Dal buio, verso la luce

Ruleofthree per la God Robe di Perth

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    DAL BUIO, VERSO LA LUCE
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    Hai viaggiato in lungo e in largo, elfo dalla pelle scura. Cerchi un posto nella luce, qualunque esso sia: ma dove trovarlo? Nel resto del mondo nessuno ha idea di cosa siano gli elfi, figuriamoci quelli con la pelle scura. Facile equivocarli con abomini della Corruzione, almeno per quegli esseri umani che ancora non riescono a cogliere la realtà dell'accaduto, nonostante siano passati anni, e cercano solo un posto dove sopravvivere. Forse la risposta e il traguardo di quel viaggio erano vicini al punto di partenza. Forse ad Asgard, dopo tanto tempo, qualcosa si muoveva.

    Magari era anche l'ultimo della sua razza, era possibile. Oppure no, se ci fosse stato almeno un suo simile che nell'animo avesse continuato ad opporsi alla Corruzione. O magari avrebbe incontrato ancora il suo eroe lucente, ammesso che sia mai realmente esistito. Chissà, Nadaghar. Chissà.

    VhNVNtX

    Benvenuto nel tuo add. Come primo post ti ho affidato un po' di pensieri sparsi, vorrei che facessi capire meglio la personalità del tuo drow e su cosa rimugina quando, dopo anni dalla notte dell'Armageddon, decide finalmente di ritornare nel Nord. Ti lascio carta bianca su descrizioni particolari e altro (ma non inventarti PnG o interazioni con altra gente, per adesso), termina il post quando arrivi nelle foreste del Nord. Se hai dubbi, mp e buon gdr :)
     
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    Seduto su una rupe riposava una strana creatura. Le sue fattezze per alcuni erano simbolo di corruzione, per altri invece erano simbolo un simbolo distintivo, in quanto diverso, forse unico nella superficie.
    Era illuminato da una luminosa e pallida luna piena i cui raggi si riflettevano sui suoi candidi capelli, essi volteggiavano nell'aria scossi da una fresca brezza.

    Il nord è vicino.. lo sento

    Sentiva quella sensazione fin dentro le ossa, ma prima si era passata attraversando la sua cute che si sollevava in quella che gli umani definivano "pelle d'oca". Erano proprio quelli i momenti in cui si sentiva più vicino a loro.

    Pensandoci in quel momento era così semplice, così immediato, cosa c'era di complicato nel rapporto tra lui e quelle creature di superficie che così a lungo lo avevano rigettato e allontanato?

    Eppure siamo così distanti..

    Sensazioni di solitudine, frustrazione e tristezza si mischiavano nella sua testa, senza prendere forma, rimanevano ermetiche nel loro stato grezzo. Non riuscivano a tramutarsi in pensieri e parole così come i fuochi che scorgeva dal pendio nella vallata faticavano a divampare in quella notte glaciale.

    La stretta al cuore che provava era un'inesauribile fonte di sensibilità ed arte che a modo suo manifestava disegnando rune elfiche sulla roccia, le incideva con l'acciarino che teneva tra le punte della mano destra.

    Skraatch..Skratch...

    Era ancora caldo, lo aveva utilizzato qualche istante prima per accendere il fuoco che scoppiettava alle sue spalle. Il tepore era qualcosa a cui si era abituato, un'abitudine "umana". Per gli elfi oscuri accendere un fuoco non era un'usanza di sopravvivenza consona. Semplicemente non sentivano il bisogno di illuminare attraverso esso, in quanto erano perfettamente in grado di vedere nell'oscurità del sottosuolo.

    Trovava piacevole la sensazione che dava il calore sulla pelle. Nonostante avesse un corpo ben allenato e abituato a resistere a temperature estreme, Nadaghar portava vestiti leggeri che non gli offrivano una protezione adeguata alle sferzanti corrente fredde del nord.

    Si voltò per scrutare le fiamme danzare nell'aria. Osservarle lo incantava, attraverso esse percepiva la forza della magia della natura, proiettavano ombre che manifestavano pensieri e ricordi nella sua testa...

    Le urla di quella giovane che aveva salvato da quello Yeti, il di lei sguardo così caricò di paura lo aveva messo a nudo. Eppure dopo un primo momento si era avvicinata, prima ringraziandolo, poi chiedendo il suo nome. Anche se l'elfo oscuro non era un gran chiacchierone aveva risposto cortesemente, prima che uno degli abitanti del villaggio limitrofo non giunse armato di un forcone per allontanarlo da ella.

    Ammirava il suo coraggio, ricordava come dal suo sguardo avesse capito che si stesse facendo forza di qualcosa che non aveva. Era consepevole che se avesse incontrato la sua lama non avrebbe avuto mezza speranza, eppure era disposto a frapporsi tra loro. Così come aveva fatto quel guerriero lucente durante l'Armageddon, senza di lui sarebbe diventato nulla, peggio che morto.

    Pouf..

    Sbuffò, emanando vapore nell'aria. Quello era stato il momento in cui più si era avvicinato ad un abitante della superficie da quando aveva cominciato a pellegrinare su Midgard dopo il suo esilio. Aveva sentito delle voci, riguardo la disfatta del suo popolo, cosa che aveva previsto e provato a scongiurare provando a metterli in guardia dal pericolo della corruzione.

    A volte pensava che il fatto di essere discriminato per la sua natura era solamente un'armatura. In fondo anche tra la sua gente era stato allontanato e bistrattato. Quanto era realmente colpa del suo retaggio e quanto del suo temperamento burbero e poco incline alla socializzazione?

    Si sentiva nudo e scoperto in quel momento, la stessa sensazione che provava osservando l'immensità del cielo sulla sua testa. La volta celeste era così infinita, il sottosuolo per quanto potesse essere profondo e grande aveva sempre una fine, un limite oltre il quale non si poteva vedere.

    Era così difficile per lui sentirsi a suo agio vedendo quella distesa di stelle, lo fa sentire sgradevole, diverso. Dare la colpa alla sua natura era proprio come rifugiarsi in una grotta del sottosuolo. Sapeva che era sgradevole nascondersi e fuggire ai propri sentimenti, eppure lo faceva sentire così al sicuro, almeno quello che serviva per passare gli istanti prima di addormentarsi.

    Riuscirò mai a rompere questo guscio?

    Ripetè tra sè coricato sul suo giaciglio sulla rupe, il fuoco lentamente si spegneva in quegli istanti che sembravano interminabili. Fortunatamente, la stanchezza della giornata iniziava ad annebbiargli la testa abbastanza da interrompere quella tortura che puntualmente si infliggeva ogni sera.

    Si lasciò andare all'oblio del dolce riposare, il buio lo avvolse.

    Fù l'umidità del mattino e il caldo abbraccio della palla di fuoco che gli umani chiamavano "sole" a svegliarlo. Fu facile ritirare le sue poche cose prima di rimettersi in marcia. Oggetti per la sopravvivenza che si potevano contare sulle dita di una mano, racchiusi all'interno di una sacca fatta di pelle di cervo.

    Era ormai diversi anni che aveva smesso di pianificare i suoi spostamenti, vagava per Midgard senza meta, l'unica cosa che sperava nel cuore era di trovare un posto in cui sentirsi a casa in quel mondo. Quel luogo era ciò che lui aveva bramato così a lungo, eppure al tempo stesso iniziò ad insinuarsi il timore che non ci fosse spazio per lui in quel posto tanto agognato.

    La sensazione che lo accompagnava ogni volta che si incamminava verso una nuova meta è che così come l'alba seguiva la notte, anche lui un giorno avrebbe trovato qualcuno o qualcosa a cui dedicarsi. Ma cosa fa percepire il valore della tua esistenza? non solo il sopravvivere ma vivere con forza e decisione. Era in bilico, come un fuoco che resiste alle intemperie della notte prima di spegnersi.

    Prima o poi si sarebbe spento, aveva questa sgradevole percezione da un po' di tempo a questa parte. Ciò che lo spaventava la morte era continuare ad esistere come un guscio vuoto, così come i suoi simili caduti sotto la corruzione.

    Incamminadosi verso nord sentì qualcosa attrarlo, non sapeva dove stava andando, senza alcun riferimento avanzava con nient'altro che la fede.
    Era solamente grazie ad essa che non era ancora crollato, che ancora avanzava verso questo ennesimo viaggio.

    Attraversò l'altipiano sul quale si era soffermato quella notte dirigendosi verso il valico tra le montagne, rispetto alle volte precedenti decise di fidarsi del suo istinto senza affidarsi al senso dell'orientamento. Fino ad arrivare ai confini di una selva, scorgeva nella brina mattutina tronchi alti e chiome folte, affondava i suoi stivali nella soffice neve depositatasi nei giorni scorsi sul suolo.

    Si stava volutamente perdendo, lasciandosi alle spalle solamente le orme del suo vagare.

    CITAZIONE
    Narrato

    Pensato

    Parlato

    CITAZIONE
    Stato Mentale: In lotta continua tra disperazione e speranza

    Stato fisico: In forma, un po' infreddolito la notte

    Note: Nessuna in particolare, ho cercato di seguire la traccia che mi hai lasciato.


    Edited by Ruleofthree - 11/11/2023, 17:11
     
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    II


    Ehm... perchè gli effetti sonori li metti come se fossero "parlato"? magari mettili semplicemente in corsivo, senza fare confusione :asd:


    Nadaghar si inoltra nella foresta, ci vuole poco a rendersi conto che quella è veramente una delle regioni appartenenti al Regno del Nord. Non poteva essere certo di sapere cosa avrebbe ritrovato, dopo quegli anni a girovagare in solitudine. La capitale era ancora in piedi? Che ne era stato degli altri mondi? E suoi fratelli Drow, erano tutti scomparsi? Molti erano gli interrogativi, poche le certezze. Il mondo era cambiato drasticamente, c'era da pensare che lo stesso fosse accaduto anche in una zona remota e misteriosa come il regno di Odino.

    Un rumore attira la sua attenzione. Sembra a malapena un sibilo, e non troppo distante; il respiro affannoso ed irregolare di qualcuno che, apparentemente, potrebbe essere ferito.

    VhNVNtX

    Ancora pensieri, stavolta diretti ad Asgard e a cosa potresti trovare dopo tutto questo tempo, ammesso che ci sia ancora qualcosa. Quando senti il sibilo, ti rendi conto che si tratta di un respiro grazie ai tuoi sensi acuti e cerchi di trovarne l'origine; dopo qualche minuto, muovendoti con circospezione, alla base di uno degli alberi trovi qualcuno. Ti rendi conto che è ferito, forse gravemente, e che ha da poco combattuto; ma grande è la tua meraviglia quando ti accorgi che quello davanti a te non è un uomo, ma un alto elfo. Non avevi idea che ce ne fossero su Midgard, men che meno ti saresti mai aspettato di vederne uno vivo. O quantomeno che non cercasse subito di ucciderti. A te :asd:
     
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    Avvolto dalla nebbia si faceva strada tra cespugli e alberi, i suoi passi affondavano nella soffice neve.

    Anf..

    L'ossigeno nell'aria era diventato più denso e appesantiva il respiro. L'umidità della vegetazione si depositava sulla sua armatura creando una condensa e ricoprendola di piccole gocce d'acqua, che venivano in breve tempo congelate dalla temperatura glaciale. La maggior causa di quel clima era dovuta delle fronde fitte, esse lo erano talmente tanto da ricoprire completamente il cielo, non permettendo ai raggi solari di filtrare.

    Aggirarsi nella foresta dopo una pesante nevicava era da folli, chiunque sapeva che la neve nascondeva la maggior parte dei segni che servivano ad orientarsi e sopravvivere in un luogo così ostile. Almeno, questo era ciò che avrebbe detto un qualsiasi avventuriero del nord.

    Sto vagando senza meta eppure ho la sensazione di essere già stato qua..

    Non era un presentimento errato, l'istinto di Nadaghar ha sempre funzionato meglio della ragione, forse questa era l'unica cosa di cui era certo e che era riuscito ad accettare di se stesso negli ultimi anni. Era assai complicato descrivere la sensazione che provava, aveva sempre l'impressione di essere stato in quei luoghi ma senza ricordare immagini precise. Il vento sferzante e gelido, il profumo acuto dei sempreverdi, le sagome degli alberi gli trasmettevano una profonda nostalgia.

