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.Il debole che mangia il forteI
—
Il sole divenne nero come un sacco di crine,
la luna diventò tutta simile a sangue.
Le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra,
come un albero di fichi, sbattuto dalla bufera,
lascia cadere i frutti non ancora maturi.
Il cielo si ritirò come un rotolo che si avvolge,
e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto.
Allora i re della terra e i grandi, i comandanti,
i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero,
si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti.
—
Vi era un ticchettio. Un lento gocciolare che rimbombava in un angusto e schifoso corridoio. Tanfo, ratti, letame, piscio e puzza di vomito e putrefazione; le celle che si aprivano lungo i lati erano piccole e nessuna finestrella apriva verso il mondo. Verso il cielo.
All'interno figure disperate. Figure contorte. Chi impaurite, chi frementi.
Vi era un umanità allo sbando. L'Armaggedon aveva distrutto non solo il mondo ma anche la socialità e le regole che l'uomo si era imposto nel corso dei secoli.
Vigeva la regola del più forte? Peggio. Non vi era nemmeno quella. Con la Corruzione che dilagava distruggendo ogni cosa che toccava, nemmeno i più forti avevano la possibilità di sopravvivere.
Era il caos e la depravazione. Era l'uomo nel suo istinto più basso e becero: sopravvivere ad ogni costo ma allo stesso tempo avere una parvenza di potere.
Imporre la propria volontà sugli altri. Anche in una situazione come questa, con il mondo che stava sull'orlo della fine, con mostri e morte ovunque l'essere umano non riusciva a strapparsi di dosso quella tenebra che portava da sempre dentro l'anima. In fondo all'anima, nei posti più reconditi e nascosti che nemmeno noi sapevamo di avere; ed era in quelle profondità che risaliva esplodendo in violenza e prevaricazione.
Un lento vociare risalì dal fondo del corridoio buio e umido, dove un umanità disperata e senza freni si lasciava andare alla propria disperazione.
Si aprirono di scatto portoni di ferro, grida e voci si unirono in una cacofonia selvaggia.
Le celle si aprirono. Cardini di ferro raschiarono, ombre si mossero inghiottite dalla luce.
I portoni si chiusero. Non quelle grida.NOTE MASTER: Ecco il tuo addestramento. Il primo post è solo un prologo per introdurre il tuo addestramento. Per quanto riguarda il tuo post hai la massima libertà nel descrivere il tuo personaggio, farlo muovere nell'ambientazione. è ancora a dublino? Si è spostato? Come sta cercando di sopravvivere contro la Corruzione?
hai al massima libertà per quanto riguarda questo tuo primo post.
A te la tastiera e diamo inizio alle danze. -
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Non la separazione, ma la partenza... non la fine, ma l'inizio... potrà sembrare un po' triste, ma la vita è così...
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"Quel giorno, riaffiorò alla mente dell'umanità il terrore di essere controllata da loro... l'umiliazione di vivere come uccelli in gabbia."
Shingeki no Kyojin
Spingi con tutta la forza che hai le porte che ti dovrebbero condurre alla mensa; per qualche istante i tuoi occhi sono colpiti dalla luce artificiale che ti acceca, per poi ritrovarti dinnanzi a uno spettacolo raccapricciante: corpi impiccati, altri decapitati e gli ultimi superstiti tra secondini e carcerati massacrarsi a vicenda. Uno scenario da guerra civile.Alcuni al pari di scimmie urlatrici cominciano a saltare sui tavoli sbattendo il petto similmente a degli uomini primitivi. Non hai la ben che minima idea di quale sia stato il principio di una simile situazione ma non puoi tergiversare troppo in quanto quegli orridi esseri che pensavi di esserti lasciato alle spalle, similmente a un'impetuosa onda, sfondano le medesime porte: è una visione orribile, sembra l'inferno.
Non hai un numero certo di quanti siano quei cosi, ma ora sono parecchi e, famelici, si scagliano contro i sopravvissuti per deturpare i loro corpi mediante i loro affilati artigli e i denti aguzzi.
Approfittando di quel marasma di violenza, ti dirigi verso gli accessi della prigione; il suono della sirena di convocazione dei rinforzi per sedare la rivolta continua imperterrita a trapanarti le orecchie, ma per te è melodia, dato che ogni metro che avanzi è un passo decisivo verso la libertà.
Ti fai strada tra i corpi stesi a terra e per tutelarti da altre sorprese, afferri uno dei manganelli privandone il proprietario ormai esanime e riverso a terra con il cranio spappolato, benché il caso in kevlar anti sommossa: questa la dice tutta sulle temibili avversità che dovrai affrontare.
Benché l'assordante suono della sirena, le urla di chi viene corrotto dal male oscuro non cessano di essere propagate similmente ad un requiem che idolatra sorella morte, gioiosa di danzare tra quelle mura cosi da glorificare la sua arte di decadenza e poter far appassire la vita.
Infine riesci a portarti all'esterno dove è situato il cortile marcatamente delineato dalle recinsioni di filo spinato, oltre che le torri di guardia ma anche qui ogni ordine è stato stravolto: il cancello principale, oltre che diverse zone della recinsione sono state sfondate, addirittura noti diverse vetture essersi schiantate contro - tra cui un camion -, per non parlare delle stessi torri: noti che dalle postazioni dove in origine risiedevano le guardie dense fiamme sprigionano del fumo che fuoriesce propagandosi nell'aria, probabilmente è stato appiccato un incendio.
Quello che però ti lascia letteralmente atterrito, una volta resoti conto dello scenario più ampio, riguarda la tetra colorazione del cielo di cui ne eri ignaro per via del tuo forzato soggiorno: un'eclissi in piena regola ha oscurato il giorno ma la cosa ancor più inquietante, è la contemporanea presenza della luna modificata anch'essa nella colorazione, dal classico bianco perlaceo a un rosso intenso simile a sangue cremisi che cola dalla carne ferita.
Per di più, noti diverse scie luminose in cielo, vere e proprie lingue di fuoco che tagliano il firmamento: altro non sono che frammenti di materia proveniente dallo spazio che si stanno scagliando sul territorio con una violenza inaudita, similmente a un bombardamento a tappeto eseguito da uno stormo di arei da guerra.
Un vero e proprio finimondo sta avvolgendo Dublino, a questa deduzione arrivi osservando gli stessi elementi della terra venire sconvolti e il giorno e la notte essersi sostituiti nei propri ruoli quotidiani: in verità il buio ormai si può definire nuovo e assoluto signore incontrastato, avendo detronizzato la luce ormai prigioniera del suo tirannico dominio.
Così decidi di inoltrarti per la periferia adiacente al penitenziario diventata tomba di innumerevoli corpi massacratisi a vicenda o vittime di una fine ben peggiore: divorati da quelle ributtanti creature nate esse stesse dall'oscurità che adesso avvolge la città.
Ti chiedi se solo Dublino sia vittima di una simile maledizione, o anche il resto del mondo si ritrovi nelle stesse condizioni. Molto probabilmente ogni uomo, donna, bambino, anziano e anziana sono stati colpiti contemporaneamente dalla stessa nefasta sentenza ad ogni emisfero, latitudine o longitudine.
