Hel's Rock Cave

Fight Test per la Blu di Kalego

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    ♦ post I ♦ HEL'S ROCK CAVE astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Avevano vinto, in modo alquanto netto, per ben due volte. Asgard si era salvata ancora, sicuramente grazie anche all’intervento degli alleati che avevano fatto fuggire con la coda tra le gambe quella dannata Corruzione. Avevano combattuto, avevano sofferto, ma poi erano riusciti a rialzarsi e a confrontarsi insieme, anche a parole. Quell’incredibile riunione era terminata da poco, e aveva lasciato in ognuno dei partecipati una sensazione comunque diversa, ma avrebbe fornito sicuramente una carica di speranza. Quella speranza sarebbe stata un vero e proprio toccasana per il periodo in cui stavano vivendo, dove anche la più piccola ma significativa conquista voleva dire davvero molto.
    Non restava che scrivere il proprio destino e quello del proprio popolo, sfruttando quel momento di quiete prima della tempesta per ricostruire e riprendersi al cento per cento. Astra era impaziente di rialzarsi e progredire, portando Asgard a essere nuovamente una potenza che sarebbe stata riconosciuta e temuta da tutti. Avrebbe ricominciato a dirigere i lavori di ricostruzione, avrebbe cercato un modo per diventare ancora più forte, avrebbe...

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    Ancora tu? Che tu sia maledetta, Lunitari... si può sapere cosa vuoi da me?

    Purtroppo, però, fece lo sbaglio di guardare nel cielo, che era per lei un gesto involontario quando stava pensando a qualcosa. E, nonostante fosse pieno giorno, la vide ancora una volta. Lei, la luna rossa di Lunitari, costante monito dei suoi fallimenti e delle sofferenze che la vita aveva ancora in serbo per lei. Quella volta, però, non si limitò a una semplice apparizione, no, quella dannata volle giocarle un tiro mancino.

    Cosa?! Come...?

    I suoi occhi si ribaltarono all’indietro, assumendo un colore rosso come quella stessa luna. I pensieri si fecero confusi, esattamente come le immagini che violarono la sua mente.

    Lo riconosceva, era quel Custode di Gea che aveva preso parte all’ultima battaglia campale ad Asgard, e che aveva appena partecipato alla riunione che vi fece seguito. Il cosmo di lui sembrò mutare colore, cambiare... in peggio. Una strana voce, che non riusciva a capire se fosse di donna o di uomo, mise in guardia la giovane Megrez di un pericolo in seno alle terre del nord. E quel ragazzo, Junichiro, era inspiegabilmente al centro di tutto quel vortice indistinto.

    Gli occhi di Astra tornarono normali, color oro come sempre, fece un passo malfermo in avanti per mantenere l’equilibrio, ma il suo stesso essere non sarebbe stato più lo stesso. Per quanto odiasse doverlo ammettere, le sofferenze e le maledizioni annunciate da Lunitari non si erano mai sbagliate. Nonostante quella sua malvagità, ella era stata brutalmente onesta nel rivelare ogni destino nefasto, quasi ne traesse vantaggio e giovamento.

    Sarebbe davvero rischioso ignorare quell’avvertimento così diretto. È la prima volta che Lunitari ha condiviso così tanti dettagli di ciò che potrebbe accadere o che, ancora peggio, potrebbe già essere accaduto. Quel Cavaliere è ancora ad Asgard, e non posso permettere che succeda qualcosa. Qualsiasi cosa. Forse il pericolo non è ancora reale, ma non posso rischiare la vita della mia gente per non aver confutato ogni dubbio.

    E così, ligia al dovere come pochi, Astra Megrez decise di fare la cosa più nobile che le venne in mente: affrontare quel potenziale pericolo in prima persona, limitando qualsiasi possibile conseguenza su Asgard. Non restava che attirare il ragazzo con uno stratagemma fuori dalla città, dove niente e nessuno avrebbe potuto disturbarli. Avvisò il Palazzo Reale che sarebbe uscita in missione alla Foresta di Ametista – che una volta era territorio dei Megrez – cosa che spesso faceva da quando era diventata Cavaliere. Nessun allarmismo, perché in fondo non si fidava ciecamente di Lunitari, ma tutti l’avrebbero considerata in missione, e avrebbero mandato rinforzi o squadre di recupero e soccorso se mai fosse stato necessario. Allarmismo sì, ma fino a un certo sensato punto, non potevano sprecare risorse in quel momento così delicato.
    Avrebbe aspettato qualche ora, per non destare alcun sospetto, e poi si sarebbe cimentata in ciò che le veniva alquanto bene: cercare persone (o cose). Lo aveva fatto innumerevoli volte ultimamente, cercando di svoltare il suo destino una volta per tutte. Non sempre era andato tutto secondo i piani, ma aveva ormai capito come affrontare o aggirare gli ostacoli.


    -----------------------------------------------------------------------


    Sapeva di poterlo trovare in quella zona di Asgard. Non perché lo aveva in qualche modo fatto seguire, ma perché la fitta rete di difesa e sicurezza della città doveva necessariamente tracciare ogni persona esterna che dimorasse anche solo temporaneamente all’interno delle mura. Non era per mancanza di fiducia, assolutamente no, ma la prudenza di quei tempi non era mai troppa. Era bardata della sua Robe, pronta per ogni evenienza, il mantello candido di ordinanza che completava un perfetto quadro generale. Si mosse a passo tranquillo ma deciso in direzione di Junichiro, approcciandolo frontalmente per non dimostrarsi diffidente o scontrosa. Fu lei la prima a parlare, perché ovviamente doveva farlo per iniziare quell’importante discorso.

    Salve a voi, Junichiro. È un piacere incontrarvi nuovamente ad Asgard. Sono felice che il nostro clima inospitale non vi abbia scoraggiato dal trattenervi qualche giorno in più.

    Le braccia erano rilassate lungo i fianchi e un lieve accenno di sorriso apparve sulle sue labbra.

    Perdonate la mia impertinenza e la mia schiettezza, ma qui al nord non ho molte occasioni per mettermi alla prova con Cavalieri di altre Caste. Il vostro contributo nell’ultima battaglia e il vostro cosmo non sono passati inosservati e hanno attirato la mia intenzione. Posso chiedervi un duello amichevole, tra due guerrieri di pari valore?

    E almeno in parte, in realtà, era vero. Astra cercava sempre nuove sfide per migliorare il proprio potere, e non aveva mai disdegnato incontri più o meno amichevoli a suon di cosmo. Perché chi dice che non si può trarre vantaggio anche dalle situazioni più difficili? Lei aveva ottenuto il suo status di Cavaliere e persino il suo legame con Hel soffrendo le pene dell’inferno, quasi letteralmente se si pensava a Helheim. Non si sarebbe certo scoraggiata di fronte a un’indagine dagli esiti incerti, che però poteva mettere al sicuro il suo popolo. Certo, in circostanze normali non avrebbe mai e poi mai tentato un approccio così diretto, non era nel suo stile e non lo riteneva del tutto educato, ma il gioco in quel caso doveva valere la candela.

    Venite. Conosco un posto perfetto dove testare le nostre abilità senza disturbare o essere disturbati. Non è molto lontano da qui, e possiamo avvalerci della magica tecnologia di Asgard per arrivarci.

    La giovane Megrez, una volta che il Custode di Gea avesse accettato, avrebbe offerto lui una cavalcatura meccanica, così da accompagnarlo al galoppo verso un territorio a lei molto familiare. Un luogo che fu dominio dei Megrez per lunghi anni, ma che ora era in mano alla Corruzione. La Foresta di Ametista distava pochi minuti a cavallo dalle mura della città e ci sarebbero arrivati in un battibaleno. Non sarebbero entrati nel groviglio degli alberi sempreverdi, ma si sarebbero fermati nella radura al suo limitare.

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    La ragazza sarebbe scesa dalla cavalcatura meccanica con elegante calma, attendendo che l’altro facesse lo stesso, per poi continuare a parlare con un’espressione più seria in volto.

    Junichiro, Custode di Ama-no-Iwato, vi ringrazio ancora una volta per il vostro fondamentale supporto ad Asgard. La determinazione e l’eroismo che avete dimostrato saranno d’ispirazione a molte canzoni qui al nord. Persino l’alleanza tra le nostre Caste si è rafforzata, e sono certa che la Corruzione stia tremando, nascosta nell’ombra cui è tornata.

    Lo credeva davvero e non lo diceva solamente per allungare il brodo. Quel guerriero aveva combattuto per Asgard e lei non se lo sarebbe dimenticato. Ed era anche per quello che gli stava dando quell’ulteriore possibilità di decidere un destino diverso.

    Proprio per questo motivo, proprio per il sacrificio che ci avete donato senza chiedere nulla in cambio, non capisco questo vostro cambiamento.

    Fece una pausa per far depositare quelle parole, che erano l’inizio di un discorso ben più duro e deciso rispetto a com’era iniziato. Incrociò le braccia al petto, come involontario segno di difesa, cercando di spiegare al meglio quello che stava accadendo. A un occhio esterno sarebbe potuta sembrare pazza, visionaria, ma era certa che l’interlocutore non fosse del tutto estraneo a quella possibile rivelazione.

    Quale cambiamento, direte voi, e voglio evitare giri di parole. A quella maledetta luna rossa che voi sicuramente non vedrete nel cielo...

    Indicò in alto con un breve movimento del dito indice, senza lasciare la posizione a braccia conserte.

    ...non è sfuggito ciò che sta accadendo dentro di voi. Non potete conoscere Lunitari, ma qui ad Asgard è portatrice di tremenda sventura. Quando appare, qualcosa di terribile accade alla popolazione e, fino a oggi, non si è mai sbagliata.

    Purtroppo era vero, anche se doveva ancora lasciare il beneficio del dubbio perché, in fondo, Junichiro se lo meritava per quanto aveva fatto per loro.

    Non esiste solo Yggdrasill quale elemento soprannaturale e inspiegabile nelle nostre terre, anche Lunitari può svelare ciò che è nascosto. Lei, però, oltre a rivelarsi quando vuole, sembra essere specializzata nel pericolo, nel dolore e nella sofferenza. Non chiedete a me ulteriori spiegazioni, perché sono certa che voi, in qualche modo, sappiate già di cosa io stia parlando.

    Le espressioni del volto di lui avrebbero tradito qualcosa? Spesso era difficile decifrare i più piccoli dettagli di un viso, i suoi impercettibili movimenti, ma lo Spirito difficilmente poteva essere camuffato. E quello del Custode sembrava strano, non ancora pericoloso, ma sicuramente in un vortice di profondo cambiamento.

    Ma poco importa. Non è mio dovere interferire con il vostro destino, specialmente quando ancora tutto deve essere deciso. È mio preciso dovere, però, dimostrare che non siete un pericolo per Asgard.

    Le braccia tornarono lentamente lungo i fianchi, mentre la sua espressione si normalizzò un poco, rivedendo i luoghi della sua infanzia – poi distrutta dalla Corruzione.

    Quindi, eccoci qui, benvenuto alla Foresta di Ametista, dove una volta risiedeva la mia famiglia, la mia casata. Ora è divorata dalla Corruzione, ma non lo sarà ancora per molto, che Hel mi sia testimone. In ogni caso, in questo spiazzo relativamente tranquillo al limitare della foresta, nessuno verrà a disturbarci. Né amici, né nemici.

    Allargò le braccia e si rivolse direttamente alla Foresta per mostrare la grandezza di quel luogo, che prima o poi, ne era certa, se lo sarebbe ripreso.

    Testiamo il nostro cosmo. Io, Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma, Campione di Hel, sono pronta a farlo.

    Il suo potere violaceo cominciò a manifestarsi con bagliori color Ametista, ancora del tutto inoffensivo e solamente scenico, per il momento.

    Non trattenetevi, perché io non lo farò. In nome della nostra alleanza, per me non sarà un duello mortale. Mi aspetto lo stesso da voi, ma sono pronta a rispondere nel caso in cui le ombre che Lunitari ha percepito incombere su di voi si rivelassero una realtà già irreversibile.

    Quello che sembrava un ghigno famelico apparve sul suo volto, perché lei era ufficialmente entrata nella modalità dogmatica, ferma sostenitrice di Asgard e pronta a tutto – anche ai metodi meno ortodossi o moralmente accettabili – per il successo e la protezione di se stessa e del suo popolo.

    Se non vi dispiace, vorrei iniziare proprio io, per dimostrarvi la mia serietà e il mio rispetto in questo incontro. In guardia, Cavaliere.

    E, così, dalle parole si passò ai fatti. Fatti che avrebbero potuto rivelarsi un piacevole scambio di opinioni a suon di cosmo oppure una battaglia all’ultimo sangue. Tutto dipendeva dalla verità di Junichiro, che in quel momento solo lui poteva conoscere.
    Astra si allontanò spostandosi all’indietro alla massima velocità consentita, mentre tanti minuscoli e quasi impercettibili cristalli di Ametista misti alla tremenda abilità Spirito, avrebbero cercato di avvolgere l’area in cui si trovavano. Quelle erano le ormai famose Nebbie Viola di Asgard, che stavano terrorizzando molti campi di battaglia da quando la giovane Megrez era diventata Cavaliere. Ma c’era di più. Gli Spiriti della Natura, i guardiani del vento, avrebbero sospinto il pulviscolo cercando di concentrarlo maggiormente dove l’avversario si trovava e, in modo del tutto naturale vista la vicinanza della foresta, trascinandosi dietro una miriade di rami, aghi di pino e piccoli detriti per rendere ancora più difficoltosa la vista e la concentrazione.

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    In quella situazione decisamente poco confortevole sarebbe stato facile avere la necessità di respirare o, magari, aumentare il ritmo del respiro perché colti alla sprovvista, no?
    Quell’attacco combinato, in cui tutte le sue abilità si sarebbero perfettamente amalgamate, avrebbe cercato di raggiungere l’avversario alla massima velocità possibile, cercando di coglierlo anche solo un poco impreparato. L’obiettivo era quello di sfruttare l’effetto sorpresa per provocare una cospicua inalazione volontaria o involontaria di Ametista, cercando di soffocarlo ma, soprattutto, di debilitarlo dall’interno del corpo – probabilmente indifeso e molto vulnerabile. Se lo stratagemma avesse dato i suoi frutti, sarebbe stato molto difficile per l’uomo accorgersi delle conseguenze fino a che non sarebbe stato ormai troppo tardi. Alla fine una leggera brezza violacea cosa potrà mai fare, no?
    Astra aveva giocato la sua prima carta, puntando sull’efficacia di una tecnica che – se subita in modo sostanziale – avrebbe potuto generare una quantità di danni e di debilitazione difficilmente controllabili, uniti alla possibilità tramite lo Spirito di indebolire irrimediabilmente volontà, carattere e determinazione dell’avversario. Forse quel gesto avrebbe permesso di rendere Junichiro meno libero di agire come meglio credeva e, chissà, magari svoltare quello scontro immediatamente a favore del Cavaliere di Delta Uma.
    Usare le Nebbie Viola di Asgard poteva essere stato un azzardo, perché non sapeva se il Custode di Gea ricordasse nei dettagli una tecnica molto simile che Astra aveva utilizzato durante lo scontro con il Drago a due teste. Proprio per quello, però, lei aveva camuffato ulteriormente il suo attacco, che avrebbe comunque agito – probabilmente con effetti minori – se anche si fosse posato sul corpo altrui oltre che per diretta inalazione.
    Distanza e vantaggio strategico, quelli erano gli obiettivi primari della giovane Megrez.
    Bene, Junichiro, che lo scontro per la verità abbia inizio.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Ottimo.
    STATUS MENTALE♦ Scopriamo se c'è qualcosa che non va...
    STATUS CLOTH♦ Intatta.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Mi permetto di tirare un poco le fila in questo primo post, facendo un po’ il “Master”, così passiamo subito al sodo che è quello che conta qui. Tanto siamo già d’accordo sugli avvenimenti e dobbiamo comunque combattere tra noi per il fight test :mke: Siamo in un periodo appena successivo alla giocata “L’Alleanza delle Razze” perché è il momento più utile e sensato per ambientare questo scontro. Siccome quella ruolata non è ancora finita, restiamo molto generici sugli esiti (come ho fatto anch’io). Quindi, introduco la misteriosa questione delle visioni di Lunitari, che avvisa Astra che qualcosa non va, così abbiamo la scusa di unire l’utile al dilettevole e scazzottarci serenamente xD Ti faccio presente la cosa, ti porto ai margini della Foresta di Ametista, ti chiedo di combattere (senza farci troppo male, mi raccomando) e poi, per un gesto di cavalleria che sicuramente mi concederai, mi prendo il primo turno di duello. Nebbie Viola di Ametista che veicolano effetti debilitanti sia a livello fisico sia spirituale [AF], accompagnati dagli Spiriti della Natura che creano un forte vento subdolo per cercare di forzarti a respirarne quanta più possibile [AD]. Il tutto condito da innocui ma fastidiosi detriti, trasportati naturalmente dal vento grazie alla vicinanza con la Foresta di Ametista, per renderti ancora più difficile capire cosa sta succedendo [Diversivo]. All’inizio dell’attacco, mi sono anche spostato più lontano da te per mantenere la distanza [Posizionamento]. Dai che ci divertiamo :kuku:

    PS: il titolo della role è un gioco di parole. Wikipedia mi dice che “Ama-no-Iwato” significa “Heaven's Rock Cave”. L’opposto di “Heaven” (visto il tema criptico del nostro duello) è “Hell”, e Astra è campione di “Hel” (la Dea dei Morti, che si scrive come “Hell” in inglese, ma senza l’ultima “L” xD). Apprezza lo sforzo di fantasia, suvvia, che con i titoli sono un disastro :asd:
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.

