המוות הוא רק ההתחלה

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    המוות הוא רק ההתחלה




    Oh, not in cruelty, not in wrath,
    The Reaper came that day;
    'T was an angel visited the green earth,
    And took the flowers away.


    -H.W. Longfellow-



    Vaghi sulla Terra da un tempo lunghissimo, un tempo che avrebbe vinto qualsiasi umano per spossatezza, inedia o entrambe le cose. Per te, tuttavia, non si tratta che di un battito di ciglia, un evento transitorio, irrilevante nella lunghissima serie di istanti che compongono la tua esistenza.
    Dopo la tua rinascita sei ancora limitato in forza, possibilità e conoscenza. Devi sottostare alle regole del Grande Gioco. Non possiedi tutti i poteri coi quali sei stato creato in principio, né puoi accedere a tutte le memorie che compongono la tua identità. È questo il prezzo da pagare per possedere un'essenza materiale, compatibile con le regole della Realtà.

    Ora, esattamente come tutte le altre minuscole esistenze, devi crescere.

    E forse per te non sarà doloroso come lo è per tanti tuoi fratelli. Forse la tua debolezza, così lontana dal ricordo che gli eoni serbano di te, non ferisce la tua anima allo stesso modo. Tu hai vissuto tra loro, tra i deboli, tra gli umani, prendendo l'aspetto di uno di loro. Anche prima di ciò sei sempre stato vicino alla razza mortale e ai tuoi occhi la loro breve esistenza serba ben pochi segreti.
    Il modo in cui hai scelto di affrontare l'inizio di questo nuovo viaggio non è che lo specchio delle tue esperienze, non credi? Infondo non hai mai cessato di essere "il Profeta che non sperimentò mai la morte".

    Ma questi sono tempi difficili, di cambiamento. Dentro di te serbi la pallida memoria di secoli e millenni di battaglie epocali, distruzione e soprattutto morte, eppure non riesci a ricordare di aver mai ammirato un simile spettacolo sul pianeta blu.
    Non esiste più un'umanità tra a cui passeggiare e confondersi. La Terra è piagata e i pochi sopravvissuti vivono di stenti e paura, stretti in piccole comunità isolate che campano per miracolo, aggrappandosi con le unghie e con i denti a ogni possibilità di sussistenza e nulla più.
    La civiltà è morta. Le grandi città sono abbandonate, completamente silenziose o invase dalla Corruzione e tu sei una foglia che galleggia in un mare in tempesta. Non hai meta. Hai solo uno scopo, lo stesso che hai sempre avuto, ma tra questa devastazione sembra quasi futile.
    Puoi salvare un'anima, puoi salvarne due, puoi salvarne cento... ma tutto il resto sembra perduto. Troppo è stato strappato all'uomo, troppo è stato rubato a voi, gli eterni guardiani del flusso.

    È a quel punto che tuoi passi smettono di calcare il suolo.
    La tua pura volontà, la tua mancanza di meta ti ha condotto nel luogo che - più di tutti gli altri - condivide la tua stessa condizione a metà tra il materiale e l'etereo. La vetta di Albordj.
    E il passaggio si apre davanti a te.

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    - CINVATÔ PERETÛM -


    Prima ancora che la tua anima desideri ricongiungersi col suo Piano di appartenenza, prima ancora che la tua mente senta il bisogno di attraversare il raggio di luce e raggiungere l'Asse spirituale del Multiverso, ti accorgi di trovarti già dall'altra parte.
    Sguardi attenti si posano su di te, quasi bruciando il sembiante mortale che maschera la tua essenza, rivelando la vera forma di Azrael.
    Non esiste inganno davanti ai Guardiani.
    Un volto ti osserva. Un volto inespressivo composto da frammenti metallici simili a tessere di un mosaico tridimensionale. La figura cambia e si modifica, mentre una vibrazione viene modulata fino a raggiungere le frequenze di una voce udibile.

