And i men i amarth hain barthannen

Role Chernobog - Amaterasu

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  1. Lyga
     
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    and i men i amarth hain barthannen
    - Post II -



    «Mi piace essere debole.»


    Sorrise come un enorme gatto ruffiano sdraiato sotto al sole. Placido e maledettamente sornione. Semplicemente perché perdendo lungo la strada poteva continuare a migliorare sempre di più. Fino ad essere ineguagliabile sotto il cielo.
    Era un suo modo per continuare a non sentirsi arrivato al limite, a superare se stesso, continuare ad affilarsi sempre di più nella ricerca spasmodica di un nuovo orizzonte, di una nuova battaglia, di rialzarsi e impugnare le armi.
    Distruggere e creare.
    Sopratutto se stesso.


    Le Terre Soffici. Camminavano tra di esse e ogni cosa iniziava ad essere per poi trovare la sua Fine.
    Si toccò la benda sull'occhio...il ricordo di una battaglia. Ennesima cicatrice, di un ricordo indelebile.

    «Si hai ragione...ma mi piace pensare così.»

    Dovrebbero avere come unico obiettivo il fronte comune per riuscire a scardinare il problema.
    Vero...ma era insito nell'essere umano perdurare nei propri sbagli, ricordando il passato.
    Perché erano i ricordi a tracciare i confini di un essere umano; a dargli sostanza e a crearsi. L'essere umano si creava e si ricreava continuamente dai propri ricordi, siano essi personali o collettivi e su di essi forgiava se stesso. Il suo Ego. La sua memoria.
    La sua storia.
    Non potevano affrancarsi da questo.
    Per questo era così difficile l'utopia di Amaterasu. Per questo stava combattendo e versava sangue, addossandosi colpe, responsabilità, pugni, bestemmie, sangue, dolore.
    Eppure potevano e dovevano farlo.
    O provarci.


    «Non lo conosco. Nostra Madre ha fatto troppe cose e di molte ne conosciamo poco. Servirebbero i Titani per comprendere ancora più a fondo certi sistemi.
    Oppure parlare direttamente con G.E.A ma tra le due è più fattibile la prima che la seconda.»


    Avrebbe dovuto percorrere un altro sentiero che lo avrebbe portato su nuovi dolori e sangue.


    « Ma Asgard e il Grande Tempio coopereranno per salvaguardare il Multiverso. Noi e loro combatteremo uniti. Almeno queste ferite sono valse a qualcosa.»

    Avrebbe voluto fare il suo solito occhiolino sornione ma si limitò a sorridere.
    Mano nella mano i due passeggiavano ognuno con i propri pensieri, le proprie lotte, il proprio sangue versato.
    Poteva capire suo fratello, persino la sua rabbia, persino il suo orgoglio.
    Questo era un peso che era stato dato ai figli di G.E.A creati dalla madre e agli Araldi era stato un compito ancora più atroce: proteggere la Creazione.
    Lo avevano fatto, lo continuavano a fare in silenzio. Quanti erano morti nel corso del Tempo? Di molti nemmeno restava il ricordo. Non annuali come al Grande Tempio di gesta ed eroi, non il Valhalla a ospitare i più valorosi; non c'erano ricordi c'era solo gesto e sacrificio. Senza emettere un fiato un grido.
    Molti si erano spenti in aule di silenzio, non c'era traccia, non c'era ricordo, vivevano solo nei pensieri degli Araldi.
    Avevano perso troppo. Ma erano ancora lì.


    L'Oltremondo.
    Lì rimanevano quelli che erano morti a Sacramento.
    La Realtà aveva un debito enorme, un altare di sacrificio silenzioso.
    Sfiorò la terra in una piazza aperta su un orizzonte infinito, un mare di stelle che placide fluttuavano e prendevano forma quando qualcuno veniva a piangerle.
    Sentiva i loro spiriti. Fece male ma tenne per sé il dolore.

    «Non mi affeziono molto alle cose, lo sai. Così come alle persone. Sono sempre proiettato in avanti, verso altre storie, verso stelle nuove.
    Per me è più facile mettere da parte quello che creo ma questo non significa che non ricordi ognuno di loro, né quelli che ci sono stati prima e mi domando se potevo fare di più. »



    Era il suo paradigma, la sua essenza, il suo modo di interagire con la Creazione.
    Amaterasu dimenticava tutto quello che faceva. Lasciava andare le cose, non invidiava quelle di altri, voleva solo scoprire fin dove potesse spingersi. Traeva gioia dalle sue creazioni, ma non ne era geloso e una volta finito un lavoro passava subito ad un altro, senza mai accaparrarsi o possedere nulla.
    Ma non dimenticava.
    e li teneva tutti dentro la sua mente...per chissà un giorno...
    ed ora osservava invece il suo opposto. Chernobog.
    L'elmo della darian si liquefò come ombra venendo inglobato in essa, come se non fosse mai esistito, al pari dell'intera armatura che mostrò l'aspetto in questo torno di tempo che aveva assunto suo fratello.
    I capelli chiarissimi lasciati liberi sulle spalle, ormai lunghi abbastanza da coprire buona parte della schiena, scivolarono lentamente creando un'onda morbida a contrasto con l'abbigliamento completamente nero che indossava.

