Revenge

Up Cloth per Luke [VIII]

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    Era passato molto tempo dall'ultima volta che Berham aveva messo piede in quella realtà, un universo devastato dalla corruzione, dal caos in ogni sua forma. Un posto per certi versi divertente. Se solo ne avesse avuto la possibilità le sarebbe piaciuto divertirsi un po' con quello che le capitava in giro, ma le direttive erano state chiare. Doveva ammettere che coi secoli stava diventando sempre più noioso il suo "datore di lavoro".

    «Poco male, vediamo un po' come se la passa il nostro amico»

    [Qui lascio a te descrivere la scena, evitiamo di far arrivare Berham nell'Averno. Descrivi una parte di battaglia, una tua scorribanda in cerca di "sostentamento" quello che ti pare. Il risultato è di questa figura incappucciata dalla grande aura cosmica che si palesa innanzi a te, macchiata e sporca di sangue. La osservi con attenzione e ti rendi conto che ha solo un sottilissimo filo cosmico con cui ha massacrato un numero indefinito di creature]

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    «Niente male, anche se da uno come te mi aspettavo qualcosa di meglio. Lui ti sta cercando, e ti prego di seguirmi non abbiamo molto tempo»

    È indubbio che la donna, chiunque essa sia, sa benissimo con chi sta parlando ma non sembra intimorita da te, o da quello che tu potresti fare. Non è una cosa che ti capita molto spesso, ma quando la donna dice "lui" capisci immediatamente a chi si sta riferendo: sai per certo che è chi hai cercato senza successo per molto tempo. Thanatos te ne ha parlato, ed ora ti ricordi anche che si accompagnava ad una certa Berham un "djinn".

    Sei libero di attaccarla, se lo fai puoi concludere la cosa in maniera autoconclusiva con una dolce scaramuccia che finisce in un pareggio. Lei sembra avere un potere pari al tuo, ma hai una strana sensazione se ci combatti è come se quel potere non fosse tutto suo, come se in qualche modo la sua forza cosmica venisse alimentata da qualcun altro ed è proprio in quel frangente che percepisci la sua essenza cosmica, potente e per certi versi soverchiante. Le sue parole ti risuonano nella mente:

    «Abbiamo cose più interessanti di questo. Ho del buon porto da degustare con un amico»

    Ed è in quel frangente che hai una visione, la figura che è collegata a Berham. Un uomo su un trono, tutto sembra sfocato ma percepisci qualcosa di familiare, qualcosa che non vedevi veramente da molto tempo.

    [Qui Luca, decidi te cosa fare. Puoi gestire questa scena, o semplicemente passare oltre dipende da come reagisce il tuo pg. Ovviamente se "salti" questa scena non avrai ne visione, ne dialogo con questa figura]

    Un portale si apre davanti a te, una città che sicuramente tu ricordi.

    URUK



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    «Non so, cosa ci trovi lui in quella città ferma e bloccata tra le sabbie del tempo ma ha detto che avresti apprezzato. Bene, se vuoi seguirmi lui ti sta aspettando»

    Note del Master

    E va bene, vediamo di cominciare. Le note sono abbastanza chiare, e presumo che il tuo personaggio abbia bene in mente da chi è stato contattato e soprattutto devo dirti altro su cosa significhi la città di Uruk? Tu dovresti conoscerla in qualche modo. Piccola nota: la città è al massimo del suo splendore, ma appena ci metti piedi ti rendi conto che tutto sembra bloccato e fermo nel tempo. Ogni persona, ogni uomo, ogni donna è li ma bloccata in una sorta di bolla temporale. Puoi decidere di seguire Berham oppure no, raggiungi il punto più alto della città e percepisci quel potente cosmo, ma non aprire le porte che riprendo io.

    Vediamo di riprendere e donare inusitata violenza al tuo vampirozzo.



