Waiting On A Storm

Lady Violet x Eletto di Snowstorm Eye

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    Urla. Spari. Persone che corrono nelle strade di un piccolo villaggio perduto nei monti della Colombia.

    Qualcuno prega, sperando in una salvezza. Qualcuno viene ascoltato, morendo immediatamente. Prima che quei mostri li divorassero, prima che venissero riplasmati.


    Guardi tutto questo mentre corri con tua sorella che ti stringe la mano cosi forte da farti male. Tutti urlano e scappano, ma lei è silenziosa. Sembra non correre alla rinfusa, sembra sapere cosa sta facendo, come seguendo qualcosa che tu non riesci a capire.


    Almeno, lei è l’unica cosa che sembra non stia per crollare.



    Angolo Master -

    Benvenuta nel tuo addestramento.

    Come vedi iniziamo subito nell’azione: ti trovi in un villaggio insieme a tua sorella qualche tempo dopo aver incontrato tuo zio ed ecco che succede il finimondo. Mostri orribili girano per le strade ammazzando la gente, panico generale, ma tua sorella sembra sapere qualcosa che tu non sai. Non te ne ha parlata prima e sicuramente non può farlo ora in mezzo al caos.


    Hai carta bianca per descrivere le azioni, e i pensieri e parlarci del tuo personaggio sia prima che durante la fuga. Ovviamente non vi beccano ma qualsiasi azione deve essere un minimo sensata.


    Ti interrompi solo quando tu e tua sorella riuscite ad arrivare al centro del paese. Lì strane statue si ergono, e per qualche motivo sembra che i mostri non si avvicinano.


     
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    Narrato - pensato - parlato Astrea -Mirabel





    Trovate un posto sicuro, presto il mondo sarà molto diverso.



    Aveva detto così suo zio Bruno quando lo avevano incontrato... Quando, esattamente? Astrea aveva cominciato a perdere gradatamente, i giorni a volte parevano infiniti e altre volte... terminavano troppo in fretta. Doveva essere l'effetto di essere sempre continuamente in viaggio: a volte si fermavano alcuni giorni, a volte solamente poche ore per riprendersi prima di proseguire. La cosa curiosa per Astrea era che non era nemmeno sicura del perchè viaggiassero.
    Quelle erano state le parole del suo strano zio che nessuno in famiglia voleva davvero incontrare, poi lui aveva guardato intensamente sua sorella Mirabel ed era sparito. Astrea non aveva neppure fatto in tempo a chiedegli come stava o dove era stato durante tutto il tempo della loro lontananza che lui era già sparito tra i monti. La ragazza era indispettita e con tutta l'arroganza dell'adolescente permalosa che era diventata, aveva scrollato le spalle facendo finta che non gliene importasse nulla di lui o di quello che aveva da dire.
    Se era così importante avrebbe anche potuto fermarsi un po' di più a parlare con lei, no? Come quando era piccola e la faceva ridere.
    Astrea quasi non ricordava più quei momenti: a quei tempi lei non era in viaggio, ma abitava con la sua famiglia in una bella casa sempre piena di gioia in un piccolo villaggio che si trovava... Aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordare. Dov'è la mia casita?

    Il tempo e i nuovi luoghi cancellavano i ricordi, lasciando spazio ai nuovi paesaggi e alle nuove avventure, nonostante più che camminare e vedere nuove persone e luoghi non facevano. Certo, qualche volta si fermavano ad aiutare le persone con qualche lavoretto o coi bambini, ma secondo Astrea stavano solamente vagando a caso allontanandosi sempre di più da quella che era la sicurezza della loro casa. Era quasi indispettita, nonostante volesse molto bene a sua sorella, che era ormai la sola ad accompagnarla in quelle stravaganti camminate in lungo e in largo per la Colombia.
    Aveva più volte detto di volere tornare a casa, con voce forse un po' troppo petulante per la sua età, ma Mirabel aveva sempre evitato allegramente l'argomento con la sua naturale allegria. Eppure Astrea sentiva che c'era qualcosa che non le dicevano, lo poteva intuire più che averne la vera certezza: perchè mai tutti gli altri erano scomparsi, lasciando solo loro due in quel viaggio infinito? Erano tornati a casa? O, forse, erano morti?
    Represse un brivido. Non credeva fosse così, era molto più probabile che le avessero abbandonate in quella ricerca: Astrea sapeva che lo zio aveva qualcosa a che fare, e soprattutto era certa che anche lei avesse una parte importante in quella situazione. Mirabel non diceva niente, trattava tutto come se fosse solo qualcosa da prendere con leggerezza e allegria, ma Astrea aveva l'istinto ad aiutarla. Poteva a volte essere un'adolescente capricciosa e petulante, ma non era stupida. Mirabel sapeva che cosa stavano cercando e capiva quello che diceva lo zio Bruno, ma per qualche ragione non le aveva mai detto di cosa si trattasse.
    Forse era per quello che Astrea cercava sempre di fare domande, sperando sua sorella cedesse per sfinimento e le rivelasse dove si stavano precisamente recando. Per quanto sicura che la sorella sapesse qualcosa, forse non sapeva precisamente dove andare o non avrebbero girato così per la Colombia.
    Di cosa sta parlando?
    La voce di Astrea ruppe il silenzio alcuni minuti dopo che Bruno Madrigal decidesse di sparire al calare della notte: non aveva capito molto, sapeva che l'uomo aveva sempre parlato in modo criptico guadagnandosi spesso l'astio di famiglia e amici, ma sembravano parole a caso.
    Non sentì la risposta di sua sorella quella notte, ma era sicura avesse detto qualcosa. In che modo mai il mondo avrebbe potuto cambiare più di quello che faceva già ogni giorno?