Più di una volta devi stare attento ai frammenti infuocati provenienti dal cielo che, senza alcuna distinzione, si abbattono in ogni dove: automezzi, palazzi, pezzi di strada completamente distrutti, cosi come ogni altra superfice che collide con il dardo fiammeggiante.
Noti anche la presenza di mezzi cingolati, come carri armati completamente accerchiati da pile di cadaveri: civili e militari gli uni di fianco agli altri, probabilmente vi è stata una serrata lotta che ha costretto le forze armate ad arrivare a mezzi drastici.Più ti addentri in città, più noti il caotico micro universo che si è creato: i tuoi simili essere dediti al saccheggio di negozi spaccando le vetrine o buttando giù le porte; individui pestarsi e uccidersi a vicenda senza che vi sia motivo; altri ancora dirigersi verso le chiese per pregare un ipotetico Dio affinché possa far cessare il suo castigo divino.
Osservi tutto questo e l'unico pensiero che ti assale è quanto sia patetica la razza umana nel mostrare tanta fragilità e istinti primitivi, invece di fare fronte comune per arginare in qualche modo quel male che sta dilagando a macchina d'olio.
Senza farti suggestionare troppo dal comportamento di tali soggetti, camminando in quel folle e nuovo mondo, cerchi un potenziale riparo dove sgranchirti le ossa, magari riposarti e perché no, fumarti una sigaretta e bere del buon whisky.
Edited by Ramiel - 24/8/2023, 12:27. -
.Il debole che mangia il forteII
Si pensa che l’Apocalisse arrivi all’improvviso.
Ma l’Apocalisse ama i preliminari.
Questo era solo l'inizio di quello che doveva succedere. L'umanità era nel punto più basso. Tra simili ci si ammazzava invece di difendersi. Chi si arroccava su stantii troni di potere che ormai valevano come letame, chi tentava di averlo il potere. Sfruttare anche l'inferno per se stessi.
Chi pregava un Dio ormai fasullo, chi lo bestemmiava, chi ancora ci sperava.
L'esercito era inutile, così come le preghiere. Chi combatteva moriva, chi scappava faceva la stessa fine.
Questa era la fine dell'umanità?
Vedeva gente scappare, inciampare, tenere strette al petto le poche cose che avevano salvato. Ma valevano? Foto. Ricordi. Dei vestiti. Soldi.
Chissà se sarebbero vestiti in questo nuovo mondo. Forse al posto dei soldi sarebbe stato meglio una pistola, armi e cattiveria.
Quella di non fidarsi di nessuno. Quella che l'estraneo fosse un nemico a prescindere. Di fregarsene solo di se stessi e del proprio branco.
«EHI!!
Che fai qui così? Scappa! Scappa o quei cosi ti avranno! »
Un colpo di pistola. Sangue schizzò.
Le urla di chi si voleva salvare.
Un gruppo di disperati contro l'altro. Nessuno migliore dell'altro. nessuno più forte dell'altro. Solo disperazione che sfociava da una parte in rabbia, dall'altra in paura. Chi attaccava per sentirsi ancora padrone di una vita che non aveva più valore, chi scappava proprio perché amava quella vita e la paura della morte, era una mano gelida che strizzava le viscere. Un altro colpo di pistola. O di fucile. Chi poteva dirlo? ma importava adesso? Era solo l'ennesimo sparo di una cacofonia selvaggia che faceva da melodia all'Apocalisse. Ed ora aveva preso anche lui. In mezzo.
Scappare? Aiutare?
In fondo non vi era nessuna scelta migliore. Vi era solo la nostra che reputavamo migliore.
Eroi o vigliacchi rimanevano parole inutili...NOTE MASTER: hai una scelta. O aiutare questo gruppo di disperati o lasciarli al loro destino e defilarti grazie alla confusione che si crea.
Se attacchi ferma il post al momento in cui lo fai e nel modo in cui attaccheresti.
Se ti defili puoi infilarti in qualche vicolo laterale e allontanarti. Nel tuo allontanarti, dopo qualche minuto, sentirai un vociare e un avvicinarsi di alcune persone di corsa. Ferma anche qui il post su cosa farai.. -
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"Quasi nessuno scopre mai che le sue azioni feriscono davvero gli altri. La gente non migliora, diventa solo più furba. Quando diventi più furbo, non smetti di strappare le ali alle mosche, cerchi solo di trovare dei motivi migliori per farlo."
Stephen King
Edited by Ramiel - 24/8/2023, 23:59. -
.Il debole che mangia il forteIII
Click
«Fermo. »
Il cane stava ringhiando. Solo il grilletto lo teneva fermo dall'azzannare la testa del ragazzo.
Le mani erano ferme. <stranamente . Si impara presto a maneggiare un arma da fuoco. Ancora più velocemente si impara ad ammazzare. E anche se il gusto rimaneva orrendo poi ci si abituava.
Quelle mani, però, non erano di chi aveva sempre maneggiato un arma. Il viso rotondo e barbuto, gli occhiali – una lente rotta – un corpo grasso, zaino in spalla da cui fuoriusciva una specie di mazza non era di un soldato.
Una persona normale che lottava per sopravvivere in un mondo di merda. Dove il più forte uccideva il più debole.
Quella voce era rotta dalla paura. Ma le mani erano ferme, la canna puntata senza esitazione perché la paura della morte poteva rendere mani da studioso, mani da killer.
«Scendi lentamente. Non aprire bocca. »
Un gruppo di persone.
Un paio di bambini, una donna, l'uomo che lo teneva sotto tiro e un ragazzo di poco più di vent'anni che dal fisico, forse, sembrava essere uno di quei influencer fitness model, oppure solo uno che ci teneva scoprendo che i muscoli servivano per lottare e non per fare sfoggio inutile sul corpo. La donna, che dagli abiti sembrava una manager di qualche azienda, lo guardava fissa imbracciando un fucile squadrandolo da capo a piedi. Forse sui quaranta. Forse era stata anche affascinante, ma i capelli erano lerci, oltre ad avere ferite fasciate alla belle e meglio sulle braccia ed il suo tailleur aveva visto giorni migliori.
«Controlla sotto. Dimmi che succede. »
Il ragazzo si mosse immediatamente.
«Un altro gruppo di persone che fuggivano. Nulla di speciale.
Aspetta...qualcosa non va. »
«Controlla il nostro ospite. Se fa una mossa che non ti piace ammazzalo.»
«Nemmeno lo devi dire. Mettiti attaccato qui al muro e non fiatare.»
«Bocche chiuse ora.
Che vedi?»
«Sono seguiti da uno di quei mostri.»
«Fammi vedere. Dammi lo specchietto...»
Era come sentire il vetro frantumarsi. Come calpestarlo.
Erano uomini? O erano qualcos'altro? Sembrava che l'Inferno avesse vomitato il suo peggio sulla terra. Si muovevano lenti ma non si guardavano intorno. Sembrava che non li importasse. Sempre che potessero avere emozioni. Di umano, comunque, non avevano nulla. Sempre che questa definizione potesse significare qualcosa ad oggi.
«Gli spari provenivano dall'altra parte e questi ci tagliano la strada...»
Parole sussurrate. Gesti e mimica.
«Restiamo qui. Se abbiamo visto giusto si scontreranno. Ci spostiamo dopo.»
«Ai bambini penso io.