     
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    La caccia era da sempre un'attività nobile, quasi fin dall'inizio dei tempi entità superiori avevano sempre sentito la necessità di confrontarsi con le sfide della cerca di una preda confacente: ci si poteva mettere una qualsiasi giustificazione dietro, ma la verità era che, semplicemente, uccidere era piacevole. Mettersi alla prova contro nemici sempre più forti, stanarli e rincorrerli fino al limite dell'esaurimento fisico e, infine, sferrare il colpo di grazia e dilaniarne le carni: questa era l'essenza della caccia, del dimostrare di essere migliore della propria preda o rischiare di diventare cibo.
    Quantomeno era così per Enmeshar.

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    L'enorme lupo danzava tra corpi dilaniati con grazia ultraterrena, una zampa dopo l'altra graziò il terreno sporco di interiora e carne, ossa infrante, ma non sangue. Ogni singolo, microscopico brandello del prezioso liquido cremisi sparso in sua presenza si mosse verso di lui, come animato di vita propria, lambendone il pelo insinuandosi sotto di esso; sarebbe stato uno spreco sprecare sangue perfettamente usabile per saziare, temporaneamente, una sete che non conosceva fine.
    Le sue zanne, bianche come perle, avevano saggiato la carne di uomini e corrotti, senza distinzione alcuna; i primi semplici animali, creature da usare fin quando non si rompevano e poi buttarli via come più gli aggradava, i secondi addirittura peggio. Per un qualcuno che odiava la vita e la realtà in ogni sua forma confrontarsi con quell'orrore era stato quasi uno shock: tutto si trasformava dinnanzi alla corruzione, ogni individualità spariva e tutto mutava.
    Un prospetto che trovò quasi più orripilante di essere nuovamente sigillato. Questa malattia andava estirpata e poi, dopo di essa, avrebbe fatto seguito tutto il resto.

    Ma non era il solo ad essere a caccia, apparentemente. Un odore nuovo diede pausa al suo branco, una ventina di lupi si fermarono dietro il loro alpha, mentre una nuova presenza si palesò al loro cospetto.
    Gli altri la circondarono da ogni direzione, circolando intorno alla donna con un basso ringhio. Lui si avvicinò, piano, con la cautela di chi incontra un incognita: era da molto, molto tempo che non sentiva un energia cosmica simile, per quanto fosse alla sua portata confrontarsi con essa, le sue memorie non erano molto chiare al riguardo. Un effetto secondario del processo che l'aveva riportato in esistenza. Non aveva paura, sebbene fosse evidentemente consapevole di cosa avesse cercato e degli orrori che era capace di scatenare, e chi aveva nominato...
    Le arrivò davanti, il muso a pochi centimetri dal suo volto, narici che si aprirono in inspirazione una volta, due. Non era un odore familiare. Allungò la zampa anteriore, un unghia si agganciò all'orlo del cappuccio della donna, tirandolo all'indietro nella pretesa che aveva di vedere con chi aveva a che fare: la sua vita dipendeva da quanto poco a Enmeshar dispiacesse di essere stato interrotto mentre cercava cena. Snudò le zanne, un sordo ruggito gli vibrò in gola quando divenne consapevole di esser stato chiamato per vie traverse da un messaggero, come se una creatura della sua magnificenza non fosse degno di essere contattato direttamente da chi lo cercava.
    Certo, sapeva chi aveva mandato lo donna, lo sentiva: un individuo che aveva cercato fin dal suo risveglio, senza successo, e che si accompagnava a un djinn di nome Berham, se le informazioni dategli da Thanatos erano corrette, e gli faceva piacere pensare che lo fossero. Sentiva la minaccia nell'aria, la tensione che tradiva il sorriso limpido e sereno di quel volto immacolato, sapeva che, se avesse provato ad alzare la zampa contro di lei, questa avrebbe risposto a modo. Il prospetto non gli era del tutto sgradito.
    Non perché la odiasse, semplicemente la violenza era per lui naturale come respirare, un modo come un altro di comunicare e passare il tempo; ma sarebbe stato inutile. Quel potere non era il suo, bensì un riflesso pallido di qualcosa di lontano: forse avrebbe potuto infrangere quel legame se si fosse messo d'impegno, le sue conoscenze su rituali arcani era particolarmente estesa, ma onestamente non aveva voglia di farlo. Troppo sforzo per quella che sarebbe stata una magra soddisfazione e, se non poteva ucciderla o farla sua definitivamente, allora perché prendersi la briga?