    La traumatica risposta arrivò prima del previsto. Erano passati alcuni giorni da quando avevano incontrato lo zio. O più probabilmente, settimane perchè le temperature stavano cambiando e Astrea dubitava fosse successo da un giorno all'altro; tuttavia mai si sarebbe aspettata di passare da una sorta di viaggio tranquillo a una fuga così in fretta.
    Fu in quel villaggio piccolo e pittoresco che il mondo decise di darle una risposta, ovvero su come avrebbe potuto cambiare in modo radicale e Astrea per la prima volta percepì una paura irrazionale avvolgerla. C'erano dei mostri orrendi usciti chissà da dove e che la ragazza non aveva visto neppure nei suoi incubi più terrificanti: per un folle istante che parve durare più di tutta la sua vita, Astrea rimase ad osservarne alcuni. Questi inghiottivano gente come se fossero esseri privi di volontà, distruggevano cose... e lei rimase ferma, immobile su quello che era il ciglio di una deliziosa stradina... anzi, di quello che era stata una deliziosa stradina, la paura così radicata dentro di lei da impedirle persino di tentare una fuga da quell'inferno.
    Attorno a loro vi era un fracasso terribile, tra urla, spari e chissà che rumori demoniaci, eppure Astrea aveva l'impressione che si fosse improvvisamente fatto tutto silenzioso.
    Sono morta? Era un pensiero sciocco, chissà da dove era uscito che riuscì però a scuoterla e a ricordarle dov'era, anche se solo in parte. Rimaneva ferma, incredula, il corpo sotto shock al pari della mente che non riusciva ad accettare l'orrore che era presente davanti a lei in quel momento.
    Seguimi, dobbiamo andare!
    La voce di Mirabel la riportò alla realtà, riaccendendo quell'inferno che la sua mente aveva cercato completamente di silenziare, seppure per pochissimi istanti. Astrea rabbrividì per il terrore, percependo il corpo sempre più pesante, ma finalmente libero da quella tremenda immobilità che l'aveva colta. Le gambe si mossero, anche piuttosto velocemente, ma aveva ancora l'impressione di non essere davvero lì in quel momento.
    Sempre attorno a lei il caos dilagava, i mostri continuavano a mietere vittime, ma loro due si muovevano questa volta in una precisa direzione; Astrea si rese conto che sua sorella l'aveva afferrata per un braccio e la costringeva a seguirla, raccomandandole di non cedere proprio in quel momento e che presto sarebbero arrivate. Se non si fossero fatte distrarre, naturalmente; la ragazza si rese conto che uno sparo aveva quasi colpito Mirabel, ma che lei anche se si era fermata un momento per lo shock, non era stata ferita e anzi, continuava a camminare velocemente portandosi dietro lei.
    Astrea inciampò alcune volte in quello stupido vestito chiaro che indossava, ormai sporco di sangue, terra e fango; si rese conto di avere una ferita al braccio destro, forse non molto profonda, ma non l'aveva notata. Non si era accorta che qualcosa di tagliente arrivato da chissà quale anima disperata l'aveva colpita, così come quella camminata rapida e che cominciava a somigliare a una corsa disperata le stava costando parecchio in termini di resistenza. Camminare le piaceva molto, anche correre, ma di rado si era trovata in una situazione di emergenza... anzi, non era davvero mai capitato.
    Nel panico però trovò una certezza: nonostante supplicasse Mirabel quasi in lacrime di fermarsi per controllare se non ci fossero altre ferite, Astrea si rese improvvisamente conto che sua sorella aveva una direzione precisa. Non si stavano più muovendo a caso. L'improvvisa scoperta quasi la spaventò più di prima anche se cercò di reprimere quelle lacrime: a cosa serviva piangere in quel momento? A nulla, lo sapeva, ma al momento era l'unica reazione che la contrapponeva a quella paura terrificante che provava, quella e il fatto che bene o male doveva seguire Mirabel, improvvisamente la più salda delle guide che avrebbe mai potuto avere.
    Ma perchè e dove stavano andando?
    Non ebbe risposta. Del resto era logico, come poteva sua sorella placare le sue paure proprio in quel momento, durante una fuga? Astrea si sorprese perchè credeva fossero uscite dal villaggio, invece riconobbe il centro dello stesso che dovevano avere già notato prima, anche se non ne era per nulla sicura. La ragazza cercò di ricacciare via le lacrime e la paura e quando almeno le prime si fecero da parte, notò qualcosa che non credeva di avere mai notato prima.
    Erano statue, molto curiose invero, ma Astrea non aveva la benchè minima idea di cosa queste simboleggiassero e neppure del perchè fossero lì in quel momento. E, in particolar modo, del perchè proprio loro si stavano avvicinando. Sentiva il corpo dolorante per quella fuga e vide alcune ferite sulle gambe e sulle braccia, anche se la stretta di Mirabel alla sua mano pareva quasi più dolorosa di tutto il resto.
    Mi vuoi dire dove diamine siamo, Mirabel?!
    Astrea non riuscì a tenersi, era tutto un po' troppo, e seppur continuando a correre e ad avere paura, avere l'impressione di possedere una destinazione - anche se a lei era ancora ignota - le dava quasi un senso di sollievo, anche se mai quanto il fatto che almeno sua sorella sembrava sapere qualcosa di ciò che stavano facendo. Solo allora notò che i mostri parevano essersi allontanati... o temevano quelle statue?






    Note: spero che vada bene e di non avere nè esagerato nè fatto qualcosa di meno di quanto dovevo



     
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    Dove siamo, hermanita? Siamo in un grosso guaio.