    Pensava di non provare quella sensazione, lui in fondo era senza dimora, condannato a vagare senza trovare un posto da definire come tale. Passò la mano destra sulla corteccia di un albero, accerazzandola si rese conto di percepire il respiro di quella terra, c'era solo un luogo in tutta Midgard con quelle caratteristiche..

    Asgard..

    Pensò con tono malinconico, ripensando a momenti di un passato remoto non poteva che ricordare vergogna. Una volta abbandonato il sottosuolo era giunto in quelle terre con il desiderio di stabilirsi, il senso di colpa di aver combattuto ed ucciso quelle persone per la maggior parte della sua vita era talmente grande da precludersi quella possibilità e abbandonare quelle terre per non farvi ritorno.

    In quell'istante gli vennero in mente i volti delle creature la cui vita aveva strappato, di come senza pietà spezzava quelle speranza in nome di una follia nel quale ormai non si riconosceva più. Ciò però non lo giustificava, sentiva ancora il peso di quelle azioni pesargli nel cuore come un fardello invisibile. Era proprio per lasciarsi alle spalle quella sensazione che aveva cercato il suo posto nel resto del mondo.

    Il destino, o forse è desiderio di Eilistraee che io torni qui..

    Ella ora era la sua regina, come lo era stata Lolth in passato, più compassionevole e giusta. Aveva fatto suoi i suoi insegnamenti, li aveva seguiti con fede e perseveranza allo scopo di invertire la tendenza distruttiva che l'educazione matriarcale della Regina Ragno gli aveva imposto. Quella tendenza era come l'oscurità del sottosuolo, ricopriva tutto e non lasciava nessuno spiraglio per la luce.
    Gli piaceva immaginare che per incontrare la luce doveva predisporre la sua vita ad accoglierla, ed era in quegli insegnamenti che aveva trovato quello spiraglio.

    I passi nella neve diventavano sempre più lenti e pesanti..

    Perchè mi trovo qui ad Asgard? Cosa c'è per me qui?

    Lui era il nemico, colui che quella gente combatteva dall'alba dei tempi. Era forse arrivato il momento di scontare le sue colpe e cedere la propria vita come fio per resituire giustizia a quel popolo?

    Una sensazione di malessere lo stava cogliendo, era paura? Per la prima volta dopo tanto tempo temeva per la sua vita. Quella paura che gli era mancata in quegli anni era tornata a lui. Per quanto fosse una terribile sensazione, essa era una prova di quanto tenesse sinceramente a vivere. L'apatia era il suo male più profondo e forse ad Asgard avrebbe trovato la cura giusta.

    Il peso della tristezza si aggiunse a quello del senso di colpa, un magone che lo assaliva mozzandogli il respiro. Quale amaro destino come quello di scoprire che l'unico modo di trovare pace nella propria agonia era quello di morire.

    La mano sinistra tremò per un istante, finalmente stava scaricando la tensione e ciò lo aiutò ad avanzare nel suo cammino nonostante la sensazione di soffocamento provata.

    L'idea di tornare indietro e smettere di seguire quel cammino diventava una proposta sempre più allettante, sarebbe stata l'ennesima fuga. Nadaghar era perfettamente consapevole di essere all'interno del suo circolo vizioso più ostico e violento.

    Ma cos..

    Fortunatamente per la sua sanità mentale, venne distratto da un suono proveniente qualche metro più avanti, in direzione di un albero con il tronco a forma sinusoidale. Nonostante Il vento scuotesse leggermente il fogliame delle piante, percepì immediatamente un sibilo.

    Respira..

    Si girò verso la direzione del suono e procedette con calma, felpando il passo come gli avevano insegnato le matrone. Era perfetto nei panni dell'assassino, cosa che lo fece tornare in lui, rimettendo il cappio ai suoi sentimenti.

    Man mano che si avvicinava notava segni di cedimento di alcuni rami, oltre che alcune chiazze di sangue sia sulla neve che sul fogliame dei cespugli.

    Non è una bestia..

    Le tracce erano troppo poco ingombranti. Ormai aveva imparato con l'esperienza a riconoscerle immediatamente, sembrava qualcuno di ferito. A quel punto, Nadaghar estrasse la spada, non lo faceva per il ferito, ma per difendersi da qualsiasi cosa egli stesse scappando.

    Avvicinandosi all'albero dalla forma particolare, sentì che il suono si faceva sempre più greve e profondo. Si apprestò a rallentare ancora di più la sua andatura per rendersi ancora più silenzioso. La mano sinistra che prima tremava ora era ben salda e appoggiata sul tronco, scorgeva il corpo di un umanoide seduto a terra e appoggiato alla base del fusto. Reggeva nella mano destra, una spada elfica.

    Un elfo?

    Si rese immediatamente conto. In quel momento l'elfo oscuro non ragionò molto, si mosse in maniera rapida e fluida mettendo un piede per schiacciare la lama della spada e allo stesso tempo puntare la lama alla gola del malcapitato.

    Si aspettava una reazione, una resistenza ma entrò nelle difese come un coltello nel burro per accorgersi che il tanto temuto elfo era sulla soglia della morte, svenuto contro l'albero e completamente inerme di fronte ai suoi occhi.

    Uff..

    Liberò l'aria accumulata dai polmoni. Per fortuna aveva bloccato la lama in tempo prima di lacerare la carotide. Lo osservò per qualche istante, poi si guardò intorno per accertarsi che non fosse un'imboscata. Quasi certo di non aver percepito nessun movimento rinfoderò l'arma nel fodero.

    Si avvicinò al corpo tastando la vena sul collo e..

    è ancora vivo..

    Stava perdendo parecchio sangue da diverse ferite sotto l'armatura, era in uno stato di svenimento e non sarebbe mancato molto al peggio. Come era beffardo il destino: non era la prima volta che si trovava di fronte ad un elfo morente, ma era la prima volta in cui lui si sentiva libero dal giogo delle matrone.

    Ora era veramente libero di scegliere.

    Sii benevolo verso gli stranieri, offri un riparo a chi non ha casa e dai da mangiare agli affamati.

    Parole della sua dea. Risuonavano nella sua testa come se non fossero generate da lui, sembrava che qualcuno gliele stesse comunicando.

    E va bene

    Frugò nella sua sacca per cercare il suo rimedio cicatrizzante a base di erbe, si chinò e lo provò a passarlo sulle ferite più sanguinanti per bloccare temporaneamente l'emorragia. Poi frugò ancora e tirò fuori una foglia di coca, e provò a metterla nella bocca del malcapitato. Era di fondamentale importanza che si svegliasse.

    Forza sveglia! Dobbiamo andare in un posto sicuro, ti posso medicare ma devi resistere. Conosci qualche rifugio nelle vicinanze?

    Aveva bisogno del suo aiuto, si era perso e non conosceva così a fondo quelle foreste. Gli serviva anche solo una capanna diroccata in cui stenderlo, togliergli l'armatura e applicargli del bendaggio.

    L'ansia era tornata a far capolino quando si accorse che tra le probabilità c'era quella di arrivare direttamente nella città di Asgard. Il pensiero che questo fosse il voledere della sua dea iniziò a diventare certezza.

    Ebbene, anche se dovessi condurlo ad Asgard ed essere giudicato per i miei crimini pagherò per le mie colpe.

    Sapeva in cuor suo che essere fedele a quel credo, a quelle parole era estremamente arduo ma allo stesso tempo era il miglior modo per sanare la ferita che aveva nel cuore.

    C'era veramente traccia di coraggio nel cuore di un disperato? Si sentiva così sbagliato a provare sentimenti, a provare compassione per quello che in passato avrebbe definito un nemico. Ma ora lui non era più quella persona e doveva accettarlo, forse per la prima volta da quando era su Midgard aveva l'opportunità di scrivere di suo pugno che cosa era. Decidere chi voleva essere.

    CITAZIONE
    Narrato
    Pensato
    Parlato

    CITAZIONE
    Stato fisico: In forma, sempre un po' infreddolito. Rilascio di uno stato adrenalinico
    Stato mentale: In continua lotta tra disperazione e speranza, in ansia per un destino incerto.
    Note: Nulla di particolare da segnalare.
     
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    III


    L'elfo reagì in qualche modo al primo intervento di Nadaghar. Aprì gli occhi e cercò di muoversi, rinunciando subito col sopraggiungere del dolore, poi si voltò a guardare il proprio soccorritore; non sembrava propriamente lucido, ma i suoi occhi si sbarrarono: sulle prime il Drow pensò che la reazione fosse dovuta al riconoscere un Drow come un pericolo, poi si rese conto che l'elfo stava guardando qualcosa alle sue spalle. Quella che sembra una pantera, con le lunghissime zanne sporche di sangue e gli occhi fiammeggianti, sta osservando entrambi a pochi metri di distanza.

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    Mai un Drow avrebbe potuto pensare di venire sorpreso alle spalle da qualsiasi creatura, e se non fosse stato per lo sguardo dell'elfo non si sarebbe neanche avveduto della presenza di un nemico. Il mostro era in procinto di balzare, e al momento stesso in cui Nadaghar lo scorse balzò in avanti per assalirlo. Era a mezz'aria e certamente sarebbe riuscito nel suo intento, se qualcosa non si fosse abbattuto dall'alto sulla creatura, schiantandolo al suolo.

    Fu un colpo secco, il mostruoso felino non si mosse. Una figura più piccola si alzò in piedi, sfilando una lama dalla nuca della bestia.

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    La guerriera a malapena ti rivolse uno sguardo, per poi dirigersi verso l'elfo ferito. Sembrò esaminarlo e mormorò qualche parola in una lingua sconosciuta, poi si rimise in piedi a guardarti.

    Se avevi intenzione di farti uccidere, ci sei andato molto vicino. Credevo che gli elfi scuri fossero più accorti, in territorio pericoloso... o devo pensare che ti sei perso e sei uno straniero?

    Il ferito, intanto, sembra riprendere colore in qualche modo. Forse in modo troppo rapido, per come sembrava conciato.

    VhNVNtX

    Ed eccomi qua, scusa l'attesa. In sostanza hai rischiato la pelle, il panterone ti è saltato addosso ma prima che tu potessi fare qualsiasi cosa l'elfa in questione lo intercetta al volo e lo stende. Poi si avvicina al suo amico e fa qualcosa che ha tutto l'aspetto di essere legato alla magia, anche se non puoi esserne certo. Dopodichè parla con te e ti fa una domanda molto semplice, quindi vediamo che t'inventi :asd:
     
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    Post III



    Il rumore del respiro dell'elfo ferito fu musica per le sue orecchie. Il cenno di vita percepito era una notizia positiva: con delle cure più serie si sarebbe potuto riprendere. La sua controparte della luce aprì fiocamente gli occhi dopo qualche istante, in quel momento Nadaghar fece un piccolo sospiro di sollievo.

    Bene, ti sei ripreso. Non c'è tempo da perdere, indicami la direzione per un posto sicuro così che io possa..

    In quel momento il loro sguardo si incrociò e le parole si persero tra le labbra. Si interruppe e per qualche istante ci fu solamente silenzio. Attendeva un cenno, qualcosa che potesse dargli il là per agire. In quel momento i suoi occhi si sbarrarono, spaventati, forse si erano resi conto che non aveva un suo simile davanti ma un suo nemico giurato.

    ...

    Provò a parlare per spiegarsi, come altre mille volte durante il suo peregrinaggio su Midgard, ma decise di non farlo. Era rassegnato a quello sguardo, per quante volte aveva provato, nemmeno una volta era riuscito a farsi ascoltare, a spiegare le sue intenzioni.

    Fu in quel momento che si accorse che egli non stava guardando lui ma qualcosa alle sue spalle, con uno scatto si voltò per vedere un'enorme creatura felina cadere dall'alto e appoggiare sinuosamente le zampe sulla neve, si flettevano allo scopo di protendersi in uno scatto feroce nella loro direzione.

    Maled..

    Pensò immediatamente,sapendo che non avrebbe fatto in tempo a difendersi efficacemente.

    Con quelle ferite prendere un attacco di quel tipo potrebbe essergli fatale.