Venite qui ragazzi e chiudete gli occhi come vi ho insegnato.»
«Tu stai tranquillo. Dobbiamo muoverci veloci.»
Le prima urla. Gola umane potevano davvero fare così? I bambini si strinsero di più ma non gridarono. Tremavano ma tennero gli occhi chiusi.NOTE MASTER: Ti sei imbattuto in gruppetto ben armato di sopravvissuti. Hanno avuto, forse, la tua stessa idea e per questo ti sei salvato dall imbatterti nella Corruzione. I due gruppi, quelli incontrati prima che questi nuovi, verranno allo scontro visto che la Corruzione sta muovendo verso di loro. Puoi anche descrivere la scena ma sarà una carneficina. La Corruzione sembra infermabile, non muoiono, e sono dei mostri che a prima vista non hanno sentimento alcuno.
Quando i due gruppi entreranno in contatto, il gruppo si muoverà cercando di allontanarsi. Fai la tua scelta. Se li segui vi allontanerete dal posto ma non uscirete dalla città. Si cercherà solo un posto al sicuro per riprendere fiato.
Se non li segui ferma il tuo post appena ti lasceranno solo.
Edited by Lyga - 27/8/2023, 00:17. -
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"C’è un detto: il pessimista guarda in basso e sbatte la testa, l’ottimista guarda in alto e cade a terra. Il realista guarda avanti e regola il percorso di conseguenza.."
The Walking Dead
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Il rumore è inconfondibile e già hai capito che tipo di scenario ti attende ancor prima di ascoltare quella voce che tenta di mascherare l'incertezza, la paura, la disperazione caricandosi di autoconvincimento per non tentennare.
Perché di questo si tratta quando il mondo va a puttane e, benché tu non abbia mai imbracciato un'arma, devi comunque trovare la forza per adattarti e mutare la tua natura: almeno ci devi provare con tutte le tue forze e, magari scopri, in questo modo, talenti nascosti, inaspettati, che fino a poco tempo fa neanche ti passava per la testa di affinare, come imbracciare un fucile.
Tu ne sai qualcosa di adattamento in quanto sin dalla più tenera età ti sei dovuto adeguare non certo a un evento apocalittico, ma comunque alle dure leggi della strada; leggi che impongono di sviluppare la predisposizione a rubare, commettere atti di violenza e, nei casi più estremi e necessari, uccidere.
E' quasi ironica quella scena, ma sai anche che ci sta, si chiama legge della giungla: percepire come la legge di natura - che non tiene conto dei codici etici o morali - spinga ogni essere, messo nelle condizioni più estreme, a tirare fuori indoli necessarie per poter vivere un altro giorno.
Capisci la situazione seppur non ti faccia piacere l'idea di una pallottola che potrebbe farti saltare la testa da un momento all'altro. Comprendi le motivazioni che spingono quest'uomo a minacciarti di ucciderti se non fai quanto ti chiede: ti mostri collaborativo.
Puoi percepire la paura nelle sue parole; la voce rotta che tradisce il suo gesto estremo e ne identifica il carattere, non certo di un delinquente o un assassino, ma solo qualcuno che cerca di sopravvivere e difendere quello che ha di più caro: la sua famiglia.
«Scendi lentamente. Non aprire bocca. »Obbedisci senza controbattere, sai bene quanto possa essere pericoloso un individuo armato tanto suggestionato dalla paura e, onestamente, ci tieni troppo alla tua testa per sfidarlo in una gara tra alfa a chi ce l'ha più grosso.
Certo, non sei un santo e la tua opera di collaborazione non significa che d'un tratto l'empatia ti abbia scaldato il cuore; la tua fedina è talmente sporca che se ne potrebbe odorare il fetore, potresti batterlo senza problemi ma non sei stupido e non ti va di giocare a dadi con la sorte.
Semplicemente ritrovarti a fare il pungiball tra due fuochi, il cane che ringhia e l'uomo armato, sono uno sprone più che valido a startene buono e non buttare ulteriore benzina su un incendio che sta già carbonizzando tutto quello che tocca.
Rapide occhiate da parte tua. Cerchi di capire quanti siano e, soprattutto, cosa ti devi aspettare.
I bambini sono le prime sagome che i tuoi occhi osservano, per poi notare una donna - la madre? - in condizioni pietose; una donna che prima di questo schifo doveva essere decisamente di bell'aspetto ma che ora mostra i postumi del caos anche sul suo corpo, decisamente trascurato: a cominciare dai capelli lerci e il vestito pieno di strappi e macchie di sangue che ha visto giorni migliori.
Come l'uomo anche lei ti punta un fucile e comincia a squadrarti dalla testa ai piedi. Ok, bisogna rettificare: sei tra tre fuochi, non due, visto che due tizi impauriti, sicuramente non frequentatori domenicali del poligono più vicino, potrebbero far partire un colpo spinti più dal timore, che dalla decisione.
L'altro tizio che ti trovi davanti è un ragazzo, uno di quei narcisi da palestra, più devoti alla cura del corpo per guadagnare l'ennesimo like suoi social, che un'esperienza reale da cultore di combattimento e difesa personale; un povero cristo che probabilmente si è unito alla famigliola rendendosi conto delle alte percentuali di schiattare dopo due passi in mezzo a quella carneficina che sta avvenendo.«Controlla il nostro ospite. Se fa una mossa che non ti piace ammazzalo.»
«Nemmeno lo devi dire. Mettiti attaccato qui al muro e non fiatare.»Sei più propenso ad assecondare che ad intimorire, in quanto sei certo che la loro azione di puntarti le armi contro sia solo un riflesso condizionato dal timore di non essere aggrediti, più che l'impulso animalesco di attaccare per primi dimenticandosi di secoli di evoluzione.
Ascolti con attenzione quanto si dicono: il ragazzo cerca di scrutare tramite uno specchietto così da rimanere comunque ben nascosto e inizia la cronaca dell'inevitabile, la carneficina che con violenta fame di sterminio avviene lungo le strade.
Vi è tensione tra i presenti, quello a cui si sta assistendo innesca le paure più primordiali, tuttavia si preoccupano per i piccoli, cercano di tranquillizzarli rammentandogli di tenere gli occhi chiusi per non subire ulteriori traumi, oltre a quelli, purtroppo, inevitabilmente subiti finora - i bambini sono sempre le vere vittime, soprattutto quando sono costretti a vivere un'esperienza tanto estrema e allucinante. Non sei una persona sentimentale, non lo sei mai stata, ma forse, se anche tu avessi avuto qualcuno che ti avesse protetto da piccolo nello stesso modo e, soprattutto, avessi messo successivamente dei figli al mondo, probabilmente anche tu ti premureresti nello stesso modo di tutelare il più possibile la loro innocenza.
Il problema, però, sta alla base: rimanere in quel gruppo, seppur armati, ti garantirebbe un effettivo vantaggio? Cinicamente parlando, la presenza dei bambini è il grosso problema.
In quel caos, dove in qualsiasi momento potrebbero sbucare fuori esseri ributtanti pronti a cibarsi delle carni umane, pensare alla sicurezza di terzi rappresenta un rischio troppo grande, soprattutto se si devono prendere decisioni immediate per salvarsi per il rotto della cuffia.