    Disse, non guardandoti neanche di striscio. La sua unica attenzione era verso le statue, dove si stava dirigendo con passo fermo. Si morse il dito, che iniziò a sanguinare, e con esso dipinse strani simboli che non hai mai visto sulla superficie di una delle statue.

    Le altre, noti, si stavano lentamente crepando… e i mostri si stavano avvicinando.



    So che hai tante domande, ma ora non è il momento. La nostra unica disponibilità è che in questo caos "loro" riescano a sentire il mio messaggio.



    Non sai di cosa lei sta parlando, ma prima che puoi dire qualsiasi cosa, un urlo raggelante riempie l'aria.

    Un mostro tentacolare, come un grosso calamaro di terra composto da occhi e braccia umane, è ormai su di voi seguito da una piccola orda di mostri, ma il suono di un ronzio e una luce dorata interrompe il suo attacco.

    Da dei portali attorno alla piazza, diversi guerrieri armati in strane armature e a… cavallo di dinosauri (?!?) si gettarono in carica sui mostri davanti ai vostri occhi.


    L’intero luogo divenne un campo di battaglia brutale e chiassoso, mentre Mirabel ti intimava di trovare riparo.



    Angolo Master -

    Okay, ora vediamo un po' di ciccia.

    I guerrieri non sono eletti ma soldati semplici di Agharta. Hanno comunque cosmo semplice, incazzati come faine e menano con armi e tecnologia G.E.A. Sono di base alla pari con i mostroni (Energia Bianca), tienilo a mente.

    Descrivi la scena dicendo come riescono a sconfiggere i mostri... come è affar tuo :ehsi:

    Concludi con tutti i nemici sconfitti e la situazione apparentemente calma.


     
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    Astrea Madrigal| aspirante eletto della Tormenta | Energia Bianca

    Narrato - Parlato - Pensato


    II




    Sua sorella rispose, ma Astrea quasi non riuscì a sentirla. Di certo era colpa della paura che la stava attanagliando; le sembrava che i suoni attorno a lei fossero stranamente ovattati nonostante fosse ben consapevole di trovarsi in mezzo al pericolo. Il corpo le ricordava che era ferita, ma anche quello pareva esserle divenuto estraneo: nonostante sembrasse perfettamente calma, a chiunque sarebbe bastato osservarla per capire che quella rigidità non era naturale e che, al contrario del corpo, gli occhi di Astrea fossero lo specchio in cui si rifletteva una paura che non aveva mai conosciuto prima.
    Le parole di Mirabel le arrivarono quindi tardi alle orecchie, ma giunsero e assieme a queste, si fece di nuovo avanti il terrore. La realtà tornò a farsi sentire e la ragazza soffocò un grido: si era girata verso sua sorella e tutto si sarebbe aspettata tranne che si mettesse a disegnare col proprio sangue.
    Forse, dopotutto, c'era un motivo per cui tutti in famiglia erano convinti che Mirabel fosse diversa? Astrea non aveva mai dato peso a quei commenti - che le erano sempre parsi molto prevenuti - ma in quel momento le parevano quasi comprensibili. Stava per chiederle qualcosa - e non aveva neppure idea di cosa, di preciso, era solo sicura di avere aperto la bocca per emettere dei suoni - quando fu la stessa Mirabel a darle una spiegazione.
    Oddio, non che le sue parole le dicessero di più di quello che già vedeva. Anche lei aveva capito che si trovavano in un grosso guaio, non era del tutto scema... anche se un po' confusa dalla realtà, quello lo doveva riconoscere. Per il resto a cosa sarebbero serviti quei disegni che faceva con... sangue? Il pensiero la turbò profondamente.
    Il sangue era importante, persino lei che non capiva esattamente ciò che succedeva sapeva che sacrificare quel prezioso liquido per riti o qualunque cosa simile ad essi, doveva essere per forza importante. E sua sorella si era ferita apposta... forse sulla mano? Non aveva prestato particolare attenzione trovandosi in uno stato di blocco e rifiuto, anche se poteva benissimo provenire da ferite che aveva già addosso.
    Sta eseguendo un rito magico?
    Il pensiero attraversò la sua mente particolarmente confusa, rendendola se possibile ancora più al di fuori del contatto con la realtà e, nello stesso modo, riportandola alla ragione e ricordandole che si trovava effettivamente in un guaio. E che sua sorella si era messa a disegnare col sangue su delle pietre, per chissà quale ragione, e naturalmente non le avrebbe detto il motivo proprio in quel momento.
    Ovvio che no, lo capiva anche da sola, non era esattamente il momento di mettersi metaforicamente a sedere e parlare come se fossero a casa, davanti a una delle deliziose bevande che la mamma era capace di preparare e che avevano lo straordinario potere di fare sentire tutti meglio. L'unico segreto è che ci metto il cuore, hija. Soleva dire così quella santa donna di sua madre, Julieta, quando tante volte Astrea aveva gironzolato per la cucina nel tentativo di scoprire perchè sua madre fosse così capace di preparare delle delizie.
    Per un solo momento Astrea pensò di avere visto sua madre, invece si rese conto che era dovuto solo a una propria illusione; il mondo riprese quindi infine vita attorno a lei - o per meglio dire, adesso lei lo notava molto di più non percependo più il blocco dovuto allo stato di shock provato finora - e le pietre si mossero. La ragazza girò lo sguardo, ma l'unica cosa a muoversi erano i mostri di nuovo in avvicinamento, delle pietre... forse le aveva immaginate, anche se quel suono pareva così reale.