    In quel momento non potè altro che mettere le braccia davanti al volto, preparandosi a subire la maggior parte del peso di quell'attacco. Avrebbe cercato inoltre di finire addosso all'elfo spostando tutto il peso del corpo in avanti. Lo avrebbe protetto con ogni mezzo.

    Il ringhio della bestia suonava la carica dell'assalto, non preannunciando nulla di buono. L'elfo oscuro era ormai pronto a dare la propria vita, abbracciando il suo destino.
    Nel mezzo del balzo sopraggiunse dall'alto una figura che intercettò la bestia scaraventandola violentemente a terra. Si sollevo per pochi istanti un grosso polverone misto a neve che gli impediva di vedere meglio cosa fosse capitato.

    Non si sentiva più rumore, era salvo, apparentemente. Sospirò nuovamente, questa volta più vistosamente, scaricando così la tensione accumulata. La nube si diradava mentre Nadaghar aguzzava lo sguardo per scorgerne qualcosa all'interno.
    Distinse la figura della bestia distesa a terra, sembrava non muoversi. La mano, con un gesto inconscio iniziò a sfiorare l'elsa della sua preziosa Ithildin. Aveva abbassato la guardia una volta, non sarebbe ricapitato nuovamente.

    Iniziava a chiedersi chi o cosa lo avesse salvato da una fine orrenda, quando si accorse di una figura umanoide alzarsi in piedi mentre ritraeva con un suono metallico quella che poteva intuire fosse una spada. La figura si mosse dirigendosi nella loro direzione.
    Appena ebbe superata la nube potè riconobberla subito, non solo dalla statura ma anche dai lineamenti del volto: era un'elfa guerriera.

    Gli passò a fianco senza degnarlo di uno sguardo, diretta verso il ferito. Come si aspettava era stato completamente ignorato. Questo indicava che il peggio era passato, decise quindi di rilassarsi anche lui togliendo la mano dall'elsa della sua fedele spada.

    Fece qualche passo indietro per lasciare loro il momento di intimità che serviva. La osservò chinarsi verso quello che probabilmente era un suo compagno. Con fare materno gli appoggiò una mano sul petto per sussurrare delle frasi in una lingua che non comprendeva.

    Anche se aveva lottato molte volte contro il loro popolo, si trovò confuso nel non riconoscere quella lingua. Non ricordava più se quello fosse elfico o meno, era passato troppo tempo ed ormai si era abituato al linguaggio comune parlato su Midgard.

    Fu colto per un istante dalla nostalgia di parlare la sua lingua con qualcuno. Sapeva però che quella sarebbe stata una persona con la quale non avrebbe condiviso gli ideali, che probabilmente lo avrebbe attaccato e che avrebbe dovuto uccidere. Ricacciò quella sensazione dentro di lui.

    Una volta che si fu alzata, vide il ferito che inizalmente aveva soccorso riprendere colore, in maniera netta avrebbe aggiunto. Fu in quel momento che ebbe il sospetto che quella pronunciata era probabilmente una formula magica.

    Se avevi intenzione di farti uccidere, ci sei andato molto vicino. Credevo che gli elfi scuri fossero più accorti, in territorio pericoloso... o devo pensare che ti sei perso e sei uno straniero?

    Lo sguardo dell'elfa si posò sulla sua figura mentre gli rivolgeva parole taglienti, come ogni essere vivente faceva d'altronde. Scrollò leggermente le spalle, guardandola negli occhi per scrutarne le intenzioni. Perlomeno gli stava dando l'opportunità di spiegarsi, di questo gli era grato e non solo...

    Innanzitutto ti ringrazio per averci salvato da quella creatura.

    La sua voce era amichevole e al contrario della giovane donna voleva essere accogliente.

    La vita ha senso solo quando viene utilizzata per un preciso scopo, sarei stato lieto di offrirla per proteggerne un'altra.

    Si guardò intorno..

    Immagino di trovarmi ad Asgard..

    Assunse, avendone ormai la certezza. Non aveva mai incontrati elfi prima d'ora a Midgard, e questo indicava come non si era mai avvicinato così tanto ad Asgard come in quel momento.

    Effettivamente mi sono perso. Ma è proprio per questo motivo che sono riuscito a trovare il tuo compagno moribondo. Fortunatamente per entrambi c'eri tu sulle tracce di quella belva.

    Ormai il pericolo era passato e non i sarebbe trattenuto in quel luogo, a meno che ella non avesse avuto bisogno del suo aiuto. Come aveva dimostrato pochi istanti prima sembrava essere pienamente capace di farne a meno.

    Sono contento che il tuo compagno abbia ripreso colore, considerando che adesso ci sei tu direi che il mio aiuto non serve più.

    Voleva congedarsi, in fondo non voleva essere di troppo.

    Grazie per l'aiuto, addio.

    Disse voltandosi per proseguire il suo cammino verso il nulla. Sapeva benissimo di non avere meta, quella situazione era ormai all'ordine del giorno. Ormai aveva rinunciato alla speranza di fraternizzare con qualcuno, a maggior ragione con degli elfi.

    Si incamminò verso l'interno della foresta sperando di trovare un riparo nel quale trascorrere la notte, cercando di sopravvivere ai propri pensieri e tormenti, come ormai era destinato a fare da molto tempo a questa parte.

    CITAZIONE
    Narrato
    Pensato
    Parlato
    Parlato altrui

    CITAZIONE
    Stato fisico: In forma, infreddolito
    Stato mentale: In scarico di adrenalina, per il pericolo scampato
    Note: Ringrazio la simpatica paladina e procedo oltre^^
     
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    IV


    L'elfa ascoltò le parole dell'avventuriero, con sguardo incerto. Mentre Nadaghar si voltava per allontanarsi tra gli alberi, udì nuovamente la voce di lei.

    Non pensavo che tra i Drow ci fosse qualcuno che conoscesse la cortesia e l'umiltà. E non ti conviene andare da quella parte, in ogni caso.

    Attese che l'altro si voltasse verso di lei.

    Non ero sulle tracce di quella... cosa, stavo cercando lui - disse, riferendosi al ferito - e da quello che ho visto, gli hai prestato un minimo di soccorso prima del mio arrivo. Dunque ti sei perso e stavi cercando di tornare ad Asgard? Cos'è, sei stato in missione abbastanza da non ricordare la via per la capitale?

    Non sembrava minimamente intimorita da lui e neanche ostile, al massimo incuriosita. Evidentemente doveva considerarlo un individuo singolare, in qualche modo.

    VhNVNtX

    Ma che cattivo, te ne vai e manco ciao :asd: l'elfa ti rivolge ancora la parola; in ogni caso lei ritiene che tu sia stato via da poco, non può sapere che hai lasciato Asgard dai tempi dell'Armageddon. Vedi tu se vuoi fare un po' di conversazione o vuoi lo stesso andare via. Intanto il ferito si sta rimettendo lentamente in piedi.
     
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    Post IV



    Aveva mosso appena i primi passi sul manto nevoso quando udì la voce della giovane elfa echeggiare nella sua direzione.

    Non pensavo che tra i Drow ci fosse qualcuno che conoscesse la cortesia e l'umiltà. E non ti conviene andare da quella parte, in ogni caso.

    Avvertì grande supponenza dietro quelle parole. Anche se gli faceva piacere essere considerato e apprezzato era inevitabile imbattersì in una leggera sensazione di fastidio. Quello che era considerato un complimento celava il giudizio radicato nei confronti della sua gente, un ancestrale astio che non esprimeva altro che saccenza e arroganza.

    La spocchia aveva penetrato le difese che aveva alzato in questi anni di vagare. Per quanto potesse sembrare di essersi distanziato dagli ideali del suo popolo gli era impossibile non considerarsi come tale, avrebbe solo umiliato se stesso di fronte a ciò che era un'esistenza che infine era accolta all'interno del ciclo della vita.

    Forse era una fortuna che in quel momento fosse voltato, almeno ella non avrebbe potuto vedere il volto di Nadaghar leggermente amareggiato. Fece un sospiro prima di voltarsi in silenzio, senza rispondere, alzò lo sguardo per guardare in sua direzione.

    Si trovava ormai a diversi metri di distanza, in posizione sopraelevata rispetto ai due elfi. La ragazza voleva la sua attenzione e l'aveva ottenuta.

    Non ero sulle tracce di quella... cosa, stavo cercando lui

    Indicò il ferito che ancora giaceva seduto appoggiato con la schiena contro l'albero.

    e da quello che ho visto, gli hai prestato un minimo di soccorso prima del mio arrivo. Dunque ti sei perso e stavi cercando di tornare ad Asgard? Cos'è, sei stato in missione abbastanza da non ricordare la via per la capitale?

    Il tono di voce era deciso, sicuro ma anche privo di quel tatto che solamente i giovani avevano, privo di qualsiasi forma di tatto ed empatia, manifestando solamente la necessità di esprimere il suo ego. È vero, Nadaghar stesso si era macchiato di indicibili atrocità nei confronti di quel popolo, l'arroganza però vi era da entrambe le parti nel sentirsi superiori.

    Non è colpa sua, è solamente figlia di ideali e di consapevolezze di cui è vittima una mente ottusa

    Ripensando a quell'idea di superiorità manifesta, in quel momento nel suo cuore vi era una lotta senza esclusione di colpi tra il desiderio di trovare degli amici e l'orgoglio del suo sè. Era così difficile, era la prima volta che quel moto di orgoglio emergeva, in fondo si era voluto distanziare dalle sue colpe talmente tanto da dimenticarsi che non si poteva sfuggire alla propria natura.

    Si considerava un cittadino di Midgard. Grazie al suo esilio e al lungo vagare si era liberato di molte idee e consapevolezze, che chi era radicato nelle proprie idee senza mai mettere il becco fuori dalla propria tana considerava certezze assolute.

    Ho fatto quello che ho potuto per il tuo compagno d'arme, purtroppo non sono un cerusico, le mie risorse sono limitate in tal senso. Sono contento che ora sia fuori pericolo.

    Esordì, decidendo di far trionfare la parte che voleva disperatamente compagnia dopo aver patito la solitudine a lungo. Era talmente grande il desiderio di trovare un luogo che fu molto facile farsi scivolare addosso quell'atteggiamento, in fondo non si conoscevano.

    In realtà, sono finito in queste lande per volere del fato. Ho girato per tutta Midgard dapprima che tu nascessi probabilmente.

    Fece una breve pausa..

    è da quando sono entrato in questo territorio che ci penso..non ho mai visitato Asgard e mi piacerebbe farlo. Ti ringrazio per l'avvertimento non richiesto.

    Quell'ultima frase era comunque volta a trasmettere alla propria interlocutrice la necessità di mantenere le giuste distanze sociali.

    Io non sono in missione per nessuno. Non sono parte di nessuno schema politico o divino, la mia è una ricerca più semplice e forse dal tuo punto di vista banale.. cerco una casa e un senso a cui dare alla mia vita.

    Con quella frase lasciava intendere definitivamente di aver abbandonato ogni tipologia di legame con la sua vecchia razza e con chunque in fondo. Probabilmente anche la giovane elfa se ne era resa conto. Non aveva ancora deciso che cosa fare.

    Notò immediatamente che il suo compagno d'arme si stava rimettendo in piedi. Un ottimo segno considerando la gravità delle sue ferite. Ora era certo che ella aveva utilizzato della magia per curarlo. Non sapeva esattamente quanto si erano allontanati dalla loro casa, gli elfi non erano famosi per essere dei grandi viaggiatori. Fu quindi facile immaginare che erano molto vicini alla loro dimora.

    Converrai con me che non avendo una casa è impossibile che io mi perda. È probabile che anche una persona che la possiede d'altronde possa sentirsi perso, non credi?

    La domanda era retorica, però voleva ascoltare ugualmente la risposta della sua interlocutrice. Era importante per capire quante domande si era poste nella sua vita o se semplicemente si era limitata a vivere nel branco. È solamente quando ci perdiamo veramente che possiamo conoscere veramente noi stessi.

    Questa era una lezione che l'elfo oscuro conosceva meglio di chiunque altro, il risultato del suo peregrinare era probabilmente una saggezza fuori dall'ordinario, sicuramente per quel che riguardava i membri del suo popolo. Si sedette su un tronco tagliato vicino a lui, il modo in cui si sedeva lasciava trapelare la sua eleganza e allo stesso tempo volontà nel sentire la risposta.

