(Eh)I Cari Noto Ra

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    Sacro Custode delle P.R.

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    « Gran Sacerdote, con tutto il dovuto rispetto, non credo sia una buona idea. » Aveva udito da poco dell’intenzione di Bartolomeo di raggiungere Amaterasu nelle Americhe per provare a liberare il continente perduto ed istantaneamente quella proposta gli era parsa terribile. Non che non si fidasse dei G.E.A. a parte qualche vibe strano vedendo l’agire del Signore degli Animali e il brivido che aveva percepito da Charnobog, ma mandare il Gran Sacerdote da solo con un solo araldo, o almeno così aveva sentito, era una pazzia. Liberare il mondo dalla corruzione era il loro sogno, certo, ma partire dalle Americhe era come gettarsi nell’oceano con un cucchiaino con la speranza di svuotarlo.

    O ancora peggio, pensi che il Grande Sacerdote e gli uomini in ombra che ti muovono come una marionetta dalla sede centrale in Giappone sappiano cosa stanno facendo? Le parole del finto Daimon in nero ancora riecheggiavano mentre correva verso la seconda casa dello Zodiaco, quasi come se un pezzo di lui si fosse infilato a forza nella sua mente, rimanendo lì a sussurrare le sue parole sudice, a minare ogni cosa che, parole sue, credeva di sapere. A cosa ci stanno portando con la loro scellerata ignavia? In quel momento non era l’ignavia a spaventarlo, quanto lo era il loro agire così improvviso e così, forse, senza pensare abbastanza alle conseguenze delle loro azioni.

    Aveva recuperato una cartina dell’allora California, disegnato su di essa i confini ritenuti sicuri e si era scaraventato alla dimora del gigante sperando di poter intercettarlo prima che commettesse delle sciocchezze. Non era decisamente educato presentarsi così a casa di qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era tuo superiore in tutto, ma doveva tentare di fermarlo, o almeno farlo partire con idee precise sul da farsi in modo tale da poterli aiutare in caso di estremo pericolo.

    Aveva cercato di chiedere al gigante un posto tranquillo in cui poter parlare, lontano dal marasma della numerosa famiglia di lui e dalle orecchie indiscrete di sua moglie. Non era lì per conto della Fondazione, né era lì per disquisire dei loro segreti più reconditi, segreti a cui non aveva accesso tra l’altro, ma se l’argomento avesse dovuto virare su tali sponde avrebbe preferito fossero in un luogo tranquillo senza spie pronte ad ascoltarli e spifferare tutto in giro. Andava bene Bartolomeo e gli altri undici d’oro ma non gradiva che tutti sapessero della sua vera affiliazione alla GRADO.

    « Forse mi sono espresso male io nei rapporti, e in tal caso chiedo perdono, ma il modo in cui abbiamo vinto a Sacramento è stato decisamente… fortunato. » Avrebbe optato per un termine ben più forte, qualcosa tipo sculato, o qualcosa sull’avere un didietro enorme e sfondato, ma non era certo che il gigante avrebbe apprezzato tale bassezza di linguaggio; o meglio, forse Bartolomeo l’avrebbe fatta passare, ma sua moglie di certo no. « Non siamo stati noi a vincere. Non sono i miei sigilli che tengono lontani i corrotti da lì, né i perimetri di contenimento di noi sappiamo chi. Come è successo in Giappone, noi abbiamo semplicemente preso tempo, consentendo alla Natura di attivare le proprie difese. L’araldo mancante ci stava attivamente dando i suoi poteri per poterci difendere abbastanza a lungo mentre sistemava il guasto, o qualcosa del genere, non so come funzioni la loro tecnologia. »

    sacramento_saved2

    Porse quindi al gigante la cartina che aveva con sé, cercando di direzionare la sua attenzione verso ciò che voleva mostrargli. «Metro più o metro meno questo pentagono rappresenta i territori sotto l’influsso degli scudi G.E.A. Questa cartina mostra solo la grandezza dell’allora California e come può vedere l’area sicura è letteralmente un niente in mezzo alla corruzione più totale. Nemmeno i mari sono considerabili protetti visto che hanno provato a chiuderci a tenaglia da lì e ci sarebbero anche riusciti se non fosse stato per l’intervento di una primarca atlantidea. Dai nostri rapporti inoltre la forza navale della corte del Rosso bazzicava nella zona delle isole di Santa Barbara, ben più a sud, ma non so quanto supporto possano fornirvi ora che il Rosso l’esercito che aveva schierato è stato tutto annientato.

    Se dovesse succedere qualcosa, Gran Sacerdote, se l’albero dovesse cedere, non avreste luogo sicuro dove scappare. Lo scudo che difende il Santuario è eretto dalla Dea, che sta al suo interno, protetta da esso. Non ho la certezza che quello di Sacramento sia altrettanto forte e stabile, né ho la certezza che la sua origine sia da attribuire all’uovo che è sprofondato al centro della terra mentre eravamo lì, esattamente dove ora sorge l’albero. »
    Lo avevano sempre descritto come un uovo, ma se da esso era nato un albero, forse era più un seme gigante. Fece quel collegamento solo in quell’istante, cosa che lo distrasse dall’effettivo pensiero che cercava di seguire ed esporre al superiore dorato. Era qualcosa riguardo all’uovo, ma il pensiero risultava fumoso per cui virò su altro.

    « I santi d’acciaio presenti con me erano una ventina, non di più. » Una ventina degli uomini più preparati, ma anche più sacrificabili; ecco perché Stenson non era stato assegnato a quella specifica missione. « E’ difficile mantenere il collegamento per l’infusione cosmica così lontano senza ripetitori a cui affidarsi e non mi risulta che i G.E.A. ci abbiano dato un angolino per il rifornimento. » E non c’era nemmeno bisogno di aggiungere l’impossibilità di recuperare il sito GRADO californiano, ammesso fosse ripristinabile e non un ammasso di polveri e rottami. « In parole povere sarà difficilissimo fornirvi assistenza se qualcosa dovesse andare storto. » Lui non aveva bisogno di infusione cosmica, non più almeno, ma aveva anche la potenza di una formica in confronto al pianeta enorme che era il gigante d’oro di fronte. Sarebbe stato tanto inutile quanto lo era stato durante l’emergenza, soprattutto quando il Caduto aveva assunto il corpo del corrotto ed era diventato inimmaginabilmente forte. Il Caduto… ecco cosa aveva dimenticato! « Inoltre il Caduto ha detto qualcosa circa l’usare i nostri corpi come chiave. Riteniamo che avrebbe voluto usare il seme, o che quella cosa a forma di uovo fosse la vera chiave, ma questa è sprofondata nella terra risultando inaccessibile e quindi voleva ripiegare su di noi. E’ vero che l’abbiamo sconfitto, ma se dovesse tornare, lui o chi per lui, potrebbe fare la stessa cosa. Potreste starvi lanciando in pasto al nemico, fornendogli esattamente ciò che gli serve per liberare una figlia. » Non voleva pensarci. Non voleva tirargliela, ma doveva altresì essere realista e fornire al superiore ogni informazione possibile per dargli quella più piccola speranza non di vincere, ma almeno di sopravvivere.

    « Non voglio risultare indelicato, ma reputo che gettarsi così di faccia sia come sputare sulle tombe di tutti di tutti coloro che hanno dato la vita per quel poco che abbiamo. Non credo che l’ex ex cavaliere di Aries » Gazka « apprezzerebbe dopo l’enorme sacrifico che ha compiuto per darci una possibilità di vivere. » Una pausa, un sospiro stanco e affranto: « Il Grande Tempio è sempre più vuoto e debole. Grandi eroi come l’ex triangolo cadono giornalmente e Ariete, Leone e Sagittario sono Missing in Action da un po’. Non possiamo permetterci di perdere anche voi, Gran Sacerdote, non andando alla cieca nella tana del lupo.»


    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:Perfetto
    STATO MENTALE:Preoccupato
    STATO CLOTH:Non Indossata. [V] Integra.
    RIASSUNTO:Il titolo è uno scimmiottare quello di Lyga, ma anche contrario, proprio per sottolineare l’opposizione di idee :asd: Per il resto è quello che ci dicevamo per MP solo più decorato.


     
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    L’ultimo incontro con Amaterasu aveva ravvivato come non mai la fiamma che ardeva dentro di lui. Una fiamma che non accennava a diminuire d’intensità, e che voleva essere come un faro nella tempesta per guidare verso la salvezza quella nave ormai in balia degli eventi che era l’umanità. Era chiaro che dalle parole, seppur importanti e sentite, dovessero passare ai fatti. E i guerrieri in grado di scendere in campo contro la Corruzione non potevano più lasciarsi schiacciare nelle loro roccaforti che, seppur solide, sarebbero alla lunga cadute una dopo l’altra.
    Prima di partire con una carica a testa bassa, però, era necessario capire come fare, perché era necessario che il loro messaggio, il loro esempio, fosse di aiuto a tutti. Nonostante i loro animi impulsivi, Bart e Amaterasu avrebbero prima dovuto identificare il dove, il come e il quando, così da essere ragionevolmente certi di raggiungere il loro obiettivo nel modo più efficace ed evidente a tutti. Solo in quel modo avrebbero davvero fatto il primo passo in una nuova direzione, che avrebbe distinto le loro gesta da qualsiasi altra cosa mai provata prima contro la Corruzione.
    Il Gran Sacerdote non aveva nemmeno fatto in tempo a decidere il da farsi o a iniziare i preparativi per quella gita fuori porta con il suo amico Araldo, però, che aveva già ricevuto un messaggio urgente dalla Fondazione Grado, con una richiesta di incontro tanto inaspettata quanto impaziente. Il Toro di Atena aveva certamente acconsentito, considerando l’incredibile collaborazione che c’era con il Grande Tempio, ma forse non era del tutto pronto per quello che stava per accadere.

    Ciao Korin, benvenuto.
    Io sono Bart!


    Bartolomeo accolse direttamente alla Seconda Casa il ragazzo della Grado, indossando abiti civili molto casual, con un paio di jeans e una t-shirt bianca con la scritta nera “Best Dad Ever!” dal tratto un po’ sgangherato – sì, esatto, alcuni dei suoi pargoli si stavano dilettando con l’inglese e avevano cominciato a scrivergli sulle magliette in quella lingua. Aveva optato per incontrarsi direttamente all’interno del sacro tempio, per comodità, essendo nel bel mezzo dei preparativi, ma anche per dare a Korin l’importanza e l’ufficialità che meritava. Inoltre, cosa c’era di meglio se non invitare un Cavaliere, compagno di battaglia, nel luogo che il Toro considerava davvero Casa?