    S p i r i t o
    Astra Megrez, ultima discendente della famiglia più nobile di Asgard, si aspettava di ottenere una meritata benedizione direttamente da Odino, il Re di tutti gli Dei norreni. Già si pregustava l’onore di essere nominata Campionessa della divinità più importante, forse dimenticandosi che tale onorificenza fosse già stata riservata al Celebrante delle terre dai ghiacci eterni.
    Il destino, beffardo o forse premonitore, decise diversamente per lei, legandola a doppio filo alla Dea della Morte: Hel. Ella era, effettivamente, la divinità che più si accostava ai Megrez, almeno come simbologia, perché la nobile casata di Asgard era da sempre stata associata in qualche modo alla Morte. Nel bene e nel male.
    Divenendo la Campionessa di Hel, Astra ricevette in cambio un prezioso dono e un prezzo da pagare. Il dono fu l’ottenimento di un’incredibile e nuova abilità: Spirito. Il prezzo da pagare fu un costante e irreversibile contatto con il Regno dei Morti, Helheim, che le regalò un’indesiderata consapevolezza sull’Inferno norreno e sulle sofferenze che in esso venivano perpetrate. L’unica cosa che le permise di mantenere la sanità mentale, fu il non percepire in alcun modo la presenza dei suoi genitori in quel luogo di perdizione, ottenendo la ragionevole certezza che fossero stati accolti nel Valhalla o a Fólkvangr, essendo morti combattendo valorosamente (seppur invano) contro la Corruzione.
    Tralasciando gli effetti psicologici di tale situazione, l’abilità Spirito andò a completare perfettamente le sue potenzialità difensive e offensive. Tramite questo potere, infatti, Astra è in grado di interagire con gli spiriti, nonché di creare e manipolare l’energia spirituale, utilizzandola a suo piacimento. Potrà, quindi, difendersi da minacce della medesima natura intangibile e, soprattutto, creare attacchi devastanti che potrebbero risultare non visibili o difficilmente contrastabili da avversari non dotati della medesima abilità.
    Chi viene colpito da questo insidioso potere, infatti, sentirà un dolore terribile sebbene sul corpo non si noterà alcun danno evidente. Come conseguenza, tale dolore indebolirà la volontà della vittima, il suo carattere e la sua determinazione. Venire sopraffatto da questi attacchi significa perdere completamente conoscenza, fino rischiare di morire e perdere il controllo sulla propria anima (only GdR).
    Tale abilità, estremamente versatile, permette anche di distaccare la propria anima dal corpo e operare tramite una proiezione astrale (espediente molto interessante, ma poco utile in combattimento), nonché di trasportare se stessi e gli altri nella dimensione spettrale o bandire sfortunate anime nella dimensione spirituale (vedi tecnica Helheim).
    Ultima caratteristica, e forse una delle più importanti, è che Spirito può agire da solo o essere combinato a piacimento con il cosmo, nonché con tutte le altre abilità e tecniche di Astra (vedi la dicitura “Spirito (opzionale)” nelle tecniche). L’esempio più calzante è la possibilità, tramite Spirito, di rendere l’Ametista non solo in grado di debilitare l’energia vitale (peculiarità già propria del minerale), ma anche di indebolire irrimediabilmente la volontà, il carattere e la determinazione della malcapitata vittima. Oltre al corpo, quindi, anche l’anima dell’avversario può essere danneggiata o intrappolata nell’Ametista, rendendo il minerale viola una delle armi più mortali e insidiose mai viste ad Asgard.


    TECNICHE
    ♦ Nebbie Viola di Asgard ♦
    [Ametista + Spirito]
    Si dice che nella Foresta di Ametista gli intrusi non morissero solamente dopo essere stati intrappolati dall’Ametista. Alcuni indesiderati visitatori venivano ritrovati semplicemente privi di vita al suolo, senza segni visibili di violenza. Solo in pochi conoscevano il vero motivo, così semplice da comprendere una volta scoperto il segreto. La Foresta accoglieva gli ignari malintenzionati con una nebbia composta di finissimi granelli di Ametista che venivano inalati al primo necessario respiro. Il minerale raggiungeva l’interno del loro corpo, debilitandolo in modo inesorabile fino alla morte.
    Questa tecnica replica questo macabro principio, creando un sottilissimo e difficilmente percepibile pulviscolo di Ametista che cercherà di avvolgere l’avversario avendo un unico scopo: cercare di farsi inalare. Se l’avversario respirerà questi granelli, essi agiranno dall’interno del suo corpo (quasi certamente più indifeso rispetto all’esterno) per cercare di debilitarlo e – se inalati in grande quantità – di soffocarlo. La tecnica, già così insidiosa, potrebbe anche essere supportata dagli Spiriti della Natura, creando, per esempio, una nebbia naturale di goccioline d’acqua per nascondere i granelli di Ametista o una folata di vento per spingerli direttamente verso le vie respiratorie del nemico.

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    - Post I -



    In un modo o nell’altro la spedizione ad Asgard s’era conclusa. Balagos e Kellendros, di nuovo liberi di volare nei cieli limpidi del nord, avevano riacquistato la loro autonomia, intervenendo nell’ultima battaglia insieme al Celebrante, al Gran Sacerdote di Atene ed Amaterasu per mettere la parola fine all’ennesimo tentativo della Corruzione di piegare Asgard. Popoli antichi, schivi e quasi del tutto dimenticati erano tornati in seno alla civiltà, tutto per amore di Yggdrasill e della loro patria, minacciata da un nemico troppo grande da poter essere fronteggiato singolarmente.

    “Anche se possono sembrare incredibilmente diversi tra loro, ad un occhio attento non può sfuggire il senso di unità che li pervade in vista della costruzione di un fronte comune.”

    Avrei dovuto essere genuinamente felice, soprattutto in vista del piano dell’Imperatrice che sembrava coincidere con ciò che era emerso durante la riunione a palazzo, ma non ce la feci. Continuai a ripetermi che tutto stava procedendo per il meglio, che stringere alleanze era nell’interesse delle caste e, di riflesso, del creato intero, ma sentivo scivolare via la passione ed il fervore che mi avevano animato sin dal risveglio ad Ama no Iwato.
    Le voci continuavano a sussurrarmi echi antiche di verità ormai dimenticate, ma il loro tono era talmente flebile da essere più simile ad un sospiro accennato.

    “Perché questo sconforto? È l’alba di un nuovo giorno e sono ancora vivo per potere fare ciò che deve essere fatto; la gratitudine fa parte dei doni che la Madre ci ha offerto per mantenere l’equilibrio, ma è lontana dal mio cuore.”

    I Figli diventano Padri ed i Padri più non sono.
    La tua strada è nella luce, non dimenticarlo.

    Dimenticare per ritrovare se stessi, evolvere come presupposto per abbracciare la vera origine delle cose. Quando il principio ritrovava la fine, la ciclicità degli eventi fioriva nel suo vero significato e gli Eletti potevano sperimentare la gioia dell’armonia delle parti.
    Quella gioia, la sensazione di pieno compimento del proprio destino, mi era completamente estranea.

    “Forse è giusto così, vivere nell’ordine rinunciando alle passioni, a ciò che mi rende imperfetto trattenendomi nella mortalità di quelle spoglie che dovrei lasciarmi alle spalle.”

    Ero un ibrido, un umano che cercava disperatamente di compiere quel salto evolutivo che lo avrebbe affrancato da un’esistenza insoddisfacente e, nel farlo, attendeva le disposizioni del Codice, perché quello era il disegno perfetto di Gea e bisognava accoglierlo nella sua interezza.
    Passai la notte nella stessa locanda che mi aveva ospitato, insieme a parte della Corte di Mezzanotte, dopo la fine delle ostilità nello Yormunheimr, riposando e riflettendo sul futuro. Il giorno seguente, nonostante la rigidità delle temperature, decisi di visitare la città, un gioiello di antichità e tecnologia nanica talmente affascinante da catturare la mia attenzione.

    “Si stanno prodigando per ricostruire le zone devastate dalle battaglie contro la Corruzione. Sono tenaci e non si arrenderanno facilmente.”

    Soprappensiero, trasalii nel momento in cui misi a fuoco le fattezze del cavaliere di Megrez, vestita della sua sacra armatura e perfetta nel portamento tanto quanto nell’eloquio. Le rivolsi un inchino in segno di saluto e carcai di alleviare le sue preoccupazioni.

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    «È un piacere incontravi, lady Astra. Il clima di Asgard risulta sgradevole soltanto a coloro che vogliono piegare la natura ai propri scopi, perché è perfetto così com’è. Chiedereste mai alle umide foreste tropicali di inaridire o ai venti del deserto di accogliere il gelido grecale?»

    Le rivolsi un sorriso, poi un cenno del capo per esprimere il mio assenso.

    «Siete fin troppo gentile ed umile, mia signora. Ho cercato di essere d’aiuto anche se la mia forza è stata appena sufficiente ad infastidire i corrotti che hanno tentato di infettare Yggdrasill. Vi ringrazio per le vostre parole ed accetto volentieri un confronto amichevole.»

    La sua richiesta risvegliò un moto d’orgoglio che avevo sepolto da tempo. Lo scontro con il drago bicefalo era stata l’ennesima prova della mia inadeguatezza, ma l’avevo accettata come parte del compromesso per raggiungere il mio scopo. Comprendevo fin troppo chiaramente i miei limiti, ma apprezzai lo stesso le parole di Astra.
    La giovane guerriera mi offrì un destriero meccanico, suggerendomi di seguirla in un luogo più appartato dove avremmo potuto confrontarci senza recare disturbo ai civili. Montai in sella e, nel giro di pochi minuti, raggiungemmo una radura che si apriva sul limitare di una fitta foresta di conifere e latifoglie. Smontai dopo che Astra ebbe fatto lo stesso e la ascoltai senza interromperla.
    Parlò di Lunitari, un fenomeno soprannaturale che l’aveva avvertita di un cambiamento nella mia persona.
    Lunitari, la luna rossa che brillava nel cielo senza essere vista. Aggrottai appena la fronte pensando agli ultimi giorni trascorsi ad Asgard, alle sensazioni ricevute dalla Caverna Celeste ed al senso di vuoto provato. Possibile che quell’entità riuscisse a prevedere il corso del destino?

    «Se davvero esiste questo cambiamento, mia signora, allora confido che sia per il meglio. Una volta tornato ad Agartha troverò il modo di riflettere su tutto quel che è successo finora e, se non bastasse, chiederò consiglio all’Imperatrice.»

    L’espressione della campionessa di Hel mutò nel momento in cui il suo cosmo iniziò a bruciare più intensamente, un segno inequivocabile della serietà delle sue parole e dell’inizio del duello. Riuscii appena a vedere i suoi movimenti, proprio come nello scontro con la Donna in Rosso, così lasciai all’istinto il compito di attivare i processi biologici minimi per reagire ad una minaccia concreta.
    La Darian si compose velocemente sul mio corpo, proprio mentre il vento cambiava direzione, intensificandosi particolarmente e spirando verso il punto in cui ero rimasto, portando con sé rami spezzati, aghi di pino e terriccio. Nella mia mente l’immagine di Rodhlann si fece più nitida, la sua e quella del suo strano potere, finché un’orribile sensazione di fatica prese il sopravvento. Tossii ed essudai tenebra liquida, cercando di mantenere il controllo per rallentare la respirazione il più possibile. Piccoli graffi ed escoriazioni si aprirono li dove l'armatura era assente.

    “Veleno? No, la sensazione è completamente diversa da quella che ho provato ad Ise. Sento le forze venir meno ad ogni respiro, come se la vita mi stesse sfuggendo dalle mani.”

    Riuscii ad ultimare la difesa composta d'oscurità liquida ed iniziai a comporre i pezzi di quel puzzle estremamente complicato incarnato dalla campionessa di Hel. Si era mossa sfruttando il campo di battaglia per attirare la mia attenzione sul suo spostamento, mentre il mezzo che veicolava il suo potere passava inosservato oltre la mia percezione del pericolo, alterata dal suo stratagemma. Barcollai mentre la tenebra accumulata sugli schinieri generava filamenti viscosi simili ad arti che si piantarono al suolo per mantenermi in equilibrio; qualcosa di molto piccolo, simile a pulviscolo tentò di farsi strada nei liquami neri.
    Pensai, di punto in bianco, alle abilità di Azrael ed al modo in cui avessero quasi spento il mio ardore e la rabbia provata nel vederlo passeggiare ad Ama no Iwato come se nulla fosse. Quel che sentivo, ciò che il mio corpo mi stava restituendo, era una sensazione del tutto simile a quella provata nello scontro con il Daimon.

    "Devo accorciare le distanze ed incalzarla senza pietà. Se continua a sfruttare la nebbia per indebolirmi, cadrò prima di aver sferrato un singolo colpo."

    Bruciai il cosmo e respirai nuovamente, tentando di sopportare quel dolore acuto e viscerale mentre cercavo di recuperare la traccia energetica lasciata da Astra. Scattai frontalmente ed intensificai la luminosità in una cupola di dieci mietri che si muoveva seguendo i miei spostamenti, poi riuscii a scorgerla tra la nebbia sottile.
    Con il corpo appesantito dalla fatica, lasciai che la luce si liberasse dallo schema che la costringeva nella sua forma attuale, illuminando la zona con l'intento di inglobare Astra ed accecarla, così da avere tempo a sufficienza per raggiungerla ed attaccarla. Giunto a circa tre metri dall'asgardiana, sfruttai i fotoni presenti e li condensai sulla punta delle dita, generando dieci raggi sottili che, dopo aver seguito il movimento ad arco delle braccia, provarono ad unirsi nell'unico punto d'incontro possibile: il torace della donna.
    Sapevo di doverla onorare per avermi trattato come un suo pari, ma qualcosa si stava incrinando nel mio spirito combattivo. L'idea di ferirla per misurare la nostra forza iniziò a sbiadire lentamente, come un oggetto lasciato in una stanza buia per troppo tempo.


    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Parlato Altrui

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO: Affaticato ed indebolito a causa dell'inalazione del pulviscolo d'ametista, graffi sparsi e primi danni spirituali lievi.
    STATUS PSICHICO: Concentrato, motivazione in declino.
    STATUS CLOTH: Indossata, graffi sul pettorale.

    RIASSUNTO AZIONI: Visto che durante la battaglia finale nello Yormunheimr ero totalmente distrutto nelle ultime fasi, ho prestato poca attenzione alla tecnica usata da astra contro il corrotto, quindi non la riconosco di primo acchito. Essendo ben camuffate dal vento e dagli aghi di pino, le Nebbie viola di Asgard mi colgono di sorpresa e le inalo in parte, salvandomi in calcio d'angolo grazie al ricordo dello scontro con Rodhlann che utilizzava un potere altrettanto subdolo (spore). Mi ricopro di tenebra viscosa sulla quale vanno ad inserirsi i frammenti microscopici di ametista (un po' come le piume e la melassa, per intenderci, ma a livello microscopico :asd: ) (dif.) ed aumento la stabilità grazie a piccole appendici che mi sostengono dopo aver incassato il brutto colpo. Essendo giorno opto per sfruttare la luce presente nell'area ed imbrigliarla fino a formare una piccola cupola di dieci metri di diametro che segue i miei movimenti, cercando di renderti difficile l'identificazione precisa della mia posizione (div.1). Visto che ti sei spostato fin troppo velocemente per le mie misere capacità, sfrutto la ricerca cosmica come posso e, non sapendo di quanto ti fossi effettivamente mosso, ho presupposto di trovarti dopo un po' di corsetta frontale alla massima velocità [movimento]. A questo punto libero la luce della cupola ed aumento la luminosità cercando di accecarti, in modo tale da avere abbastanza tempo per preparare il vero attacco (div.2). L'attacco è quello descritto nella tecnica riportata sotto, ovvero una specie di rete composta da raggi di luce che tentano di farti a cubetti :azd: [att.]

    P.S.: Ho apprezzato il gioco di parole nel titolo :zizi: Buon fight :fiore:

    P.P.S.: Ho modificato la grafica del post perché ho avuto problemi con forumfree :facepalm:

    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


    TECNICHE:

    Ricordiamo il Mito della Caverna Celeste
    ⟡ Luce ⟡


    "Noi eravamo lì, avvertivamo la presenza della Dea del Cielo e ci crogiolavamo nella sua luce sacra, la stessa che era in grado di dare la Vita e di toglierla con surreale semplicità"




    Addensando una discreta quantità di fotoni presenti nella nostra area di influenza e piegandoli ai nostri desideri, riusciamo a generare, dalla punta delle dita, altrettanti raggi che compiono un movimento lineare, da sinistra a destra, orizzontalmente, per la mancina e da destra a sinistra, nella stessa direzione, dalla mano destra, cercando di ghermire il busto dell'avversario, come una rete sottile e mortale. Qualora i raggi non dovessero incontrare ostacoli, cercheranno di farsi strada nelle carni della vittima, ustionandole e tagliandole senza pietà.