    Quella risposta gli avrebbe detto di più su quelle persone, forse gli avrebbe permesso di decidere con certezza se seguirli o meno, nel caso in cui l'avessero invitato ad Asgard. Poggiò la sua sacca a terra, sopra il soffice manto nevoso che si era depositato sul fondo del bosco per qualche centimetro.

    Probabilmente l'avrebbero considerato un folle nel mettersi a chiacchierare in una foresta pericolosa, dopo essere stato quasi aggredito da una bestia. In fondo era un Drow, vivere nel pericolo era il suo pane quotidiano.

    Dal suo punto di vista però era fondamentale poter capire se quelle persone erano solamente le ennesime di passaggio o se veramente volevano stringere un legame con lui.

    Aveva viaggiato per così tanto tempo da capire che il tempo è in sostanza una questione di profondità e di quanta importanza si da agli istanti che si vivono, quello era un attimo su cui aveva deciso di investire.

    CITAZIONE
    Narrato
    Pensato
    Parlato
    Parlato altrui

    CITAZIONE
    Stato fisico: In forma, infreddolito
    Stato mentale: Incuriosito dalla risposta che darà l'elfa.
    Note: Tergiverso un attimo prima di rispondere e fare la mia domanda, cerco ovviamente di capire quali sono le intenzioni della mia interlocutrice visto che era così ansiosa di parlare.
     
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    L'elfa ascoltò con attenzione le parole di Nadaghar, inarcando un sopracciglio al suo riferimento di una presunta giovane età di lei. L'elfo ferito intanto si rimise in piedi, e sembrava stare decisamente meglio.

    Se vuoi il mio parere, non dovresti giudicare dalle apparenze. Almeno per quanto riguarda le nostre età, direi che ad occhio e croce potremmo dire la stessa cosa anche noi... anche se non siamo stati troppo tempo in giro, negli ultimi secoli. Ad ogni modo, ti ringrazio per avermi soccorso.

    Si rivolse poi alla giovane elfa.

    E grazie anche a te, sorellina. Bel colpo, con quella creatura.

    Già, e tu a momenti ti facevi uccidere. Che ne diresti di metterci un po' di attenzione in più, la prossima volta?

    L'altro rispose con una risata, poi si rivolse nuovamente a Nadaghar.

    E dunque, tu saresti un Drow senza casa e che non è mai stato ad Asgard, a quanto pare. Considerato quanto sia accaduto negli ultimi anni è un po' una stranezza, perdona lo scetticismo di Denawyn. Il mio nome è Del'jhan. E credo tu debba sapere che ad Asgard le cose sono un po' cambiate, dopo l'Armageddon.

    Guardò di nuovo la sorella, che fece spallucce e poi si avvicinò per sostenerlo: star meglio non significava che le ferite fossero totalmente scomparse. Del'jhan fece cenno al Drow di seguirli: non era il caso di rimanere ancora in quel posto. Durante il tragitto, l'elfo raccontò che Asgard ormai non era più un regno di umani, ma anche altre razze si erano unite in alleanza con il succedersi delle battaglie: Elfi, Nani, Vrykul, persino altri Drow e anche un popolo chiamato Nahuàl - di cui Nadaghar non aveva mai sentito parlare - avevano in qualche modo trovato casa nel freddo Nord e rimanere coesi contro la Corruzione. Alle battaglie avevano partecipato anche guerrieri che abitavano in terre lontane e che, come loro, erano stati presi d'assalto dalle forze oscure della Corruzione.

    Bene, ora sai più o meno tutto quello che è successo negli ultimi undici anni. Invece tu che cosa ci puoi raccontare, del tuo viaggio? Speranza, disperazione o semplicemente notizie?

    Del'jhan si era mostrato parecchio loquace, a compensare il silenzio della sorella che teneva visibilmente i sensi all'erta in caso di pericolo, anche se nulla aveva disturbato il vostro percorso. Il tempo era trascorso rapidamente, e senza accorgervene è giunto l'imbrunire.

    VhNVNtX

    Bien, l'elfo che a quanto pare è il fratello maggiore della tua nuova amica prende il comando della discussione e, come vedi, ti racconta un po' di cose. Nadaghar si meraviglia un po' di come Del'jhan sia stato rapido a condividere le informazioni, ma presumibilmente erano dei fatti realmente arcinoti per chi viveva nel Nord. Ti chiede quindi di raccontare qualcosa del "mondo esterno". Intanto è arrivato il tramonto, e voi adesso siete molto più addentro nella foresta quando Denawyn fa capire che è meglio fermarsi ed accamparsi, in modo tale che il fratello possa riposare. A te la scelta di cosa raccontare, in modo particolare anche la storia del pg sarebbe interessante approfondirla. Se hai dubbi manda mp, buon divertimento :asd:
     
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    Seduto sul ceppo di legno era pronto a ricevere la riposta dalla giovane elfa, quando invece la voce di un uomo echeggiò nell'aria.

    Se vuoi il mio parere, non dovresti giudicare dalle apparenze. Almeno per quanto riguarda le nostre età, direi che ad occhio e croce potremmo dire la stessa cosa anche noi... anche se non siamo stati troppo tempo in giro, negli ultimi secoli. Ad ogni modo, ti ringrazio per avermi soccorso.

    Essa proveniva dall'elfo ferito per cui aveva quasi rischiato la vita. Egli si era rialzato in piedi, dimostrando di essersi quasi del tutto ripreso. Lo osservò in silenzio, voleva rispondere a quelle affermazioni ma diversi furono i pensieri che iniziavano ad intrecciarsi nella sua testa.

    È strano che un alto elfo si aggirasse da solo in un territorio così pericoloso, se non ci fossimo stati noi sarebbe quasi certamente morto, ma perchè rischiare la vita così?

    Domande che iniziava a porsi in pochi istanti, appena prima di essere brutalmente riportato alla realtà da un battibecco fraterno.

    E grazie anche a te, sorellina. Bel colpo, con quella creatura.

    Già, e tu a momenti ti facevi uccidere. Che ne diresti di metterci un po' di attenzione in più, la prossima volta?

    Tornò ad essere concentrato sulla realtà. Ora che li osservava meglio, notò immediatamente la somiglianza tra i due. Quella risata però non lo incantava, aveva rischiato troppo per liquidare tutto così, con una semplice risata. La preoccupazione di lei compensava l'eccessiva confidenza di lui, era difficile immaginare che qualche istante prima era completamente terrorizzato da quella pantera delle nevi.

    E dunque, tu saresti un Drow senza casa e che non è mai stato ad Asgard, a quanto pare. Considerato quanto sia accaduto negli ultimi anni è un po' una stranezza, perdona lo scetticismo di Denawyn. Il mio nome è Del'jhan. E credo tu debba sapere che ad Asgard le cose sono un po' cambiate, dopo l'Armageddon.

    Le cose iniziavano ad assumere un'identità ben precisa. Gli appellativi da sempre erano una manifestazione di potere, persino le magie sprigionavano la loro vera energia attraverso la capacità di nominare le cose.

    Armageddon, un termine che non aveva mai sentito, ma fu facile capire che il riferimento era all'evento di espansione della corruzione che aveva devastato Midgard. Nadaghar, che aveva vagato per le terre selvagge per molti anni, aveva sentito nominare quell'evento in tanti modi diversi, tanti quanto il numero di idiomi ascoltati nelle piccole comunità con le quali era entrato in contatto.

    Il mio nome è Nadaghar, piacere di conoscervi. Effettivamente è così, ho vagato su Midgard in lungo e in largo da quando l'ondata di e'trit che voi chiamate Armageddon è esplosa.

    Erano tanti i ricordi che l'elfo oscuro aveva a riguardo, in quel momento però voleva rimanere concentrato sugli eventi del presente..

    Sono rimasto stupito dal fatto che voi alti elfi che dovreste conoscere a menadito questi territori vi siate fatti sorprendere dalla foresta e dai suoi pericoli. Un conto sarebbe stato se io fossi finito in quel modo, ma perchè rischiare la vita in questo modo?

    La domanda era pungente ma allo stesso tempo voleva capire se quella sicurezza che trapelavano e ostentavano era solo una fugace apparenza per coprire la loro giovane età o esperienza. Osservandoli meglio notò che non erano proprio a loro agio in quel luogo, forse perchè consapevoli dei pericoli che ospitava quel luogo.
    A loro differenza, l'elfo oscuro non era particolarmente spaventato, era abituato a convivere con il pericolo e con la possibilità di essere sorpreso. Il mondo era diventato la sua casa e si era abituato alla sensazione di pericolo continua che esso manifestava nel suo caos.

    Decise di alzarsi e seguirli al loro cenno. Si affiancò a loro durante la marcia verso una direzione a lui ignota. Durante il cammino preferì tenersi leggermente a distanza, forse per abitudine o per istinto. Vedeva nella mente le immagini delle vite dei loro simili, vite che aveva strappato con grazia e brutalità ,a centinaia e senza preoccuparsi di risparmiarne qualcuna, che fossero di donne o di bambini.

    Quella sensazione di oppressione ancora lo attanagliava, sentiva il cuore pesante e ciò lo tratteneva dal prendere troppa confidenza, almeno non allo stesso modo di come Denawyn stava facendo con lui. Avanzavano tra le fronde innevate, chiacchierando fianco a fianco. Sembrava particolarmente loquace e ansioso di condividere le sue nuove, parlava con molta facilità di Asgard e di quanto era cambiata nel tempo. Nadaghar fu sorpreso nel sentire di come il Nord era diventato la culla di diverse culture. La maggior parte di esse era a lui nota e mai avrebbe pensato che sarebbero riuscite a convivere tutte sotto lo stesso tetto: quello di Odino.

    Il suo stupore fu ancora più grande quando sentì che anche molti dei suoi simili si erano radunati sotto l'ala del Padre di tutti, vivendo in pace ed armonia con gli altri. Proprio come la sua dea predicava. Un sorriso si dipinse sul suo volto, distendendolo. Forse c'era posto anche per lui in quella grande famiglia. Forse la sua ricerca era giunta al termine.

    L'ondata di e'trit aveva unificato le razze dei nove mondi facendo stringere tra loro le comunità di guerrieri. Probabilmente estendere la notizia dell'esistenza di questa comunità avrebbe dato grande speranza ai piccoli gruppi di sopravvissuti incontrati nel suo cammino.

    Bene, ora sai più o meno tutto quello che è successo negli ultimi undici anni. Invece tu che cosa ci puoi raccontare, del tuo viaggio? Speranza, disperazione o semplicemente notizie?

    E così la curiosità dell'elfo emerse. Doveva aspettarselo d'altronde, lo aveva riempito di informazioni di circostanza per averne a sua volta un ritorno. D'altronde Nadaghar si rese conto di quanto fossero importanti per lui quelle informazioni, e quindi allo stesso modo per gli elfi poteva essere lo stesso. Una razza che non lascia mai le sue terre potrebbe giovare di informazioni di ciò che sta succedendo nel mondo, gli piaceva pensare che forse sarebbero andati oltre la loro chiusura mentale se si fossero resi conto dello schifo che era diventato.

    Se solo la smettessero di rinchiudersi nelle loro comunità lo saprebbero come va il mondo..

    Pensò, criticando le politiche isolazionistiche degli elfi della luce, da sempre si chiudevano in loro stesse, come se non avessero nulla da imparare dagli altri.

    Perlomeno mi ha chiesto qualcosa che gli interessa veramente..

    Si disse, riconoscendo una forma di maturità da parte del suo interlocutore, probabilmente più alta della maggior parte dei suoi consanguinei incontrati. Mise quindi da parte i suoi pregiudizi, per rispondere..

    Innanzitutto ti ringrazio per le informazioni che mi hai dato, sono contento che molte razze si siano riunite vista la necessità, e che abbiano imparato a convivere tra loro.

    Fece una piccola pausa, mentre osservava tra le fronde la luce che iniziava a diventare sempre più lontana, più fredda. Essa indicava che il sole stava tramontando dietro la spessa coltre di nubi che ricopriva il cielo.

    Il mondo è stretto nella morsa dell' e'trit, le grandi comunità non esistono più, distrutte dagli effetti della corruzione sulle persone. Le persone si uccidono tra di loro per la sopravvivenza, hanno creato piccole comunità itineranti ma sopravvivono perdendo le speranze man mano che passa il tempo.