    Figliolo, dimmi, cosa ti porta qui con così tanta fretta?
    È successo forse qualcosa alla Fondazione?


    L’urgenza era palese, anche se Bart non aveva ricevuto alcuna notizia allarmante dalla Grado. Il gigante era proprio curioso di capire cosa fosse successo.
    E l’attesa non durò a lungo.
    Il Custode di Thule si prodigò in una filippica sull’incontro da poco avvenuto tra Bart e Amaterasu. Una filippica sicuramente molto educata – almeno a tratti – che, però, lasciava intravedere una visione molto parziale delle cose. Quello era la dimostrazione che l’idea, la visione del Gran Sacerdote e dell’Araldo di Gea aveva bisogno di essere raccontata e riconosciuta, perché era chiaro che incomprensioni di quel tipo potevano accadere, distorcendo il vero messaggio del loro pensiero.
    E quale occasione migliore poteva avere Bartolomeo se non parlare in piena trasparenza con uno dei principali rappresentanti della Fondazione? Il suo volto si fece cordiale e sorridente, mentre si avvicinava al suo interlocutore per rendere la conversazione informale ma quantomeno personale, dedicata solamente alle loro orecchie.

    No no, i rapporti sull’accaduto sono chiari.
    E, ti prego, dammi del tu.


    Si sentiva ogni giorno più vecchio di fronte ai quei giovani virgulti che potevano essere suoi figli o, peggio, addirittura suoi nipoti. Dannazione, come passava il tempo. Distolse il suo pensiero da quella tremenda costatazione, per poi prendere la cartina che Korin gli porse e scrutarla con sincero interesse.

    Urca, forse pensa davvero che io sia stupido.
    Cominciamo bene, oh oh oh.


    La ruotò di 360°, prima in una direzione e poi nell’altra, facendo finta di non capire nulla di quel foglio di carta, quando in realtà aveva già intuito il succo del discorso. Voleva semplicemente interpretare quella parte che Korin gli aveva affibbiato senza nemmeno conoscere a fondo il Gran Sacerdote, dimostrando come a volte è proprio vero che la prima impressione può ingannare.

    Beh, se devo essere onesto con me stesso, a volte anche Elena dubita della mia sanità mentale.
    Sarà colpa della mia imprevedibile impulsività, oh oh.


    Poi, però, cambiò subito atteggiamento e la sua espressione si fece più seria. Dimostrò da un momento all’altro una concentrazione e una presenza di spirito che forse il suo animo così pacato e gioviale nascondeva ai più. Un cambiamento repentino che avrebbe potuto cogliere alla sorpresa il suo interlocutore, che forse si aspettava di parlare con un pazzo incosciente e pure un po’ picchiatello. Oh, quanto era distante dalla realtà.

    Non c’è alcun fraintendimento.
    La battaglia in America è stata tanto dura quanto quella in Giappone e, ancora una volta, forse il gioco è valso a malapena la candela.
    I territori liberati sono stati ben più miseri delle perdite subite.
    La situazione è precaria, così come in quasi tutti gli avamposti nel mondo.


    Stava rimarcando l’ovvio, ma vista la malriuscita paternale appena subita, voleva essere certo di non lasciare nulla al caso.

    E non vorrei che ci siano altri fraintendimenti adesso, tra noi due.

    Diretto, chiaro e preciso. Doveva eliminare alla fonte ogni possibile elemento di dubbio, così da esternare apertamente la sua posizione e i suoi pensieri. Incrociò le braccia al petto, dimostrando con la sua presenza imponente e statuaria una fermezza senza pari.

    Ciò di cui ho parlato con Amaterasu non è la pianificazione di un suicidio preannunciato.
    Sicuramente il nostro spirito era infiammato dalla voglia e dalla necessità di agire, ma non siamo degli stolti.


    Fece una breve pausa per rimarcare il concetto, perché era davvero incredibile che Korin avesse anche solo lontanamente pensato a una cosa simile.

    Il nostro obiettivo è colpire dove fa più male, ma soprattutto dove è possibile trovare le difese della Corruzione abbassate.
    Che sia l’America, la Grecia, il Giappone o persino Asgard.
    Io e Amaterasu vogliamo dimostrare al mondo intero che qualcosa si può davvero fare, anche contro un nemico che sembra invincibile.
    Solo agendo come un’unica persona, come un unico guerriero, possiamo davvero avere la possibilità di sbloccare uno stallo che sembra ormai insormontabile.
    In questo momento, però, ci sono più parole che fatti, da parte di tutte le Caste, nessuna esclusa.
    È arrivato il tempo di agire.


    Dannazione quanto era vero. Dalle parole, seppur belle e coraggiose che fossero, dovevano necessariamente passare ai fatti. Altrimenti, oltre che stolti, li avrebbero anche tacciati di inutile vanteria.

    Ed è proprio per testare le debolezze della Corruzione che vogliamo agire in prima persona, senza rischiare ancora una volta le vite dei nostri compagni, dei nostri amici e della nostra Famiglia.
    Non sarà un salto nel vuoto, ma il primo passo in avanti per mostrare una strada inesplorata.
    Una strada pericolosa, certo, ma che potrebbe davvero portarci a superare la paura che ci tiene bloccati nelle nostre roccaforti, ancora aggrappatiti a vecchie rivalità tra fazioni.


    Se solo fossero stati capaci di agire uniti contro la Corruzione, tutti insieme, avrebbero già spazzato via quel cancro che affliggeva l’umanità e il mondo intero. Le differenze di scopi e di ideologie, invece, avevano costretto tutti a nascondersi nelle loro torri d’avorio, incapaci di dare anche solo fastidio a quel male che gli stava togliendo inesorabilmente ogni futura possibilità di sopravvivenza.
    Il suo viso si contrasse per un istante, quasi per sostenere involontariamente le parole che stava per dire.

    Io qui ho tutta la mia Famiglia, Korin.
    E non potrei mai dar loro la sofferenza più grande di tutte.
    Non li lascerei mai soli in questo mondo per colpa di un capriccio dettato dall’impulsività.


    Era chiaro che il ragazzo non potesse conoscere a fondo Bartolomeo, ma chiunque avesse mai condiviso anche un solo istante con lui sapeva benissimo che la sua Famiglia era tutto. Certo, a volte il Toro caricava a testa bassa pericoli ben più grandi di lui, ma ne valutava i rischi, seppur per un solo istante. Sapeva che la sua vita era di proprietà esclusiva di Elena e dei suoi adorati pargoli, e avrebbe fatto di tutto per vederli felici. La sofferenza e il dolore, anche estremi, che il suo corpo, la sua mente e la sua anima subivano e avevano subito nel tempo, invece, erano un prezzo che continuava a pagare molto volentieri.

    Non ci sarà nulla d’intentato, e forse stai sottovalutando di cosa possiamo essere capaci.
    Vogliamo dare l’esempio, rischiando nel limite possibile, ma non vogliamo certo morire da martiri se non ce n’è bisogno.
    Abbiamo già perso troppo per colpa della Corruzione.
    Ho perso troppi amici per colpa di questo orrore.


    Il suo sguardo si abbassò, come se sul pavimento della Seconda Casa ci fossero tutte le risposte che cercava. Non era così, ma stava solamente ricordando tutto ciò che aveva passato, ogni singola lacrima versata, ogni battito di cuore saltato per tutti coloro che in quegli anni aveva perso senza poter fare nulla. Si era sempre sentito impotente, e si sentiva tutt’ora così.
    Poi, dal nulla, ecco l’ultima parte del discorso di Korin. Cosa? Aveva sentito bene o l’età stava cominciando a fargli qualche scherzo all’udito? Sembrava come se il ragazzo volesse esprimere un concetto molto crudo e diretto, utilizzando parole all’apparenza educate. Beh, ci era riuscito proprio male, e l’effetto era persino peggiore di un pensiero esposto senza remora alcuna per il proprio interlocutore.
    Bart inarcò un sopracciglio, prima estremamente sorpreso da quelle parole, poi profondamente disgustato. Era incredibile come quel Cavaliere, senza nemmeno conoscere per davvero la storia di Bartolomeo, potesse dispensare sentenze in quel modo. Così, in un incontro al Secondo Tempio dello Zodiaco, che oltre a essere un terreno consacrato alla Dea Atena era anche ciò che quel gigante buono chiamava Casa.
    Di certo Bart non avrebbe mai permesso una simile offesa, seppur probabilmente involontaria, e avrebbe spento sul nascere quel fuoco che gli stava bruciando dentro come un incendio inarrestabile. Pian piano rialzò lo sguardo, fino a trovarsi a incontrare quello del suo interlocutore.

    Non pensare mai più, nemmeno per un solo istante, a quello che hai appena detto.
    Non giudicarmi senza aver avuto la possibilità di conoscermi per davvero.


    Fissò il Custode di Thule dritto negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo, e con così tanta intensità da non sbattere nemmeno le palpebre. Parlò in tono pacato, profondo, ma estremamente deciso. Ogni sua singola parola su quell’argomento era sincera, ferma e sentita, dimostrando che il suo corpo, la sua mente e la sua anima erano un tutt’uno nel gridare al mondo quanto profondamente teneva a ciò che stava dicendo.

    jpg

    Avrei scambiato la mia stessa vita con ciascuna delle perdite che abbiamo avuto.
    Che ho avuto. Anche in prima persona.
    Nessuna esclusa.


    L’insinuazione di Korin lo aveva in qualche modo ferito? Certo che sì, come avrebbe potuto non farlo? Il Cavaliere aveva toccato un argomento così delicato che non poteva credere alla facilità con cui l’aveva esternato dopo averlo incontrato di persona solo per la prima volta. Gli tornarono in mente tutte le persone che aveva perso in quegli anni, sia per colpa della Corruzione e sia per altri motivi. Daya, Stephane e tutte le altre perdite affollarono la sua mente, facendolo sentire quasi sopraffatto da quell’insieme di emozioni.

    Io ero là quando Gazka si è sacrificato per tutti noi, affidandoci il destino del mondo e dell’umanità intera.
    E non lo dimenticherò mai.