    Pҽɾƈσɾɾι υɳα ʂƚɾαɳα ʋια ρҽɾ υɳ ϝιɠʅισ ԃι Aɳαɳƙҽ.
    Iσ ʂσ ρҽɾƈԋé ʂҽι ϙυι.
    Mα ƚυ ʅσ ʂαι?


    I suoi occhi, i suoi innumerevoli occhi d'oro sembrano scrutare nel profondo del tuo essere.
    Una parte di te sa che il potere di Rashnu, la Giustizia Inflessibile, può scorgere ogni cosa in ogni mondo, rivelando la verità assoluta, un concetto a cui perfino gli immortali e gli eterni devono sottostare.

    Vιƚα. Mσɾƚҽ.
    Tυƚƚσ è ƈσɳϝυʂσ ԃҽɳƚɾσ ԃι ƚҽ.
    Nσɳ ƈ'è ʂραȥισ ρҽɾ ιʅ ԃυႦႦισ ɳҽʅ Gɾαɳԃҽ Gισƈσ.


    Il Guardiano ti lascia proseguire.
    Di fronte a te si apre l'immensità del non-luogo dell'Axis Mundi.

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    Note Master:

    Ecco la tua traccia.
    Ti ho lasciato molto spazio di manovra, come hai letto. Di fatto è il tuo primo ingresso (almeno in questa forma) nell'Axis Mundi, che per un Daimon è la cosa più simile in assoluto a casa. Qui ci sono le informazioni sul posto, compreso il Ponte. Non hai un vero e proprio obiettivo. Giocatela come più preferisci. Se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi.


     
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    Nome: عزرائیل‎ Energia: Verde Gloria: Azrāʿīl [IV]

    המוות הוא רק ההתחלה

    - I'm sorry that this has happened to you.
    I promise you peace, but the price must be balance -



    R
    ipresi il cammino, come sempre, come avevo fatto in ogni momento da quando ero disceso nuovamente sulla Terra, ed ogni singola volta mi ero ritrovato sempre ad amare quel momento. Perdersi tra la gente e predicare tra loro e per loro, fare parte contemporaneamente dell’immanente e del trascendentale, è sempre stato quello dopotutto il mio compito: fungere da collegamento. Forse anche per questo nei secoli ero stato sempre visto dall’iconografia umana come un traghettatore, e non mi dispiaceva, anzi in fondo era giusto; arrivare come la nottola di Minerva al calar della sera e portare verso una nuova destinazione, un nuovo viaggio potremmo definirlo, un’anima che aveva finito il suo percorso, niente di più nè di meno, una costante ricerca di equilibrio sopra ogni cosa. Il ciclo del Samsara lo hanno definito, non male come concetto, devo dire che per alcuni versi si è anche avvicinato alla verità. Forse il caldo, forse il pensare alle varie reincarnazioni degli spiriti, che mi venne in mente un lontano momento di molti anni fa..

    Ricordo con piacere il primo momento della mia venuta sulla Terra, come uno scriba di una famiglia nobile, il periodo in cui ciò avvenne passò alla storia come l’inizio dell’Età d’Argento, fu in quegli stessi anni che nacque il Grande Gioco per come lo conosciamo ora. Un’intricata quanto perfetta macchina al servizio di Phanes, non mi pesava pensarmi come “un ingranaggio”, è sempre stata una visione oggettiva della realtà - dopotutto siamo sinceri, chi non lo era? Solo lo stesso Phanes si poteva definire al di fuori - è il mio compito era oggettivo e super partes. Prima di me, non avevano modo di conoscere un aldilà, in tutta onestà io non ero l’unico, c’erano altri tre miei “fratelli” - in quanto anche loro daimon ma con i quali non condividevo alcun ideale - con l’obiettivo di fare proseliti, per far in modo che le altre schiere non avessero vantaggi.