    È sempre più difficile per loro fidarsi degli altri, sopravvivono in attesa della fine, senza sapere che al mondo esista qualcuno in grado di fermare questo fenomeno.

    In quel momento gli vennero in mente molti gruppi incontrati. Nè aveva salvati molti da animali selvatici corrotti o popolani impazziti. Popolati da persone che avevano perso il valore della condivisione, rintanandosi nella loro sofferenza.
    Alcuni, i più brutali, utilizzavano quell'occasione per sfogare i più bassi istinti animaleschi, altri ,quelli più deboli, consapevoli di non resistere ancora per molto si lasciavano andare, ponendo fine loro stessi al supplizio al quale erano condannati.

    Molti si erano suicidati dopo aver perso la speranza. A niente era servito salvarli da grandi pericoli. Quella sofferenza era ciò che aveva permesso all'elfo oscuro di comprendere che in fondo non erano molto diversi i loro popoli.

    Molti pongono fine alle loro esistenze, privi di speranza senza sapere se esistono delle comunità più grandi, che si oppongono alla corruzione ove possono fare parte per dare un senso alla loro vita.

    La voce si era rabbuiata diventando più greve. Rivangare quei ricordi lo esponeva a delle sensazioni che aveva scelto di lasciarsi alle spalle. Si sentiva impotente di fronte a quella disperazione. La stessa che faceva parte anche di lui, ma al quale non si era lasciato andare perchè spinto dal desiderio di trovare una casa, dalla forza che il suo popolo gli aveva donato per sopravvivere.

    Sarei finito come loro se non avessi incontrato qualcuno che ha illuminato il mio cammino.

    Interruppe il discorso quando, percepirono che era impossibile continuare ad avanzare. Il cielo era ormai completamente imbrunito e proseguire nel loro viaggio in quelle condizioni sarebbe stato troppo pericoloso, specialmente per gli elfi che non erano così abituati all'oscurità.

    Decisero quindi di accamparsi all'interno di una casupola di legno abbandonata, all'interno vi era un ambiente molto spartano: un caminetto abbandonato pieno di cenere, un letto in legno ammuffito e un tavolo dello stesso materiale che aveva ceduto e si era ripiegato su se stesso. L'odore di muffa era persistente e riempiva le loro narici: probabilmente dentro alcuni armadietti c'era del cibo andato a male.

    Avevano bisogno di un riparo visto che all'esterno cominciava a fioccare sempre più neve. Il vento inoltre soffiava in modo aggressivo, sferzando i rami con violenza: una vera e propria tempesta. Decisero quindi di rompere definitivamente quel tavolo in piccole assi di legno per accatastarle sul camino allo scopo di accendere un fuoco. Ognuno tirò fuori dal proprio zaino la propria razione di cibo. Nadaghar a sua volta estrasse una fetta di carne essiccata e salata acquistata tempo prima, da un mercante su una costa piena di fiordi.

    Ecco, non sono stato del tutto sincero con voi. Ma visto che mi avete accolto tra voi ho deciso di esserlo per ringraziarvi della vostra ospitalità.

    Decise di prendere coraggio e di raccontare qualcosa di personale, che avrebbe cambiato inevitabilmente il modo in cui lo avrebbero guardato da quel momento in avanti.

    Quando l'Armageddon è iniziato ero uno dei peggiori guerrieri e assassini della regina ragno, ero costretto a uccidere, razziare ed assaltare gli innocenti. Un giorno durante un attacco ad un villaggio qui su Midgard assistetti ad un esplosione particolarmente violenta di e'trit.

    Fece una pausa per riprendere fiato, parlare era diventato sempre più complesso, più difficile che scalare una montagna a mani nude.

    Non guardava in faccia a nessuno, nè amici nè nemici, investiva tutto ciò che incontrava trasformando tutti in bestie assetate di sangue. Fui fortunato a non esserne toccato, dovevo però difendermi e uccidere chiunque avesse tentato di aggredirmi senza fare distinzioni. L'istinto di sopravvivenza mi teneva in piedi ma stavo per cedere, ne ero quasi del tutto sopraffatto.

    Fu in quel momento che venni salvato dall'intervento di un eroe, una figura corsa in nostro soccorso. Non lo vidi in faccia, era completamente ricoperto da un'aura lucente. Era così rassicurante, mi infuse il coraggio che mi serviva per non arrendermi e andare avanti. Fu così che noi sopravvissuti trovammo le energie per resitere e sopravvivere.

    In quel momento decisi di smettere di seguire i miei simili, che avevano deciso di farsi controllare da quell'energia, convinti che in quel modo si sarebbero potuti vendicare. Per questo motivo fui esiliato. Rinnegato da quelli che un tempo erano miei alleati e discriminato dai miei vecchi nemici decisi di non fare ritorno ad Asgard.

    La voce si riempiva di dolore, quello era il nervo più scoperto che avesse.

    Così vagai per Midgard, in cerca di una casa che non ho mai trovato e privandomi del ritorno ad Asgard, ancora pieno di sensi di colpa per i crimini commessi nel mio passato.

    Decise di guardarli negli occhi entrambi in quel momento, nonostante il dolore provato nel proferire quelle parole decise di andare avanti.

    Non so perchè mi trovo qui ad Asgard, sono felice di sapere che anche i miei simili sono stati accolti in questa comunità di cui mi farebbe piacere far parte. Però, sono comunque deciso a scontare i miei crimini, a maggior ragione nei confronti della vostra gente.

    Confessò, si sentiva un pazzo a dire quelle cose a dei perfetti sconosciuti ma il peso di tenere quelle colpe dentro di lui era diventato ormai intollerabile.

    Se doveste decidere di odiarmi non vi biasimerei. Vorrei solo porre fine a questo desolato vagare, e se mi sarà concesso unirmi alla vostra comunità.

    CITAZIONE
    Narrato
    Pensato
    Parlato
    Parlato altrui

    CITAZIONE
    Stato fisico: In forma, infreddolito
    Stato mentale: Provato dal racconto, si sta liberando di un grande preso
    Note: Chiacchiere ne sono state fatte tante, potrebbe sembrare prematuro ma il mio pg comprende che non potrà scappare dalla realtà per molto.
     
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    VI


    Mentre i tre si spostavano, Nadaghar si era meravigliato del fatto che gli elfi si fossero fatti cogliere alla sprovvista dal nemico in un luogo che avrebbero dovuto conoscere. Del'jhan sorrise a quelle parole, replicando semplicemente:

    Come ti dicevo, le cose negli ultimi anni sono cambiate parecchio. Dopotutto siamo praticamente sotto assedio da anni.

    Quando poi arrivarono in una delle baracche dei cacciatori che evidentemente non era stata ancora recuperata dagli asgardiani e organizzarono un falò, davanti a quello che poteva essere definita quasi un banchetto in piena regola per quei tempi, ascoltarono il racconto del Drow. Non ebbero reazioni particolari alle sue parole, se non quando nominò l'eroe luminoso: fu l'unico momento in cui i due si scambiarono un'occhiata che non appariva carica di scetticismo. Fu Denawyn a rispondere alle ultime parole di Nadaghar.

    Bene, la corte ha deciso. Sei assolto dai tuoi crimini.

    Seguì un breve silenzio, in cui Del'jhan guardava gli altri due attendendo una reazione. Poi la ragazza, prima che il fratello iniziasse a prenderla in giro, sospirò e proseguì:

    Come abbiamo già detto le cose sono cambiate, e molto. Gli attacchi della Corruzione sono all'ordine del giorno, la capitale è stata attaccata più di una volta, perfino Ulthuàn è rimasta coinvolta e solo negli ultimi tempi le sorti di Asgard si stanno risollevando: unire le forze è l'unica via da percorrere, se i nostri avversari fossero tutti deboli come quella sottospecie di pantera non ci sarebbe neanche una battaglia, invece abbiamo assistito a manifestazioni di potere enormi. Se tu sei ancora padrone della tua mente, significa che la Corruzione non è riuscita a prenderti. Se non hai ceduto a loro, sei con noi. Ciò che era prima dell'Armageddon, non conta più. Devo però avvisarti: sebbene alcuni membri della tua razza abbiano resistito al male, buona parte mantiene un certo distacco dagli altri asgardiani. Voglio dire, il fatto che molti membri del tuo popolo siano passati alla Corruzione ha creato un certo timore nei loro confronti; e dato che siete rimasti in pochi, per maggior tranquillità gli altri Drow continuano a vivere nel sottosuolo.

    Invece l'eroe di cui parli potrebbe essere - o essere stato - un Cavaliere. Non ce ne sono molti in giro, ad Asgard al momento ce ne sono solo due che ancora vestono l'armatura. Chissà, magari era proprio il Celebrante... comunque sia, per quanto ci riguarda il discorso è molto semplice: se non sei un Corrotto, sei un abitante di Midgard; se hai scelto di combattere il nemico, sei uno di noi.

    Denawyn annuì a quelle parole. Sebbene i Drow rimasti manifestassero ancora una certa riservatezza nelle pubbliche relazioni a causa del loro passato, erano stati accolti come tutti gli altri. La notte e la bufera passarono, e con l'alternarsi dei turni di guardia il tempo scorse abbastanza rapidamente.

    Quando l'alba arrivò, Nadaghar si avviò all'uscio della baracca e uscì all'esterno: fu una grande sorpresa veder almeno una decina di quelle pantere, o di quello che ne restava, sparse nei dintorni del loro nascondiglio. Tutti quei corrotti erano morti.

    VhNVNtX

    Allora, prima faccio una precisazione: ho visto che nel tuo post scrivi un paio di volte che gli elfi erano spaventati. Non so se hai frainteso qualcosa che ho scritto io, loro sembravano essere abituati ai corrotti come potremmo esserlo noi alle zanzare (solo che quelle loro sono un pelino più seccanti delle nostre). Detto ciò, i due ti fanno capire che il passato è passato e tu sei stato ampiamente perdonato per i tuoi crimini già solo per il fatto di non aver ceduto al lato oscuro come i tuoi ex consanguinei, spiegandoti anche che siete rimasti in pochini. Poi all'alba esci fuori e trovi la sorpresa: la cosa sconvolgente è che la sera prima i cadaveri non c'erano e nessuno di voi ha udito confusione che possa giustificare lo sterminio. Quando gli elfi ti raggiungono e vedono anche loro lo spettacolo, sentite una voce nell'aria. Ah, finalmente vi siete svegliati. Non vi ha detto nessuno che di notte, se non siete adeguatamente preparati, dovreste rimanere in città? Gli elfi per ora non rispondono, tu individui una figura ammantata e col cappuccio tirato sulla testa che sta sdraiata su un grosso ramo di un albero, mentre osserva la lama di un coltello che tiene nella mano guantata. I corpi dei corrotti cominciano a polverizzarsi. E adesso? :asd: Adesso dobbiamo cominciare a fare qualcosa di più serio delle chiacchiere, quindi per adesso è arrivato un nuovo png e vediamo come ti poni. Se hai dubbi, al solito scrivi :zizi:
     
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    Dal buio, verso la luce

    Post VI



    Dopo aver confessato la verità furono avvolti dal silenzio, erano lì, seduti a fissare la legna scoppiettare tra le fiamme. In quegli istanti, per la prima volta dopo tanto tempo l'elfo oscuro si sentiva leggero, come se un grande peso si fosse sollevato dal petto.
    Era talmente concentrato su quella danza ardente che non si era accorto degli sguardi d'intesa che si scambiavano i due fratelli.

    Bene, la corte ha deciso. Sei assolto dai tuoi crimini.

    La reazione di Nadaghar fu istintiva, sul volto si dipinse un sorriso amaro.

    Sarebbe bello se fosse così..

    Pensò, non volle pronunciare quelle parole. Non voleva in alcun modo privare di valore quel gesto spontaneo e gentile. Sapeva benissimo che non era così semplice la questione. In futuro avrebbe dovuto quasi per certo confrontarsi con l'odio e la diffidenza nei confronti dei Drow, senza considerare il rispondere ai crimini di guera commessi in passato. Da quando aveva messo piedi in quella foresta, aiutando Del'jhan, aveva deciso che sarebbe andato fino in fondo. Qualsiasi cosa gli fosse costata.

