[Trama] Right back where we started from - ALL OUT

Pan & Oberon - Atto II

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    QUEST GEA

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    - ALL OUT -

    I




    Scariche statiche riempiono l'aria, mentre strani squarci si aprono e chiudono in continuazione in cielo con prospettive tali da non consentirvi di calcolare la distanza o l'effettiva pericolosità di quei fenomeni.
    Le figure incappucciate si muovono all'unisono inneggiando a signori i cui nomi fanno tremare la Realtà, le tuniche strappate che si agitano al vento e lasciano intravedere la pelle grigia ricoperta da simboli arcani.
    La massa corrotta si asciuga e si compatta. Nell'apparenza mischia le stesse strutture che vi hanno accolti in America, simili a colossali arti e mani, ma questa volta sono fuse a creare un essere massiccio e imponente. I due arti anteriori sono tozzi e si piantano ne terreno creando profonde impronte a ogni passo. Altre appendici fioriscono su tutta la superficie, agitandosi in maniera alternata per mantenere l'equilibrio nella lenta avanzata.

    dKeia6Y

    Orde e orde di esseri insettoidi e altri abomini meno riconoscibili nel loro amalgama anatomico continuano ad affollare il terreno attorno alla creatura, calpestandosi a vicenda e confondendosi nella polvere sollevata dal gigante. Quelli più vicini alle zampe sembrano fondersi parzialmente alla pelle del mostro gigante.

    In quell'istante una comunicazione viene ritrasmessa dai vostri canali audio interni, sfrigolando nell'etere.

    Sono arrivati i rinforzi, signori Araldi. Squadrone 1: supporto al fuoco di linea; Squadroni 2 e 3: ai lati dello schieramento.

    Con un rumore assordante e un lampo di luce, una ventina di individui compaiono a brevissima distanza da quella che sembrerebbe la testa del corrotto gigante. L'energia liberata dai nuclei di teletrasporto si è liberata in una poderosa onda d'urto, sufficiente a sbilanciare la creatura e farla indietreggiare di varie decine di metri sulle goffe protuberanze che la reggono. I nuovi arrivati sono protetti da armature dal sapore meccanico e artificiale. Sei si dispongono subito a intervalli regolari sulla prima linea, mentre gli altri si dividono in due gruppi e volano in direzioni opposte, fino a raggiungere i margini del vostro esercito.

    Sempre che non vi dispiaccia un po' di manforte da parte della Grado. Capitano Samarkand, al vostro servizio. Stiamo stabilendo un perimetro di contenimento, per quanto possibile, ma dobbiamo impedire a questo coso di andarsene troppo in giro.

    La voce esce con una vibrazione metallica da un sintetizzatore, ma in qualche modo trasmette tutta la malcelata eccitazione del capitano, che sfreccia sopra le vostre teste e atterra in testa allo schieramento.

    Agente Gao, - dice rivolto a uno degli uomini del primo squadrone, che indossa un'armatura leggermente diversa da tutte le altre - noi ci copriremo a vicenda. Cerchiamo di tenere occupata questa bellezza o almeno di distrarla per qualche secondo.

    Quindi lo Steel Saint scatta in avanti, nuovamente in faccia al nemico ancora apparentemente stordito, attivando una serie di post-bruciatori sulla superficie della sua strana corazza. Gli squadroni sulle ali dello schieramento iniziano a sparare colpi energetici ad alto potenziale alla base delle zampe, facendo a pezzi i singoli corpi che le sorreggono.
    Samarkand balza e spicca il volo cambiando bruscamente traiettoria e sfrecciando alla sinistra del mostro, per poi compiere una strettissima virata e infilarsi sotto il suo ventre deforme, prima di aprire il fuoco con un cannone sonico posto sull'avambraccio dell'armatura.

    6vgdAlI



    Note Master:

    Arriva la Grado! Si teleportano in faccia al gigante, stordendolo per qualche secondo, sufficiente a schierarsi in tre squadre. Loro li muoverò io per creare operazioni di disturbo, ma ora avete anche il Custode di Thule a darvi manforte.
    Il nemico è un mostrone enorme col solito esercito al seguito, ma sopra la sua testa sono sospesi cinque umanoidi con poteri dimensionali caotici che si sono già dimostrati molto insidiosi. Megacorrotto + Cultisti equivalgono a una Suprema. Le dimensioni del megacorrotto sono quelle massime consentite dall'energia. L'esercito è sempre composto da energie relativamente basse, più o meno pari ai vostri uomini. Le posizioni relative sono queste (la costa è a diversi km alle vostre spalle, era solo per far capire la direzione). Samarkand vi apre la strada creando un bel diversivo. A voi.
    PAN e OBERON: come detto nella traccia precedente avete i vostri eserciti e quelli dei vostri fratelli a disposizione. Dati i numeri in gioco dal lato nemico vi conviene impostare una strategia che comprenda anche loro.
    KORIN: hai a disposizione un sistema di upgrade sperimentale della cloth, sviluppato durante la riparazione. Si tratta di scudi energetici basati sul tuo cosmo che portano la cloth vicina al grado VI, ma si tratta sempre di un prototipo e inoltre ha una durata limitata per tempo e limite di danni.

    Ci aggiorniamo giovedì 21!




    Edited by Him3ros - 24/9/2022, 14:28
     
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    Sacro Custode delle P.R.

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    ITEM# 89-1
    CUSTODE DI THULE
    KORIN
    LONGWEI GAO
    COSMOCROMIA
    AZZURRO
    LVL ENERGETICO
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    alexera12
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    LOG: RIGHT BACK WHERE WE STARTED FROM – ALL OUTLOG# 1

    DESCRIPTION:
    La luna e le stelle brillavano in maniera molto chiara e marcata quella notte nascoste sì e no da un velo di nubi che a stento ne coprivano la folta luce. Anche senza i pochi lampioni accesi sul proprio cammino si poteva ben inquadrare la strada da percorrere per tornare al proprio giaciglio. Ma lui no. Lui era in piedi da circa 32 ore. Missione in esterna, seguita dall’avvistamento ed eliminazione di alcuni corrotti troppo vicini ai confini di Atene, seguiti dal risultato di una scommessa alcolica persa. Aveva solo se stesso da incolpare per essersi fatto trascinare fin laggiù ad assistere a non sapeva bene che cosa.
    Per tutti gli altri era stata una giornata serena con il sole splendente, gli uccellini cinguettanti mentre la sortita fuori dalle mura del Grande Tempio era andata a caccia di un piccolo gruppo di nemici, prontamente individuati ed eliminati, cercando di ritardare - non sviare quello era impossibile - un prossimo attacco alle mura solide di Atene. Lui invece era di rientro da una missione ai confini con la Bulgaria, nemmeno troppo distante a dire il vero, quando intercettò gli alleati decidendo di dar loro manforte.

    Ora osservava con distanza la popolazione che stava divertendosi nell’Odeo di Erode Attico mettendo in scena della musica intervallata da brevi sketch divertenti. Era una cerimonia abbastanza diversa dall’originale Festival di Epidauro che era in voga da prima dell’armaggeddon, ma le tradizioni erano dure a morire e la popolazione meritava un po’ di svago in quei tempi bui. Alla musica seria suonata da quelli che forse erano bravi jazzisti seguì una specie di presa in giro fatta da clown che imitavano, volutamente male, i musicisti stessi scatenando le risate soprattutto dei più piccoli prima di intervallare il tutto con battute e sketch di alcuni comici. Strappavano un sorriso anche all’agente che li osservava con non troppa attenzione dall’anello di posti più alto ed esterno che dava una visione completa di tutta l’area mentre accanto a se’ i vincitori ridevano e scherzavano divorando delle ali di pollo speziato che venivano servite poco fuori dall’arena. Ne aveva assaggiata qualcuna, giusto per riempire lo stomaco e non erano niente male.
    Non ricordava che sua madre lo avesse mai portato ad uno spettacolo del genere. Forse una volta con la scuola aveva assistito ad una rappresentazione teatrale, ma di certo non in un teatro a cielo aperto e dove migliaia di anime prima di lui erano passate e al massimo sua madre poteva averlo portato al circo, ma non ricordava di aver mai visto dal vivo qualcosa del genere. Non era certo di cosa festeggiassero, ma era un bene che almeno loro potessero godere di un po’ di normalità in un mondo distrutto. Due bambini gli corsero affianco e facendo volare alle loro spalle una sorta di filamento, quasi un nastro della ginnastica ritmica, mentre il loro babysitter cercava di star loro dietro, invano.

    La deformazione professionale però gli impediva di godere appieno dello spettacolo: lo sguardo dell’agente passava oltre le luci del palco, direzionandosi piuttosto alle palizzate poste a difesa di quella zona al confine con il territorio stesso della città, e anche più avanti, a tutto ciò che poteva muoversi nell’ombra, fortunatamente chiara, di quella notte.

    Le risate scrosciarono nuovamente tanto che gli fecero quasi perdere il segnale acustico del cercapersone saldamente legato alla cintura a cui era però associato anche una breve vibrazione. Non ci voleva un genio per capire chi fosse il mittente visto che solo la Grado lo contattava così, ma mai si sarebbe aspettato di trovare una chiamata all’azione con un codice viola. Qualcosa stava bollendo nel pentolone della Fondazione, ma quel segnale significava solo di liberarsi dagli altri impegni e di tenersi pronti per future comunicazioni che potevano arrivare in pochi minuti o in diverse ore. Si mosse istantaneo verso chi di dovere per informarli del cambio di programma per il giorno successivo.

    Giunto al monolocale assegnatogli, che ancora non riusciva a chiamare casa, iniziò a fare le valigie per ogni evenienza, immaginandosi quali sortite potevano nascondersi dietro a quel codice viola. Lo sguardo continuava a cadere sul cercapersone in attesa di quel segnale che l’avrebbe fatto passare all’azione. Si adagiò sul letto in cerca di un minimo risposo, ma, nonostante la stanchezza, gli occhi faticavano a chiudersi. E se poi il messaggio arrivava senza che lui lo sentisse? Lo sguardo vagò per ore tra il soffitto e l’inerte cercapersone sul comodino, si rigirò sulla branda diverse volte, ma alla fine il bisogno ebbe la meglio conducendolo ad un sonno senza sogni. L’aggiornamento successivo arrivò come una sveglia solo diverse ore dopo, quasi all’alba.

    Raggiunse l’ambasciata della Fondazione nella città di Rodorio, dove già avevano preparato tutto per il suo arrivo e da qui lo spedirono con il teletrasporto presso una base operativa sconosciuta dove fu subito avvicinato da una scienziata che lo avrebbe condotto per gli interminabili labirintici corridoi fino al cuore scientifico della base dove avrebbero eseguito dei test sulla sua persona e sulla cloth che vestiva. Le infinite misurazioni furono coadiuvate da una nuova schiera di scienziati che rivelarono uno strano marchingegno scheletrico. Decifrando le parole tecniche più semplici ed ignorando logaritmiche espressioni quella cosa era un prototipo che avrebbe dovuto indossare sopra la propria cloth al fine di renderla temporaneamente più resistente. Era una nuova invenzione che stavano testando o qualcosa di simile, loro non erano chiarissimi e il tempo poco.
    Richiamò l’armatura del Fondatore vestendola senza sforzo alcuno prima che lo squadrone lo circondasse di modifiche per adattare l’esoscheletro alla sua esile fisionomia; per certi versi gli ricordò la calibrazione della Artemis, per altri si sentiva un pacco regalo che stava venendo incartato. L’invenzione si ancorava ai vari pezzi della cloth e generava un sottile scudo energetico che avrebbe dovuto alleggerire i colpi in arrivo disperdendoli in maniera non dissimile a come facevano i sigilli. Gli scudi erano a detta loro riforniti da una batteria somigliante a quelle usate dalle steel cloth e che le mantenevano attive per pochi minuti se esse fossero state scollegate dalla rete di ritrasmissione cosmica. Avrebbe dovuto ricaricare la pila lui stesso se non volevano incappare in un’interferenza tra due cosmi diversi e doveva essere estratta dallo scheletro per poter essere ricaricata, operazione impossibile da fare durante la missione. Tanti cons ruotavano attorno a quella struttura metallica, ma era chiaro che la sua presenza fosse mandatoria a qualunque cosa avessero in serbo per lui.

    Chiuse gli occhi lasciando scorrere il proprio potere all’interno del cilindro avvertendo una sensazione strana, come tanti sigilli piatti che andavano accumulandosi strato per strato dentro il contenitore. Era una visione così assurda pensare di versare una fiamma - così il cosmo veniva spesso rappresentato - facendolo agire alla stregua di un liquido. E Che fatica. Non era nemmeno a metà e sentiva il corpo sfibrato. Riempire tutto quel contenitore prese un’enorme parte del suo potere e una volta che fu pieno venne immediatamente montato nella struttura con pochissimi sforzi prima di passare alla calibrazione. Korin richiamò nuovamente il proprio cosmo e, sebbene gli scudi dessero un segnale di interferenza con il suo cosmo quasi stessero agendo da barriera contro la sua stessa volontà, il flusso lasciò il suo corpo. Sembrava appena più difficile, come se dovesse vincere un’ulteriore resistenza, ma poteva combattere; bastava solo abituarcisi. Provò anche a collocare dei sigilli di resistenza sulla cloth per studiare le controindicazioni che lo scudo potesse avere su di essi, ma anche lì nessun problema.
    Seguirono quindi altri test: gli spararono addosso da più angolazioni, gli chiesero di proteggersi attivamente ora e di non farlo poi, di testare i movimenti, redarguendolo che non avrebbe potuto ripristinare gli scudi in caso fossero collassati per i troppi colpi. Un’interfaccia visiva collocata a mo’ di monocolo sull’occhio destro avrebbe aiutato a comprendere lo stato dell’esoscheletro.

    Durante tutto il tempo Korin poté anche assistere anche all’arrivo di alcune squadre di steel saint in armatura pesante provenienti dalle più disparate basi di tutto il mondo ed ognuna delle armature aveva bisogno di tempo per essere controllata e ricaricata prima della battaglia.
    Per radunare così tanti esperti era successo qualcosa di grosso, enorme. Un nuovo assalto come quello in Giappone? No, sembravano troppe poche unità e non si sarebbe rimasti ad aspettare tutto il gruppo. O magari si stavano preparando ad ondate diverse che partivano da più punti? Oppure era qualcosa di più contenuto, ma comunque enorme? E perché lo stavano bardando con una nuova armatura? Quanto era pericolosa la minaccia là fuori?

    Osservò i volti dei guerrieri che si armavano di questo o l’altro modulo o core nelle pesanti armature d’acciaio; c’era del nostalgico nel rivedere quella scena poiché gli riportava alla mente il proprio periodo da steel. Aguzzò la vista, magari qualcuno indossava una nuova versione della sua Artemis; ne trovò una simile, ma non era lei. Oltre a quell’armatura azzurrina ne mancava anche un’altra super riconoscibile ai suoi occhi, la Jupiter di Highball. Il colonnello non era presente. Era impegnato altrove? Stava partendo con un gruppo diverso? Non avevano reputato necessario chiamarlo? Gli era successo qualcosa? La sua assenza poteva voler dire tutto e niente. Magari il colonnello veniva ingaggiato solo per missione da codice nero? O era impegnato ad addestrare la nuova generazione di steel visto che aveva perso il suo precedente allievo?
    La preoccupazione per l’ex comandante veniva intervallata dalle occhiate curiose di quei guerrieri che forse avevano sentito solo di sfuggita la notizia di un nuovo custode o che si interrogavano sulla presenza di un saint in quella missione o ancora, come molti altri, sulle capacità di un tale cucciolo di guerriero. Furono proprio loro ad offrirsi volontari per ulteriori test, a metà tra la curiosità e la necessità di velocizzare tutti gli iter.

    Dopo diverso tempo entrò nella sala anche un altro condottiero pronto a vestire la propria armatura che lo stava aspettando già da un oretta o più in un angolo protetto. Il capitano Samarkand si schiarì la voce presentandosi e richiamando tutta la ventina di anime sull’attenti solo per spiegare la situazione per il quale tutti erano stati convocati e la missione che ne seguiva.