    Crack.


    Astrea portò una mano alla testa in un ridicolo tentativo di non urlare e infatti non ci riuscì perchè un grido le sfuggì: del tutto disinteressata a ciò che stava facendo Mirabel, si rese conto che era apparso un altro mostro da chissà dove e puntava proprio su di loro. Pareva persino più orribile di tutti quelli che aveva visto fino a quel momento: Astrea vide i suoi enormi tentacoli ed era quasi sicura di percepire la gran voglia che doveva avere di divorarla. La cosa allarmante era che non era nemmeno da solo, anzi, altri suoi simili erano con lui; la ragazza in quel momento pregò tutte le divinità di cui aveva sentito parlare nella sua vita grazie alle tante storie lette da piccola, che in qualche modo la fine potesse essere breve. Non riusciva in alcun modo a vedere una via di fuga e qualunque cosa avesse tentato di fare sua sorella, era certamente fallita.
    O così credette lei perchè assieme a quella creatura infernale, era apparso qualcun altro.
    Qualcosa, forse, più che qualcuno, anche se apparivano almeno fisicamente umani. Senza che lei se ne accorgesse, stretta tra le spire dell'incredulità e della paura, erano apparsi dei guerrieri da dei portali; chissà poi da dove erano usciti i portali, ma Astrea finora aveva visto cose così strane e fuori da qualsiasi norma che mettersi a domandarsi la natura di quelle cose era quasi un dettaglio trascurabile.
    E assieme agli uomini apparvero i dinosauri
    ...
    Astrea dimenticò di nuovo la paura per dare sfoggio di tutta l'incredulità che potesse avere in quel momento. Quelli erano dinosauri,
    Dinosauri.
    Poco importava che venissero pure cavalcati da quelle persone, Astrea aveva gli occhi fissi su di loro come se esistessero solo quelle bestie estinte... ma se fossero state estinte non sarebbero state lì, giusto?
    Del resto così le avevano sempre detto tutti. Dai libri alla scuola, i dinosauri erano estinti da moltissmo tempo e anche se a lei sarebbe sempre piaciuto vederne uno e averlo, era consapevole che sarebbe stato del tutto impossibile. Dopotutto quale bambino non vorrebbe cavalcare un dinosauro e conquistarci il mondo? Astrea in questo non era mai stata diversa e molte volte si era immaginata in groppa a un velociraptor in giro per il mondo.
    Adesso esistevano.
    Tutte le sue certezze si infransero. Com'era possibile una cosa del genere? Li aveva davanti agli occhi, non erano estinti!
    La parte più razionale della sua mente comunque provvedeva a ricordarle che sicuramente ci sarebbe stata una spiegazione per quello, non potevano essere davvero i dinosauri. Si strappò a quella visione grazie all'infuriare della battaglia, a cui ora prendevano parte anche quelle persone(non voleva chiamarle cose, le sembravano umani e non voleva credere fossero altri mostri camuffati) a cavallo dei magnifici, e soprattutto di nuovo grazie a sua sorella che l'aveva di nuovo afferrata per un braccio per costringerla a riparasi. La pressione delle dita di Mirabel sul suo braccio ebbe l'effetto voluto e Astrea si mosse di sua spontanea volontà, seguendo sua sorella che sembrava essersi infrattata dietro a quelle stesse statue che parevano abbastanza lontane per non essere direttamente coinvolte nella lotta.
    Erano quelli che Mirabel stava cercando di contattare usando quel sangue? Glielo aveva detto poco prima che la loro sola prospettiva di salvezza era che qualcuno potesse sentire quel messaggio; Astrea avrebbe voluto chiedere a sua sorella quel dettaglio, ma i suoi occhi cercavano di seguire la lotta.
    Era per lei davvero difficile capire ciò che stava succedendo, c'era una strana atmosfera, un po' come se un'energia superiore fosse presente mentre mostri e i cavalieri dei dinosauri si affrontavano. Armi, pugni, forse scie strane... Astrea non ci capiva granchè se non che la lotta era decisamente cruenta, ed era ben difficile immaginare l'esito finale di quell'orrore. La ragazza cercava di non perdersi un solo istante, ma a volte si guardava anche attorno per accertarsi che non spuntassero altre bestie pronte a volerle far fuori.
    Non sapeva di preciso con che cosa riuscissero a combattere, ma dubitava che potesse trattarsi di qualcosa che lei considerava normale. C'erano armi, certo, ma era la certezza che fino a quel momento nulla era più normale di un vecchio libro di fantascienza a farle credere che nei colpi che si scambiavano ci fosse qualcosa di diverso.
    Magia, forse?
    Non ne aveva la benchè minima idea, però quello che era sicuro era che ci fosse qualcosa di superiore; persino quei mostri come potevano essere normali animali, le avevano dato da subito l'idea di essere creature infernali. Comunque tra lotta fisica, con le armi e con sicuramente qualcosa in loro possesso pareva che i mostri facessero seriamente fatica e con il passare dei colpi che prendevano, perdevano la loro forza distruttrice fino a venire sconfitti. Certamente entrambe le parti erano state colpite, ma almeno per il momento sembrava che i loro "salvatori" fossero i vincitori.
    Astrea percepì la situazione ritornare alla normalità, se si poteva dire in quel modo ovviamente, perchè all'improvviso le urla dei mostri si spensero e non rimase nessuno di loro "vivo". La ragazza però nonostante quella situazione che pareva risolta non ci pensò nemmeno un momento ad abbandonare quel luogo tra le statue in cui lei e sua sorella si erano nascoste, aveva la sensazione che le brutte sorprese non fossero finite lì e lei non era sicura di potere essere all'altezza di un eventuale lotta, non nel suo stato psicologico così confuso e incredulo.
    E poi era ancora incredula per la comparsa dei dinosauri e di quelle persone, ammesso che fossero poi esseri umani: parevano simili a umani in effetti, ma come poteva dirlo con certezza dopotutto? Ansimava dalla paura e sentiva il dolore addosso, ma non si mosse.