Il tuo obiettivo è allontanarti dalla città il più velocemente possibile, riposare non è la tua priorità: solo una volta messoti alle spalle quella città ormai marchiata dalla dannazione avresti riposato le tue stanche ossa.
Sei ben conscio che Dublino ormai non è più sicura e nessun luogo per quanto alto o ben nascosto sotto terra garantirebbe la sopravvivenza certa.
Un buon modello da seguire è quello degli uccelli migratori che, spinti dal bisogno di trovare un clima meno rigido, si muovono senza sosta per raggiungere mete climaticamente più accoglienti.
D'altro canto però, bisogna sempre tenere a mente i pro e i contro del contesto che ti viene offerto; non bisogna mai prendere una decisione d'impulso ma analizzare ogni sfaccettatura della situazione.
Quello a cui hai assistito finora prima di imbatterti in queste persone, ti ha mostrato solo gli aspetti più selvaggi della razza umana: gente priva di raziocinio, troppo presa a sfogarsi in quanto raggelate dalla consapevolezza non tanto di non farcela, quanto di non volercela fare, per provare a salvaguardare il proprio orgoglio e lottare contro la tetra tirannia.
Qui invece noti che la dignità non è andata totalmente a farsi friggere e che seppur esternandolo in modo differente, il loro desiderio di sopravvivere è forte quanto il tuo.
Ascolti attentamente il loro confabulare, non sembrano totalmente degli sprovveduti, lo stesso fatto di aver avuto la tua medesima idea comprova che nel loro fuggire vi sia qualche tipo di strategia e non il semplice istinto dominato dal terrore di scappare e nascondersi anzi, i loro spostamenti sembrano ben ragionati, potrebbero essere un momentaneo buon appoggio.
Oltretutto rimanere lì fermo non è che muoverebbe lo scacchiere garantendoti la certezza di una mossa vincente - quando la vita è in gioco, bisogna saper rischiare, non esistono scelte sicure ma solo la speranza che la decisione presa sul momento possa essere quella più azzeccata.
Intanto l'urlo della sofferenza si propaga; quello che ascoltate non sono urla normali - ne rimani suggestionato a tal punto da percepire un brivido gelido e pungente discenderti dalla nuca sino al coccige, passando per la schiena. Sei atterrito, non puoi celare un simile stato d'animo."«Tu stai tranquillo. Dobbiamo muoverci veloci.»
Non vi sarò d'intralcio, anzi, credo che collaborare possa giovare ad entrambi: voi volete spostarvi in un posto più "tranquillo" per mettere al sicuro i bambini, giusto? Mentre io voglio andarmene dalla città il più in fretta possibile ma prima devo allontanarmi dalla zona critica.
Arrivi a tale decisione in quanto comprendi che sia necessario riordinare le idee, onestamente non disdegni, nel tuo immaginario, l'eventualità di trovare un posto al sicuro così che tu possa riprendere fiato, sempre sperando che uno di loro due, o entrambi, non reputino la tua presenza scomoda o ingombrante palesando, di conseguenza e giustamente, diffidenza.
Attendi una risposta, pronto in caso di assenso a seguirli e dirigervi insieme verso mete dove l'infestazione e meno propagata e si può ragionare con più tranquillità, se tale parola è ancora concepibile.SPOILER (clicca per visualizzare)Chiedo scusa per la modifica al post ma rileggendolo mi sono accorto di qualche refuso e ho modificato.
Edited by Ramiel - 28/8/2023, 08:16. -
.Il debole che mangia il forteIV
Un cenno d'assenso. Non c'è tempo né per parlare troppo, né per tergiversare. Un secondo in più o in meno faceva la differenza tra vita e morte.
Il gruppo si mosse compatto, con Rodhlann in mezzo. Davanti l'uomo, dietro a Rodhlann la donna, chiudevano il gruppo il ragazzo con i bambini.
Ed erano efficienti.
Le loro borse avevano medicinali, armi, viveri, i loro zaini strumenti come torce, crick, piedi di porco – all'occorrenza potevano essere anche armi rudimentali.
Scesero le scale in silenzio. I muscoli del ragazzo servivano effettivamente a qualcosa: non solo aveva uno zaino pesante, contenente l'occorrente per un piccolo accampamento da campo, ma teneva per mano i due bimbi che non si staccavano da lui nemmeno un momento. Non aveva armi con sé. O forse le portava ma di più leggere.
«L'idea è chiara. Allontanarci dalla città il più presto possibile. Tenerci lontano dalle strade principali, centri commerciali o le vie dello shopping. Trovare un posto tranquillo per passare la notte. Lontano dalla confusione.»
Quell'uomo era metodico. Una mente che calcolava pro e contro.
Non era un soldato ma rifletteva. E in questo mondo pazzo era un'arma da non sottovalutare.
«Bisogna fare attenzione non solo a quei mostri ma anche agli uomini. Che situazione di merda!»
La donna sputò quelle parole con rabbia.
«Potrei fare della filosofia spicciola e dire che la nostra razza ha da sempre questa vena di autodistruzione ma non oggi. Ci sono problemi più gravi che pensare alla filosofia o ai perché l'essere umano fa così schifo.
La città è contaminata e dobbiamo uscirne dirigendoci versi i paesini. Meno gente, meno affluenza forse meno mostri.»
Le strade erano in guerra. I palazzi in fiamme. Urla e spari di tanto in quanto rompevano la monotonia di questo viaggio surreale. Strade distrutte, macchine abbandonate, appartamenti saccheggiati. Negozi presi di mira da sciacalli e violenza.
Le urla dell'odio e della crudeltà erano la melodia che accompagnava un gruppo che poco aveva da spartire e da condividere in tempi più civili.
«Prendere le macchine? Almeno potremmo muoverci più velocemente.»
Il ragazzo aveva ragione.
Superficialmente.
«Ed essere schiavi della benzina? Oltre che bersagli facili. In più a piedi possiamo muoverci veloci anche in posti dove una macchina non riuscirebbe a passare.»
Appoggiato ad un muro controllava un incrocio.
«Andare verso il porto mi sembra una stronzata. Da li si arriva al St. Catherine's National School. Quindi andiamo avanti fino al Drimnagh Castle e poi vedremo il da farsi.»
«Non sarebbe meglio prendere una nave e fuggire da questo inferno.»
«Si ragazzo mio. Ma potrebbe anche essere un posto distrutto e le navi affondate o salpate. Non possiamo saperlo. Dovremmo attraversare mezza città col rischio di fare un buco nell'acqua. Meglio uscire da Dublino e dirigerci verso porti più piccoli.»
«Tipo Skerries?»
«Brava. Tipo...»
Dopo si mossero.
Volevano arrivarci il prima possibile e sembrava che quell'uomo conoscesse bene le strade di questa parte di Dublino. E proprio questa fu una fortuna. Sapersi muovere sul territorio aiutava anche ad avere una piantina nella propria mente e a prevenire eventuali agguati, posti migliori, sicuri, insicuri, avere ben chiaro i pro e i contro.
Accesero un fornelletto da campo in uno degli uffici della GM MOTORS. Al primo piano, non prima di aver tirato le tende per evitare che da fuori potesse vedere le luci. I sacchi a pelo a terra, le armi sempre in mano.
Erano ben forniti di viveri anche. Sopratutto acqua.