    Erano stati disposti in stand-by dal comando centrale, pronti a sbarcare in America, patria di Highball, l’unico territorio che era definito off-limits da chiunque, quasi come se tutto il male del mondo fosse sfociato da lì. Aveva vagamente sentito di piccoli tentativi molto circoscritti di un ritorno sul continente americano, ma non aveva udito di alcun risultato eclatante. O tutti i tentativi erano falliti miseramente, o erano cose di così poco conto che non valeva la pena di informare uno così basso in grado come lui. Era un regione che lui considerava così fuori dal mondo che non avrebbe mai pensato di metterci piede così presto. Di certo non si immaginava di poter andarci prima di aver epurato tutto il male della Grecia, dell’Europa, forse Asia che era già parzialmente libera, Africa addirittura, perché tutti quelli erano continenti molto vicini. Ma la distante e dimenticata America? Mai.
    E invece eccolo in riga accanto a suoi pari e superiori ad ascoltare il rapporto di guerra. Non aveva ancora fatto nulla eppure sentiva le dita scivolare contro le sorelle per il sudore della tensione che andava crescendo. La situazione laggiù era tutto fuorché rosea, ma a quanto pareva gli Eletti di G.E.A. avevano ingaggiato il nemico nei pressi di Sacramento in California. A detta del capitano erano stati gli Araldi a chiedere rinforzi, forse proprio quell’Amaterasu di cui aveva sentito tante voci, tra cui quella di un supposto incontro tra le sue forze e il Gran Sacerdote dove si diceva egli tentasse di stabilire alleanze con ogni casta per superare le divergenze eterne e unirsi tutti contro il male comune. Era per questa sortita che stavano reclutando alleanze? Difficile a dirsi, ma di certo non aveva sentito nessun allarme proveniente dal Grande Tempio la sera prima e la mattina che l’aveva lasciato. Che poi Amaterasu non era lo stesso Araldo che era corso in aiuto della Grado in Giappone? Gli pareva di ricordare qualcosa di simile dai racconti del suo ex comandante Highball, ma nulla di certo per un novellino senza autorizzazioni come era al tempo; non che le cose fossero cambiate da quanto era stato forzatamente trasferito a Rodorio. Maledetto Rain… e ancor più maledetto cosmo.

    Highball. Presente in America o meno doveva combattere anche per lui, per liberare la sua casa. Il colonnello aveva fatto tanto nei suoi confronti, dar man forte all’esercito era il minimo che potesse fare per ricompensare la fiducia che aveva avuto in lui, anzi era necessario per ripagare il “tradimento” nei suoi confronti. Non gli aveva fatto pesare affatto la sua frustrazione dopo quanto era successo a Yaroslavl, eppure, nel mezzo della foschia che erano i suoi ricordi dell’evento, rammentava il suo sguardo emblematico, rimbombavano le sue fioche parole “Perché proprio lui”. Già, perché? Perché quella maledizione doveva scorrere proprio nelle sue vene? Perché non poteva rimanere una persona qualunque limitata dal core di una delle tante armature che lo affiancavano? Perché il destino era stato tanto crudele? Quale grande colpa stava espiando nell’indossare le sacre vestigia che furono del Fondatore?
    Non importava, era passato. Qualunque cosa fosse successa doveva andare avanti, doveva migliorare, doveva riparare la fiducia infranta, anche se farlo richiedeva andare nella tana dell’orso e uscirne vivi. Non si aspettavano che tutti loro sopravvivessero, si sperava ovviamente, ma la prospettiva dell’espositore era quella di una missione apertamente suicida con lo scopo di, bho, rimediare ad un errore fatto dai G.E.A.? Contenere la minaccia contro cui si erano lanciati? Soccorrerli? Creare una zona di contenimento dell’area liberata? L’idea era quella di contenere, come sempre ovviamente, ma il risultato sarebbe dipeso solo da ciò che avrebbero trovato sul luogo.

    - - - - - - - - - - - - - - -



    90 secondi al salto, li chiamò il capitano e la squadra si strinse sulla pedana. I motori delle steel cloth cominciarono a girare più forti e Korin avvolse una banda di simboli attorno al proprio corpo in maniera tale da potenziare se stesso oltre che la propria cloth, mentre il countdown davanti a loro procedeva spedito. Sentì i muscoli rilassarsi e indurirsi allo stesso tempo, come se una dura pelle squamata lo stesse avvolgendo. Samarkand in testa diede le ultime indicazioni con un tono fin troppo eccitato per uno che rischia la morte, prima che gli addetti fecero cenno del via libera: Il collegamento con la destinazione era stato stabilito e lo spazio si stava piegando per consentire il loro passaggio.

    DMS Lat: 38° 34' 32.7504'' N
    DMS Long: 121° 28' 43.8636'' W
    Sacramento, California, USA.


    Il campo mutò davanti a loro, trasformando la grigiastra sala in un territorio a cielo aperto, o meglio fin troppo coperto da nuvole sanguinanti per un sole morente che si tuffava nell’oceano.
    Il loro improvvisato arrivo sconvolse le energie in campo tanto da costringere lo sciame di corrotti e cultisti ad arretrare di diversi metri. Mentre i cavalieri d’acciaio erano pronti con le proprie turbine che li sostenevano in volo, il piccolo meteorite blu cadde a terra impattando in una zolla libera tra i corpi dei loro alleati più o meno umanoidi o facenti parte del folklore dei vari popoli. Prima ancora che Samarkand potesse dare il via alle operazioni ognuno andò a radunarsi con il proprio team come stabilito in precedenza. Il capitano discese e si presentò agli araldi, dando un breve attimo al sottoposto per squadrare quei famosi G.E.A. che avevano richiesto assistenza. Quale di loro era quel famoso Amaterasu? E chi erano gli altri? Non avendo mai avuto contatti diretti con la stirpe di Madre Terra era strano sentirsi bombardato da così tanti cosmi diversi e affini. Gli pareva di sentire quattro, forse anche cinque sapori diversi sul palato del cosmo che andavano ad aggiungersi al sapore neutro che permeava le steel cloth. La loro fiamma unita bruciava di mille lingue di fuoco, ognuna con la propria sfumatura di colore. Era una potenza immane, ma era uguagliata, anzi superata dalla corruzione, la cui fiamma bruciava ancora più tossica.

    Spostò lo sguardo lungo la linea nemica che stava avanzando contro di loro, spietati come sempre. La carne da cannone pareva muoversi a sincrono con le onde dell’oceano accompagnata da un gigante di mani unite in una forma aracnide, o gli spiriti solo sapevano cosa fosse quella cosa; non si poteva dire che la corruzione non avesse fantasia. Quei mostri erano talmente tanti che coprivano l’orizzonte e tutto coraggio che si potesse avere in quel momento. Sopra di loro qualcosa levitava in cielo, figure umanoidi dai vestiti logori che sembravano star cantando qualcosa in cerchio sopra la bestia. Era quella la terribile visione a cui si era assistito anche in Giappone? Era meglio? Peggio? Non poteva dirlo, ne leggerlo con certezza nei volti degli alleati dubbiosi quanto lui sulle loro possibilità. Un guizzo di luce di quello che poteva essere un fulmine che squarciò le nubi lasciando impresse su di esse una cicatrice irregolare i cui lembi tendevano ad allontanarsi l’uno dall’altro. Aveva già visto qualcosa di simile. Che fosse un varco dimensionale? Un altro e un altro ancora. Tanti varchi dimensionali che si aprivano e chiudevano a ritmi casuali con direzioni assurde, lasciando intravedere paesaggi distopici molto diversi fra loro. Non sarebbe stato meglio tentare di chiuderli prima che da essi potesse uscire qualcosa di ancora peggiore? Era la corruzione che li causava? Era il canto di quegli umanoidi malati o era un evento normale per le Americhe?

    « Agente Gao, noi ci copriremo a vicenda. Cerchiamo di tenere occupato quel coso o almeno di distrarlo per qualche secondo.» Lo sguardo tornò rapido sul comandante appena questi si appellò direttamente a lui. Eccolo il suo ordine, il compito per cui era partito assieme alla squadra. Non capiva da dove potesse provenire tutta l’eccitazione del capitano, ma di certo quell’uomo non sapeva o non poteva distribuirla a lui. Forse era solo un’impressione sbagliata, ma in lui percepiva l’ansia di stragi e di morte più che di salvezza e liberazione. « Sissignore. Le sono dietro. » Rispose lapidario seguendo il suo repentino gesto atto a lanciarsi nella mischia. Ovvio che gli avrebbe guardato le spalle, non serviva nemmeno da ordinarglielo, era uno dei tanti insegnamenti impartitigli da Highball; Sapere di aver qualcuno che teneva a te era una delle cose più importanti per il morale e la buona riuscita delle operazioni. Ecco, aveva di nuovo pensato a lui. Lui sì che avrebbe saputo dargli la giusta carica.

    Il capitano, più veloce ed in aria, si lanciò alla sinistra del mostro, quindi sembrò virare per passargli sotto. L’gente cercò di seguirlo caricando dritto per dritto - non la migliore delle scelte, ne era consapevole – ma cercava di tagliare per stare dietro alla potenza più alta che poteva sprigionare la steel cloth del comandante. Aizzò il suo cosmo pronto ad ingaggiare gli avversari che gli ostacolavano il passaggio e le fiamme azzurre splendettero attorno a lui rilasciando piccole scintille di diversi colori attorno alle quali iniziarono a formarsi frammenti di ghiaccio che crebbero divenendo grossi e affilati come dei piccoli pugnali che il custode avrebbe scagliato indistintamente verso le zampe del mostro e qualunque conglomerato di corrotti fosse o passasse da quelle parti appena avesse raggiunto i dieci metri dai piedi del gigante. La bordata di brina avrebbe dovuto ferire, magari allontanare i corrotti più piccoli, o comunque dar loro abbastanza fastidio da evitare che questi potessero tentare di attaccare il capitano durante la sua pericolosa manovra.

    Con una svolta repentina sarebbe poi schizzato verso il lato destro del mostro, quello da cui supponeva di veder uscire il superiore, evocando nella sua mano un grumo di cosmo armeggiato espertamente dalle dita che lo tessevano e trasformavano in un lungo filamento di nomi e concetti aggrovigliati tra loro a mo’ di gomitolo. Un piccolissimo universo andò formandosi nel palmo della sua mano che elaborava una nuova regola per lo scorrere del micro e del macro cosmo. Un cappio di linee, nomi e concetti fu la risultante di quel frenetico moto che inscriveva le pure idee di velocità, tempo e coordinazione in un unico disegno. Una volta completo avrebbe tentato di lanciare il lazo di sigilli addosso al mostro mirando alle appendici più vicine all’ipotetico punto di uscita del capitano, cercando di limitarne i movimenti per evitare che queste potessero, tra le altre mille possibilità, afferrare il superiore al volo. Avrebbe quindi cercato di spostarsi all’indietro allontanandosi dalle immediate vicinanze della bestia e delle sue infinite zampe, ma tenendo il fianco destro del mostro e la figura del comandante bene in vista.

    « Non mi piacciono quei tipi volanti. » Avrebbe poi commentato diretto indistintamente al superiore e ai compagni. Quei loschi figuri non sembravano far parte dell’esercito di G.E.A. ed emanavano un olezzo diverso, caotico. Il loro sapore era discorde anche rispetto ai corrotti, ma non sembravano affatto attaccati da quelli che sorvolavano. Possibile che giocassero nella stessa squadra? « Ordini? »


    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:Perfetto. Buff Resistenza
    STATO MENTALE:Concentrato e carico di tensione.
    STATO CLOTH:Intatta e Indossata. Protetta da un esoscheletro rinforzato e sigilli.
    RIASSUNTO:Surprise mother-geas! Let’s get down to business.

    Nelle 24 ore e passa precedenti ho avvolto la cloth in sigilli e un ulteriore buff sulla mia persona cercando di rendere entrambi più resistenti.
    Durante lo scontro vero e proprio mi avvicino dritto per dritto al mostrone e sparo dei punteruoli di ghiaccio contro le sue zampe e i corrotti che ci sono in mezzo [AF], quindi mi sposto verso il fianco destro del gigante e gli scaglio un sigillo di vincolo avanzato (vedi le tec sotto anche se sai meglio di me come funzionano i sigilli) per tentare di intaccare la velocità a cui si muove quella specifica parte del corpo cercando di creare uno scompenso che vada ad inficiare la coordinazione del corpo tutto [AD]. In seguito mi allontano.

    升天 象征 (Shēngtiān Xiàngzhēng) : Sigillo di Potenziamento – supporto.
    Questi sigilli hanno lo scopo di migliorare le capacità fisiche, mentali o dell’anima di una persona, ma solo uno per turno e il miglioramento non può eguagliare resistenze ne attacchi straordinari, tantomeno attacchi e difese portati ad energie superiori. Possono essere applicati sul creatore così come su qualsiasi altra persona il creatore voglia. Questa tecnica si mostra graficamente a seconda del suo obiettivo perché i contenuti scritti nel sigillo variano a seconda dell’aspetto fisico, mentale o spirituale su cui va ad agire, perché diverso è il modo di “scrivere” l’obiettivo nel sigillo. In particolare sono sigilli piatti, molto piccoli che si posizionano in punti specifici del corpo a seconda di cosa influenzano. Sono sigilli che si mostrano come pulsanti quando attivi. Rilasciando una sottile aura azzurrina che si diffonde lungo tutta l’area da loro influenzata.

    -身体 (Shēntǐ): il sigillo del corpo permette un più facile scorrere del cosmo nel corpo dell’obiettivo. Come adrenalina permette al corpo di sostenere carichi maggiori senza sentire la stanchezza o il dolore. Può inoltre targhettare una sola area specifica, come un arto, consentendogli di sferrare pugni più forti, o correre più rapidamente, o avere una maggiore resistenza agli attacchi fisici. Non può eguagliare chi ha resistenza/forza/velocità straordinaria, ma è comunque un buff rispetto ad un avversario dello stesso livello energetico sprovvistone.


    约束 象征 (Yuēshù Xiàngzhēng) : Sigillo di vincolo avanzato – offensiva/difensiva
    Questa tecnica si mostra graficamente a seconda del suo obiettivo perché i contenuti scritti nel sigillo variano a seconda dell’aspetto fisico, mentale o spirituale su cui va ad agire, perché diverso è il modo di “scrivere” l’obiettivo nel sigillo. Quando un sigillo disegnato e applicato sul bersaglio viene attivato rilascia delle catene cosmiche fatte di lettere e simboli azzurrini che si avvinghiano alla creatura portante il sigillo. Le catene provocano una sensazione di stritolamento, causando danni da costrizione e strangolamento, danni che si intensificano se il nemico prova ad opporvicisi, ma non sono catene reali che possono essere aggrappate e tirate.
    - 身体链 (Shēntǐ Liàn): la catena del corpo tenta di limitare una, per lancio di tecnica, caratteristica fisica del soggetto a cui si lega. Potrebbe instaurare una sensazione di fatica o ridurre la forza fisica, velocità, resistenza del soggetto intrappolato, così come può disturbarne la coordinazione l’equilibrio. Essendo che queste catene agiscono direttamente sul corpo e non sul cosmo portano all’estremo il controllo della mobilità articolare che era già fattibile con i sigilli di vincolo base. Sono le catene di simboli più visibili in quanto si annodano attorno alla parte del corpo che è stata targhettata in maniera ben visibile, scrivendosi tutto attorno.


     
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    Atto II - Prima Scena






    Cos’è il Caos?


    ll Caos è il male gratuito, non inevitabile, che non porta a niente. Il piacere egoistico, la distruzione pura, la non-morte, il controllo dissennato. È la mancanza di senso, la mancanza di scopo.

    La loro opposizione.


    Sono i nomi cantati in una litania blasfema che inquinano il Codice, che seducono la Vita fuori dagli schemi non per libertà ma per eterna tirannia di una esistenza vana. Non una variabile impazzita, un intero algoritmo che fagocita tutta l’equazione portandola a risultati da non considerare.

    Ogni nome, il semplice nome, un elemento che sconvolgere il Sistema, una nota distorta che distrugge l’armonia del creato. Un canto che con a sua sola presenza altera la realtà, violenta lo spazio-tempo.

    Un ode.


    Malal, Khorne, Nurgle, Slaanesh.
    Tzeentch.




    Sono nomi che fanno esplodere ogni cellula del corpo di Oberon, che freddo fissa le cinque figure che sporcano il cielo che non gli appartiene di un pianeta che li rifiuta per il loro tradimento.