    Capisco.
    Arretrò di un passo all'indietro. La sua forma fisica tremò e pulsò di luce rossastra mentre lo stato fondamentale del suo corpo mutava, ribollendo come creta nelle mani di un abile scultore. Il corpo umano e nudo di Enmeshar emerse da quell'istante di trasformazione, sospeso a un metro dal terreno, graziosamente seduto a gambe accavallate e poggiato sul nulla. Quale maniaco cambiava cambiava forma con ancora i propri vestiti addosso, dopotutto.
    Dovrai aspettare un po', tuttavia. Schioccò le dita due volte, senza distogliere lo sguardo da Berham, come se tutta quella serie di circostanze fosse perfettamente normale. Ehi, era stata lei a venirlo a cercare e a disturbarlo nei suoi svaghi, il minimo che poteva garantirgli erano quei pochi minuti che gli servivano per preservare la sua reputazione di impeccabile cultore della moda. Devo vestirmi in maniera appropriata.
    La sua vanità non poteva fargli tollerare di non essere la cosa più meravigliosa di qualsiasi luogo che visitava.
    Lo spazio si spaccò in un rettangolo perfettamente delimitato, con un movimento delle dita rimosse lo spazio in esso inscritto come se fosse stato una tenda, rivelando l'interno di un vastissimo armadio ripieno fino all'orlo di indumenti di ogni genere e specie, senza alcuna distinzione di sesso. Mh, aveva un abito blu bellissimo da provare prima o poi, ma quello era per occasioni speciali e, soprattutto, da donna. Non aveva voglia di cambiare ulteriormente aspetto in quel momento.
    Oh beh, niente di sbagliato con i classici.

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    Per curiosità, dov'è che dovrei andare? Chiese con fare distratto mentre finiva di sistemare la cravatta; in tutta onestà non gli interessava particolarmente la destinazione, la cosa più importante era chi avrebbe trovato alla fine del percorso e non dove, ma tanto valeva cominciare a farsi un'idea di quale luogo avrebbe graziato con la sua presenza. Quando si aprì il portale davanti a sé, quasi in risposta alla sua domanda, Enmeshar fu sorpreso.
    Non accadeva spesso, ma il luogo che stava rivelandosi al suo cospetto aveva un certo valore sentimentale per lui: Uruk. Un suo possedimento preferito, almeno per un certo tempo, e un luogo che nutriva un'importanza molto più che simbolica. Non era solo la Culla della Vita, non solo il posto dove l'umanità aveva davvero imparato a conoscere e temere la ferocia del Vampiro e della sua prole, era il suo posto, il suo luogo. Si sorprese a pensare, perso nei ricordi, per un attimo in più di quanto sarebbe stato appropriato.
    Sono gradevoli memorie. Rispose all'affermazione della donna, giusto per un fugace momento prima di seguirla.
    Vero, non era il caso di far aspettare chi aveva preparato quello spettacolo. La djinn gli passò davanti, guidando Enmeshar per strade che conosceva bene, tutto era come ricordava: da quella che era stata chiamata Porta di Ishtar, oh quanto quel nome gli faceva rivoltare lo stomaco, dal contorno della grande ziqqurat di Ur-Nammu, e alle meraviglie del distretto reale di Eanna. Beh, non proprio, non pensava che quelle persone paralizzate nel tempo fossero lasciti della sua ultima visita. La realizzazione gli provocò un vago moto di dispiacere sul volto, conosceva fin troppo bene l'essere che poteva compiere tali manipolazioni sul tessuto temporale e aveva imparato ad essere cauto su eventuali scherzi o facezie su cose che lui riteneva importanti. No, no, era quasi certo che non si trattasse dell'opera della sua... familiare conoscenza. Sapeva bene chi c'era dietro tutto questo, ed era il motivo principale per cui stava ripercorrendo quella piacevole passeggiata sul viale dei ricordi.

