Grecia, aveva richiesto aiuto. La roccaforte era difesa veramente da poche persone quindi, tra cui la famosa Squadra Argo. Quest'ultima era composta da un trio di ragazzi pressappoco della sua età, che erano tuttavia riusciti a diventare ciò che da anni il biondo cercava di divenire, ovvero un'ancora di salvezza e un barlume di speranza per tutta l'umanità, in poche parole un cavaliere del Grande Tempio.
    Egli riuscì a vederli in azione un paio di volte mentre si trovava in missione con loro: forse perché più o meno loro coetaneo, si era sempre trovato bene, pur reputandoli quasi strani con alcuni loro atteggiamenti, ma sempre molto amichevoli e simpatici. Provava dell'invidia verso di loro, ma non in senso negativo. Erano un punto di riferimento, qualcuno che Rafael voleva superare in potenza, in quanto anche lui si stava allenando ormai da anni per diventare un cavaliere, seppur con ben pochi successi, visto che si trovava ancora a fare solo incarichi di guardia attorno al paese.
    La pericolosa missione fuori dai territori della Dea della giustizia, fece si che le energie messe a disposizione per il controllo del territorio fossero ben poche e questo fece storcere il naso ai più, in quanto la situazione aveva obbligato a turni extra e a missioni un po' più pericolose delle guardie cittadine. In questo corpo militare, ormai Rafael era riuscito a distinguere tre tipi di persone: i primi erano quelli che definiva ovviamente i "coraggiosi", che per devozione alla causa non si facevano problemi a svolgere mansioni oltre alla loro portata e che cercavano di metterci sempre il massimo dell'impegno, a volte esagerando rischiando la vita o, nei casi peggiori, perdendola; i secondi, invece, nei suoi pensieri li definiva i "timidi", persone che pur non avendo un carattere forte, cercavano di darsi da fare e che, come i precedenti, cercavano di svolgere al massimo le loro mansioni, pur rimanendo abbastanza nell'ombra; gli ultimi, invece, li definiva come i "parassiti", in quanto in questo ultimo gruppo prevaleva il lassismo e la semplice volontà di sopravvivere all'interno della roccaforte, senza darsi realmente da fare con la lotta per salvare l'umanità.
    Il biondo dunque continuava a camminare per la cittadina greca, conscio del fatto che seppur fosse primo mattino, di certo avrebbe trovato qualcuno all'hub centrale. Infatti, il giorno precedente, una della guardie più esperte, gli aveva indicato che si sarebbe dovuto presentare al mattino seguente per prendere servizio in un incarico considerato importante, senza dargli informazioni in più. La curiosità lo pervadeva, in quanto sempre stato curioso e aveva sempre odiato le cose dette a metà. Non era troppo preoccupato, invece, di quello che poteva affrontare in missione, in quanto erano anni ormai che aveva preso la decisione di donare la sua intera esistenza a proteggere l'umanità, ispirandosi a quella figura eroica che mai conobbe, ma che riuscì a portarlo in salvo. L'obiettivo di Rafael, infatti, era quello di diventare il più forte possibile, perché solo in quel modo, secondo lui, sarebbe riuscito a portare la pace nel mondo, senza far rischiare la vita alle persone a cui voleva bene.
    Con aria spensierata attraversò la città, passando come ogni giorno davanti all'orfanotrofio in cui stette per qualche anno. Per lui era un'abitudine, in quanto controllava sempre che tutto funzionasse perfettamente. D'altronde, parte dei suoi soldi, finiva sempre in donazione a quel posto che lo aveva accudito e cresciuto. Da una delle finestre del dormitorio, una bambina dai capelli biondi e lunghi e con un sorriso a trentadue denti, salutava il commilitone che subito contraccambiò. Charlotte, la sera prima, era venuta a conoscenza che a Rafael era stata assegnata una missione segreta e, sapendo che passava da lì almeno una volta al giorno, lo volle salutare e augurargli da lontano buona fortuna. I bambini dell'orfanotrofio vedevano in quel caro ragazzo dalla chioma bionda un fratello maggiore e per lui, che aveva perso in quel modo tragico la propria famiglia, era un motivo per andare avanti, una sorta di grosso cerotto sul cuore che lo spingeva sempre più a migliorarsi per poter creare un futuro migliore.

    "Piccola canaglia, mi deve far commuovere di prima mattina!".

    Tirò sul con il naso e, con gli occhi che iniziavano ad essere lucidi dall'emozione, riprese a camminare: erano anni ormai che si commuoveva per qualsiasi cosa e quei dannati bambini ogni volta mettevano a dura prova la sua poca resistenza.
    Arrivò leggermente in anticipo al luogo che gli era stato designato il giorno precedente e lìì trovò alcuni dei suoi colleghi che stavano aspettando il cambio turno per poter tornare a casa a dormire. Tra un loro sbadiglio e l'altro, li salutò con cenno di mano: era mattino presto e, come qualsiasi persona sana di mente appena sveglia, non aveva voglia di intraprendere lunghi e noiosi discorsi.
    Percorse così altri cento metri o poco più e lì iniziò ad attendere che qualche suo superiore si facesse vivo per quell'incarico tanto importante che gli volevano affidare.







    ♦ Nome: Rafael
    ♦ Fazione: Grande Tempio
    ♦ Armatura: //
    ♦ Stato Fisico: Illeso
    ♦ Stato Psicologico: Curioso di veniva a conoscenza della missione e commosso per la bambina dell'orfanotrofio

    ♦ Note: Che fatica! Non scrivevo un post da una vita, quindi mi scuso per il ritardo di due settimane, ma è stata veramente dura xD. Ho preferito muovere meno PNG possibili, in quanto non sapevo bene fin dove potevo spingermi, quindi sono rimasto su cose che volevo rimanessero legate al pg. Spero che non faccia schifo!

     
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    Arrivi all'hub e, dietro un vecchio tavolo - quasi adibito ad una scrivania di lavoro - trovi un uomo sulla quarantina; i capelli gli cadono sulla fronte e i segni di una barba appena accennata ti fanno capire come abbia saltato un paio di giorni di sonno per dedicarsi al coordinamentno delle attività del Grande Tempio, dal lato operativo, mentre i saints sono impegnati in missioni più importanti.

    Sembra essere passato un po' di tempo anche dall'Incidente dell'Acropoli, dove l'ex saint della bussola è sparito nel nulla. I suoi occhi sono fissi su alcuni fogli di carta, dai quali si stacca soltanto quando rendi chiara la tua presenza davanti a lui. Ah, sì, Rafael.. sembra lasciare la frase in sospeso, cercando il tuo nome e cognome su un altro foglio di carta. Dovrai occuparti di investigare su un'esplosione che abbiamo registrato diversi giorni fa. Quelle zone, in base a vecchi rapporti del precedente Saint dell'Unicorno, erano sede di un culto di cui i dettagli non sono stati riportati in modo chiaro. Fa un sospiro quasi sconfortato.

    Considerando la discrezione da mantenere, e considerando i buoni risultati che hai raggiunto durante gli addestramenti, abbiamo deciso di affiancarti a.. Controlla lo stesso foglio di carta, trattenendo per un attimo il respiro. Lincoln..? Il tono è quasi dubbioso. Hai sentito sporadiche voci su Lincoln, chiamato 'sergente maggiore' per abitudine dal suo vecchio lavoro. Si dice che decine di anni prima abbia indossato un'armatura, ma che abbia smesso di essere un saint per un motivo non specificato; scontroso, non un grande giocatore di squadra, ma sicuramente una forza efficiente ed esperta.

    Vieni congedato con il compito di interfacciarti con la squadra Argo per indicazioni più efficaci sul punto da perlustrare. Il punto indicato dalle mappe è abbastanza lontano e la squadra vi fornisce delle indicazioni, siccome è stata una destinazione di alcune delle loro missioni. O meglio, le fornisce a te, in quanto Lincoln non si vede da nessuna parte. Il pomeriggio seguente ti serve per raccogliere i tuoi effetti personali e le armi necessarie, dotate dal Grande Tempio ai soldati, per accompagnare e supportare tale figura.

    Fuori le porte di Rodorio trovi una jeep e accanto la persona che condurrà la missione.


    12a0NNh

    SGM. Lincoln Whitlock
    Forze Operative del Grande Tempio


    Resta in silenzio mentre ti avvicini, mentre lo saluti. Ti scruta con quello che sembra essere un visore e hai l'idea che non accennerà a toglierlo per tutto il viaggio, o il resto della missione. Ha in dotazione lo stesso tuo tipo di equipaggiamento; una pesante tuta di protezione; fucili, lame di varia grandezza e, sei sicuro, qualche granata attaccata alla cintura. Quando lo saluti, o accenni ad una qualche forma di dialogo, lui lascia uscire un sospiro infastidito, prima di salire sul mezzo di trasporto e aspettare te. Non abbiamo tutto il tempo del mondo, muoviti.









    _____________________



    Angolo Master

    Non si prospetta un viaggio piacevole; se hai eventuali domande sulla natura della missione, questo è il momento :zizi:
     
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    Narrato | Parlato Rafael | Pensato Rafael | Parlato Harper Jones | Parlato Drake/Hanh | Scritte con l'acqua di Christopher | Parlato amico di Rafael



    Finalmente Rafael era lì, in attesa della sua prima missione ritenuta “importante”. L’agitazione gli faceva leggermente sudare le mani, le dita si strofinavano fra di loro a volte togliendosi la pellicina attraverso le unghie che, come al solito erano mangiucchiate per via del solito stress che lo contraddistingueva.
    Arrivato davanti ad un vecchio tavolo dove si trovava un uomo di una quindicina di anni circa in più di lui, con una barbetta appena accennata e con dei capelli che cadevano sulla fronte e che dava l’aria di chi era palesemente stressato per via dei possibili giorni consecutivi a lavorare senza riposarsi un attimo per gestire e coordinare le attività di tutto il Grande Tempio, il giovane si mise nella solita posizione di saluto, portando la mano destra verso la fronte, dita unite, tese e allineate all'avambraccio con il pollice “imboscato” all’interno della mano che è leggermente angolata in avanti.

    Buongiorno signore, sono il soldato Rafael, sono stato convocato quest’oggi per un incarico.

    Successivamente il biondo, come di consueto, si sarebbe messo in posizione d’attenti, con una posizione eretta e con i talloni uniti, mentre le braccia e le mani tese e lungo i fianchi, rimanendo in assoluto silenzio mentre quell’uomo dal rango più alto del suo ragionava sul da farsi.
    Mentre il colonnello guardava sui vari fogli di carta, annunciò che il ragazzo si sarebbe dovuto occupare di investigare su un’esplosione registrata qualche giorno prima e lo avvertì che, secondo i rapporti del vecchio cavaliere di bronzo dell’Unicorno, quella zona era presidiata da una popolazione con un culto non meglio specificato. Subito dopo un leggero sospiro che non presagiva nulla di buono e dopo una leggera lode per via dell’impegno che da sempre aveva caratterizzato Rafael e che mai passava inosservato, il superiore gli disse che sarebbe stato affiancato da quello che veniva chiamato da tutti il “Sergente Maggiore” Lincoln, per via del suo passato.
    Al giovane, pur non lasciando trasparire nulla all’esterno a differenza del suo interlocutore che era decisamente dubbioso dal nome che aveva appena proferito, dato che quest’ultimo era conosciuto per non essere un grande giocatore di squadra e preferiva rimanere svolgere le missioni in modo autonomo, gli si gelò il sangue.

    Ma porca di quella…ma proprio a me doveva capitarmi quello scorbutico?! Speriamo quantomeno che, essendo un ex cavaliere, abbia tanto da insegnarmi.

    Il soldato venne dunque congedato e come da prassi, egli riavvicinò la mano con il pollice mezzo nascosto alla fronte e, “sbattendo i tacchi”, si allontanò da quel luogo, conscio che la squadra Argo stava aspettando il duo appena nato per dare delle indicazioni più dettagliate sul punto da perlustrare, dato che per un’altra missione erano stati mandati proprio in quelle zone.
    Con passo svelto di chi non vede l’ora di partire, seppur con qualche ansia dettata dalle circostanze per via del fatto che era una delle prime missioni così importanti e in un luogo inesplorato e soprattutto con una persona che non conosceva se non per la sua “brutta” nomina, iniziò a cercare in giro il famoso trio. Ad un certo punto, notando una schiena nuda anche se le temperature non erano così calde, Rafael capì che nel campo di addestramento c’erano proprio loro con qualche recluta.
    Dato che già qualche volta li aveva accompagnati in perlustrazione e si erano dimostrati amichevoli, non passò per vie formali.

    Ciao ragazzi, tutto bene?

    Domandò il giovane, che a quel punto iniziò a scambiare due chiacchiere come solito fare, esponendo solo successivamente al gruppo tutta la vicenda.

    Sì beh, mi è stato detto di venire da voi per quanto riguarda la missione che mi è stata affidata.

    Ah, sei tu lo sfortunato che deve andare con quello scontroso di Lincoln? Ahahaha

    Una risposta tagliente detta con la solita sfacciataggine e incuranza di Harper, il cavaliere di bronzo della Carena, ma allo stesso tempo mostrando un sorriso a trentadue denti, che mise ancora più preoccupazioni nel giovane.