    Così, come l’esercito dei Corrotti e il gargantuesco abominio insozzano la terra a ogni loro passo. Avanzano lentamente, verso l’esercito di G.E.A. nel momento esatto in cui qualcosa accadeva alle loro spalle, in cui il cosmo della Fine e dell’Inizio non diventano che un eco perso in un vortice antico.



    Inutile illudersi, la situazione non era delle migliori.
    Una conferma dei suoi timori da quando era iniziato tutto questo.



    Echi mentali di sgomento come onde in un lago si spandevano fra le file delle truppe, in un silenzioso momento di attesa da parte dei due Araldi ancora presenti.

    Oberon sembrò tentennare... ma non ridusse il suo cosmo, né arretrò.
    Più che un sussulto di paura, era un tentativo di contenere una carica altrimenti troppo istintiva.


    Perché per la prima volta in mesi, le catene dei dubbi diventavano tela di ragno sospinta dal vento.
    Il suo ruolo, la sua parte, cucita sulla sua pelle e sulla sua armatura.

    Niente grandi spiegazioni filosofiche, motivazioni complesse, discorsi inutili. Era naturale, naturale come respirare, mangiare o giocare.


    Lui era l’Equilibrio, e insieme i suoi fratelli erano gli Araldi di G.E.A.
    E il loro scopo era distruggere il Caos.


    Espanse il suo cosmo, deframmentando e rimettendo in ordine le piccole particelle di creato dell’ologramma universale, pizzicando la ragnatela invisibile agli occhi di tutti. Ombre di farfalle e insetti sciamavano su di essa, vibrando di speranza e di consapevolezza. Come per opporsi all’oppressione del Caos, come per cullare chi aveva scelto di seguirli, come per far sentire la sua presenza al fratello. E oltre.



    Perché non erano i soli contro questo Male.

    Perché la natura ha la Necessità, ma gli uomini hanno la Speranza.





    Esplosioni di energia squassavano l'aria e l'ergersi del colosso, annunciando la comparsa di un'altra forza in gioco, richiamata dai legami che la Spada di G.E.A. aveva stretto nelle sue gesta.

    Il Pianeta chiamava, i figli che rispondevano al nome della Fondazione Grado avevano risposto.



    Qui Oberon, capitano Samarkand, sir Gao… benvenuti a voi e ai vostri uomini - rispose telepaticamente il re dei sidhe, con un sorriso di sincera contentezza - Assolutamente.

    Estirpare le forze del Caos è un piacere, e privarne gli amici sarebbe alquanto indecoroso da parte nostra. Che non si dica che gli Araldi siano privi di educazione.

    Eseguite le vostre manovre e non fate disperdere questo putridume... mentre noi vi doneremo uno spettacolo senza precedenti.




    Mentalmente l'esplosione di cosmo investì il campo di battaglia, una onda di puro, perfetto, vibrante Ordine diretto verso i cultisti al fine di disorientare la loro falsa armonia e fargli capire che non avevano davanti una comparsa, ma colui che riceverà una ovazione al calare del sipario.

    E insieme a tale messaggio, parole furono sentite in ogni uomo, donna, umano, sidhe… Chiunque.



    INFINITI STENDARDI RICOPRONO IL CAMPO DI BATTAGLIA!

    INFINITE VITE SI INTRECCIANO NELLA TERRA DEL SACRAMENTO!

    COMBATTETE NON PER L'OBLIO, MA PER IL CIBO CHE MANGERETE, L'AMORE CHE VI ASPETTA, IL FIORE CHE CRESCERÀ SULLA VOSTRA TOMBA!


    FATE SENTIRE A QUESTI ABOMINI IL RUGGITO INFINITO DEL VOSTRO CUORE!



    AGHARTA GU BRATH!





    Un boato segui l'incitamento del re delle fate. Sgraziato, cacofonico, di innumerevoli lingue, sensazioni, motivazioni ma più vero e unito.

    Sembrò, anche solo per un attimo, coprire il canto del Caos.





    Rapidi avanzavano diretti verso i pesci piccoli, aprendosi in due ali non compatte per stringere in una morsa ai lati e nelle retrovie l'esercito dei corrotti, sfruttando il momento di distrazione della bestia a causa di Samarkand.

    Le spade dei kami e la serpe del nero guidavano le loro corti, veci dei loro signori, e insieme a loro la Corte del Nero, le Orde dei Sidhe, l'esercito del Rosso, le Fronde del Verde.

    Colori vibranti, coperti dalla tenue fata Morgana tessuta dalla Foresta Innominata. Miraggi che non nascondevano forma e presenza, ma confondevano la loro posizione agli occhi del nemico.

    Occhi che avrebbero avuto difficoltà a seguire la loro carica, con Heng'e con la propria spada tagliò lo spazio insieme alle litanie funeree delle Zorya, accorciando il concetto matematico stesso di distanza.


    Per non dare tempo di prepararsi, tempo di capire.


    Tempo di reagire quando Sampitalakamui conficcò la sua spada nel terreno, insieme alle picche dei coboldi e le radici delle driadi, provocando un bradisismo del terreno che fece abbassare rapidamente il suolo sotto alle pseudo-zampe dei corrotti.

    Probabilmente sbilanciati, quasi sicuramente un facile bersaglio dei tiratori di ogni corte che fece piovere un nugolo di proiettili cosmici.


    Forse nella loro mente alveare avranno chiesto supporto alla loro gigantesca parte distaccata, o al circolo del Caos. Ma anche loro erano prede, e se il Popolo di G.E.A. e i soldati della Grado lottavano, gli Araldi e il Custode di Thule non erano lì per guardare.

    Il gelido guardiano si era diretto per tentare di colpire e sigillare il colosso con tecniche che gli ricordavano il suo incontro con il Triangolo, ma diversi. Come detto, non una comparsa, ma come guerriero.



    Così come Oberon, non solo un Re o un Guardiano.
    Ma un Soldato.


    E il mondo era la sua arma.




    weapon





    Isole di roccia emersero dal terreno circostante, mosse da una massiccia energia mentale un rivolo di sangue usciva dalle narici del ragazzo, sfruttando il suo dominio sulla materia fisica al suo massimo.






    A me piacciono anche di meno - sibilò nella mente del cavaliere, affaticato dallo sforzo - Sono cultisti del Caos e stanno aiutando la corruzione. Potrebbero controllare le dimensioni, quindi aspettati attacchi a 360°, geometrie non euclidee e leggi della fisica alterate.

    Il mio consiglio è stare attento a possibili colpi riflessi, per il resto mena fino a quando non smettono di respirare! Io cerco di attirare la loro attenzione!



    I giganteschi macigni come meteore sibilarono nel cielo, diretti sui cinque sacerdoti blasfemi, per schiacciarli e stritolarli sotto tonnellate di terra… ma come aveva detto a Korin, doveva aspettarsi l’inaspettato con loro.


    E quindi gli avrebbe dato un piccolo tocco di “Caos”, se tanto gli piaceva.


    Alzando le mani al cielo, i macigni si rivelarono illusori, ma solo nella posizione e nello stato in cui si trovavano. La roccia, frantumatasi al di sopra delle loro teste in migliaia se non milioni di pezzi più piccoli sfreccianti a velocità assurde, seguendo strane e complesse orbite a spirali, ellissoidi e raggi intrecciati in una confusione assurda legata a una matematica ignota ai cultisti.

    Anche modificando lo spazio o teletrasportando via parte dell’attacco in qualche modo, era difficile concepire una situazione in cui avrebbero potuto gestire la cosa senza concentrarsi solo di lui… lasciando spazio agli altri di attaccare.






    - PG: Oberon [Scheda]
    - Energia: Blu
    - Abilità: Illusioni Complete, Telecinesi
    - Stato: Darian bucata e incrinata, provato (momentaneamente) dall'uso eccessivo di cosmo.
    - Riassunto

    ESERCITO - Le truppe avanzano sfruttando un piccolo aiuto dei png dotati di abilità dimensionali e illusioni ambientali (DIV) per arrivare davanti alle truppe nemice in una manovra a tenaglia riducendo i rischi di essere bloccati. Qui gli elementaristi terra creano un picollo terremoto + abbassamento del terreno (AD) per fargli perdere l'equilibrio e metterli sotto tiro di tutti i cannoni, armi di energia, fucili, lance, freccie, tric e trac disponibili (AF). Immagine schifosa per indicare il movimento.


    OBERON - durante il discorso fa una onda di shock mentale (AD) ai cultisti per disorientargli e fargli capire che hanno a che fare con un vero magus e poo sollevo svariati macigni giganteschi sfruttando al massimo del cosmo. Una illusione ambientale fa pensare che li scaglio di ignoranza verso i cinque dell'ave Slanesha, ma in eraltà disentegro l'enorme quantitativo di roccia e con la telecinesi inizio a muovere il tutto a grande velocità su vari pattern (in modo da non controllare ogni roccia singolarmente e risparmiare un po' di energia) che si intrecciano in modo caotico in modo tale da rendere difficile possibili difese e/o buncer. Con questo spero di tenere ocupati i cultisti/farli concentrare su di me mentre gli altri menano a loro o al gigante manone.





     
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    Che cazzo è la Grado?
    Chi cazzo è sta gente?


    Prima di quei pensieri, prima della spaccatura spazio-dimensionale che gli si era manifestata davanti, i suoi pensieri erano concentrati su altro: Si stava chiedendo come massimizzare le sue capacità per fermare la massa immonda che li stava attaccando, una massa che aveva preso forma, un'energia che era capace di danneggiare la psiche di un guerriero semplicemente esistendo. Il suo cosmo non smetteva di brillare, riscaldando il suo corpo sotto la darian, vaporizzando il sudore, pizzicando alcune dei suoi recettori nervosi per tenerlo sul chi vive. Era circondato da gente che era ad un passo dal morire per lui, dal suono di proiettili ed esplosioni, dalla musica malefica di una melodia che sarebbe dovuta essere dimenticata.. L'elmo della Darian si ritirò, permettendo a Dennis di strofinarsi la faccia, di pulirsi le palpebre dal sudore acido che gli stava finendo negli occhi. Un secondo, un semplice secondo di sollievo.
    Si, la Grado, gli avevano spiegato cosa fosse. Non che fosse enormemente interessato all'inizio, ma era un'informazione vitale per la gestione delle sue informazioni. Non aveva tempo di valutare gli intrinsechi motivi della loro presenza qui, motivi che andavano oltre il bisogno di sopravvivere. Si diede uno schiaffo sul viso per resettare il treno di pensieri, aveva bisogno di un momento di lucidità.

    Huli! Disse, dopo aver acceso il comunicatore?

    Presente.


    Fai ritirare le truppe con armamenti convenzionali, concentratevi nel mantenere la distanza e continuate il bombardamento con armamenti di classe S. Non permettere a nessun cosmodotato di avvicinarsi, digli di contenere la posizione del mostro che abbiamo davanti e come supporto per le truppe della corte delle Fate. Fate passare il Ragno D'Oro in modalità d'attacco.

    Roger that.

    Il suo comando modificò il comportamento del suo esercito quasi istantaneamente. Dalle pallottole ed esplosivi convenzionali si passò a fasci di luce, deflagrazioni cosmiche e proiettili che potevano essere definiti magici, sempre mantenendo la distanza, sempre cercando di strappare la terra sotto i piedi, bruciando e colpendo ogni singolo essere che cercasse di avvicinarsi, di espandere la loro immonda presenza sul regno di Gea, avrebbero combattuto fino a quando avrebbero avuto aria nei polmoni.
    Pan era simile, ma con qualità polarmente diverse: Una macchina biologica nata solo per fare del male a chi gli si parava davanti, capace di strappare pelle e ossa, di divorare mostruosità senza nome. Lui era nato per quel campo di battaglia, per sanguinare sulla terra bruciata, per rimanere in piedi nonostante i femori rotti e la mascella mancante. Non era una questione di volontà per lui, Pan era stato costruito per quello, era nato per quello.
    Il cosmo selvaggio e rumoroso del Re delle Bestie si manifestò intorno a lui, lo coprì come uno sciame di insetti, riempiendo l'aria dei simboli G A C T A . La distanza tra l'uomo e la bestia si accorciò fino ad annullarsi, il metallo della Darian divenne parte di lui, il suo corpo reale vide di nuovo la luce. Pan si mostrò nella sua vera forma davanti al Caos, davanti alla Grado, davanti al re delle fate.
    Si posizionò davanti all'abominio gigante, quasi perpendicolare ad esso. Assunse una posizione da atleta, da scattista dei cento metri. Fissò per un secondo quella mostruosità circondata da folli, per poi partire.
    Una corsa, abbastanza per coprire metà della distanza che lo separava da quella “cosa”. Arrivato a metà, avrebbe compiuto un balzo in avanti e si sarebbe letteralmente tuffato nel terreno mentre una gran quantità di cosmo corrosivo. Il cosmo avrebbe reso il terreno una poltiglia nella quale Pan avrebbe nuotato alla cieca. Sarebbe stato come muoversi nella melassa, ma Pan era l'araldo della Forza, sarebbe andato in avanti, anche alla cieca, e quando avrebbe sentito il fulcro dell'energia del caos davanti a se, avrebbe sprigionato una quantità gigantesca di cosmo corrosivo, una vera esplosione di necroenergia sotterranea imbrigliata nella forma di un pilastro, un inferno di terra, roccia e marcescenza nato proprio sotto i piedi di quei mostri. La Madre terra avrebbe aperto le sue fauci e li avrebbe attanagliati, divorati e imprigionati con uno degli esseri più pericolosi dell'universo, che li avrebbe aspettati sul fondo del cratere.


    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA NERA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Rigenerato dopo esserci rifocillato, stanco
    MENTALMENTE - BOMB
    STATUS DARIAN - indossata, enormi crepe sparse su avambracci e dorsali, vere forma

    RIASSUNTO AZIONI - Mentre relego le truppe ad azioni di supporto con armi cosmiche a distanza, vado all'offensiva scattando in avanti, tuffandomi nel terreno usando il necrocosmo per nuotarvici dentro tipo Mirio di MHA ma molto più violento, per poi arrivare sotto al big boy ed esplodere in un rilascio di energia necrocosmica.

    >Ma non hai descritto la fuga

    No. No I didn't.

    ABILITÀ -

    Loxosceles reclusa.

    Il ragno eremita marrone, come la maggior parte della famiglia Sicariidae, ha la particolarità di trasmettere una condizione patologica nota come Loxoscelismo, una patologia che provoca necrosi nei tessuti, condizione tanto rara da essere estremamente difficile da curare ed addirittura diagnosticare
    Il cosmo selvaggio di Pan può interfacciarsi con tale capacità, diventando un agente necrotico a bassa potenza, con la tipicità di non provocare dolore nella sua vittima, proprio come il morso del ragno eremita.

    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
    GEA IS A SYSTEMS ARCHITECT AND THE MULTIVERSE IS AN INFINITELY RECURSIVE ARCHITECTURAL SIMULATOR
     
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    II




    Il gigantesco corrotto emette un suono terribile. I suoi movimenti sono lenti, ma estremamente pericolosi per via di tutte quelle mani e appendici che sbucano dal corpo grigiastro. Una sorta di velo ricopre la sua pelle, una membrana cangiante che distorce tutto ciò che arriva a contatto con essa. Quando i primi attacchi degli Steel Saint la raggiungono vedete la loro luce assorbita o piegata e dispersa in qualche margine dimensionale.
    Perfino gli spuntoni di ghiaccio sul terreno, che impalano diversi corrotti minori senza difficoltà alcuna, si comportano come gomma sotto alle zampe possenti del colosso.
    Samarkand sfreccia lateralmente evitando per un istante l'attacco rilasciato da Pan, continuando a sparare proiettili energetici per infastidire il più possibile il mostro, senza ottenere grandi risultati. Il necrocosmo e i proiettili psicocinetici seguono lo stesso destino, lambendo senza intaccare né la creatura né i cultisti, che si sono poggiati sul dorso del corrotto utilizzandolo come una smisurata macchina da guerra.