    dice
    Mi mischiai anche io agli uomini, adattai il mio nome con quello di Azrāʿīl e iniziai a predicare, anche all’epoca vagavo, ma con un obiettivo diverso; allora era necessario poichè il fatto che un vecchio rimanesse così a lungo in vita, mentre molti giovani morivano era molto sospetto e ci si faceva caso facilmente in situazioni dove le città non contavano che poche migliaia di persone. Così interpretai i miei ruoli, una volta un pastore, una volta uno scrittore e una volta, infine, uno scriba, predicavo di città in città, di villaggio in villaggio la nuova religione, un camuffamento ardito della preghiera verso Ananke. Il suo nome mutato in uno che non portasse il ricordo dei Protogenoi nella mente degli uomini, fu scelto JHVÈ - un tetragramma, mi è sempre piaciuta l’ironia della cosa - un dio misericordioso e che ambiva all'armonia, sotto cui mascherare un culto ben più antico.

    Gli anni passavano e io mi ero oramai acclimatato a quella sensazione, a quel modo di vivere, la mia missione continuava tra le genti e tutto pareva andare per il meglio; finchè il giorno dell'abbandono venne. Abbandonai quelli che avevo imparato a definire amici, anche se lo erano per il mare di menzogne di cui mi ero circondato "Non sono pronti, non capirebbero" me lo ripetevo sempre; il giorno prima di lasciare il Tempio lasciai nelle mie stanze una penna e un libro bianco, una sorta di lascito per gli uomini e coloro che più mi conoscevano, ma anche un modo per dire a me stesso che un giorno sarei tornato.

    Preso dal mio pensiero non mi accorsi neanche di dove i miei passi mi stessero portando, avevo seguito una strada che si mostrava naturalmente ai miei piedi e loro la percorrevano con naturalezza, il mio inconscio sapeva che mi ero perso e in qualche modo tentava di riportarmi sulla retta via. Era passato poco tempo dal mio ritorno, ma quasi subito iniziai a riprendere familiarità con il mondo umano; troppa familiarità. Me ne accorsi in Namibia, non era da me un comportamento simile, così partecipato, così trasportato; certo la situazione era non poco intricata e grave, ma questo non giustificava la mia mancanza di "professionalità". Sentivo di aver perso qualcosa, come se fosse stato lasciato indietro un pezzo importante del puzzle e che adesso non riuscissi a sentirmi a mio agio senza, non capivo bene cosa. Non ancora.

    Camminai senza meta per giorni e giorni, attraversando città i cui magnifici palazzi non erano che ruderi mangiati dalla sabbia, le strade tetre anche con il sole a picco, sembravano nascondere ombre ad ogni angolo, una melma oscura che stava lentamente corrompendo tutto.
    dice
    Ecco, quella era la parola chiave "Corruzione"; da quando ero tornato era ovunque, nei mercati, tra la gente, nella solitudine del deserto, lei era lì; si dice che la morte accompagni ogni uomo in ogni dove per tutta la sua vita, ma questa non era morte, lo so bene; ma un qualcosa di decisamente più marcio, talmente anormale, talmente sbagliato che il solo pensiero mi dava la nausea. Il ricordo dei fasti passati, delle guerre e delle perdite si affacciò alla mia memoria; un fiume senza fine di anime che si avvicendavano con precisione, con ordine verso il loro destino ultimo, con quella sensazione di calma e tranquillità senza fine che si accompagnava a quegli attimi. Avevo bisogno di ritrovare quella calma, quel me stesso perduto. Dovevo tornare ad essere Malak al - Mawt, l'Angelo della Morte, e per farlo avevo bisogno di trovare questa parte di me che al momento tanto mi mancava, quella parte di "non umanità" che avevo dimenticato anche di possedere, con il tempo ero diventato umano, troppo umano e questo comprometteva il mio operato.

    Il Ponte. L'unica creazione di tutto il multiverso che al momento potesse comprendermi, legame tra il mondo materiale e quello al di là di questo, un tramite; un fiume che un traghettatore come me conosceva bene e che mi aveva richiamato a sè nel momento del mio smarrimento.