    Condizioni —

    alcune ferite qua e là. Psicologicamente molto provata da ciò che sta succedendo

    Abilità passive —

    »

    Abilità attive —


    Tecniche —


    Note —
    ammetto che questo post mi ha fatto un po' tribolare, ma spero che vada bene. Ovviamente io so che quelli non sono dinosauri, bisogna dirlo a lei che è abbastanza ammirata XD comunque spero vada bene anche la lotta, essendo io abbastanza ignorante della tecnologia gea e con la pg abbastanza turbata, credo sia il massimo che possa avere visto

    « il destino di ghiaccio »

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    Un guerriero si presento a loro. Ferite coprivano il suo corpo e la lancia era spezzata, ma non sembrava curarsi molto della cosa. Disse un paio di parole a Maribel che con un cenno di assenso prese la mano della sorella, trascinandola verso uno dei portali che si stava per aprire.



    Hanno messo in sicurezza la zona ma non sanno fino a quando può durare. Ovunque è un inferno, possiamo solo ritirarci.


    Con forza ti spinse dentro quello che ti sembra un turbine di piccole particelle gialle, e in un attimo le suole delle sue carpe toccarono un prato. Una luce simile a quella del sole illuminava rami di innumerevoli e sconosciuti alberi e piante, mentre una folla di creature si muovevano attorno alle due ragazze ispaniche. Esseri mezzi uomini e animali o piante, mostri fatti di terra, animali estinti e/o parlanti, uomini in armatura e altri vestiti con abiti feriti in stato di shock, alcuni con profonde ferite.


    Una di queste creature, una driade, prese Astrea, mentre la sorella le intimava di non preoccuparsi, per poi andare a parlare con un orso che la ascoltava con attenzione.


    Puro e semplice caos.


    La driade ti portò in una tenda con altri feriti, curando le tue lesioni e cercando di rimettersi in sesto. Tante gente era messa peggio di lei, spaventate, neanche con la forza di fare domande.
    Poi entrò sua sorella, Mirabel. Il viso preoccupato ma con un po’ più in serenità.



    Hermanita, scusami per essere stata cosi misteriosa ma non c’era tempo per poter dire nulla. Siamo vive per miracolo, grazie a nostro zio. Siamo andate in un villaggio un tempo sede di un ramo della nostra famiglia con un sigillo di G.e.a., ma purtroppo era ormai dimenticato da tempo e completamente eroso. Ma aveva ancora abbastanza connessioni per poter chiamare aiuto. I Madrigal sono da sempre stati servitori di Agharta, non ci avrebbero negato asilo…



    Angolo Master -

    Welcome to Agharta.

    Do per scontato che entri perché altrimenti sei pappa per Corrotti. Arrivi e vedi il caos di un centro ""umano""" nel Boco Sacro nei primi momenti dell'Armageddon. Una situazione di guerra, con soldati che si muovo, profughi, feriti, confusione.

    Agharta come sai è una sorta di dimensione alternativa specchio del pianeta. Non c'è un vero Sole, Luna o un vero e proprio cielo, ma solo terra e habitat selvaggi in ogni direazione.


    Nella tenda, ti raggiunge Mirabel, dove ti spiega cosa sta accadendo e tu puoi farle qualche domanda. Ovviamente non ne sa tantissimo su cosa sta accadendo, le ragioni dell'Armageddon e tutto. Hai le informazioni base su chi sia Gea e gli eletti, cosi come Agharta, e del tuo BG sai:


    1) La tua famiglia da generazioni è legata a Gea nelle vostre terre, ma col tempo ha perso sempre di più la sua connessione;

    2) Mirabel, Bruno e pochi altri erano ancora connessi al loro ruolo, ma di base in famiglia non si parlava della cosa;

    3) Bruno ha poteri di preveggenza che pur non facendogli prevedere l'Armageddon ha visto innumerevoli fili del Codice della Vita spezzarsi e ha voluto avvertirvi. Ora non si sa né dove si trova né se sia vivo.



    Concludi il post con un salto temporale di sei mesi. Sei ormai accasata in questa zona di Agharta, descrivi quello che provi, quello che fai e quello che vuoi fare.




     
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    Narrato - pensato - parlato Astrea -Mirabel






    Quello che seguì quella strana battaglia fu semplicemente un grande caos, di questo Astrea ne era particolarmente convinta vedendo sua sorella mettersi a parlare con uno dei combattenti. Non sapeva bene di cosa, dopotutto era ancora sorpresa e sconvolta per i dinosauri e faticava a rimanere connessa con la realtà circostante. Seguì la sorella - o meglio, si fece proprio portare - attraverso quello strano portale: a ben pensarci non aveva neppure idea di che cosa fossero, cioè dove portavano esattamente? Avevano una destinazione precisa oppure li si attraversava e si finiva chissà dove, in una casualissima direzione?
    Astrea chiuse gli occhi mentre entravano in quel portale, non sapeva il motivo, ma non aveva nessuna intenzione di guardare per trovare altri orrori. Come quelli che in apparenza si erano lasciate alle spalle, non era detto che andando avanti il panorama fosse migliore.

    ...