    Improvvisamente, però, venite sorpresi da un movimento goffo: il ritmo perfetto delle zampe simili a palazzi viene disturbato. Il mostro oscilla pericolosamente sul fianco destro, subito puntellato da decine di arti che impediscono al colosso di cadere tra la terra spaccata e sciolta. La sottile barriera sfarfalla e stride. È il velo a piegarsi su sé stesso stavolta, accartocciandosi e permettendo ai vostri attacchi di liberarsi da essa e scaricarsi pienamente sui bersagli da voi intesi.
    Tre dei cinque umanoidi incappucciati riescono in qualche modo a reagire, mentre gli altri due vengono crivellati dai frammenti di roccia comandati da Oberon. Diverse schegge colpiscono il primo, trapassando da parte a parte il busto e il cranio in diversi punti, mentre il secondo viene disarcionato e inizia una lunga caduta lungo il fianco del corrotto, venendo divorato dalla marea di agente necrotico liberato da Pan proprio mentre tentava di riprendere il volo.
    La creatura grida, si lamenta. Una grossa porzione del ventre è stata letteralmente scavata e trasuda sangue nero tra volute di fumo dall'odore nauseabondo.

    Decine e decine dei corrotti che sciamano ai suoi piedi vengono schiacciate, dilaniate o si decompongono rapidamente in poltiglia. Non che cambi, ovviamente. Il loro numero sembra crescere sempre più. Addirittura alcuni di quelli che sembrano morti si fondono col resto dell'esercito amalgamando le loro orrende forme. Altri si lanciano dall'alto, dalla schiena del corrotto gigante e... esplodono.
    Uno dopo l'altro i corpi in volo si aprono in una pioggia di viscere e brandelli di carne. Ogni singola goccia di sangue che cade al suolo si solidifica all'istante. Uno dei soldati in armatura della Grado ne viene immediatamente ricoperto. Prima ancora che possa reagire la sua pelle si cristallizza e il corpo viene bloccato in posizione, divenendo una statua di gesso. I compagni vicini fanno appena in tempo ad attivare degli scudi energetici prima di subire il medesimo destino.

    L'intera pianura devastata inizia a tremare sotto il cosmo torrenziale del mostro. Non solo la terra, ma l'aria stessa trema visibilmente e sembra quasi creparsi. Decine e decine di bocche si spalancano tra le mani e gli arti intrecciati. Le grida, questa volta, sono totalmente silenziose. Soltanto la devastazione provocata dall'urlo ultrasonico dà voce all'attacco.
    Samarkand atterra nuovamente in prima linea; alza il braccio, bypassando i circuiti della Steel Cloth e sovraccaricando il cannone per lanciare un impulso uguale e contrario.

    Agente Gao! Qui!

    Le bocche strisciano sul corpo, si spostano. Si scavano una via tra la carne marcescente del ventre, concentrando le onde sonore sotto di sé, polverizzando all'istante pietre e macerie...

    -


    I pochi che nell'accampamento stanno ancora prestando attenzione alle strumentazioni stanno cercando di comunicare con voi in ogni modo. Hanno lanciato un allarme, che serpeggia tra le vostre fila fino ad arrivare a voi.
    Ma non avete bisogno di una rilevazione strumentale. Il cosmo che esplode alle vostre spalle è pari quasi a quello emanato dalla creatura che vi sta davanti. Sta avanzando dalla costa, sembra addirittura strisciato fuori dall'oceano.
    Le spire descrivono archi nel cielo sporco, mentre la creatura guadagna terreno strisciando e saltando, ferendo la terra con le scaglie del corpo e gli artigli delle innumerevoli appendici che la rendono simile a un perverso millepiedi gigante.
    Con vostra sorpresa vedete il sangue nero riversarsi in cascate da uno squarcio che si apre per diversi metri su un fianco.

    E poco più indietro la causa di tale ferita.

    6vgdAlI



    Note Master:

    La situazione si fa croccante. Molti corrotti base rimangono falciati dalle varie combo. Gli effetti dei vostri attacchi sul terreno e il sigillo riescono a far barcollare il corrottone, rendendo momentaneamente inservibile lo scudo dimensionale. Due cultisti vengono ammazzati male e il corrottone si becca una bella ferita sul ventre. In tutta risposta, arrivano nuove ondate di corrotti. Alcuni saltano da sopra il gigantone ed esplodono in tante stelle filanti di frattaglie e sangue, che a contatto trasmutano i tessuti umani in gesso [AD]. Il corrottone spara tramite un mucchio di bocche sparse sul corpo un grido ultrasonico ad area, concentrandolo soprattutto sotto di sé (dove sta Pan) [AF]. Ricordo che gli ultrasuoni colpiscono anche il sistema nervoso.

    Il nuovo arrivato (sorpresa!) è invece Energia Nera (dimensioni massime), ma è già ferito.

    Ci aggiorniamo sabato 30!

    Edit: la difesa di Samarkand crea un ombrello sufficiente a evitare il oneshot dell'esercito e dei suoi uomini, ma non è una cosa che l'armatura possa sostenere a lungo.




    Edited by Him3ros - 22/7/2022, 17:40
     
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    l distruttore dorato è giunto.
    Il cosmo della guerriera piombò sull'intero luogo, soffocante, enorme, gonfio di luce. Ogni cosa vicina venne accarezzato da tinte dorate screziate d'azzurro, mentre la sola presenza della donna torceva lo spazio. La conquistatrice, colei che aveva sostenuto innumerevoli ferite ma che ogni volta si era rialzata più forte e violenta di prima. Johanna Derham era giunta a ripagare un debito che aveva con Agartha.
    Arrivò in quel luogo con un tale slancio che il terreno si spaccò sotto i suoi piedi artigliati gettando polvere ovunque. Le piastre di corallo della sua armatura si spostarono come se l'intero ammasso stesse respirando e a dare prova di ciò svariati sbuffi di vapore azzurro e scarlatto esalarono da varie fessure. Gli spallacci e i gambali si riconfigurarono abbandonando la forma da alta velocità scivolando organicamente in quella da combattimento ravvicinato, mentre la presa dei guanti artigliati si rinsaldò sull'impugnatura dell'enorme arma di corallo che portava con sé. All'interno di quella struttura oblunga dotata di impugnatura energia crepitò in archi voltaici che si scaricarono sul terreno. Assieme alla donna giunse l'odore del mare. L'aria si era fatta più umida.

    Johanna aveva inseguito quella creatura fin dagli abissi. Aveva cercato di abbatterla prima ancora che facesse contatto con il mondo emerso ma la bestia era robusta e sfuggente, stava dedicando tutte le sue energie a scappare e affrettarsi a raggiungere il centro di tutta la battaglia. Ovviamente Atlantide aveva osservato da lontano lo scontro delle forze di Agartha, dopotutto quello era formalmente territorio del settore di Johanna stessa, era nei suoi interessi capire come stesse andando la disinfestazione. Allo stesso tempo tra le forze in gioco c'era il martello della Dea, l'uomo che amava. Per questo era rimasta in Standby fin dall'inizio delle ostilità. Nell'esatto istante in cui la creatura strisciante venne percepita dalle strumentazioni atlantidee, il drago marino era già entrato in battaglia. Le percezioni cosmiche che la circondavano assalirono i suoi sensi. Riconobbe il cosmo di P.A.N in quella confusione, assieme al cosmo di un altro araldo. Doveva essere Oberon, che un tempo era Moko. Dennis gliene aveva parlato, ma non lo aveva più incontrato da allora.
    Le strutture sulle sue spalle, proiettate all'indietro come aviogetti di un mezzo aereo si spalancarono snodandosi nell'ossatura di ali meccaniche, tra le cui falangi ribolliva acqua oceanica a mimare il cuoio di quelle di grandi bestie. Una strana struttura biomeccanica che era a tratti ali, braccia, propulsori e manto, naturale nei movimenti come se fosse arto e abito della guerriera. Il grande scudo triangolare che era agganciato al suo spallaccio sinistro scivolò verso il basso accompagnato da piccoli arti serpentini di corallo che lo assicurarono al suo braccio. Altro vapore azzurro esalò dalle fessure sotto il suo costato e dallo spallaccio seguito poi dall'eruttare di una massa cosmica così furibonda dal sembrare fiamme dorate.

    Attorno all'imponente e furibonda figura il cosmo della guerriera agguantò lo spazio e lo torse su se stesso in vortici che trascinarono la realtà in un profondo abisso di acque vorticanti. Da tali vortici scivolarono fuori forme affilate. Grandi spade, più alte di lei, la cui lama era formata da acqua addensata da una tremenda quantità di sentien ad una struttura solida. Si disposero silenziosamente sopra e attorno a lei con la lama rivolta in avanti, anche loro crepitanti della possente energia cosmica. Piastre scivolarono fuori dalla sua gorgiera formando il suo elmo.
    Su di esso svettava il sacro tridente di Poseidone, e nel suo visore il terrificante furore dello sguardo di Johanna venne a malapena contenuto.

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    Dopo la guerra in Australia la sua determinazione a sterminare il nemico e l'empio non aveva fatto altro che aumentare, e Poseidone stessa le aveva confermato che la sua via era giusta, dandole l'immenso ed eterno onore di brandire il tridente per sconfiggere una volta per tutte la manifestazione di Nurgle in questo piano. Tutto questo per lei era ormai poca cosa. Non era giunta a combattere con onore, a portare la filosofia della sua spada tra mostri che non l'avrebbero capita. Non portava con sé preghiere e suppliche al suo dio. In quel momento, a risplendere nella rotaia della sua enorme arma vi era solo la concreta certezza di stare facendo la cosa giusta, una cosa così scontata da essere ridicolo anche solo doverci pensare. Quello che stava facendo era naturale istinto di quelli come lei, completamente e perfettamente giustificato dall'assenza di alcuna complicazione morale.
    Era li per uccidere i suoi nemici. Johanna era giunta lì a portare violenza. Estese l'arma verso la creatura che era riuscita a sfuggirgli fino a quel momento, le lame fluttuanti si disposero attorno alla canna disegnando strutture triangolari in continuo mutamento. Nessun discorso, nessuna dichiarazione. Il corallo che formava l'intero costrutto si riconfigurò nella forma più adatta a fare fuoco nel modo inteso dalla sua creatrice.

    Un'apocalisse di energia si riversò nella realtà in direzione della creatura insettoide. Una massa iperpressurizzata di acqua e frammenti di corallo così vasta da scavare un profondo solco nella terra solo toccandolo di striscio nell'angolo ascendente necessario a colpire il centro di massa della creatura. Pura e semplice brutalità, una cannonata continua volta a scaricare l'interezza del potere che Johanna era in grado di generare in un attacco, mirando allo squarcio già inflitto al suo corpo. Questo per continuare ad infierire sulla sua carne, frantumarla via e infettare qualunque cosa fosse rimasta ancora viva con il corallo del dominio di cui era signora e padrona.



    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE ///
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


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    LOG: RIGHT BACK WHERE WE STARTED FROM – ALL OUTLOG# 2

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    La risposta mentale del Re delle Fate fu come una scarica di dopamina per quella mente che aveva sperimentato di rado la sensazione dell’udire attraverso il cosmo; la telepatia dei G.E.A., o di quello specifico individuo, arrivava alla sua mente con un fresco sapore di menta, unita al dolcezza della neve e dava una sensazione di tranquillità in qualche modo, di qualcosa di giusto, di ordinato. Era una sensazione assurda per chi si trova nel bel mezzo dell’inferno in terra, ma non avrebbe saputo spiegare altrimenti come era stato ricevere il benvenuto dell’Araldo che faceva da portavoce per i suoi alleati e non solo. Fu ancora più strano ricevere da lui, un perfetto sconosciuto, la risposta alla propria domanda riguardo ai cultisti. Si aspettava un comando da Samarkand, che forse era impegnato ad evitare l’attacco lanciato dall’altro Araldo o a divertirsi invece che dargli corda, mentre il Re delle Fate aveva un udito molto fino per sentirlo sotto tutta la confusione cosmico e sonora lanciata da entrambi gli schieramenti. Quel G.E.A. sembrava una brava persona, ammesso che si potesse usare una tale definizione con il loro essere l’equivalente di un Gormita. L’altro Araldo che aveva inquadrato invece sembrava di poche parole, ma brillava di un cosmo intenso, singolarmente uno dei più forti che avesse mai sentito e l’attacco che aveva lanciato alla creatura nemica era parso devastante, ma poco efficace. Lo scudo dimensionale ipotizzato dal primo Araldo stava rivestendo la creatura nemica indebolendo ogni loro mossa, ma qualcosa cambiò forse per l’attacco illusorio dell’Araldo dell’Equilibrio, o per il disguido cosmico dei suoi sigilli diretti, o forse ancora perché i loro attacchi congiunti erano riusciti a crepare la difesa apparentemente perfetta del mostro. La confusione aleggiava come nebbia sul campo di battaglia rendendo difficile comprendere immediatamente ogni cosa, eppure era una sensazione che avrebbe colto al volo, ancora e ancora, pur di fare qualcosa per il pianeta. Era una vita che aveva scelto, ricercato, e, per quanto la situazione fosse nera e lui uno stuzzicadenti in un incendio, si sentiva a casa.

    La coda dell’occhio notò dei corrotti che erano saliti sul mostro gigante, e si stavano gettando da esso in un attacco kamikaze, esplodendo in una pioggia torrenziale di frattaglie vomitevoli. Innalzò una lastra di ghiaccio trasparente rinforzata dai sigilli a mo’ di ombrello contro l’attacco nemico che si schiantava ovunque causando una specie di mutazione in qualunque cosa toccasse. Notò i sigilli corrodersi tempo zero e dissolversi subito dopo, quindi lo scudo opacizzarsi mentre il ghiaccio si trasformava in polvere sempre più fine non troppo dissimile dal gesso di cui possedeva l’odore tipico, disintegrandosi in una nuvoletta fastidiosa. L’unica cosa positiva era essere nel mezzo di una battaglia anche senza speranza piuttosto che davanti alla lavagna con un’espressione di matematica scritta sopra.

    Continuò ad immettere cosmo nella sua difesa cercando di riparare i sigilli e il ghiaccio danneggiati, ma l’attacco fosse fin troppo impattante per il suo misero potere. I sigilli potevano anche diminuirne leggermente la potenza e il ghiaccio schermarlo, ma non bastava. Più di due terzi di quella pioggia torrenziale costringevano gli scudi ad entrare in azione con uno sfrigolio elettrico, non dissimile dal rumore di una zanzare fritta da una scossa. Ma anche la barriera non bastava a proteggerlo: si infrangeva e riformava consumando parte della carica a disposizione. Pezzi di frattaglie non ben identificati riuscivano a colpire l’armatura, imprimendo una grossa forza sul suo corpo e facendolo arretrare. Il sangue nero colava lasciando una scia di polvere bianca a tratti azzurrognola sotto di essa, come se stesse scavando in maniera impercettibile nell’armatura stessa. Dove non scavava bubboni di gesso si estendevano e pesanti inficiavano sull’equilibrio. Lo stesso non poteva dirsi sulla pelle nuda che sembrava bruciare come sotto l’effetto di un qualche potente acido, scarnificandosi e strappandosi come la pelle di un serpente, ma fatta di fragile gesso. Portò il sinistro a difesa del viso mentre le dita e l’avambraccio bruciavano sotto il peso di quella tempesta di viscere. Era conscio di quanto tutte le difese stessero già indebolendo quel colpo, ma tutto pareva così tremendamente lancinante.
    Nonostante il colore immacolato del gesso la situazione sembrava farsi sempre più nera, come se non fosse già un suicidio prima ancora di arrivare.

    Non troppo distante avvertì un cosmo meccanico spegnersi e con un tonfo sordo la statua di gesso che era stato uno degli agenti si frantumò a terra. Uno andato, ne rimanevano diciannove.
    Non c’era però tempo per il cordoglio, né per portare il caduto con loro in battaglia disegnando una striscia di sangue sul cuore - anche perché farlo con il sangue corrosivo dei corrotti non era una buona idea - che l’ordine del capitano lo riscosse da quel triste pensiero. Ci sarebbe stato tempo più tardi per celebrare i caduti o di cenare con loro nel mondo degli spiriti.