    Sei allucinante… intervenne il cavaliere della Poppa mettendosi la mano sulla fronte, mentre dell’acqua comparì dal nulla vicino a noi con la scritta “Disgraziato! Non dire queste cose ad alta voce davanti a tutti!”. Un modo particolare di comunicare effettivamente, ma data l’ultima missione passata insieme, Rafael sapeva bene che quella scritta venne fatta da Christopher, il giovane “gigante” che completava il trio Argo essendo il cavaliere della Vela e che, purtroppo, era muto e utilizzava quello strano modo per comunicare con gli altri.
    Sul volto dell’italiano si stampò un sorriso imbarazzato, mentre Harper lo abbracciò ridendo mettendo un braccio attorno a Rafael, con lo sguardo dei presenti sempre più basito.

    Massì non è qui, quanti problemi che vi fate!

    Effettivamente era vero, il “sergente maggiore” Whitlock non si era presentato all’appuntamento il che sembrava decisamente strano, anche se dalla nomea che aveva sembrava la classica persona che si sarebbe presentata l’indomani con già tutte le informazioni che servivano e con un arsenale tale da far impietosire Gilgamesh.
    Dopo un po’ di risate, principalmente quelle del cavaliere dalle origini australiane, Hanh tirò fuori una mappa, dando a Rafael qualche nozione sul luogo lontano che doveva perlustrare, rimarcando il fatto che l’ex cavaliere dell’Unicorno, secondo vecchi rapporti, trovò la sede di un culto che loro, tuttavia, non trovarono.
    Ringraziandoli per la buona oretta passata insieme, il giovane soldato si ritrovò a ripercorrere la strada fatta al mattino, andando verso l’orfanotrofio dove, come ogni giorno, trascorse qualche ora a giocare con i bambini, insegnandoli principalmente a giocare a calcio, per poi tornare a casa a preparare tutto il necessario per la missione del giorno dopo.
    Venuto a conoscenza dell’incarico dato a Rafael, un suo amico dalla perfetta chioma inesistente, iniziò a bussare alla porta con in mano una cassa di birre.

    Chi è?

    E chi deve essere, topo Gigio?

    Sei incommentabile aggiunse il biondo, aprendo la porta e lasciandosela alle spalle e buttandosi sul divano di casa.

    Che ci fai qui con quella roba?

    Come se fosse casa sua, il pelato tutto muscoloso trafugò con il frigo, mettendo via la birra che aveva portato, ma tenendone due in mano, per poi buttarsi comodamente sul divano.

    8121931_l



    Beh domani sarai in missione con il “SERGENTE MAGGIORE” TIGER, se oggi non bevi un po' rischi di suicidarti dopo 5 minuti che ci lavori assieme.

    A parte che si chiama Whitlock...

    Mamma mia come sei pignolo!

    Rafael si mise una mano sulla fronte spostandosi un po’ di capelli che cadevano sul volto: non ci poteva credere, era veramente così scorbutico e scontroso come glielo stavano dipingendo tutti quanti? Non riusciva a spiegarsi il perché doveva capitare proprio a lui una situazione del genere e, per giunta, alla sua prima missione quasi in solitaria.

    Ma porca di quella puttana, di quella puttana…

    L’amico, con fare bonario, cercò di interromperlo in quel suo esternare i pensieri ad alta voce, ma venne subito bloccato, con un ampio gesto della mano destra con le dita pollice e indice che formavano un cerchio e le altre lasciate “libere”: un vero italiano insomma.

    …non dire niente! Non dire niente!

    Qualche secondo di silenzio dopo aver scandito bene quelle tre parole, con l’amico che non riusciva a trattenere la risata e che, proprio in quei secondi di silenzio, stappò la bottiglia di birra.

    Vuoi un goccio?

    Un sorriso sotto i baffi e Rafael prese direttamente la bottiglia dalle mani del suo interlocutore, dicendogli che ne avrebbe bevuta solo una visto quello che gli aspettava secondo tutti il giorno seguente e così passò la serata a rilassarsi.
    Il giorno seguente, come da accordi, si preparò raccogliendo da casa ciò che gli serviva, ovvero le armi solite date dal Grande Tempio ai soldati per eventuali combattimenti, e una collanina dorata che teneva sempre sotto i vestiti: per il ragazzo quella era il suo portafortuna, dato che era l’ultimo ricordo materiale che possedeva della propria famiglia. Continuava a pensare a quello che doveva passare e iniziò a venirgli un gran mal di pancia per via dell’ansia: purtroppo questo era un suo gran difetto e, ogni volta che andava in missione, passava l’ora prima al bagno seduto sul gabinetto.
    Come sempre, si incamminò, passando prima per il luogo che tanto amava, l’orfanotrofio, dove da lontano fece un ampio saluto, per poi rincominciare a camminare, dirigendosi fuori le porte di Rodorio dove trovò una jeep e accanto quello che sarebbe stato il suo compagno.
    Aumentò leggermente il passo, così da raggiungere il mezzo il prima possibile, anche se si sentiva il cuore in cuore che batteva sempre di più, anche per via del fatto che senza volere stava squadrando il suo collega che gli sembrava veramente bizzarro con quella visiera rossa.

    Ma porca miseria, porca miseria…ma proprio a me doveva toccare sto qui?!

    Proprio come se lo era immaginato, era pieno zeppo di armi, almeno due per ogni possibile situazione.
    Come da consuetudine e proprio come fece con il suo superiore il giorno precedente, Rafael si mise sull’attenti, portandosi la mano vicino alla fronte.

    Buongiorno Signore, il mio nome è Rafael e sarò il suo compagno per questa missione!

    Un sospiro infastidito uscì dalla bocca del sergente Whitlock, che salì sul mezzo di trasporto, affermando che non avevano tutto il tempo del mondo e che il ragazzo si sarebbe dovuto muovere.
    Sbigottito e con tantissimi pensieri intrusivi che passavano per la testa, Rafael non aspettò un attimo di troppo e, il più velocemente possibile, salì sulla vettura, in attesa di un nuovo comando.

    Mo’ gli tiro una ginocchiata sulle gengive se mi parla ancora così!








    ♦ Nome: Rafael
    ♦ Fazione: Grande Tempio
    ♦ Armatura: //
    ♦ Stato Fisico: Illeso
    ♦ Stato Psicologico: Ansioso di svolgere la missione con il sergente

    ♦ Note: Rieccomi! Come da topic in bacheca ho avuto qualche problemino con questo inizio 2024, speriamo vada meglio da qui in avanti ._."

    Mi sono permesso di muovere leggermente la squadra Argo visto che me l'hai proposta nuovamente (trio bellissimo, li adoro), visto che dovevano dare informazioni al mio pg. Spero di non aver fatto vaccate, ma ho cercato di attenermi il più possibile alle descrizioni che ci sono nelle loro schede!

     
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    Sarà passata un'ora da quando siete arrivati lì.

    Avete dovuto attraversare a piedi il profondo solco dell'esplosione, che ha reso impraticabile il terreno con il vostro mezzo di trasporto, che avete sistemato in modo da assicurarvi una veloce via di fuga, una volta superato quel crepaccio.

    Vi ha atteso nient'altro che un'espressione blasfema proveniente da una diversa realtà filtrata da chissà dove. Esseri amorfi, che portano dietro di sé due paia di ali senza forza, che strisciano lungo il terreno nel tentativo di aggrapparsi ai vostri arti e di trascinarvi giù con loro.

    Avete estratto i fucili e, da quella piccola cellula di presenze estranee, vi siete fatti strada fino al luogo indicato ad inizio missione. Quello che avete trovato è stato un bunker quasi completamente distrutto. Resti umani dilaniati spuntano tra le macerie del pavimento e soffitto. Lincoln imbraccia il fucile, intimandogli di restare dietro di lui. Non ha parlato molto durante il viaggio a parte qualche verso di fastidio, ma è stato completamente freddo, concentrato, nell'eliminare quelle creature che strisciavano verso di voi.

    In questo luogo, tuttavia, regna il silenzio. L'unica difficoltà è far fronte alla presenza di cadaveri in decomposizione, di macerie che rendono difficile il passaggio verso quelli che sono corridoi che scendono sotto terra, più in profondità nel bunker. La sensazione di oppressione è forte e ancora una volta il pattern di elementi della notte in cui hai perso la tua famiglia si ripete. Macerie, corpi, altre macerie, altri corpi. L'uomo ti da le spalle, continuando a camminare lentamente, è incredibile il modo in cui si trattiene, i movimenti precisi, non un passi di più, non uno di meno. L'andatura di una persona che è abituata da tutta una vita a quel genere di operazioni.

    Esploreremo insieme questo luogo, non azzardarti ad allontanarti di mezzo metro da me.

    Il tono è autoritario, certo, ma è dato dalla necessità di un uomo che non vuole vedere le proprie forze perire.

    Vi spostate da una zona d'accoglienza centrale del bunker a quella che è una camera organizzativa in cui sono presenti vecchie uniformi, tute, chiavi. Sembra miracolosamente intatta, a parte la polvere e il soffitto rotto.

    Quello che trovi a terra, quasi per caso, è un foglio di carta. Ispezionandolo meglio, capisci che si tratta di una pagina di libro strappata, che ha scritto svariate frasi e cerchi concentrici, ricoperti di simboli per te incomprensibili, accompagnati però da caratteri in una lingua sconosciuta. Nel momento in cui ti concentri per cercare di capire, quasi senza accorgertene, senti qualcosa che spinge nella tua mente, pronta a costringerti a sussurrarle, sapendo di poter comprendere tali parole se solo ti lasciassi andare a questa sensazione di immensa realizzazione, di immenso potere.

    Lincoln ti da le spalle, continuando a cercare indizi.









    _____________________



    Angolo Master

    Fai un po' di esplorazione di un bunker sotterraneo stile Last of Us, con un ambiente coperto di corpi in decomposizione. Quando trovi l'oggetto (Lincoln non si accorge della cosa, dandoti le spalle) subisci una molto leggera influenza mentale che ti suggerisce di lasciarti andare a questa sensazione di potere, che ti porta eventualmente a pronunciare delle parole in una lingua antica. Se tu sei considerabile 'Energia Bianca', questa cosa è a metà tra una bianca e una gialla. A te la scelta se provare a resistere o assecondare la cosa.
     
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    Over the Dragon Gate - III


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    Narrato | Parlato Rafael | Pensato |



    Il tempo sembrava non passare mai per Rafael, infatti, il viaggio in macchina per lui fu deleterio, in quanto abituato a conversare e non a rimanere in silenzio per chissà quanto tempo. Il sergente maggiore Whitlock non gli offriva alcuna opportunità di conoscersi meglio o di passare il tempo. I due tentativi del giovane di girarsi e aprire bocca furono prontamente respinti con un piccolo sospiro, chiudendo ogni possibile discussione ancor prima che iniziasse.

    Ad un certo punto, vedendo lo scompartimento del lettore CD sul cruscotto della Jeep guidata dallo scorbutico sergente a capo della missione, gli venne l'idea di cercare qualche disco all’interno dell’abitacolo. Comprendendo immediatamente che sarebbe stato probabilmente rimproverato dal suo compagno, desistette. Per passare il tempo fino al raggiungere il luogo designato il giorno precedente, e mentre scrutava attorno alla ricerca di possibili nemici, iniziò a battere con le dita della mano destra sul ginocchio, canticchiando nella sua mente le note di “Kryptonite” dei 3 Doors Down, una canzone rock dei primi anni 2000 di uno dei suoi gruppi musicali preferiti.

    Chissà che fine hanno fatto…

    Penso tra sé e sé, mentre arrivarono in prossimità del luogo previsto. Questo era caratterizzato da un profondo crepaccio, quasi sicuramente dovuto dall’esplosione notificata giorni prima al quartier generale. Lincoln, con maestria, parcheggiò la macchina in modo tale da assicurarli, se fossero mai riusciti a raggiungere il mezzo tornando su per quell’infossamento innaturale, un’eventuale via di fuga.
    Scesero lentamente, con gli occhi più attenti di un felino mentre è a caccia, trovandosi in mezzo a quelli che potrebbero essere definiti tranquillamente dei demoni provenienti da chissà dove: degli esseri senza una forma precisa e delineata, la cui unica caratteristica comune erano delle evidenti ali che, tuttavia, sembravano non potersi muovere, come se fossero privi di forza, cosa accentuata ancor di più dal loro strisciare come vermi quali erano secondo il pensiero del ragazzo.
    Il “Sergente Maggiore” Whitlock estrasse con prontezza uno dei tanti fucili che si portava appresso e con una nochalance invidiabile e da cui bisognava solo prendere appunti, aprì il fuoco dritto verso le teste di quegli esseri ignobili. Il giovane biondino, invece, prima di fare lo stesso, ci mise una frazione di secondo in più, ottenendo tuttavia lo stesso risultato, anche se il cuore batteva sicuramente più veloce rispetto a quella del suo compagno di squadra. L'esperienza sul campo di battaglia era evidente e Rafael se ne accorse velocemente.

    Porca miseria…è un fulmine a differenza mia. Ha una capacità di analisi e di azione assurda. Devo mettermi d’impegno per stare al suo passo, non voglio sfigurare per nulla al mondo.