    Credits layout a Dr. Stein
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    Edited by Kalego - 30/10/2023, 18:07
     
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    ♦ post II ♦ HEL'S ROCK CAVE astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Da brava maniaca del controllo qual era, Astra fu felicissima di costatare che quel suo piano stesse filando più liscio di quanto avrebbe mai immaginato. Dopo quell’apparizione così invasiva di Lunitari, non aveva avuto molto tempo per organizzare un’azione pensata nei minimi dettagli, decisa e pianificata a tavolino, quindi aveva dovuto affidarsi più all’istinto che alla ragione.
    E quella era una cosa che odiava nel profondo del suo animo.
    C’erano troppe variabili potenzialmente impazzite in quel suo approccio. Junichiro poteva rifiutare lo scontro amichevole, oppure rimandarlo e non seguirla alla Foresta di Ametista, oppure ancora il Custode poteva già essere “cambiato”, più altri scenari che non ebbe nemmeno il tempo di pensare. E, invece, tutto andò secondo quegli sgangherati piani e il ragazzo acconsentì a tutte le richieste della giovane Megrez senza porre nemmeno troppe domande. Persino dopo quella rivelazione di Lunitari, Junichiro non sembrava affatto turbato, anzi, era stranamente calmo e pacato. Addirittura sempre molto gentile e accondiscendente. Quella sua reazione monocorde poteva destare sospetti a un primo sguardo, ma Astra non lo conosceva così a fondo da poter giudicare realmente il suo strano atteggiamento – che, però, era sicuramente inusuale dal punto di vista di lei.
    In ogni caso, poco importava: l’obiettivo era stato raggiunto e la ragazza aveva ottenuto, con parole e fatti, i risultati sperati. Aveva portato il custode in un luogo in cui non avrebbero potuto nuocere a nessuno, aveva almeno insinuato in lui il dubbio e – forse – aveva anche scatenato in lui un attento esame interiore del proprio essere. Sembrava, quindi, che in quel momento – lì e ora – il Cavaliere di Gea non rappresentasse una minaccia immediata per Asgard, ma forse solamente la fine dello scontro avrebbe fornito qualche risposta in più.
    E quindi? Ah, sì, lo scontro.
    Le Nebbie della giovane Megrez ebbero l’effetto sperato, almeno in parte. Junichiro sembrava non ricordare alla perfezione quello che era successo contro il Drago a due teste, forse per le condizioni in cui versava quando la battaglia contro la Corruzione stava giungendo al termine. Astra, quindi, riuscì a percepire la polvere di Ametista entrare nelle vie respiratorie avversarie, provando una certa soddisfazione nel vedere un suo stratagemma andare a buon fine. Il ragazzo, però, dimostrò ancora una volta di essersi meritato le lodi di lei, perché era certamente un guerriero caparbio e da non sottovalutare.

    Quel potere, quella tenebra... è la stessa abilità dello Spectre che respinsi dai confini di Asgard.

    Quella sorta di catrame, quel buio viscoso, era molto simile a quel primo scontro che ebbe dopo essere diventata Cavaliere di Delta Uma. Solo che quella donna, quel nemico dai capelli misti a pece, controllava anche i morti (o i non-morti, era difficile classificarli), cosa che non sembrava essere una caratteristica del Custode.

    Oppure no, non solo...

    Un altro pensiero fece subito seguito al primo, perché l’avversario sembrava in grado di manipolare non solo le tenebre, ma anche la luce. Un connubio del tutto particolare, un cambio repentino tra oscurità e bagliore, che rese difficile alla giovane Megrez seguirne i movimenti. Ma non c’era tempo di ammirare quell’accostamento di abilità impossibile, perché il ragazzo aveva deciso di volersi avvicinare minacciosamente alla nostra cara Astra. Che impudente. Il cosmo altrui, però, era anch’esso in piena attività e la ragazza riuscì a percepire un veloce accorciamento delle distanze, che la mise subito in allarme. Espanse il potere delle stelle, pronta a tutto, e quando un’esplosione di luce la travolse, cercò di innalzare la sua prima difesa dello scontro, ma il lieve accecamento causato da quel fortissimo bagliore le fece perdere una sola frazione di preziosissimo istante.

    Dannazione.

    Lei era più veloce di lui, quello era indubbio, ma lo stratagemma aveva quasi appianato le loro differenze in quella prima offesa verso Astra. Allargò le braccia reagendo come poteva per recuperare quel tempo ancora più breve di un battito di ciglia che, però, era stato sufficiente per impedirle una difesa perfetta. Un muro di Ametista largo e alto circa due metri, spesso circa cinquanta centimetri, si parò di fronte a lei proprio per proteggere interamente la sua figura. L’attacco avversario partì dopo l’accecamento: raggi di luce che formavano una fitta rete pronta a fare a pezzi ogni cosa. La maggior parte di essi s’infranse sul resistente minerale viola, danneggiando il muro in modo irrimediabile – senza farlo crollare del tutto. I primi affondi, però, scagliati immediatamente dopo il bagliore avversario, riuscirono a passare trovando solamente un costrutto parzialmente formato e, quindi, superando la difesa venendo indeboliti solo in parte.

    Ah!

    Un’involontaria espressione di stupore e sofferenza lasciò le sue labbra, perché sentì il dolore al petto poco prima di riacquistare completamente la vista. Alcuni di quei dannati raggi avevano impattato direttamente sul pettorale della sua Robe, senza riuscire a scalfirla, ma il contraccolpo sul suo corpo fisico le creò dolorosi ematomi. La zona del seno doleva, ma più che la sofferenza fisica era il suo orgoglio a esser stato maggiormente ferito. Non si sarebbe mai aspettata di essere colpita al primo attacco, non così, non con quella differenza cosmica, e sicuramente era una sensazione che non si sarebbe mai scordata fino alla fine del duello.

    jpg

    Lo scontro si fa interessante, ma adesso tocca a me. Vediamo quanta Ametista mi servirà per renderlo inerme.


    Un ghigno di sfida e incrollabile orgoglio apparve sul suo volto, anche se molto probabilmente Junichiro non sarebbe riuscito a vederlo dietro quel muro ormai sgangherato di Ametista. La giovane Megrez, ripresa immediatamente dal dolore, avrebbe richiamato gli Spiriti della Natura ancora una volta, scatenando le enormi radici degli alberi che si trovavano nel sottosuolo grazie al suo contatto diretto con il terreno. Il primo obiettivo sarebbe stato quello di avvolgere l’avversario in quelle spire donate dalla natura stessa, cercando di immobilizzare gambe e braccia (o ovunque avessero attecchito) per tenerlo fermo e ancorato al suolo in quell’esatta posizione. Poi Astra si sarebbe spostata sulla sua destra alla massima velocità, sbucando dal lato della sua stessa difesa e cercando di sfruttare un minimo di effetto sorpresa. Espandendo il suo cosmo violaceo in modo alquanto violento e travolgente, avrebbe steso le braccia di fronte a se e scatenato la tecnica che meglio rappresentava la sua nobile discendenza. Una tecnica utilizzata da tutti i Cavalieri di Delta Uma del passato, che li aveva resi famosi e molto temuti nelle terre del nord. Il solo nome richiamava sconfitta, morte, immobilità. Era la Teca Viola di Ametista. Un colpo che prendeva il nome dall’altra insidia della Foresta dei Megrez oltre alle nebbie debilitanti, cioè il minerale viola che intrappola senza via di scampo i visitatori indesiderati. Una trappola che non creava dolore e che illudeva di aver salva la vita finché non ci si ritrovava completamente intrappolati in una teca per il resto dei propri giorni. Una descrizione terrificante, ma lo scopo ultimo sarebbe stato quello di aumentare l’esposizione al minerale, incrementando gli effetti debilitanti sia fisici sia spirituali, e cercare di limitare i futuri movimenti dell’avversario.

    IJ6Lhkm

    Avrebbe, quindi, creato una vera e propria tempesta di Ametista, scagliata ad ampio cono di fronte a lei, che Junichiro avrebbe potuto anche confondere con l’attacco precedente, le Nebbie. Quel turbinio di minerale viola, infatti, era del tutto indolore e avrebbe potuto ricreare nel ragazzo la paura di subire gli stessi effetti appena provati a causa delle inalazioni. La Teca, però, a differenza delle Nebbie, non aveva lo scopo di soffocare o agire dall’interno. No, esattamente l’opposto. Qualsiasi contatto o esposizione a quella tecnica avrebbe provocato la progressiva immobilizzazione del corpo, oltre alla sempre presente debilitazione, allo scopo di intrappolare il Custode di Gea in una tomba di Ametista. Il minerale poteva aggredire ogni cosa e il fatto di non provocare dolore avrebbe potuto creare anche solo quell’istante in più per rendere il tutto una trappola potenzialmente senza scampo.
    Dopo aver scagliato quell’incredibile tecnica, sfruttando il naturale flusso del cosmo e dei movimenti di attacco, la ragazza si sarebbe spostata all’indietro per aumentare nuovamente la distanza tra loro.
    La danza della battaglia era iniziata, una danza in cui nessuno dei due guidava l’altro, ma che rappresentava un avvicinarsi e un allontanarsi continuo, come due amanti che non hanno ancora deciso il loro futuro. Proprio come Junichiro, che ancora doveva rendersi conto di quello che gli stava accadendo e cosa il destino gli avrebbe riservato. Sia in quello scontro tra Cavalieri e sia nella sua vita dopo di esso.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Ematomi all’altezza del petto, dovuti al contraccolpo dei raggi di luce neutralizzati dalla Robe.
    STATUS MENTALE♦ Il colore della mia Ametista ti dona proprio, vieni che te ne regalo ancora un po’ :kuku:
    STATUS CLOTH♦ Intatta.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Capisco che ti stai avvicinando perché sento aumentare la presenza del tuo cosmo, quindi mi preparo per la difesa rimanendo in allerta. Nel momento in cui disperdi la cupola di luce, cerco di reagire alla massima velocità per cercare di erigere un muro di Ametista tra noi [Difesa, circa 2m x 2m, spesso 50cm], perché mi aspetto immediatamente un tuo attacco frontale visto che hai volutamente accorciato la distanza. Invece mi fai il secondo diversivo e, quindi, mi becco il parziale e temporaneo accecamento. Questo mi causa un breve attimo di smarrimento, che mi fa difendere quell’infinitesimale istante in ritardo perché i primissimi raggi di luce riescano a penetrare (seppur indeboliti) la mia difesa che si stava ancora formando. Gli altri raggi s’infrangono sul mio muro difensivo che si danneggia irrimediabilmente ma non si distrugge del tutto, grazie anche al divario energetico, mentre quei pochi raggi indeboliti che passano vengono praticamente neutralizzati dalla Robe (che è livello 6) creandomi, però, ematomi al petto. Non perdo tempo e agisco, essendomi ripresa anche dal fastidio agli occhi, e richiamo gli Spiriti della Natura per far emergere le radici dei rami sotto di te cercando di bloccarti sul posto [AD], poi mi sposto lateralmente sulla mia destra per apparire oltre ciò che resta del muro di Ametista (cucù!) e, infine, scateno la Teca Viola di Ametista [AF]. L’attacco è ad ampio cono di fronte a me, considerando che hai accorciato la distanza e siamo vicini vicini :kuku: Lo scopo è quello di continuare il gioco di debilitazione con un attacco che probabilmente ti sembrerà molto simile alle Nebbie (frammenti indolori di Ametista) e che, quindi, ti potrebbe far concentrare sul non respiralo o sul disperderlo [Diversivo, implicito nella strategia]. E invece no, a questo giro le schegge – seppur indolori – sono molto più aggressive della nebbia (come una devastante tempesta di Ametista) e basterebbe il semplice contatto per continuare la debilitazione sia a livello fisico sia spirituale. L’obiettivo ultimo è quello di continuare a farti accumulare gli effetti dell’Ametista e magari, chi lo sa, farti diventare una bella teca da esposizione (leggasi: limitarti, si spera significativamente, i movimenti) :mke: Infine, sfrutto i movimenti e il cosmo utilizzati per lanciare la mia stessa tecnica, e cerco di spostarmi lontano da te per aumentare nuovamente la distanza [Posizionamento]. Sciò sciò! xD

    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.

    S p i r i t o
    Astra Megrez, ultima discendente della famiglia più nobile di Asgard, si aspettava di ottenere una meritata benedizione direttamente da Odino, il Re di tutti gli Dei norreni. Già si pregustava l’onore di essere nominata Campionessa della divinità più importante, forse dimenticandosi che tale onorificenza fosse già stata riservata al Celebrante delle terre dai ghiacci eterni.
    Il destino, beffardo o forse premonitore, decise diversamente per lei, legandola a doppio filo alla Dea della Morte: Hel. Ella era, effettivamente, la divinità che più si accostava ai Megrez, almeno come simbologia, perché la nobile casata di Asgard era da sempre stata associata in qualche modo alla Morte. Nel bene e nel male.
    Divenendo la Campionessa di Hel, Astra ricevette in cambio un prezioso dono e un prezzo da pagare. Il dono fu l’ottenimento di un’incredibile e nuova abilità: Spirito. Il prezzo da pagare fu un costante e irreversibile contatto con il Regno dei Morti, Helheim, che le regalò un’indesiderata consapevolezza sull’Inferno norreno e sulle sofferenze che in esso venivano perpetrate. L’unica cosa che le permise di mantenere la sanità mentale, fu il non percepire in alcun modo la presenza dei suoi genitori in quel luogo di perdizione, ottenendo la ragionevole certezza che fossero stati accolti nel Valhalla o a Fólkvangr, essendo morti combattendo valorosamente (seppur invano) contro la Corruzione.
    Tralasciando gli effetti psicologici di tale situazione, l’abilità Spirito andò a completare perfettamente le sue potenzialità difensive e offensive. Tramite questo potere, infatti, Astra è in grado di interagire con gli spiriti, nonché di creare e manipolare l’energia spirituale, utilizzandola a suo piacimento. Potrà, quindi, difendersi da minacce della medesima natura intangibile e, soprattutto, creare attacchi devastanti che potrebbero risultare non visibili o difficilmente contrastabili da avversari non dotati della medesima abilità.
    Chi viene colpito da questo insidioso potere, infatti, sentirà un dolore terribile sebbene sul corpo non si noterà alcun danno evidente. Come conseguenza, tale dolore indebolirà la volontà della vittima, il suo carattere e la sua determinazione. Venire sopraffatto da questi attacchi significa perdere completamente conoscenza, fino rischiare di morire e perdere il controllo sulla propria anima (only GdR).
    Tale abilità, estremamente versatile, permette anche di distaccare la propria anima dal corpo e operare tramite una proiezione astrale (espediente molto interessante, ma poco utile in combattimento), nonché di trasportare se stessi e gli altri nella dimensione spettrale o bandire sfortunate anime nella dimensione spirituale (vedi tecnica Helheim).
    Ultima caratteristica, e forse una delle più importanti, è che Spirito può agire da solo o essere combinato a piacimento con il cosmo, nonché con tutte le altre abilità e tecniche di Astra (vedi la dicitura “Spirito (opzionale)” nelle tecniche). L’esempio più calzante è la possibilità, tramite Spirito, di rendere l’Ametista non solo in grado di debilitare l’energia vitale (peculiarità già propria del minerale), ma anche di indebolire irrimediabilmente la volontà, il carattere e la determinazione della malcapitata vittima. Oltre al corpo, quindi, anche l’anima dell’avversario può essere danneggiata o intrappolata nell’Ametista, rendendo il minerale viola una delle armi più mortali e insidiose mai viste ad Asgard.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l’Eredità dei Megrez ♦
    [Ametista]
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

    ♦ Teca Viola di Ametista ♦
    [Ametista + Spirito]
    La tecnica principe dei Cavalieri di Delta UMA, che rappresenta la mortale bellezza di questa particolare Ametista di Asgard. Espandendo il cosmo fino ai limiti estremi, Astra è in grado di generare una vera e propria tempesta di schegge e cristalli di Ametista, che tenterà di travolgere il nemico cercando di imprigionarlo per sempre all’interno di una mortale teca viola d’incredibile perfezione e bellezza. L’efficacia del colpo dipende dal divario energetico con l’avversario e dall’esposizione temporale alla tecnica. Gli effetti, secondo questi parametri, potrebbero variare da una forte debilitazione di una parte del corpo (che potrebbe diventare inutilizzabile per tutto il resto dello scontro) alla completa prigionia nella teca di Ametista (che potrebbe sancire la fine dello scontro per impossibilità di movimento, svenimento o morte).
    L’Ametista di Megrez, infatti, non è come il ghiaccio eterno di Asgard che imprigiona il corpo mantenendolo intatto, come se fosse sospeso nel tempo e nello spazio. Il mistico minerale viola, una volta intrappolata la vittima, ne risucchia l’energia vitale finché di esso non rimane solo uno spoglio scheletro.
    La peculiarità che rende questa tecnica estremamente insidiosa è che la tempesta di schegge e cristalli non provoca particolare dolore. È come essere travolti da un’improvvisa pioggia estiva. Questo potrebbe portare l’avversario a sottovalutarne gli effetti, non avendo una reazione immediata al dolore causato da una normale tecnica, lasciandolo esposto più a lungo ai suoi effetti debilitanti.
    L’ovvia e possibile variante è rendere questa travolgente tormenta di Ametista estremamente devastante e dolorosa, lasciando che schegge e cristalli cerchino di dilaniare il corpo nemico, come una raffica di proiettili, mentre tentano di debilitarlo e, infine, imprigionarlo.

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    Hel's rock cave
    - Post II -


    Il muro di ametista si formò con la rapidità del pensiero e capii che le mie capacità non potevano eguagliare quelle di Astra. I raggi di luce si infransero contro la dura pietra, scheggiandola parzialmente e, giudicando dall'esclamazione dell'asgardiana, colpendo il bersaglio.
    La terra tremò ed un groviglio di radici nodose spuntò con forza, cercando di stringermi in una morsa dalla quale sarebbe stato difficile sottrarsi; le gambe erano già preda del legno rigido.

    "Sta usando la stessa tattica di Azrael, vuole rendermi inerme compromettendo la mia mobilità e risucchiandomi le forze. Potrebbe attaccarmi direttamente e chiudere lo scontro, ma preferisce spremermi fino al midollo."

    Il nostro era un confronto amichevole, un duello il cui unico scopo era quello di misurare la forza di entrambi, e lei aveva deciso di farlo cercando la mia resa per esaurimento. Il mio obiettivo, invece, era riuscire a ferirla almeno una volta.

    "Per comprendere la forza dell'avversario, devi prima riuscire a farlo sanguinare."