    Inquadrò il capitano piombare a terra davanti a tutti e si precipitò accanto a lui, leggermente arretrato mentre lo vedeva attivare il cuore meccanico della sua steel cloth spingendolo al suo massimo potenziale. Il risultato fu una specie di onda sonora lanciata contro quella del mostro gigante che cantava una litania di morte inudibile dalle infinite bocche apertesi su tutto il suo corpo. Per quanto non sentisse alcunché con le proprie orecchie, avvertiva lo stridio nel cosmo mentre tutto il comparto difensivo, proprio e non, rispondeva all’attacco. Aggiunse il proprio potere alla difesa creata dal comandante cercando di erigere un muro di sigilli appena più indietro rispetto alla bocca da fuoco del cannone usato da Samarkand e lo avrebbe esteso a mo’ di cupola cercando di coprire il capitano, se stesso e chi altri fosse nelle loro vicinanze. Vide ed udì la distruzione che il mostro causava, ma più di tutto la sua attenzione fu rapita dai dolori che si espandevano per il proprio corpo, come se qualcuno passando la pelle già lacerata, stesse graffiando direttamente i ricettori del dolore causando una sorta di spasmo incontrollato lungo tutto il corpo e una sorta di aumento della temperatura dello stesso. E lui nemmeno era al centro dell’esplosione che invece sembrava concentrarsi sotto al mostro, lo stesso punto dove aveva perso di vista l’Araldo della Forza. Non vedendolo e non avendo abbastanza conoscenze cosmiche per individuarlo con sicurezza poteva solo sperare che stesse bene, o che almeno riuscisse a fuggire in tempo.

    Come se non bastasse giunse un altro avvertimento nel cosmo: da qualche parte alle loro spalle stava arrivando una nuova minaccia corrotta e una umanoide di cui non sapeva determinare l’identità. Lo schieramento del corrotto era ovvio, ma l’umano? Era un alleato? Un nemico? Nel dubbio era meglio prepararsi al peggio, sperando sempre per il meglio.
    «Nemici ore 6. Vogliono chiuderci.» Più che una ricerca di ordini era una costatazione personale. Non potevano permettere che i due mostroni si incontrassero, già uno era terribile, figurarsi due.

    Ma forse c’era un modo per sopperire ad entrambi i problemi.
    Il suo cosmo brillò più intenso attorno al suo corpo mentre richiamava la sua energia stellare ancora una volta. Si abbassò a terra caricandolo in un pugno da scagliare verso il cielo dirigendolo a quelle stelle da cui ogni altro santo doveva la sua energia. Raggiunto il punto più alto sotto al suo controllo, il suo potere sarebbe esploso a mo’ di fuoco d’artificio disegnando un anello in cielo da cui pendevano sottili filamenti di cosmo, come banderuole del vento, che l’alta quota, anche di un paese caldo come la California avrebbe aiutato a congelare rendendo leggermente più semplice la sua manipolazione elementale. I filamenti di cosmo avrebbero agito da perno attorno al quale si sarebbero sviluppati sempre più cristalli di ghiaccio, aggregandosi nella forma di stalattiti inclinate verso l’esterno dell’anello.
    Aveva preso esempio dalle mosse precedenti del Signore delle Fate creando quella corona rovesciata di enormi spunzoni dalla forma conica, alti più o meno come le colonne sotto cui passava ogni giorno al Grande Tempio. Una volta completate avrebbe smesso di immettere cosmo tagliando l’anello alla base della sua creazione lasciando che essa piovesse in diagonale contro entrambi i mostri creando una zona franca al centro, dove stavano loro. Se da una parte era una mossa più atta a tenere il millepiedi lontano che a ferirlo, anche se non avrebbe disdegnato l’idea di impalarlo, dall’altra avrebbe voluto tentare di colpire i cultisti abbastanza dal distrarli dall’erigere un nuovo scudo a protezione della corruzione consentendo così ai veri portatori del danno di farne molti più. Se le stalattiti non fossero arrivate direttamente ai tre cultisti rimanenti era probabile riuscisse almeno a colpire il mostro sottostante, magari in maniera tale da far mangiare quei ghiaccioli alle varie bocche per tapparle ed evitare che potessero continuare a sputare quella loro litania, o almeno tenerle impegnate per un po’.

    Se quello non risolveva entrambi i problemi si poteva solo optare per la strategia di eliminarli del tutto. Avrebbe continuato il movimento tirando a se’ altro cosmo impastandolo nelle sue mani con la volontà, allungandolo e formandolo in una catena di lettere e numeri sempre più lunga e fine. Dall’unico impasto di tagliatelle cosmiche avrebbe tagliato fuori tre cerchi di simboli da lanciare verso il premio manoso gigante del luna park della corruzione andando ad incastrarli sotto, all’altezza delle zampe, in mezzo, poco sopra al ventre, e sopra, dove continuavano a persistere solo le braccia tentacolose, cercando di coprire a somme linee tutta la sua gigantesca figura. I cerchi sarebbero girati attorno al suo corpo restringendosi gradualmente cercando con la frizione della magia numerica di stritolarlo per indebolire la sua tempra.


    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:Danni più o meno superficiali a tutte le parti esposte ingessate e sgretolanti. Danni minori interni diretti ai nervi e ai vari organi.
    Buff Resistenza
    STATO MENTALE:Concentrato, carico di tensione, ma leggermente preoccupato per la situazione.
    STATO CLOTH:Indossata. Protetta da un esoscheletro rinforzato e sigilli. [VI-]
    Ha subito qualche danno minore per via di entrambi gli attacchi nemici che però non ne hanno ancora leso completamente la difesa.
    RIASSUNTO:In un turno pseudo supportivo mi riparo dalla pioggia di sangue e organi, poi scivolo sotto la copertura di Samarkand come da ordini cercando di proteggere tutti coloro che come me gli sono dietro/affianco.
    Come [AF] scaglio una selva di coni di ghiaccio davanti e dietro mirando senza troppa precisione a tutti i nemici con l’intenzione di avere vari effetti come descritto nel post. L’ [AD] consiste in un nuovo sigillo diretto al mostro di mani, stavolta cercando di indebolirne la resistenza.

    约束 象征 (Yuēshù Xiàngzhēng) : Sigillo di vincolo avanzato – offensiva/difensiva
    Questa tecnica si mostra graficamente a seconda del suo obiettivo perché i contenuti scritti nel sigillo variano a seconda dell’aspetto fisico, mentale o spirituale su cui va ad agire, perché diverso è il modo di “scrivere” l’obiettivo nel sigillo. Quando un sigillo disegnato e applicato sul bersaglio viene attivato rilascia delle catene cosmiche fatte di lettere e simboli azzurrini che si avvinghiano alla creatura portante il sigillo. Le catene provocano una sensazione di stritolamento, causando danni da costrizione e strangolamento, danni che si intensificano se il nemico prova ad opporvicisi, ma non sono catene reali che possono essere aggrappate e tirate.
    - 身体链 (Shēntǐ Liàn): la catena del corpo tenta di limitare una, per lancio di tecnica, caratteristica fisica del soggetto a cui si lega. Potrebbe instaurare una sensazione di fatica o ridurre la forza fisica, velocità, resistenza del soggetto intrappolato, così come può disturbarne la coordinazione l’equilibrio. Essendo che queste catene agiscono direttamente sul corpo e non sul cosmo portano all’estremo il controllo della mobilità articolare che era già fattibile con i sigilli di vincolo base. Sono le catene di simboli più visibili in quanto si annodano attorno alla parte del corpo che è stata targhettata in maniera ben visibile, scrivendosi tutto attorno.


     
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    Nell'oscurità profonda, Pan giaceva in una pozza di liquame.
    Aveva scosso le fondamenta della natura stessa per portare la fine a chi meritava, aveva avvolto un demone senza volto nella malefica luce della sua ira, ed il Re ora letteralmente galleggiava nella lordura.
    Aprì gli occhi, e vide soltanto il buio. I suoi altri sensi gli permisero di scrutare superficialmente cosa stava succedendo sopra di lui, l'energia caotica che si muoveva in pattern non facilmente riconoscibili. Era stato utile? Era riuscito almeno a ferire chi si era ripromesso di uccidere? In quel ventre senza luce, Pan poteva solo flebilmente percepire costa stesse succedendo sopra di lui, ma anche senza poteri soprannaturali, Dennis poteva facilmente capire cosa stesse succedendo:
    Il male continuava ad avanzare, mentre delle vite degne di quel nome venivano estinte in un soffio d'aria.
    Pan non poteva permettere che quell'orribile spettacolo continuasse.
    La sua esplosione energetica aveva creato delle sacche d'aria abbastanza grandi da permettergli di stare in piedi. Si alzò dal fango, puntellando mani e piedi, rimettendosi in piedi in quel luogo tanto orribile ca essere visto dall'alto in basso perfino dai più infimi degli insetti pulitori. Doveva risalire, arrampicarsi e sbucare fuori da quell'abisso, stringere pugni e denti contro l'orrore, combattere come se meritasse il titolo di re delle Bestie...

    Ma l'onda sonica lo travolse prima ancora che potesse fare un passo.
    Per un breve istante, davanti ai suoi occhi fu come se ci fossero state innumerevoli luci, come uno splendente albero di Natale. L'attimo dopo, le luci si spensero, ed il suo corpo cadde all'indietro con un tonfo bagnato. Un bruciore inteso gli era partito dalle orecchie, ed ora lo arroventava dall'interno. I suoi occhi erano diventati praticamente ciechi, i suoi arti erano inerti, ed anche il semplice respirare gli costava una fatica disumana. Non sapeva cosa fosse successo, ne di chi fosse precisamente la colpa, ma era successo, ed il Re giaceva nel fango ancora una volta.
    In quel buio abissale dove si trovava, avvolto dal dolore delle sue sinapsi bruciate, qualcosa pizzicò la sua percezione.
    Un'energia cosmica, una presenza potente, implacabile e familiare. Aveva sentito quella volontà su di se, gli aveva spaccato le ossa e quasi prosciugato il sangue dal corpo.

    Jo?

    Perché era lì? Cosa era successo? Cosa stava succedendo la fuori, oltre quelle pareti di melma? La sua percezione danneggiata si perse nella luce di quel sentore familiare che diventava sempre più forte, per poi venir illuminata come fosse stata colpita da un fulmine.
    Non c'era bisogno di trovare una ragione ulteriore per la presenza della Regina di Atlantide in quel luogo. C'era chi stava lottando e morendo per andare avanti, per strappare il pianeta dalla morsa della corruzione e del caos, si fossero manifestati con gruppi spauriti di creature malsane o con vere e proprie divinità fisiche.
    Non c'era bisogno di una ragione per proteggere ciò che si ama.
    Rinvigorito da quel treno di pensieri, Pan cominciò ad innescare il cosmo dentro di lui, come la scintilla che avvia un motore vecchio e potente. La forza lenitiva della rigenerazione rattoppò la struttura delle sue sinapsi, ridonando al re la capacità di vedere e sentire. Il suo corpo era una fornace energetica, un altoforno che sprigionava calore mentre guariva dall'interno, e mentre le sue membra si rammendavano, colse lo sguardo verso l'alto ancora una volta, in direzione della sua offensiva precedente, ed alla cuspide di quella direzione giaceva la mostruosità che doveva eliminare.
    Si alzò ancora una volta, dando al suo corpo qualche secondo ancora per lenire le sue ferite. Si stiracchiò, allungando strategicamente i suoi arti per vedere se le sue terminazioni nervose erano in condizioni di resistere ad un combattimento.

    Close enough.

    Il suo corpo si illuminò di luce cosmica ancora una volta. Le sue gambe si tesero ed i muscoli si compressero, mostrando disgustose e appariscenti vene. La sua corsa verso la superficie cominciò con un balzo poderoso, il suo corpo si fece strada nella terra malata con la pura imposizione della sua forza.
    Pan spuntò fuori dal terreno con la furia di cui solo un Lucifero dantesco rimasto prigioniero nella Giudecca da tempo immemore.
    I suoi attacchi precedenti, seppur dalla forma rozza, erano stati qualcosa che qualcuno poteva definire “raffinati”: Missili di metallo, attacchi sonici, inferni di energia acida. Ma una guerra non si vinceva solo con metodi raffinati e cogitati, alle volte la semplice dimostrazione di incommensurabile potenza poteva finire il lavoro in modo più efficiente.
    Era davanti alla mostruosità fatta di mani e braccia, vicino, estremamente vicino. Non perse neanche un decimo di secondo, il suo braccio destro venne caricato con tutta la forza possibile, pregno di energia cosmica esplosiva. I suoi denti erano tanto stretti da essere ad un passo dal creparsi, tutto il suo corpo primordiale era torto nella posa di uno dei suoi famigerati pugni dalla potenza immane, uno dei suoi attacchi che sfidavano le leggi della fisica e dello spazio. Uno dei suoi colpi che non sarebbero dovuti esistere.

    Il colpo schioccò nell'aria, pronto a portare il Giudizio sulla carne del mostro.


    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA NERA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Rigenerato dopo esserci rifocillato, very stanco, sistema nervoso in rigenerazione
    MENTALMENTE -
    STATUS DARIAN - indossata, enormi crepe sparse su avambracci e dorsali, vere forma

    RIASSUNTO AZIONI - Mi becco l'attacco sonico tanto potentemente che mi manda in freeze, restarto il sistema nervoso con l'abilità rigenerativa, per poi letteralmente saltare fuori dalle viscere della terra per PUGNARE il mostro in pieno pienissimo con un punio esplosivo

    ABILITÀ -

    1:

    Stella marina.

    La struttura cellulare di Pan diventa più flessibile, il suo processo di guarigione diventa un vero e proprio fattore rigenerante che gli permette di ricreare varie parti del corpo ferite o addirittura mancanti, tutto al prezzo di un dispendio cosmico direttamente legato alla gravità della rigenerazione attuata.

    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
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    Atto II - Seconda Scena





    Le strategie stavano raggiungendo gli effetti sperati.

    Due dei cinque cultisti erano caduti sotto i loro attacchi, la bestia tentennava stordita e i corrotti in balia delle truppe congiunte della Grado e delle corti riunite. Una possibilità, uno scorcio di vittoria in quel buio giorno.

    Ma l’Araldo era antico, e il corpo segnato da cosi tante battaglie che non si aspettava una risoluzione cosi semplice. Non qui, non ora.



    Segnali mentali serpeggiavano, ordini secchi di mantenere la pozione ed essere pronti a difendersi, timoroso di un serpente ferito che non aveva più motivo di dosare il suo veleno.
    La massa di carne e le massi minori iniziarono a perdere di senno, unendosi e disgregandosi camminando l’una sull’altra. Una scissione di quella carne in nuovi mostri, che sciamavano ai suoi piedi ingaggiando con i soldati o addirittura lanciandosi come bombe viventi. Esplodendo in frattaglie, le viscere e il sangue iniziarono a pietrificare soldati colti alla sprovvista e confusi dalle urla che bruciavano i loro nervi. Urla generate da numerose bocche che si aprivano lungo l’intera superfice del suo corpo della bestia, urla dolorose.


    Immediatamente senza neanche perdere un secondo, Oberon creò un muro di energia cinetica attorno all’area di caduta della pioggia, un cilindro trasparente per tentare sia di bloccare il sangue letale della corruzione che le onde soniche. Una soluzione semplicistica ma che insieme alla azione combinata sia della Grado che della Foresta innominata, la quale aveva distolto la propria concentrazioni dalle illusioni per scudi psicoplasmici, era riuscita a salvare moltissime vite.

    Moltissime, non tutte. Guerrieri valorosi si bloccavano come statue mentre tentavano di parare con il proprio corpo quello del compagno o bloccare una avanzata di una bestia immonda. Sangue colava da nasi, occhi e orecchie di uomini e donne che però tentavano di rimanere in posizione, non sempre riuscendoci.



    Non abbastanza bravo, non abbastanza forte.


    Il pensiero dell’Araldo era questo, di un monarca che doveva dare di più.

    Lo sforzo, le letali vibrazioni tenute a bada alzandosi di quota e volando in direzione del nemico anche per ridurre i suoi difetti di percezione e controllo, stavano distruggendo il suo sistema nervoso sempre più stremato. E il suo fisico non riusciva a reggere una darian che diventava sempre più pesante a causa del gesso che cresceva su di essa, sostituendolo al sacro metallo della madre in una corrosiva trasmutazione.



    Ma non lasciava la sua presa sul Creato, anche quando ormai parte del suo corpo si stava ricoprendo e modificando, pronto a distruggere le sue difese indebolite dal dolore.
    Le vibrazioni distruggevano parte della barriera? Un nuovo pensiero prendeva posto, altro cosmo veniva bruciato. Altre intersezioni di energia mentale andavano a bloccare la percolazione di fluidi marcescenti di abomini suicidi. Uno scudo, un vallo per difendere i suoi sudditi e compagni.