    Un turbinio giallo - forse dorato, non aveva prestato molta attenzione - le trasportò in quella che le parve da subito una terra magica; Astrea era così sicura che lo fosse da non sorprendersi subito della totale differenza con ciò che si era lasciata alle spalle. Da un paesaggio di quasi totale oscurità e sangue e urla agghiaccianti... a una bellissima radura assolata e piena di creature fiabesche. Astrea riconobbe driadi, dalle descrizioni che ricordava sui libri letti... cominciò a sentire la testa girare, forse nel rendersi effettivamente conto che quello strano turbinio non era il frutto della sua fervida immaginazione, ma qualcosa di reale.
    Sembrava che molti fossero feriti, sia chi aveva sembianze umane sia chi pareva un animale o pianta... Astrea rimase ferma a guardare in cerca per la prima volta della logica. Non riusciva a capire come fosse possibile che nel giro di forse un'ora o poco più tutto il mondo fosse radicalmente cambiato; si aspettava anche un'aggressione - dopotutto poco prima aveva visto sbucare dal nulla quei mostri allucinanti, chi le poteva garantire che non potesse accadere di nuovo - e si guardò le spalle. Non vide niente di pericoloso, solamente di strano. Piante, alberi e tanto silenzio. Rispetto a prima, per lo meno: niente urla o terrore, solo una strana pace che pareva quietarla.

    La voce di sua sorella giunse a spezzare quello stallo, anche se Astrea non aveva effettivamente notato la driade che le si era avvicinata, ma per quanto riluttante decise di non opporsi. In realtà non aveva mai pensato che sarebbe stata un giorno curata da un albero - perchè le driadi vivevano negli alberi, quindi lo erano? Non era sicura, ma non lo volle domandare - ed era ancora piuttosto confusa, ma la seguì all'interno della tenda consapevole di avere bisogno di qualche cura, nonostante avrebbe tanto voluto sapere perchè Mirabel si era messa a fare conversazione con un orso.
    Un orso!
    Sentiva ancora il dolore invaderla e nonostante avesse davanti agli occhi la certezza di non essere quella in condizioni peggiori, fu profondamente grata al suo albero per le attenzioni che le stava dedicando nel sanare le sue ferite fisiche. Per quello che riguardava la sua mente... no, per quella era sicura che neppure un'intera foresta di driadi sarebbe stata sufficiente a rimetterla in sesto.


    Il tempo aveva smesso di essere una certezza, eppure Astrea era sicura di essere ad Agharta da molte settimane; aveva perso il conto mentre si destreggiava tra una camminata e lo stare appresso a sua sorella per quasi tutto il tempo. Mirabel sembrava più consapevole di lei di ciò che doveva fare - o poteva - ed era certamente merito delle conoscenze che aveva già anche da prima di arrivare in quel luogo particolare.
    Mirabel le aveva infine rivelato quello che sapeva, quella lontana sera di vari mesi prima, quando erano state sorprese dai mostri: si erano sedute assieme all'interno di quella tenda, lontano dalle orecchie degli altri e dopo essere state curate e avevano parlato. Oh quanto avevano parlato! Perfino troppo, si era detta Astrea dopo essersi sentita rivelare un sacco di dettagli di cui solo sua sorella era a conoscenza. Lei e lo zio Bruno.
    La ragazza aveva impiegato un po' di tempo per cercare di comprendere ciò che aveva sentito, soprattutto a riguardo della connessione con Gea da parte della sua famiglia.
    Lo sapevo che c'era qualcosa...
    Se lo disse anche in quel momento, mentre si muoveva lentamente tra la natura selvaggia di Agartha, senza granchè da fare se non aspettare che il tempo passasse. In qualche modo quei continui vagabondaggi con Mirabel avevano acquisito più senso, adesso capiva che forse sua sorella cercava un modo di mantenere viva quella connessione particolare nonostante tutti in famiglia non ne parlassero. Più volte Astrea si era chiesta il motivo, forse la interpretavano come una cosa negativa? Di certo che suo zio Bruno avesse qualche potere legato alla preveggenza poteva averli spaventati... o forse non era nemmeno quello il motivo?
    Continuava a muoversi senza ricordare che ora fosse: era difficile ad Agartha stabilire il tempo, almeno per lei, complice anche il fatto che sole e luna non sembravano essere...beh il vero sole e la vera luna. Tante volte li aveva osservati nel tentativo di scoprire qualche dettaglio, ma era in ogni caso rimasta ammaliata e priva di risposte precise in quel senso. Si era guardata attorno poco prima, ma sembrava che al momento nessuno avesse bisogno di lei; dal momento che ormai abitava lì, di solito Astrea non si rifiutava di dare il proprio contributo in termini di aiuto, che fosse anche solo cucinare o spostare qualcosa. Non aveva una forza fisica straordinaria, ma fino a quel momento era riuscita a fare tutto.
    Quello che le piaceva fare di più era camminare, trovarsi proprio tra la natura di quella terra di cui fino a tempo prima ignorava l'esistenza; inevitabilmente poi quando camminava in solitudine come stava facendo in quel momento, le veniva da porsi domande, soprattutto su quel legame della sua famiglia con Gea. Dal poco che aveva compreso si poteva quasi definire spezzato, forse giusto lo zio e sua sorella avevano qualcosa a che fare. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, rigirandole e cercando una risposta nei palmi, attraverso quelle strane linee che non sapeva significassero qualcosa.
    Inconsciamente cercava traccia di qualche potere, anche il più insulso che potesse essere, che magari potesse farle dire che anche lei aveva una connessione particolare con quel mondo. Inevitabilmente, come già accaduto altre volte, non trovava niente e si sentiva sempre più irritata: era indubbiamente bello rimanere lì, ma si sentiva così inutile da non poterlo tollerare e ogni volta si spazientiva.
    Non sapeva neppure dove fosse finito suo zio. Oh non era una novità, per tutta la sua vita nessuno aveva mai saputo dirle dove fosse finito Bruno, ma ora con quello che aveva visto quel terribile giorno le sembrava poco probabile fosse vivo e illeso. Eppure.. se aveva quel legame, forse in qualche modo sopravviveva.
    Decise di non chiederlo di nuovo a Mirabel, non voleva che arrivasse anche lei a spazientirsi per le sue domande forse troppo ansiose. Sospirò, continuando a muoversi senza una precisa meta.