    Facendosi strada con uno sparo e l’altro, centrando in pieno volto quegli esseri ultraterreni con i proiettili del proprio fucile, facendoli esplodere le testa e lasciando i cadaveri inermi a terra, i due colleghi arrivarono al luogo della missione: davanti a loro, infatti, si presentava un grosso bunker, la cui struttura sembrava essere compromessa irrimediabilmente. L’esplosione probabilmente era stata di una tale portata da distruggere quasi completamente anche una fortezza militare difensiva di quelle dimensioni e, considerando la lunga discesa che avevano affrontato, al ragazzo venne subito in mente che, oltre a qualche possibile creatura che aveva portato distruzione come al solito, ci poteva essere anche l’opzione che tutto fosse partito dal bunker stesso: i vecchi rapporti del precedente cavaliere di bronzo dell’Unicorno, segnalavano infatti una sede di un culto non ancora identificato e non era da escludere il risveglio di qualche semi divinità o demone in cui riporgevano la loro fiducia.
    Rafael non disse nulla al suo compagno d’armi, convinto che questi avrebbe risposto con un semplice sbuffo, come aveva fatto per l'intero viaggio. Proprio in quel momento, mentre la mente del biondo vagava in varie riflessioni legate alla situazione in cui si trovavano, il collega più esperto indicò all'altro di rimanere dietro di lui mentre proseguivano lentamente, ma attentamente, verso quel luogo che sapeva di morte.
    Più si camminava, più potevano assistere ad un silenzio sempre più assordante, mentre pezzi di carne dilaniata e putrefatta sbucava da ogni dove, dando uno spettacolo da film splatter a quel luogo angusto e che, purtroppo, nella mente di Rafael, faceva riaffiorare ricordi amari.
    Come un flash, che tanto avrebbe voluto evitare di rivivere e che lo distrassero un attimo, gli vennero in mente le urla della gente che scappava da quegli esseri infernali, il rumore delle ossa che si spezzavano mentre la carne veniva per lo più strappata, i fiumi di sangue che si riversavano sul cemento mentre i propri genitori provavano a difendere in qualsiasi modo lui e la sorella più piccola.
    Una smorfia di rabbia gli fece arricciare il naso e gli fece digrignare i denti, mentre continuava a seguire il passo esperto di Lincoln che, con una frase e con il suo classico tono autoritario, ma probabilmente anche leggermente comprensivo nei confronti di uno stato mentale di un soldato più giovane e inesperto, lo ripportò a concentrarsi sulla missione. Affermò, infatti, che Rafael non si sarebbe dovuto allontanare di mezzo metro da lui, e così il giovane soldato iniziò a farlo, dimostrando la disciplina di un buon militare.

    Sissignore.

    Percorrendo la prima stanza, che doveva essere la zona d’accoglienza, arrivarono in quella che sembrava essere la camera organizzativa. La prima cosa che notò il biondino era il soffitto rotto, intorno invece oltre alla numerosa polvere, sembrava quasi tutto intatto: le vecchie uniformi e le chiavi sembravano non avessero il minimo danno.
    Prima di consigliare al collega di andare a recuperare le chiavi, in quanto sarebbero potute servire più avanti durante la missione per ispezionare meglio la roccaforte, si accorse che ai suoi piedi si trovava un foglio di carta. Mosso a curiosità, Rafael si chinò per prenderlo.

    E questo che è?

    Si domandò da solo a bassa voce, osservando il foglio. Questo dava l’impressione di essere la pagina strappata di un libro, vi erano quelle che sembravano essere svariate frasi in una lingua sconosciuta, ricoperti da simboli ancora più incomprensibili. Tutto d’un tratto però, proprio mentre il militare si apprestava a concentrarsi per intuire cosa potesse esserci scritto, iniziò a sentire una sensazione strana nella propria mente, che mai gli era capitata prima: simile ad una voce nella propria testa, questa “coscienza” gli consigliava di lasciarsi andare, in quanto solo in quel modo avrebbe potuto capire realmente cosa ci fosse scritto.

    E’ forse questo il cosmo?

    Bramoso di potere per ottenere la forza di cui aveva bisogno per proteggere le persone a cui voleva bene e probabilmente anche per via della poca esperienza su un vero campo di battaglia, Rafael si lasciò trasportare dalla voce nella sua testa. La accolse a sé, in modo tale da poter leggere quelle scritte arcaiche e poter dare una mano concreta alla causa.






    ♦ Nome: Rafael
    ♦ Fazione: Grande Tempio
    ♦ Armatura: //
    ♦ Stato Fisico: Illeso
    ♦ Stato Psicologico: Concentrato sulla missione, arrabbiato per quello che sta vedendo attorno a sé, infine curioso di ciò che potrebbe esserci scritto sul foglio.

    ♦ Note: Come scritto in tag, avrei voluto "salvare" e vedere dove mi avrebbe portato anche l'altra opzione, perché mi hai incuriosito tantissimo! Essendo il mio pg fissato con il voler ottenere potere per proteggere i deboli, mi sembrava la scelta azzeccata, anche se immagino che accadranno cose poco piacevoli xD.

     
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    Termini di pronunciare le parole ed una violenta fiamma cosmica ti pervade, dalle sfumature completamente nere. Lincoln fa appena in tempo a voltarsi prima di venire spinto a vari metri di distanza da un'onda d'urto. Percepisci una sensazione di affaticamento mentre vieni sospinto via, lontano, e la visuale comincia a contornarsi di nero. Stai ancora osservando ciò che ti circonda, ma è come osservare da lontano una finestra sul mondo mentre tutto attorno a te è buio. Provi ad alzare una mano ma non c'è risposta, o almeno, non da parte tua, perché qualcosa comincia a muovere i fili dei tuoi muscoli, qualcosa che non doveva essere richiamato in quel posto.



    aawacvu
    Finalmente.



    Senti la visuale spostarsi molto velocemente mentre il tuo corpo, manovrato da chissà cosa, cominci a ridere divertito davanti a Lincoln, che stringe i denti per poi puntare l'arma verso di te. Cos'hai fatto. Il tuo occhi si posano sull'uomo per un attimo, prima di sparire e riapparire davanti a Lincoln, colpendolo con un pugno che riesce a malapena a parare con il braccio. Quello che senti chiaramente è il rumore di un osso spezzarsi e non è il tuo.

    La curiosità e il desiderio di potere hanno distrutto imperi, che ne dici, ragazzo? Le sue parole, con la tua voce, rimbombano tra i detriti. Lincoln ti guarda, lo guarda, con una smorfia di disgusto. Speravo fosse qualcuno di più potente a leggerlo, ma di questi tempi non possiamo lasciarci andare ai vizi. Scatta ancora in avanti e il combattimento comincia tra i due. Sì, tu saresti perfetto. Lincoln riesce a malapena a stargli dietro mentre para e cerca di contrattaccare.

    Rafael, cerchi di tenerti a galla in quell'abisso dove la tua coscienza è finita. In realtà percepisci che non è stato tutto invano, qualcosa dentro di te, come una fiamma, si è acceso ancor più. Più vai a fondo, più senti un debole filo che cerca di aggrapparsi a te e la sensazione che una voce lontana ti stia parlando. Eppure, più cadi, più una sensazione di terrore e paura, di impossibilità di agire, comincia a impadronirsi della tua anima. Non sai di chi sia questa voce e a volte la confondi per quella dei tuoi genitori, ma ti dona una sensazione di lieve calore, ti spinge a cercare di combattere con tutte le tue forze per quei brandelli di volontà che si stanno spegnendo.







    _____________________



    Angolo Master

    Una fantastica scelta sbagliata

    Sei in una situazione simile al film Get Out, dove affondi lentamente in questo abisso nero e cominci a spegnerti mentre osservi quello che succede come uno spettatore nel tuo stesso corpo.

    Qualcosa ha preso possesso di te ma un'altra influenza esterna comincia a cercare di recuperarti con un richiamo, al termine del quale sblocchi la possibilità di usare il cosmo, senza però poterlo utilizzare viste le condizioni in cui sei ora.

    Quello che è certo è che con la nuova consapevolezza, sostenuto dal cosmo, devi affermare la tua volontà per riprendere il tuo corpo. Sii creativo
     
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    Over the Dragon Gate - IV


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    Narrato | Parlato Rafael | Pensato |


    Appena terminò di pronunciare l'ultima parola di quella pagina, scritta in una lingua arcaica e sconosciuta, l'ingenuo ragazzo venne avvolto da una violenta fiamma nera che lo ricoprì interamente. Rafael provò a dimenarsi dallo spavento di essere arso vivo, ma nessun muscolo si mosse in quel preciso momento. Una forte onda d'urto, con lui come epicentro, spazzò via il 'Sergente Maggiore' Whitlock, mentre la visuale del giovane iniziò quasi ad offuscarsi, contornandosi di nero. Egli d'istinto provò ad alzare la mano in direzione del collega, urlando per la preoccupazione del colpo subito, ma nessun suono uscì dalla bocca e, allo stesso tempo, non riuscì per la seconda volta in poco tempo a muoversi: la paura forse? O c'era dell'altro? Una voce percepita come lontana, ma allo stesso tempo così vicina, come se martellasse nella testa, pronunciò la parola "Finalmente", segno che qualcuno, o forse era meglio dire qualcosa, era stata liberata per colpa della stupidità e della bramosia di potere di Rafael. La visuale, dal punto di vista del soldato, si mosse senza che lui facesse nulla, come se effettivamente qualcuno stesse controllando il suo corpo al posto suo. Sul volto iniziò a sentire la bocca aprirsi in un sorriso beffardo, seguito da una risata fragorosa ed incontrollabile, che dava la sensazione di essere tanto isterica quanta sinistra e malvagia. Giustamente, per come si stavano mettendo le cose, Lincoln, leggermente ripresosi dal colpo precedente, imbracciò il fucile e lo puntò dritto verso il suo giovane compagno, domandando cosa diavolo avesse fatto. La distanza tra i due era di una decina di metri scarsi per via dell'onda d'urto di qualche attimo precedente, eppure, inspiegabilmente, Rafael si ritrovò in un battito di ciglia proprio di fronte al suo compagno, sferrandogli un poderoso pugno. Si sentì palesemente il rumore di un osso spezzarsi, ma il giovane in tutto quel caos era decisamente convinto che fosse quello dell'altro militare. Sempre più stranito da quello che stava succedendo, Rafael cercava un modo per uscire da quello che gli sembrava un incubo, il secondo della giornata per giunta. Provava a dimenarsi, ad urlare, ma il corpo non rispondeva a qualsiasi gesto quotidiano egli provasse a fare. Sentiva come se stesse cadendo sempre più a fondo, ma allo stesso tempo percepiva che attorno non c'era nulla, solo il vuoto più totale. La voce del giovane soldato iniziò a rimbombare tra i detriti di quel posto sinistro, ma il tono con cui proferiva parole di scherno verso il corpo ospitante, davano modo di capire chi stesse realmente comandando in quel momento.

    ...Cosa ho fatto...

    Un ulteriore scatto mentalmente incomprensibile per Rafael, a cui sembrava di essere semplicemente uno spettatore in quell'orrendo film che stava vivendo. L'essere demoniaco che stava possedendo il corpo del biondo, iniziò un vero e proprio combattimento fisico con il sergente maggiore Whitlock, tirando fuori una forza inaudita da quel corpo sì muscolarmente forte e preparato, ma non ai livelli che stava mostrando, affermando nel frattempo che voleva utilizzare l'altro uomo presente nella stanza come contenitore.
    Mentre all'esterno avveniva un vero e proprio scontro fisico, quella che può essere definita come la coscienza di Rafael, o l'anima, sprofondava sempre di più in quell'abisso privo di qualsiasi altra cosa, un mare di vuoto.
    Egli provava a tenersi a galla, perché il suo sesto senso gli diceva che se fosse sprofondato in quell'oscurità non sarebbe andata benissimo, ma allo stesso tempo arrancava, le energie mancavano sempre di più. Sentiva un forte peso sul petto, in direzione dei polmoni. Un possibile attacco d'ansia? Possibile. Erano anni ormai che ne soffriva, da quel maledetto giorno dell'Armageddon per la precisione. La sensazione di oppressione al petto si faceva sempre più forte, il cuore iniziò a sentirlo battere in modo irregolare ma veloce e soprattutto forte, quasi a sentirlo in gola. L'iperventilazione lo stava facendo impazzire.
    Nel frattempo, egli iniziò a tormentarsi su quanto potesse essere un vero idiota ad aver letto quel dannato foglio, dato che chi ne stava pagando le conseguenze era il suo collega, che continuava a combattere con tutte le sue forze.

    Ma effettivamente, perché sono ancora vivo?


    Rafael iniziò a sprofondare in quel suo mare di inettitudine, l'anima stava per affogare completamente nello sconforto più totale. Quelli che negli anni erano diventati i suoi sogni, temprati dalla speranza di un mondo migliore e dall'essere riconosciuto come un eroe per tutti i suoi amici e i bambini del mondo, stavano svanendo, fino a quando non sentì qualcosa di familiare.
    Poteva giurare di aver sentito come una spinta sulla schiena, di una mano possente come quella che aveva suo padre, di una molto più sottile come quella di sua madre e infine addirittura quella di una bambina, quale era sua sorella prima di morire.
    La sua mente gli stava giocando un brutto scherzo o le sensazioni che stava provando erano vere?