    Gli altri, più che se stesso.



    Poi un fugace pensiero collegato a un riflesso olfattivo, una strana nostalgia, quando una brezza marina iniziò a soffiare attorno a lui.... riempiendogli di ricordi.
    Di qualcosa che aveva già dimostrato in passato come uomo a qualcuno che ammirava, e che deve dimostrare ora nel suo ruolo di araldo.


    Una brezza di speranza, un nuovo attore sulla scena.

    Luce cosmica di un portale illuminò il campo di battaglia di un chiarore dorato come riflesso nelle acque di una spiaggia, causando un ulteriore subbuglio di sensazioni e pensieri nella ragnatela mentale di percezioni e pensieri.
    Vibrazioni di paura da parte dei loro nemici, fiducia e speranza di chi poteva riconoscere quell’energia profonda come l’oceano ma al contempo indiscutibilmente umana.

    Il popolo della Terra forse non era schierato con il Mare, ma ben pochi ad Agharta non avevano mai sentito della Regina di Corallo, il Drago Marino. Di come fosse una piega per il Caos, l'apoteosi dell'umanità, maestra della Lama.


    Ma Oberon la conosceva perché aveva avuto modo di essere pestato per bene da lei.



    smile_of_reliefe

    Lady Johanna... Penso sia arrivato il momento di mostrare cosa posso fare davvero.

    Si tenga pronta.





    Il Destino gli stava dando più aiuti di quello che avrebbe meritato come Arbitro dell’Equilibrio.

    Dove concretizzare ciò che era. Doveva dimostrarsi degno di combattere con la Fiera che viene dalla Terra, la Bestia che viene dal Mare e il Custode di Thule. E di chiunque stava dando se stesso in quella guerra.

    La barriera si frantumò, non perché aveva ceduto ma perché ora quello era il suo compito, essere la base di una implosione per stordire qualunque essere si trovasse in superfice all’interno di quel cerchio, con echi di onde mentali e cinesi cosmica. Frantumata come lo strato di gessò che a mo' di crisalide di falena non mostrava più la darian bianca di Oberon, ma qualcosa di difficile da spiegare. Un corpo spossato dalla battaglia ma alieno, irriconoscibile da ciòò che si trovava lì poco prima.

    Come un gioco di ombre e luci, di sensazioni solide e percezioni tattili e visive che mostrava un qualcosa che occupava lo stesso spazio dell’ambiente naturale ma al tempo né era estraneo. La sensazione di essere osservato quando cammini in un bosco pieno di vita, quando alzi un tronco morto e gli insetti sciamano spaventati da Sole. L’essenza che si trova dietro, il senso oltre il Codice, l’Equilibrio.

    L’Araldo nella sua forma primigenia.


    oberon_trueform

    C R U T H - F Ì O R

    vera forma




    Le truppe, seguendo comandi bisbigliati nel mondo, lasciarono ogni difesa e iniziarono a caricare in modo uniforme i corrotti, evitando la dispersione in modo da concentrare tutto lo schifo in un unico punto. Dove potevano morire in quella farsa di falsa-vita che rappresentavano.

    Ma non si era dimenticato dell’altra forza in gioco, e muovendosi verso l’alto, glitchando nell’immagine del mondo come uno sciame di piccoli pixel, arrivò alla stessa altezza dei rimanenti cultisti, fissandoli con i suoi occhi lucenti.

    Johanna, Pan e Gao erano ben in grado di occuparsi del mostrone, ma loro... loro potevano essere ancora un problema.


    Affrontarne cinque era un azzardo, ma tre probabilmente ancora mezzi storditi? Il consumo cosmico era eccessivo... tre poteva gestirli, ma non a lungo se doveva anche difendere e gestire i corrotti


    Dal suo corpo, un nero sciame di falene, libellule, coleotteri e atri insetti illusori come un vento d’ombra si leva, dividendosi in frattali illusori per impedire di comprendere da dove avrebbero attaccato.

    Destra, sinistra, su, giù, centro... prima o poi questi parassiti avrebbero tentato di posarsi sui adoratori del caos, e se avessero attecchito illusioni di infiniti boschi, sterminate praterie, profonde caverne avrebbero riempito la loro mente. Lontano dalla battaglia, lontano dagli alleati, in un infinito vagabondare per tentare di uscire da questi piccoli mondi illusori. Altrimenti, avrebbero tentato un normale danno mentale per bruciare le loro cortecce celebrali.


    Fame, sete, sonno, piccole mandibole pronte a mangiare vive le loro menti.... che provino cosa significa perdersi negli infiniti meandri del Mondo.







    - PG: Oberon [Scheda]
    - Energia: Blu
    - Abilità: Illusioni Complete, Telecinesi
    - Stato: Vera Forna ferita in modo sparso dal sangue pietrificante dei corrotti , provato dall'uso eccessivo di cosmo.

    - Riassunto

    ESERCITO - semplicemente droppano le illusioni per contenere l'attacco nemico riducendo le perdite, e poi semplicemente combattono e spingono di più il nemico in un unico punto dato che il bestione li genera, quindi meglio farli morore insieme.


    OBERON - semplice cilindro telecinetico per tenere dentro lo schifo e le onde sonore per difendere lìesercito e la Grado, prende abbastanza e quasi si gessifica. Poi momemto "You are filled with determination", fa implodere la barriera per creare un mix di onde fisiche e mentali per tentare di stordire tutto quello che sta dentro (bestio, corrotti e cultusti) [AD] e poi visto che tutti si stanno concentrando sul colosso, fa una visita ai cultisti per colpirli con le sue illusioni tramite uno sciame di insetti mentali,confusi da una illusione ambientale (DIV) per farli andare in vacanza in posti brutti se ci riesce e metterli fuori gioco oppure semplicemente fargli male [AF].







    Edited by eden_ST - 30/7/2022, 13:19
     
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    III




    Il frastuono sul campo di battaglia è insopportabile.
    Il centipede è a poche centinaia di metri dalle retrovie dello schieramento di Agartha quando il ghiaccio lo raggiunge e ne interrompe per un istante l'avanzata. Le scaglie si chiudono come paratie stagne per sopportare il bombardamento di Seadragon, ma gli strati di chitina non resistono a lungo nel punto in cui sono già stati danneggiati. Il dolore della creatura produce un rombo tanto basso da diventare lo stesso suono della terra che si muove. La creatura si irrigidisce e inizia a muoversi a scatti tentando di mantenere l'equilibrio. Ondeggia con le sue immense spire e una grossa sezione del corpo crolla rovinosamente a terra rivoltando tonnellate di polvere e detriti. La coda biforcuta schiocca più volte tentando di colpire la Primarca scavando tutto intorno solchi profondi diversi metri. Il sangue cola dalla ferita infestata dai microorganismi del corallo e prima di arrivare a terra si solidifica in migliaia e migliaia di dardi affilati che salgono oscurando il cielo secondo traiettorie complicatissime, mischiandosi e incrociandosi. Qualsiasi cosa venga colpita dai proiettili si sgretola e scompare nel nulla, smettendo immediatamente di esistere.

    I cultisti tremano per lo sforzo sostenuto. Il loro potere ondeggia e fatica a stabilizzarsi. Evidentemente non riescono a gestire la stessa quantità di cosmo col loro numero quasi dimezzato. Gli attacchi combinati fanno breccia nelle loro difese. Altri due cadono, come fulminati, mentre l'ultimo - il più potente - si blocca a mezz'aria tenendosi la testa tra le mani, il volto deformato dal dolore, prima di iniziare a muoversi a violenti scatti. Alla fine si ferma, immobile, spalanca la bocca e si ripiega su sé stesso con un rumore terrificante che supera perfino quelli prodotti dal bestione sotto di lui.

    Il gigante di mani, ormai privo di qualsiasi strana capacità difensiva dimensionale, si piega su sé stesso per contrastare il colpo diretto dal basso con una crescita innaturale di tessuto osseo, muscolare e cutaneo nel punto in cui la necrosi l'ha scavato maggiormente. Per un attimo pare barcollare sotto l'immenso sforzo, ma l'esplosione di materiale organico è tale da poter travolgere qualsiasi cosa si trovi al di sotto della cassa toracica, compreso l'Araldo della Forza.
    Viene urlato un ordine. Uno degli Steel Saint sfreccia dalle posizioni laterali verso l'inferno di cellule pseudo-tumorali, tuffandosi sotto di esso un istante prima di venire schiacciato. Appena dietro la linea di schieramento presidiata da Samarkand si accende un lampo di luce azzurrognola e il temerario soldato ricompare dal nulla insieme a Pan.

    Cerchiamo di non farci uccidere tutti quanti, signor Araldo. Non ha senso attaccare quel coso da soli. Nemmeno per voi. Ora prepariamoci.

    Il capitano estrae un modulo annerito e fumante dal bracciale dell'armatura, sostituendolo subito con un altro e preparandosi a ripetere il trucco di poco prima, sovraccaricando ulteriormente il nucleo di potenza nel petto.
    L'inondazione di tessuti non differenziati travolge anche i corrotti. Li avvolge e ingloba diventando sempre più massiccia e pericolosa. La terra si spacca incapace di sostenere un tale peso e il tumore corrotto si insinua tra le spaccature. Il suolo collassa in più punti, rivelando cristalli bianchi e giallastri al di sotto dei cedimenti che rischiano di coinvolgere l'intera area. Il continuo smottamento sembra peggiorare di secondo in secondo. Diverse rocce e perfino alcuni cristalli esplodono. Una vibrazione si fa strada fino a voi un istante prima che la terra si sollevi in un moto quasi fluido partendo dal corrotto gigante: un'onda sonora di proporzioni assurde si muove verso di voi con tale potenza da trascinare e frantumare la materia.

    6vgdAlI



    Note Master:

    Centipede: subisce di brutto l'attacco di Jo tanto che si ferma e cerca di menare a caso la coda enorme per prenderla [ad] prima di sparare il suo stesso necro-sangue (distruttivo) sotto forma di pioggia di dardi teleguidati in traiettorie assurde contro di lei [AF] a Energia Nera.

    Manone+Cultisti: gli omini sopra si sono rivelati pericolosi ma poco resistenti, incapaci di sfruttare il loro potere e vengono uccisi o scompaiono nel nulla. Manone si difende da Pan con una crescita assurda di tessuto organico che sfrutta anche per tentare di attaccarlo a distanza ravvicinatissima ma uno Steel interviene con un teleport tattico e riporta Pan dove stanno gli altri.
    L'ondata di roba organica spacca il terreno trasformandolo in gesso friabile e generando uno smottamento [ad] per poi lanciare una cannonata sonora che si apre a ventaglio, spacca tutto e vi riversa addosso pure vibrazioni e tutto ciò che riesce a trascinarsi [AF] a Energia Suprema.
    Samarkand e gli Steel vi danno supporto in difesa come prima.

    Scadenza: mercoledì 10 :zizi:


     
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    Sacro Custode delle P.R.

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    Caos da una parte e caos dall’altra; non l’entità caos, quanto più il casino che aleggiava confusionario per tutto il campo di battaglia. Alle loro spalle il nuovo arrivato umano completamente coperto dalla sua irriconoscibile armatura dorata aveva un potere spaventoso che sembrava bastare per cavarsela da solo contro il bestione che stava inseguendo da chissà quanto tempo. Per un attimo ebbe l’impressione che magari fosse uno dei cavalieri d’oro del grande Tempio di cui si erano perse le tracce, ma non poteva essere, il cosmo aveva un sapore troppo diverso. Per quanto fosse impossibile sapere le vere intenzioni di quell’umano per il momento sembravano combattere nella stessa fazione e tanto bastava a mettere il cuore in pace, almeno per un po’.

    Dall’altra parte il quintetto caotico volante era stato logorato pezzo per pezzo lasciando solo un esponente che avrebbe avuto vita breve se concentravano ulteriormente il loro potere su di lui. Chi invece sembrava ancora fin troppo in forma era il mostro di mani che nonostante colpo dell’araldo della Forza sembrava fresco come una rosa. Era quasi scoraggiante vederlo ancora in piedi nonostante tutti i loro attacchi, ma si rendeva anche conto che il proprio potere al mostro doveva suonare come uno stuzzicadenti contro un muro di metallo. L’unico di loro che sembrava aver fatto danni considerevoli era proprio il Signore delle Bestie, lo stesso che Samarkand aveva mandato a recuperare e a cui aveva diretto una sorta di ramanzina. Il capitano aveva ragione ovviamente, non avevano bisogno di martiri in quel momento, soprattutto se il sacrificio era una delle loro poche carte giocabili contro un nemico di tale portata. D’altra parte quanta confidenza aveva il capitano per parlare così direttamente all’equivalente di un imperatore dell’intero pianeta; o qualcosa di simile, non sapeva molto dei G.E.A. . In guerra non c’era tempo per le smancerie ovviamente, ma la schiettezza di Samarkand lo sorprese. Se quello era il modo a cui si rivolgeva ad un superiore poteva solo immaginarsi quante ne avrebbe dette ai suoi sottoposti, lui compreso, se non avesse tenuto la testa a posto. Non era però il caso di fasciarsi la testa molto prima che qualcuno gliela spaccasse.

    Anzi era il caso di usarla.
    Si spostò alle spalle del capitano e dei suoi uomini più vicini e chiuse gli occhi immergendosi nel flusso cosmico che permeava ogni cosa. Iniziò a percepire il campo di battaglia come infinite correnti calde e fredde che si mischiavano in specifici nodi formando cose e persone. Immerse le mani nella corrente che passava attraverso di lui macchiandosi di vernice dal sapore stellare e iniziando a disegnare tutto attorno a se’ un complesso disegno su più dimensioni sempre più grande. Mantenne se stesso come centro del disegno mentre tutto il resto ruotava attorno a lui deviando le correnti o scavando canali affinchè i flussi potessero incanalarsi con maggiore facilità. Il palazzo di linee, parole e simboli iniziò ad ergersi attorno alla sua persona andando a trafiggere chi gli fosse più vicino arrampicandosi come viticci sul suo corpo ed integrandoli nel macro disegno. I Gea prendevano il loro flusso da acque così profonde e pure che mai aveva avvertito tanta limpidezza. Più indietro l’atlantidea gorgogliava con il rumore dell’oceano di cui era guardiana, immergendolo in profondità marine che aveva paura a toccare, quasi potessero travolgerlo e affogarlo con un solo pensiero. Legò a se’ tutte le matrici umane, umanoidi e quelle che erano state umane. Per un attimo fu il centro dell’universo, un’autostrada cosmica dove sfrecciavano automobili fi troppo veloci, poteri che da solo non avrebbe mai sopportato, ne intendeva farlo.
    Li stava solo studiando sentendosi come Oceano al centro di ogni fonte d’acqua, o come Crio, esploratore del cosmo tutto. Tutto scorreva attorno a lui, ma tramite lui poteva scorrere meglio, come olio su una macchina arrugginita.

    Rea, scrisse nel sigillo, richiamando il potere della settima figlia di Urano e Gea, di colei che governa la terra e da cui trae vita ed energia ogni creatura vivente. Chiamò proprio lei, la migliore adepta della Madre, mentre la sua creazione si disfaceva sotto i suoi piedi rendendolo instabile. Si appellò a lei quando il suolo esplodeva in una mitragliatrice di sassi e quando dardi di fango piovevano in ogni dove tentando di distoglierlo dall’evocazione. E lui subiva, prendeva la concentrazione, la presa sul suo potere, ma andava avanti. Si riportava al centro del disegno quando qualcosa lo sbatteva via colorando il suo corpo di rosso e marrone. La chiamava mentre la rete cosmica traballava attorno a se’ e le sue difese faticavano per tenerlo in piedi. Chiamava lei e i suoi fratelli intessendo il sigillo titanico forse più grande che gli fosse mai venuto in mente di fare. <una pazzia, altro che usare la testa. Corri in aiuto di tua madre e dei suoi campioni, pregava, cercando di unire se stesso ai cavalieri di acciaio davanti a lui, agli araldi in prima linea e tramite loro ai loro eserciti. Cercò di estendere il suo potere anche all’atlantidea lontana dirigendo tutti i loro cosmi verso un solo fluire più rapido e veloce, liberando i loro poteri dalla distruzione della carne, dalla limitatezza dei pensieri e dalla velocità dell’anima. Cercò di abbracciare tutti loro con i rampicanti che erano i suoi sigilli, di toccare il loro corpo e di liberarli dai limiti da loro raggiunti aprendo dighe che forse nemmeno sapevano di avere. Li voleva tutti liberi come la luce di Teia, portatrice di vita e di morte. Liberi di toccare ogni cosa, come le profonde onde di Teti.

