And i men i amarth hain barthannen

Role Chernobog - Amaterasu

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  1. Lyga
     
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    «And i men i amarth hain barthannen, [...], na medui ad gevennir,
    Ar and io hain firnir ned i taur linnad ú nîr.»
    « Lunga era la strada che il destino aveva riservato loro, alla fine si incontrarono ancora una volta.
    E tempo fa sparirono nella foresta, cantando senza dolore. »



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    Non un grano di polvere
    a turbare il chiarore
    del crisantemo bianco.




    Era arrivato danzando; la sua vita era finita, la storia conclusasi. Non era particolarmente arrabbiato ero solo triste.


    [Cut my life into pieces




    La sua anima a pezzi. Amaterasu a pezzi che si perdevano nel freddo vuoto.
    Si presentò da suo fratello ballando.
    Da una parte era anche felice. Perché' I perché rimanevano celati, come tesori, nel fondo della sua anima.
    Chissà...forse era il momento di lasciare andare la spada e di dare ad altri le responsabilità...il momento nella morte di poter riavere la sua scaglia più preziosa; perduta in un tempo ormai dimenticato.
    E quando fu davanti a Chernobog ballò. Portò la Creazione lì dove vi era la Fine; il boato della melodia nel silenzio del ricordo.
    Il Re e l'Imperatrice di nuovo davanti.
    Il Martello fatto di spirito e oscurità ai piedi del Dio Nero. La Legge di un Giudice. L'arma del Boia.
    Lo vide sul suo trono e ridette di gusto.
    Inguaribile ottimista? Oppure era così che Amaterasu, anche morendo, rimaneva fedele a se stesso e allo scopo per cui era stato creato.
    Il silenzio della fine di contro al boato della Creazione e dell'Inizio. Di nuovo uniti.

    vXLesss
    «Danzi con me?»









    Suo fratello lo aveva rigettato nella Vita e nel LifeStream. La Creazione aveva bisogno di una spada, della spada di Amaterasu O Mi Kami

    [I fiori di neve che coprivano il cielo
    sono gocce solitarie che scorrono




    Una goccia che si perse nella corrente della Vita, si mischiò a infiniti fiumi che solcavano la Creazione e la Realtà per poi rigettarsi in questo mondo portando con sé ancora una volta, la vita e l'essenza di Amaterasu.
    Perché suo fratello non gli aveva concesso il risposo nelle sue aule, non gli aveva concesso l'oblio e la morte che tutto ricopre quando ogni cosa giunge alla sua conclusione.
    Ed ora era di nuovo lì.
    La Corte d'Ossa che pulsava di nero e putridume, di contro all'arcobaleno che era negli occhi dell'Imperatrice.
    Ghiaccio e sussurri di cose che erano e si perdevano nel vento accarezzavano la darian pura e bianca dell'Araldo della Creazione, che sentì il suo Codice esplodere.
    Amaterasu e Chernobog.
    La stasi e l'irrequietezza.
    La Creazione e la Morte.
    Fine ed Inizio.
    Tesi e Antitesi della Creazione. Due pilastri che tenevano tutto.
    E attese ancora una volta suo fratello. Davanti al suo regno.
    Attese chiudendo gli occhi e sentendo su di sé la Fine e l'anima della Corte D'Ossa.
    Sentiva di doverlo fare. Non c'era bisogno di dire grazie, d'inchini, o di chissà che altro. Ma aveva avuto questa volontà. Non c'era nulla da spiegare. Voleva solo vederlao.
    Ancora una volta. Perché solo Chernobog poteva leggerlo, metterlo a nudo e poterli scrutare l'anima come nessun altro tra i figli della Madre.
    Voleva osservare quegli occhi e sentire il giudizio del Martello della Dea. Il Boia.
    Il Re.
    Il Giudice.
    L'editto che si fa legge assoluta.
    Voleva sentire su di sé tutto ciò. Anche il freddo della Fine, lui che era Il Sole, voleva essere abbracciato dal Velo dell'Oscurità che porta alla dimenticanza e dal Nero trovare un Nuovo Inizio.
    Luce nascere lì dove non vi era più Nulla.
    Voleva sentire questo.






    SONO DEGNO?

     
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