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Chrisie per Lamiah

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    Deus dormit
    Et liberi ignem faciunt
    Numquam extinguunt
    Ne expergisci possit
    Omnia dividit
    Tragedia coram

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    Amandum quae
    Et nocte perpetua
    In desperatione
    Auroram videre potest
    Mane tempus expergiscend




    Non esisti ancora. Chi sei? Cosa? Ma sono domande che si può porre chi non ha ancora nessuna storia? Sei in un non luogo dove tempo e spazio sono un'opinione, dove corpo e mente sono entrambi frammentati al punto da non esistere più persino nella memoria. E senza memoria non si ha personalità, identità, non si ha ancora una storia che dica perché si è diventati questo. O meglio, non-diventati.
    Non esisti come forma, come sapore, come essere.
    In un mondo bianco tutto è uguale. Tutto è immobile e perfetto. Un rumore assoluto di contro al silenzio.
    Poi qualcosa trema.

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    Una mano sembra esserci in qual bianco immobile; si immerge in esso, affonda per poi riemergere con un qualcosa.

    Sei tu? Sempre che possa esistere un tu in questo mondo.



    NOTE MASTER: Eccoci al tuo addestramento.
    Essendo di primo pelo per quanto riguarda i gdr, cercherò di accompagnarti nella lore del forum passo passo. Ma prima ti smembro il pg.
    Cioè? Del tuo pg, come creazione, non esiste nulla è nel mare bianco delle storie – passami l'immagine poetica.
    Quindi cosa succede se non ho il pg? Sarai tu a ricrearlo. Non come io narrante/personaggio, ma come io scrittore.
    Cosa è Niana? È questo che deve essere il tuo primo post. Il concetto, da concretizzare in un oggetto, che faccia da ponte, quindi che faccia vivere il tuo pg. Dargli consistenza nel mare bianco delle storie per farlo riemergere. Un qualcosa da cui hai inventato Niana e che la rende unica. Quello che ti ha spinto, dunque, a creare lei piuttosto che un altro. Non hai coscienza, non hai storia, non hai memoria, non hai personalità; non persino coscienza di un ambiente o di altro. L'unica ancora verso la realtà è questo oggetto che devi tirar fuori e da cui concretizzeremo post a post il tuo pg come uno scultore fa con il marmo.
    E cercherò di immergerti nella lore del forum e degli specter.
    Mi puoi trovare per mp per qualsiasi dubbio e altro.
    A te la tastiera.
     
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    Il tutto e il niente, giorno e notte, luce ed ombra, vita o morte…. un'immensa distesa bianca, sconfinata, silenziosa eppure...
    Non è semplice non sentire il silenzio ma si percepisce del potere, una forte energia, come se nell'assoluta assenza vi sia compreso l'universo intero composto dai quattro elementi primordiali (acqua, aria, terra, fuoco).

    Di fronte ad un'occhiata disattenta, potrebbe apparire come la "fine" di tutto, come un punto di non ritorno.

    Ma ad uno sguardo ben attento è palese la forza con la quale la luce sta illuminando qualcosa.
    Forse un cammino, o una possibilità, o forse ancora ci vuole svelare una verità.
    Ma saremo in grado di vederla?
    Guardiamo gli oggetti e tutto ciò che di concreto conosciamo è vicino a noi, ma possiamo anche “vedere” quello che non è visibile ad occhio nudo.

    Una scalinata inizia ad apparire, si intravede appena, via via sempre più nitida.
    I gradini sono grandi, in pietra chiara, freddi come il ghiaccio.
    Alle estremità di ognuno di esso piccole fluorescenze si muovono in maniera scomposta, creando tra di loro una sinfonia di colori che illumina la scalinata.
    La fine di essa è impercettibile, infinita, sembra quasi entrare dentro il cosmo, come a toccare le stelle mentre danzano tra loro.

    Man mano che con lo sguardo si sforza di scrutarne la fine, si viene solo abbagliati da una forte luce e la gradinata pare nebulizzarsi, svanendo su se stessa.

    La luce raggiunge il picco di luminosità per poi lentamente attenuarsi e lasciare il posto ad una sagoma… un oggetto….
    Uno specchio...

    Un oggetto molto ricco in termini di decori, ornamenti, in oro bianco fine ed in cima ad esso era incastonata una pietra nera come la notte.
    Non era una pietra comune ma una Boji.
    Una pietra particolare che si narra sia legata alla consapevolezza.
    Capace di donano la forza necessaria all’individuo per affrontare il lato oscuro di se stesso, favorendo l’emersione delle emozioni represse e dei ricordi, facilitandone il flusso energetico in modo che possano iniziare a trasmutare.
    Eppure c’è qualcosa di strano in questo specchio.