    Note: spero che vada bene :zizi:



     
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    Cammina nella Natura, distrattamente, senza meta.


    Inizia a non pensare, a seguire percorsi non coscienti, seguendo logiche e interazioni che una mente umana non può percepire. Non un richiamo, no... più una sorat di "conseguenza", come se a ogni passo quello sucecssivo fosse una conseguenza logica, naturale, un flusso da seguire come 'acqua che scorre verso al mare.


    Senti questa sensazione, ora, per la prima volta. Non cercandola forzatamente, ma "vivendola".
    Poi la mente umana torna.
    I sensi lo percepiscono.



    La ragazza è lontana da casa, in una natura brulla stranamante circondata da alberi rigogliosi mentre nel "cielo" montagna volanti volteggiano in mezzo alle nuvole. E improvviamente qualcosa carica fra gli alberi.


    oh_deer




    Non sa come, ma la manca, ma con un gesto di stistzza che muove le enormi corna, l'enorme cervo si rigira verso di te caricandoti di nuovo a testa bassa.


    Nel mentre, una voce sembra provenire dalla radura senza una precisa direzione.


    Coraggio? Stoltezza? Semplice caso?

    Fanciulla delle Ande, sei finita in una delle Terre Soffici, lontana dagli umani che vivono in seno alla Madre. Ora sei in mezzo a qualcosa che voi non potete concepire.

    Se vuoi vivere... dimostrati in grado.





    Angolo Master -

    Okay, sei andata lontana da casa e ora stai nei guai.

    Descrivimi come inizia a sentire il cosmo scorrere dentro di te, come inizi debolmente a percepire la Natura e la Vita. Una volta che ci sei riuscita, reagisci all'attacco dell'animale (Energia Gialla) e decidi cosa vuoi fare.




     
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    kDdALuY


    Narrato - pensato - parlato Astrea -Mirabel







    Perse la concentrazione senza neppure rendersene conto. Era vero, continuava a muovere le gambe, ma sembrava per lo più propensa a farlo perchè doveva e non perchè sapesse precisamente il motivo per cui continuare a camminare.; un passo dopo l'altro e si allontanava sempre di più da quella zona di Agartha che aveva imparato a conoscere piuttosto bene in quei mesi di permanenza.
    Un passo dopo l'altro che l'allontanava e avvicinava a sè stessa come se non ne potesse fare a meno. Persino il tempo pareva non avere alcuna importanza, dopotutto non esistevano pericoli lì, quindi che problema c'era?
    Durante quella camminata si guardava attorno, un po' per interesse e un po' perchè gli occhi viaggiavano per conto loro, come se fossero anch'essi persi in quella situazione, ma non notava davvero ciò che la circondava. Di tanto in tanto si fermava per riprendere fiato e guardarsi attorno, ma le sue soste non duravano troppo a lungo: voleva continuare a camminare e così fece ogni volta. Non si rese nemmeno conto di avere smesso totalmente di cercare una logica in ciò che faceva: nonostante si muovesse, non pensava neppure a dove stesse andando. Era come se qualcosa la stesse guidando e che il corpo seguisse quelle volontà e non le sue.
    Non si sentiva neppure stanca, anche se appunto alcune volte si era fermata. Forse era quella singolare sensazione a renderla meno cauta di quanto non avrebbe dovuto: forse il non sapere dove fosse precisamente diretta le impediva di percepire i segni della debolezza, ammesso che ci fossero.
    Il panorama per quanto ignoto era comunque molto bello, si disse una delle ultime volte in cui si fermò, ammirando la natura attorno a lei: gli alberi erano pieni di vita e il cielo era pieno di montagne che si muovevano... Astrea percepì qualcosa di strano solo dopo avere formulato il pensiero, finalmente rendendosi conto di essersi allontanata molto con tutto quel muoversi. Strano che fino a quel momento quel pensiero non l'avesse minimamente sfiorata: un brivido la scosse, ricordandole dov'era e che era arrivata fino a li senza fin quasi rendersene conto.

    Cosa succede...?

    Non furono parole, solamente meri pensieri, anche perchè non ci teneva a mettersi pure a parlare da sola e peggiorando l'idea che iniziava ad avere di sè stessa: si guardò chiedendosi come fosse stato possibile muoversi in quel modo così ipnotico da renderla estranea perfino alla sua stessa persona. Eppure... chiuse un momento gli occhi, cercando di fare tornare alla mente ciò che era successo... Non poteva dire si trattasse di qualcosa di negativo, solo che qualcosa l'aveva spinta fino a lì. Un potere? Era abbastanza dubbiosa, però quella sensazione curiosa non la voleva abbandonare, come se qualcosa di soprannaturale l'avesse avvolta.

    Beh non è stato male...