    Non male. Davvero niente male.
    Si concesse ad alta voce il massimo della lode che poteva rivolgere ai lavori di qualcun altro, ma doveva ammettere che, quantomeno, colui che l'aveva invitato aveva un certo stile nella presentazione.
    E nella compagnia che sceglieva, Berham era potente nelle vie del cosmo, estremamente piacevole allo sguardo e, soprattutto,
    palesemente superiore ad un semplice mortale. Non fosse stato lì per motivi strettamente personali avrebbe anche potuto considerare di concedersi qualcosa in più di un qualche fugace attimo di distrazione.
    Dinnanzi alle porte del palazzo reale di Uruk, Enmeshar si fermò. E attese.

    Qualsiasi cosa ci fosse dall'altra parte, dovette riconoscere, con leggera riluttanza, che aveva il potenziale di essere interessante.


    nome | Enmeshar
    energia | Nera
    surplice | Vampiro (VII)
    casta | Spectre
    fisicamente |
    mentalmente |
    riassunto azioni |
    crpN2DL
    KUAN
    Enmeshar è detentore di un potere estremamente particolare, derivato dalla sua antica natura, che gli consente di manipolare il tessuto spaziale in una maniera molto poco convenzionale: dove altri manipolano attentamente le dimensioni, il Vampiro le squarcia senza alcuna cura con semplici movimenti degli arti, generando delle fenditure spaziali che possono essere usate in un'infinità di modi.
    Uno dei utilizzi è puramente di trasporto, collegando lo squarcio iniziale con un secondo punto nello spazio, che sia o meno nella stessa dimensione del Vampiro, generando un'apertura capace di trasportare persone, oggetti e perfino Cosmo; questo permette ad Enmeshar di muoversi come se si stesse teletrasportando, semplicemente saltando da uno squarcio ad un altro, cosa che gli concede di effettuare uno spostamento capace di evitare completamente un attacco (monouso a duello). Alternativamente tali squarci possono essere usati con scopi tattici difensivamente, cercando di fare in modo che attacchi nemici vengano ingolfati da essi, sebbene ciò è sempre subordinato al divario di potenza in questione, o anche strategicamente, spostando persone o anche intere sezioni di materia che sono stati raggiunti dalle fenditure, o persino facendo passare i propri attacchi in esse. La massima applicazione di questo potere è il controllo sulla devastante Crimson Cross ☼.
    Tuttavia, l'uso più tremendo dei suoi artigli è quello direttamente offensivo, sebbene il principio di funzionamento sia lo stesso. Una volta creata una fenditura nel tessuto spaziale, Enmeshar potrà utilizzarla come una vera e propria lama dimensionale capace di separare la materia attraversata con precisione assoluta; tali squarci possono essere portati con movimenti dei suoi arti oppure proiettati verso il bersaglio, ma il risultato sarà sempre il medesimo. Anche in questo utilizzo le fenditure conservano una funzione di trasporto, risultando estensioni fisiche del corpo del Vampiro, e non bisogna mai dimenticare che il loro scopo non è l'atto di tagliare o mutilare in sé e per sé: il loro obiettivo è di bere e saziare così il loro padrone. Le lame assorbiranno così il sangue versato del bersaglio, che subirà perdite di energia vitale e Cosmo come se lo Spectre sia entrato in diretto contatto con lui, trasportandolo dunque nel corpo di Enmeshar. I fendenti dimensionali separano la materia con la stessa efficienza di un'Arma Infusa, rendendo ancora più difficile contrastarle direttamente.
    Questi poteri, nonostante la loro forza, non gli danno il fine controllo sulle dimensioni posseduto da chi ha poteri appositi, sebbene gli Artigli possano interagire con altre abilità similari, contrastandole.
    Poteri minori proveniente dal suo retaggio divino includono il poter volare nello spazio e far fluttuare oggetti, entrambe capacità generate "graffiando" con maestria il tessuto spaziotemporale con i suoi artigli e traslando la materia attraverso di esso.