    Di certo il ragazzo della Grado non aveva peli sulla lingua, caratteristica sicuramente apprezzabile, ma sembrava tanto impulsivo quanto lo era lo stesso Bart di fronte al pericolo. Indugiò ancora qualche istante su quelle parole, per essere sicuro che si depositassero nell’animo dell’interlocutore come una roccia sempiterna e inamovibile. Non era necessario aggiungere altro su quell’argomento, perché ogni ulteriore parola sarebbe stata superflua.
    Poi, per alleggerire un po’ il clima che si era venuto a creare, Bartolomeo addolcì lievemente la sua espressione, ricominciando a sbattere le palpebre come una persona normale. Deviò su un altro argomento, dando lo spunto a Korin per tirarsi fuori dall’impaccio e per rendersi ancora una volta utile nelle possibili strategie future. Era inutile incaponirsi in una sfida a chi aveva sofferto di più o a chi aveva la strategia migliore. Era necessario tenere salda la relazione tra il Grande Tempio e la Fondazione Grado, evitando qualsiasi situazione che potesse incrinare la loro fruttuosa collaborazione per colpa di qualche parola di troppo. Il gigante rilassò le braccia, come per indirizzare il ragazzo in una conversazione parimenti importante ma meno cupa, così da spostarsi su un terreno più amichevole.

    Ma ora dimmi, figliolo, c’è qualche informazione che la Grado può darci sui territori che stiamo studiando?
    Tu e la Fondazione siete stati presenti in tutti i recenti scontri su larga scala, e sono certo che abbiate continuato a studiare i movimenti della Corruzione.
    Sai se in qualche parte del mondo, in America, in Giappone, ad Asgard o, qui da noi, in Grecia ci sono zone più indebolite di altre?
    I Cavalieri di Atena e gli Araldi di Gea stanno lavorando insieme per cercare il modo migliore di agire, ma il vostro supporto potrebbe essere ancora una volta fondamentale.


    La Fondazione collaborava con il Grande Tempio dai tempi del mito, ed era importante continuare l’ottima relazione che li legava a doppio filo. Di certo l’impulsività dell’uno o dell’altro non poteva incrinare qualcosa che esisteva da che se ne aveva memoria, e avrebbero sicuramente trovato un punto d’incontro. Quello era poco ma sicuro.
    Bart non serbava alcun rancore, e per lui la spiacevole esternazione di Korin poteva tranquillamente essere considerata acqua passata. Era altrettanto certo, però, che non avrebbe tollerato allo stesso modo altre “indelicatezze” simili.

    4ZFBQ5m
    BARTOLOMEO - GOLD TAURUS [VIII] - ENERGIA SUPREMA
    lhWsVkb

    Riassunto:
    Dovrei essere stato abbastanza chiaro :ehsi:
    Certo non mi aspettavo che arrivassi direttamente alla Seconda Casa, così, alla garibaldina dicendo quello che hai detto xD Diciamo che ho dovuto cercare un’ottima giustificazione in-gdr (supportata anche da qualche considerazione off-gdr) per evitare di mandare all’aria la relazione tra il Grande Tempio e la Grado. Magari la prossima volta spiegami meglio le tue intenzioni prima di postare una cosa simile. Perché Korin giudica Bart come un incosciente, ma anche il caro ragazzo sembra non essere da meno, eh xD
    “[…] reputo che gettarsi così di faccia sia come sputare sulle tombe di tutti di tutti coloro che hanno dato la vita per quel poco che abbiamo. Non credo che l’ex cavaliere di Aries apprezzerebbe dopo l’enorme sacrifico che ha compiuto per darci una possibilità di vivere”. Non posso credere che tu non abbia riletto questa parte prima di postarla sul serio in questo contesto :facepalm:
    Apprezza almeno il fatto che Bart non abbia mostrato nemmeno un briciolo di cosmo nonostante la provocazione/offesa, e che abbia cambiato discorso per agevolare la ruolata :asd:
    Comunque, dai, adesso che hai finalmente ottenuto l’(auto-)invito alla Seconda Casa, sfruttiamo l’incontro per conoscerci meglio e per scambiare qualche informazione utile :mke:

    Condizioni:
    Ottime.

    Tecniche:
    -

    Abilità:
    -

    NARRATO - PARLATO - PENSATO - TELEPATIA - BAMBINI - ELENA - SOLDATO

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    Dire che Bartolomeo non la avesse presa bene era un eufemismo: L’aveva presa decisamente male. Nonostante il tono del gigante fosse trattenuto, sembrava stesse reggendo a stento. Dove aveva sbagliato? Aveva moderato il suo tono, almeno molto di più di quanto non aveva urlato internamente al sentire quelle voci, usato il voi, aveva cercato di dare una motivazione logica ad ogni sua affermazione. Eppure aveva fallito. Maledetto lui e la sua scarsa socialità. Perché parlare coi superiori era sempre così maledettamente difficile?! Perché non ne aveva mai avuto bisogno. Non aveva mai avuto la necessità di contraddire Highball, né Rain, né Alman. Non si sarebbe mai permesso. Col primo sarebbe stato facile parlare, ma non ce n’era mai stato bisogno. Stenson era così… perfetto nelle sue scelte, nel modo in cui li guidava in battaglia. Rain l’avrebbe zittito con una fredda occhiata ancor prima che potesse cominciare. Alman… seriamente, come si può opporsi a ciò che dice uno spirito che si è astratto dal mondo e che può vedere ogni linea temporale?!

    Semplicemente non aveva esperienza in queste cose, sapeva solo chinare il capo, tacere e obbedire a qualunque cosa gli venisse detta. Perché lui era così, un mero galoppino della GRADO.
    Ritirò le mani dietro la schiena, con la sinistra che andò ad afferrare il polso della sorella, il capo chinato a pendersi l’invettiva del gigante che torreggiava sulla sua misera statura. Bartolomeo si stagliava alto come un grattacielo, il suo cosmo sapeva poteva raggiungere livelli spaventosi eppure non si sentiva spaventato in sua presenza. Non aveva paura di lui indipendentemente da ciò che poteva fargli. Comparato ai tre prima citati era il più pericoloso eppure, quello che lo spaventava di meno.
    Quello a cui teneva di meno. Le parole del Gran Sacerdote potevano essere la legge del Grande Tempio eppure non lo toccavano: lui non si sentiva di appartenere al Grande Tempio. Bart era per lui, una persona qualsiasi, non diversa da quella incontrata per le strade di Rodorio, non diversa dai soldati con cui agiva, non diversa dai corrotti che affrontava. L’influenza del Toro d’Oro su di lui era solo nominativa. Era il direttore del Grande Tempio. Né più né meno. Si sentiva come un ambasciatore alla sua corte, una in cui era stato ficcato a forza e che non rifletteva davvero le sue volontà. Eppure quelli erano i suoi ordini, doveva stare lì e inimicarsi il capo assoluto non era l’idea del secolo. Doveva ritrattare, riflettere su quanto sbagliato, su quello che aveva fatto di giusto e ricominciare daccapo.


    Eppure c’erano così tante inesattezze in quello che le iraconde parole del dorato affermavano che avrebbe voluto fermarlo, discuterne. Ma si trattenne. Si morse la lingua e attese che la torrenziale pioggia potesse finire. «La battaglia in America è stata tanto dura quanto quella in Giappone e, ancora una volta, forse il gioco è valso a malapena la candela.» Sgranò gli occhi a quella affermazione. Non l’aveva davvero detta, vero? No, doveva aver sentito male, non… non era possibile. Il corpo tutto reagì irrigidendosi mentre la mancina premeva sul polso come una fredda manetta a trattenerlo più forte. Fece qualche passo all’indietro, un respiro. Gli occhi vagavano confusi, come se stesse cercando di decriptare un messaggio in una lingua sconosciuta, o stesse a forza cercando il pezzo giusto da inserire tra migliaia pezzi di puzzle diversi dinanzi a sé. « I territori liberati sono stati ben più miseri delle perdite subite.» Era tutto lì quello che importava? Che avessero spazzato via la corruzione da qualche posticino? Che il rapporto matematico fra spazio ripulito e vittime fosse il numero più alto possibile? Quello era davvero l’unico fattore che il gigante riteneva importante in tutto ciò che era successo?!
    Uno. Due. Iniziò a contare prima di reagire a quello che per lui era l’offesa più grande si potesse fargli. Forse, forse il gigante si era espresso male… doveva. Chiuse gli occhi e cercò il suo centro nelle caverne pulsanti di gelido cosmo che aveva imparato a conoscere e frequentare. Non era intenzionato ad aizzarsi contro il suo superiore, ma semplicemente a lasciare che il suo cosmo agisse su se stesso, frenando gli impulsi, qualunque essi fossero. Afferrò forte degli invisibili sigilli, come fossero l’ultima balaustra a cui aggrapparsi prima di cadere nell’abisso.


    Le orecchie erano tese, fisse sul discorso del Gran sacerdote che cercava di interiorizzare, detti e soprattutto non detti. Avrebbe potuto essere un discorso motivazionale peccato che trovasse il tutto molto vuoto, come delle frasi fatte sputate da un qualsivoglia politico per farsi eleggere. Per certi versi rimpiangeva il discorso molto più umano fatto da Stenson quando lo convinse a lasciare tutto. Li aveva caricati citando le grandi vittorie, ma non si era tirato indietro dal mostrare la nuda verità, il pericolo a cui andavano incontro nella strada che il colonnello proponeva loro di intraprendere. Lui era prima un amico, un compagno e poi un ottimo comandante. Il gigante però si era ripreso con l’accenno alla sua famiglia. Quella parte suonava più carica, più vera.