    Un concetto semplice, un'altra definizione di quello che, per gli antichi filosofi, era il metro di giudizio delle cose, l'homo mensura. Stillai tenebra da ogni poro della pelle, facendola gocciolare sulle radici fino a toccare il suolo, poi da questa centinaia di filamenti si sovrapposero gli uni agli altri dando vita ad una struttura liscia, opaca, perfettamente aderente alla pelle ed alla Darian. Così come Amaterasu aveva creato delle piccole statuette che raffiguravano tutti i cavalieri che avevano partecipato all'ultima battaglia, allo stesso modo divenni la scultura di me stesso.
    L'esoscheletro viscoso resistette alla pressione esercitata delle radici, ma avvertii subito una fitta di dolore all'altezza del bicipite femorale, dove la stretta del legno era stata maggiore. Le braccia, già coperte dall'oscurità, s'incastrarono nel groviglio nodoso, ma la forza esercitata da questo fu minore, in quanto la stessa struttura viscosa della tenebra rendeva difficile applicarla uniformemente.
    Prima di mettere a fuoco il profilo di Astra vidi nuovamente la nebbia violacea espandersi, stavolta con più violenza rispetto all'attacco portato in precedenza.

    "Di nuovo...?"

    Il cosmo della campionessa avvampò ed il turbine di ametista, bloccato com'ero, mi avvolse. Impiegai troppo tempo a capirne la pericolosità, quando ormai la pelle d'ombra era già stata squarciata da centinaia di frammenti frastagliati. Sentii il corpo farsi più pesante e le energie continuare ad assottigliarsi, succubi degli effetti insidiosi di quella pietra, tanto bella quanto mortale.

    "Sto perdendo ancora, com'è gia accaduto in passato e continuerà ad accadere, perchè non sono in grado di tenerle testa. Perché continuare a combattere invece di arrendersi e tornare ad Agartha?"


    La razionalità che avevo esercitato fino a quel momento mi parve lo strumento più inutile che avessi mai posseduto; serviva la forza per far valere le proprie opinioni, non la logica. Avrei fatto meglio a declinare l'invito di Astra, dirle che ero troppo stanco per misurarmi con lei e che Lunitari poteva raccontare le sue verità, ma la cosa avrebbe continuato a non tangermi minimamente.

    "Sto divagando troppo, non posso essere già arrivato al limite. Devo reagire, dimostrarle che sotto quella corazza più dura del diamante c'è un corpo che può essere ferito."

    Più tempo trascorrevo in balia dell'ametista, più sentivo i sensi affievolirsi ed il vigore abbandonare ogni muscolo del corpo. Digrignai i denti per la frustrazione e, con grande sforzo, cercai il più piccolo spiraglio di luce in quell'ammasso di radici e schegge lillà.

    "Analizza, codifica, trasmetti."

    Feci esplodere il cosmo in una miriade di frammenti luminosi, liberandomi dall'intricata prigione di legno e facendo cadere l'esoscheletro oscuro sul quale erano rimaste invischiate schegge d'ametista. Respirai a fatica e cercai la donna con lo sguardo, ma grazie alla sua velocità superiore si era nuovamente dileguata.

    "Ho sentito il suo cosmo bruciare più intensamente alla destra del muro, poi ho perso il contatto visivo. Se lascio che si allontani troppo, non riuscirò più a raggiungerla."

    Scattare nella direzione in cui avvertivo più forte l'emanazione cosmica della donna, stavolta, non sarebbe stato sufficiente ad avvicinarmi per tentare un approccio corpo a corpo. Richiamai il cosmo per supportarmi nella corsa, tentando di raggiungere il massimo della velocità che i miei muscoli potessero sostenere per poi fermarmi, una volta intravisto il profilo di Astra a circa dieci metri di distanza, e modellare un lungo tentacolo d'oscurità liquida diretto alla sua placca pettorale, il cui scopo era quello di limitare i movimenti delle braccia e cercare di attirarla verso la mia posizione.
    Contemporaneamente, due superfici ovali luminose presero forma ai lati della donna, sospese a non più di tre metri da terra, producendo una serie di impulsi luminosi per carpire la sua attenzione, mentre una fila di lance di fotoni che producevano un angolo di quarantacinque gradi dal suolo partì, in linea retta, verso la sua posizione. Per ogni lancia visibile ad occhio nudo, un'altra celata dalla rifrazione spuntava, indisturbata, dal terreno, creando un'alternanza che avrebbe potuto contribuire a sovraccaricare il cervello di Astra per la mole di informazioni ricevute, rendendole più complesso approntare una difesa adeguata; l'ultima lancia della fila, diretta al basso ventre, avrebbe sfruttato il principio fisico della prima, nella speranza di cogliere la donna impreparata.

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    "Questo è quello che posso fare per metterla in difficoltà, ma non è ancora finita."

    Mi tremavano le gambe, il respiro era irregolare e facevo fatica a mantenere intatta la determinazione necessaria a proseguire lo scontro. Il dolore e lo sconforto, accentuati dal contatto prolungato con l'ametista, crebbero esponenzialmente orientando i miei pensieri alla formazione di un nuovo obiettivo, quello di terminare il duello il più velocemente possibile.


    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Parlato Altrui

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO: Affaticamento ed indebolimento che progrediscono a causa della prolungata esposizione all'ametista, graffi sparsi e danni spirituali di media entità; difficoltà ad esprimere al massimo la velocità a causa della debilitazione costante.
    STATUS PSICHICO: Sconfortato, motivazione in declino.
    STATUS CLOTH: Indossata, graffi sul pettorale.

    RIASSUNTO AZIONI: Data la vicinanza e la tua superiore velocità non mi accorgo subito delle radici che bloccano sul posto, vedo di sfuggita il tuo movimento laterale rispetto al muro di ametista e produco tenebra liquida per forma un esoscheletro con la stessa [dif.], proteggendomi in parte dalla tempesta che mi danneggia spiritualmente continuando con il suo lavoro di risucchio dell'energia vitale. Conscio di essere ancor più lento di prima e, in generale, sicuramente più lento di te, mi libero dai rami e brucio cosmo per scattare nella tua direzione, ma mi fermo non appena scorgo la tua figura [una decina di metri di distanza da te]. Creo un tentacolo di tenebra diretto alla placca pettorale della tua cloth e tento di avvolgertelo intorno per limitarti il movimento delle braccia e cercare di tirarti verso di me [ad.] (se Jun non va da Astra, forse Astra va da Jun :asd: ). Contemporaneamente genero, grazie ai fotoni generosamente elargiti dalla mattinata, due superfici ovali di luce, sia a destra che a sinistra della cara asgardiana i quali iniziano ad emettere impulsi luminosi intermittenti per attirare la sua attenzione [div.] e sperare, come plus, nel "sovraccarico sensoriale" per aumentare il margine temporale di risposta al mio vero attacco, ovvero una linea di lance di luce che vanno dalla mia posizione a quella di Astra per cercare di perforarla [af.]. Le lance di luce partono da terra per formare un angolo di 45° e sfruttano, alternatamente, il principio della rifrazione luminosa, avendo come mezzo di trasporto l'aria stessa. Fondamentalmente, per ogni lancia percepita una è estremamente più difficile da delineare :zizi:



    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


    TECNICHE:





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    ♦ post III ♦ HEL'S ROCK CAVE astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Ametista, Spiriti della Natura e Spiriti di Hel, un connubio di abilità e poteri che avevano già messo in ginocchio un numero consistente di avversari, se rapportati al tempo un cui Astra era diventata Cavaliere di Delta Uma. Avrebbe dovuto controllare meglio nei registri della Biblioteca al Palazzo Reale, ma forse la giovane Megrez era la sola che aveva indossato quell’Armatura ad aver avuto un legame così stretto con la Regina della Morte. Una caratteristica che la rendeva unica in millenni di storia e che, soprattutto, la face diventare un incubo divenuto realtà per i suoi avversari.
    Junichiro molto probabilmente se n’era accorto, perché erano bastati due attacchi decisi per imporre il suo ritmo e la sua debilitazione fisico-spirituale. Certo, a essere del tutto onesti, era importante sottolineare come i due guerrieri partissero già con un cosmo molto simile ma leggermente diverso, con la ragazza che superava lui seppur di poco. Inoltre, l’approccio di lei era stato sicuramente molto incalzante e pretenzioso, perché non erano in molti ad aver assistito alle Nebbie e alla Teca come tecniche consecutive – potendolo poi raccontare.

    È ancora in piedi. Interessante...

    Non si sarebbe aspettata di vedere un vigore così spiccato in quel Custode di Gea, ma doveva ammettere che nonostante il combattimento amichevole, il ragazzo stava rendendo onore alla propria Casta. Era riuscito a difendersi parzialmente dalla Teca rivestendosi nuovamente di tenebra, anche se la debilitazione sia fisica sia spirituale continuava il suo tremendo corso. Il divario tra i due si stava allargando sempre più e Astra stimava che non mancasse molto perché diventasse incolmabile. Doveva solo continuare con la sua strategia iniziale, cercando di tenerlo lontano e...

    Oh.

    Lo sappiamo tutti vero? Quando le labbra della rampolla dei Megrez si schiudevano in un involontario “oh”, significava che era rimasta alquanto sorpresa. E la sorpresa in quel momento, fu il nuovo e rinvigorito attacco di Junichiro, che evidentemente si era stancato di rincorrerla. Non poteva biasimarlo, lei sapeva essere molto sfuggente, sottile nelle strategie fino a far impazzire. Era, quindi, necessario costringerla a un combattimento più ravvicinato, e il ragazzo aveva proprio tentato quella strategia.
    Peccato che lui non sapesse che poco sarebbe cambiato, perché il combattimento a distanza era solo una preferenza per Astra, non una necessità.
    Ma, in fin dei conti, che cos’era successo? Un tentacolo di tenebra si era fiondato verso la ragazza con lo scopo di agguantarla e trascinarla verso il Custode, così da permettergli una linea di tiro migliore. La giovane Megrez abbassò per un istante lo sguardo, mentre il tentacolo la abbrancava inesorabilmente causandole un dolore lancinante, e i suoi lunghi capelli color dell’Ametista le ricaddero sugli occhi. Nessuno avrebbe potuto vedere che la ragazza aveva un ghigno stampato in volto, perché quella sua “distrazione” non era del tutto casuale.

    Vuoi Astra Megrez, Junichiro? Eccoti Astra Megrez!

    Un pensiero fugace – usando il “tu” al posto del “voi” perché rimase tutto nella sua testa – che rappresentava il suo stato d’animo in quel momento. Aveva accettato la sfida dell’altro, perché era giusto così. Sarebbe stato troppo facile continuare con la sua strategia così eccessivamente vantaggiosa. Voleva rendere quello scontro più personale, voleva testare i suoi limiti per portarlo a oltrepassare proprio alcuni di quei limiti. Solo così avrebbe potuto valutare la sua verità, oppure scoprire qualcos’altro. Proprio per quel motivo aveva sacrificato il suo corpo, provando un dolore che forse avrebbe potuto evitare o attenuare, per lanciarsi anima e corpo in ciò che Junichiro probabilmente non si sarebbe mai aspettato. Dopo aver giocato d’astuzia con le Nebbie e la Teca, era giunto il momento di dimostrare quanto il Cavaliere di Delta Uma fosse in grado di combattere in ogni situazione, volgendo ogni momento a suo vantaggio – o per lo meno così sperava, anzi, ne era fermamente convinta perché doveva esserlo.
    Dopo essersi lasciata prendere dal tentacolo, quindi, Astra non si oppose alla sua forza di trazione, anzi, caricò le gambe per spiccare un salto in avanti proprio in direzione del Custode di Gea. Espanse il cosmo, così da contrastare la tenebra e, infine, sfaldarla. Evidenti e dolorosi ematomi le apparvero principalmente su entrambe le braccia, dove l’offensiva aveva stretto e fatto più attrito.

    Ovviamente. Non mi sarei aspettata nulla di diverso.

    Ma il tentacolo non era l’unica o la principale offensiva di Junichiro, certo che no. Appena lo slancio verso l’avversario era iniziato, lui scatenò una tempesta di lance di luce, che seguiva una direzione lineare. Lineare com’era l’avanzata di Astra, che dovette continuare a espandere il suo cosmo per richiamare ancora una volta l’Ametista a sua protezione. Un costrutto – che aveva l’aspetto di un cono liscio con la punta rivolta verso il ragazzo – avvolse il corpo di lei come una fedele protezione, cercando di non rovinare del tutto l’aerodinamicità del balzo in avanti. Le lance si abbatterono su quell’ingegnosa difesa, bombardandola in più punti fino a riuscire a creare degli spiragli in cui entrare. Il corpo della Giovane Megrez fu raggiunto da alcune di esse, subendo ferite non letali nelle parti scoperte dalla Robe, mentre la traiettoria del suo slancio cominciava inesorabilmente a declinare verso il terreno. Un lampo di luce avvolse la sua gamba sinistra e una di quelle maledette lance aprì una ferita più profonda delle altre in una zona meno protetta. Avrebbe probabilmente faticato a usare al massimo quell’arto quando si sarebbe rialzata, ma ci avrebbe pensato dopo. Perché ciò che rimaneva del suo costrutto, insieme allo stesso Cavaliere di Delta Uma, aveva cominciato a strisciare a terra quando si trovava a circa metà della distanza che separava i due guerrieri.

    Non finisce qui.

    Avrebbe potuto lasciar perdere proprio in quell’istante, quando sentì con ogni parte del suo corpo il contatto del suo prezioso minerale viola contro il terreno. Avrebbe potuto cambiare idea, allontanarsi e prendere tempo per imbastire qualcosa di diverso, ma in quel caso non sarebbe riuscita a cogliere l’attimo. Certo, perché qualche metro a strisciare sulla nuda terra avvolta dalla sua Ametista, seppur fosse una situazione riprovevole per lei, non l’avrebbe fatta desistere dal portare a termine la sua iniziale strategia. Voleva cambiare le distanze dello scontro, voleva sorprendere l’avversario con una decisione che forse non si sarebbe mai aspettato da lei e che, quindi, avrebbe potuto coglierlo impreparato – anche solo per un breve istante.
    E, quindi, lo fece.
    Richiamò i suoi inseparabili Spiriti della Natura, che avrebbero soffiato il vento per lei, alle sue spalle, come una nave con il vento in poppa. Quella spinta avrebbe fatto rialzare la traiettoria di quello che rimaneva del cono violaceo, aperto e rotto in più punti ma ancora tutto d’un pezzo, rinvigorendo e reindirizzando il suo slancio verso Junichiro. Una linea retta, dritto per dritto, tracciata alla massima velocità possibile. Era come ammirare un sasso che rimbalza sull’acqua una volta, prima di spiccare nuovamente il volo. Solo che il sasso era un costrutto di Ametista a forma di cono – o quello che ne rimaneva – con Astra dentro, e l’obiettivo non era rimbalzare nuovamente sull’acqua ma attaccare frontalmente l’avversario dando continuità all’avanzata. Quel vento impetuoso, seguendo lo stesso flusso dello slancio, avrebbe cercato di infastidire l’avversario, potendo rendere difficoltoso l’equilibrio e affaticare la vista grazie alle violente raffiche.
    E a quel punto, Astra Megrez avrebbe giocato uno degli assi che aveva ancora nella manica.
    Richiamò il suo cosmo nella mano destra e la Spada di Ametista apparve sul suo palmo, che si chiuse sull’elsa di quel costrutto avvolto dalle fiamme. Avrebbe spostato il braccio armato all’indietro, caricando il colpo che sarebbe arrivato di lì a poco. Avrebbe cercato di raggiungere Junichiro a portata di affondo e, poi, avrebbe fatto esplodere in modo del tutto innocuo ciò che era rimasto del cono di Ametista. Quello era uno stratagemma più psicologico che altro, perché voleva ricreare nella mente dell’avversario le conseguenze subite per ben due volte di seguito dai cristalli del minerale viola. L’attacco vero e proprio, invece, sarebbe partito dal braccio destro che avrebbe dimostrato al Custode di Gea lo Stile di Spada dei Megrez. Astra si era allenata sin da piccola nell’arte della spada ed era rimasto il suo asso nella manica per combattimenti più ravvicinati. Avrebbe, quindi, generato un tremendo affondo di punta, concentrando tutto il potere offensivo in quella stilettata accompagnata dalla vampata di calore della fiamma che ardeva costantemente intorno all’arma.

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    L’obiettivo era di colpire la zona del petto dell’avversario, così da creare un impatto talmente devastante che il suo rumore e le sue conseguenze si sarebbero potuti sentire fino a centinaia di metri di distanza. Quello era ovviamente un affondo non letale, vista l’area protetta dall’Armatura cui era mirato, ma avrebbe anche potuto investire l’avversario di un calore ustionante generato dalla Spada di Ametista – bruciando, eventualmente, anche a distanza.
    Leggenda narra, infatti, che quell’arma si fosse caricata di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e che potesse manifestare tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. E la giovane Megrez aveva ereditato con orgoglio quel dono venuto dal passato.

    Touché.