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    Non mi accorsi neanche di trovarmi sulla strada per Albordj che mi ritrovai in vetta, e da lì il mio spirito trasmigrò abbandonando la falsa identità materiale per tornare nella mia vera forma, fu il viaggio di un attimo che il mio cervello non riuscì a percepire e subito le voci dei Guardiani mi accolsero.

    «Pҽɾƈσɾɾι υɳα ʂƚɾαɳα ʋια ρҽɾ υɳ ϝιɠʅισ ԃι Aɳαɳƙҽ. Iσ ʂσ ρҽɾƈԋé ʂҽι ϙυι. Mα ƚυ ʅσ ʂαι?Vιƚα. Mσɾƚҽ. Tυƚƚσ è ƈσɳϝυʂσ ԃҽɳƚɾσ ԃι ƚҽ. Nσɳ ƈ'è ʂραȥισ ρҽɾ ιʅ ԃυႦႦισ ɳҽʅ Gɾαɳԃҽ Gισƈσ.»

    Una via strana? L'amicizia con gli uomini magari. Poi la domanda, no ovvio che non lo so. O meglio, lo immagino; ma cosa rispondere ad un Guardiano? Il suo monito era stato gentile, ma la paura mi colse ugualmente, non avere spazio nel Grande Gioco era una cosa che non era assolutamente da prendere in considerazione. Avevo bisogno di ritrovare me stesso il prima possibile.

    «Divino Rashnu, no. Non ho idea del perchè io mi trovi qui adesso, ma ho viaggiato per il mondo per ritrovare la mia anima, adesso ho bisogno di studiare la mia anima per capire il mio posto nel mondo. L'unico posto dove possa fare un percorso simile è qui, dove tutto è anima e dove ha avuto inizio il mio viaggio.»

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    Il Guardiano si sposta, ma non erano per lui le mie parole erano per me, dopotutto lui sapeva già la risposta, quella giusta. Un fascio di luce mi fece chiudere gli occhi e il Panarmonium era lì splendido come lo ricordavo "Vita e morte" il bilanciamento di entrambi gli interessi, qualsiasi questi siano, ecco cosa era quel posto. Non vi era mai il prevalere dell'uno sull'altro, un equilibrio dinamico in cui i pesi sui due piatti della bilancia venivano mossi continuamente ma nessuno si muoveva dalla sua posizione originaria. Quel posto aveva un influsso energizzante e calmante allo stesso tempo sul mio spirito, ma rendeva comprensibili anche le parole del Guardiano, quello era il luogo più vicino alla perfezione che si potesse immaginare, niente era fuori sincrono nel Grande Gioco e quella ne era la dimostrazione lampante.

    Ma io lo ero ancora, sentivo come se in anni trascorsi tra gli umani, ero passato dall'osservarli incuriosito all'immedesimarmi in loro; quell'essere a metà tra vita e morte come diceva il Guardiano. Fu in quel momento che ebbi quella che successivamente e finora ho sempre definito visione.