    E poi arrivò la parte più sentita, quella in cui avrebbe giurato di percepire il toro muggire e il cosmo infiammarsi senza che ci fosse induzione. Sui caduti, sui sacrifici compiuti, Bartolomeo se l’era presa come non mai. Era stato come toccare una ferita aperta con una mano pregna di acqua salata. Fece un nuovo passo indietro, quindi poggiò il ginocchio destro a terra, seguito dal sinistro e si sedette sui talloni. Un atto tanto a trattenersi quanto a sottomettersi a quella corrente che altrimenti avrebbe saputo spazzarlo via senza nemmeno doversi sforzare. «Non metto in dubbio le vostre perdite Gran Sacerdote, vostre e del santuario tutto, di tutti i viventi. Nel mio credo gli spiriti dei nostri amici e antenati restano affianco a noi, a guidarci, a ispirarci, a sussurrare alle nostre orecchie un linguaggio che non molti sono in grado di comprendere. Il punto però era un altro. Loro, gli spiriti, sono contenti del nostro operato? Sono fieri di noi o rimpiangono di aver dato la loro esistenza per la nostra? Stiamo facendo abbastanza? Stiamo onorando a dovere i loro sacrifici?» Con entrambe le mani raggiunse il retro del suo collo al piccolo gancio che teneva salda la catenina che portava sempre con sé. La tolse mostrandola al gigante. Era molto semplice, un filino che teneva insieme due targhette militari di simil metallo. Da una delle due proveniva una sottile scintilla cosmica, essendo quella che celava l’armatura e che ospitava un sigillo sulla sua superficie, ma era l’altra quella che Korin voleva mostrare al gigante. Da una parte c’era scritto il suo nome in rilievo mentre dall’altra vi era incollata una foto di una donna sorridente sotto un albero. «Lei è mia madre, Gran Sacerdote e dieci anni fa si è gettata fra me e l’artiglio di un corrotto. » Era la prima volta che si esponeva così ad uno sconosciuto, ma non lo faceva per impietosire il gigante, quanto più per mettersi sul suo stesso piano. Avevano entrambi perso qualcuno di caro e quel dolore avrebbe potuto forse appianare le loro differenze per permettere loro di parlare la stessa lingua. «L’hanno subito messa in quarantena e da allora non mai l’ho più vista. Potrebbero averla terminata in quel momento, oppure è ancora una cavia da laboratorio per qualche parte sperduta della Fondazione, collegata a chissà quante macchine che ne studiano il progredire della, perdoni il termine improprio, malattia. Se potesse vedermi ora, pensate che sarebbe fiera di me o vorrebbe prendermi a sberle? Sarebbe ancora felice di aver impedito che quell’artiglio mi raggiungesse? E l’ex ex ariete è ancora felice di aver dato la sua vita per le nostre? I compagni con cui ho servito, i saint di cui rimangono solo nomi sulle tombe, cosa potrebbero pensare del nostro operato? Io me lo chiedo ogni giorno ed è ciò che mi sprona ad andare avanti nonostante gli angeli ci accusano di deportare le persone e finti daimon lamentino che non facciamo abbastanza. Per non parlare di quella atlantidea per la quale non vale nemmeno la pena lavaggio cervellarci. » Ritrasse la mano, la unì alla sorella chiudendo entrambe a pugno. Le portò alla bocca, sguardo basso contemplativo e rimase così qualche secondo, come in preghiera, chiuso nel dolore suo e che aveva provocato all’altro cercando delle parole più docili con cui continuare. Quindi alzò il viso, puntandolo verso quello del gigante mentre le mani cadevano dolci sulle cosce. «Ho sbagliato, Gran Sacerdote, e per questo chiedo il vostro perdono. Ho lasciato che la mia avventatezza mi trasportasse. Ho sentito quelle voci, di come voi e l’araldo pianificaste di attaccare l’America e le ho prese per vere. Ho chiesto alla Fondazione di mandarvi un messaggio per poter avere questo incontro preso dal terrore di ciò che sarebbe potuto accadere se non vi avessi fermato prima. Non sono qui per conto della GRADO. Non sono qui nemmeno come il saint di triangolo boreale che molti mi credono. Sono qui come Korin, un cittadino qualunque, non dissimile dalle guardie qui fuori o dai membri della vostra famiglia. Ho sbagliato, io e io solo, e sono pronto a prendermi la punizione che riterrete più adatta. Mi scuso se le mie parole vi hanno mancato di rispetto e mi scuso anche di non poter darvi del tu. Siete il mio superiore in grado, in potenza cosmica, in età e la mia cultura reputa offensivo fare altrimenti. Sempre che non me lo ordiniate. » un sorriso per la sottile ironia, sorriso che però subito spento dal momento fin troppo serioso.

    «Nel mio addestramento ho avuto due grandi maestri. Uno lo conoscete come il Colonello Stenson, l’altro è il Fondatore in persona. Il primo mi ha insegnato quanto sia importante avere qualcuno in guerra che ti guardi le spalle. Il secondo » e aprì nuovamente le mani, stavolta mostrando il sigillo che brillava debolmente: « mi ha fatto promettere che avrei messo in sicurezza l’umanità, contenuto le sue minacce e protetto il pianeta al meglio delle mie capacità. Sono stato io l’impulsivo a venire qui ad offendere prima di informarmi adeguatamente sul vostro piano. Volevo mettervi in sicurezza, contenervi dal fare una pazzia e proteggere il Grande Tempio. Ho sbagliato, anche se in buona fede. Voglio… cerco… solo fare del mio meglio per il ruolo che il destino mi ha assegnato anche se riconosco di essere probabilmente il peggior Custode di Thule mai esistito. »


    Bartolomeo provò quindi a sviare il discorso, ma sembrò una domanda quasi più di rito che sentita, come se il gigante volesse delle informazioni, senza però volerle. O forse al contrario voleva quelle informazioni perché il suo piano precedente, quello di andare in America, era stato fermato sul nascere e in risposta aveva bisogno di un assoluto ripiego. Cosa poteva dirgli in merito? Cosa sapeva lui? Alla fine Korin più che l’intermediario tra il Grande Tempio e la Fondazione si sentiva più come una spia della Fondazione locata a Rodorio. In poche parole non aveva informazioni utili per il gigante. Nuovamente esitò cercando le parole giuste da dirgli, risvegliandosi da quel letargico silenzio con una scusa ad hoc che gli avrebbe potuto far guadagnare qualche minuto: « Gran Sacerdote, ha una cartina del mondo? » Se il gigante non l’avesse avuta e avesse dato il permesso, il santo avrebbe lasciato fuoriuscire il suo cosmo cristallizzandolo in linee ghiacciate in aria disegnando il planisfero con scarsa precisione. Avrebbe poi iniziato a parlare con la mano che danzava tra i sigilli modificandoli non tanto spostandoli, che ancora esulava dal suo potere, ma cancellandoli e riscrivendoli man mano che serviva. Sarebbe sembrato come avere una lavagna interattiva, solo molto più dispendiosamente complessa. « Quel terribile giorno la corruzione è eruttata principalmente in tre punti del globo, Olimpo, Bangkok e Città del Messico e da qui ha travolto ogni cosa come un fiume in piena. Cos’avevano in comune i tre punti? La popolosità. Più un area è popolata, umani animali piante, non importa, più è pregna di schifo. Questo significa che potenzialmente le zone meno corrotte sono i deserti, freddi o caldi che siano. E comunque la corruzione si sposta dove ne ha necessità o, come abbiamo visto di recente, dove Chaos e Caduti la guidano. Che sia in Australia, Giappone, Russia o America. Parlando di quest’ultima è stato il continente meno battuto da ogni casta, e quindi più lasciato a se stesso per tutti questi anni, il che lo ha reso selvaggio ed impenetrabile, mentre i nostri continui spostamenti alla ricerca dei superstiti hanno mantenuto il resto del mondo più… agibile. Abbiamo invece molte meno informazioni sullo stato degli inumani e dei loro regni. Se i G.E.A. sono disposti a dare una mano è possibile che loro stessi siano al sicuro, almeno per ora. Lo stesso dovrebbe valere per i giganti e i titani… credo. Gli spettri dovrebbero aver perso il loro precedente dominio con l’Armaggeddon, ma dove siano ora rimane un mistero. E per finire i Daimon. Data la loro particolarità non credo che la corruzione sia stata in grado di attecchire nella loro realtà, ma potrei sbagliarmi.» Si girò a guardare se il toro stesse seguendo il ragionamento perché ora stava arrivando una parte che forse il gigante non avrebbe gradito visto che andava in netta contrapposizione al concetto che precedentemente aveva fatto alterare l’agente. « Quello che a noi serve non è il terreno più vasto liberabile, ma qualcosa che possa mandare un segnale, tanto ai nostri nemici, quanto e soprattutto agli alleati che vogliamo farci. La mia proposta, MIA, non della Fondazione, non credo di aver diritto di parlare per conto loro, è quella di liberare una zona che fa comodo a noi e a loro. Ai saint farebbe comodo risanare la Grecia, perché avremmo più spazio per ospitare e sfamare tutti i salvati, ma se dessimo la priorità per esempio a liberare Asgard, staremmo rinsaldando l’alleanza col nord, gli diamo aiuto e gli dimostriamo che vincere è fattibile. Soprattutto Asgard è una specie di punto di incontro fra piani diversi e quindi eviteremmo del tutto che l’infezione passi a questi altri piani. Potremmo provare la stessa cosa con Atlantide, mi pare di aver letto da qualche parte che la Leonessa d’oro avesse una specie di ambasciata con un primarca. Potessimo liberare quei territori e usarli per dialogare con loro. Per i Black invece non saprei che dire, visto che non so dove alberghino e cosa farebbe loro comodo, così da portarli dalla nostra parte. Per quanto riguarda gli inumani, sono ancora più fumosi, anche se credo di aver capito che loro considerino tutta la terra come roba loro, quindi liberare un posto piuttosto che un altro per loro dovrebbe essere lo stesso. » Un sospiro davanti alla mappa. Erano state tante parole, ma alla fin fine erano inutili. Il capoccia dei Saint avrebbe gradito quella non risposta? Come poteva dargli una certezza che nemmeno lui aveva?

    «Il mio più grande desiderio sarebbe capire il sigillo che la dea ha posto sul Giappone. Se potessi replicarlo, anche più piccolo e debole, ma tanti sigilli uguali posti in ogni parte del globo… » E disegnò puntini luminosi ovunque fino a rendere tutta la mappa di un colore azzurrino, illeggibile. « e invece non so nemmeno da dove iniziare a leggerlo. » e i sigilli esplosero, come piccoli fuochi artificiali con code di ghiaccio, ma risultando completamente innocui.

    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:Perfetto
    STATO MENTALE:Pentito
    STATO CLOTH:Non Indossata. [V] Integra.
    RIASSUNTO:Odia Korin che è una testa di c***o, non odiare la Fondazione. Loro sono carini e coccolosi.




    Edited by Guardian of the Sea - 22/12/2022, 23:46
     
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    Bart si fidava molto del suo istinto, delle sue sensazioni. Era molto impulsivo anche in quello, anche se purtroppo gli era capitato a volte di riporre troppa fiducia nella persona sbagliata. Poche volte in realtà (qualcuno ha forse detto Gabriel?), perché spesso l’impressione che aveva delle persone non si discostava di molto dalla realtà dei fatti.
    E dannazione, voleva con tutte le forze fidarsi di Korin. Un guerriero che aveva partecipato a molte battaglie importanti mettendosi in pericolo in prima persona. Un ragazzo che in qualche modo permetteva il continuo scambio con la Grado, importantissimo alleato del Grande Tempio.
    Eppure era più forte di lui, non ci riusciva. Il suo istinto gli diceva che non poteva fidarsi pienamente. Il suo cuore e il suo animo stavano convincendo anche la mente che qualcosa non era al posto giusto. Senza motivo, oppure per molti piccoli motivi, ma purtroppo era così.
    Bartolomeo, come prova del nove, si figurava sempre uno scenario di piena battaglia, in cui, in un momento particolarmente pericoloso e delicato, si dovesse ipoteticamente trovare a combattere solamente accompagnato dal suo interlocutore di turno. E il Toro non riusciva a figurarsi Korin al suo fianco contro un nemico mortale, non provando per lui quella piena fiducia che è necessaria in quei momenti.