    Aspetta a cantare vittoria, Astra, l’affondo non è ancora andato a buon fine e non sai ancora quali tecniche potrebbe avere in serbo Junichiro. Paradossalmente quando combatteva, quando era sotto pressione, le sue nobili origini e la sua formazione da rampolla della Casata forse più importante di Asgard emergevano in modo quasi involontario. C’era da ammettere, però, che l’eleganza e la classe non le sarebbero mancate in quell’affondo. Anche se fosse andata completamente a vuoto con il suo attacco, quel francesismo di superiorità in un momento così inusuale sarebbe assolutamente valso l’azzardo.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Lividi sul petto ed ematomi sulle braccia. Escoriazioni sparse sulle parti non coperte dall’armatura. Coscia sinistra ferita e sanguinante.
    STATUS MENTALE♦ Touché.
    STATUS CLOTH♦ Intatta. Qualche lieve abrasione sulle protezioni delle braccia a causa del contatto diretto con la tenebra.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Spero che questo duello rimanga PG 13, perché dopo aver visto quel lungo tentacolo di tenebra mi sono spaventato xD Comunque, non oppongo grande resistenza al tentacolo e mi faccio trasportare verso di te, anzi, mi lancio proprio verso di te con tutta la forza che ho nelle gambe [Posizionamento]. Faccio, cioè, esattamente l’opposto che ho fatto fino ad ora, cercando di giocare un po’ sull’effetto sorpresa e, di fatto, giocandomi la carta della differenza energetica per affrontare direttamente il tuo AF per quella parte che pioverà sul mio slancio. Innanzitutto, provo un bel po’ di dolore per il contatto con la tenebra, ma poi scateno la mia difesa: espando il cosmo per liberarmi dal tentacolo e spingo ulteriormente il mio potere per creare un costrutto a forma conica (un cono liscio per ridurre al minimo qualsiasi attrito) al fine di ripararmi dal tuo attacco ma supportare al contempo l’avanzata [Difesa]. Le tue lance di luce danneggiano la difesa, qualcuna penetra e mi ferisce (l’ultima, in particolare, in modo più profondo alla coscia sinistra), deviando irrimediabilmente verso terra il mio iniziale slancio (il costrutto, con me dentro, striscia un poco a contatto con il terreno). Il punto di contatto con il suolo è a circa metà della distanza che ci separa, quindi più o meno 5 metri. In tutta risposta, però, e in continuità di azione, richiamo i venti degli Spiriti della Natura che ripristinano la mia avanzata e mi catapultano verso di te alla massima velocità possibile con quello che rimane della mia difesa, cercando al contempo di darti fastidio [AD]. Poi, arrivato il più vicino possibile, faccio scoppiare in modo del tutto innocuo quello che rimane del povero cono (che ormai è più un groviera) per farti pensare a un terzo attacco con i cristalli di Ametista [Diversivo coreografico] e, invece, sorpresa! Astra conclude quel suo folle slancio sfoderando la Spada di Ametista, ammantata di fuoco, cercando di colpirti di punta in pieno petto (o dove capita, non ci formalizziamo) con un affondo micidiale che concentra tutto il potere sulla punta dell’arma, accompagnato dalle fiamme (che, nel caso la spada non andasse a segno, possono eventualmente colpirti a distanza) [AF]. Lo scopo è quello di farti molto male – anche se Astra ha intuito che non può perforarti in un colpo solo l’Armatura, proprio per quello ha puntato al petto, che è sicuramente protetto e non rischia conseguenze potenzialmente letali – e di ustionarti grazie alla fiammata che accompagna l’affondo. Inoltre, essendo fatta di Ametista, la spada porta con sé tutte le usuali caratteristiche del minerale viola.
    Da notare che cercando di coprire la distanza totale che ci separa in modo repentino – circa 10 metri da com’è descritto nel tuo ultimo post – le varie azioni avverranno davvero a un ritmo incalzante (per Astra alla velocità a lei consentita in quel momento, al netto di un rallentamento a circa metà percorso causato dalle tue lance di luce).
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.

    S p i r i t o
    Astra Megrez, ultima discendente della famiglia più nobile di Asgard, si aspettava di ottenere una meritata benedizione direttamente da Odino, il Re di tutti gli Dei norreni. Già si pregustava l’onore di essere nominata Campionessa della divinità più importante, forse dimenticandosi che tale onorificenza fosse già stata riservata al Celebrante delle terre dai ghiacci eterni.
    Il destino, beffardo o forse premonitore, decise diversamente per lei, legandola a doppio filo alla Dea della Morte: Hel. Ella era, effettivamente, la divinità che più si accostava ai Megrez, almeno come simbologia, perché la nobile casata di Asgard era da sempre stata associata in qualche modo alla Morte. Nel bene e nel male.
    Divenendo la Campionessa di Hel, Astra ricevette in cambio un prezioso dono e un prezzo da pagare. Il dono fu l’ottenimento di un’incredibile e nuova abilità: Spirito. Il prezzo da pagare fu un costante e irreversibile contatto con il Regno dei Morti, Helheim, che le regalò un’indesiderata consapevolezza sull’Inferno norreno e sulle sofferenze che in esso venivano perpetrate. L’unica cosa che le permise di mantenere la sanità mentale, fu il non percepire in alcun modo la presenza dei suoi genitori in quel luogo di perdizione, ottenendo la ragionevole certezza che fossero stati accolti nel Valhalla o a Fólkvangr, essendo morti combattendo valorosamente (seppur invano) contro la Corruzione.
    Tralasciando gli effetti psicologici di tale situazione, l’abilità Spirito andò a completare perfettamente le sue potenzialità difensive e offensive. Tramite questo potere, infatti, Astra è in grado di interagire con gli spiriti, nonché di creare e manipolare l’energia spirituale, utilizzandola a suo piacimento. Potrà, quindi, difendersi da minacce della medesima natura intangibile e, soprattutto, creare attacchi devastanti che potrebbero risultare non visibili o difficilmente contrastabili da avversari non dotati della medesima abilità.
    Chi viene colpito da questo insidioso potere, infatti, sentirà un dolore terribile sebbene sul corpo non si noterà alcun danno evidente. Come conseguenza, tale dolore indebolirà la volontà della vittima, il suo carattere e la sua determinazione. Venire sopraffatto da questi attacchi significa perdere completamente conoscenza, fino rischiare di morire e perdere il controllo sulla propria anima (only GdR).
    Tale abilità, estremamente versatile, permette anche di distaccare la propria anima dal corpo e operare tramite una proiezione astrale (espediente molto interessante, ma poco utile in combattimento), nonché di trasportare se stessi e gli altri nella dimensione spettrale o bandire sfortunate anime nella dimensione spirituale (vedi tecnica Helheim).
    Ultima caratteristica, e forse una delle più importanti, è che Spirito può agire da solo o essere combinato a piacimento con il cosmo, nonché con tutte le altre abilità e tecniche di Astra (vedi la dicitura “Spirito (opzionale)” nelle tecniche). L’esempio più calzante è la possibilità, tramite Spirito, di rendere l’Ametista non solo in grado di debilitare l’energia vitale (peculiarità già propria del minerale), ma anche di indebolire irrimediabilmente la volontà, il carattere e la determinazione della malcapitata vittima. Oltre al corpo, quindi, anche l’anima dell’avversario può essere danneggiata o intrappolata nell’Ametista, rendendo il minerale viola una delle armi più mortali e insidiose mai viste ad Asgard.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l’Eredità dei Megrez ♦
    [Ametista]
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

    ♦ Stile di Spada dei Megrez ♦
    [Ametista + Fuoco + Spirito]
    Astra non predilige il combattimento corpo a corpo, infatti sfrutta spesso l’Ametista per attaccare e tenere alla larga gli avversari. In caso di combattimento ravvicinato, però, pur di non usare il contatto diretto, la guerriera potrebbe dare sfoggio delle sue abilità da spadaccina richiamando la mortale Spada di Ametista. I Megrez hanno da sempre tramandato le tecniche di spada ai loro discendenti, con uno stile elegante e molto simile alla scherma, incentrato principalmente sulle stoccate di punta e su una difesa fluida. Tale spada, che può accompagnare il Cavaliere per tutta la durata dello scontro, è costituita dal materiale di cui Astra è padrona e può, inoltre, ammantarsi di fiamma viva.
    Grazie a questo costrutto, la guerriera potrà prodigarsi in colpi di affondo o di taglio molto veloci e precisi, cercando di colpire organi vitali, oppure punti delicati o scoperti del corpo nemico. Inoltre, con l’aiuto del fuoco, tali colpi potrebbero provocare dolorosissime ustioni, aggravando ulteriormente i potenziali danni inflitti. Con un movimento fulmineo della spada, Astra potrà persino creare affondi, fendenti e fiammate, più o meno concentrati a seconda dell’esigenza, in grado di colpire anche dalla distanza.

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    Hel's rock cave
    - Post III -

    La reazione di Astra mi colse di sorpresa e la sua forza indomita, legata alla capacità di volgere qualsiasi situazione a proprio vantaggio, si palesò ancora una volta. Le lance di luce si scontrarono con l'ametista abilmente modellata in un cono liscio, privo di imperfezioni, utile a scaricare la pressione delle punte acuminate che avrebbero costretto la guerriera, con tutta probabilità, a rimanere sulla difensiva.
    Il lungo tentacolo di tenebra che l'aveva strattonata con violenza, gettandola in pasto alla selva di lance, era riuscito nel suo intento con troppa facilità, ma lo capii troppo tardi. Quando il cono d'ametista iniziò a strisciare sul terreno credetti di averla abbattuta, ma l'impeto di Astra si rinnovò grazie ad una raffica di vento anomala, simile a quella che aveva trasportato la nebbia viola d'ametista una manciata di secondi prima. La ragazza, protetta da quel che rimaneva del costrutto, proseguì in linea retta nella mia direzione, più velocemente di quanto potessi anche solo immaginare, e lo slancio la condusse nel punto esatto in cui, a causa della raffica di vento, mi trovavo, sbilanciato ed in procinto di cadere. Assecondando la mia strategia ne aveva ricavata, a sua volta, una migliore.

    «Mh?!»

    Affaticato e destabilizzato nell'equilibrio, non potei fare altro che constatare l'ovvio: nelle mie condizioni sarebbe stato impossibile tentare di proteggermi, perché il tempo e le forze non me l'avrebbero permesso. Quando le schegge screziate del cono d'ametista s'infransero sulla Darian a seguito di un'esplosione, decisi di reagire tentando il tutto per tutto. Il profilo aguzzo di una jumonji yari luminosa prese forma nella mia mano destra, l'estremità dell'asta piantata nel terreno e la parte restante salda tra l'avambraccio e la cavità ascellare.

    "Se non posso difendermi, non lo farai neanche tu."


    Credetti, ingenuamente, che i frammenti di ametista formatisi dall'esplosione del cono rappresentassero la vera minaccia, ma l'amara verità giunse con un istante di ritardo. La punta di una grossa spada viola avvolta dalle fiamme si abbattè sulla Darian nel momento in cui la lancia si consolidò nella sua forma e provai un dolore indicibile. Sentii l'impatto violento del costrutto, la forza impressa da Astra e le fiamme, mentre vorticavano sul pettorale lavorato dell'armatura, arroventandola come braci infernali. Se fosse possibile descrivere appieno quella sensazione di malessere ed impotenza, la paragonerei a quella provata durante lo scontro con la Donna in Rosso; in quel frangente, mi spinsi ben oltre i miei limiti e fui fagocitato dalla potenza di quel demone privo di sentimenti. La piastra pettorale s'incrinò, poi il suono orrendo delle costole rotte riempì l'aria e la punta della spada stridette contro l'adamantite, deviando sul fianco sinistro fino a squarciarlo.
    Fu il sangue o la sensazione terrificante che quell'arma diabolica stesse tentando di risucchiare la mia vita a riportarmi indietro nel tempo? Le gambe divennero lasse, la pelle perse il suo colore ed un rantolo strozzato mi morì in gola.

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    Masako era al lavoro, il capo l'aveva costretta a rimanere in ufficio propinandole l'ennesima giornata di straordinari ed i suoi genitori non potevano tenere d'occhio nostra figlia, così presi un permesso e rimasi a casa. La quotidianità, a Takachiho, era ancor più monotona rispetto a quella sperimentata da migliaia di famiglie nel resto del Giappone, perché c'erano poche cose da fare al di fuori della solita routine. La ferrovia era il bene più prezioso della cittadina ed il santuario dedicato alla Caverna Celeste raccoglieva pellegrini da tutta l'isola.
    In quanto marito era mio compito provvedere alle necessità di mia moglie e di mia figlia, anche se Masako non era della stessa opinione. Voleva che entrambi contribuissimo, con i rispettivi lavori, ad accrescere il nostro esiguo patrimonio e si prodigava in ogni modo per guadagnare abbastanza da consentire a nostra figlia di frequentare, un giorno, l'università. Tutto procedette secondo i piani per circa dieci anni, poi le nostre strade si separarono: lei riuscì ad ottenere una posizione migliore all'interno dell'azienda ed io rimasi bloccato nella mia, destinato ad essere superato da amici e colleghi, schiacciato dalla mia stessa incapacità.
    Il risveglio come figlio di Gea avrebbe dovuto cambiare ogni cosa, eppure continuavo a rimanere sempre un passo indietro rispetto agli altri: Amaterasu, Pan, Chernobog, la Donna in Rosso ed ora Astra mi guardavano da una vetta lontana, irraggiungibile.

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    L'affondo dell'asgardiana mi ferì profondamente, scagliandomi a più di dieci metri dal punto in cui l'ametista era entrata in contatto con la Darian. Ruzzolai a terra battendo il capo, graffiandomi e perdendo temporaneamente le capacità motorie, tentando di riprendere il controllo del corpo non appena la caduta s'interruppe. Tossi e sputai un grosso grumo di sangue, reggendomi il fianco debolmente.

    «Non abbiamo... ancora... finito»

    Lentamente, poggiando in ginocchio sul terreno innevato, raccolsi le poche forze che mi rimanevano per guadagnare la posizone eretta, perché i figli della Grande Madre erano l'emblema della resilienza in ogni sua forma. Aggrottai la fronte cercando di mettere a fuoco la figura di Astra, sperando che la jumonji yari le avesse fatto tanto male quanto la sua spada ne aveva fatto a me.


    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Ama no Iwato

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO: Affaticamento grave a causa della prolungata esposizione all'ametista, graffi sparsi e danni spirituali di media entità; difficoltà ad esprimere al massimo la velocità e la forza a causa della debilitazione costante.
    STATUS PSICHICO: Barlume di determinazione, psiche in declino.
    STATUS CLOTH: Indossata, pettorale incrinato e fianco sinistro danneggiato.

    RIASSUNTO AZIONI: A causa della costante debilitazione e della breve distanza che ci separa decido di tentare il tutto per tutto, rispondendo al tuo affondo con una jumonji yari di luce diretta all'addome [contrattacco]. Fondamentalmente sfrutto il tuo attacco debole che mi fa perdere l'equilibrio e, mentre cado, formo la lancia la cui asta si conficca in parte nel terreno dandomi la possibilità di rimanere "sospeso" a mezz'aria per una frazione di secondo. In questo frangente, la posizione inclinata della yari produce un angolo di 35° gradi rispetto al terreno ed è ancorata alla cavità ascellare. In parole povere emulo i picchieri di prima linea che, quando vedono un cavaliere, si mettono in posizione per disarcionarlo :asd: Subisco una quantità notevole di danni e vengo sbalzato dalla potenza del tuo colpo visto che, da quello che ho capito, è bello tosto :ehsi:

    P.S. : giuro che il tentacolo d'ombra non voleva andare oltre il PEGI 13 :nono:

    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


    TECNICHE:





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    ♦ post IV ♦ HEL'S ROCK CAVE astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Quel “touché” detto in anticipo, quasi peccando di eccessiva ostentazione di superiorità, aveva predetto la realtà. La stoccata di Astra era andata a segno, con tutta la forza e le conseguenze di cui era capace, riuscendo a confermare le parole con i fatti. La Spada di Ametista aveva impattato con la sua punta il corpo di Junichiro, travolgendolo con un potere che in molti avrebbero considerato soverchiante. Ormai era fatta, non rimaneva altro che...

    AH!

    Un grido di dolore squassò la gola della giovane Megrez, tanta era la sorpresa e la foga con cui aveva urlato. Perché quel “touché”, purtroppo per lei, non era stato a senso unico. Il Custode di Gea, infatti, aveva probabilmente giocato il tutto per tutto, prendendosi in pieno l’affondo della ragazza ma rispondendo nello stesso momento con altrettanto vigore. Anche lui, richiamando ancora una volta il potere della luce, aveva creato una sorta di lancia e aveva proprio imitato un lanciere che attende che il nemico si impali inesorabilmente sulla sua picca.
    E Astra ci era andata molto vicina al venire trafitta senza diritto di replica.
    L’impatto del costrutto di luce con il suo addome fu devastante, ma la posizione di attacco di lei fu un involontario ma fondamentale aiuto. Nell’allungare il braccio destro e tutto il corpo verso Junichiro durante la stoccata con la Spada di Ametista, infatti, il corpo della ragazza era già proteso e laterale, non pienamente frontale. La picca, quindi, impattò sulla Robe all’altezza dell’addome, ma la sua corsa finì quel centimetro che bastava più in là per non rimanere impalata.
    Le conseguenze, in ogni caso, furono tremende.
    L’Armatura non si spezzò, ma una leggera ammaccatura rovinò la sua proverbiale perfezione. Il contraccolpo sul corpo del Cavaliere di Delta Uma fu incredibile, tanto che ematomi e lividi cominciarono già a formarsi in tutta la zona senza risparmiare nulla. I muscoli addominali furono quasi sul punto di cedere, ma riuscirono in qualche modo a proteggere l’intestino e tutto quello che si nascondeva al sicuro in quella parte del corpo. C’era mancato davvero poco per arrivare a conseguenze davvero letali, ma era quasi certa che anche un’emorragia interna stesse aggiungendo una dolorosissima ciliegina sulla torta.
    E non era ancora finita.
    Eh no, perché la violenza dell’incontro tra quelle due tecniche così simili aveva sbalzato lontano Junichiro, ma aveva fatto lo stesso con Astra. Il corpo della giovane Megrez volò in aria come se non avesse peso, ruotando involontariamente su se stessa qualche volta di troppo, per poi rovinare a terra almeno una decina di metri di distanza rispetto alla collisione iniziale con l’avversario. A quel punto, i due guerrieri si sarebbero trovati a circa venti metri l’uno dall’altra e, probabilmente, entrambi avrebbero dovuto leccarsi le ferite per almeno qualche breve istante.

    Avrei fatto anch’io la stessa scelta.

    Non pronunciò quel pensiero ad alta voce perché non voleva dare alcuna soddisfazione al Custode, più per orgoglio personale che altro. Implicitamente, però, aveva apprezzato quell’azzardo da parte di Junichiro, perché lei, messa alle strette, avrebbe probabilmente reagito in modo molto simile. Quando ci si trova in un angolo, senza vie di fuga, a volte la miglior difesa è proprio l’attacco più folle che possa venire in mente.

    Adesso, però, vediamo di dare una svolta definitiva a questo scontro. Pagherà per quello che ha fatto a me e alla mia Armatura.