    Si affidò alle difese dei suoi compagni contro le vibrazioni sempre più forti della litania del corrotto tanto sapeva che i suoi poteri erano comunque inutili nel fermarla. Si lasciò travolgere dalle onde che superavano le difese degli steel e le proprie, sopportando a denti stretti il dolore generalizzato che esse causavano contro il proprio corpo inerme. Sentiva le vibrazioni espandersi contro lo scudo aggiuntivo che reagiva a ritmo causando cerchi concentrici di sbalzi energetici. Non avrebbe retto ancora a lungo. I toni più bassi impattavano contro la cloth sottostante muovendo ogni legame molecolare, quasi l’oricalco stesse danzando su quelle note assurde e a sua volta le faceva rimbombare all’interno della cassa toracica, una cassa armonica per definizione, che sembrava amplificare l’impatto di ogni nota facendo oscillare tutto l’organismo. Sentì come se le sue viscere stessero implodendo sbatacchiate qua e là contro superfici ben più dure. Poi semplicemente ogni suono cessò di esistere, sostituito da un assordante silenzio prima e un lunghissimo fischio poi, che minava la sua concentrazione più di ogni altra cosa, ma nemmeno non sentire più nulla gli diede sollievo. Sentì scorrere il rosso su di se’ spiegandogli il motivo per cui non sentisse più nulla. Poteva solo sperare che quel sacrificio fosse utile alla causa.

    Combatté anche contro la sordità e rilasciò il sigillo illuminando ogni essere vivente in quello spazio di luce azzurrina, caricando i loro cosmi come mai prima d’ora, regalando a tutti loro un modo più efficiente per evocare il proprio potere. Crollò a terra affaticato dall’enorme sforzo, lo sguardo alto solo per vedere quanto il suo sacrificio fosse stato utile: non troppo. Il suo potere era ancora così limitato, così debole. Soprattutto era così inutile per i cavalieri d’acciaio il cui flusso dipendeva dalle macchine.
    Avrebbe voluto fare di più, dare di più. Avrebbe voluto sfondare i propri limiti, come stava aiutando gli altri a farlo, per avere il potere supremo, la possibilità di fare ogni cosa con la sola volontà. Un giorno forse. Se avesse vissuto abbastanza da raccontare ai posteri di quella pazza missione suicida per cui l’avevano ingaggiato.

    Per ora però, bisognava sopravvivere e andare avanti. Si asciugò le salate lacrime sulla fronte quindi, di nuovo in piedi, scattò di lato per avere la linea più pulita possibile tra se e il mostrone. Se c’era qualcosa che non aveva apprezzato era il suo modo di rovinare quel bel paesaggio che era Sacramento, non che l’avesse mai vista intera, ma sulla costa della California doveva essere un bijou di città.

    Si fece nuovamente tramite dell’energia del mondo e delle conoscenze passategli da Alman e dai precedenti custodi. Li percepì accanto a se’ mentre le sue braccia lacerate venivano avvolte da folate gelide, correnti come quelle dei titani evocati prima. Fu l’occhio del ciclone per un tornado cosmico che cresceva attorno a se’ traendo energia a suo modo da ogni costellazione estinta e ogni stella spaiata, Alzò le braccia al cielo concentrando i flussi e radunando i reietti e i dimenticati in un'unica catena di venti gelidi, in un’unica spirale di ghiaccio, unendoli come aveva unito le mani in preghiera. Abbassò le braccia direzionandole verso la bestia lasciando che una renna di polvere di stelle caricasse a testa bassa il nemico mirandolo con le sue piccole corna, mentre le zampe puntellavano il terreno ad ogni passo saltando sulla terra smossa e coprendola con un manto gelido che si diffondeva a ragnatela tutto intorno. L’invisibile renna avrebbe tentato di investire le zampe mancine dell’essere cercando di bloccarlo sul posto e al contempo coprire la terra dissestata proteggendola da ulteriori esplosioni di qualunque cosa si annidasse sotto la superficie.


    NARRATO      «PARLATO»      "PENSATO"      "TELEPATIA"

    line1

    ADDENDUM:
    STATO FISICO:Danni più o meno superficiali a tutte le parti esposte ingessate e sgretolanti. Danni interni diretti ai nervi e ai vari organi. Quasi sordo.
    Buff Resistenza. Buff dello scorrere cosmico.
    STATO MENTALE:Per il bene superiore... spero
    STATO CLOTH:Indossata. Protetta da un esoscheletro rinforzato e sigilli. [VI-]
    Incrinata in generale e la difesa inizia a cedere.
    RIASSUNTO:Passo la fase difensiva dietro le difese altrui intento a creare un macro sigillo per buffare a catena me per gli steel, Pan e Oberon per i loro eserciti e al limite della mia area di azione prendo Jo e buffo anche lei, tutti con un sigillo di potenziamento base che migliora semplicemente lo scorrere cosmico. (Gli steel ricevendo cosmo meccanico sono “immuni” al buff.)
    Successivamente tento di congelare il terreno e le zampe sinistre del mostro per bloccarlo in quella posizione.


     
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    CRIMSON DEFILER

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    II

    uaYfTO8

    Assolutamente adorabile. - Disse il mostro degli abissi. Nessun tipo di rispetto per il suo avversario. Era il drago che schiacciava l'insetto, nulla di più. Era arrivata violentemente su quel campo di battaglia e con altrettanta violenza aveva attaccato. Non aveva alcuna intenzione di rallentare il ritmo in questa cosa. Le spade create poco prima di attaccare sfrecciarono in aria, subendo continui micro aggiustamenti dati da piccoli scoppi di vapore sulla loro superficie che agivano come vernier spaziali. Si posizionarono rapidamente attorno alla primarca e il corallo che le costitutiva esplose in ogni direzione, crescendo e ramificandosi in una intricata struttura irregolare. Una fortezza azzurra e scarlatta pulsante di acqua cosmica sulla quale la coda dell'enorme corrotto si schiantò più volte, incapace di penetrare oltre e afferrare la regina dell'atlantico.

    A quel punto della sua vita, l'esperienza di combattimento di Johanna nella sua vita mortale e il totale di quanto accumulato nel Khala la rendevano probabilmente l'umana con più millenni sul campo, immersa fino alle caviglie nel sangue dei suoi nemici a spandere la gloria di Atlantide. Quindi non c'era da sorprendersi se a ogni azione del nemico Johanna era in grado di fornire una reazione, anche giocando d'anticipo posizionando le sue pedine ancora prima che toccasse a lei. Era difficile coglierla di sorpresa.

    La chitina dell'enorme creatura graffi contro la struttura di corallo con enorme frastuono e scintille dorate volarono in tutte le direzioni ad ogni impatto. Nel frattempo Johanna aveva riconosciuto la vera minaccia costituita dal sangue della creatura e stava già agendo di conseguenza. La struttura alle sue spalle si solidificò del tutto diventando la struttura scheletrica di grandi ali mentre svariate componenti coralline che coprivano la sua scale si addensarono con un violento scricchiolio, diminuendo la massa ma addensando il materiale in modo da fornire una difesa migliore. Nel fare ciò il suo cosmo impennò ulteriormente diffondendosi nel terreno e nell'acqua che aveva portato con il suo arrivo, che cominciò a brillare di strani riflessi siderali. La grossa arma foggiata come un cannone scivolò dal suo braccio, ma la mano artigliata ne afferrò il blocco principale. Con un suono fin troppo simile a quello delle ossa che si spezzano la canna si divise in due, divaricandosi poi in modo che le due parti divennero perpendicolare al resto. In un attimo Johanna stava impugnando una elsa di spada alta quanto lei.

    La lama arrivò pochi istanti dopo, durante il fendente che vibrò roteando su se stessa. Un getto d'acqua e corallo si proiettò dalla guardia sfondando dall'interno la protezione che aveva difeso la primarca dal primo imbarazzante assalto della creatura. Una grande lama, lunga decine di metri, danzò nell'area generale attorno alla primarca tranciando ogni cosa, terreno, formazioni coralline, piastre di chitina cadute. In pochi istanti lo spazio che esisteva tra le spire di quell'unico prolungato fendente fu saturo di piccole sfere d'acqua, in cui la luce del cosmo di Johanna disegnava i colori dell'arcobaleno. Per un momento il tutto sembrò circondato da bolle di sapone. Qualcosa di effimero, che considerava la gravità poco più di un suggerimento, tra cui orribili cose nere sfrecciavano disordinate. Poi ci fu il primo contatto tra gli aghi sangue distruttivo e quelle semplici e piccole cose. Johanna rimase immobile per un istante, l'arma protesa dopo il suo colpo.

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    [GALACTIC CLUSTER]



    La reazione a catena di esplosioni di cosmo dorato saturò ogni cosa, divorando dall'interno la nube di aghi in un turbinare di acqua e luce. Un continuo e ininterrotto susseguirsi di rombi e lampi mentre ogni cosa attorno a Johanna era un turbolento mescolarsi di oro e nero. Il terreno stesso sotto di lei si polverizzò sotto la potenza di quella cosa che non poteva definirsi una difesa. No, era tutt'altro che quello. Johanna stava attaccando l'attacco nemico, lo stava aggredendo con il doppio della ferocia che le veniva dimostrata. Era lei l'apex predator in quel campo di battaglia, e una volta sistemato quell'insetto si sarebbe occupata di qualunque cosa fosse ciò che aveva osato ferire in quel modo il suo amato e Oberon.

    Ciò che rimase dell'assalto nemico passò oltre la radiazione residua delle sue esplosioni e impattò con violenza sul suo esoscheletro di corallo, contrastando con la sua azione disintegrante il puro potere del cosmo di Seadragon. Johanna tese i muscoli preparandosi a ricevere il contraccolpo. Svariati strati superficiali della sua copertura scomparvero in polvere nera, disintegrati, mentre in altri settori il suo cosmo si oppose valorosamente all'energia corrotta. In altri punti ancora però gli aghi si infiltrarono tra le imperfezioni della maglia cosmica, arrivando a colpire direttamente la sua scale. Quell'energia non era di certo in grado di sfondare l'oricalco puro che costituiva la sua armatura, ma fu capace di infiltrarsi tra alcune scanalature e nelle parti più sottili per mobilità, data la natura unilaterale di quell'assalto. Il dolore attraversò la sua carne, diffondendosi come elettricità rovente e raggiungendo il suo cervello. Gli impatti sulla sua scale avevano già generato numerosi ematomi sulla sua pelle mentre i bordi delle zone disintegrate già sanguinavano un miscuglio rosso granuloso, segno che la sua capacità rigenerativa si era già manifestata, aiutandola allo stesso tempo a resistere al dolore dell'evento. I danni c'erano stati, ma non erano gravi. L'enorme potenza del cosmo di Johanna aveva bilanciato l'azione disintegrante del sangue nemico generando una situazione di equilibrio. La fine dello scontro era ancora molto lontana per Johanna, che dopo aver combattuto per giorni ininterrotti in Australia mentre il suo corpo stava letteralmente marcendo cose del genere sembravano quasi un ritorno alla normalità.

    Strinse i denti in un sorriso feroce. Le ali si spalancarono del tutto, ponendosi perpendicolari al terreno mentre tra la loro ossatura sferule d'acqua comparvero per qualche istante prima di diventare un unico e violento torrente di acqua e vapore che scagliò Johanna in avanti. Spazzando via ciò che rimaneva delle esplosioni e del sangue corrotto attorno a lei. Assieme alle ferite del suo corpo, il corallo ricostituì rapidamente la struttura del suo esoscheletro riportandolo alla piena integrità mentre la primarca attraversò con grande rapidità lo spazio che la separava dal suo avversario. L'enorme lama venne portata al lato destro, tracciando una pesante scia nell'aria date le sue dimensioni eccessive. Lo scudo sul braccio sinistro si spostò permettendo a Johanna di afferrare l'impugnatura con entrambe le mani. I sigilli che quel cavaliere sconosciuto le aveva mandato brillarono in risposta al suo immenso cosmo, aiutando come meglio potevano a regolare e facilitarne il flusso.

    Arrivata alla distanza ideale per ciò che voleva fare, il cosmo di Johanna esplose in una manifestazione di tremendo potere. Dal terreno sotto la creatura eruttarono violenti tentacoli dotati di uncini di corallo. Strutture rampicanti, crudeli e scomposte che brancolarono nell'aria con l'obiettivo di avvolgersi attorno agli innumerevoli arti della bestia corrotta e alle spire del suo corpo, per immobilizzarlo e prepararlo all'attacco della primarca. Il suddetto sarebbe stato qualcosa privo di ogni sottigliezza. Aveva una spada, il mostro era a portata della sua spada. Non c'era molto spazio sul filosofeggiare sull'arte della guerra in quei pochi istanti impiegati per raggiungerlo. Aveva una spada adeguata alla taglia della creatura, e quanto era vero Poseidone l'avrebbe usata.

    Il corpo di Johanna si tese, i muscoli di corallo all'interno del suo esoscheletro si tesero in risposta alle fluttuazioni del suo cosmo. Sferrò il suo colpo. Un singolo grande colpo di rovescio, dal basso della sua destra, verso l'alto. Un singolo attacco in cui Johanna mise tutta la sua forza, con lo scopo di sfondare la protezione alla tenera carne di quella creatura. Ma quello era solo il mezzo con il quale portare il suo attacco. L'acqua che costituiva la lama si increspò, ricoprendosi di forme triangolari nell'eventuale punto di impatto e di penetrazione del corpo nemico. Quell'intera porzione della lama si trasformò in un istante nei portali di cui era signora e padrona.

    Nel caso fosse riuscita a conficcare la lama all'interno del corpo nemico, quell'enorme numero di portali si sarebbe diffuso all'interno di esso, moltiplicandosi sospinti dall'acqua mandata a diffondersi in tutte le direzioni con lo scopo di divorare la creatura smembrandola dall'interno diffondendosi sempre di più lasciando solo un guscio svuotato e morto.




    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE Vari ematomi da impatto e disgregazione diffusa nelle zone delle articolazioni, in rigenerazione
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI Uso le spade create nel turno prima per difendermi dall'ad poi creo un macello di esplosioni per contrastare la tempesta di aghi, poi scatto in avanti come un razzomissile con una mega ultra super spada di corallo e acqua. Nel frattempo tentacoli di corallo e acqua cercano di tenere ferma la bestia [ad] mentre la spado. La spadata è solo il veicolo del mio attacco, che consiste nell'usare la tecnica golden fractal per diffondendere una grande quantità di piccoli portali all'interno del corrotto per distruggerlo dall'interno in modo molto simpatico

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


    TECNICHE

    ● GOLDEN FRACTAL ●
    Sfruttando la propria precisione nel controllo del corallo del dominio, crea un numero imprecisato di impalcature triangolari su una superficie di acque primordiali, mantenute collegate e articolate dall'acqua stessa. Il risultato finale è una fitta rete corallina. All'interno di ogni maglia di questa rete le acque primordiali roteano generando altrettanti piccoli portali, ognuno di essi dotato della propria forza d'attrazione, relativa alle loro dimensioni. La somma di tutti i portali della superficie in questione genera una potente trazione collettiva paragonabile a quella del triangolo dorato ma singolarmente sono di solito troppo piccoli per assorbire oggetti interi, e la struttura straordinariamente robusta impedisce ai piccoli portali di collassare su loro stessi mantenendoli forzatamente aperti. Queste acque primordiali disseminate di strutture vengono poi fatte roteare alla massima velocità attorno dun asse, che sia un complicato costrutto generato da portali più grandi, o corallo manovrato da Johanna stessa. La rotazione continua di questo complicato artificio fa sì che l'attrazione dimensionale si trasformi in una vera e propria distorsione della realtà localizzata attorno al costrutto utilizzato come base. Il semplice movimento di attirare si trasforma nella letterale azione di strappare la materia dalla propria sede, sbriciolandola nel moto turbolento delle energie dimensionali. L'effetto finale è quello di una continua e brutale erosione della realtà con cui questo genere di costrutto viene a contatto, che si aggiunge al normale impatto generato da un vortice d'acqua costellato di oggetti solidi. La carne viene strappata dalle ossa, il sangue aspirato dalle ferite e traiettorie a contatto con tutto questo ne risultano deviate. Se generato su di una struttura aguzza, il movimento a spirale dei portali renderà la torsione dimensionale simile all'azione di una trivella, dandogli così un potere penetrativo fenomenale.
    Come ogni altra tecnica che sfrutta il corallo del dominio, il contatto con i costrutti farà sì che sulla vittima tentino di aderire i subdoli micro organismi che lo compongono per esercitare il suo tremendo potere, oppure alimentare ulteriormente una biomassa già presente. Dato il protocollo della carne divina, il corallo è immensamente robusto e pesante. Se lo reputa necessario, Johanna utilizza eventuali portali generati per riposizionarsi sul campo di battaglia o portare il suo attacco sfruttando le correnti acquatiche dentro il vortice per accelerare il proprio movimento all'uscita.