    La memoria di perde in ogni riccio del suo intarsio.
    Ogni sua curva, scanalatura, rientranza pare corrispondere ad una emozione diversa.
    Amore, angoscia, dolore, rabbia...paura...eccitazione...calore… così tante da rendere difficile decifrarle.

    Lui copia... lui non inganna...
    Lui riflette le immagini che vede presentandole così come sono.
    Lui mostra la vera immagine delle cose.
    Tuttavia, può anche diventare riflesso di altro, riflesso di interiorità, può mettere a nudo desideri, segreti, stati d'animo, sentimenti sepolti e soffocati.
    Lui copia... ma scava dentro.

    L’uomo vive di luce, di colori, di riflessi ma è proprio quando la luce è assente e il buio prende il suo posto, se ne riconosce l’importanza.
    La luce permette all’uomo di fare esperienza, gli permette di vivere, senza limitarsi alla sopravvivenza ma percependone i colori ed apprezzandone la maestosità.
    Esso percepisce la sua realtà grazie al bagliore, alla luce; e tramite i loro occhi raggiungono il loro intelletto permettendo di essere coscienti di ciò che ci circonda.

    Senza di essa, il mondo è solo un insieme di confuse masse incolore, di ombre, sussurri, parole non dette che rendono quel buio così insolitamente affascinante...


    “...forse nel tuo specchio non sei più quella di ieri
    ma non devi credere ai sorrisi degli specchi
    raccontano bugie lunghe come il tempo
    c’è uno specchio nei miei occhi
    e nella bianca luna
    qui a guardarti nello specchio dei miei occhi e vedrai ti riconoscerai...”
     
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    Etiam capillus unus
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    habet umbram suam.




    εξουσία
    Energia




    Lo specchio pulsa di energia. Il mondo intero si incrina per un attimo come se qualcosa da esso nascesse. Energia. Un energia che investe quel mondo facendolo essere. Non è più un qualcosa di indefinito. La stasi lascia il posto ad un movimento.
    Sei tu.
    Quel qualcosa che da forma a questo mondo. Quell'energia proviene da te e da quel quid che pulsa dentro di te. Tutto questo proviene da te. Il mondo da bianco prende forma e colori che è il tuo Io a mostrarli. Quell'energia è una consapevolezza di essere. Non più bianco.
    Ma definito. da cosa? Dai tuoi pensieri. Si perché hai pensieri, hai domande, e quest'energia, questi turbamenti, scuotono l'immobilismo del mondo plasmandolo intorno a te, con te e vivi.
    Cosa sei? Chi sei?
    Lo specchio rimanda un qualcosa che sei te. Non più amorfo. Non più un idea. Ma sostanza.
    Sei te? Anche se non lo sai i tuoi occhi guardano rapiti quell'immagine, le tue mani sono e le sensazioni che ti rimandano non le hai mai provate prima.
    E il mondo pulsa con te, la tua energia è la sua e in quel mondo che plasmi tu sei tu.
    Solo ed esclusivamente tu.



    NOTE MASTER: prendi coscienza di quello che sei. Quindi continuiamo a mettere creta su creta formando il tuo personaggio.
    Quello che senti attraverso questo mondo indefinito, perfettamente immutabile e immutato, statico è un che di potentissimo, come un cuore, un'energia, che inizia per la prima volta a scorrere in questo mondo. Un singolo colpo che scuote l'ambiente: lo incrina, lo plasma grazie a te che acquisisci coscienza e pensiero.L'energia dell'io del tuo personaggio. Quindi nel bianco, nell'immobilismo tu sei qualcosa di imprevedibile, mutevole, che ha pensieri autonomi e indipendenti; questo muta e crea il mondo: un ambiente in cui il tuo personaggio si sente a casa propria. Un luogo che lo caratterizza, lo fa sentire sicuro e forte di quello che è in contrapposizione a quello che era prima cioè indefinito e senza storia alcuna. Un mondo che lo fa sentire al sicuro, li da la sensazione di familiarità. Tornano anche i cinque sensi che danno al tuo corpo e a te maggiore sicurezza di spostarsi, descrivere questo mondo, toccarlo, dandoti un controllo più preponderante sul tuo personaggio. Finalmente anche alle sensazioni il tuo personaggio può associare un corpo che finalmente scorge. E può descrivere sebbene al momento, non riconosca come proprio subito.
     