    Perché mi state mandando via? So che siete qui con me...voi siete sempre vicini a me...

    La sola possibilità di rivedere i suoi amati genitori e la sua sorellina, lo fecero sprofondare ancora di più nel buio e nel tormento di quelle sensazioni che gli proibivano qualsiasi pensiero positivo. Iniziò a piangere o quantomeno quella era la sensazione che stava provando, ma non sapeva se esternamente si potesse vedere qualcosa.
    Più provava emozioni negative, più percepiva che la sua fine stava arrivando, come se pezzi del suo spirito lentamente diventassero polvere. Allo stesso tempo, tuttavia, quella sensazione tanto strana quanto familiare che in precedenza lo aveva quasi "spinto", cercava sempre di più di far breccia nella sua mente.

    Perché dovrei combattere? Non so neanche perché sono rimasto vivo quel giorno...siete morti tutti, mi avete lasciato da solo...ho cercato di andare avanti, ma a quale scopo? Aiutare gli altri? E con quale forza? C'è gente molto più piccola di me che è almeno dieci spanne sopra il sottoscritto...

    D'un tratto, i volti di tutte le persone che lo stavano aspettando a Rodorio gli apparvero come un flash: dai suoi amici ai suoi colleghi, dalla ragazza della locanda che spesso frequentava e con cui ogni tanto maldestramente ci provava fino a tutti quei bambini a cui giornalmente strappava un sorriso, proprio come in precedenza cercarono di fare con lui quando era poco più che un ragazzino.
    Un groppone in gola improvviso.
    Rafael sapeva che se si fosse abbandonato allo sconforto, molto probabilmente sarebbe morto come un vigliacco che non aveva neanche avuto la ferma volontà di provarci, di combattere e dare tutto sé stesso. D'altronde, come aveva insegnato a molti dei bambini dell'orfanotrofio, l'importante non era se ce la si faceva a fare una cosa, ma l'impegno che che ci si mette.
    Quella strana voce e il calore da essa trasmesso, gli riportava a galla i ricordi di quando con le persone che amava si metteva nella cucina a preparare il pane o delle torte con il forno acceso: stessa familiarità, stesso calore.
    Aprì, metaforicamente, gli occhi: Lincoln stava ancora combattendo con lo strano demone che aveva preso il controllo del suo corpo. Doveva fermarlo a tutti i costi, doveva riprendere le redini di ciò che era suo.
    Aveva notato che più i pensieri risultavano positivi, più si sentiva bene anche all'interno di quella specie di stanza di isolamento creata da quella creatura che lui stesso aveva riportato alla vita. Al contrario, i pensieri negativi lo stavano distruggendo piano piano e lo avrebbero portato probabilmente alla morte. Intuizione corretta o sbagliata? Non ne aveva la benché minima idea, ma doveva provarci ad ogni costo.
    Iniziò a far riaffiorare solo ricordi positivi, come per l'appunto quella volta che in casa si misero a preparare la crostata di fragole che tanto amava il padre, ma metà senza gelatina perché alla sorellina non piaceva. Oppure di tutte le volte che erano andati al mare tutti assieme, riempendo il canotto dei frutti di mare che pescavano, passando poi agli abbracci di famiglia, i film visti insieme e le mezze litigate terminate con delle risate. Rafael cercò di bombardare la mente di quel demonio con tutto ciò che gli strappava un bel sorriso e, allo stesso tempo, cercava con la forza bruta di rallentare il più possibile i movimenti del suo corpo che inesorabilmente attaccava il suo alleato.

    A chi cazzo hai dato del debole, eh?! Ridammi immediatamente il mio corpo, verme!






    ♦ Nome: Rafael
    ♦ Fazione: Grande Tempio
    ♦ Armatura: //
    ♦ Stato Fisico: Illeso
    ♦ Stato Psicologico: Distrutto psicologicamente, depresso. A fine post grintoso.
    ♦ Riassunto: Viene controllato, prova a dimenarsi senza successo, tantissime pippe mentali, si dà una svegliata e prova a bombardare di pensieri positivi la mente (Omnimon vs Diaboromon nel primo film di Digimon mi ha fatto venire l'idea). Nel frattempo usa la poca forza bruta che possiede per riprendersi il corpo o quantomeno rallentare i colpi verso Lincoln.

    ♦ Note: Non conoscevo il film, grazie :zizi:. Come sempre, spero di non aver fatto e/o scritto vaccate che ti facciano strappare gli occhi in stile Topolino ^^".

     
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    È una battaglia da entrambi i lati.

    I movimenti di ciò che tira i fili del tuo corpo cominciano a diventare più scoordinati e Lincoln ne approfitta per portare a segno un paio di colpi, un montante e un seguente calcio che spingono il nemico, te, contro un muro. Lo osservi storcere gli angoli della bocca in un’espressione di conflitto interiore, prima che qualcosa torni a brillare attorno al suo corpo. Sì, così, intrattienimi come dono per essere tornato al mondo. Dalla figura del soldato si espande un’aura verde come la giada più pura, mentre porta indietro un braccio, è passato davvero tanto tempo dall’ultima volta in cui ha utilizzato il cosmo, dall’ultima volta in cui ha utilizzato una di quelle tecniche. L'uomo sputa un insulto, ricorrendo a qualcosa che si era ripromesso di non utilizzare. Almeno avrà qualcosa da raccontare a Kyung-Mi, al Grande Tempio.


    [ROZAN: SHORYU-HA]


    Un grande colpo cosmico proviene dall’attacco a distanza dell’uomo, calcando la terra e i detriti che lo separa dal nemico, travolgendo qualsiasi cosa nel suo cammino come un drago che porta con sé le nubi del cielo in cui vola, le rocce del fiume da cui risale. La potenza è notevole e l’entità che ha il controllo del tuo corpo raccoglie la stessa energia da te liberata, generando un colpo contrapposto che si infrange ed esplode contro il drago. Non hai mai visto una simile pressione prima, ma è abbastanza da far indietreggiare entrambi. Il tuo corpo comincia a tremare.

    Qualcosa scatta nella tua mente alla vista di quel cosmo, alla grezza percezione che possiedi ora, anche se la tua coscienza è lontana dal controllo fisico. Ricordi qualcuno che ti salva dai detriti con quella stessa tecnica, ricordi qualcuno che ti solleva velocemente sulla spalla e che si volta per un attimo a guardare tua madre e tuo padre. Un urlo, una preghiera di salvare almeno te e l’uomo stringe il tuo corpo con più forza, prima che tutto per te si estingua nel buio di una coscienza spenta. La stessa sensazione che quasi provi ora.

    Provi a riflettere, quando ti è stato detto che Lincoln ha smesso di indossare un’armatura?
    Quand’è che sei arrivato al Grande Tempio?


    La carica delle tue emozioni diventa più intensa mentre la voce continua a cercare di raggiungerti, di riportarti indietro. All’interno di quel buio, quasi vedi frammenti di vetro rotti nei quali si specchiano momenti della tua vita e ognuno di essi è carico di una sensazione diversa.
    Sì, tu sei forte. L’entità sussurra con la tua voce, lanciandosi verso Lincoln mentre tu cerchi di risalire quel vuoto a forza, perfino aggrappandoti a quei frammenti, usandoli come appiglio per poter risalire e la luce ti rende impossibile vedere ciò che succede. Percepisci un’esplosione, un urlo strozzato, poi nulla più.

    Riapri gli occhi e Lincoln è accanto a te, in ginocchio, con l’affanno e un profondo taglio da cui esce un fumo nero nel petto, ma sembra stare bene. Poggia una mano sulla tua fronte e senti la sua voce burbera scuoterti e riportarti indietro. Ragazzo, non è tempo di morire, svegliati.







    _____________________



    Angolo Master

    Vai e riprenditi il tuo corpo, vedi Lincoln ferito con un bel taglio sul petto, dal quale non esce sangue ma una lieve traccia di fumo che si spegne qualche secondo dopo che apri gli occhi.

    Direi che hai un po' di considerazioni da fare :zizi:
     
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    Narrato | Parlato Rafael | Pensato |



    Finalmente, dopo tanto lottare mentalmente, sia contro sé stesso che contro il demone, Rafael riuscì per un istante a rallentare le azioni di chi aveva preso le redini del suo corpo, dando la possibilità al suo compagno di squadra di mettere a segno una combo di montante e calcio al petto che lo spedì contro una delle pareti, su cui erano appese numerose chiavi, a differenza di quello opposto dove c'erano ancora vecchie uniformi di chi, presumibilmente, viveva fino a poco tempo prima nel bunker. Pur essendo riuscito a rallentarne i movimenti, il soldato si sentiva ancora una sorta di burattino i cui fili venivano mossi dal suo marionettista.
    Il giovane soldato riuscì a notare, negli attimi seguenti, che sul volto del sergente maggiore Whitlock si storsero gli angoli della bocca, come a indicare involontariamente che, pur dall'alto della sua alta esperienza in guerra, non sapeva bene come comportarsi per la situazione in cui si trovava il ragazzo. Quella smorfia fece capire che Lincoln volesse salvare Rafael, ma anche che non aveva la minima idea del come ci sarebbe riuscito.
    Proprio in quel momento, però, una sottile radiazione luminosa delle stesse tonalità della giada, che aveva come epicentro il compagno d'armi dell'incosciente ragazzo, si manifestò: il biondo ne era certo, quello era il suo cosmo. Non era la prima volta che ne vedeva uno da vicino, d'altronde nell'esercito molti ragazzi lo avevano sviluppato diventando o meno cavalieri al servizio della Dea Athena e delle genti. Anche il demone, però, sembrava conoscere bene quel potere, tant'è che per egli sembrava essere solo un gioco, un modo per intrattenersi. In un attimo, Whitlock caricò all'indietro il braccio, portandolo poi in avanti come a simulare un pugno. L'energia concentrata in precedenza, si riversò su quello che era diventato un campo di battaglia, in direzione della marionetta umana quale era diventato il corpo dell'inesperto militare, prendendo molto vagamente le sembianze di un dragone pronto ad inghiottire nel suo flusso di potenza tutto ciò che per sbaglio si trovava sul suo cammino, sradicando e portando con sé.
    Sbigottito da quella potenza offensiva, Rafael non riuscì minimamente a trattenere l'entità che governava la sua persona, che, prontamente, utilizzò la stessa energia che lui stesso aveva liberato poco prima, per generare un colpo energetico che si infranse contro il drago cosmico.
    Le tute che erano appese sui muri del bunker iniziarono ad agitarsi vistosamente mentre alcune volarono via inghiottite dalla pressione esercitata dalle due tecniche che combattevano l'una contro l'altra, il pavimento iniziò a sgretolarsi, fino a quando i due colpi non si annullarono a vicenda, facendo indietreggiare nuovamente entrambi.
    Qualcosa in tutto quel caos si fece breccia nella mente del soldato: un ricordo sbiadito, che sembrava quasi voler emergere a tutti i costi, una strana sensazione di déjà vu che lo riportava, come spesso era accaduto durante quella giornata, al momento più brutto dell'esistenza non solo sua, ma di quella dell'intera umanità. Quello stesso dragone verde smeraldo che era stato scagliato in precedenza dal suo superiore, Rafael lo aveva già visto mentre si trovava tra le macerie, tra le urla strazianti di tutta quella gente ad Atene, mentre i propri genitori pregarono una figura non ben definita per portarlo in salvo, mentre piangevano e venivano brutalmente privati della vita.

    Sei tu?