    Dannazione, è una sensazione orribile che non provo spesso.

    Forse era il modo in cui il ragazzo si era presentato alla Seconda Casa dello Zodiaco, dove il Gran Sacerdote viveva con tutta la sua Famiglia e considerava la sua vera Casa, quasi profanando con le sue parole e il suo atteggiamento quel luogo che per lui era davvero sacro. O forse la sua forzata educazione che mal celava ben altro, nascondendo dietro parole calcolate un messaggio ben diverso rispetto a quello che pronunciava con la bocca. O forse ancora la differenza culturale, perché gli italiani – qual era Bart – erano sicuramente difficili da trattare con la loro pittoresca esuberanza, mentre la cultura orientale era tutt’altra storia. O forse ancora non c’era un vero motivo, ma una mescolanza di tante piccole cose al posto sbagliato nel momento sbagliato.
    Ed era un tremendo peccato, perché Korin era parte della Grado. Certo, sosteneva con forza di parlare per sé e di non rappresentare in ogni sua parola la Fondazione, ma era comunque un elemento importante e presente di essa.
    Bart, invece, al contrario, era così spontaneo che le sue emozioni si potevano percepire ancora prima di vederlo. Faticava a far buon viso a cattivo gioco, anche se negli anni, specialmente da quando era diventato Gran Sacerdote, aveva imparato – a volte – a costruirsi una maschera almeno per il tempo di terminare una conversazione spiacevole. E, purtroppo, contro ogni buona aspettativa che si era fatto per quell’incontro, era proprio quello che suo malgrado si accingeva a fare.

    Devo ricordarmi l’aiuto che la Fondazione ci ha dato, e ciò che devo ad Alman.
    È tutto troppo importante per rischiare di incrinare i rapporti solamente perché un loro Cavaliere non mi va a genio.
    Sarebbe estremamente irresponsabile, ma...


    Quel pensiero s’interruppe quando un colpo di tosse spezzò il breve silenzio che si era venuto a creare dopo le parole del ragazzo.

    Scusate se vi disturbo nel bel mezzo della conversazione, ma sarò velocissima.
    Sono Elena, molto piacere di conoscerti.


    La donna fece un sorriso davvero sincero e per niente forzato, chinando lievemente la testa in segno di saluto, riscaldando quell’atmosfera che si era fatta un po’ fredda.

    Bart, quando hai terminato, potresti aiutarmi in cucina?

    La voce di Elena era inconfondibile per Bartolomeo, che si girò immediatamente verso di lei. Korin non avrebbe potuto vederla pienamente in volto, perché il gigante copriva la visuale, ma la donna scoccò al suo impulsivo Cavaliere del Toro uno sguardo ammonitore e alquanto eloquente. Non tanto per l’aiuto in cucina – che solo loro due potevano sapere essere una scusa, una scelta di parole per capirsi al volo – ma per porre un freno a quel suo animo a volte troppo trasparente.
    Ormai lei era quasi capace di leggergli il pensiero, di percepire il suo stato d’animo senza nemmeno guardarlo, come se possedesse un potere soprannaturale. In realtà era molto più semplice: Elena conosceva Bart forse più di quanto lui conoscesse se stesso. Di conseguenza, aveva già intuito a grandi linee che il Gran Sacerdote non stravedeva per quel ragazzo, e si assicurò che non esagerasse nella sua spontaneità.
    Mai intervento fu più tempestivo e azzeccato, poiché Bartolomeo rientrò immediatamente nei ranghi e sfruttò quella brevissima e – all’apparenza – inaspettata interruzione per continuare la meglio la conversazione.

    Certo Ele, ti aiuto appena ho finito con Korin.

    Le scoccò un fugace occhiolino, muovendo solo le labbra per dirle “grazie”, per poi rigirarsi verso il ragazzo. Nonostante quello che pensava di lui, Bart aveva ascoltato con molta attenzione le parole dell’interlocutore, senza farsi sfuggire nemmeno un passaggio. In fin dei conti, rispettava il suo punto di vista, anche se non riteneva del tutto sincere le sue scuse. Poco importava, in ogni caso, perché il Gran Sacerdote non le aveva mai né pretese né volute. Non era assolutamente necessario.

    Non c’è nulla da scusarsi, figliolo.
    Non sempre possiamo dire quello che alle altre persone piacerebbe sentire.


    Sorrise in modo sincero, perché comunque credeva davvero a quelle parole.

    Magari possiamo riprometterci di conoscerci meglio prima di discutere temi così importanti e delicati senza preavviso.
    E lo dico per entrambi, ovviamente.
    Oh oh oh.


    Consiglio molto utile, che avrebbe evitato inutili incomprensioni su tematiche a volte davvero troppo personali. Come poteva esserlo la Famiglia allargata di Bart, che comprendeva anche i suoi compagni di battaglia oltre che Elena e i suoi pargoli. Oppure come poteva essere il parlare della madre per Korin. A quelle parole, infatti, il Toro ebbe un moto di spontanea empatia per il ragazzo, percependo quella che sperava fosse un sentimento davvero sincero da parte dell’interlocutore. La sua roboante risata scemò velocemente e il suo volto si fece serio e comprensivo. E non era un sentimento di facciata.

    Korin, mi spiace per tua mamma.
    E anche se non posso saperlo con certezza, spero che sia davvero fiera di te e di ciò che sei diventato.


    Lo sperava davvero, perché non c’era nulla di peggio che essere non capiti o ripudiati dalla propria Famiglia, specialmente quando si trattava di sangue del tuo sangue.

    E anch’io mi chiedo spesso cosa possano pensare gli altri delle nostre azioni.
    Ma, a parte le persone cui davvero tengo, non mi faccio troppo influenzare da questi pensieri.


    Non ti fai troppo influenzare, caro Bart? In realtà non ti fai influenzare per nulla dal giudizio degli altri, basta vedere quel tuo carattere ampiamente oltre le righe e, purtroppo, quella tua eccessiva bontà d’animo che a volte ti tradisce. Sei proprio uno strano Gran Sacerdote, non come il tuo biondo e sempre impeccabile amico Daya – che dannazione, quanto gli mancava.

    Altrimenti saremmo tutti ingabbiati dal giudizio altrui e non muoveremmo un passo senza la loro approvazione.

    E di paura e immobilismo in quel momento storico ce n’era fin troppo. Un immobilismo che, forse, anche Korin aveva notato, visto il suo discorso e le sue parole su cosa si poteva fare in quel momento. Il ragazzo aveva specificato con forza di parlare solo per se stesso e non per l’intera Grado, dimostrando comunque un pensiero proprio e una personalità ben definiti.

    Figliolo, mi stai facendo sentire vecchio.

    Korin, oltre a non dargli del “tu”, aveva anche citato alcuni momenti e alcune persone che Bart aveva vissuto e conosciuto in passato, e che gli riportavano alla mente un travolgente fiume di ricordi. Sia belli che, purtroppo, brutti.

    Oltre ad aver assistito al sacrificio di Gazka, ero presente anche a Bangkok.
    Ero là quando tutto iniziò.


    Un pensiero a quei momenti di alcuni anni prima, quando il mondo come tutti lo conoscevano era cambiato inesorabilmente. In quel luogo, il Toro aveva dovuto combattere Avarizia, una subdola entità che aveva quasi avuto la meglio su di lui. Se non fosse stato per la sua forza di volontà, il Cavaliere d’Oro sarebbe morto in quel luogo, lasciando sola la sua Famiglia da poco trasferita ad Atene.

    E sì, in Giappone ho conosciuto anche il Colonnello Alistar.
    Un guerriero che vorrei avere al mio fianco in ogni battaglia.


    Ed era vero, non lo diceva per lodare uno dei maestri di Korin. In Giappone l’uomo aveva combattuto al fianco dei Cavalieri di Atena, testimone della morte di molti Steel Saint per colpa di un tremendo attacco della Corruzione. Il Colonnello, però, era stato lucido tutto il tempo, riducendo al minimo le perdite e contribuendo a una prima vittoria importante. E i Saint con i loro alleati avevano onorato quelle morti con una vittoria ancora più grande contro la Corruzione, così da non rendere quelle perdite completamente vane.

    E non smetterò mai di ringraziare Alman per l’aiuto che mi ha dato.
    Se non fosse stato per la sua guida, il Grande Tempio avrebbe potuto fare delle scelte che ci avrebbero portato alla sconfitta contro la Corruzione già da molto tempo.


    Il viaggio fisico-spirituale fatto grazie al potere della Lacrima e al supporto di Alman gli ritornò alla mente, provocandogli un brivido alla schiena. Era stata l’esperienza più incredibile, importante e terribile che avesse mai avuto, punto d’inizio per una missione fondamentale contro la Corruzione. Era stato anche il momento in cui la storia di millenni era stata rivissuta da un unico uomo in un brevissimo istante di tempo. Un trip non indifferente, insomma, che avrebbe fatto impazzire chiunque se non fosse stato per quella guida (letteralmente) spirituale esperta ed efficace.
    E quindi, in sintesi: Bart era sempre stato presente, in prima linea, a tutti i principali avvenimenti che avevano cambiato per sempre il mondo intero. E aveva anche avuto l’onore di conoscere persone straordinarie senza le quali avrebbe fallito miseramente in molte occasioni. Era un uomo fortunato, e un Cavaliere ancora più orgoglioso delle sue esperienze.

    No, purtroppo non ho una cartina a portata di mano, ma...

    Stava rispondendo a una domanda diretta del ragazzo, perché effettivamente non aveva una cartina del mondo, quando Korin ovviò a quella mancanza con l’ausilio del suo cosmo.

    Oh oh, vedo che ci stai pensando tu con il tuo cosmo.

    Riuscì a percepire il freddo di quel potere, e forme incomprensibili ma inconfondibili come i sigilli. Il ragazzo cercò di rispondere alle domande di Bart a modo suo, parlando per se stesso, e condividendo tutte (?) le informazioni che aveva. Certo, ciò che aveva chiesto il Gran Sacerdote era qualcosa di molto complesso e ignoto ai più, ma sperava che il Cavaliere della Grado potesse condividere qualche informazione nuova e importante. Non fu così, ma non gliene fece assolutamente una colpa. Tutti loro stavano in qualche modo brancolando nel buio, un buio che nascondeva a ogni passo gli orrori della Corruzione.