    Fu quello il pensiero seguente, continuando ad ammirare la natura attorno a lei e cercando di capire ciò che sentiva. Di rado si soffermava a pensare a quello, sapeva solo che non sembrava una cosa negativa perchè non percepiva alcun dolore o pericolo come conseguenza di quella passeggiata troppo lunga.
    Fu in quel momento che fece un errore che avrebbe compreso solamente dopo pochi minuti: sarebbe dovuta tornare subito indietro, dopotutto anche se la natura era affascinante e piena di attrattive, non conosceva quella zona. Sarebbe dovuta tornare in quella che chiamava casa e non essere di nuovo impulsiva. Forse a farla scioccamente proseguire fu di nuovo quella sensazione viva che sentiva dentro, o forse avrebbe comunque proseguito, in ogni caso quando si fermò di nuovo era andata di nuovo avanti ed era circondata da una foresta all'apparenza molto selvaggia. Prima ancora di decidere cosa fosse quella strana sensazione di essere osservata, qualcosa le strappò un grido involontario.
    Aveva visto solo un essere enorme venirle addosso... ma senza colpirla. Astrea era sicura di avere saltato parecchi battiti cardiaci per lo spavento, eppure si rese conto di non essersi mossa. O l'aveva fatto in modo così involontario da indurla a credere che non fosse stata neppure lei a muoversi? Le sembrava di essere nella stessa posizione di poco prima... fece per pensare quando una voce si levò all'improvviso, provenendo dal... dalla foresta? O da quell'animale che di nuovo pareva volesse colpirla?
    Non ne capiva neppure la ragione, era la prima volta in assoluto che vedeva quell'animale... lo guardò un momento riconoscendo la figura di un daino. Era molto grosso, per non parlare delle enormi corna... Nonostante lei non fosse un'esperta, faticava a credere che con una stazza del genere fosse riuscito a evitarla.
    Per un istante pensò che l'avesse quasi fatto apposta, ma dal momento che pareva pronto a lanciarsi di nuovo contro di lei scartò velocemente quell'ipotesi specialmente dopo avere udito quelle parole.

    Ma io non sono venuta a fare del male! Mi sono solo persa, e...


    Si era persa? Non lo sapeva neppure lei, ma del resto nessuno si aspettava quella risposta, era solo un pensiero che aveva preso forma uscendo dalle sue labbra prima che potesse fermarlo. Decise di non soffermarsi su quel problema, ora ne aveva uno più grosso a cui prestare la propria attenzione.
    Scappare sembrava la scelta più ovvia ma non le piaceva per niente l'idea di dargli le spalle; non che l'averlo sotto controllo visivo fosse poi quel gran vantaggio, se davvero voleva attaccarla per dimostrare chissà cosa non se ne sarebbe fatta nulla. Non solo non conosceva la caccia, ma neppure l'avrebbe praticata dato che non era nella sua natura anzi; decise di muoversi di scatto, alla propria sinistra nel tentativo di ritornare sui propri passi. Non che fosse una buona idea, ma forse se si fosse mossa il più velocemente possibile, come se avesse le ali ai piedi, forse... e forse ancora, l'animale si sarebbe distratto?
    All'improvviso non ci fu più tempo per pensare e senza riflettere, cercò di gettarsi di lato con tutta la velocità di cui era capace... e sarebbe fuggita in avanti se ci fosse riuscita, cercando di non mantenere proprio una linea retta, forse andando a finire in guai ancora più grossi ma almeno per il momento, non le era venuto in mente nulla di meglio.







    Note: sono abbastanza convinta non sia stata una buona idea l'azione che ho fatto, ma credo che data la sorpresa e lo spavento sia l'unica cosa che le venisse in mente di fare. Mi preparo ovviamente ai guai :ehsi:
    ho messo il SE riguardo all'evitarlo muovendomi di lato solo in caso ovviamente funzioni



     
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    Nonostante per un breve secondo la sua velocità sembrava come aumentata e la percezione del mondo, la scia causata dalla immensa foga della bestia scarventò la ragazza lontano su un albero. Si ritrovò riversaper terra, fra la terra e l'erba umida.

    Faceva estremamente male, ma fortutamanete non era ferita se non per poche abrasioni.


    Pensi che le intenzioni abbiano qualche senso nella Natura? Solo ciò che fai.
    Sei entrata nel suo territorio, non c'è ragione che spinga a non volerti uccidere.




    La voce continuava a echeggiare, quasi come se fosse anche nella sua testa.


    Tuttavia, qualcosa è connesso in te, posso sentirlo.

    Non il Rosso, non il Verde... sarai presto parte del Nero, un cadavere, se non ti muoverai... ma non legato ad esso. Guarda dentro e fuori di te, trova questa tua connessione: una preda, un predatore, o qualcos'altro?

    Sbrigati... o sarai carne morta.




    La voce sembrava quasi divertita, nel mentre di nuovo la creatura iniziò a caricare con le corna rivolte verso il basso, pronta a travolgerti.





    Angolo Master -

    Allora, non ci siamo al momento.

    Non hai fatto una buona descrizione di come inizi a sentire il cosmo e la dinamica della difesa/attacco è stata fatto male: tu devi descrivere come subisci un attacco (sempre basandoti sul concettò di lealtà; a meno di estreme differenze di energia o situazioni particolari difficilmente ne esci sempre pulita) e poi dopo far seguire una azione al condizionale (attacco, ma anche fuga nel tuo caso) descrivendo l'azione.

    La Voce ti sta chiedendo letteralmente che cosa sei, quindi mostrami un bel posto introspettivo dove riesci a connetterti anche solo per qualche istante al cosmo di un eletto (sei Energia Gialla solo per questo turno, pari al cervo), come reagisci all'assalto e cosa farai.




     
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8 replies since 1/9/2022, 20:28   342 views
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