    Pensò spontaneamente, dopo aver guardato da spettatore tutto quello che stava accadendo. Si sentì tremare, a disagio per tutto quello che era successo. Ciò che aveva appena visto con i propri occhi non era una coincidenza, non poteva esserlo. Egli infatti sapeva bene che i cavalieri di Athena erano legati ad una costellazione e da essa provenivano i poteri che essi potevano sfoggiare in battaglia e, onestamente, quante potevano essere le persone che possedevano lo stesso identico attacco?
    Rafael era diventato un soldato proprio perché speranzoso di diventare proprio come colui che durante l'Armageddon lo salvò da morte certa. Egli provava una forte forma di gratitudine nei suoi confronti, ma dopo più di dieci anni in cui non era riuscito ad avere informazioni e notizie pur essendo entrato nelle forze militari del Santuario, era arrivato alla conclusione che molto probabilmente il suo salvatore si era spento in qualche altra battaglia per proteggere i più bisognosi. Ed invece, molto probabilmente, lui era lì, davanti a lui per salvargli la vita. Di nuovo.
    L'unica cosa che tuttavia non tornava nei rapidi pensieri di Rafael era il motivo per la quale Lincoln non possedesse l'armatura: i pettegolezzi dicevano che egli non indossasse una cloth da una decina di anni, ma nessuno sapeva il motivo di tale scelta, visto che ne era degno e lo stava dimostrando anche in quel preciso momento.
    Il buio che nel frattempo circondava il biondo iniziò a rompersi, come se egli fosse circondato da specchi che gli permettevano di visionare tutto ciò che stava accadendo fuori e, nel frattempo, si sentiva nuovamente spingere verso il basso. Mentre cercava di capire cosa fare guardandosi attorno, notò che nella maggior parte di essi erano proiettati come dei cortometraggi, i ricordi della sua vita.
    Il primo che gli capitò sott'occhio, riproduceva un suo goal durante una partita di campionato, con la sua solita esultanza alla Grosso ai mondiali del 2006 contro la Germania in semifinale, scuotendo la testa come impazzito con i compagni di squadra che lo rincorrono verso la panchina per abbracciarlo.
    Guardò poi il secondo, bramoso di ritrovare quelli a cui più lui teneva e, persi tra altri chissà quanti vetri, ne trovò uno di Natale di chissà quale anno. Tavole apparecchiate, addobbi messi per tutta la casa, i tremila parenti invitati a casa e il calore di una vera famiglia. Osservò attentamente i volti di tutte le persone a cui voleva bene, concentrandosi inevitabilmente sui suoi genitori, su sua sorella e sui suoi nonni materni. Purtroppo, con il passare di più di una decade, molti dettagli dei loro corpi li aveva persi e si sentiva dannatamente in colpa per quello.
    D'un tratto, tuttavia, la voce dell'essere demoniaco lo riportò al presente. Quella strana entità che aveva risvegliato, si era complimentata senza mezzi termini con il sergente maggiore e si era lanciata verso di lui.
    Doveva fare qualcosa, anche solo per riconoscenza verso quell'uomo che tanto aveva cercato. Non doveva in alcun modo riuscire a prendere il corpo di chi, dieci anni prima, aveva condiviso il suo dolore, salvandolo da un destino che sembrava ormai segnato.
    Rafael iniziò ad aggrapparsi ai ricordi, metaforicamente e "fisicamente", usandoli come appigli per salire con la forza e non sprofondare nell'abisso in cui era finito precedentemente. La mano destra si agganciò all'ultimo cristallo che era in grado di trovare, quando un "ti vogliamo bene" gli riempì il cuore definitivamente. Come se fossero lì ad attenderlo, le tre figure più importanti per il ragazzo scomparvero tutto in un momento, quando una luce illuminò tutto, accecandolo temporaneamente.

    Anche io...anche io ve ne voglio, ma non posso rimanere qui, devo andare ad aiutarlo!

    Un'esplosione ed un urlo strozzato all'improvviso e, nuovamente, il buio.
    Il giovane si sentì una mano sulla fronte, una voce familiare che gli diceva che non era il tempo di morire e, lentamente, aprì gli occhi. Si guardò per qualche secondo attorno: era finalmente riuscito ad uscire da quella sorta di dimensione parallela, tornando alla realtà dove tutto, per fortuna, aveva un colore. Del fumo nero sul petto di Lincoln copriva leggermente la profonda ferita e così, preoccupato per le condizioni del suo collega, cercò di alzarsi. Fu proprio in quel preciso momento che si accorse che sentiva dolori ovunque. Quello che poteva benissimo essere definito un burattinaio per come si era comportato, aveva combattuto con tutte le sue forze probabilmente e il compagno d'armi non si era dovuto risparmiare per cacciarlo via. Strinse così i denti, non voleva che il commilitone si accorgesse di nulla, seppur non sapesse definire i danni che il suo corpo aveva ricevuto: d'altronde, per Rafael, quello era il primo scontro con in gioco la vita, seppur svolto indirettamente.
    Dov'era finito però il demone? Era riuscito realmente sconfiggerlo? Ipotizzava di sì, dato che altrimenti l'uomo non si sarebbe mai impensierito per la sua salute.

    Scusami, scusami davvero per aver fatto questa stronzata...

    Attese qualche secondo, con un groppone in gola per quello che aveva appena combinato. Era stato avventato, non aveva minimamente pensato a cosa potesse andare incontro leggendo quella strana pagina. Pur avendolo fatto per una buona causa, era stato avido di potere e non se lo poteva perdonare, dato che aveva messo in pericolo qualcun altro. Si guardò attorno in cerca di un kit di primo soccorso in quella stanza del bunker.

    Stai qui, dobbiamo subito medicare quella ferita!

    Mentre cercava in giro e senza guardarlo negli occhi in quanto timoroso di un eventuale giudizio e facendo finta che fosse una domanda come un'altra, seppur con la voce tremante dall'emozione, Rafael chiese, finalmente, se fosse veramente lui il cavaliere che lo aveva salvato dieci anni prima.

    Quel giorno, i miei genitori chiesero in lacrime ad un cavaliere di portarmi in salvo prima di venire uccisi…eri tu, vero?







    ♦ Nome: Rafael
    ♦ Fazione: Grande Tempio
    ♦ Armatura: //
    ♦ Stato Fisico: Lividi e indolenzimento sparso un po' su tutto il corpo.
    ♦ Stato Psicologico: Emozionato nell'incontrare chi, probabilmente, gli ha salvato la vita 10 anni prima (e gliel'ha salvata di nuovo, forse).
    ♦ Riassunto: Dovrei aver seguito alla lettera il tuo post, quindi niente di particolare da aggiungere.

    ♦ Note: Lincoln cavaliere del dragone non me lo aspettavo. :fomento:

    Edit: ho modificato la domanda finale (stesso significato, ma impostata diversamente).

    Edit 2: come da accordi in privato, ho ruolato verso la fine i danni ricevuti :zizi:



    Edited by •Joker - 19/2/2024, 20:04
     
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    Lincoln emette uno sbuffo mentre si lascia andare e si siede a terra, la schiena contro una delle pareti. Non è niente, ho subito di peggio. Il suo tono è secco, duro, proprio come quello di un soldato che ha fatto della praticità il suo stile di vita.

    Quando gli fai le tue domande, segue un lungo silenzio in cui non riesci a capire se stia elaborando una risposta o cerchi semplicemente di ignorare ciò che gli hai chiesto. Un profondo sospiro e prende l'occorrente per fare una prima medicazione al petto.

    Eri solo una missione, come lo erano altri ragazzini, altre donne, altri uomini. Sono sempre state tutte missioni. Ti parla e capisci perché girino delle voci sul suo conto che lo facciano apparire 'senza cuore'. Il modo in cui la sua voce ruvida tocca determinati argomenti è privo di gentilezza o tatto. Ero un soldato da prima di tutto questo, e ho continuato ad esserlo anche dopo, anche con l'armatura addosso. Ma il peso diventa insopportabile, il peso di quando ti guardano con ammirazione perché la tua armatura brilla e tu non riesci a salvarli.

    Mentre racconta puoi quasi rivivere quella notte in cui tutto il tuo mondo è cambiato; il calore del fuoco, il peso delle macerie, il grido delle persone che ancora pregano per le loro vite e quelle dei cari. Sei stato la mia ultima missione, e se non fossi stato così stupido da fare quello che hai fatto, non avrei dovuto utilizzare una di quelle tecniche. Il silenzio cala dopo la sua ultima frase, forse detta con un po' troppa enfasi. Se ne accorge troppo tardi.

    Ma tutti commettiamo degli sbagli, e quella cosa sembra aver lasciato il tuo corpo. Non termina la frase che una fitta lo coglie al petto. Non posso tornare al Grande Tempio. Dice, stranamente, mentre cerca di rimettersi in piedi. Anche con la ferita fasciata, sembra si stia sforzando in un certo senso. Ora che puoi chiaramente percepire il cosmo, vedi una sottile traccia di esso permeare la sua figura, come se si stesse facendo forza o come se si stesse proteggendo da qualcosa.

    Una volta assicuratosi che tu possa camminare e muoverti bene, si rimette anche lui in piedi, facendo forza sul fucile. Ho bisogno che tu capisca- un'altra fitta lo interrompe. Che qualsiasi cosa succeda in questo posto, tu debba esercitare due cose: risoluzione e discernimento. La sua voce, anche in questo caso, è ferma. Nonostante sembri abbastanza in grado di camminare e muoversi con relativa libertà, il suo corpo trema in piccoli spasmi mentre continuate a perlustrare quel luogo.




    Ciò che c'era di pericoloso non è più in quel luogo, non fisicamente. Lincoln ti conduce attraverso il bunker e il suo corpo continua ad essere percorso da piccoli spasmi. Ti hanno addestrato al Grande Tempio, sai come si combatte, almeno conosci i fondamenti. Parla dandoti le spalle, ma nel suo tono c'è un velo di rassegnazione, anche se non sai per cosa.

    Per esercitare il dominio sulla tecnica che ho usato contro ciò che ti possedeva, devi arrivare a comprendere che il cosmo permea tutto, come un'energia che scorre in ogni cosa. Devi farla tua e permettere al tuo cosmo di interagire con ciò che c'è fuori. Sembra davvero strano che un uomo del genere, così taciturno, cominci a spiegare una cosa del genere a te.

    Ti indica dei vecchi container aperti, in disuso, con un cenno del mento.

    Quello che voglio tu faccia ora è provare a proiettare il tuo cosmo all'esterno, colpendoli.











    _____________________



    Angolo Master

    Lincoln sembra più debole di quel che in realtà dovrebbe essere ed è come se si sforzasse per qualcosa, bruciando costantemente cosmo. Quello che segue è un training montage sull'utilizzare il cosmo grezzo.

    Ti fa fare tipo tiro al bersaglio contro diversi oggetti, permettendoti di prendere dimestichezza con l'utilizzo base del cosmo. Ti ci vogliono vari tentativi prima di riuscire nell'intento, sia per mirare che per correttamente lanciare colpi cosmici.
     
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    Narrato | Parlato Rafael | Pensato |



    Con il suo solito tono scorbutico e secco, il sergente maggiore Whitlock iniziò a rispondere alle domande del ragazzo, mentre si lasciava scivolare a terra, mettendosi più o meno comodo con la schiena attaccata alla parete. Egli sosteneva di aver subito danni molto peggiori in vita sua e, considerando la fama che possedeva, alle orecchie di Rafael ciò non stonava assolutamente. Tuttavia, il lungo silenzio imbarazzante che seguì le domande più intime di quest'ultimo, non lasciò spazio a interpretazioni. Pur essendo riconosciuto tra i commilitoni come "senza cuore", Whitlock iniziò ad affermare che per lui si trattava solo di semplici missioni, come se non gli importasse nulla del resto. Erano solo compiti affidati da un superiore.
    Da “senza cuore” come era riconosciuto tra i commilitoni, egli iniziò ad affermare che per lui erano solo semplici missioni, come a voler far trasparire che non gli importava di tutto il resto. Per lui erano solo compiti che gli erano stati dati da qualcheduno con il grado superiore al suo. Tuttavia, Rafael non riusciva a credere alle parole del suo collega, specie dopo averlo visto preoccuparsi per lui poco prima, seppur il tono di voce non sembrava lasciar trasparire alcuna emozione.
    Al ragazzo, per l'ennesima volta, tornarono in mente tutti i ricordi di quel maledetto giorno, ma ormai sapeva chi lo aveva salvato, lo aveva capito e, seppur gli sembrasse di sentire ancora sotto il naso l'odore penetrante del sangue che si mischiava a quello della cenere e della polvere insieme a quello più generico della morte che permeava la città, egli era concentrato sull'ottenere delle risposte da quell'uomo che aveva davanti.
    Inaspettatamente, il sergente maggiore Whitlock sembrò quasi aprirsi, iniziando a raccontare quanto potesse essere pesante indossare una della sacre vestigia e vedere tutte quelle persone morire, senza poter far nulla. L'armatura portava con sé speranza e ammirazione tra la gente, ma chi la indossava nel frattempo doveva sopportare grandi dolori e drammi, dato che purtroppo non si riesce mai a salvare tutti.
    Effettivamente Rafael ci aveva pensato tante volte: perché quel cavaliere dall’armatura rilucente aveva scelto proprio lui? Destino o casualità? A cosa doveva credere dopo aver visto Lincoln immolarsi per l’ennesima volta compiendo nuovamente un fulgido atto di eroismo? Lo aveva salvato per la seconda volta. L’uomo che aveva sempre ammirato per le sue gesta era proprio lì davanti a lui, che stava affermando quanto fosse difficile essere un cavaliere al servizio della pace.
    La sua ultima missione fu quella di salvare il ragazzo e questo lo destabilizzò. Perché smise? Gli occhi delle persone che vide morire implorando un suo aiuto dovevano essere troppe, non sopportabili, ma questo abbandono dell'armatura andava contro i suo ideali da soldato, ne era certo.

    j7nQ4xr



    Perché hai smesso Lincoln?