    Quello che dici è vero, e hai riassunto molto bene la nostra situazione.
    Forse non abbiamo ancora abbastanza informazioni per capire esattamente dove colpire, ma abbiamo molti indizi per avere almeno una solida idea di partenza.
    Dobbiamo unire le conoscenze e gli sforzi, perché altrimenti non cominceremo mai da nessuna parte.


    Non avere alcuna opzione era terribile, ma anche averne troppe e troppo vaghe era altrettanto inutile. Tutta quella confusione poteva portare solo a continuare quell’odiato immobilismo di tutti, che preferivano la sicurezza delle loro torri d’avorio rispetto a un rischio controllato ma potenzialmente molto utile per sbloccare lo stallo.

    Abbiamo stretto alleanze solide, e concordato alcune tregue importantissime.
    Forse non ci sarà mai più un momento come questo in futuro, con più Caste pronte ad agire insieme per un unico obiettivo.
    Non possiamo farci sfuggire quest’occasione per agire, per dare l’esempio.


    Bart aveva notato come Korin non si era espresso su quell’obiettivo di unire le Caste contro la Corruzione, omettendolo quasi completamente nel suo discorso. Non poteva sapere se l’atteggiamento fosse dovuto a un forte disaccordo o a un totale disinteresse, ma quello che sembrava certo era che quel ragazzo non fosse un convinto sostenitore dell’idea. Un peccato, sicuramente marginale visto il soggetto, ma non si poteva pretendere che ogni singolo elemento delle fazioni chiamate in causa fosse pienamente concorde con tutto. Inoltre, era certo importantissimo avere la Fondazione come propria alleata, ma – fortunatamente – quel ragazzo non era la Grado. Proprio per quel motivo il Gran Sacerdote non ritenne necessario rimarcare quella visione del futuro che, seppur semplice e diretta nella sua idea di base, poteva essere considerata senza precedenti e andava contro molti “dogmi” del passato. Inoltre, non ritenne nemmeno necessario approfondire la questione alleanze e tregue, per non scatenare un’altra possibile paternale di cui, onestamente, poteva tranquillamente farne a meno. Per il bene di entrambi, sia chiaro.

    Concordo con te che non è importante quanta terra liberiamo dalla Corruzione, almeno per il momento, ma è necessario capire dove possiamo essere più efficaci, dove possiamo fare più rumore.
    E puoi stare certo che ci muoveremo in quel senso, anche con la Fondazione al nostro fianco come sempre.


    Non era necessario approfondire oltre, non ne valeva la pena, visto l’atteggiamento dell’altro. Spostò, quindi la discussione nuovamente su temi diversi, almeno per cercare di conoscere meglio quel soggetto che, dopo una prima impressione, non gli trasmetteva fiducia e sincerità. Ormai Korin era lì, quindi poteva essere utile cercare di capire un po’ di più il ragazzo, semmai il Toro si fosse dovuto trovare a combattere insieme a lui in futuro. È sempre meglio conoscere il proprio nemico, diceva qualcuno, ma anche i propri alleati devono essere compresi a fondo, forse ancora di più dei nemici.
    L’espressione del gigante divenne un po’ meno seria, anche se faticava a dimostrare quella sua solita giovialità travolgente. Purtroppo l’interlocutore spegneva ogni entusiasmo, ma non si sarebbe certo scoraggiato. Ci voleva ben altro che una visita rivelatasi poi non molto desiderata e attesa a fargli cambiare completamente l’umore.

    Ma spiegami meglio di questa tua curiosità per il sigillo in Giappone.
    È davvero così complesso anche per uno come te, che li conosce e li usa così bene?


    Studiare a fondo qualcosa per comprenderlo, come le misure di contenimento in Giappone, poteva rivelarsi alquanto utile e interessante. Inoltre Bart non ci capiva nulla di sigilli e cose simili, quindi per lui era decisamente come esprimersi in aramaico antico.

    C’è qualcosa che possiamo fare per permetterti di approfondire lo studio del sigillo?
    Se si rivelasse un elemento importante da comprendere, Il Grande Tempio potrebbe unire le forze e le risorse con la Fondazione per permetterti di analizzarlo in sicurezza e più a lungo.
    Inoltre...


    Si avvicinò ancora di più al Cavaliere per proporre il suo aiuto diretto anche su un’altra questione, abbassando la voce per essere certo che quelle frasi rimanessero solo fra loro due vista la delicatezza dell’argomento.

    ...riguardo tua madre, se è ancora viva come spero con tutto il cuore, credi che si possa fare qualcosa?
    Posso parlare con la Fondazione perché almeno tu riesca a rivederla.
    Se c’è anche una sola possibilità, dimmi come e quando posso aiutarti ed io lo farò.


    Lo guardò ancora una volta dritto negli occhi, ma in quell’istante voleva fargli capire quanto fossero sincere le sue parole. E quella non era una maschera del gigante, no, era davvero lui che offriva il suo aiuto a qualcuno che stava vivendo una situazione che – dal suo punto di vista – nessuno avrebbe mai dovuto provare. Nonostante la sua ormai non più giovane età, non avrebbe mai potuto dimenticare il dolore di perdere qualcuno che ti ha voluto in questo mondo, come una madre o un padre.
    E poi, chissà, magari quella metaforica e molto sentita mano tesa da parte di Bart – che aveva offerto un aiuto persino a qualcuno di appena conosciuto e che nemmeno gli andava a genio – avrebbe potuto ricostruire quel ponte di fiducia e rispetto ormai crollato tra loro.
    Alla fine è vero che non si deve giudicare solo dalla prima impressione, quindi proviamo con la seconda.

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    BARTOLOMEO - GOLD TAURUS [VIII] - ENERGIA SUPREMA
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    Riassunto:
    E ci mancherebbe altro che me la prendo con la Fondazione, loro sono amicicci di Bart :mke: Korin, invece, è un’altra questione :kuku:
    Il tuo discorso nell’ultimo post mi sembrava un po’ fine a se stesso, quasi auto-conclusivo. Io ci provo ancora una volta a cercare di far cambiare l’andazzo e magari trovare un punto d’incontro. Se il tuo obiettivo non era solamente venire alla Seconda Casa per dare di matto e dire la tua (il tuo primo post, in pratica xD), si potrebbe ancora tirare fuori qualcosa di carino da questa role. In caso contrario, beh, non si può certo dire che Bart non ci abbia provato :asd:
    Quindi, tralascio tutta la questione “strategica” perché è meglio non tirare troppo la corda (vorrei evitare un’altra infondata ramanzina di Korin, che Bart non prenderebbe proprio benissimo... in casa sua, con Elena e pargoli in giro, ecc.). Opto per parlare un po’ della tua curiosità per il sigillo in Giappone (che potrebbe essere uno spunto interessante) e poi offro il mio sincero aiuto per la questione mamma (dandoti la possibilità di approfondire la storia con Bart per farti conoscere meglio, se ne hai voglia, per poi magari – chi lo sa – usarlo come spunto di trama futuro) :mke:

    Condizioni:
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    DESCRIPTION:

    L’arrivo di Elena fu quasi come veder piovere la manna dal cielo poiché la sua presenza placò temporaneamente gli animi che si erano scaldati. Era una bella signora e Korin non poté che contraccambiare il suo elegante saluto portando la mano destra, chiusa a pugno, al cuore seguendo l’azione con un inchino del capo. «Il piacere è mio, mia signora. Non vi ruberò il Gran Sacerdote ancora per molto.» Una promessa che poteva essere vana a seconda di come la situazione si sarebbe evoluta nei momenti seguenti.

    L’arrivo della donna, seguito dal metaforico passo indietro di entrambi, aveva riportato la situazione alla calma, almeno per il momento, anche se l’agente non poteva pienamente accettare le parole successive del Gran Sacerdote. Non potevano parlare di temi delicati senza preavviso? Non era venuto a parlargli della dipartita di qualcuno a lui caro per cui serviva ben altro tatto, era venuto a prevenirla, dannazione! Che tema delicato era il salvare il regal sedere dorato e la spada di G.E.A.? Quando avrebbe dovuto avvisarlo del pericolo, quando l’altro si era già fatto ammazzare? Un sospiro. Non doveva reagire alla provocazione, per quanto stupida suonasse alle sue orecchie.
    Bartolomeo era il Grande Sacerdote. Attraverso le sue parole parlava la dea Atena, era il capo dei cavalieri. Il sommo direttore dei Saint. Un irresponsabile. La prima idea che si era fatto del suo novo “capo” era quella di un bambinone che tutti rispettavano perché grande e grosso e picchione. Lo rispettavano forse perché avevano paura di lui da arrabbiato, e non poteva dar loro torto, quando non faceva l’amicone con Amaterasu e la sua corte con cui beveva a sazietà. Non lo percepiva come una persona seria, ma d’altronde era la stessa prima impressione che si era fatto di Stenson finché questi non era entrato in modalità soldato dominando con facilità l’intera squadra. Forse gli serviva solo quello, vedere il lato serio di Bartolomeo, ammesso che ci fosse sotto quell’apparenza che aveva mostrato fino a quel momento.

    « Altrimenti saremmo tutti ingabbiati dal giudizio altrui e non muoveremmo un passo senza la loro approvazione. » Soffiò un sorriso a quella affermazione. Era incredibile quanto bene il gigante avesse riassunto la vita alla Fondazione. Certo, lui l’aveva disegnata come una cosa negativa, ma per Korin quella era sempre stata la quotidianità. Per quanto ne sapeva non c’era modo di agire senza un consenso superiore che per logica portava con sé anche il giudizio di un comandante. Mi porto questo o quel soldato in guerra? Concedo a persona X di avere accesso a quell’informazione? Metto in discussione ogni mio dipendente poiché un membro della squadra ha risvegliato il cosmo? E questo malcapitato come reagirà al contenimento impostogli? Il cosmo, una gran stupida maledizione. Se non fosse stato per esso non si sarebbe trovato in quella situazione spinosa in quel momento.

    «Non era mia intenzione offendervi.» Rispose scusandosi dell’aver fatto sentire Bartolomeo vecchio, cosa che di nuovo il gigante pareva vedere come negativa, quando non lo era affatto. Significava avere esperienza, poter guidare con più saggezza gli altri, evitare che questi potessero fare I tuoi stessi errori… Ecco, forse proprio quello era il problema. Bartolomeo non era quel tipo di vecchio. Non aveva la stessa regalità che trasudava da Alman, nè gli incuteva lo stesso rispetto di Rain o Stenson che dovevano essere ben più giovani. Era quasi solo un bonaccione, ma di nuovo, come anche detto dall’altro, quelle poteva essere solo la prima apparenza.