«Si può cacciare ma bere la vedo difficile. Ci siamo dimenticati come si viveva 200 anni fa senza acqua corrente.»
«Guarda se non ci siamo ritornati a quei tempi, porca puttana.»
«Ti capisco, Muirgen. Non farmi una doccia è la cosa che sopporto meno di questa merda. Pensa per una come te che guadagnava bene eh...»
Stava cuocendo qualcosa su quel fornelletto da campo. Roba veloce e già precotta.
L'uomo rimaneva alla finestra a guardare un orizzonte nero e incerto. I bambini invece guardavano il nuovo arrivato. I muscoli, le cicatrici. Rodhlann sembrava più grosso del ragazzo a prima vista. Ma meno alto di sicuro. E la qualità muscolare dell'altro si poteva ben vedere dalla definizione dei muscoli della spalla. La pelle era striata dal muscolo che si muoveva, contraendosi o rilassandosi, a seconda dei movimenti.
«Io questo mondo non lo capisco e...»
«LUI È Più GROSSO DI TE!»
Dal nulla la voce squillante della bambina interruppe tutti e tutto. Dal nulla la spontaneità di quella bambina riusciva ancora ad essere pura in un mondo distrutto.
E persino il ragazzo fece una smorfia come toccato nell'orgoglio, Muirgen e l'altro sorrisero di gusto.
«Forse hai trovato chi ti batte, superstar!»
«Stronzate! Eddai Órfhlaith non dirmi così...sei cattiva. Guarda qui! Guarda la striatura del bicipite, le vene vascolarizzate!»
L'uomo sorrideva, vero, ad una scena di calma e tranquillità che era così distante dall'orrore che stava fuori quella finestra. Un orrore che non dimenticava.
Il dito puntato sul grilletto. Occhi dentro gli occhi di Rodhlann.
«E tu, invece? Chi sei?»NOTE MASTER: un post d'intermezzo per conoscere il gruppo con cui stai viaggiando. Puoi fare tutte le domande che vuoi.
Edited by Lyga - 30/8/2023, 09:22. -
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Edited by Ramiel - 4/9/2023, 23:41. -
.Il debole che mangia il forteV
«Oisín. Professore Universitario di Biologia e Chimica.
Se conta ancora qualcosa la professione che avevamo prima.»
I bambini rimanevano esterrefatti dell'abilità di quell'omaccione che ai loro occhi era così grande. Mani così grandi che riuscivano a fare cose così belle e piccole.
Il mondo dei grandi era complicato e affascinante. Il ragazzo prese entrambi per farli andare a dormire con i loro origami stretti al petto.
Una speranza e una luce in una mare di merda e orrore.
«E no. Hai ragione. Nessuno di noi conosceva l'altro. Ci siamo ritrovati per caso a condividere quello che rimaneva.»
«Scoprendoci anche abbastanza bravi a sopravvivere.
Sono Muirgen comunque. Facevo parte del consiglio amministrativo di una multinazionale. Bella vita. Bei soldi. Bello tutto. Single. Spasimanti qui e la ma a quanto pare questa merda ci ha fatto ricordare cos'è importante e chi sono i potenti. A quanto pare non chi ha i soldi e il potere...politico o militare che sia.»
Muirgen si era appoggiata con la schiena al muro, sull'angolo al lato sinistro, rivolta alla porta d'ingresso. Si stava appoggiando meglio il fucile sulla spalla, mettendo la tracolla in modo tale da non perderlo e poterlo subire portare in spalla.
Una glock venne caricata e poggiata tra le gambe, la destra ne accarezzava il manico pronta per fare fuoco.
«vero...ma anche per questo ragioniamo. O almeno cerchiamo di farlo. Ognuno di noi ha portato qualcosa a questo gruppo.
Chi la forza e l'agilità, chi il raziocinio e il saper gestire armi, munizioni e cibo chi un po' di storia e qualche lezione di biologia. Poca roba contro quei mostri ma che ci hanno permesso di arrivare ad oggi.»
«La forza? stai parlando di me, eh?!
Comunque sono Ferón. Campione irlandese di Classic Physique, superstar di youtube. Il corpo più bello d'Europa. Ed oggi questo corpo mi salva la vita...prima mi faceva guadagnare soldi e sponsorizzazioni oggi un giorno in più.»
Il sorriso di chi ancora riesce a trovare qualcosa su cui poter sdrammatizzare.
Un urlo nella notte. Ormai erano abituati a queste urla disperate.
Ma la domanda era sempre la stessa: era del cacciatore o della preda?
«I bambini sono addormentati. Li abbiamo trovati tra le macerie di una villa. Si nascondevano da chissà chi e cosa. Non sappiamo chi sono i loro genitori e se sono vivi. Quando glielo chiediamo vediamo il terrore ancora e preferisco evitare. Me ne prendo cura. Una responsabilità che mi da forza...Aniway...I turni di guardia li facciamo al solito credo. Tu riposa pure quanto vuoi.»
Il ragazzo passò una birra a Rodhlann sedendosi tra i bambini. Vi era dell'affetto genuino.
«Si al solito.
Mh...strano pensare che fino a poco tempo fa ognuno aveva il suo mondo, al sua vita, pensava e credeva a cose, ne reputava altre importanti ed ora tutto quello che avevamo in mano è andato distrutto. Ci è esploso letteralmente tra le mani.»
«Non ci pensare. Tanto non dipende da noi. Ormai siamo fottuti cerchiamo di renderglielo difficile.»
«Non voglio morire diventando uno di quei cosi.»
Appoggiata al muro Moirgen guardava il soffitto. Persa in chissà quali pensieri.
«Da professore sarei interessato a capire come funzionano. Cosa sono. In che modo è esploso tutto questo. Ma è come ritrovarsi in quelle leggende che parlano di fine del mondo, mostri, demoni e quant'altro. Cerco di credere a questo fucile, ad una pallottola che può salvarmi per vedere la prossima alba. Ancora una...»
Ancora quel gesto nervoso sulla fede.
«Si...la prossima alba...»
Anche il sorriso di Ferón si spense con la luce. Oisìn controllò la strada e i giardini della vicina accademia.
«Beh adesso dormiamo. Spengo la luce e faccio io il primo turno di guardia d'accordo.»
«Dopo vado io. Ho rotto alcuni vetri nel corridoio. Se qualcuno passa lo sentiremo. Preparate già tutto per il viaggio e tenetevi solo il sacco a pelo. A te, nostro nuovo fusto, prendi questa coperta.»
«Grazie eh...»
«Di nulla, megafusto.»
L'occhiolino e il sorriso beffardo.
«Ci sarà tempo per parlare. Ora riposati il viaggio sarà lungo...»
E nei loro cuori speravano che non finisse nelle fauci di quei bastardi.
Dormire. Facile vero?
Il silenzio della notte irreale. Non vi era nessuna luce, non vi era nulla se non le stelle nel cielo e la luna. Non vi era che il soffio leggere e con i primi freddi dell'autunno che portava con sé.
Il respiro dei bambini e dei suoi compagni di viaggio.
Facile dormire quando il corpo ne ha bisogno dopo orrore, stress, paura, tensione e quell'ansia che era come un cappio intorno alla gola.
Eppure perché Rodhlann non ci riesce? Il suo sonno è agitato.