    Gli venne spontaneo, senza neanche dargli più del Lei, senza preoccuparsi minimamente del fatto che gli avesse appena dato dello stupido: Rafael era semplicemente in apprensione per le condizioni psichiche del suo compagno, dato che rievocare certe memorie sembrava che lo facessero soffrire, seppur non lo mostrasse minimamente. D’improvviso però, mentre il militare si apprestava a dire che tutti commettono degli sbagli, una fitta sembrò quasi spezzargli il fiato, affermando subito dopo che egli non poteva tornare in patria.
    D'istinto, a quelle parole, il ragazzo aggrottò le sopracciglia, poiché non riusciva bene a capire cosa intendesse il suo collega che, nel frattempo, cercava di rimettersi in piedi con grande fatica a causa delle ferite al busto, sebbene fossero fasciate. Attorno alla sua figura, si poteva intravedere il cosmo dell’ex santo di Athena, seppur non avesse senso visto che il combattimento sembrava essere finito ormai da un pezzo. Che stesse nascondendo qualcosa? Utilizzando il fucile come bastone, Lincoln riprese a ispezionare quel vecchio bunker ormai caduto in rovina e, tra una fitta e l’altra, continuò a far discorsi che alle orecchie di Rafael risultavano sempre più strani. Perché doveva essere risoluto? Qualcosa non quadrava e il ragazzo lo stava capendo fin troppo bene. In cuor suo aveva un bruttissimo presentimento, che sperava vivamente non diventasse minimamente realtà. Quella frase che gli era sfuggita di non poter tornare al Grande Tempio, in quella che inevitabilmente dopo quel maledetto 12 dicembre era diventata la loro casa, fece capire all'inesperto soldato che non c'era tempo da perdere: il fumo nero che per un attimo avvistò sulla ferita del suo collega e quei ragionamenti, non lasciavano intendere nulla di buono. Secondo la sua ipotesi, infatti, il demone non era stato sconfitto, era lì all’interno del graduato, con la differenza che quest’ultimo non era così debole come Rafael e che riusciva ancora a trattenerlo.
    Il cuore del giovane che finalmente capì cosa stesse accadendo, iniziò a battere all’impazzata per via dell’ansia, con le mani che iniziarono a sudare più del dovuto e un groppone in gola che lo resero più taciturno del solito.
    Ascoltò con attenzione le informazioni di colui che stava aspettando di incontrare da più di un decennio, nella speranza di poter effettivamente riuscire nel colpito che gli stava dando.

    “Il cosmo permea tutto, come un’energia che scorre in ogni cosa…devo farlo mio e permettergli di interagire allo stesso tempo di interagire con tutto ciò che c’è fuori…”

    Si mise davanti ai container senza proferir parola, con il solo pensiero che, se quello che aveva intuito fosse stato veritiero, si sarebbe dovuto muovere nell’imparare ad utilizzare quell'energia mistica, così da salvare chi un decennio prima aveva fatto lo stesso a parti invertite, ripetendosi in mente, nel frattempo, la spiegazione che gli era appena stata data.
    Iniziò a concentrarsi sui palmi delle proprie mani, facendole poi scattare in avanti e...nulla, non accadde proprio nulla. Non demorse ovviamente, era solo il primo tentativo e sapeva che doveva farcela a tutti i costi e così, riprovò aggressivamente un altro paio di volte, per poi fermarsi e prendere un grosso respiro.

    No, calma Rafael, calma...

    Buttando fuori l'aria dalla bocca, mise i palmi delle mani attaccate come se fosse una preghiera e chiuse gli occhi. Il silenzio totale di quel luogo gli permetteva di poter ascoltare solo il suo cuore battere, mentre la mente continuava a pensare a concentrare energia nelle mani. Più volte, durante gli addestramenti, i suoi superiori gli avevano detto che il potere di un cavaliere viene da dentro, dallo spirito che ci si mette, dalla fede che si ha nella Dea Athena e nella pace.
    Emise un altro sospiro per tranquillizzarsi, estendendo poi le mani in avanti mentre aprì allo stesso tempo gli occhi. Vide una flebile luce viaggiare per un paio di metri, per poi fermarsi.

    Ok dai, siamo sulla buona strada, ma se è come dico io, mi devo sbrigare!

    Guardò con la coda dell'occhio quello che stava diventando a tutti gli effetti una sorta di maestro e, digrignando i denti, riportò lo sguardo verso il suo unico obiettivo di quel momento. Tentò un altro paio di volte a compiere gli stessi movimenti che avevano portato ad un, seppur scarso, risultato, aumentando sempre di più la distanza ricoperta da quei fasci cosmici che, però, svanivano nel nulla come cenere nel vento.

    Così non va cazzo!

    Preso dall'agitazione, per il brutto presentimento che continuava a martellargli la mente, e dalla rabbia per non riuscire ancora una volta nell'intento che gente ben più giovane riusciva a fare con una tranquillità disarmante, divaricò le gambe con le ginocchia sciolte, portando entrambe le mani chiuse a pugno vicino al fianco dell'anca, per poi iniziare una sequenza alternata di pugni come nei dojo di molte arti marziali, cercando di concentrare quanto più cosmo possibile in quei colpi. Ancora una volta, i colpi sembravano non andare oltre qualche metro, ma dopo una manciata di minuti, il ragazzo non si era ancora fermato, continuando imperterrito. Lo sguardo era completamente mutato, avrebbe fatto di tutto pur di riuscire a centrare il bersaglio. All'improvviso, però, uno dei fasci cosmici riuscì finalmente ad impattare uno dei container, senza causare danni.

    Vai così!

    Esultò sottovoce seppur lo scarso risultato, mentre continuava a provare e riprovare. Con sempre più regolarità, i colpi generati dal ragazzo avanzavano fino agli oggetti posti davanti ai due militari, ma appena cercava di aumentare leggermente la potenza, questi iniziavano a destabilizzarsi, finendo a volte sul soffitto, a terra o prendendo traiettorie inspiegabili.
    Aveva sbloccato uno step, ma a quel punto doveva capire come come concentrare ancora più cosmo nei suoi colpi.
    Erano passato ormai chissà quanto tempo da quando aveva iniziato quell'addestramento intensivo e praticamente da autodidatta e sapeva che andando avanti così, non avrebbe retto ancora molto, visto che stava sfiancando il suo fisico e stava puntando sulla quantità di tentativi e non sulla qualità. Si fermò quindi, facendo riposare un attimo i suoi muscoli e fissando costantemente davanti a sé i container pieni di polvere.

    No, così non va.

    Un ulteriore respiro profondo da parte del giovane biondino, con il graduato vicino a lui che sembrava non proferir parola e così, dopo il casino che aveva fatto Rafael con quella miriade infinita di tentativi, ci fu di nuovo silenzio.
    L'unico suono che distingueva in modo distinto era, nuovamente, il battito del suo cuore, la fonte di energia e speranza di molti guerrieri. Percepiva attorno a sé ciò che era vivo e cosa non lo era: gli tornò in mente ciò che era successo poco prima, quando quel demone aveva sbloccato nel suo corpo tutta quella forza di cui non conosceva l'esistenza. Iniziò a percepire la terra sotto di lui come se essa stessa respirasse e così tutte le piantagioni, quelle poche rimaste dall'esplosione, che si trovavano fuori dal bunker. Sentiva fluire nel suo corpo la vita stessa.
    Con la consapevolezza di ciò che percepiva dentro di sé, il corpo del giovane iniziò ad emettere quasi involontariamente sempre più cosmo. Egli sentiva il respiro di ogni cosa, si sentiva pronto non solo per centrare gli obiettivi, ma addirittura di distruggerli.
    Alzò una guardia derivante dalle tecniche di pugilato che gli avevano insegnato al militare e, facendo fluire verso il braccio destro gran parte dell'energia che stava sprigionando, ruotò tutto il corpo, colpendo l'aria con un cross ed emettendo uno spettacolare colpo cosmico dagli smeraldi riflessi che andò a distruggere i container.
    Rafael, convinto del colpo che aveva sferrato però, si girò qualche attimo prima, mentre la polvere dietro di lui si alzò copiosamente e i capelli, per via dell'energia, continuavano a muoversi.


    CpUjGJQ



    Lincoln, dove si trova il demone?

    Un tono quasi severo il suo, che accompagnava uno sguardo fiero e desideroso di sapere la verità su quello che era successo prima e di quello che, eventualmente, sarebbe accaduto da lì a poco.
    Quella missione lo stava formando sia come persona che come guerriero e se le sue teorie si fossero rivelate giuste, a breve si sarebbe dovuto confrontare nuovamente con quell'essere che prima lo aveva manipolato e trattato come una marionetta per i suoi scopi.





    ♦ Nome: Rafael
    ♦ Fazione: Grande Tempio
    ♦ Armatura: //
    ♦ Stato Fisico: Lividi e indolenzimento sparso un po' su tutto il corpo. Stanco.
    ♦ Stato Psicologico: Volenteroso di sapere la verità.
    ♦ Riassunto:

    ♦ Note:

     
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    Le tue domande si scontrano con quel muro di ruggine ed esperienza che è l'uomo di fronte a te.

    Non hai bisogno di cercarlo, ragazzo. Non saresti abbastanza forte per ora.

    Nonostante tutto, il soldato porta con sé il peso che tutti i cavalieri di Atena devono eventualmente portare, che molti tra i guerrieri dotati di armature sacre devono affrontare: il peso di non essere abbastanza. Il suo corpo, ora dopo ora, giorno dopo giorno, è un lento trascinarsi - come se qualcosa lo stesse dilaniando da dentro. La sottile traccia cosmica attorno al suo corpo non lo lascia mai, come non lo lascia mai quel senso di stanchezza.

    I giorni si protraggono e quel bunker quasi diventa il vostro luogo di allenamento; quando chiedi di tornare al Grande Tempio, lui si rifiuta in maniera categorica, senza spiegarti il perché. Intuisci che c'è ovviamente qualcosa che non ti sta dicendo, qualcosa che - quando l'accenni - gli fa emettere uno sbuffo preoccupato e incurante di ciò che pensi o vuoi.

    Eppure, i suoi addestramenti si rivelano efficaci. Nonostante sia brusco e mostri poca empatia, è un insegnante eccellente. Da lui impari come modulare il cosmo abbastanza da poterlo esprimere nelle sue qualità più basilari; impari a permettere al tuo cosmo di interagire con l'ambiente esterno arrivando quasi a integrarlo nelle tue manifestazioni cosmiche. Il tuo corpo viene temprato da allenamenti estenuanti e i risultati ben presto, nell'arco di quella che è una settimana, cominciano a manifestarsi.

    Il Drago che sorge dal Monte Lu, ti spiega il concetto dietro questo stile, dietro queste tecniche. Questa arte del combattimento è estermamente rara e praticata da pochissime persone, nessuna al di fuori dei Cavalieri di Atena. Un'arte che fa del proprio cosmo una cascata, un fiume che scorre e travolge qualsiasi cosa, portando con sé tutto ciò che incontra sul cammino. Non è soltanto combattere, ma è raggiungere la consapevolezza che puoi prendere tutto ciò che ti affligge, tutto ciò che senti, e riversarlo verso l'esterno. Queste tecniche non hanno soltanto lo scopo di distruggere i tuoi avversari, ma di portare equilibrio in te stesso, di avere padronanza di ciò che c'è dentro e fuori. Non sono parole sue, ma di colui che gli ha insegnato - a sua volta - l'arte del combattimento con l'armatura del Dragone.

    E tu, Rafael, continui ad allenarti secondo questo principio: cominci a far fluire il tuo cosmo come acqua di una cascata, in potenza e flessibilità.

    Una persona non smette di essere un cavaliere di Atena. Per quanto profondo possa essere il buio in cui finiamo. Le parole quasi ti colpiscono, una sera, nel capire come la natura della voce che ti ha tirato fuori dall'abisso in cui affondavi, durante la prima missione. Lei tenterà di salvarti, di raggiungerti, sempre. Sono così strane queste parole pronunciate da una voce ruvida come la sua.

    Forse per la prima volta dopo un po', passate una sera tranquilla davanti al fuoco. Gli racconti quella che è stata la tua vita prima dell'armageddon e lui, in cambio, ti racconta di come si sia arruolato nell'esercito inseguendo l'idea di proteggere il suo paese, prima di vedere i suoi compagni morire nel 2012, prima di incontrare il suo maestro sul campo di battaglia e di seguirlo a Rodorio, dove il suo valore e la sua necessità di aiutare le persone lo abbiano spinto ad indossare la stessa armatura alla morte del precedente cavaliere. Ti racconta del valore che nasce dal desiderio di aiutare gli altri e il pericolo di chi vede quel sogno spezzarsi nelle facce delle persone.

    Nonostante si tratti di una notte come tante altre in quel luogo, ti svegli lentamente percependo qualcosa che continua a crescere. La voce di Lincoln ti strappa improvvisamente via dal sonno mentre ti volti e osservi l'uomo che ancora una volta ti dà le spalle. No. Non ora, non è ancora pronto.

    Provi ad alzarti, ad avvicinarti a lui tentando di poggiargli una mano sulla spalla, quando un'improvvisa fiammata di cosmo nero ti spinge qualche passo indietro. L'uomo si volta con orrore, il suo visore è poggiato a terra permettendoti - per la prima volta - di vedere i suoi occhi.




    SOP5QaK

    Devi scappare, non riuscirò a trattenerlo ancora.

    Nella tua mente, invece, senti l'eco di una risata.







    _____________________



    Angolo Master

    Boy oh boy

    Training montage 2 dove raggiungi l'energia Verde e quella che è una consapevolezza base delle Tecniche Rozan, senza poterla ancora pienamente applicare. Come detto nel post passano comunque svariati giorni.

    Fai falò con Lincoln un'ultima notte in cui si apre un po' di più, prima che qualcosa cominci a succedere. Cosa fai, scappi come ti ordina lui o resti?
     