    La considerazione ricevuta riaccese in Nadaghar il fuoco del coraggio. Era una delle prime volte nella sua vita, dopo l'incontro con il guerriero lucente, che qualcuno gli dava conforto. Il cuore gli si riempì di gioia, iniziando a sciogliere qualcosa di più radicato e profondo.

    Come abbiamo già detto le cose sono cambiate, e molto. Gli attacchi della Corruzione sono all'ordine del giorno, la capitale è stata attaccata più di una volta, perfino Ulthuàn è rimasta coinvolta e solo negli ultimi tempi le sorti di Asgard si stanno risollevando: unire le forze è l'unica via da percorrere, se i nostri avversari fossero tutti deboli come quella sottospecie di pantera non ci sarebbe neanche una battaglia, invece abbiamo assistito a manifestazioni di potere enormi. Se tu sei ancora padrone della tua mente, significa che la Corruzione non è riuscita a prenderti. Se non hai ceduto a loro, sei con noi. Ciò che era prima dell'Armageddon, non conta più. Devo però avvisarti: sebbene alcuni membri della tua razza abbiano resistito al male, buona parte mantiene un certo distacco dagli altri asgardiani. Voglio dire, il fatto che molti membri del tuo popolo siano passati alla Corruzione ha creato un certo timore nei loro confronti; e dato che siete rimasti in pochi, per maggior tranquillità gli altri Drow continuano a vivere nel sottosuolo.

    Ascoltava le parole della giovane donna in silenzio, mangiando il più silenziosamente possibile. Le affermazioni sulla corruzione non lo sorpresero, nè acquirono però l'inquietudine che da sempre lo accompagnava nel suo viaggio. Percepì nelle sue parole una sensazione di impotenza a lui molto familiare, conosceva bene quanto essa potesse incidersi profondamente nell'animo. Si rese conto che l'esperienza che li accomunava li rendeva fratelli, erano ormai parte di un sodalizio comune. Aveva finalmente incontrato qualcuno che riusciva a capire, almeno in parte, il tormento che lo attanagliava.

    Quando ella parlò dei suoi simili le sopracciglia si aggrottarono facendo prendere al volto un'espressione dispiaciuta. In quel momento si rese conto che, nonostante i passi avanti realizzati nell'unità tra le razze, la realtà della separazione ancora persistente da estirpare, come l'erbaccia. Nonostante le parole dell'elfa avessero in parte lenito le sue profonde ferite sapeva benissimo di non essere in un sogno. Il giorno in cui i Drow avessero vissuto in pace insieme alle altre razze era ancora lontano.

    Invece l'eroe di cui parli potrebbe essere - o essere stato - un Cavaliere. Non ce ne sono molti in giro, ad Asgard al momento ce ne sono solo due che ancora vestono l'armatura. Chissà, magari era proprio il Celebrante... comunque sia, per quanto ci riguarda il discorso è molto semplice: se non sei un Corrotto, sei un abitante di Midgard; se hai scelto di combattere il nemico, sei uno di noi.

    Subito dopo che la sorella terminò di parlare attaccò il fratello. Molto meno comprensibili furono le sue parole. Le espressioni usate facevano riferimento a Cavalieri, intesi come entità uniche nel loro genere insieme alle loro armature. Nel suo lungo viaggio su Midgard udì di questo ordine di guerrieri chiamato cavalieri, le voci però facevano riferimento a tempi vetusti, molto prima della sua nascita. Un cavaliere,secondo i Midgardiani, era un maschio che aveva molto riguardo nei confronti delle femmine.

    Per i Drow i maschi era completamente diverso, essi erano soggiogati alle femmine, per quello Nadaghar trovava quelle idee divertenti e buffe. In fondo era proprio grazie agli abitanti di quel mondo che aveva scoperto come maschi e femmine potevano vivere in parità nelle gerarchie. Anzi, in alcuni posti vide addirittura la tendenza opposta.

    Vi ringrazio per le parole che mi avete rivolto questa sera. Qualunque cosa accada appena arriverò ad Asgard sappiate che non le dimenticherò.

    Ci tenne a ringraziare i fratelli. In quel momento una parte di lui, quella più oscura iniziò a dubitare di quelle parole. Era talmente strano e disabituato alla gentilezza da non credere pienamente a quello che gli stava accadendo, come se fosse un'illusione creata ad arte per prendersi gioco di lui. Prima di continuare fece una piccola pausa, irrigidendosi e ricomponendo il suo tono di voce, facendolo ritornare più freddo e controllato.

    Spero di essere utile alla causa per l'epurazione dell'e'trit.

    Poi rivolgendosi a Del'jhan disse.

    Non credo di aver compreso a pieno i tuoi riferimenti. I cavalieri, le armature, percaso ti riferisci ad un ordine cavalleresco? Non ho mai sentito parlare nemmeno del Celebrante di cui parli purtroppo. Da quello che dici, solo dopo che arriverò ad Asgard avrò più risposte.

    Con quelle parole cercò di esorcizzare i suoi pensieri negativi, ricacciandoli dentro la sua mente. Era molto più facile diffidare di qualcuno, l'unico modo che aveva per verificare se le sue preoccupazioni fossero vere era quello di mettere alla prova le sue tendenze e fidarsi, in fondo per ora non gli avevano dato motivo per non farlo.

    La serata non durò molto di più, erano tutti molto stanchi per la giornata e per le forti emozioni vissute. Specialmente Del'jhan, doveva riposare per riprendersi dalle ferite. Spensero il fuoco lasciando le braci accese e si disposero nella stanza principale in gruppi separati per passare la notte.

    Nadaghar si appoggiò ad uno dei muri più solidi ricoprendosi con una pesante coperta di stoffa. Il silenzio li avvolgeva e gli istanti prima di addormentarsi furono pieni dei rumori della natura che infuriava su quelle lande. Erano cullati dal fruscio dei rami e delle fronde scosse dal vento. I pensieri che normalmente lo tormentavano quella sera sembravano essersi completamente quietati. La compagnia dei fratelli aveva placato il suo animo sofferente.

    Anche se i dubbi ancora c'erano, fu dolce l'appisolarsi accanto al focolare spento mentre Denawyn faceva la guardia. Tenne comunque la mano stretta sull'elsa di Ithildin, un'abitudine che Nadaghar non voleva perdere, lo aveva tenuto in vita durante il suo girovagare per Midgard.

    Prima delle luci dell'alba ella lo svegliò per il cambio della guardia, la notte era ancora buia ma si avviava verso la sua fine, per lasciare spazio al nuovo giorno. La foresta sembrava essersi addormentata, il vento si era quietato e aveva smesso di nevicare. Le ore passarono dolcemente mentre l'elfo oscuro rimaneva vigile sulla casupola abbandonata.

    In quei momenti i suoi pensieri andarono verso l'ignoto, cercando di immaginare cosa lo avrebbe atteso ad Asgard. Quale sarebbe stato il suo fato? Morte, distruzione oppure grazia?
    Aveva fatto bene a fidarsi dei due fratelli? Il loro cameratismo aveva cicatrizzato parte della sua solitudine, ma in fondo sapeva ancora così poco di loro. L'istinto in una direzione, la mente da un'altra. Chi avrebbe avuto ragione? Rimaneva solo arrivare alla capitale per scoprirlo.

    Il cielo sopra le fronde iniziava a schiarirsi e un rumore particolare destò la sua attenzione, dei rami spezzati, provenienti dal retro della casupola. Nadaghar si affrettò a vedere in quella direzione saltando sul tetto con la mano destra sull'elsa della sua spada.

    La reazione del volto fu sgomenta quando vide, sul retro della baracca, stesi sul manto della foresta una miriade di cadaveri. Li riconobbe perchè assomigliavano alla pantera che li aveva aggrediti il giorno prima. Allo stesso tempo però erano diversi per grandezza e conformazione, giacevano al suolo inermi mentre iniziavano a disperdersi in una sottile polvere scura.

    Ma come diav.. non li ho sentiti

    Non fu necessario chiamare all'attenzione i due fratelli, essi infatti lo avevano già raggiunto sul retro della casa. Osservavano tutti e tre, in silenzio, quello spettacolo di morte, l'avevano scampata per chissà quale motivo.

    AH, FINALMENTE VI SIETE SVEGLIATI. NON VI HA DETTO NESSUNO CHE DI NOTTE, SE NON SIETE ADEGUATAMENTE PREPARATI, DOVRESTE RIMANERE IN CITTÀ?

    Una voce maschile echeggiò tra gli alberi, enunciava la presenza di una figura sdraiata su uno degli alberi più possenti vicino la catapecchia. Dalla corporatura sembrava un'umanoide, dalla stazza ancora non identificata poichè completamente ricoperto di un cappotto che nascondeva il volto. Reggeva un coltello con una mano guantata, ci giocava muovendolo e girandolo su se stesso.

    Si era rivolto a tutti o solo agli elfi? Nadaghar attese che gli elfi risposero, sospettava che si conoscessero. Si aspettava una pronta risposta, perlomeno un saluto ma ciò non avvenne.

    Questo lo fece sospettare, aveva salvato la loro vita ma nonostante lo conoscessero, non lo stavano accogliendo con un caloroso saluto, forse lo temevano? Nè avrebbero avuto ben donde, solo una persona dalle formidabili abilità avrebbe potuto sconfiggere quelle belve tutte insieme.

    Come posso essere stato così incauto?

    Ancora si chiedeva come era possibile non averle udite, era successo allo stesso modo anche il giorno prima. Non aveva percepito il pericolo quando era andato in soccorso di Del'jhan. L'elfo oscuro si sentiva frastonarnato, che avesse perso la sua abilità di scorgere tra le ombre? In fondo era stato addestrato dalle matrone della regina Ragno, maestre dell'assassinio.

    In quegli istanti si percepiva una grande tensione, nessuna risposta provenì da parte degli alti elfi. L'impressione era quella di essere stati colti con le mani nel sacco. Che avessero abbandonato Asgard senza permesso? Avevano violato qualche regola?

    Non poteva permettere di perdere il loro appoggio, non dopo le parole che gli avevano rivolto, in fondo si sentiva responsabile di non aver udito quelle bestie durante il suo turno di guardia.

    È colpa mia. Ero io di guardia questa mattina, sono stato io a non notare quelle belve.

    Le parole all'inizio incerte si fecero strada con coraggio per rispondere a quel tizio incappucciato e spezzare la tensione. Temporeggiava cercando di carpire qualche indizio dalle espressioni dei suoi compagni di viaggio.

    Era incerto su come rivolgersi a quella figura, non conosceva le gerarchie di Asgard e vista la sua esperienza poco efficace nel parlamentare in situazioni di tensione in passato, voleva evitare di peggiorare le cose.

    Chiedo scusa per la maleducazione, il mio nome è Nadaghar e mi sono accodato ai miei compagni di viaggio in direzione di Asgard.

    Fece un piccolo inchino con la testa senza distogliere lo sguardo dal tizio. Non aveva ancora capito se fosse un amico o nemico, per cui decise di tenere la mano stretta sul pomello della sua spada. Sperando vivamente di non doverla usare su un alleato. Anche perchè vista l'abilità dimostrata, non era certo di poter avere la meglio in uno scontro.

    E dai, perchè non rispondete?

    Pensò mentre sperava che i due lo avessero tolto dall'impiccio di una discussione imbarazzante, perchè stavano zitti?

    CITAZIONE
    Narrato
    Pensato
    Parlato
    Parlato altrui

    CITAZIONE
    Stato fisico: In forma, infreddolito
    Stato mentale: In tensione, non sa come agire a sta aspettando che gli elfi dicano qualcosa
    Note: Temporeggio in attesa che gli elfi dicano qualcosa, cerco di gravare le accuse su di loro caricandomele io sulle spalle. Qualunque cosa mi aspetti, tanto sono già colpevole xD
     
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    VII


    La figura ammantata si voltò verso Nadaghar, forse soppesandolo con lo sguardo.

    No, io direi che siete stati tutti incauti. E uso quel termine per non essere completamente sincero.