Visioni strane. Frasi sconnesse che non riesce a captare quella sensazione di poter fare di più, di non dover scappare ma di combattere. Forse è solo la giornata. Forse è solo il contatto con la morte, con un orrore alienante.
Eppure il sudore imperla la fronte, il respiro è agitato e vede con gli occhi dell'animo un qualcosa come in un caleidoscopio ma che sa che è pericoloso.
Ed ora ne vede il sembiante. La sua figura. Il ringhio. Come se fosse davanti a lui. Come se potesse toccarlo.
Insieme alla consapevolezza della pochezza umana di fronte a tutto questo.
L'indicibile soprannaturale che mostra quanto la razza umana conti davvero poco.
Nell’incubo senti che hai smarrito il codice della vita,
che hai demolito il nucleo della sicurezza,
che stai precipitando nel vuoto.
E chiedi soltanto una cosa: di essere risparmiato.
Si risveglia di soprassalto.
Sapendo che il pericolo è vicino a loro, così vicino che ne può avvertire il fetore. Eppure tra la paura c'è qualcos'altro che pulsa nelle profondità della sua anima.
«Ehi che hai, ragazzo?»
La voce di Oisìn. La realtà. Un sogno.
Solo un sogno, un incubo. Ma allora perché non si toglie di dosso questa sensazione? Perché ora si fa più acuta?
Sembra come portarne un peso.
La finestra. La finestra è importante. Lo sa e basta. E vede sciamare nella loro direzione, nascoste dalla tenebra e silenziose come il vuoto siderale. Le vede con occhi che non sono occhi. Lo sa che sono lì.
Le vede come se i suoi sensi si fossero acuiti. Una forza che non è mai stata in lui.
Tutto troppo in fretta per capire e riflettere.
Braccia come tentacoli di carne che si allungano partono nella loro direzione.
Li vede prima che si muovono. Per un attimo. Un attimo e deve prendere una decisione.NOTE MASTER: ci sono alcune informazioni del gruppo ma ancora non dicono tutto come è giusto che sia in una situazione dove non ti conoscono, sono scossi da un mondo che si sta distruggendo a pezzo a pezzo e quindi si tengono per loro le paure i dubbi e le loro storie.
Dopo questo scambio di battute si riposano facendo turni di guardia ma tu non dormi. È come se fossi in un caleidoscopio di immagini, sensazioni, voci confuse a cui non sai dare significato. Ne sei sopraffatto e hai la sensazione di un pericolo imminente che prende la forma del mostro che ti ho messo nel post.
A questo punto hai non più la sensazione ma la certezza del pericolo e scatti verso la finestra come richiamato da qualcosa. Lì vedi i mostri che erano tra i vicoli nei primi post che avanzano nella vostra direzione ma nascosti. Solo tu li noti. E solo tu puoi scattare prima del loro attacco sentendo una forza che mai ti è appartenuta prima per un attimo.
Hai un'altra scelta difenderti o difendere te e Oisìn.. -
.
Non la separazione, ma la partenza... non la fine, ma l'inizio... potrà sembrare un po' triste, ma la vita è così...
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Edited by Ramiel - 8/9/2023, 23:14. -
.Il debole che mangia il forteVI
Fanno male. Ma non così tanto da piegare la difesa. L'energia scorre nel corpo fortificandolo, rendendo i muscoli d'acciaio; le ferite sanguinano ma sembrano superficiali persino Oisìn si accorge che questo è un'altra di quelle cose inspiegabili.
Innaturale...o forse la verità che l'uomo non aveva mai visto perché nascosta dal velo dell'ignoranza...chi può dirlo? Ma credere ai propri occhi, oggi, era l'unico modo per non impazzire.
I suoi occhi da professore colgono nell'equazione un quid che non riesce a capire.
Ma nel suo turbinoso pensare un ascia cala dall'alto a tagliare carne, a far grondare sangue.
Mossa da muscoli definiti e forti. Un corpo che si era mosso di scatto e con furore cieco. Uno, due, tre colpi portati dall'alto in basso scaricando peso e velocità. Quei tentacoli saltarono agitandosi per terra come code di lucertola. Il piede del ragazzo spezzò quel loro agitare.
Colpi di fucili nel corridoio.
«TUTTI FUORI! »
Oisìn urla un ordine con tutta la violenza dell'adrenalina che gli scorre in corpo.
L'accetta da taglialegna del ragazzo è sporca di sangue e carne viva, i bambini gli si stringono addosso con tutta la forza che possono avere, eppure non urlano, né si muovono. Consapevoli che gli proteggerebbe anche con la vita.
Perché il primo pensiero dopo aver combattuto con quelle cose fu di pensare a loro.
«Il corridoio è pieno di quei cosi!»
Muirgen, appoggiata allo stipite della porta, stava scaricando interi caricatori. Oisìn si guardò intorno preoccupato.
Eppure fu Feròn a trovare nella sua irrequietezza e ardore giovanile una soluzione.
Prese di forza una scrivania dell'ufficio lanciandola di peso in una delle finestre del corridoio.
«Saltiamo giù. Bambini statemi vicini!»
«Vi copro!»
Il caricatore di un fucile mitragliatore svuotato. Quello di Oisìn. Il click di uno nuovo.
«Va con loro ragazzo. Io e Muirgen vi copriamo la ritirata.
E prendi quest'arma ti servirà. »
La pistola che stringeva tra le mani prima. La stessa che ti aveva puntato addosso. Le cose cambiano velocemente in questo tempo, in questo mondo la vita non contava più nulla e bisognava adattarsi alle situazioni come avevano fatto millenni prima i primi uomini.
Quando, prima di essere dominatori, erano prede.
E quella sensazione, quella stessa paura atavica che ora mordeva e strappava le budella del gruppo, la stessa dei primi uomini, ma si arrendevano ad essa. La vita, la voglia di vivere, era più forte di tutto. La paura della morte rendeva le loro reazioni rapide e precise, rendeva il pensiero veloce scartando il superfluo come vestiti, cellulari, status sociale, soldi e tutto quello che aveva reso apatico e debole l'uomo, per farli riscoprire quella stessa forza che animava i loro antenati, quando resistevano ad una natura che li metteva alla prova.
Feròn si lanciò per prima. I bambini vennero dopo.
Senti tutto quello che succede con un acuita percezione delle cose. Sentì come quelle aberrazioni non si sarebbero fermate mai. Non conoscevano paura o dolore. Non conoscevano la morte.
Avanzavano distruggendo e inquinando questo mondo con la loro presenza alienante.
La risata che prima sentiva nella mente ora la sente chiaramente nell'aria.
Lo sa a chi appartiene.
Eppure c'è qualcosa che ora diviene consapevolezza.
Come un sussurro appena percettibile.
Tutto questo è sbagliato e la voglia di combattere aumenta ancora. Ma non per rabbia. Non per la vita. Ma perché èSCOPO
Il grido ”a terra” accompagna questo pensiero.
Feròn prende i bambini facendosi scudo di carne e muscoli.
L'esplosione squassa il primo piano e il corridoio.
«Una buona idea fregare un paio di bombe. E tu che credevi che ci esplodessero tra le mani!»
Muirgen e Oisìn sono feriti superficialmente ma vivi.
Ne conoscono una più del diavolo per sopravvivere.