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    Over the Dragon Gate - VII


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    Narrato | Parlato Rafael | Pensato | Parlato Lincoln




    "Non sei abbastanza forte", queste le parole che risuonavano con insistenza nella mente del giovane Rafael. In breve, colui che stava diventando a tutti gli effetti il suo maestro, dati gli insegnamenti che stava impartendo per renderlo sempre più forte e, forse, un giorno, cavaliere di Athena, gli stava effettivamente dicendo tra le righe che non aveva nessuna speranza e che, effettivamente, quel mostro che prima aveva utilizzato il corpo del giovane sarebbe tornato, probabilmente anche molto presto. Eppure Rafael era convinto di essere invincibile in quel momento, tanto che provò a controbattere, ma silenziò rapidamente vedendo tutta quella serietà negli occhi di Lincoln. Aveva imparato un'altra lezione, fondamentale per chi voleva intraprendere la carriera di eroe: molte volte, purtroppo, non si è abbastanza. Sbuffò leggermente, mentre chinava il capo, in quanto non se la sentiva di incrociare lo sguardo del Sergente Maggiore Whitlock. D'altronde, il giovane soldato lo aveva capito: il suo compagno stava reprimendo quell'entità diabolica che, in precedenza, era riuscita a controllare il suo corpo come se fosse una marionetta, tramite l'utilizzo del cosmo, il quale si vedeva attorno alla sua figura.
    Tuttavia, essendo entrambi stanchi per via di quella giornata estremamente faticosa, decisero di mangiare qualche provvista che si erano portati dietro e di andare a dormire, così da riprendere gli allenamenti a piena forza il giorno seguente.

    Svegliatosi ovviamente presto, Rafael poté notare come il suo compagno probabilmente non avesse esitato nemmeno un secondo a bruciare il proprio cosmo.

    Non ci conviene tornare al Grande Tempio? Sicuramente loro possono darci una mano, non pensi? esternò il quasi trentenne, riferendosi a quello che stava accadendo, ma ricevette solo un secco "Scordatelo" accompagnato da uno sbuffo che chiudeva categoricamente la questione. Egli non ne voleva sapere. Quanto poteva essere forte a quel punto quella bestia? Eppure li aveva visti combattere e quando Lincoln aveva deciso di fare sul serio, era riuscito ad arginare le sue offensive e, addirittura, a sfoderare quella tecnica strabiliante.

    Oggi dovrai espandere il cosmo fino a tenerlo stabile attorno a te. Massimo mezz'ora di pausa tra una ripresa e l'altra annunciò il graduato durante la seconda lezione, che sembrava una bazzecola secondo Rafael, che presto si pentì anche solo di averlo pensato.
    Si mise lì in piedi vicino alle cisterne che aveva danneggiato il giorno precedente, circondandosi del proprio cosmo e iniziò a contare nella propria mente.
    Appena tredici secondi.

    Ma come è possibile?!

    Disse ad alta voce, esterrefatto da quanto durò poco. Spostò lo sguardo su Lincoln che, con fatica, continuava a sprigionare il cosmo, molto probabilmente per tenere dentro di sé quella belva. Come faceva a resistere per così tanto tempo? Per il ragazzo era veramente inspiegabile. Tentò di colpo una seconda volta, ma il risultato fu peggiore della prima volta: solo undici secondi. Come quando si allenava in palestra dopo un massimale dunque, seppur sbigottito da quello che stava succedendo, si appoggiò con la schiena alla parete e attese una decina di minuti per fare un nuovo tentativo. Ovviamente, quella decina di minuti sembrava essere un periodo infinito, dato che le uniche persone dentro quel bunker non parlavano. Rafael nel frattempo pensava solo a come facesse il suo collega ad avere un controllo così perfetto del cosmo e cercava di capirne il trucco. Tentò numerose volte, con pause sempre maggiori a causa dello sforzo che stava provando sia sul corpo che sulla mente. Stava sudando e mai e poi mai avrebbe pensato che potesse essere ancora così difficoltoso concentrarsi e tenere a bada il proprio cosmo. Rispetto al lanciare offensive a casaccio, come aveva fatto il giorno precedente sentendosi già arrivato, quello era tutt'altra cosa. Arrivata ormai sera tarda, i due prepararono un falò per stare al caldo. Il sergente gli spiegò, con toni che sembravano quasi più pacati rispetto al solito ma con lo stesso affanno che aveva caratterizzato i giorni precedenti, che egli utilizzava lo stile del "Drago che sorge dal Monte Lu", un'arte di combattimento estremamente rara, praticata da pochissime persone al mondo e solo tra le file dei cavalieri devoti alla Dea Athena. Un'arte che permetteva di considerare il proprio cosmo forte come una cascata, ma allo stesso tempo come un fiume che scorre e travolge qualsiasi cosa, portandolo inesorabilmente con sé. Anche quella giornata si concluse con una cena risicata e praticamente senza parole tra i due compagni. Il mattino seguente Rafael riprese l'allenamento svolto il giorno prima, conscio del fatto che se il sergente non lo aveva ancora interrotto, voleva dire che quell'esercizio non era stato ancora completato.

    "Per esercitare il dominio sulla tecnica che ho usato contro ciò che ti possedeva, devi arrivare a comprendere che il cosmo permea tutto, come un'energia che scorre in ogni cosa. Devi farla tua e permettere al tuo cosmo di interagire con ciò che c'è fuori."



    La spiegazione che gli era stata data giorni addietro sul cosmo e sulle tecniche di cui Lincoln era padrone risuonava come un mantra nella testa di Rafael. Anche se, a dirla tutta, ormai ogni singola parola detta dall'uomo più grande era trattata come il vangelo per un cristiano. Il legame che il destino aveva tracciato per quell'insolita coppia, ormai secondo Rafael era troppo forte: più passavano le ore e vedeva il suo compagno di squadra soffrire visibilmente, anche se cercava in tutti i modi di non farlo vedere, più il biondo pensava a tutto quello che quell'uomo aveva fatto per lui. Effettivamente, gli aveva salvato la vita per ben due volte ed era ora di ripagare parte del debito. Il giovane soldato si stava allenando senza sosta proprio perché il suo unico obiettivo era quello di salvare la persona che aveva di fronte, a qualsiasi costo, anche se gli fosse costata la vita, perché sì, lo aveva già messo in conto nel suo cuore. Lui era già un cavaliere e quindi un soldato con molta più esperienza; doveva solo mettersi in testa di indossare di nuovo l'armatura che anni prima gli era stata donata. Il sergente maggiore sarebbe servito molto di più alla causa.

    Ce la devo fare, maledizione!

    Mentre vagava con i suoi pensieri, notò che rivestire il proprio corpo di cosmo stava diventando sempre più semplice; ci stava prendendo l'abitudine. Così, dato che non aveva ancora ricevuto segnali di stop, iniziò ad allenare il suo fisico con piegamenti sulle braccia e verticali, a dimostrazione che ormai riusciva a stare a suo agio in quella condizione.

    Finalmente. Ora prendi un oggetto tra le mani, concentra il cosmo attorno ad esso e spaccane uno uguale senza che quello che hai in mano si rompa.

    Il Sergente Maggiore Whitock interruppe così la seconda fase dell'addestramento, con un nuovo strano esercizio da fargli fare. Seguendo le sue indicazioni, seppur gli sembrassero assurde, Rafael prese tra le mani una delle tante pietre che si trovavano a terra per via dello scontro precedente, che aveva generato danni al terreno in modo irreparabile. Appena tenne in mano quel sasso per qualche secondo, si disintegrò completamente. Fu proprio in quel momento che, come se sapesse già come sarebbe andata a finire, l'uomo che si era riscoperto insegnante riprese a parlare.

    Non è soltanto combattere, ma è raggiungere la consapevolezza che puoi prendere tutto ciò che ti affligge, tutto ciò che senti, e riversarlo verso l'esterno. Queste tecniche non hanno soltanto lo scopo di distruggere i tuoi avversari, ma di portare equilibrio in te stesso, di avere padronanza di ciò che c'è dentro e fuori.

    Riprese in definitiva ciò che gli aveva spiegato la notte precedente, lo stile del Drago del Monte Lu. Rafael doveva capire che doveva raggiungere prima un equilibrio in sé stesso e poi riversare tutto ciò che lo affligge verso l'esterno. Egli prese così un'altra pietra che, come quella precedente, resistette qualche secondo nella sua mano, prima di sbriciolarsi.

    Facile a parole...qua mi ci vorrebbero anni per capire come fare!

    gif



    Le ore passavano e purtroppo le rocce nelle mani dell'allievo si disintegravano sempre dopo massimo una decina di secondi. L'energia che riusciva a tirare fuori dal suo corpo era immensa e, seppur si sforzasse, non riusciva ancora a controllarla decentemente. Ci volle una giornata intera per non far sbriciolare il sasso tra le sue mani. Distrutto dagli allenamenti, il ragazzo si addormentò presto, scambiando ben poche parole con il commilitone. Durante la notte, tuttavia, mentre si girava più volte nel sonno, aprì leggermente gli occhi e constatò che Whitlock, anche in quel momento, stava emanando una sottile traccia cosmica attorno al suo corpo. Era incredibile: probabilmente non stava neanche dormendo da giorni eppure riusciva a mantenere il controllo su quella bestia che lo stava divorando visibilmente da dentro. Al giovane venne un groppo in gola. Si sentiva in colpa, giustamente, e non sapeva minimamente come fare a salvarlo. Lui non aveva nessuna intenzione di tornare al Grande Tempio, dove sicuramente lo avrebbero potuto aiutare, probabilmente conscio del fatto che quel demone avrebbe potuto coinvolgere chissà quanti civili innocenti. Il suo maestro stava mettendo in gioco la sua stessa vita per addestrarlo e questo non riusciva a perdonarselo.

    Sveglia all'alba, come sempre, e così Rafael riprese il suo addestramento intensivo, mentre continuava a rimuginare su quello che stava accadendo da giorni. Prese dunque l'ennesimo sasso e, facendo fluire il proprio cosmo come l'acqua di un fiume, riuscì a coprirlo anche con l'energia derivante dalle stelle, senza sbriciolarlo come aveva fatto per l'intera giornata precedente. Il passo che doveva fare ora era quello di distruggere un'altra pietra senza danneggiare la propria. Inutile dire che ci vollero quasi cento tentativi a causa della sua inesperienza, ma finalmente, dopo qualche ora, con la mano destra tremante dal dolore, riuscì a distruggere non solo il suo bersaglio, ma anche una porzione del terreno sotto di lui, generando un flusso di energia che mai e poi mai avrebbe pensato di avere, lasciando intatta però la pietra che aveva nel palmo.

    Devo muovermi, devo diventare abbastanza forte da salvarlo!



    Il pensiero di voler salvare il suo maestro era tale che stava facendo progressi da gigante. Non riusciva a pensare a nient'altro che al suo obiettivo, a come Lincoln era praticamente una bomba ad orologeria di cui non si sapeva il timer, in quanto ormai le sue condizioni fisiche stavano peggiorando a vista d'occhio.
    A quel punto l'addestramento iniziò a vergere sugli attacchi cosmici, riprendendo quello che fece, abbastanza casualmente, il primo giorno.

    Ok, ora riprendi dall'allenamento del primo giorno, unendo ciò che hai imparato senza andare a casaccio.

    E così, con la sua solita tenacia e grinta, Rafael si mise nuovamente davanti a quei container. Si concentrò, traendo forza da tutto ciò che lo circondava, senza che nulla lo turbasse, sebbene fosse difficile nella situazione in cui si trovava. Con il palmo della mano sinistra davanti a sé, in quanto quella dominante, la destra era ancora abbastanza indolenzita, fece uscire lentamente delle onde cosmiche cercando di raggiungere l'obiettivo. Lo scopo era quello di cercare di trascinare con il proprio cosmo tutto ciò che si sovrapponeva tra lui e l'obiettivo. Ogni tanto riusciva quindi a smuovere qualcosa, giusto qualche ciottolo, altre volte invece non ce la faceva ancora.
    Quella purtroppo risultava la parte più difficile di quell'addestramento. Lo stile di combattimento del Drago che sorge dal Monte Lu risultava dannatamente complicato per una persona alle prime armi come lui, eppure cercava di mettercela tutta come al suo solito, in quanto sapeva che ce l'avrebbe fatta. O quantomeno ci sperava.
    Arrivò la sera e come abitudine, accesero il fuoco. Quella sera Lincoln sembrava voler parlare un po' di più. Ci aveva appena fatto caso, ma durante tutti quei giorni, non si era ancora tolto il visore. Aveva qualcosa da nascondere o era semplicemente l'abitudine dello stare sempre in missione? Gli ricordò un po' sua mamma, che ogni volta che tornava a casa, non si ricordava mai di togliere il badge da infermiera che portava sempre, orgogliosamente, al collo. Istintivamente sorrise.
    Il Sergente Maggiore Whitlock, preso da chissà quale euforia quella sera, iniziò ad affermare che non si smette mai di essere un cavaliere di Athena e che, sebbene a volte si cada in un buio in cui non si vede la fine, la Dea è sempre lì che tenterà di salvarci.
    Fu strano sentire parole del genere da una persona del suo calibro, sempre schietta e ruvida, a tratti quasi acida per colpa dei suoi modi di fare, eppure riscaldarono il cuore del biondino che, da giorni, sembrava essere diventato una specie di robot, sempre ossessionato dagli allenamenti estenuanti che non lasciavano trasparire emozione alcuna al di fuori, tutto perché voleva a tutti i costi proteggere quell'uomo.