    Proferite quelle parole, si alzò e saltò giù dal ramo con un movimento fluido, il pugnale ancora in mano. Gli elfi erano rigidi ma non sembravano intimoriti, semmai infastiditi da quello che sembrava essere stato un rimprovero. Il nuovo arrivato si abbassò il cappuccio, rivelando lunghi capelli bianchi che incorniciavano un viso di ebano. Due occhi verdi come smeraldi esaminavano i tre compagni di sventura. Un Drow.

    Ma che bell'assortimento, due Elfi e un Drow che vagano per le foreste. Le belve non le ha notate nessuno di voi, ma per fortuna qualcuno mi aveva mandato da queste parti... anche se non credevo certo di ritrovarmi a che fare con qualcuno che ha rischiato di farsi ammazzare. Poi si rivolse nuovamente a Nadaghar: Deshmal, dalharuk lu'nika. Il mio nome è D'aron Venorik, e non ho cattive intenzioni. Almeno nei vostri confronti.

    Con un gesto elegante rinfoderò il coltello, mentre i due elfi si guardarono l'un l'altro. Poi fu Del'jhan a parlare.

    Io so chi sei. I nani ti chiamano "cacciatore solitario", stai per conto tuo nelle foreste e dai la caccia ai corrotti che ti capitano a tiro.

    Il Drow sorrise maliziosamente e fece un inchino.

    I nani chiacchierano troppo. E tornando a voi, sapete bene che le foreste sono pericolose per chi non è un guerriero ben addestrato. A guardarvi, direi che sembrate solo un gruppetto di persone fuggite da casa. No, signorina, aspetta ad arrabbiarti e guarda di nuovo cosa c'è qui attorno a noi: non sareste sopravvissuti, erano in troppi e per fortuna non si trattava neanche di avversari al livello degli ultimi che hanno visitato Asgard. Approfittate adesso che è giorno per rientrare al vostro clan, farò io da guida al vostro amico. D'altra parte la Dama mi ha mandato qui per questo.

    Denawyn era diventata paonazza, e prima di esplodere girò i tacchi e si avviò nella foresta senza guardarsi indietro. Del'jhan era rimasto interdetto, poi si rivolse a Nadaghar.

    Temo che le nostre strade si separino qui, amico. Ti sono debitore per quello che hai fatto ieri, e penso che se mia sorella fosse stata calma avrebbe detto lo stesso. Vado ad inseguirla, prima che sfoghi la sua rabbia contro qualcuno che non ha idea di imbattersi in un ciclone... ti inviterei a venire con me, ma a quanto pare la Dama ha inviato qualcuno di più consono a riceverti. Puoi fidarti delle parole di D'aron, ha combattuto per il Nord più di una volta. Si voltò di nuovo verso la direzione presa da Denawyn, sospirando sconsolato. Devo proprio andare, mi dispiace. Ma sono certo che ci rivedremo.

    E salutati i due, partì all'inseguimento dileguandosi tra gli alberi.

    I cadaveri dei corrotti continuarono a consumarsi finchè non rimase traccia, mentre D'aron si sedette su un ceppo.

    Magari un giorno la ragazza capirà che non si è mai abbastanza forti, contro questi nemici. E adesso veniamo a noi... ti dico quello che so. Tu non sei di qui, o ti conoscerei. E anche se in passato hai servito qualche matrona come guerriero, non hai abbastanza esperienza - o forse dovrei dire forza - per affrontare la Corruzione da solo. Quindi sei un sopravvissuto che deve imparare quantomeno a difendersi. E prima che tu me lo chieda, la Dama d'Argento è una consigliera del Celebrante di Odino e che a quanto pare ha anche doti da veggente, dato che mi ha mandato qui. Solo non mi aspettavo di trovare te.

    Lo guardò ancora, valutandolo in un modo che Nadaghar non riusciva a comprendere.

    Sentiamo, ci sono almeno andato vicino?

    VhNVNtX

    Perdonami il twist improvviso e la sparizione dei tuoi amici elfi, ma D'aron non è stato proprio delicato e Denawyn è suscettibile :asd: allora cambio di scenario: siete solo tu e D'aron. Lui ti appare meno affabile dei due elfi, e ti anticipa sulla domanda che certamente avresti fatto per quanto riguarda la Dama Bianca che come sai è un PnG ufficiale. Non c'è bisogno di riscrivere di nuovo per intero tutta la tua storia, nel tuo post puoi semplicemente dire che gliela racconti, mentre puoi fargli tutte le domande che ti vengono in mente, penso alla curiosità che potrebbe avere Nadaghar sui superstiti della sua razza, e sarebbe opportuno che tu chieda anche informazioni sui Cavalieri. Le parole che ti ha rivolto all'inizio significano "Salute, fratello e straniero" in lingua drow. Buon divertimento ;)
     
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    Il silenzio non fu rotto, come si aspettava, dall'intervento dei fratelli ma da quello della figura incappucciata. Fu reattivo nel rispondere alle parole dell'elfo oscuro. La tensione nell'aria diventava sempre più densa e intensa.

    No, io direi che siete stati tutti incauti. E uso quel termine per non essere completamente sincero.

    Parole aggressive, dal tono accusatorio. Nadaghar sperava tramite il suo intervento di aver conciliato eventuali tensioni. Gli fu inevitabile pensare che forse era proprio la sua presenza in quanto Drow a destare malanimi e sospetti. Fu estremamente sorpreso quando egli, chiunque fosse, decise di scendere dall'albero e rivelare il suo volto abbassandosi il cappuccio.

    Diamine..

    Pensò, riconoscendo i tratti indistinguibili di un suo fratello abitante del sottosuolo. Fu proprio quel gesto che infastidì i suoi compagni di viaggio, almeno era ciò che leggeva dalle loro espressioni accigliate.

    Ma che bell'assortimento, due Elfi e un Drow che vagano per le foreste. Le belve non le ha notate nessuno di voi, ma per fortuna qualcuno mi aveva mandato da queste parti... anche se non credevo certo di ritrovarmi a che fare con qualcuno che ha rischiato di farsi ammazzare.

    Il suo simile rincarò la dose. Non era chiaro se quel rimprovero fosse spinto da un motivo di preoccupazione o se era solo una dimostrazione di forza. Era spavaldo, come il gesto di manifestarsi dopo aver atterrato quelle belve. In quel momento Nadaghar avrebbe voluto sospirare, rumorosamente, per trasmettere la tristezza nel vedere continuamente astio tra le loro specie. Decise però di trattenersi per evitare inutili conflitti: anche se non conosceva nessuno dei tre da molto tempo, poteva tranquillamente asserire di non aver incontrato esponenti particolarmente saggi.

    Deshmal, dalharuk lu'nika. Il mio nome è D'aron Venorik, e non ho cattive intenzioni. Almeno nei vostri confronti.

    Rispose con un leggero inchino con la testa. In quel momento tolse la mano dall'elsa della sua spada, sentendo di avere di fronte a sè un possibile alleato. Al massimo sarebbe stato temporaneo, ma in quel momento era chiaro che non aveva intenzioni ostili. O almento così sperava.

    Deshmal dalharuk D'aron.

    Ora che lo osservava bene, non ricordava di averci mai avuto a che fare. Doveva appartenere a qualche ordine particolare o forse aveva già tradito le matrone nel periodo in cui lui assaltava e razziava gli alti elfi con la sua squadra. Cercò di incrociare il suo sguardo, i suoi occhi color smeraldo si incrociarono con i suoi. In quel momento cercò di soppesare l'individuo, non solo in termini di forza, ma in termini morali e di spirito. Era ovvio che fosse in gamba, considerato che aveva sbaragliato quelle bestie che nessuno di loro aveva sentito.
    L'intensità dei loro sguardi si misurò per diversi istanti, come in una stretta di mano. Percepiva una grande determinazione, nutriva però nel cuore ancora dei dubbi nei suoi riguardi, era convinto che avrebbe potuto scegliere diversamente le sue parole precedenti.

    Una delle cose che l'elfo oscuro aveva imparato nel suo peregrinaggio su Midgard era proprio l'utilizzo delle parole, un'arte che aveva trovato molto più difficile da padroneggiare della spada. Era giunto alla conclusione che era molto più semplice sguainare e agitare una spada che dire la cosa giusta al momento giusto. Solo che la prima alternativa rende irreparabile qualsiasi cosa, indirizzando inevitabilmente gli eventi verso un'unica direzione. Le parole invece, quelle potevano aprire un vasto orizzonte di possibilità inesplorate dove si poteva trovare una sorgente di beneficio nettamente superiore.

    La spada a volte è ancora necessaria però..

    Si stava nuovamente perdendo nei suoi pensieri quando finalmente Del'jhan decise di intervenire. Aveva però perso ciò che aveva detto.

    I nani chiacchierano troppo. E tornando a voi, sapete bene che le foreste sono pericolose per chi non è un guerriero ben addestrato. A guardarvi, direi che sembrate solo un gruppetto di persone fuggite da casa. No, signorina, aspetta ad arrabbiarti e guarda di nuovo cosa c'è qui attorno a noi: non sareste sopravvissuti, erano in troppi e per fortuna non si trattava neanche di avversari al livello degli ultimi che hanno visitato Asgard. Approfittate adesso che è giorno per rientrare al vostro clan, farò io da guida al vostro amico. D'altra parte la Dama mi ha mandato qui per questo.

    La risposta del suo "fratello" però non accennò ad addolcirsi, provocando ancora più risentimento nell'animo focoso e acerbo della giovane Denawyn.

    Brutale ma vero, sembro un contadino qualunque in queste terre..

    Ammise ripensando alla facilità con il quale era stato sorpeso da quelle creature, nonostante fosse un assassino addestrato nell'oscurità più profonda.
    Trasalì quando sentì il motivo per il quale li aveva raggiunti. Udì un nome nuovo, probabilmente era un epiteto quello della "Dama".

    Quindi mi stanno aspettando? Possibile che c'entri con quel richiamo che ho avvertito la scorsa mattina?

    Osservava il Drow sproloquiare con atteggiamento saccente e offensivo, sembrava quasi godere nel rimproverare quei due elfi, come se in quel momento stesse riversando le frustrazioni di una vita. L'espressione sul volto della giovane Denawyn divenne sempre più furente, sembrava un fuoco pronto ad esplodere.

    Nadaghar inizialmente non intervenì per evitare di alimentare ancora di più quell'astio, d'altro canto voleva evitare che i tre si azzannassero. Fortunatamente però ella, in procinto di rispondere per le rime decise di girarsi e allontanarsi nel cuore della foresta, la vide con la coda dell'occhio superare la casupola. Una volta allontanata tra gli sbuffi sentì solo più i suoi passi, financhè anche quei rumori si persero nella quiete del mattino.

    Allo stesso modo anche Del'jhan si apprestò a seguirla, ma prima si rivolse direttamente a lui senza considerare D'Aron..

    Temo che le nostre strade si separino qui, amico. Ti sono debitore per quello che hai fatto ieri, e penso che se mia sorella fosse stata calma avrebbe detto lo stesso. Vado ad inseguirla, prima che sfoghi la sua rabbia contro qualcuno che non ha idea di imbattersi in un ciclone... ti inviterei a venire con me, ma a quanto pare la Dama ha inviato qualcuno di più consono a riceverti. Puoi fidarti delle parole di D'aron, ha combattuto per il Nord più di una volta.

    Parole gentili e ricolme di gratitudine, che diedero maggior sicurezza all'elfo oscuro che sembrava orgoglioso di essersi fidato di quei due fratelli. Forse erano un po' suscettibili e irascibili ma sicuramente avevano un cuore sincero.
    In quel momento Nadaghar poggiò una mano sulla spalla di Del'jhan prima di salutarlo a sua volta.

    Lo temo anche io. Non preoccuparti, non sei in debito con me, l'amicizia che abbiamo creato ha già saldato il debito.

    Poi cercò di sorridere sinceramente, in maniera naturale.

    Certo, Denawyn è molto appassionata ma sono convinto che questa sia una dote di grande valore in questi tempi bui, dove con facilità si perde la speranza.
    Per quel che riguarda noi, ci rivedremo sicuramente ad Asgard. Sono curioso di scoprire quale destino mi attende. Ad ogni modo, sono sicuro che ci rivedremo e in circostanze più consone alla compagnia.


    Poi terminò volgendo lo sguardo verso il cuore della foresta, in direzione della sorella.

    Devo proprio andare, mi dispiace. Ma sono certo che ci rivedremo.