    Trovarsi riversa al suolo sporca e sanguinante la faceva impazzire, maniaca della perfezione e del controllo com’era, e le evidenti imperfezioni sulla sua Robe completarono quel quadro per lei inaccettabile. Invece di fiaccare il suo spirito combattivo, però, quel dolore e quelle ferite la rinvigorirono ancora di più, perché il suo nome e il suo lignaggio dovevano essere in grado di superare quegli ostacoli così insignificanti.
    Sbatté le palpebre e scosse la testa per ritrovare la lucidità, cercando di rialzarsi. Ferita sia nel corpo sia nell’orgoglio per le condizioni in cui versava, si appoggiò alla Spada di Ametista cercando di ottenere nuovamente la posizione eretta il prima possibile. Un colpo di tosse pieno di sangue le squassò i polmoni, trattenuto solo dalla mano sinistra che s’imbrattò di rosso vivo, mentre l’arma fiammeggiante s’infranse immediatamente dopo, perché il suo cosmo non era più in grado di sostenere un tale potere costantemente attivo. Quello significava che anche per lei le energie cominciavano a calare, ma sapeva che c’erano buone probabilità che Junichiro fosse messo peggio, considerando quello che aveva subito. Uno sguardo al Custode e le probabilità divennero presto realtà – o almeno così le sembrava. Non poteva perdere quell’occasione, perché doveva a tutti i costi mantenere quello che pareva un ottimo vantaggio. Se avesse continuato a tirare la corda, quello scontro avrebbe potuto svoltare in favore dell’avversario, e Astra non si sarebbe mai perdonata una sconfitta di quel tipo – seppur in un duello amichevole.

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    Avete ragione, Cavaliere. Non abbiamo ancora finito.


    La ragazza, senza lasciare respiro allo scontro, ma stringendo i denti per il dolore e l’affaticamento, avrebbe richiamato gli Spiriti della Natura rimanendo ferma sul posto. In quel momento era entrata in una sorta di “modalità risparmio energetico” per non sforzare la gamba sinistra ferita e, unendo l’utile al dilettevole, per tenere una certa distanza di sicurezza dall’avversario. Mantenendo il contatto diretto con il suolo tramite i suoi piedi e il suo cosmo, avrebbe cercato di agire proprio sotto Junichiro, ordinando alla terra di disgregarsi e sprofondare per cercare di portarsi con sé una porzione di circa dieci metri di diametro insieme al Custode stesso. L’obiettivo era di limitare i suoi movimenti grazie a un’imitazione molto grezza delle sabbie mobili, con lo scopo di rendere le gambe altrui come un cucchiaio nella melassa. La giovane Megrez avrebbe sfruttato il possibile effetto sorpresa di quell’ostacolo per cercare di travolgere l’avversario con una delle tecniche più devastanti del suo arsenale: il Ragnarok di Asgard.

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    Richiamando il potere dell’Ametista, Astra avrebbe puntato entrambe le braccia al cielo e avrebbe creato qualche decina di grossi meteoriti – meno di quanto avesse sperato, per colpa della stanchezza – costituiti dal violaceo minerale, compatto e concentrato, ognuno del diametro di una decina di metri e pesanti, molto pesanti. Dopo un movimento delle mani dall’alto in avanti, questi terrificanti costrutti si sarebbero abbattuti su Junichiro come se volessero soverchiarlo del potere delle stelle. I massi avrebbero cercato di schiacciarlo e danneggiarlo in ogni modo possibile, sfruttando il loro peso e la possibilità di esplodere in miriadi di violente schegge di Ametista e scintille di cosmo. E non c’era da dimenticarsi che ogni contatto o ferita provocata dal minerale avrebbe contribuito al progressivo processo di debilitazione, sia fisico sia spirituale, continuando ad allargare quel divario sempre più ampio tra i due guerrieri.
    Quell’attacco poteva essere il punto di svolta, perché avrebbe potuto provocare danni ingenti al Custode di Gea ma, allo stesso tempo, prosciugare non poco le energie della giovane Megrez. In entrambi i casi, dopo quello scambio di colpi lo scontro non sarebbe stato più lo stesso. E Astra, ovviamente, sperava e voleva che il suo personale Ragnarok fosse a suo esclusivo vantaggio. Solo il tempo, una questione di qualche istante, avrebbe potuto darle una risposta certa. Lei sarebbe comunque rimasta pronta a tutto, come sempre, come il suo rango di Cavaliere e il suo nome la obbligavano a essere.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Lividi sul petto ed ematomi sulle braccia. Escoriazioni sparse sulle parti non coperte dall’armatura. Coscia sinistra ferita e sanguinante. Addome completamente livido e terribilmente dolorante, quasi da togliere il respiro, con probabile emorragia interna.
    STATUS MENTALE♦ Premiamo sull’acceleratore!
    STATUS CLOTH♦ Intatta. Qualche lieve abrasione sulle protezioni delle braccia a causa del contatto diretto con la tenebra. Qualche leggera ammaccatura a livello della protezione dell’addome, a causa del colpo di lancia subito in pieno.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Il contrattacco l’ho trovato la scelta giusta vista la situazione, bravo :asd: Mi becco anche io il colpo in pieno, all’altezza dell’addome protetto dalla Robe. L’armatura stride, il contraccolpo sul corpo è terribile, ma sfrutto la posizione che avevo assunto per la mia stoccata – braccio destro proteso in avanti, busto non completamente frontale ma laterale al fine di allungare il più possibile l’affondo – per limitare la superficie d’impatto e non rimanerci secca xD Anch’io vengo sbalzata all’indietro, faccio un bel volo e atterro rovinosamente provocandomi altre ferite sparse. Adesso siamo belli distanti, circa 20 metri tra il tuo e il mio volo, io sono decisamente ferita e la stanchezza fisico-cosmica comincia a farsi sentire. È il momento giusto per premere sull’acceleratore per non tirarla troppo per le lunghe (sarebbe controproducente per Astra). Quindi, dopo essermi rialzata, chiamo i fidati Spiriti della Natura per distruggere e smuovere il terreno sotto di te, creando un qualcosa di simile alle sabbie mobili, con l’obiettivo di farti concentrare verso il basso e, ovviamente, cercare di tenerti bello fermo [AD]. Infine, scateno il Ragnarok di Asgard, una pioggia di meteore di Ametista pesanti ed esplosive che, oltre ai danni da impatto/esplosione, cercheranno di continuare il costante processo di debilitazione fisico-spirituale [AF]. Dai che non è finita, ancora un ultimo sforzo!
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.

    S p i r i t o
    Astra Megrez, ultima discendente della famiglia più nobile di Asgard, si aspettava di ottenere una meritata benedizione direttamente da Odino, il Re di tutti gli Dei norreni. Già si pregustava l’onore di essere nominata Campionessa della divinità più importante, forse dimenticandosi che tale onorificenza fosse già stata riservata al Celebrante delle terre dai ghiacci eterni.
    Il destino, beffardo o forse premonitore, decise diversamente per lei, legandola a doppio filo alla Dea della Morte: Hel. Ella era, effettivamente, la divinità che più si accostava ai Megrez, almeno come simbologia, perché la nobile casata di Asgard era da sempre stata associata in qualche modo alla Morte. Nel bene e nel male.
    Divenendo la Campionessa di Hel, Astra ricevette in cambio un prezioso dono e un prezzo da pagare. Il dono fu l’ottenimento di un’incredibile e nuova abilità: Spirito. Il prezzo da pagare fu un costante e irreversibile contatto con il Regno dei Morti, Helheim, che le regalò un’indesiderata consapevolezza sull’Inferno norreno e sulle sofferenze che in esso venivano perpetrate. L’unica cosa che le permise di mantenere la sanità mentale, fu il non percepire in alcun modo la presenza dei suoi genitori in quel luogo di perdizione, ottenendo la ragionevole certezza che fossero stati accolti nel Valhalla o a Fólkvangr, essendo morti combattendo valorosamente (seppur invano) contro la Corruzione.
    Tralasciando gli effetti psicologici di tale situazione, l’abilità Spirito andò a completare perfettamente le sue potenzialità difensive e offensive. Tramite questo potere, infatti, Astra è in grado di interagire con gli spiriti, nonché di creare e manipolare l’energia spirituale, utilizzandola a suo piacimento. Potrà, quindi, difendersi da minacce della medesima natura intangibile e, soprattutto, creare attacchi devastanti che potrebbero risultare non visibili o difficilmente contrastabili da avversari non dotati della medesima abilità.
    Chi viene colpito da questo insidioso potere, infatti, sentirà un dolore terribile sebbene sul corpo non si noterà alcun danno evidente. Come conseguenza, tale dolore indebolirà la volontà della vittima, il suo carattere e la sua determinazione. Venire sopraffatto da questi attacchi significa perdere completamente conoscenza, fino rischiare di morire e perdere il controllo sulla propria anima (only GdR).
    Tale abilità, estremamente versatile, permette anche di distaccare la propria anima dal corpo e operare tramite una proiezione astrale (espediente molto interessante, ma poco utile in combattimento), nonché di trasportare se stessi e gli altri nella dimensione spettrale o bandire sfortunate anime nella dimensione spirituale (vedi tecnica Helheim).
    Ultima caratteristica, e forse una delle più importanti, è che Spirito può agire da solo o essere combinato a piacimento con il cosmo, nonché con tutte le altre abilità e tecniche di Astra (vedi la dicitura “Spirito (opzionale)” nelle tecniche). L’esempio più calzante è la possibilità, tramite Spirito, di rendere l’Ametista non solo in grado di debilitare l’energia vitale (peculiarità già propria del minerale), ma anche di indebolire irrimediabilmente la volontà, il carattere e la determinazione della malcapitata vittima. Oltre al corpo, quindi, anche l’anima dell’avversario può essere danneggiata o intrappolata nell’Ametista, rendendo il minerale viola una delle armi più mortali e insidiose mai viste ad Asgard.


    TECNICHE
    ♦ Ragnarok di Asgard ♦
    [Ametista + Spirito]
    Astra non può nemmeno lontanamente immaginare come fu il Ragnarok ad Asgard, anche perché ai tempi lei era troppo piccola per essere messa al corrente di certe cose. Questa tecnica, però, ricrea la sua idea di quell’avvenimento accaduto nel recente passato. Lei si era sempre immaginata una fine del mondo stile estinzione dei dinosauri, con il classico meteorite che pone fine alla vita.
    Ecco, con quest’attacco la guerriera andrà proprio a generare nel cielo degli enormi e pesantissimi agglomerati di cosmo e dura Ametista, tendenzialmente a forma di sfera irregolare, per poi scagliarli sul nemico o su tutta l’area di effetto della tecnica. L’obiettivo di tali meteoriti sarà quello di cercare di schiacciare, distruggere e annichilire l’avversario, sfruttando il loro peso e la possibilità di esplodere in miriadi di violente schegge di Ametista e scintille di cosmo. Il tutto può essere reso ancora più insidioso grazie agli Spiriti della Natura che, per esempio, potrebbero intervenire per deviare il prevedibile moto discendente dei costrutti attraverso violente correnti ventose.

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    Hel's rock cave
    - Post IV -

    L'impatto con la jumonji yari, a quanto pareva, era riuscito a ferirla ed allontanarla tanto quanto lo ero stato io a causa del violento impatto con la sua spada di ametista. Vidi il suo profilo sfocato e sentii a malapena le sue parole; la tranquillità di Ise e l'abbraccio della natura mi reclamavano. Il cosmo di Astra s'impennò, un mare in tempesta che non poteva essere domato, impetuoso e pronto a scatenarsi contro il piccolo scoglio che cercava di arginarlo. Solo e tremante resistevo nella radura contro la furia di Asgard.
    Il cielo si scurì e le ombre si fecero più lunghe, mentre delle enormi meterore d'ametista s'imposero su gran parte dello spiazzo innevato con la loro mole, stupende e terrificanti allo stesso tempo. Quella pietra che mi stava lentamente conducendo al baratro, in realtà, era una delle più nobili concepite dalla lungimiranza di Gea ed il suo uso per fini puramente bellici mi strappò un piccolo sorriso.

    "L'ametista che invita alla saggezza e all'umiltà, che protegge e scaccia il male con la sua sola presenza. Forse Lunitari aveva ragione ed è per questo che gli splendidi bordi frastagliati della pietra fanno così male, incidendo la carne fino all'osso."

    Le mie gambe, rese deboli dal potere di Astra, reagirono troppo lentamente all'ennesimo mutamento del terreno e, ben presto, sprofondai fino ai cosciali, attirato verso il basso da un sistema simile a quello delle sabbie mobili. In un certo senso, sembrava che la stessa Asgard si opponesse alla mia presenza e che, nel farlo, si servisse del potere della guerriera.

    "Non siamo poi così diversi. Lei custodisce questi luoghi e protegge la sua gente, io cerco di fare lo stesso ad Ama no Iwato."

    Feci appello ad ogni briciolo di volontà e forza residua in mio possesso per addensare i fotoni, già presenti nell'area, e modellare due lastre rettangolari, lisce, disponendole sopra la mia testa in modo formare i cateti di un triangolo isoscele immaginario. Sebenne fosse lontano dalla perfezione e dall'efficacia di un triangolo di scarico miceneo a causa dell'inappropriatezza del materiale elementale di cui era costituito, era l'unico sistema difensivo cui potessi ricorrere in quella situazione. La prima meteora d'ametista si schiantò sulla struttura distruggendo una delle due lastre di luce, l'altra collise con la superficie di questa ed esplose generando centinaia di schegge proiettate in ogni direzione. Costretto dalla trappola di terra ed impedito nei movimenti più articolati, rimasi immobile e subii per l'ennesima volta gli effetti devastanti della pietra.
    Le zone scoperte del corpo che non erano state reclamate dal terreno instabile vennero perforate con semplicità e la neve si macchiò del mio sangue, mescolandosi al pantano generato dal potere di Astra. Atlante aveva portato sulle spalle la volta celeste ed io non mi sentivo poi così diverso, soprattutto quando le altre otto meteore ridussero in frantumi la mia difesa, schiacciandomi al suolo sotto il loro tremendo peso.
    Più del dolore fisico avvertii quello spirituale, un lungo strappo che si perdeva nell'essenza della Caverna Celeste, lasciandomi boccheggiante e sepolto da un mare di ametista. La connessione con Agartha vacillò ed il gemito della mia anima ferita sovrastò qualsiasi altro rumore; cos'era rimasto di me?
    I saggi solevano dire che siamo quel che rimane di noi stessi, ma se anche la coscienza, la percezione di sé o lo spirito, che dir si voglia, scompare, cosa diventiamo? Mi aggrappai a quello che Gea mi aveva dato una volta concepito dalla sua mente perfetta, quel cosmo che ancora circolava nel mio involucro mortale, ora pesante come piombo liquido e cercai di non soccombere alla menomazione spirituale inflitta dall'ametista.

    "Un... ultimo... sforzo..."

    Feci forza sulle braccia, bruciai l'energia di Ama no Iwato per liberarmi dalla prigione di terra che aveva perso d'efficacia nel momento in cui le meteore avevano toccato il suolo, generando enormi crateri pieni di schegge e detriti viola. Feci un solo passo prima di cadere in ginocchio, la spalla destra lussata e la sinistra indebolita dall'impatto violento e ripetuto con la dura pietra basaltica.

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    La placca dorsale della Darian era stata irrimediabilmente danneggiata, schiacciata al punto da piegarsi all'interno, verso la colonna vertebrale e gli spallacci erano ormai incrinati. Respiravo a fatica e la mobilità articolare era soltanto un vago ricordo; volevo lasciare Asgard ma quel maledetto duello me lo stava impedendo.

    «Basta... così...»

    Una piccola sfera di luce, ricavata dalla modellazione semplice di quella già presente nella radura e, più specificamente, intorno alla mia figura, sfuggì dal palmo della mano destra dirigendosi verso Astra. Se fosse arrivata a destinazione, la struttura sferica avrebbe ceduto tentando di abbagliare la guerriera attraverso un'emanazione di luce forte, cercando di preparare la strada alla vera offensiva.

    "Un... piccolo sforzo... ancora..."

    Sollevai il braccio a fatica e, dalla punta dell'indice, scagliai un singolo raggio di luce concentrata il cui unico scopo era quello di colpire l'asgardiana all'altezza dell'arteria femorale, dove i singoli pezzi dell'armatura faticavano a coprire il corpo. Probabilmente il raggio non sarebbe mai arrivato a destinazione, ma non m'importava. L'unica cosa che volevo era lasciare il nord e le sue foreste ma, soprattutto, volevo lasciarmi alle spalle il volto di Astra e dimenticarlo, perché mi aveva costretto a rivivere un passato che ero riuscito a fatica a seppellire grazie al risveglio di Ama no Iwato.



    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Ama no Iwato

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO: Affaticamento grave a causa della prolungata esposizione all'ametista, graffi sparsi e danni spirituali di grave entità; difficoltà ad esprimere al massimo la velocità e la forza a causa della debilitazione costante. Spalla destra lussata, grosso livido sulla schiena e spalla sinistra compromessa per lesione ai tendini.
    STATUS PSICHICO: Apatico, psiche in declino.
    STATUS CLOTH: Indossata, pettorale incrinato, placca dorsale piegata verso l'interno e fianco sinistro danneggiato; spallacci incrinati.