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    Intorno a quell’oggetto un tappeto di profumi, colori e suoni che avvolgono tutto.
    Molteplici fiori colorati adornano tutto lo spazio circostante.
    La Vinca minor a cinque petali di colore azzurro-violetto che produce striscianti radici che tra di esse si legano creando nodi indissolubili.
    La Syringa Vulgaris lillà i cui fiori emettono un profumo dolce e floreale che riempie l'aria, il Thymus serpyllum, il cui profumo avvolgente a tratti quasi stordente.
    Ed ultima ma non per importanza la Rosa-tea. Una rosa bellissima ed elegante, ma dalle moltissime spine, quasi a fungere da barriera protettiva.

    Una leggera melodia accompagna quello scenario, creata dalla stessa natura, il volo degli insetti, il fruscio delle foglie, l’erba strofinata dal vento, il rumore dell’acqua che accompagna il tutto armoniosamente.
    Ma questa non era la realtà che la circondava.
    Quasi svegliandosi da un sonno, circospetta e confusa, si accorse che quello che stava ammirando, quel paesaggio così perfetto ed immutabile, era solo un riflesso.
    Distolse per un attimo lo sguardo…
    L’oscurità delle colline che si scorgevano all’orizzonte sovrastava quel luogo.
    Gli alberi erano altissimi e nudi di fogliame, le loro braccia spezzate su alcuni di essi, e allungati verso l’esterno su altri, come fossero intenti a catturare qualcosa,
    L’aria era gelida e pungente, tagliente sulla pelle.
    Il frastuono dell’acqua che scorreva da quel ruscello era assordante.
    L’acqua che restava stagnante acquisiva il colore del sangue, rapprendendosi sugli argini ed emanante un odore nauseante.
    Il vento sembrava mormorare parole, quasi come una filastrocca angosciante.
    All’improvviso un lampo che dilania il cielo, svela un prato di fiori neri e bianchi completamente ghiacciati.
    Degli occhi invadenti scrutano tutto questo.
    Sorprendente come quello specchio rifletta tutto ciò che vede ma divergendo completamente l’effetto.
    Un inganno forse? Come può un oggetto di tale bellezza fare inganni così prestigiosi.
    Lo sguardo che si poggiava su questo scenario non era atterrito, anzi più lo sguardo si insinua oltre, più era vorace di dettagli.
    Ma quello specchio non riflette solo l’ambiente… c’è anche una figura
    una figura di donna … la sua figura… il suo corpo
    Osserva quel corpo come se non fosse il suo, come se facesse parte del paesaggio.


    Chiude gli occhi, porta le mani davanti a sé, una sopra l'altra.
    La mano in basso con il palmo rivolto verso il cielo, quella in alto con il palmo nella direzione della terra, come a tenere qualcosa tra esse.
    La mano in alto inizia a muoversi molto lentamente, tirandosi dietro quella in basso, come se tra le due ci fosse un filo invisibile che le lega.
    Le punte delle dita, si sfiorano tra esse, leggere e quasi impercettibili.
    Respira lentamente
    Sente il cuore battere
    Il sangue che scorre
    L'aria che la sfiora
    Il corpo parla, a volte sottovoce, altre volte urlando, ma parla, parla sempre e lei lo sta sentendo.
    Ogni parte del corpo parla, ogni parte di esso ci dà una lettura delle emozioni che lo stanno percorrendo.
    Più percepisce emozioni e più prende consapevolezza del suo corpo.
    La dimensione corporea e quella mentale si rispecchiano l’una nell’altra.
    Il suo corpo come uno strumento, un potente alleato.

    …Nessuno può mettere ordine nella tua Testa….
    Ti avranno così…. Caos e tempesta!....
     
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    Il corpo com'è?
    Bello? Lo sente quell'essere che quel corpo è l'arma principale, è il suo modo di essere e di esistere in un mondo che non è più bianco. Un corpo che è stato anche la perdizione di se stesso.
    La mano si allunga verso lo specchio che rimanda quest'immagine. È lei ma è ancora estraneo questo concetto. Vede la mano che è la sua mano, si tocca la guancia ed è la sua. Il profumo del lillà inebria la stanza, quel luogo, lei stessa.
    Il tatto ed ora il senso dell'olfatto. Vede, sente, il battito che avvertiva prima è il suo stesso battito, al centro del suo petto. Si vede allo specchio. Completamente nuda.
    Ma non c'è nulla che può essere definito imperfezione. Né negli occhi, né nella pelle, perfetto l'ovale del viso così la proporzione delle forme.
    Il profumo del lillà è predominante ma non è forte da far male, anzi è come una carezza leggera, come se il suo profumo riecheggiasse nella sua mente aprendole lo spazio a qualcosa che viene definito ricordo.
    Nello specchio le forme e i luoghi cambiano.
    Vi è una stanza con colonne di marmo bianco, di un palazzo antico e perduto nel tempo, con la Syringa Vulgaris posta in alto su una delle culle.
    Una dolce nenia, si spande nell'aria insieme al profumo. Il vagito di un neonato.
    Mani che lo stringono al petto. Sono le tue. La nenia continua con quella voce materna che lo culla e lo protegge da tutto. Sei una madre.
    È lei?
    Un ricordo forse. Una lacrima le scende dal viso ed è la prima nota imperfetta insieme parole che riecheggiano tra il profumo e i ricordi che arrivano e sono terribili.