    Tolse la mano dalla spalla del nuovo amico e con un leggero inchino lo congedò mentre si allontanava. I suoi penseri espressero quel che aveva voluto dire a voce ma che era meglio non dire per non ferire il loro orgoglio.

    Mi raccomando, fate attenzione e tornate sani e salvi ad Asgard.

    In quel momento e in tutti quelli precedenti non riusciva ad evitare di notare lo sguardo di D'Aron fisso su di lui. Come se a sua stessa volta lo stesse soppesando e giudicando attraverso il suo atteggiamento.
    In un primo momento quella sensazione lo intimorì. Si sentiva come quando era nei ranghi delle matrone, il fiato sul collo ad ogni parola o movimento. Anche se aveva la possdibilità di mostrarsi forte ai suoi occhi, trattando con freddezza e astio i due fratelli, decise ugualmente di mostrare il suo lato umano e investire e puntare sulla sincera amicizia appena creata.
    Era ormai molto tempo che aveva smesso di preoccuparsi di ciò che pensavano gli altri di lui.

    Il vento leggero e gelido scuoteva i loro capelli e sollevava la polvere delle pantere in decomposizione disperdendola. L'elfo oscuro pensava che si sarebbero anche loro messi in marcia in direzione di Asgard. Ma D'Aron decise di sedersi su un ceppo per iniziare un dialogo con lui.

    Magari un giorno la ragazza capirà che non si è mai abbastanza forti, contro questi nemici. E adesso veniamo a noi... ti dico quello che so. Tu non sei di qui, o ti conoscerei. E anche se in passato hai servito qualche matrona come guerriero, non hai abbastanza esperienza - o forse dovrei dire forza - per affrontare la Corruzione da solo. Quindi sei un sopravvissuto che deve imparare quantomeno a difendersi. E prima che tu me lo chieda, la Dama d'Argento è una consigliera del Celebrante di Odino e che a quanto pare ha anche doti da veggente, dato che mi ha mandato qui. Solo non mi aspettavo di trovare te.

    Dopo aver fatto una piccola pausa, aggiunse al termine.

    Sentiamo, ci sono almeno andato vicino?

    Nadaghar con un modo di fare composto si voltò in sua direzione rimanendo in piedi, per comodità appoggiò un piede sopra un masso semi-immerso nella neve. Prima di decidere di rispondere decise nuovamente di confrontarsi con lo sguardo del suo interlocutore, era diventato molto più amichevole nei suoi riguardi.

    Cercava di intuire che cosa si aspettasse da lui, trattare con astio delle persone che erano state gentili con lui non era il miglior modo per entrare nelle sue grazie.

    Mi dispiace aver assistito ad un battibecco inutilmente ostile, nonostante i nostri limiti di specie e i nostri trascorsi sappi che li considero amici.

    Fece poi una breve pausa, voleva chiarire in maniera netta quale fosse la sua posizione e non era di certo la sua natura di elfo oscuro a renderlo automaticamente un suo amico. Successivamente assunse un tono più amichevole per evitare a sua volta di indisporre la sua guida.

    Ahime concordo con te, mi sento terribilmente inadatto. È stato umiliante per un assassino addestrato dalle matrone essere sorpreso per ben due volte da queste creature.

    Le indicò con un gesto della mano sinistra. Il discorso proseguì mentre Nadaghar raccontava la sua storia nel dettaglio, raccontandogli ciò che gli era capitato e ciò che lo aveva condotto in quella foresta e quel che aveva condiviso con quegli elfi.

    Ebbene questa è la mia storia. Sembra che il mio destino mi attenda ad Asgard, magari la Dama potrà dirmi di più visto che hai detto che è una veggente.

    Il volto poi divenne più pensieroso, perdendosi in memorie vivide del suo lungo peregrinaggio.

    Sono riuscito a sopravvivere per tutto questo tempo alle creature dell'e'trit, eppure una volta addentrato in queste terre mi sono ritrovato preso di sorpresa due volte su due in due giorni. Come puoi spiegarlo?

    La curiosità lo stava massacrando, era la prima volta da quando aveva incontrato la corruzione la prima volta che si sentiva così impotente e indifeso. Vagando per tutti questi anni su Midgard pensava di essere forte abbastanza da affrontare quella minaccia. Voleva conoscere i suoi punti deboli e migliorarli, almeno poteva essere utile per combattere questa catastrofe.

    Sentirsi debole lo faceva sentire terribilmente esposto e a disagio, decise quindi di cambiare discorso per ricacciare dentro di lui quella sensazione sgradevole.

    Ora sai tutto ciò che bisogna sapere di me..

    Ammise, ma continuò subito con fare curioso.

    Permetti ora che sia io a farti delle domande. Non è la prima volta che sento parlare di questo Celebrante, sembra che ci sia una gerarchia ad Asgard mi puoi dire qualcosa di più su di lui e sul suo ruolo?

    Fece una piccola pausa ricordando la discussione della sera precedente avuta con Del'jhan.

    Inoltre, i due fratelli mi hanno parlato di cavalieri. Da quel che ho sentito io su Midgard sono un ordine vetusto di molti anni fa ormai scomparso. Sembra però che ad Asgard sia presente. Chi sono in realtà questi cavalieri? Ne hai mai sentito parlare?

    Terminata la domanda, decise a sua volta di fare lo stesso giochetto che il cacciatore solitario aveva fatto con lui.

    Di te invece so che sei un cane sciolto, vivi lontano dalla nostra comunità attualmente presente nel sottosuolo. Come mai? Anche tu sei un esiliato? Inoltre non sembri affiliato regolarmente al governo di Asgard, sembra che a volte ci lavori, come se fossi un mercenario.

    Prima hai citato le matrone, sei percaso anche tu stato addestrato da loro? E della comunità sopravvissuta che mi dici? Sapevo che la maggior parte di noi aveva deciso di accogliere l'etri per vendicarsi dei nostri "nemici storici".


    Quel termine veniva utilizzato per riferirsi agli alti elfi, ma non voleva essere troppo esplicito, non voleva rischiare di essere sentito dai due fratelli. Per l'elfo oscuro quella rivalità non aveva ormai più importanza, ma non voleva permettere di creare ancora più ostilità tra loro di quanto già non ci fosse.

    Fu in quel momento che si rese conto di essersi perso in troppe chiacchiere, lo stesso D'Aron aveva suggerito di tornare in breve tempo in città, ma non aveva dato segno di volersi spostare.

    Accidenti..mi sono perso in chiacchiere quando avevi suggerito di rientrare ad Asgard in fretta. Non dovremo farlo anche noi? Oppure la nostra destinazione è diversa?

    Fu in quel momento che si accorse di una cosa, lui stesso non aveva seguito il suo consiglio, non solo, con la scusa era rimasto da solo con lui. Si era fidato troppo alla leggera di quello sconosciuto perdendosi in chiacchiere, dimenticandosi di una regola che gli era stata insegnata durante il suo addestramento Drow: Non fidarti mai di nessuno, specialmente di un Drow.

    CITAZIONE
    Narrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato altrui

    CITAZIONE
    Stato fisico: In forma, infreddolito
    Stato mentale: Sensazioni contrastanti, si è aperto con troppa facilità con un Drow, forse per l'ansia di abbracciare una comunità tranquilla. Di cui si accorge che D'Aron non sembra farne parte. Come se attraverso le domande si rende conto di quanto abbia più motivi per diffidare per altro.
    Note: Che D'Aron mi stia fregando? rimarrò con il dubbio.
     
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    VIII


    Il Drow ascoltò con attenzione il racconto di Nadaghar, senza interromperlo, ed ascoltò le sue domande. Al suo riferimento ad Asgard o ad un'altra destinazione, D'Aron scosse quietamente la testa.

    Vediamo di chiarire, prima. Se tu pensi che io mi sia posto in maniera ostile verso i tuoi due amici, con ogni probabilità hai dimenticato cosa significhi il termine ostilità per uno con le nostre comuni origini. Quei due, esattamente come te, sono solo dei ragazzi che non dovrebbero girare qua fuori da soli e che io ho rispedito a casa, come è giusto che fosse. Poco importa che Denawyn l'abbia presa sul personale, è un suo problema: se non altro il fratello ha compreso. Le razze di Asgard non sono in guerra tra di loro, e i vecchi dissapori sono stati sepolti nel sangue versato dai corrotti. Se noi abbiamo deciso di starcene per conto nostro, è più per una questione di abitudine.

    Quanto ai cavalieri, forse quelli a cui ti riferisci sono quegli umani che avevano un rango superiore o di nobiltà rispetto ad altri qualche centinaio di anni fa. I Cavalieri del Nord, a cui si riferivano certamente i due fratelli, sono guerrieri votati agli dei e dotati di grandi poteri ed abilità; gente di gran lunga superiori a me, per capirci, anche se conosco anch'io qualche "trucco". Il Celebrante di Odino attuale, oltre a regnare su Asgard, è uno di loro. In giro per il mondo ci sono altri Cavalieri che servono altre divinità, ma in pochi sono in grado di arrivare al suo livello o addirittura di superarlo.


    Si alzò in piedi, e dopo essersi guardato intorno si avviò verso una direzione diversa da quella dei due elfi, facendogli cenno di seguirlo.

    Quanto a me, non sono nè un esiliato nè un mercenario. E neanche un Cavaliere, in caso ti fosse venuto il dubbio. Io preferisco definirmi un messaggero, dato che spesso la Dama d'Argento e il Celebrante mi affidano dei messaggi per chi di noi è rimasto fedele al proprio cervello e non si è venduto al nemico, in particolare da Dama Eilistraee, che è il punto di riferimento di chi non ha seguito Lolth e gli altri folli durante l'Armageddon. Oppure qualche compito speciale, come quello di oggi.

    Proseguirono tra gli alberi, attraversando di quando in quando qualche zona più fitta o più rada e tenendo la guardia alzata in caso di possibili incontri indesiderati. Dopo circa mezz'ora, si ritrovarono nei pressi di un piccolo ruscello che, sotto uno strato di ghiaccio, formava una piccola cascata. Qualche albero spezzato e le rocce rompevano la monotonia della neve che ricopriva il suolo, nelle zone in cui non era riparato dalle piante ancora in piedi. D'Aron si guardò nuovamente intorno, poi si avvicinò ad un monolite di dimensioni superiori a quelle di un uomo.

    Bene, direi che qui può andare. Adesso stai a guardare.

    Si fermò un momento, concentrandosi, e Nadaghar percepisce qualcosa nell'aria. Poi vede la mano destra di D'Aron venire avvolta da un'aura rossastra, mentre il Drow porta il braccio verso l'alto e poi lo abbassa di colpo, in un unico fendente che tagliò l'aria. Sembrava che non fosse accaduto nulla, ma la sua guida sembrava soddisfatta mentre si spostava per andarsi ad appoggiare all'ombra di un tronco. Qualche istante dopo, la roccia si spaccò in due lungo una superficie perfettamente liscia.

    La situazione è questa, Nadaghar. A me è stato chiesto di aiutarti a risvegliare questo potere. Quello che sarà chiesto a te, invece, dipenderà da quello che succederà dopo che avrai raggiunto questo obiettivo. Cosmo, così lo chiamano i Cavalieri. Qualcosa che è dentro di te, e per cui non esistono addestramenti speciali o istruzioni.

    Risvegliare il cosmo doveva essere un qualcosa di soggettivo, non seguiva necessariamente uno schema preciso e probabilmente non c'era un particolare addestramento. Bisognava trovare la giusta chiave di lettura dentro sè stessi.

    VhNVNtX

    Orbene, adesso dobbiamo passare al pratico. D'Aron ha chiarito che non c'era ostilità nel suo modo di rivolgersi ai due fratelli, ma è anche vero che da quelle parti la severità è di casa. Nel frattempo ti viene fornita una piccola dimostrazione di cosa possa essere il cosmo, e a quanto pare quella energia la devi risvegliare anche tu. Il problema è: come riuscirci? Hai spazio creativo, non ti dò volutamente istruzioni precise. Vediamo che t'inventi, chiaramente non ci riesci al primo tentativo ma alla fine qualche minimo risultato lo ottieni. Magari a Nadaghar potrebbe tornare utile il ricordo del famoso eroe luminoso...
     
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