    Come nei giorni precedenti, Rafael si alzò all'alba, iniziando ad allenarsi senza sosta davanti agli occhi esperti del maestro Lincoln. Ormai il controllo sul cosmo era praticamente totale; riusciva tranquillamente ad espanderlo secondo la sua volontà e a sfoderare colpi di inaudita potenza. Tuttavia, sebbene ogni tanto gli riuscisse, ancora non aveva imparato alla perfezione lo stile del "Drago che sorge dal Monte Lu" che il Sergente Maggiore Whitlock gli stava insegnando. I detriti ogni tanto venivano trasportati dai colpi cosmici del soldato, altre volte invece venivano spostati solamente per via della semplice forza dei suoi colpi.
    Verso sera, durante l'ultima ripetizione degli esercizi, Rafael iniziò ad alzare il braccio destro tenendo il sinistro in direzione opposta, ovvero in basso a sinistra, e iniziò a raccogliere l'energia proveniente dalle stelle facendo un cerchio con le mani, per poi riunirle davanti a sé. Qualsiasi ansia e preoccupazione iniziarono a riversarsi, insieme al cosmo, tra le sue mani, che vennero poi portate verso il proprio fianco come a prendere una spinta che terminò con gli estremi dei propri arti superiori protesi velocemente in direzione dei soliti bersagli. In quel momento venne scagliata un'onda energetica che iniziò a distruggere e portare con sé tutto ciò che trovava sul proprio cammino. Tutta quell'energia andò a distruggere completamente i container, facendo poi cadere a terra con il sedere il ragazzo, stremato da quella giornata.

    muten-roshi-kamehameha



    Urca! Dovrei trovargli un nome a questa tecnica!

    Disse a bassa voce, impressionato dalla quantità di cosmo che era riuscito a far sopportare al suo corpo in una botta sola.
    Arrivò tuttavia il momento di riposarsi e, come da una settimana, i due uomini accesero il fuoco, per poi mangiare quel poco di provviste che erano rimaste: probabilmente sarebbero riusciti a resistere solo un'altra mezza giornata.
    Rafael, dopo quasi una settimana che vivevano insieme in quel bunker pieno di polvere e detriti creati dagli allenamenti intensivi a suon di colpi cosmici, prese un po' di coraggio e decise di rompere lui il ghiaccio quella sera, dato che il giorno precedente era stato fatto dal suo collega.

    Sai, quel giorno in cui mi hai salvato ero in Grecia per una vacanza.

    Appoggiò le mani dietro di sé inarcandosi un po' con la schiena e con uno sguardo un po' perso nei ricordi continuò a raccontare, con un po' di cinismo iniziale e il cuore che mano a mano si andava sempre di più ad aprire, nella speranza che dall'altra parte ci fosse una risposta positiva.

    Direi la peggior vacanza della mia vita, però allo stesso tempo ho dei bei ricordi. Eravamo lì perché avevamo scoperto da poco che papà si era ammalato di un tumore di cui non ricordo il nome e i miei nonni materni ci pagarono il viaggio, perché secondo loro dovevamo prenderci un po' una pausa da tutto visto che la situazione da un po' di mesi era decisamente pesante, visto che essendo piccoli io e mia sorella non riuscivamo bene a capire cosa stesse succedendo.

    Sospirò un attimo e con un po' di magone, cercò di cambiare leggermente discorso.

    Tra l'altro ero anche bravino a giocare a calcio, oltre che praticare karate: non so se da te si c'era come usanza come sport, ma in Italia il calcio era proprio una malattia, la gente ne andava pazza!

    Attese qualche secondo: voleva riportare alla luce tante di quelle cose, come suo solito fare, ma terminò con un semplice "Chissà tutte le persone che conoscevo che fine hanno fatto...". Una domanda la cui risposta, in cuor suo, purtroppo era chiara ed evidente. Fu proprio in quel momento di sconforto che, inaspettatamente, Lincoln prese parola, dimostrandosi più loquace del solito. Iniziò a parlare anche lui della propria vita, raccontando di come era riuscito ad arruolarsi nell'esercito inseguendo l'idea di proteggere il suo Paese, prima di essere catapultato in quell'inferno in Terra chiamato Armageddon, dove vide morire quasi tutti i suoi compagni all'infuori del proprio maestro che lo portò a Rodorio, dove il suo valore e la sua necessità di aiutare le persone lo portarono ad indossare le sacre vestigia. Accennò al fatto che egli indossò la propria armatura solo una volta che il precedente cavaliere morì, il che lasciò un po' di sgomento il più giovane tra i due: doveva essere decisamente strano indossare un "potere" che in precedenza apparteneva ad una persona che magari si conosceva, ma alla fine, la vita di un cavaliere della Dea Athena, era anche quella. Sorprendentemente la serata passò in maniera piacevole, dando l'impressione a Rafael di star rafforzando sempre di più quel legame. Un legame che sembrava che il destino volesse far diventare indissolubile.
    I due si congedarono e il ragazzo andò finalmente a riposarsi dopo quell'ennesima giornata faticosa.
    Non sapeva bene quanto tempo passò effettivamente da quando era andato a dormire e quella serena chiacchierata lo aveva messo talmente di buon umore che si era scordato totalmente del motivo per la quale i due si trovavano ancora lì. Qualche ora dopo che i due si diedero la buonanotte, infatti, Rafael iniziò a percepire nel sonno qualcosa di strano, come una presenza che era lì ad osservarlo. Aprì gli occhi abbastanza agitato e, seppur inizialmente pensò fosse solo l'ennesimo brutto sogno, si rese subito conto che c'era qualcosa che non gli tornava. Egli sentiva come se ci fosse l'aria pesante, ma allo stesso tempo riusciva a respirare benissimo, seppur la polvere di quel luogo gli dava qualche fastidio.
    La voce del suo maestro lo risvegliò completamente: con tono preoccupato, infatti, sosteneva che il biondo non era ancora pronto. Di scatto l'allievo si avvicinò all'uomo, mettendogli una mano sulla spalla.

    Ehi, che succede?!

    Giusto il tempo di pronunciare quell'interrogativo, che un'improvvisa fiammata di cosmo nero come la pece lo spinse via di qualche passo. Rafael a quel punto capì tutto: quel dannato essere si stava risvegliando del tutto e purtroppo il suo maestro era arrivato al limite e non aveva più resistenza per poter contrastare quell'entità demoniaca.
    Per la prima volta, poté vedere il vero volto del sergente senza il visore, che era caduto a terra. Non ci aveva mai fatto troppo caso, ma effettivamente da quando erano andato in missione, non se lo era mai tolto per chissà quale ragione. All'improvviso nella mente del ragazzo partì una risata che egli riconobbe benissimo, mentre l'uomo gli pregò di scappare.
    Il volto di Rafael in pochi attimi passò dall'avere uno sguardo preoccupato, ad essere impaurito per quello che stava per succedere. Bastarono una manciata di secondi però a farlo rinsavire: il naso si increspò, la bocca iniziò quasi a ringhiare e così iniziò ad espandere il proprio cosmo in direzione del corpo amico che, a breve, sarebbe stato posseduto.

    No...non ti lascerò qui, a costo della mia vita ti riporterò al Grande Tempio!





    ♦ Nome: Rafael
    ♦ Fazione: Grande Tempio
    ♦ Energia: verso fine post Verde
    ♦ Armatura: //
    ♦ Stato Fisico: Leggermente stanco per la settimana di addestramento
    ♦ Stato Psicologico: Arrabbiato e desideroso di menare le mani per liberare il sergente.
    ♦ Riassunto: Le modalità di addestramento sono praticamente uguali a quelle che fa fare Biscuit a Gon e Killua di Hunter x Hunter per ottimizzare l'uso del Nen. Piccolo tributo a Toriyama seguendo la tecnica che ho in scheda durante la fine dell'ultimo giorno.

    ♦ Note: Onestamente non ho scritto altri giorni perché ero a corto di idee di addestramento e già quelle che ho usato mi sembrano molto forzate, ma dimmi tu xD.

     
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    La tua scelta richiede coraggio di fronte ad una situazione del genere.

    Per questo, la voce di Lincoln comincia a diventare una risata. Nonostante riconosca il suo tono, è distorto da qualcosa che proviene da dentro. Qualcosa che, per poco, anche tu hai conosciuto. Allora sei più stupido di quel pensassi. Un brivido lungo la schiena ti corre mentre realizzi il motivo per cui, dopo tutti quei giorni, l'uomo non ha mai accettato di tornare al Grande Tempio; lo stesso motivo per cui, notte dopo notte, sembrava più indebolito, più stanco. Stava trattenendo qualcosa che si era insidiata dentro di lui. La domanda quasi vibra negli angoli della tua mente. Che fine ha fatto?

    Realizzi qualcosa; se l'entità ha spinto la tua coscienza sempre più in basso, quanto a fondo può sprofondare quella di un uomo da un passato come quello di un cavaliere che ha visto morti dopo morti, che è sopravvissuto ai compagni e al dolore? Il tempo di rispondere a questa domanda non c'è, poiché ciò che possiede Lincoln scatta in avanti al prezzo di ferite che si riaprono. Fumo nero esala da esse ma all'entità non importa, poiché quello è solo un corpo, uno strumento. Quasi troppo veloce per te, la sua mano si estende come un artiglio che mira al tuo volto, stai per essere ucciso sul colpo.

    Qualcosa, uno spasmo, gli impedisce di colpirti, mancandoti di pochi centimetri e costringendolo a colpire l'aria dietro di te. Una vampata cosmica dalle stesse tonalità della giada si estende, disintegrando tutto al suo passaggio. Voi umani dotati di cosmo siete una seccatura in qualsiasi epoca. Schiocca la lingua mentre muove il corpo di Lincoln in maniera tale da puntare a te ancora una volta. Ti allontani e qualcosa comincia ad uscire dal pavimento. Marionette si alzano una ad una, composte interamente da cosmo dello stesso colore. Non è qualcosa che può usare Lincoln, ma evidentemente la forza del cosmo dell'uomo è abbastanza da permettere all'entità di utilizzare il suo vero potere. Sì, lui è più forte, andrà bene anche in questo stato.



    ctHJxKl

    Alzatevi.

    [ זֶ֫בַח ]



    Le marionette scattano verso di te in numero sempre maggiore, fino a che non ti ritrovi al centro di una folla crepitante di ferirti. Colpi su colpi provengono da esse mentre ti pieghi sotto una forza crescente al suono delle risate di Lincoln, o meglio, di ciò che lo manovra. Tutto comincia a diventare più buio. Senza un'armatura a proteggerti, qualsiasi attacco può essere fatale. Eppure, una luce illumina tutto, spazzando via la forza che ti opprime, lenendo le tue ferite.




    [Non qui, non oggi.]

    bAUu1kS

    Kaileen Meunier - Bronze Saint della Colomba

    Sono arrivata in tempo.


    La ragazzina indossa un'armatura grigia, percorsa da arabeschi chiari che si estendono su tutto il corpo. Ti da le spalle ma puoi vedere come le gambe non siano salde a terra come quelle di tutti i cavalieri che indossano l'armatura già da tempo; tu, Rafael, non hai mai sentito di un cavaliere di bronzo della colomba attivo al Grande Tempio. Tuttavia, le marionette vengono spedite lontano da un'onda di luce bianca, alla quale Lincoln risponde schioccando ancora una volta la lingua in segno di disprezzo. Per.. perdonami, è stata lei a guidarmi qui. Dice, mettendosi in guardia e circondandosi ancora una volta di luce, mentre volta leggermente la testa verso di te. Posso trattenerle, vai. Da alcuni piccoli movimenti, più che esercitare il suo potere, quasi testa cosa può fare o non può fare, dove può spingersi con il proprio cosmo. Ma ciò non ha importanza ora, perché la sua luce ti spiana la strada verso l'uomo e chi lo controlla, che in questo momento apre le braccia quasi come ad accoglierti. Senti qualcosa crescere dentro di te mentre l'ira verso il destino riservato al tuo maestro rinvigoriscono il tuo corpo; il cosmo si espande attorno a te come una fiamma, la stessa sua fiamma.



    Sai cosa devi fare.





    _____________________



    Angolo Master

    Ci siamo, momento delle botte.

    L'intervento di un saint appena investito dell'armatura ti permette di concentrarti sul tuo obiettivo. Per tutto il tempo del tuo addestramento, Lincoln stava trattenendo la forza dell'entità dal prendere controllo di sé come ha fatto con te, finché non c'è più riuscito.

    Date le condizioni in cui il suo corpo verte, per ora è Energia Rossa, il build up di incazzatura ti permette di raggiungere l'Energia Verde. Hai il cosmo base per ora. Siete entrambi senza armatura.

    Regolamento sulle botte alla mano e have fun.
     
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