    ENMESHARRA
    Enmeshar, che un tempo era cosi disgustato dalla Realtà materiale e da tutti i suoi abitanti da cercare di distruggere ogni cosa, fu maledetto in una maniera terrificante: essere costretto a ricorrere alle creature che egli stesso disprezzava più di tutto per sostentarsi. Era, invero, un umiliazione totale e assoluta, ma che ha dato origine ad un risvolto totalmente inaspettato; il fatto che, ad un certo punto, ha iniziato a trovare la cosa estremamente divertente.
    Il Primo Vampiro può, con un semplice tocco, assorbire il sangue delle sue vittime, in maniera assolutamente indolore. Enmeshar sarà capace di privare il nemico di essenza vitale e, cosa più importante, di Cosmo stesso. Essendo che il sangue è il metodo principale di trasmissione cosmica in un corpo, il suo assorbimento porterà ad un aumento progressivo di stanchezza e spossatezza nel nemico. Compiere movimenti di qualsiasi sorta e fare ricorso al proprio Cosmo risulterà sempre più difficile man mano che il nutrimento di Enmeshar continua, finché anche fare un passo sarà quasi impossibile, diventando facili banchetti per lo Spectre, poiché l'energia vitale e il Cosmo persi in tale modo non possono essere in alcun modo recuperati nel corso dello stesso combattimento. Tuttavia, la capacità più importante della maledizione è il legame sempre presente con gli artigli del Vampiro, permettendogli di richiamare il Crimson Destroyer ☀.
    Oltre a questo, la progressiva perdita di sangue nel nemico porterà ipovolemia, causando mal di testa, fatica diffusa, vertigini, severi abbassamenti di pressione, pallore, tutti sintomi che non faranno altro che peggiorare man mano che il banchetto continua.
    Nemmeno nel caso in cui non si possiede sangue si è al sicuro, il Vampiro è altrettanto capace di divorare energia vitale e Cosmo grezzo al suo posto.
    La vera capacità di questo potere è una potenzialità più unica che rara, sviluppata dopo eoni di pratica e infiniti banchetti, che consente ad Enmeshar di sintetizzare l'essenza vitale del sangue immagazzinato nel suo corpo affinché né tragga non solo sostentamento per sopravvivere, ma anche nuove energie. Ogni volta che assorbe con successo il sangue della propria vittima, egli rigenererà parte della propria salute e del proprio Cosmo. [Bonus da Energia Nera]