«Allontaniamoci da questa merda!»
«L'idea di una macchina ora mi piace!»
«Ci penso io! Guarda i bambini...»
Quell'ascia di nuovo tra le mani, il finestrino in frantumi. Ma sai che hai poco tempo.
La consapevolezza ti guida. Quei mostri non possono essere fermati se non da te.
e perché proprio te? In fondo chi sei davvero?
In fondo non sei mai stato null'altro che un uomo, che ha fatto sbagli, ne ha pagato dazio, che non gliene mai importato poi molto di quello che succedeva intorno alla propria vita.
E allora perché proprio lui sente che può fermarli?
I muscoli guizzano e il cuore pompa sangue. Quell'energia è indomabile.
Più quei mostri si avvicinano più la sua forza cresce.
Ed ora avanzano. Tra le macerie, il fumo, il sangue e il fuoco. Avanzano chi strisciando, chi tenendosi sulel gambe, chi in posizione eretta chi a quattro zampe.
La risata nell'aria si fa sentenza. Sa a chi appartiene.
Eppure come sa a chi appartiene sa anche che può fare qualcosa come prima.NOTE MASTER: Il gruppo ha bisogno di tempo per mettere in moto la macchina. L'unico che può farli guadagnare secondi preziosi sei te a quanto pare. Oisìn e Muirgen potranno essere della partita ma il grosso è sulle tue palle.
Hai un gruppo di dieci corrotti che, tutti insieme, sono pari ad un energia Gialla. Ma la forza che senti aumenta.
Più sei vicino a questi mostri più senti una consapevolezza crescere; tu puoi fermarli e puoi ucciderli. Non te lo sai spiegare ma questa forza è innaturale per la tua mente, al momento, ma c'è. Sei pari ad una Verde come energia e hai dieci corrotti da fermare. Ti lascio gestire questo combattimento in maniera autoconclusiva, sia come combattimento che come danni. Hai solo il cosmo e non le tue abilità, idem i corrotti.
Prendi e guadagna tempo gestendo il combattimento con i corrotti.
Sappi però che altri ne stanno arrivando e sono a decine, insieme al Corrotto che hai visto nella tua mente. sai che non puoi batterli né resistere ad un fiume in piena di corrotti di quella portata.
Scappate e allontanatevi dalla città.
Scatena pure il tuo pg in una sana violenza da bocciolo gea!. -
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.Il debole che mangia il forteVII
«PRESTO CORRI!»
Muirgen urla con tutta se stessa, sovrastando per un momento il rombo del suv. Oisin ha il fucile puntato. Abbatte uno. Due. Tre corrotti.
Si rialzano come niente fosse.
Aspettano chi aveva fatto mattanza di quei mostri. Lo sportello si chiude di colpo. Il pedale schiacciato a fondo. Ruote che addentano l'asfalto.
Lo stridio e la puzza di gomma bruciata; la partenza di scatto.
«Su Youtube giravo sempre video sui giochi di corsa. Vediamo se ho perso il tocco.»
Feròn nascondeva un mondo tutto suo. Un mondo nerd dietro l'apparenza dei muscoli; giochi di guida che non potevano essere reali no...ma Feròn giocava ai simulatori di corse. Postazione da troppi soldi, tre monitor, schede grafiche all'avanguardia, freno, acceleratore, cambio e volante. Diecimila euro spesi per avere la miglior postazione di guida possibile.
Se la cavava. Faceva scattare quel suv come mai aveva fatto, di sicuro il suo proprietario. Oisìn teneva i ragazzini stretti, mentre Muirgen, sul lato anteriore, scaricava il suo fucile sui corrotti della zona.
Rodhlann è seduto dietro. Le mani tremanti, le ferite che si facevano male ma nessuno avrebbe mai potuto sopportarle, quella forza che aveva scatenato e i corrotti che aveva ucciso.
Le mani lorde di sangue e pezzi di carne. La puzza della battaglia e della morte che gli impregnava le vesti e le narici. I bambini ti guardano ammirati e impauriti allo stesso tempo.
«Anche stavolta ce la siamo cavata.
In maniera strana ma sempre meglio di essere morti, vero Muirgen?»
Sfrecciavano veloci verso strade secondarie, cercando di uscire dalla città in un paesaggio devastato e mutato.
«Come che non siamo ancora morti non me lo spiego, vero fusto? »
Si rivolse a chi aveva fatto qualcosa di impossibile. Non vi era paura nei suoi occhi solo la curiosità.
«Qualsiasi cosa abbia fatto ci ha salvato la vita. Ci sarà tempo per capire ora mettiamo un po' di musica...ah no. Niente radio tocca canticchiare qualcosa.»
Una piccola mano si avvicina a quei muscoli ancora tesi ricolmi di sangue e adrenalina.
Lo stesso dono che aveva ricevuto prima. Lo stesso origami. Oisìn sorrise e gli altri non parlavano pur osservando la scena. Solo Feròn esternò i propri pensieri e in buona parte quello del gruppo.
«Loro si che sanno dire le cose! Ora troviamo un cazzo di posto che devo mangiare!»
Il dono è un ringraziamento fatto da mani innocenti che avevano visto la morte ma anche chi quella morte la stava combattendo e chi l'avrebbe, forse, sconfitta come...
«Supereroe»
I loro occhi erano su di lui. Forse per la prima volta aveva fatto qualcosa di buono. Forse aveva ricevuto un vero grazie, forse era utile a qualcosa.
La sua vita poteva essere spesa in maniera diversa.
«Troviamo un posto al riparo. Poi parleremo.»
Certo. Vi era tanto da dire e da fare. Lontana la meta in un mondo impazzito, con quei mostri che non avrebbero mai mollato la caccia.
Lo sentiva. Lo aveva chiaro nella mente. L'immagine non spariva, e come avrebbe potuto cancellarla? Era lì, incisa a fuoco nella sua anima. L'energia stava sparendo, il suo corpo era al limite e lo sforzo eccessivo che fu come scrollarsi di dosso il peso di una montagna.
E in quel mondo di riposo una parola in uno spazio siderale.
Come se si fosse tuffato in un mare che non aveva fine né inizio.
Come se le sue percezioni fossero acuite. Come se poteva sentire il respiro del mondo ad un livello così intimo da confondersi, da mischiarsi, da fondersi quasi con il suo.
Sentire questo fiume di energia e quella parola riecheggiare dentro di lui.
RISE
Era come far parte di qualcosa di più vasto che concettualmente ancora non comprendeva ma lo aveva capito con l'istinto.
Con la sua vita.
Una vita in comunione con la Creazione del Mondo. Sentire e percepire tutto. E poi nella perfezione di tutto questo, in questo mare dove la Vita era, si creava, moriva, rinasceva, dove tutto era in armonia e al tempo stesso si fondeva in forme nuove, un mare in continuo fermento. Sia nello spirito che nel corpo. elementi e e morte. Il crescere e il divenire, la forza della Creazione e della Vita, la sua furia e il suo caldo abbraccio, in tutto questo c'erano macchie nere; malsane come tumori, metastasi che aggredivano un copro con lo scopo di distruggerlo e divorarlo. Tumori fatti di vuoto che si allargavano a macchia d'olio. Inglobando in esse quel mare che tentava di resistere ancora.