    RIASSUNTO AZIONI: Il tuo AD entra tranquillamente anche perché non ho la reattività né le forze per reagire ma decido di sfruttare un minimo la situazione a mio vantaggio, giusto per non essere distrutto dalle meteore :asd: Lascio che la trappola in stile sabbie mobili mi arrivi fino ai cosciali in modo da guadagnare gratuitamente la stabilità degli arti inferiori che era venuta meno con la debilitazione fisica e, per risparmiare cosmo, modello due lastre di luce che posiziono sopra la mia testa emulando un triangolo di scarico miceneo, anche se molto meno funzionante perché è fatto letteralmente di fotoni [dif.] il resto lo tanko di cloth prendendo danni rilevanti alle spalle ed alla schiena come riportato nello status fisico :zizi: Mi libero dalle sabbie mobili che ormai hanno perso d'efficacia e faccio un passo, cado in ginocchio per grave deprivazione energetica e ti lancio una piccola sfera di luce modellando l'elemento già presente in natura. Se dovesse raggiungerti innescherebbe un effetto flashbang per accecarti [ad.] in modo da far passare più facilmente il mio piccolo raggio di luce e, se tutto va bene, questo cercherà di bucarti all'altezza dell'arteria femorale [af.], dove le giunzioni dell'armatura proteggono di meno.
    Sono agli sgoccioli, ma ancora vivo (per ora :eyes: )


    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


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    ♦ post V ♦ HEL'S ROCK CAVE astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Il Ragnarok aveva davvero portato distruzione, anche se molto limitata rispetto al suo pieno potenziale. Quel colpo, alla massima potenza, avrebbe potuto mettere in ginocchio un intero esercito di corrotti, ma si presentò di fronte a Junichiro in una versione limitata. Astra era ferita, dolorante e stanca, faceva fatica a muoversi a causa della gamba sinistra ormai quasi immobile. Non era nelle sue migliori condizioni, quello era palese, e il suo cosmo violaceo ne aveva risentito di conseguenza.
    E, in realtà, quella sua condizione aveva giocato un po’ a favore di tutti.
    Nessuno si era scordato che quello fosse un duello amichevole, senza alcun letale secondo fine, e la giovane Megrez non sarebbe mai venuta meno alla parola data. Proprio per quello aveva scatenato il suo personale Ragnarok, perché era perfettamente conscia che – nonostante fosse un colpo estremamente insidioso – lo avrebbe lanciato ad area e in versione depotenziata vista la stanchezza cosmica. Le meteore, infatti, si schiantarono al suolo devastando dove potevano, ma non riuscirono in alcun modo a porre fine a quello scontro. Certo, l’avevano portata un passo più vicina a una conclusione positiva per lei, ma nulla di più. Il Custode ne era stato travolto, si era difeso strenuamente, e alla fine era ancora lì, di fronte a lei, sfidando il dolore per non arrendersi alla sconfitta.
    Quello sì che era uno spirito incrollabile, in grado di andare oltre ogni limite per non cedere il passo contro un avversario così ostico com’era il Cavaliere di Delta Uma. Ad Astra non veniva in mente alcun particolare che potesse tradire Junichiro, non riusciva a vedere nessuna ombra incombere sul Custode e, quindi, si interrogò sulla strana profezia che li aveva portati a quello scontro.

    Che Lunitari avesse torto? Non sono riuscita a cogliere nulla di strano o pericoloso in lui. Oppure, forse, si tratta di qualcosa che va oltre la mia comprensione. Di nuovo. Dannata Lunitari.

    Il pensiero la stizzì non poco, mentre grossi respiri cercavano di riempire nuovamente i polmoni di ossigeno. Aveva sprecato molte energie, sperando di concludere quello scontro amichevole, ma il fatto che l’avversario non si fosse ancora arreso alla stanchezza la metteva in una situazione di potenziale pericolo. Non avrebbe resistito ancora per molto a quel ritmo, ma la speranza non era del tutto svanita perché il ragazzo sembrava ancora più in difficoltà rispetto a lei.

    Non si merita alcun tipo di umiliazione o mancanza di rispetto, nemmeno la più insignificante. Farò di tutto perché ciò non accada.

    Quel pensiero irruppe nella sua mente quando percepì il cosmo di lui avvampare nuovamente: non era finita, ma avrebbe dovuto esserlo in fretta. In qualche modo – con tutto il rispetto possibile – non potevano continuare oltre i loro stessi limiti, altrimenti sarebbe diventato pericoloso per entrambi.
    Vide Junichiro sfruttare ancora una volta il suo incredibile potere della luce, creando una sfera che lasciò la sua mano come se fosse un bacio scoccato a distanza dal Custode di Gea alla giovane Megrez. Astra sorrise, un sorriso stanco ovviamente, insanguinato, mentre quello scontro non accennava a terminare e l’avversario s’intestardiva nel continuare.
    C’era solo una cosa da fare: chiudere la partita con uno scacco matto.

    Sì, basta così.

    Pronunciò quelle parole quando la sfera di luce si stava avvicinando troppo a lei, mentre il suo spirito entrava in folle sintonia con il Regno di Hel. Sentì un freddo penetrare inesorabilmente nelle ossa, fino al midollo, generando quel timore primordiale che tutti gli esseri viventi provano nei confronti della morte. Persino in lei accadeva ancora, che era diventata Campione della Dea della Morte.

    Hel, Regina dei Morti, accetto la tua maledizione.

    Con quel pensiero, richiamò proprio la tecnica che prendeva il nome da quel legame che aveva con la Dea: la Maledizione di Hel. Pagando un prezzo che molti non sarebbero disposti a pagare – cioè il continuo legame con l’Inferno Norreno, percependo in ogni istante della propria vita le urla, il dolore e le sofferenze di quel luogo – Astra poteva attraversarlo a piacimento. E aveva anche un lasciapassare speciale, perché poteva permettersi di sparire in quel Regno e utilizzarlo come tramite per riapparire in modo istantaneo in un posto diverso della stessa realtà da cui era partita.
    In poche parole, la giovane Megrez si teletrasportò.
    Sparì dalla vista, schivando completamente la strategia e l’attacco dell’avversario, riapparendo alla sinistra di lui, nell’istante successivo, lasciando circa due metri di distanza tra loro. Scelse volutamente il fianco, evitando di palesarsi alle sue spalle, per non macchiare l’onore e il rispetto di quel loro duello amichevole con un gesto discutibile.
    La sua figura, ammantata della scintillante Robe, riemerse dal Helheim in posizione eretta, anche se leggermente storta a causa della gamba sinistra ormai ferita irrimediabilmente – almeno per la durata di quello scontro.

    jpg

    Onore a voi, Cavaliere.


    Pronunciò quelle parole mentre scagliava il suo attacco. Dalla Maledizione era passata alla Furia di Hel. Una tecnica di puro spirito, che voleva rappresentare l’ira di Hel nel mondo terreno. La sintonia con Helheim avrebbe toccato il suo picco, tanto che l’avversario avrebbe potuto quasi percepire le porte dell’inferno aprirsi e farsi scappare una miriade di spiriti urlanti e disperati, bloccati nella sofferenza di un Regno che esisteva al solo scopo di punirli. Quegli spiriti, completamente eterei, avrebbero assalito il corpo del custode cercando di trapassarlo da parte a parte per aggredire direttamente il suo spirito già indebolito.

    jpg

    Il solo fatto di avermi costretta a questa strategia dimostra il vostro valore.

    E per onorare quelle parole, in cui credeva fermamente, Astra trattenne la Furia di Hel, imbrigliando con il suo stesso cosmo parte di quell’attacco. Non sarebbe riuscita a scagliarlo a piena potenza in ogni caso, vista la terribile stanchezza e i danni subiti, ma si trattenne ulteriormente per evitare un colpo troppo pericoloso.
    Quello voleva essere il suo personale ma gentile scacco matto, probabilmente in grado di lasciare un segno indelebile in quello scontro, evitando però di mettere in reale pericolo lo stoico Junichiro. In fondo, si meritavano entrambi di ricordare quel loro incontro nel modo migliore possibile – per quanto pieno di dolore e sangue – soprattutto se fossero riusciti a sconfessare la iattura di Lunitari.
    Lunitari, quella dannata luna rossa – come avrebbe detto Astra – che Hel la maledica!

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Stanca, molto stanca. Lividi sul petto ed ematomi sulle braccia. Escoriazioni sparse sulle parti non coperte dall’armatura. Coscia sinistra ferita e sanguinante, gamba praticamente inutilizzabile. Addome completamente livido e terribilmente dolorante, quasi da togliere il respiro, con probabile emorragia interna.
    STATUS MENTALE♦ Bubù-settete!
    STATUS CLOTH♦ Intatta. Qualche lieve abrasione sulle protezioni delle braccia a causa del contatto diretto con la tenebra. Qualche leggera ammaccatura a livello della protezione dell’addome, a causa del colpo di lancia subito in pieno.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Lo so, lo so, ma non ti preoccupare perché credo proprio di aver fatto tutto per bene :asd: Visto che sono molto stanca anche io, specialmente dopo il Ragnarok, faccio la cosa che mi permette di unire il minimo movimento fisico al massimo risultato (potenzialmente parlando, ovviamente). Appena vedo avvicinarsi un po’ troppo la sfera di luce, mi teletrasporto utilizzando la Maledizione di Hel [Difesa monouso]. Visto che l’incontro è amichevole, scelgo di non riapparire direttamente alle tue spalle perché sarebbe troppo disonorevole vista la situazione, ma opto per il tuo fianco sinistro in modo tale da non finire in alcun modo dietro di te. A quel punto calo l’asso dell’attacco puramente spirituale, la Furia di Hel, che però scaglio quando le energie sono calate anche per me e – volutamente – con il freno a mano tirato [AF]. Per utilizzare un parametro di gioco, solo indicativo, è come se lo scagliassi di poco sotto l’energia rossa. Lo scopo è di darti un amichevole “colpo di grazia”, permettendoti al contempo di non subire una quantità soverchiante di danni e, potenzialmente, evitare il game over immediato (in altre parole, non è mia intenzione farti svenire sul colpo, altrimenti avrei sicuramente osato di più). Visto? Te l’avevo detto all’inizio che sarei stato bravo, quindi devi voler bene lo stesso ad Astra :fiore:
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.

    S p i r i t o
    Astra Megrez, ultima discendente della famiglia più nobile di Asgard, si aspettava di ottenere una meritata benedizione direttamente da Odino, il Re di tutti gli Dei norreni. Già si pregustava l’onore di essere nominata Campionessa della divinità più importante, forse dimenticandosi che tale onorificenza fosse già stata riservata al Celebrante delle terre dai ghiacci eterni.
    Il destino, beffardo o forse premonitore, decise diversamente per lei, legandola a doppio filo alla Dea della Morte: Hel. Ella era, effettivamente, la divinità che più si accostava ai Megrez, almeno come simbologia, perché la nobile casata di Asgard era da sempre stata associata in qualche modo alla Morte. Nel bene e nel male.
    Divenendo la Campionessa di Hel, Astra ricevette in cambio un prezioso dono e un prezzo da pagare. Il dono fu l’ottenimento di un’incredibile e nuova abilità: Spirito. Il prezzo da pagare fu un costante e irreversibile contatto con il Regno dei Morti, Helheim, che le regalò un’indesiderata consapevolezza sull’Inferno norreno e sulle sofferenze che in esso venivano perpetrate. L’unica cosa che le permise di mantenere la sanità mentale, fu il non percepire in alcun modo la presenza dei suoi genitori in quel luogo di perdizione, ottenendo la ragionevole certezza che fossero stati accolti nel Valhalla o a Fólkvangr, essendo morti combattendo valorosamente (seppur invano) contro la Corruzione.
    Tralasciando gli effetti psicologici di tale situazione, l’abilità Spirito andò a completare perfettamente le sue potenzialità difensive e offensive. Tramite questo potere, infatti, Astra è in grado di interagire con gli spiriti, nonché di creare e manipolare l’energia spirituale, utilizzandola a suo piacimento. Potrà, quindi, difendersi da minacce della medesima natura intangibile e, soprattutto, creare attacchi devastanti che potrebbero risultare non visibili o difficilmente contrastabili da avversari non dotati della medesima abilità.
    Chi viene colpito da questo insidioso potere, infatti, sentirà un dolore terribile sebbene sul corpo non si noterà alcun danno evidente. Come conseguenza, tale dolore indebolirà la volontà della vittima, il suo carattere e la sua determinazione. Venire sopraffatto da questi attacchi significa perdere completamente conoscenza, fino rischiare di morire e perdere il controllo sulla propria anima (only GdR).
    Tale abilità, estremamente versatile, permette anche di distaccare la propria anima dal corpo e operare tramite una proiezione astrale (espediente molto interessante, ma poco utile in combattimento), nonché di trasportare se stessi e gli altri nella dimensione spettrale o bandire sfortunate anime nella dimensione spirituale (vedi tecnica Helheim).
    Ultima caratteristica, e forse una delle più importanti, è che Spirito può agire da solo o essere combinato a piacimento con il cosmo, nonché con tutte le altre abilità e tecniche di Astra (vedi la dicitura “Spirito (opzionale)” nelle tecniche). L’esempio più calzante è la possibilità, tramite Spirito, di rendere l’Ametista non solo in grado di debilitare l’energia vitale (peculiarità già propria del minerale), ma anche di indebolire irrimediabilmente la volontà, il carattere e la determinazione della malcapitata vittima. Oltre al corpo, quindi, anche l’anima dell’avversario può essere danneggiata o intrappolata nell’Ametista, rendendo il minerale viola una delle armi più mortali e insidiose mai viste ad Asgard.


    TECNICHE
    ♦ Maledizione di Hel ♦
    [Spirito + Teletrasporto]
    Essere costantemente in sintonia con Helheim può essere considerata a tutti gli effetti una maledizione. Non è da tutti, infatti, avere la possibilità di entrare e uscire dall’Inferno norreno a piacimento, continuando a percepirne la sua influenza in ogni istante della propria vita terrena.
    Astra, però, ha imparato a sfruttare questa folle condizione a suo vantaggio, rendendola un vero e proprio asso nella manica da giocare nelle situazioni più difficili. La giovane Megrez, infatti, sarà in grado di sparire nella dimensione spettrale e riapparire immediatamente nel mondo terreno (all’interno dell’area di effetto del proprio cosmo), come se fosse un vero e proprio teletrasporto di anima e corpo, potendo evitare completamente gli attacchi avversari. Tale tecnica, tanto peculiare quanto complessa nella sua esecuzione, potrà essere sfruttata con estrema parsimonia (una volta a duello) e potrebbe essere il preludio a un vero e proprio attacco a sorpresa nell’immediato attimo successivo.
    Inoltre, questo teletrasporto spirituale, potrebbe permettere di sottrarsi anche a viaggi non richiesti e indotti dagli avversari in altre dimensioni. Se tale spostamento non è effettuato allo scopo di evitare completamente l’attacco nemico, ma solo per uscire da tali dimensioni aliene, questo stratagemma può essere utilizzato anche in più occasioni senza un eccessivo dispendio energetico (in questo caso, quindi, decade la limitazione di un solo utilizzo a duello).

    ♦ Furia di Hel ♦
    [Spirito]
    La Furia di Hel rappresenta la principale tecnica offensiva di puro Spirito a disposizione di Astra, che scatenerà nel mondo terreno tutta l’ira della Dea della Morte e del suo Regno di perdizione.
    Richiamando il suo potere spirituale ed entrando in sintonia con i disperati e terrificanti spiriti dell’Helheim, il Cavaliere di Delta UMA genererà una tempesta di puro spirito dalla potenza travolgente, capace di sconvolgere completamente l’anima dell’avversario. La giovane Megrez potrà decidere se rendere pienamente visibili gli spiriti dei morti, sfruttando il naturale orrore primordiale che essi possono provocare, oppure mantenerli puramente eterei e praticamente invisibili per chi non è dotato di apposite abilità. Queste anime dannate, nel caso in cui la tecnica andasse a segno, trapasseranno il corpo del nemico da parte a parte in un’escalation di violenza, urla e disperazione, turbinando attorno alla vittima come uno stormo di avvoltoi che si avventa su una carcassa ormai destinata all’oblio.
    Venire colpiti dalla Furia di Hel significa andare incontro a un dolore indicibile ma totalmente invisibile e intangibile, in grado di terrorizzare e indebolire progressivamente la volontà, il carattere e la determinazione del malcapitato, fino a ridurlo a un mero involucro di carne in cui risiede un’anima irrimediabilmente devastata e compromessa.

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    Hel's rock cave
    - Post V -

    Il dì volgeva al suo punto più alto mentre la sfera di luce continuava lungo la traiettoria stabilita ma, nel momento in cui l'aggregato di fotoni iniziò a sfaldarsi, la figura di Astra svanì. Pensai fosse una semplice alterazione percettiva dovuta all'affaticamento, ma quando sentii il suo cosmo avvampare alla mia sinistra capii che lo scontro stava per volgere al termine.
    La donna in rosso aveva utilizzato un potere simile e, anche in quel caso, ero stato completamente colto di sorpresa, incapace di reagire ad un potere che non avevo modo di contrastare.
    Il profilo dell'asgardiana parve emergere dall'oltretomba, regale e terribile nell'armatura lucida che ne proteggeva li corpo come una seconda pelle; incrociai il suo sguardo, sorrisi alle sue parole.

    «Onore...»

    La furia degli spiriti dei morti mi investì con la stessa forza dei torrenti impetuosi di Agartha, le loro grida e le suppliche per ottenere una pietà che non sarebbe mai giunta, soffocarono tutti gli altri suoni. Astra, dunque, era in grado persino di richiamare i reietti relegati negli Inferi ghiacciati di Asgard, ed indirizzarli al seguito della mia anima. Tentai di opporre un semplice scudo di cosmo all'ondata spiritica, ma questo in alcun modo parve arrestarla e, quando le sagome spettrali entrarono in contatto col mio corpo, fui sopraffatto da una sensazione orribile di smarrimento e la stessa Caverna Celeste si unì alle grida dei morti.

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    Se dovessi descrivere con precisione quel che si prova quando la propria anima viene aggredita da spriti famelici, farei riferimento ad un processo di erosione incalzante, in cui l'essenza che ci determina come individui viene meno poiché consumata da una forza ultraterrena che non concede scampo. Una dopo l'altra le anime irrequiete mi attraversarono, affondando nel mio spirito vulnerabile ed infierendo per costringermi alla resa, ma qualcosa pareva trattenerle.