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    Una donna bella, magnifica ma che aveva occhi freddi come lo spazio più profondo. Il Re Nero.
    Do zla boga .
    L'aspetto maligno delle cose, la loro decomposizione, la loro malvagità, la loro oscurità.
    Chernobog era tutto questo perché la tenebra e il Nero formavano anch'esse la Realtà, perché Morte e Fine, decomposizione e malvagità erano al pari pilastri fondanti.
    E lo ascoltò più attentamente e più profondamente che mai.
    Osservò la curva dei suoi abiti, così come il suo camminare, le sue mani e il tono delle sue parole; soppesò ogni parola e percepì il suo spirito così nitidamente come se fosse il suo.
    C'era rabbia. C'era orgoglio, c'era tristezza e c'era la volontà di gridare quanto tutti loro dipendevano dalle spalle dei figli di G.E.A.
    perché se ancora potevano respirare quello lo si doveva al petto e al sangue di tutti loro.
    E troppi erano morti senza un grazie.
    La Fine teneva tutti loro vicino a sé, poteva sentire la loro disperazione e quel dolore farsi proprio; la rabbia del silenzio mentre altri battendosi il petto si credevano superiori senza aver dovuto subire le loro angosce o combattere le loro battaglie.

    Ognuno di quei morti portava tutto questo con sé.
    E quel dolore faceva parte di Chernobog. Peso terribile da sopportare. L'orrore di chi non aveva nulla, di chi non era più, di chi si scioglieva lentamente per essere qualcos'altro.
    E quegli spiriti vorticavano intorno a loro.
    Fine e Inizio.
    Speranza e Morte.
    Bianco e Nero.
    Re e Imperatrice.
    Martello e Spada.
    Esseri che nessuno comprendeva, armi per difendere un opera massima, gioiello della loro madre,

    « ...»

    Lo sguardo duro dell'Araldo era come fuoco freddo, fisso verso quel mare di stelle per poi cercare quelli di Amaterasu.
    C'era rabbia. Sordida e velenosa.
    Il petto si abbassava si alzava ritmico, respiro lento, le braccia chiuse intorno ad esso.
    Si avvicinò.

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    « Si.
    E No. Ma...»



    Il braccio destro la coprì.
    Non era protezione. Non era nemmeno un abbraccio. Era come se la nascondesse per permetterle di dare sfogo a tutto quello che aveva dentro.
    Che lui non poteva capirlo poteva solo sentirlo e faceva male.

    « Tu sei non meno di nessuno. Tu sei quella che permette di avere una possibilità. Che ci permette ancora di combattere.
    E lo capiranno quanto hai dovuto soffrire, quanto le tue spalle hanno retto, quanto il tuo braccio sia stato pesante per le battaglie combattute. E quanto io ti devo.»


    troppo.
    E molto altro ancora gli doveva.
    E dovevano fare. Ma adesso Amaterasu proteggeva Chernobog dalla sua stessa rabbia, non condividendone i pesi e gli oneri ma restandogli accanto quando sarebbero stati troppo pesanti.
    Come oggi.

    SYlzjMo
    narrato parlato "pensato" Parlato Altrui

    Amaterasu Viola Amaterasu O Mi Kami {VII}

    STATUS FISICO: Ottimo;
    STATUS PSICHICO: Rilassato;
    STATUS CLOTH: Integra e non indossata;

    RIASSUNTO AZIONI: Vestibulum eget vestibulum magna, tincidunt mollis urna. Nam eu metus faucibus, accumsan nulla nec, dignissim arcu;

    ABILITÀ:

    La Vita è Carne e Anima

    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma soprattutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    ❖ ⟡ :: Abilità Spirito ⟡ ❖



    La Vita è Straordinaria

    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.


    ❖ ⟡ :: Abilità Cosmo Straordinario. ⟡ ❖




    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perché non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e Astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    ❖ ⟡ :: Abilità Arma ⟡ ❖






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