    « E’ necessario capire dove possiamo essere più efficaci, dove possiamo fare più rumore. » « Tutto dipende dalla vostra definizione di rumore. » Volle interrompere l’uomo anche se in realtà questi aveva finito con quella stringa di pensiero. «Se un albero cade nella foresta, ma non c’è nessuno che lo sente, fa rumore? Fuor di metafora, se noi per esempio riconquistassimo il deserto del Sahara, a qualcuno importerebbe? Sarebbe una vasta area recuperata, non lo metto in dubbio, e con il potere del cosmo si potrebbe anche rendere fertile, ma chi lo saprebbe? Avrebbe senso vantarsene con le altre caste o ci prenderebbero in giro per aver sprecato delle forze per un mucchio di sabbia? La corruzione è come fosse un’unica entità, qualunque punto colpiamo è per loro una perdita di un arto, o anche solo di un unghia.

    Per come la vedo io, se vogliamo davvero far rumore, dobbiamo mirare a qualcosa che abbia un significato. Ho provato a suggerire qualcosa che faccia comodo ad altri, ma se preferite perchè non fare qualcosa di comodo alla Dea? Mi pare di aver letto che sia nata in Italia e anche voi dovreste essere di quelle parti, giusto? Se la liberassimo potremmo controllare tutto il mediterraneo e averla riconquistata dovrebbe essere un bel boost morale per voi che la chiamavate casa specialmente. Se gli antichi romani hanno conquistato tutta l’Europa partendo da lì, perchè non noi? »


    E quindi Bartolomeo saltò il discorso passando a qualcosa che più lo incuriosiva rispetto al sentirsi criticare senza una vera soluzione in mano. Non poteva biasimarlo per certi versi, ma gli pareva di aver dato della valide alternative alla sciagurata e abbandonata America. Perché gli interessava così tanto il sigillo della Dea in Giappone? Perché non avrebbe dovuto essere curioso a riguardo? Se quello funzionava significava che, se riprodotto, avrebbero potuto isolare la corruzione al suo interno, impedendo che questa ricevesse rinforzi e permettendo loro di ripulire la zona in sicurezza, al contempo mantenendone la protezione. Sarebbe stato come poter piazzare infiniti campi di contenimento GRADO che non avevano bisogno di manutenzione perché nutriti dal cosmo stesso anche se significava potenzialmente riscrivere tutti i flussi cosmici della Terra.
    «Prima di tutto Gran Sacerdote, voi mi sopravvalutate. So qualcosa di questa arcana arte, ma non tutto. E’ come saper fare due più due e dover spiegare l’equazione della relatività di Einstein. Inoltre ogni utilizzatore è come parlasse una lingua diversa. Io sono stato iniziato all’arte dei sigilli di Thule che derivano da quelli titanici per origine, esattamente come ne derivano quelli divini, ma è come se stessimo parlando di inglese e tedesco in relazione con l’antenato del latino. Lei conosce il cinese Gran Sacerdote?» Si interruppe per porre quella domanda apparentemente slegata da tutto il discorso, ma era in funzione della spiegazione che voleva fare. Si sarebbe alzato da terra cercando di affiancarsi all’uomo, ma a debita distanza dalle sue enormi mani. Se la risposta dell’altro fosse stata negativa avrebbe optato per il cinese, altrimenti avrebbe preferito simboli casuali da incidere nell’aria, all’altezza di visione di Bartolomeo, ma distanti almeno un metro dal suo viso. Sarebbero stati privi di quasi tutta la loro carica cosmica; sussistevano nutriti dal cosmo dell’agente, ma nulla di più.

    快如風 慢如森林 像火一樣攻擊和破壞 靜如山 神秘如陰 迅如雷霆



    «Questo è come io vedo il sigillo della Dea. So che è importante, riconosco la sua funzione, ma non so come o perchè. Si potrebbe copiarlo, pari pari, segno dopo segno, ma non funzionerebbe poichè ogni glifo deve essere scritto in modo esatto, in un ordine preciso. Qual è la batteria che lo sta alimentando? Come scorre l’energia al suo interno? Dove viene diretta in ogni singolo istante? Come interagisce con ogni altro glifo? Combattere altri sigillatori è una guerra di traduzioni fatta di errori e forzature. Potrei usare il mio cosmo sul sigillo della Dea, ma a parte che esso, considerandolo un attacco, dissolverebbe il mio potere come niente, a lungo andare rischierei di danneggiarlo, che è l’ultima cosa che ci serve dopo la fatica fatta per mettere in sicurezza il Giappone, o anche solo Rodorio o Sacramento se vogliamo parlare dell’albero G.E.A., credo sia un sigillo simile. »

    Incrociò le braccia al petto con fare pensieroso mentre osservava distrattamente prima I sigilli che sparivano da davanti al gigante e poi il soffitto dietro di essi, come se il suo sguardo potesse trapassarne le mura e dirigersi alla tredicesima casa dove si diceva albergasse l’incarnazione di Atena. «L’unica che potrebbe istruirmi è proprio la Dea e anche se potesse spiegarmelo, non è detto che potrei replicarlo, o che una congrega di mortali possa. Insomma, se per la Dea, o ogni suo seguace, fosse così facile crearne una copia non avremmo il problema della Grecia adesso. »

    Quindi Bartolomeo tentò di farsi più vicino, ma Korin rifiutò quella vicinanza. Non gli piaceva quando qualcuno invadeva il suo spazio, soprattutto se quel qualcuno aveva appena alzato la voce con lui mettendo bene in chiaro nella sua mente che loro non erano amici. C’erano diverse gerarchie di differenza tra loro, quindi stava bene stare fianco a fianco, ma non troppo. Poi avere un gigante come lui era anche un pochino inquietante visto che si sentiva una formica sia per stazza che per potere.

    Riguardo ad un possibile incontro con sua madre invece: « Devo contraddirvi Gran Sacerdote. Non c’è niente che possiate fare. » Anche perchè sarebbe stato diabolicamente ironico il contrario. Si era fatto un mazzo sin da adolescente per ingraziarsi i capi quel tanto che bastava per dare una sbirciatina. Aveva smesso di fare il ribelle, si era piegato alla loro volontà, aveva spazzato ogni centrimetro di quel labirinto spaccandosi la schiena ogni giorno, era entrato nelle forze armate stabili divenendo uno dei migliori del sito e non era stato abbastanza. Nemmeno I benefit dell’essere uno steel saint, il meglio del meglio contro il peggio del peggio, era stato neanche lontanamente sufficiente per avere mezza notizia. Era stato maledetto dal cosmo e graziato come il portatore della cloth di Alman e la cosa non aveva fatto altro che peggiorare la sua situazione più che migliorarla per la rarità dell’evento. E poi arrivava il Gran Sacerdote, una delle tante bestie cosmiche contenute al Grande Tempio che pensava che bastasse chiedere gentilmente dall’alto del suo ruolo di capo dei saint. Era molto ingenuo pensare che potesse essere altrimenti, quasi al confine dello stupido. Sospirò di nuovo scacciando la naiveté dell’uomo mentre il pensiero scivolava sempre più verso l’abisso di depression.

    «Inoltre non saperlo mi dà una sorta di… speranza. Se dovessi scoprire che è… stata terminata… Il mio cuore non reggerebbe.» E come potrebbe quando si dedica tutta la vita pur di salvare qualcuno solo per scoprire che ogni cosa fatta era stata vana? Aveva perso il suo mondo, aveva incontrato quel demone di suo padre, era stato maledetto dal cosmo e dal peso di quella cloth così leggendaria, combattendo battaglia dopo battaglia con tutte le sofferenze che esse portavano vedendo passare affianco a sé la cupa signora che non lo degnava nemmeno di un pietoso sguardo ed in tutto questo era andato avanti, per dieci lunghi anni, fallimento dopo fallimento, briciola dopo briciola, mosso solo da un miraggio lontano. Non sapere gli lacerava l’animo, ma sapere che lei non c’era più sarebbe stata solo l’ultima spinta che gli serviva per lasciarsi cadere definitivamente nel vuoto.
    Non importava se l’avessero terminata alla Fondazione, o se fosse morta quel giorno dopo l’artigliata. Sarebbe stata sempre colpa sua, di quel bambino destinato a morire e che quel giorno invece era sopravvissuto.

    Tremava leggermente nel pensarci mentre cercava con tutte le sue forze di trattenere le lacrime e sentirsi forte di fronte alla sua percepita inutilità. Un respiro profondo chiudendo gli occhi e guardando il terreno, no, l’abisso che lo chiamava. «In ogni caso » Cercò di riprendere il controllo prima che potesse perderlo definitivamente « E’ meglio che io vada. Non vorrete far aspettare la vostra signora Gran Sacerdote. Io credo di aver già fatto arrabbiare abbastanza persone per oggi.»


    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:Perfetto
    STATO MENTALE:Vario, dal facepalm al sob
    STATO CLOTH:Non Indossata. [V] Integra.
    RIASSUNTO:---


     
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    Era chiaro come il sole che anche Korin facesse fatica a portare avanti la discussione, o per lo meno a indirizzarla in una direzione favorevole a entrambi. Non che mancassero parole, da entrambi i lati, o risate, da parte di Bart, ma i discorsi stavano diventando sempre più autoreferenziali. Non si poteva certo dire che non cercassero di trovare un punto d’incontro, ma in quel momento, in quel preciso istante, era ancora troppo presto per andare completamente oltre a quello che era accaduto. O meglio, che non era accaduto.
    I discorsi di entrambi sembravano finire nel nulla, come se fossero poco interessati all’opinione dell’altro. Probabilmente non era così, o almeno non lo era per il Gran Sacerdote, ma sembrava impossibile trovare un argomento comune. Quando Bartolomeo proponeva uno spunto, il ragazzo lo interpretava esattamente all’opposto, e ormai anche il gigante pensava che involontariamente valesse il viceversa.

    Figliolo, non deve essere una questione di vanto.

    Quella, infatti, fu l’ennesima riconferma che le parole di Bart e il suo personale impegno a condividere per davvero il suo pensiero sul futuro erano stati completamente vani. “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” diceva qualcuno, e in quel caso il detto era proprio azzeccato. Korin, infatti, parlava di vanterie, quando in realtà l’obiettivo della “folle utopia” di Bart non c’entrava nulla con tutto ciò. Sorrise un po’ deluso, forse perché davvero non riusciva a spiegarsi con il ragazzo. Era stato così naturale parlare con gli Araldi di Gea – Amaterasu e Pan – e persino con i Cavalieri Neri – Isaac ed Estelle – ma sembrava un’impresa impossibile con il guerriero della Fondazione. Nonostante la Grado fosse alleata con il Grande Tempio da tempo immemore, quel suo guerriero sembrava davvero diffidente.
    Bart mise le mani sui fianchi, quasi fosse spossato dal tanto provare e riprovare, e tentò un’ultima volta di spiegare quell’idea che poteva sembrare così strampalata se non si riusciva a capirla a fondo. Non lo fece per se stesso, perché non aveva bisogno di convincere Korin a tutti i costi, ma voleva almeno permettergli di provare empatia verso quell’importante causa, andando oltre alle sue ferree convinzioni e ai suoi pregiudizi.