    "Lei... si preoccupa del mio onore..."

    Era un pensiero stupido, banale, soprattutto perché il nostro era un duello tra esponenti di caste alleate, eppure sorse spontaneo mentre le risorse a mia disposizione andavano esaurendosi definitivamente. Barcollai all'indietro per quasi un metro, le braccia ancora incrociate davanti al volto nella posizione difensiva che era valsa a poco o nulla, pronto a chiedere la resa.

    «... a voi...»

    Il combattere aveva perso qualsiasi significato, resistere significava semplicemente continuare a soffrire senza ottenere nulla in cambio. L'ultimo barlume di cosmo di Ama no Iwato riuscì a raggiungere il braccio destro ed un giavellotto di luce, fioco ed instabile, prese forma nel palmo della mano.

    «...Astra di Megrez...»

    Uno spasmo di dolore causato dalla lesione alla spalla mi costrinse a piegarmi ed altre gocce di sangue macchiarono la neve. Agartha, il Crogiolo, il Tempio del Nero e la Cùirt Maith presero forma davanti ai miei occhi; miraggi intangibili di una volontà in frantumi.
    Fu l'orgoglio a darmi la forza di ricambiare, con un ultimo attacco, il rispetto mostrato dalla campionessa di Asgard, perché lei non si era risparmiata sul campo ed io mai sarei potuto essere da meno. Proprio come il giorno in cui affrontai la Palingenesi, diedi fondo a tutto quel che mi rimaneva e, spostando leggermente la gamba destra in avanti, lanciai il giavellotto di luce in modo che seguisse una traiettoria lineare, dalla mia posizione alla piastra pettorale di Astra.
    Sapevo che quell'armatura, ben più resistente della capacità di perforazione del giavellotto, l'avrebbe protetta senza difficoltà, ma non m'importava. Un duello poteva dirsi concluso soltanto se l'avversario periva o si dichiarava sconfitto ed io, dopo quell'ultimo sforzo, crollai a terra, incapace perfino di arrendermi.



    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Ama no Iwato

    Junichiro Yamanazaki Rossa Ama-no-Iwato {IV}

    STATUS FISICO: Affaticamento grave a causa della prolungata esposizione all'ametista, graffi sparsi e danni spirituali critici; difficoltà ad esprimere al massimo la velocità e la forza a causa della debilitazione costante. Spalla destra lussata, grosso livido sulla schiena e spalla sinistra compromessa per lesione ai tendini.
    STATUS PSICHICO: Blackout.
    STATUS CLOTH: Indossata, pettorale incrinato, placca dorsale piegata verso l'interno e fianco sinistro danneggiato; spallacci incrinati.

    RIASSUNTO AZIONI: Cerco di difendermi dal tuo attacco spirituale con uno scudo di cosmo perché il tuo teleport mi coglie impreparato, ma lo faccio con scarsi risultati [dif.], poi barcollo all'indietro e genero un giavellotto di luce infondendolo delle poche energie rimaste [att.] e lo scaglio debolmente in linea retta, cercando di colpire la tua placca pettorale. Fondamentalmente ho capito il proposito di Astra e la sto ringraziando da guerriero a guerriera :fiore: Dopo aver attaccato crollo a terra a causa della deprivazione vitale e spirituale :zizi:


    ABILITÀ:

    Il Ricordo dei suoi Occhi

    Quando entrò nella caverna capimmo che ogni cosa sarebbe stata diversa e che avremmo potuto finalmente vederla per quel che era. I passi delicati di Amaterasu non lasciavano alcuna traccia, ma l'acutezza dei suoi occhi ed il bagliore veemente che irradiavano avrebbero piegato anche un ateo a credere nell'operato di Gea. Di quel tempo ricordiamo assai poco ma la semplice presenza della dea ed il furore della sua luce ultraterrena raggiunsero le nostre orbite vuote e le riempirono dei colori accesi dell'estate, del mistero del movimento e della semplicità del mero esistere dei corpi immobili che abitano la Terra.

    In noi è rimasta la capacità di osservare le creature e la materia inanimata a partire dai punti in cui le particelle luminose colpiscono i loro involucri. Quando interagiamo con il Mondo della Luce attraverso il Codice riusciamo, in qualche modo, ad indirizzare i corpuscoli dei fasci luminosi e delle onde che lo compongono, addensandoli o disperdendoli, riflettendoli o diffondendoli con difficoltà essendo la padronanza di questo elemento ancora imperfetta e non del tutto risvegliata.


    ❖ ⟡ Controllo elementale della Luce ⟡ ❖


    Interagire con quello che gli umani chiamano quanto di luce rientra nelle nostre capacità, sebbene il controllo di cui possiamo disporre non sia sufficiente a sfruttarne tutte le potenzialità. Possiamo addensare i corpuscoli della luce creando delle forme solide semplici, grezze, che non richiedano una strutturazione complessa dell'elemento, come scudi per poterci difendere o armi grezze per attaccare i nostri nemici; anche generare dei raggi sottili dalle qualità perforanti rientra nelle nostre possibilità. In presenza di luoghi fortemente illuminati, riusciamo a sfruttare il fenomeno di rifrazione per rendere difficile la localizzazione della nostra posizione.

    Il Dolore del suo Abbandono

    Conoscemmo la gioia quando ella posò lo sguardo su di noi e ci disperammo quando fu costretta ad abbandonarci per un vile tranello escogitato dagli altri dei, timorosi che la potenza vivificatrice del Sole potessere essere perduta per sempre. Nelle ombre eravamo nati e nell'oscurità più profonda saremmo tornati, consapevoli che fuori da Ama no Iwato la bellezza regnava sovrana e tutti potevano goderne senza sacrificio alcuno. Ci ritirammo negli angoli più bui della nostra essenza, nelle crepe delle pareti che formavano il nostro inconscio, spaventati e senza una direzione precisa. Imparammo a comprendere il linguaggio dell'Ombra, a piegarlo al nostro bisogno di sicurezza, a rispondere con crudeltà alle ingiustizie che il Codice prevedeva per il bene superiore dell'armonia. Esplorammo il Mondo di Tenebra perchè soltanto con l'accettazione ci saremmo potuti finalmente risvegliare ed andare a cercarla.

    Apprendemmo una dura lezione quando, per la prima volta, negammo alla felicità e ad ogni sentimento positivo di entrare nel nostro cuore, almeno finché avessimo dovuto manipolare l'Oscurità che imponeva il prezzo della solitudine. Trasformammo le lacrime in una sostanza viscosa simile alla pece e gli ansimi della respirazione irregolare in nebbie dense e asfissianti, cumuli tenebrosi che celavano chiunque avesse saputo sfruttarli. Riuscimmo a rendere tangibile l'amarezza del fallimento plasmandola in forme rigide e decise, a volte simili a lance acuminate ed altre a pesanti catene chiodate. Tale era l'infelicità causata dall'abbandono di Amaterasu da spingerci ad invocare l'Oscurità su chiunque fosse stato così avaro da sottrarcela tenendola soltanto per sé. Crogiolarsi nel dolore era cosa assai semplice, ma controllarlo e conoscerlo al punto da generare la sua manifestazione concreta, l'Oscurità che avvolge ogni cosa, è questione assai delicata, tanto da compromettere la sanità del corpo e delle sue funzioni.


    ❖ ⟡ Controllo elementale dell'Ombra ⟡ ❖


    Possiamo modellare la tenebra, rendenderla solida e concreta quando si mischia con il nostro cosmo, tanto da provocare danni fisici ai nostri nemici, oppure nebulizzarla così da farle assumere la consistenza di un gas in grado di occultarci, anche se non completamente, o di soffocare le vittime designate. Il dolore provocato dal semplice contatto con l'oscurità è tale da essere considerato superiore a quello indotto da un potere dello stesso rango.


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    ♦ post VI ♦ HEL'S ROCK CAVE astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    La Furia di Hel travolse il malcapitato Custode, tormentando il suo spirito come se fosse un puntaspilli per i dannati dell’Inferno norreno. Il colpo era stato sapientemente trattenuto, quindi non riuscì a far perdere conoscenza immediatamente all’avversario, ma Astra percepì la sofferenza che stava provando a livello non materiale.

    Mi dispiace, ma almeno è finita.

    Le ultime parole famose, perché non bisogna mai e poi mai sottovalutare un Cavaliere dotato di cosmo. Il potere delle stelle è potenzialmente infinito e Junichiro fu la prova lampante di quella semplice ma incredibile verità. Il ragazzo richiamò un’ultima volta la sua luce, ormai costante di quel loro scontro quanto lo era stata l’Ametista, e creò un’ennesima lancia che scagliò contro la giovane Megrez. Un tentativo probabilmente più dettato dalla sua caparbietà che altro, ma non per quello doveva essere considerato totalmente innocuo.

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    Dannazione.


    Lei non se lo aspettava, ma non avrebbe commesso un errore imperdonabile proprio in quel momento, a un passo dalla vittoria definitiva. Inspirò tutta l’aria che riuscì, instabile sulle gambe che ormai faticavano a reggerla, cercando di comandare al proprio corpo di reagire. Il cosmo violaceo richiamò ancora una volta la fedele Ametista, che andò a comporsi di fronte a lei in un muro largo appena quanto la sua figura e spesso solo qualche centimetro. Il costrutto nemico impattò sulla frettolosa e sgangherata difesa, rallentò inesorabilmente la sua avanzata a contatto con il minerale, ma penetrò solamente quel tanto che bastava per arrivare a toccare il pettorale della Robe.

    Tac.

    Un sonoro singolo ticchettio annunciò che la lancia era arrivata a destinazione, ma con una forza talmente fiacca che parve accarezzare la resistente Armatura di Megrez. La ragazza sgranò gli occhi, ma era confidente che la sua sacra protezione non avrebbe vacillato in alcun modo sotto quel colpo ormai troppo distante dalla sua massima potenza.

    Anf.

    Lasciò andare in una sola volta tutta l’aria che aveva accumulato nei polmoni, sia per l’estrema stanchezza ma anche perché era sollevata nel vedere gli effetti di quell’ultimo scambio. Nessuna nuova ferita, solo qualche spavento di troppo, e – quasi fosse la naturale conclusione di tutto – l’improvviso svenimento di Junichiro.

    È fatta, finalmente.

    Il loro duello amichevole era stato indimenticabile, ma non si sarebbe mai aspettata di uscirne così malconcia. E non si sarebbe nemmeno aspettata di essere così tanto coinvolta da ridurre anche l’avversario in una situazione estrema. Non avevano rischiato la vita, mai, quello era certo, ma non ci erano nemmeno andati piano. Nessuno dei due, ad essere completamente onesti.
    Meglio così, perché la giovane Megrez doveva testare con il suo stesso cosmo la profezia della dannata Lunitari, e solo andando oltre i loro limiti si sarebbero potuti avvicinare alla verità. Forse.

    Vi ringrazio per il duello, Junichiro, Custode di Gea. Ora riposiamo, ce lo siamo meritati.

    Lei era ancora lì, in piedi, a parlare con quel guerriero ormai svenuto. Sperò davvero che le sue parole in qualche modo gli arrivassero lo stesso, perché sarebbe stato un peccato non congedarsi come si conveniva dopo uno scontro così onorevole.

    Spero che il vostro destino sia in grado di ribellarsi alla sventura sussurrata da Lunitari. Non vedo alcuna ombra in voi. E sarò onorata se un giorno potremo combattere ancora. Da guerrieri, da alleati.

    Lo pensava davvero, ma quella fermezza di parole non fu supportata da una pari fermezza del suo corpo. Le gambe cedettero e si ritrovò seduta a terra senza diritto di replica. Non era il modo più dignitoso per dimostrare la propria vittoria, ma tra loro non vi era nulla da dimostrare. Avevano combattuto, avevano stabilito dei limiti invalicabili, e li avevano rispettati entrambi cercando comunque di dare il meglio possibile l’uno all’altra. Quella era proprio la definizione di un duello amichevole, uno scontro che – paradossalmente – sarebbe stato in grado di rafforzare ancora di più l’alleanza fra le loro Caste.

    E adesso?

    Lei era troppo stanca per muoversi, seppur ancora cosciente, mentre lui era svenuto al suolo. Era chiaro che Astra non sarebbe riuscita a trasportare entrambi nuovamente ad Asgard, quindi era necessario un aiuto esterno. Utilizzando gli strumenti portatili di comunicazione a distanza, una sorta di mistici auricolari, la ragazza inviò un messaggio al Palazzo Reale per garantire loro un rientro sicuro.

    jpg

    Qui Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma.


    S’identificava sempre con il nome completo e il titolo da Cavaliere. Era incredibile quanto fosse formale anche a un passo dallo sfinimento.

    Ho bisogno di una squadra di recupero per due persone. Due feriti, io compresa. Nessuna perdita.

    Era giusto specificare che nessuno aveva perso la vita, ma era altrettanto importante dichiarare che le persone da recuperare fossero ferite. Avrebbero inviato i soccorsi quanto prima, probabilmente era una questione di minuti, così avrebbero potuto curarsi e riprendersi all’interno della sicurezza delle mura di Asgard.
    E chissà se quella domanda che le frullava nella testa avrebbe mai ricevuto una risposta.
    Lunitari aveva davvero sbagliato?
    Solo il tempo avrebbe potuto fugare ogni dubbio, ma Astra in cuor suo sperava proprio che quella dannata luna rossa avesse davvero preso un abbaglio.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther °telepatia°
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Stanca, molto stanca. Lividi sul petto ed ematomi sulle braccia. Escoriazioni sparse sulle parti non coperte dall’armatura. Coscia sinistra ferita e sanguinante, gamba praticamente inutilizzabile. Addome completamente livido e terribilmente dolorante, quasi da togliere il respiro, con probabile emorragia interna.
    STATUS MENTALE♦ Torniamo a casa, please...
    STATUS CLOTH♦ Intatta. Qualche lieve abrasione sulle protezioni delle braccia a causa del contatto diretto con la tenebra. Qualche leggera ammaccatura a livello della protezione dell’addome, a causa del colpo di lancia subito in pieno.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Creo uno sgangherato muretto di Ametista [Difesa], in cui si conficca la tua lancia, passando quel tanto che basta per toccare il pettorale della mia Robe in modo praticamente innocuo. Poi, crollo a terra esausta, ti faccio i miei complimenti e contatto il Palazzo Reale per mandarci qualcuno a recuperarci :mke: Grazie del duello caro, mi sono divertito molto! Intanto porto in giudizio questa parte del tuo test, in attesa della conclusione della quest :asd:
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.

    S p i r i t o
    Astra Megrez, ultima discendente della famiglia più nobile di Asgard, si aspettava di ottenere una meritata benedizione direttamente da Odino, il Re di tutti gli Dei norreni. Già si pregustava l’onore di essere nominata Campionessa della divinità più importante, forse dimenticandosi che tale onorificenza fosse già stata riservata al Celebrante delle terre dai ghiacci eterni.
    Il destino, beffardo o forse premonitore, decise diversamente per lei, legandola a doppio filo alla Dea della Morte: Hel. Ella era, effettivamente, la divinità che più si accostava ai Megrez, almeno come simbologia, perché la nobile casata di Asgard era da sempre stata associata in qualche modo alla Morte. Nel bene e nel male.
    Divenendo la Campionessa di Hel, Astra ricevette in cambio un prezioso dono e un prezzo da pagare. Il dono fu l’ottenimento di un’incredibile e nuova abilità: Spirito. Il prezzo da pagare fu un costante e irreversibile contatto con il Regno dei Morti, Helheim, che le regalò un’indesiderata consapevolezza sull’Inferno norreno e sulle sofferenze che in esso venivano perpetrate. L’unica cosa che le permise di mantenere la sanità mentale, fu il non percepire in alcun modo la presenza dei suoi genitori in quel luogo di perdizione, ottenendo la ragionevole certezza che fossero stati accolti nel Valhalla o a Fólkvangr, essendo morti combattendo valorosamente (seppur invano) contro la Corruzione.
    Tralasciando gli effetti psicologici di tale situazione, l’abilità Spirito andò a completare perfettamente le sue potenzialità difensive e offensive. Tramite questo potere, infatti, Astra è in grado di interagire con gli spiriti, nonché di creare e manipolare l’energia spirituale, utilizzandola a suo piacimento. Potrà, quindi, difendersi da minacce della medesima natura intangibile e, soprattutto, creare attacchi devastanti che potrebbero risultare non visibili o difficilmente contrastabili da avversari non dotati della medesima abilità.
    Chi viene colpito da questo insidioso potere, infatti, sentirà un dolore terribile sebbene sul corpo non si noterà alcun danno evidente. Come conseguenza, tale dolore indebolirà la volontà della vittima, il suo carattere e la sua determinazione. Venire sopraffatto da questi attacchi significa perdere completamente conoscenza, fino rischiare di morire e perdere il controllo sulla propria anima (only GdR).
    Tale abilità, estremamente versatile, permette anche di distaccare la propria anima dal corpo e operare tramite una proiezione astrale (espediente molto interessante, ma poco utile in combattimento), nonché di trasportare se stessi e gli altri nella dimensione spettrale o bandire sfortunate anime nella dimensione spirituale (vedi tecnica Helheim).
    Ultima caratteristica, e forse una delle più importanti, è che Spirito può agire da solo o essere combinato a piacimento con il cosmo, nonché con tutte le altre abilità e tecniche di Astra (vedi la dicitura “Spirito (opzionale)” nelle tecniche). L’esempio più calzante è la possibilità, tramite Spirito, di rendere l’Ametista non solo in grado di debilitare l’energia vitale (peculiarità già propria del minerale), ma anche di indebolire irrimediabilmente la volontà, il carattere e la determinazione della malcapitata vittima. Oltre al corpo, quindi, anche l’anima dell’avversario può essere danneggiata o intrappolata nell’Ametista, rendendo il minerale viola una delle armi più mortali e insidiose mai viste ad Asgard.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l'Eredità dei Megrez ♦
    [Ametista]
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

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