E ancora.
Combattere senza esitazione tutto questo.
Per qualcosa di più grande. Qualcosa che teneva tutti loro nel suo pensiero e nel suo abbraccio.NOTE MASTER: Riuscite a fermare i corrotti e a fuggire, per il momento. Ma il tuo pg sa che da ora sarete braccati.
La stanchezza per uno sforzo a cui il tuo corpo non è abituato, ti fa svenire e qui la voce si fa più insistente. Ti ordina quasi di alzarti. E hai il primo contatto con il LifeStream e la Creazione di GEA seppur ancora a livello superficiale e caotico.
Ti lascio a te descrivere tutto questo seguendo l'indole del tuo pg.
Al tuo risveglio ti ritrovi con una coperta addosso, un fuoco accesso e i tuoi compagni in attesa che ti risvegli. è chiaro che vorrebbero capire cosa sia successo. A te la scelta di dirli che siete braccati oltre a quello che ti sta succedendo.. -
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Edited by Ramiel - 14/9/2023, 10:37. -
.Il debole che mangia il forteVIII
Well, another day, another dollar
After I've sang and hollered
Oh, it's my way of living, and I can't change a thing
Another town is drawing near
Oh, baby, I wish you were here
But the only way I can see you, darlin', is in my dreams
It's a highway song
La sigaretta accesa, di Oisìn, illumina parzialmente i pensieri. Fumo si alza nascondendo occhi dubbiosi, mentre il fuoco arde e scoppietta vicino a loro. I bambini dormono stringendo i loro origami.
Si sente solo il lento aspirare della sigaretta di un uomo che si lascia andare sulla portiera della macchina; stanca schiena contro di essa che non da riposo anzi tutt'altro. La portiera è dura e la schiena fa male.
Alza la testa verso il cielo notturno. È sempre stato così luminoso?, pensa. Vi è una bellezza che stride con l'orrore che li circonda. Vi è una calma mentre le loro anime combattono con un agitazione che non li lascia andare.
Tutto è confuso. La bellezza e l'orrore, la serenità e l'amicizia mischiati con morte e tradimenti. Il mondo era diventato pazzo?
Uomini che morivano contro i mostri ed ora uno di loro mostrava un potere al di là della loro capacità di raziocinio. Le leggende di eroi, cavalieri, draghi e magia divenivano di colpo reali.
In un mondo corrotto.
La biologia stava diventando altro, le forme di vita impazzivano come se veramente fosse il sogno malato di qualche mente aliena.
Feròn giocherella col fuoco, ravvivando la fiamma che sembra danzare nell'oscurità; Muirgen continua a mangiare carne in scatola ma, con sguardo più attento, rimesta nel barattolo con un gesto pensieroso. La sua mente divaga altrove.
Ognuno con i propri pensieri che come bolle in un calice, affollavano la mente. Le parole di Rodhlann avevano prima scosso Oisìn che tornò al gruppo aggiornandolo sulla situazione.
«Perché siamo sulla stessa barca. E devono sapere. Ognuno deve avere i propri pensieri e fare le scelte che reputa migliori.»
Certo non poteva essere nascosto quello che fosse successo. Non era possibile nemmeno dimenticarlo. E adesso erano lì. In un silenzio che era imbarazzante ma allo stesso tempo capibile.
E come sempre in situazioni drammatiche, chi era d'animo semplice e creduto il più stupido trovò le parole giuste.
«Se tu ammazzi loro allora abbiamo una possibilità.»
Oisìn rise.
«Meglio star vicini a te che lontani. Forse anche quei cosi inizieranno a cagarsi sotto.»
«Te proteggi noi e noi te?»
Muirgen respira a fondo togliendosi una ciocca di capelli sudati dalla fronte, liberando gli occhi.
«Dovrò tagliarmi questi capelli e farmeli corti. Mi danno un fastidio che li sto quasi odiando.»
La sigaretta di Oisìn venne lanciata nel fuoco.
«A quanto pare siamo d'accordo. Non dovrei stupirmi eppure il modo in cui ti sei battuto è al di là di quello che fa un essere umano. La velocità, la forza peso espressa erano molto di più di quanto un uomo, anche un atleta olimpico possa fare. Vero Feròn?»
«Nemmeno io avrei potuto generare quella forza. Nonostante i miei 350 kg di deadlift. Nemmeno uno strongman avrebbe potuto fare una cosa del genere.»
«Possiamo anche abbandonarti qui e proseguire da soli...»
«E guardarmi allo specchio come una stronza? Che esempio darei a quei bambini? Toglierli l'unica possibilità per la paura di essere braccati da quei cosi?
Come se il mondo intero non fosse già il loro territorio di caccia. Guardati intorno. Quello che sapevamo, in cui credevamo, le nostre convinzioni e le nostre speranze sono state spazzate via di colpo.
E se da lui dipendesse il mondo? Se ce ne fossero altri?»
«Infatti proseguiremo insieme.
Non ho mai detto di lasciarlo, né di abbandonarlo. Anche se lo lasciamo chi ci dice che quei cosi non ci saltino addosso uguale? Sono creature troppo lontane dal nostro modo di pensare...e abbiamo anche il mondo stesso contro di noi. Quindi la cura per tutto questo me la tengo vicino!»
«Sono cose che vanno al di là delle nostre forze. Ma non delle sue a quanto pare. Quindi continueremo insieme ovunque ci porti questo viaggio.
Con lui abbiamo più possibilità e lui, d'altro canto, non resterà solo a doversi guardare le spalle.»
Dalle loro espressioni erano tutti d'accordo. Feròn controllò i bambini rimboccandogli le coperte.
«Hai questo compito, ora. Ci aiuteremo a sopravvivere»NOTE MASTER: Oisìn dopo aver ascoltato le tue parole, informa il gruppo di quello che è successo.
Rendendosi conto che se hai questa forza, che ancora non controlli, ma c'è significa che possono sopravvivere. Anche se si è braccati le possibilità con te aumentano e se sono tutti insieme possono proteggersi a vicenda. Sia te che loro.
Intorno a voi persino la flora cambia, corrompendosi stile the last of the us, rendendovi il viaggio fino a Skerries una vera avventura. Ruolami il viaggio, come fate fronte a queste difficoltà – nessun corrotto, nessuna cosa abominevole, solo che le strade sono quasi del tutto distrutte, le acque possono essere avvelenate, le piante muoiono. Capite che il mondo intero è vostro nemico e che fare anche un viaggio di qualche centinaio di chilometri diventa un odissea.
Cibo scarseggia e vi sono piccoli corrotti che puoi ammazzare con semplicità. Ma in tutto questo la tua connessione con il lifestream si fa più forte. Sei una gialla piena adesso come forza.
Dopo una settimana di viaggio su una strada, notate delle barricate. Uomini di vedetta. Feròn si rende conto che è meglio che tagliate per le strade secondarie, e forse abbandonare l'auto, quando un paio di spari, probabilmente verso il lato del passeggero, esplodono contro di voi. Notate subito, anche perche Feròn schiaccia a manetta l'acceleratore, che avete le ruote forate e il mezzo è incontrollabile.
Qualcuno vi intima di uscire. Altri spari ma sembrano esplosi non verso di voi. Un avvertimento sicuro.
A te la tastiera..