    Il piano etereo iniziò lentamente a "incepparsi" non vi era più equilibrio, tutto iniziava a tendere verso una sola visione del reale. Piano piano l'inquadratura si allarga e il mio spirito è come se fosse disincarnato e vedesse tutto da fuori, anche il mio stesso corpo, che adesso è diverso, non sono io, o meglio lo sono ma qualcosa di diverso si nota. Come volgo il mio sguardo a sud è come se riuscissi a vedere tutto il reame, nessuno più si dà battaglia, la pace regna incontrastata ovunque, il tempo pare andare ad una velocità doppia o tripla rispetto al normale. L'equilibrio dinamico viene in questo modo rimpiazzato da un equilibrio diverso, da una stasi perpetua, nessun cambiamento, non avviene semplicemente nulla; questo con il tempo porta mutamenti profondi e dalla pace infinità si passa a qualcosa di opposto sul pianeta blu. La lente d'ingrandimento si muove sulla Terra dove la popolazione cresceva a dismisura, guerre e carestie portavano i popoli alla morte, ma la vita media era diventata assurdamente lunga: nessuno perde il proprio posto sulla Terra se non per cause innaturali. Io non stavo compiendo il mio dovere? Guardai il me seduto sull'erba del Panarmonium e capii, non ero più Morte, ero solo Vita, avevo amato tanto gli uomini da non volerli più portarli via, li compativo, non capivo che era la Morte a dare un senso alla loro vita in un certo modo e che senza quel "timore" avrebbero cercato solo altri modi, le guerre e le pestilenze non erano che l'inizio. La Corruzione aveva rimpiazzato il mio operato, trafugando corpi e impedendo alle anime di andare oltre, mentre io me ne rimanevo ignaro e impotente in un angolo di paradiso.

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    La visione - anzi sarebbe meglio dire incubo, anche perchè a distanza di tempo non so ancora dire cosa abbia creato una cosa simile - si interruppe e, come un nastro che si riavvolgeva, il Piano Etero riprese ad essere dinamico, il meccanismo di equilibrio si mosse dalla stasi e riprese a scorrere. Sudore freddo mi gocciolava dietro la schiena, mi ritrovai carponi sopra la stessa collinetta verdeggiante nel quale mi vedevo in sogno, ma ora l'idillio di Arcadia era tornato in sè, il bilanciamento degli interessi complessivi era tornato a muoversi dinamicamente e fu così capii che era giusto che io fossi così ambivalente.

    Però non potevo farlo dubitando del mio posto, io sono un Daimon immortale non un uomo destinato a perire, per quanto ciò fosse triste contraddistingue il loro modo di essere, di pensare e di vivere. Io non posso essere "Vita", oppure il piatto della bilancia cosmica sarebbe stato falsato, avrei dovuto apprezzare la vita, ma essere un ponte per le anime immortali degli uomini verso qualcosa di diverso. Dovevo tornare ad osservare e non mischiarmi, ad amarli senza compatirli, a seguirli senza emularli. Dovevo tornare ad essere solo Morte.

    Diedi un ultimo sguardo giù, il giardino in cui un tempo amavo passeggiare era sempre lì, immutato punto di riferimento, sorrisi, avevo quasi voglia di fare una passeggiata ma sapevo che avevo un compito ora, lo stesso di sempre, ma non così inutile come lo avevo visto dal mio ritorno, la Corruzione non rendeva il mio operato inutile, ma necessario, dovevo essere un traghettatore perchè questa "Cosa" non avesse vita facile, le anime andavano salvate ed era mio compito permettere loro di raggiungere l'Axis Mundi.

    dice
    Tornai sulla Terra, sentivo gli occhi della Giustizia Inflessibile su di me e quasi come fosse un pensiero espresso ad alta voce ad una domanda non posta mi trovai a parlare come si parla ad un vecchio mentore oramai divenuto quasi un confidente, avevo inteso il perchè di quel vagare, come mai i ricordi si fossero palesati nel mio peregrinare e perchè questo mi aveva portato a varcare il Ponte del Giudizio: avevo bisogno di ricordare chi fossi - o almeno questa era la spiegazione che mi ero dato e tanto mi bastava, non avrei lasciato più che il timore e il dubbio potessero intralciare il mio operato. Questo non voleva dire divenire un essere spietato, ma solo Azrael: un essere eterno, calmo, inesorabile.

    «Ebbene ho studiato la mia anima. Ora so quale è il mio posto nel Gioco. Grazie»

    Ripresi il mio cammino non più verso Nord, decisi che la prossima destinazione sarebbe stata la Cina, avrei inziato ad andare ad Est, sapevo che il Giappone era completamente libero dalla Corruzione e magari avrei avuto modo di capire come avessero fatto i G.E.A. a liberarsene. Accesi una sigaretta tirando una grande boccata, nonostante volessi apparire rilassato i postumi di quel viaggio all'interno di me stesso avevano lasciato solchi indelebili e il tremolio che provai appena risvegliato si stava sedando solo in quel momento. Finalmente ero in pace.