    «Le tue bugie, non so se mi hanno amata per davvero»




    «Al sole eri sereno, perdevo la rotta quando ti avvicinavi»


    «Potevi squarciarmi, ti avrei perdonato sempre»



    Cosa resta ora? Solo il Caos.
    Afferrare quello specchio non aiuta. Quel mondo bianco e immutabile ora sei te. è sempre stato te.
    Quel posto vive per e con te. Muta al mutare dei tuoi pensieri. Che sono caotici, senza senso.
    Lo specchio è lì.
    Come nel silenzio di una stanza in penombra illuminato dalla luna, lo specchio antico e silente rimane sospeso nel nulla, come un portale verso un oscuro abisso. L'abisso della mente di chi ora urlava in preda al caos dei suoi pensieri.
    La superficie del vetro cominciò a fremere, sottili crepe apparvero lungo i bordi, come se una forza primordiale si risvegliasse dall'interno. Sei tu lo specchio. Un riverbero rosso si diffuse lentamente, come se le stesse viscere del cosmo stessero emergendo da dietro il vetro opaco. Il mondo trema. Ha paura di quella forza che scorre anche in te facendo si che tu possa essere di nuovo.
    Trema lo specchio, si incrina il vetro e con esso quella scena. Ti mozza il fiato. Infranto il tuo cuore come i vetri.
    Gocce pesanti e rosse, di un rosso profondo come l'agonia che stava sentendo, colavano lungo la sua superficie, disegnando strane figure e segni incomprensibili nascondeva la scena della madre che cullava un figlio. I lineamenti della donna distorti da un'agonia silenziosa, mentre il suo sguardo rimaneva fisso su qualcosa che solo lei poteva vedere.
    Il bambino, avvolto in panni logori, sembrava essere in un sonno senza fine, le sue piccole mani riposavano tranquille contro il petto di lei. Un cullare fatto con un amore intenso, ma il dolore nei suoi occhi tradiva un tormento fatto di sofferenze nascoste.
    Nel riflesso dello specchio la madre col figlio, sei tu, la sofferenza dell'una è la tua. Un frammento di dolore diviso tra due mondi.
    Trasuda attraverso il vetro verso il mondo esterno, il sangue che cola macchia questo mondo e le tue mani.
    E così, nel silenzio rotto solo dal gocciolio ritmico del sangue e dei singhiozzi, la scena rimaneva come indelebile; una madre e un figlio intrappolati in una danza eterna di amore e angoscia, mentre lo specchio continuava a sanguinare silenziosamente.
    Il dolore è forza per te. Il ricordo del dolore fa tremare tutto...ogni cosa...persino te.
    Il profumo del lillà continua ad accarezzare tutto incurante e indifferente.
    E tu lì a guardare.
    I tuoi ricordi. È un tuo ricordo.


    NOTE MASTER: Andiamo avanti.
    Tutto muta. Questo paesaggio lo conosci come tuo, il profumo del lillà anche. Hai la netta sensazione che lo avevi già sentito prima e ne sei legata in modo particolare.
    Nello specchio vi è la scena di una madre con un figlio – hai libertà di descriverla nel modo che senti più tuo – e i tuoi ricordi affiorano sempre di più. Oltre alla percezione del tuo corpo che è tuo – descrivilo pure – i tuoi ricordi tornano come uno tsunami e ti fa male. La scena è un tuo ricordo e questo dolore, questa sofferenza ti fa urlare, fa male. Perché?
    Io ti ho dato alcuni spunti libera di usarli di ampliarli, di descriverne altri.
    Descrivi pure tutto, entra nel tuo personaggio e riprenditi il tuo pg e i ricordi insieme ALL'ENERGIA GIALLA( descrivi anche questa forza che ti scorre dentro) che fa si che tu finalmente acquisisci coscienza di te e il mondo bianco inizia a creparsi sempre di più. A cadere come vetri infranti.
    Ferma a questo punto il tuo post.
     
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4 replies since 2/11/2023, 22:02   223 views
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