    WUSSURU
    l'abilità meno appariscente, ma indubbiamente più infida, a disposizione di Enmeshar è quella di esercitare la propria volontà in una maniera così marcata da sovrapporsi a quella degli altri. Una volta che il nemico sarà stato raggiunto da questa insidiosa applicazione psionica, avverrà una vera e propria manipolazione d'intenti. Coloro che non possiedono Cosmo non avranno altra scelta che piegarsi al suo volere, diventando poco più che automi al servizio del Vampiro, mentre, per coloro che possono contrastarlo in battaglia, l'efficacia di questo potere è sempre subordinata alla differenza in potenziale cosmico e alla presenza o meno di difese mentali.
    Semplicemente concentrandosi egli potrà infondere nel suo bersaglio emozioni fasulle e fittizie, far provare terrore o gioia o qualsiasi cosa concepisca per il suo puro e semplice diletto, oppure sarà in grado di controllare come il nemico agisce in maniera estremamente diretta tramite attenta manipolazione dei loro pensieri. Fermare attacchi, rivolgerli contro alleati, persino compiere azioni autolesive con la piena convinzione di essere in totale controllo delle proprie facoltà sono solo alcune delle infinite possibilità a sua disposizione, possibilità limitate solo dalla sua perversa fantasia. Dopotutto, poche cose sono più soddisfacenti di convincere una preda a offrirsi da sola sul piatto.
    E, se approcci più sottili e nascosti dovessero rivelarsi inefficienti, Enmeshar dispone sempre dell'opzione di sovraccaricare i processi neurologici del suo bersaglio, danneggiandone la mente in maniere potenzialmente irreparabili e difficilmente contrastabili. Gli effetti dell'esposizione a suddetto sovraccarico mentale sono progressivi e graduali, man mano che viene sottoposto ad essi il bersaglio vedrà i proprio processi neurologici e mentali farsi sempre più difficoltosi; un dolore, forte e bruciante, si farà strada dal suo centro neurale, e quanto più questo si farà intenso tanto più diventerà difficile pensare, ragionare e formulare complesse e intricate strategie. Infine, negli stadi conclusivi di questo orrendo processo, si arriverà ad un completo spegnimento della psiche nemica, rendendo l’avversario un vegetale inerme al cospetto del Vampiro.
    Inoltre Enmeshar potrà infondere ognuno dei suoi attacchi e tecniche di potere psionico, aggiungendo una componente di sovraccarico mentale ad essi e incrementando l’insidiosità delle sue offensive.
    Inoltre, più il Vampiro si nutre del sangue del proprio nemico e più questo faticherà a resistere la sua maligna volontà, fino al punto in cui non vorrà più neanche opporvisi.


    ABI GALLU
    Enmeshar è il primo dei Vampiri, colui il quale ha dato origine ad una stirpe tanto numerosa quanto maligna, lasciando all'universo l'eredità di una maledizione che non ha esitato a diffondere senza preoccuparsi delle conseguenze. Non tutti i suoi figli lo servono, molti sono anche diventati suoi rivali, ma il singolo fatto di essere il Dio antenato di tutti i vampiri gli conferisce un'autorità che non è puramente simbolica. La maledizione inflittagli scorre nell'essenza più profonda del primo Vampiro, una maledizione che lui ha trasformato in una fonte di intrattenimento malato per lo scempio che arreca all'odiata creazione.
    Egli è, infatti, l'origine di tutti i miti e le capacità comunemente attribuite alle creature della notte.
    Enmeshar può ideare tecniche che gli consentono di fare ricorso ad abilità apposite possedute dai Vampiri.


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    II



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    Berham ti passa davanti e sorridendo apre le grandi porte del palazzo reale di Uruk.

    È passato molto tempo, ma lo ricordi come se fosse oggi e quello che hai davanti ai tuoi occhi è esattamente ciò che è impresso col fuoco nella tua mente. Uruk porta con se tanti ricordi, alcuni "felici" altri meno, per quanto una creatura come te possa avere quel tipo di sensazioni, tipiche degli umani.

    Berham ti supera e si mette di fianco all'uomo seduto sul trono. Ora che lo vedi, ora che senti il suo odore e ne percepisci direttamente la sua aura cosmica molte cose ti sono molto più chiare. Nessuno - a parte te - sarebbe stato in grado di percepire la differenza tra il vero vampiro e un "fake". Ma la cosa non sembra disturbarti più del dovuto, anzi nel corso del tempo hai sicuramente potuto apprezzare tutto quello che Nasir ha fatto utilizzando il tuo nome.

    Nasir scende dal trono di Uruk per venire a parlare con te. Ogni suo passo, ogni sua movenza sembra una danza, e solo ora comprendi come è stato possibile per lui conversare, pianificare e compiere tutte le azioni che ha fatto, alla pari con delle vere e proprie divinità. Si, Naima ha avuto la sua parte in tutto questo ma in lui percepisci qualcosa di familiare, qualcosa di potente.