    Dobbiamo essere d’esempio, dimostrare che si può davvero fare.
    E liberare dalla Corruzione anche un solo granello di sabbia del deserto del Sahara, sarebbe comunque una conquista mai vista prima.
    Non per la sua importanza strategica, non per vanto, ma perché lo avremmo fatto combattendo insieme.


    Il ragazzo aveva introdotto proprio il paragone giusto, dando lo spunto al Gran Sacerdote per rimarcare quell’importante aspetto della loro visione futura. Non era importante la quantità, almeno all’inizio, ma la qualità. E la qualità poteva essere rappresentata anche dal solo messaggio che c’era qualcuno disposto a unire le forze contro un male comune, mettendo da parte ogni inutile faida, screzio, guerra o inimicizia avvenuti in passato.

    Caste unite che, nonostante tutto, scendono in campo per un obiettivo comune.
    Contro ogni previsione, mettendo da parte qualsiasi cosa ci tenesse separati in passato.
    Superando la nostra più grande debolezza, che la Corruzione sta sfruttando proprio contro noi stessi.


    Era così facile da comprendere e condividere che si stupiva quando qualcuno non riusciva a coglierla. Quella loro debolezza come Cavalieri era sotto gli occhi di tutti, ma non era sicuramente facile porvi rimedio in poco tempo. Di tempo, però, purtroppo non ne avevano, ed era necessario agire in fretta e in modo efficace. Più lunga l’attesa, più si sarebbero indeboliti – tutti, nessuno escluso – e la Corruzione avrebbe lentamente ma inesorabilmente preso il sopravvento.

    Se i Cavalieri di tutte le fazioni avessero reagito sin da subito come un unico esercito, con gli stessi obiettivi e lasciando da parte queste inutili faide, sono certo che non saremmo ridotti in questo stato.
    A sputare sangue e a perdere vite innocenti ogni giorno, cercando a malapena di sopravvivere, quando dovremmo dimostrare al mondo intero che abbiamo ancora il diritto di vivere per davvero su questa nostra terra.


    Bartolomeo scosse la testa, quasi s’incolpasse per quello che stava accadendo. E, in effetti, anche lui stesso era parte del problema finché non fosse sceso in campo in prima persona ancora una volta e in modo efficace. Proprio per quel motivo era così accorato nell’esprimere la sua idea sul futuro. Ci credeva davvero, e sembrava proprio che non fosse l’unico a sostenere quell’utopia. Korin poteva essere un detrattore, ma non sarebbe stato né il primo né l’ultimo. Sperava potesse un giorno cambiare idea, o comunque combattere per quella causa, ma è meglio partecipare alle guerre quando si è pienamente convinti. In caso contrario, sarebbe stato l’anticamera di un obbligato disastro.

    Poi, certo, se questi nostri primi passi potranno essere considerati anche come un vanto strategico, beh, ben venga.
    In questo momento così delicato, però, è più importante mandare un messaggio forte e chiaro, piuttosto che bearsi di una cartina geografica con un maggior numero di aree colorate.


    Sarebbero state nuovamente parole al vento? Probabilmente sì, ma non poteva saperlo con certezza. Sarebbe anche solo bastato insinuare il ragionevole dubbio in quel ragazzo, sicuramente ligio al suo dovere per la Fondazione, per raggiungere un obiettivo quantomeno insperato.
    Il Cavaliere della Grado, in ogni caso, come fatto dallo stesso Bart in precedenza, spostò la discussione sui temi che il Gran Sacerdote aveva tirato in ballo per cercare una sorta di punto d’incontro. Era evidente dal tono e dalle parole del ragazzo, però, che quel fantomatico punto d’incontro era davvero ancora molto distante.

    No, Korin, non conosco il cinese.
    Non sono così poliglotta, purtroppo.
    Oh oh.


    Korin stava cercando di spiegare al Toro quanto complessi fossero i sigilli, e ci riuscì egregiamente facendo venire un gran mal di testa al gigante. Il Cavaliere della Fondazione era molto preciso nelle sue risposte e non lasciava davvero nulla al caso, quasi fosse totalmente incapace di intrattenere una conversazione normale tra due persone qualsiasi. Sembrava un po’ socialmente bloccato, ma non poteva fargliene una colpa, perché l’impostazione militare era decisamente evidente in lui. Prendeva tutto molto (troppo) seriamente, dimenticandosi completamente cosa potesse essere il sarcasmo o ignorando un tentativo di appianare evidenti divergenze. Beh, un vero peccato, perché nessuno dei due ci avrebbe guadagnato nel non riuscire a conoscere l’altro.

    Uhm, capisco.
    Non possiamo rischiare di danneggiare il sigillo, ed è chiaro che studiarlo sembra più complicato di quanto io possa anche solo immaginare.
    Potrei chiedere ad Alisia, ma dovremmo capire la fattibilità della cosa in un momento come questo.
    Peccato.


    Era sinceramente dispiaciuto, ma capiva che non era possibile scomodare la Dea Atena solamente per cercare di spiegare a Korin le caratteristiche del sigillo. Il momento storico era troppo delicato e, a malincuore, sembrava davvero una strada troppo dissestata per essere percorsa.
    Poi, il ragazzo parlò nuovamente di sua madre, dimostrando ancora una volta quanto si sentisse a disagio in quella discussione. Bartolomeo si era leggermente avvicinato a lui, per l’enorme e sincero rispetto verso le informazioni delicate che aveva condiviso, ma la reazione fisica del guerriero della Fondazione fu chiara ed evidente. Si spostò a sua volta, ristabilendo la distanza, chiarendo senza ombra di dubbio una sorta di repulsione verso il gigante. A Bart sembrò una reazione eccessiva, ma chi era lui per giudicare? Non tutti erano gioviali ed espansivi come lui, quindi doveva accettare e rispettare l’altro in tutto e per tutto. Il gigante non si mosse oltre, per evitare di creare involontariamente altro disagio, ma espresse comunque il suo parere sincero.

    Mi spiace davvero per questa situazione, ma capisco le tue emozioni.
    E non posso far altro che rispettarle.


    Chiuse gli occhi per un istante, abbassando il capo in segno di comprensione e rispetto.

    In ogni caso, ricorda quello che ti ho detto e sappi che avrai il mio aiuto se e quando ti servirà.

    E, ancora una volta, quelle non erano frasi fatte. Lo pensava davvero, e avrebbe onorato la sua parola se ce ne fosse stato bisogno.
    Infine, praticamente pronto a congedarsi così su due piedi, Korin salutò con estremo garbo – forse un po’ troppo e un po’ troppo forzato – il Gran Sacerdote. Pensava di aver fatto arrabbiare qualcuno, ma la sua impressione era quantomeno esagerata. Certo, presentarsi alla Seconda Casa, con Bart e Famiglia, e prodigarsi in paternali contro qualcuno che nemmeno conosceva, non era stata una scelta molto azzeccata come primo incontro. Ma il Toro aveva sperimentato e vissuto ben di peggio, e non si sarebbe certo fatto guastare la giornata da quell’avvenimento inaspettato. Alla fine, se ci pensiamo bene, lui e la sua Famiglia erano ancora uniti e felici, e non vedeva l’ora di correre a perdifiato verso un futuro diverso. Quella piccola macchiolina della visita di Korin non era altro che un intermezzo forse non del tutto piacevole, ma nemmeno così importante da cambiare il suo proverbiale buonumore.

    Oh oh, non dire così figliolo.
    Non hai di certo fatto arrabbiare nessuno, ed è stato molto importante confrontarci.


    Che il Cavaliere della Grado non avesse fatto davvero arrabbiare nessuno era la semplice verità. Per il resto – riguardo all’utilità del loro incontro – beh, quella era forse una bugia bianca? Oppure l’ennesimo tentativo di seguire i consigli silenziosi di Elena? Forse entrambe le cose o forse nessuna, ma di sicuro Bartolomeo non avrebbe insistito per proseguire oltre la loro conversazione. La mancanza di fiducia che ancora provava verso il ragazzo non gli permetteva di essere completamente tranquillo con Korin all’interno della Seconda Casa. La prossima volta, se mai ce ne fosse stata una, avrebbe sicuramente scelto un luogo più neutrale per il loro incontro. Ben lontano dalla sua Famiglia.

    La tua dedizione alla Fondazione e alla lotta contro il nostro nemico comune è davvero incredibile.
    E se vorrai unirti alle nostre prossime follie contro la Corruzione, non hai che da chiedere.
    Abbiamo sempre bisogno di pazzi come noi.
    Oh oh oh.


    jpg

    La scelta di parole non era casuale, rimarcando volutamente con “follie” e “pazzi” il pensiero malcelato che Korin sembrava avere nei confronti di Bart, di Amaterasu e di quelle che probabilmente il ragazzo considerava come strampalate idee (per usare un eufemismo).

    Ciao Korin.
    E salutami anche Alistar e Alman!


    Salutò con la mano destra, tornando all’interno della Seconda Casa dove Elena e i suoi pargoli lo stavano aspettando. Come sempre. Lui faceva di tutto per tornare in quel suo luogo sicuro e felice, qualsiasi cosa potesse succedere. Che fosse prendersi a pugni con un Dio o combattere la Corruzione a suon di ceffoni.
    E avrebbe fatto lo stesso in quel preciso istante, lasciando che Korin tornasse a casa – o a qualunque cosa il ragazzo considerasse tale – per poi concentrarsi su ciò che davvero contava per quel pazzo di Bart.

    Arrivo, Ele!

    4ZFBQ5m
    BARTOLOMEO - GOLD TAURUS [VIII] - [color=orange]ENERGIA SUPREMA

    lhWsVkb

    Riassunto:
    Grazie per la ruolata, caro, anche se inaspettata e un po’ fine a se stessa. Alla prossima, e speriamo che le prime impressioni non siano davvero quelle che contano :mke:
    PS: Bart non ha mai alzato la voce con Korin (o almeno non in senso letterale) :ehno:

    Condizioni:
    Ottime.

    Tecniche:
    -

    Abilità:
    -

    NARRATO - PARLATO - PENSATO - TELEPATIA - BAMBINI - ELENA - SOLDATO

    Ykl3bED
     
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