    Narrato ⧰ «Parlato»«Parlato Altrui»

    NOME عزرائیل‎, - Azrāʿīl - Erza;

    CASTA Daimon - Agathodaimōn;

    ENERGIA Verde;

    GLORIA Gloria Di Azrael [IV];


    STATUS FISICO Perfetto;

    STATUS MENTALE Perfetto;

    STATUS GLORIA Intatta e non mostrata;

    RIASSUNTO AZIONI Benvenuti al Dream Motel

    Grazie per avermi dato l'opportunità di virare un po' da quello che avevo mostrato all'inizio e poter spiegare un po' come mai sarebbe "cambiato" il mio personaggio facendogli riprendere la rotta, in modo da poterlo far muovere per come lo avevo immaginato e non per come lo avevo ruolato. :fiore:

    Avrei voluto scrivere tanto di più e molte più cose ma ho rischiato di uscire fuori traccia 34 volte perciò mi son deciso ad inviare questa versione ridotta xD

    p.s. Sorry for the attesa ma è stato un periodaccio.




    ABILITÀ

    زمن [Zaman]
    Il tempo, che strana invenzione umana, lo scorrere del tempo era percepito da ogni creatura ma solo l'uomo se ne curava, Azrael vedeva il reticolo del tempo dal suo esterno e ne comprendeva la fallacia. Con questa sua cognizione il fu scriba e profeta è capace di piegare al suo volere i milioni di granelli che componevano la clessidra del mondo.

    Tempo: Divenuto abile nel manipolare il tessuto temporale a proprio piacimento l'angelo è in grado di rallentare, velocizzare e finanche porre in uno stato di quiescenza il tempo all'interno della sua area di influenza. L'angelo con il suo potere può controllare il tempo con particolare capacità finchè si tratta di oggetti inanimati, è in grado di porre in uno stato di calma gli eventi naturali che accadono attorno a sè entro il suo raggio di controllo, come rallentare lo scorrere dei fiumi nei propri letti, far cadere massi e detriti in modo accelerato o frenarne l'impatto. Però, anche a causa del breve periodo trascorso dal suo risveglio fa ancora fatica a interferire in modo controllato e pieno con i corpi di altri esseri viventi, potendo influenzare solo marginalmente e per macro aree i corpi altrui (es. accelerazione o rallentamento degli arti, ma non il decorso del sangue al loro interno), riuscendo però a interagire con il flusso temporale del suo, accelerandolo e rallentandolo a suo piacimento, al fine di reagire con più prontezza agli attacchi nemici aumentando la velocità dei suoi attacchi o delle sue difese.



    الشبح [Alshabah]
    Azrael quale angelo della morte è in forte contatto da sempre con il mondo spirituale che è aldilà di quello materiale.

    Spirito: Capace di attingere il potere grezzo dell'energia spirituale, Azrael lo utilizza per portare micidiali attacchi direttamente all'anima avversaria causando un tremendo dolore e uno sgomento tale da indebolire anche la tenacia del nemico, intaccandone la determinazione e la forza di volontà. In casi estremi può portare chi subisce questi colpi a perdere conoscenza e finanche la propria anima. Al contrario, però, il corpo non è intaccato da tali offensive che non lasciano segni esteriori sul nemico, rendendola una abilità infida da individuare ad un occhio esterno, non potendo distinguere con precisione cosa ha inflitto tanto dolore al nemico che ha subito la tecnica. Inoltre, è in grado anche di modellare tale energia per imbastire difese grezze a protezione del suo stesso spirito.


    TECNICHE


    pngBut in the space between the heavens
    And the corner of some foreign field
    I had a dream
    I had a dream

     
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