    «Enmeshar, finalmente ci incontriamo. E prima di tutto mi scuso per questo temporaneo furto di identità, spero quanto meno che le mie azioni siano state di tuo gradimento, come questo luogo»

    Ti è sempre più chiaro, appena lo senti parlare che ogni sua parola è pesata e dosata, le sue per quanto siano poste come domande, in verità non lo sono. Hai difronte un uomo... no una creatura che fa della dialettica una delle sue tante armi. Ti fa cenno di seguirlo.

    «Ho preparato un banchetto di benvenuto amico mio, qualcosa che penso sarà di tuo gradimento»

    Nasir era stato Vampiro, aveva avuto a che fare con tanti che dicevano di essere i "signori dei vampiri" e sapeva che la fame di Enmeshar era infinita, una fame che nessuno può comprendere, nessuno a parte lui e Berham. Nasir ti porta nella sala dei banchetti dove vi sono circa un centinaio di persone. Una lunga tavola imbandita: uomini e donne si ingozzano; un cantastorie è sul palco e concludono quello spettacolo una decina di donne che ballano seminude.

    Lui muove la mano e l'oscurità vi avvolge.

    «Hai fatto un lungo viaggio, e sarei un pessimo padrone di casa quindi ti prego di accettare la mia offerta. Berham ti unirai ai festeggiamenti no?»
    «Che domande»


    Qui, come prima puoi accettare o meno l'offerta di Nasir, non cambia eccessivamente la cosa. Se lo fai, entrate te e Berham e beh? Cosa potrete mai fare? Mangiatene e bevetene tutti. Se lo fai, ti rendi conto di una cosa alquanto particolare: Nasir sembra non essere più legato in nessun modo alla natura vampirica, ma lo stesso non si può dire per la rossa. Lei, è come te. Ha la tua stessa maledizione e tutte quelle persone la stanno facendo impazzire ed eccitare allo stesso modo. Quindi lascio a te la palla (se accetti), fate quello che vi pare e muovi anche Berham senza alcun problema. In ogni caso, che siano passati cinque minuti o cinque ore, quando avete finito Nasir sarà nella sala del trono ad aspettare.

    La conversazione proseguirà ancora per un po' in maniera colloquiale e tranquilla. Piccola nota: se avrai partecipato al banchetto con Berham la vedrai "appagata" e sorridente. Diciamo ben disposta nei tuoi confronti.

    Dopo aver parlato del più e del meno, di come è la situazione sul piano materiale, lui comincerà da prima a sciorinare un discorso su quanto imperfetto e privo di mezzi fosse Gilgamesh, per poi passare alla parte più succosa di tutte.

    «Ho voluto che ci vedessimo qui per un motivo ben preciso. Nella mia permanenza come Vampiro mi sono accorto che, mancava qualcosa. Ho cercato, tentato di comprendere esattamente cosa ti era stato tolto. Non è stato semplice, come quella volta in cui ho aiutato Hypnos, ma non divaghiamo»

    Si ferma per qualche istante per poi riprendere.

    «Dicevamo, pochi mi stanno in culo quanto Marduk e il caso vuole che quell'idiota abbia qualcosa di cui tu hai bisogno. Non so, se sono direttamente i tuoi Gallu o un qualcosa per poterli riavere ma fidati di me, che andare a prendere a calci Marduk non sarà solo una soddisfazione personale, ma ti permetterà di riavere ciò che ti è stato tolto»

    Nasir si alza in piedi e guardandoti negli occhi:

    «Ma lui e tutti gli altri si nascondo. Abbiamo bisogno delle tavole del destino per penetrare nella loro prigione dorata. E il caso vuole che le abbia quella bestia senza cervello di Kingu. Ti va di menare Kingu?»

    Ti porge la mano.

    Sai per certo che anche lui avrà i suoi benefit in tutto questo. Ma si può rifiutare un'offerta così allettante?


    Note del Master

    Ed eccoci, molto molto bene mio caro.
    Tralsciando la scena iniziale, che puoi skippare (a Berham non piace questo argomento) entriamo nel cuore della quest.
    Se hai domande chiedi <3


     
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