     
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    Atto II - terza Scena





    Segnali sfrecciavano sui multipli schermi della camera, la ragazza bionda continuava a digitare mentre con l’altra manica si asciugava il sudore dalla fronte. Dati e dati dalla battaglia in corso, numeri di perdite, informazioni sulle condizioni e backup di importanti elaborazioni per le future battaglie contro il Caos e la Corruzione.


    Oberon era stato irremovibile sul concetto di Archiviazione della Corte di Mezzogiorno, e come si doveva aggiornare per permettere una lettura e catalogazione migliore per gli esseri umani e anche per eventuali passaggi di informazioni.



    Nessuna di queste morti sarà vana - mormorò a denti stretti Hanna, per poi incitare e dare ordini a goblin e pixie che sciamavano andando a riparare e sistemare cavi o controllando altre postazioni di analisi. Si sentiva inutile a stare lì e non poter lottare, ma sapeva che doveva fare qualcosa, e questo è tutto quello che poteva fare.



    Il rumore si attenuò, mentre ogni sidhe e umano della stanza si inginocchiarono ad eccezione della bionda texana, che continuava il suo lavoro. Sapeva che avevano visite, ma non era il tempo per i convenevoli di corte e ruggì a tutti di tornare al proprio posto.



    Sono lieta di vedere che la sua concentrazione non vacilla dinnanzi a un reale, lady Hanna - disse Titania, osservando lo schermo - le voci della battaglia mi suonano distanti e non chiare, e ho pensato di unirmi come osservatrice.

    Preoccupata per il suo consorte? - chiese l’umana non nascondendo un ghigno.

    Devo esserlo? - domando impassibile, ma senza ostilità.


    Non è da solo, so che la sorellona Cherno e gli altri sono li con lui.

    Poi, Lord Oberon... Moko, è forse la persona più insicura del mondo. Crede sempre di non farcela, di non essere all’altezza anche se ha una dannata corona ricevuta dal pianeta in persona. Ma no, non sono preoccupata.

    In un modo o nell’altro, riesce sempre ad uscirne. Dio solo sa come...



    La regina dei boschi socchiuse gli occhi, quasi come se potesse vedere attraverso i dati che fluivano nelle reti di Agharta, annuendo - ogni Oberon è diverso. Ognuno segue il suo percorso e il suo ruolo. Anche nel gelo dell’Ordine Statico, anche come drago malvagio.

    Ma hai ragione, o’ Fanciulla che Tesse le vene della madre... qualunque maschera indossi, sa sempre come concludere con un applauso.


    Un doppio sorriso sincero, seguito da un picco energetico nello schermo.




    [...]





    Lo smottamento del gessò colpì profondamente l’esercito, rendendolo momentaneamente prono e inerme a essere dilavato come ciottoli davanti a un onda di marea dalle oscene vibrazioni della colossale corruzione. Ma non l’Araldo, che volando sopra il campo di battaglia osservava la situazione, gonfiando la sua essenza, interconnettendosi sempre di più con la Realtà percepibile


    Una essenza solo vagamente umanoide, nuvola di polvere nel cielo, come l’ombra della luna creata da uno stormo di uccelli, Oberon si ergeva e bruciava il suo cosmo come non aveva mai fatto da quando era ritornato a calcare questo palco chiamato realtà. I sigilli, dono del custode di Thule che avrebbe ricevuto la riconoscenza dei sidhe qualunque fosse stato l’esito di questa guerra, rendevano facile lo scorrere delle sue energie, a lui come alle corti.


    Sfruttando questa interconnessione di cosmo di cosi tante fonti differenti, tante storie, tante vite, bisbigliò in essa, portando ciò che era, il vero concetto dell’Equilibrio. Quando ogni cosa interagisce per un unico scopo, un unico fine.



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    W E ' R E - O N E

    unica realtà




    Chiese un’azzardo per provare a salvare quante più vite possibile. Nessuno si oppose, con una lucida follia segnata dalla esperienza in battaglia, dalla fredda rabbia e dalla volontà di vittoria. Nell’alzarsi innumerevoli guerrieri, sidhe, umani, esseri di qualunque razza, specie e natura, conficcarono armi, braccia, mani, artigli nel terreno di Sacramento. Donando i loro pensieri, i loro desideri, le loro energie e la loro vita... tutti insieme, ogni singolo goccia di Codice, ogni piccolo sussurro di questo canto.


    E Oberon innalzò questo terreno simile a un onda, sollevandolo e inclinandolo velocemente e senza scossosi con la sua telecinesi e caricandolo anche del suo di cosmo in modo da renderlo barriera per se stesso e i suoi alleati e suo fratello. Ma la vibrazione sonora era veloce, ben più della velocità reale del suono, e lo spostamento non fu abbastanza rapido da impedire che centinaia di soldati venissero spazzati via e i detriti schiacciassero i figli di G.E.A.

    Ma nessuno si arrese, continuando a rafforzare tale muraglia, continuando a dare forza a tale difesa insieme al Monarca dei sidhe che ormai vomitava sangue biancastro per lo sforzo, colpito da ciò che riusciva a sorpassare le sue difese e la darian ormai parte del suo corpo.



    Nessuno si arrese... perché era arrivato il momento del contrattacco.






    Oberon sorrise, cadendo come una foglia morta danzando nel vento sulla spalla del Martello di G.E.A. Era ferito e dolorante, ma sapeva che poteva fare ancora qualcosa per la battaglia. Ancora, ritornare al concetto di Equilibrio.

    Cos’era un palco senza attori? Senza qualcuno che rida o pianga, senza una tragedia che versi il sangue di innocento o una farsa che soverchia le aspettative dei potenti?
    Cosa era un Araldo senza le interconnessione con ogni altro aspetto naturale incarnato dai suoi Fratelli? Soprattutto Oberon, che era il Signore dei Luoghi?



    Fratellino? Direi che gli abbiamo dato abbastanza cortesia....

    Lascia che i miei sensi diventino le tue lame... e portaci verso fine di questa battaglia...




    Il cosmo del giovane brillò nuovamente. Con affetto, forse anche con una vena di rimpianto e di perdono? I glitch attorno a loro si moltiplicarono mentre la surreale figura dell’Araldo, la sua percezione, ammantava il Re delle Belve ricoprendolo di rossi ragni, miriapodi, coleotteri e altri insetti come una seconda corazza.


    Oberon era l’Equilibrio, Pan la Furia.
    Come la l’Inizio e la Fine, sembravano concetti separati ma imprimevano una dualità che se unita poteva creare una Forza immensa, e ora voleva tentare non di calmare la Bestia, ma affilare i suoi artigli, facendo si che la sua Furia fosse Focalizzata, pericolosa come non lo era mai stata prima di di quel momento.

    Far si che ogni graffio, pugno e calcio portasse le storie di ogni gazzella sbranata dal leone, krill divorato dalle balene, lucertola impalata dalla averla. Storie di prede che avrebbero tentato di imprimersi nel sistema nervoso del colossale corrotto a ogni cazzotto di Pan.


    La Paura più Antica, la Storia Primeva del Mondo ora arma.








    - PG: Oberon [Scheda]
    - Energia: Blu
    - Abilità: Illusioni Complete, Telecinesi
    - Stato: Vera Forna molto ferita, estremamente spossato per il consumo cosmico.
    - Riassunto

    ESERCITO - si attacano con ogni cosa al terreno e lo gonfiano di cosmo (più effcace tramite i sigilli) per renderlo uno scudo per se stessi e per chiunque sia dietro.


    OBERON - usando il leggero boost dei sigilli solleva con la telecinesi come se fosse un'onda il terreno impregnato di cosmo dall'esercito in modo da creare una difesa congiunta che possa resistere al meglio possibile l'attacco a suprema. Ovviamente parte dell'energia e dei casini passa ma non si ha una disfatta totale. Estremamente spossato e ferito, Oberon si cala su Pan (immagine esemplificativa) e freebotando Cherno e Ama unisce il suo cosmo con il fratello e lo ricopre di piscoplasma in modo tale da infliggere danni mentali e illusioni (tipo le varie morti cdi Diavlo con GE Requiem) con i suoi puni e calci.





     
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    3

    Fall.
    Fall you bastard, FALL.


    Davanti al mostro di mani e braccia, pan urlava con quanto fiato aveva nei polmoni. Il solo fatto di vedere quella creatura ancora in piedi, che insudiciava l'intera esistenza con la sua presenza lo faceva imbestialire. L'avrebbe squarciata da parte a parte a mani nude, triturandola contro il terreno e le rocce se fosse stato necessario, macchiando la terra di sangue.

    Mentre era in preda a quella furia mistica, un lampo di luce lo inghiottì.
    Si ritrovò a centinaia di metri di distanza dal suo obbiettivo, dietro le linee amiche. Una voce non conosciuta lo riportò alla realtà:

    Cerchiamo di non farci uccidere tutti quanti, signor Araldo. Non ha senso attaccare quel coso da soli. Nemmeno per voi. Ora prepariamoci.

    La fonte di quella voce era un individuo in armatura umana, un'armatura che aveva bruciato la sua batteria fino a farla annerire e fumare. Pan strinse i denti, guardandosi intorno e strofinandosi la fronte con il dorso della mano, sfregando via il sudore che quella forma secerneva. Si guardò le mani mostruose, sporche di fango e sangue. Il suo sguardo si spostò sul campo di battaglia. Doveva tornarci prima di subito, doveva tornare a sputare sangue e denti, portando puro e inalterato Giudizio divino su quelle mostruosità.
    “Non aveva senso attaccare quel coso da soli”, gli avevano detto, a sottolineare la pericolosità della situazione, e l'unica reazione che quella frase gli aveva suscitato era il chiedersi con chi diavolo credevano di avere a che fare. Credevano forse che non lo sapesse? Credevano che ignorasse il divario energetico, la pericolosità di quel conflitto, l'altezza della posta in gioco? Sulla sua spalla non c'erano gradi, sul suo petto non c'erano medaglie, ma trattarlo come un miliziano volontario alla prima missione era qualcosa di inconcepibile. Dennis non aveva mai smesso di combattere, difendere ed uccidere da quando lo avevano gettato nella fossa dei leoni, e P.A.N. Era qualcosa di così antico che il concetto di conflitto era nato dopo il suo primo respiro.
    Stava per rispondere alla frase, ma un'orribile suono, il suono del nulla che strideva contro il granito, gli perforò letteralmente le orecchie. I suoi timpani esplosero, schizzando sangue verso l'esterno e rendendolo sordo. L'impatto sonoro contro i suoi organi sensoriali lo avevano anche colpito sul sistema nervoso, e l'elemento che gli fu più colpito fu la vista. I suoi occhi si appannarono pesantemente, come avvolti in una pesante nebbia, mentre il suo cervello lottava contro l'incombente senso di nausea.
    Quello era il momento di essere professionali. Nessuna frase ad effetto, nessuna battuta, nessuna parola fuori posto. Doveva solo concentrarsi e, nonostante la cosa lo irritasse, di seguire quel consiglio e di prepararsi.
    Strinse i pugni, cercando un eventuale punto debole in quel muro di membra, ma qualcosa catturò la sua attenzione: Un insieme di azioni. Un conglomerato di cosmo avvolse i suoi sensi. All'inizio non riusciva a capire cosa stesse succedendo, la sua stanchezza, il suo disfacimento, quelle sensazioni sembravano molto più sopportabili, quasi come fosse stato galvanizzato. Fu in quel momento che osservò i sigilli sulla sua forma. Qualcuno gli stava donando quanto poteva, lo aveva armato con un barlume di luce per affrontare l'oscurità del Caos e della Corruzione. Quel Cavaliere sconosciuto aveva posto in lui la fiducia per decidere le sorti della battaglia. Il solo pensiero gli fece schizzare il battito cardiaco a mille, mentre la sua pelle si riempiva di vene vistose. Ma la dea della Provvidenza non aveva finito con il Martello di Gea. Nella sua mente risuonarono le parole dell'Araldo dell'equilibrio, e la sua entità, lontana dal ricordare qualsiasi forma vagamente umana, si adagiò su di lui come il fantasma di migliaia di colonie di insetti. Sentì il suo Cosmo entrare in sincronia con quello del Fratello, come ingranaggi di una macchina mortale.

    Si concesse un paio di lunghi respiri ad occhi chiusi.
    Doveva trovare il modo di massimizzare l'offensiva, di usare al massimo quei doni che gli erano stati fatti. In un momento luminoso come un lampo, l'idea gli si manifestò in mente.
    Cominciò a saltare sul posto, riscaldandosi le gambe ed assumendo una posa da pugile. Uno, due, uno due, salto a destra, salto a sinistra. Armonizzò il suo respiro, chiuse un altra volta gli occhi, e mentre l'orribile mostro completò il suo attacco, PAN passò all'azione.
    Un altro assalto frontale, una corsa a velocità immane, mentre il suo corpo brillava di luce cosmica. Ancora una volta il suo attacco era concettualmente semplice, ma con qualcosa di diverso per massimizzare il tutto: Il suo corpo si sarebbe illuminato di luce cosmica tanto da diventare una flashbang gigante, giusto per sottrarre al mostro quel secondo di attenzione in cui i, cui l'araldo della Forza si sarebbe avventato contro la massa di carne con ogni fibra della sua potenza, in una raffica di colpi resa continua dalla giustapposizione di respiro e colpo in un algoritmo quasi perfetto. Avrebbe colpito il mostro così tante volte da riscaldare l'aria intorno a lui, così velocemente da creare plasma grazie alla pura forza bruta del suo pugno contro l'aria, tutto per ridurre quel mostro ad una macchia sul muro.



    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA NERA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Rigenerato dopo esserci rifocillato, very stanco, sistema nervoso in rigenerazione, sordo, vista in cedimento
    MENTALMENTE -
    STATUS DARIAN - indossata, enormi crepe sparse su avambracci e dorsali, vere forma

    RIASSUNTO AZIONI - L'attacco mi rende praticamente sordo e per poco anche cieco, e dopo aver ricevuto in regalo due bei BUFF vado di secondo attacco frontale, questa volta diventando GROSSLY incandescente davanti alla faccia del mostro come diversivo, per poi andare in apnea rush contro il tumore gigante. La cosa del plasma è solo flavor tho non c'è da darci peso.
    ABILITÀ -



    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
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    IV




    Il mostruoso centipede tenta di reagire, sfruttando l'apparente mancanza di limiti biologici della sua specie. Richiama carne alla carne, cerca di modificarsi, di evolversi ulteriormente, ma è tutto vano. Non riesce a conservare la sua massa né il suo cosmo. Non sembra più in grado di gestire il suo stesso sangue che lo divora dall'interno. Il corpo crolla, quasi completamente svuotato. Giace immobile per un istante, prima di iniziare a cadere in un ampio crepaccio aperto dalla furia dell'altro colosso.

    La massa vivente, ormai informe, finisce col risucchiare perfino il corpo che l'ha generata. Gli arti umanoidi si svuotano come grossi guanti e si afflosciano con suoni disgustosi prima di venire assorbiti anch'essi.
    L'esibizione di pura forza a cui viene sottoposto è tale da fermare e far vacillare l'intero agglomerato di carne nerastra nella sua avanzata, già resa lievemente più incerta dal ghiaccio sul terreno. Tuttavia è impensabile che una cosa simile venga trattenuta a lungo.
    Gli urti di ogni singolo colpo si scaricano attraverso il corpo floscio, probabilmente privo di una struttura statica, andando a scaricarsi dalla parte opposta della massa, dove esplodono in enormi bolle.
    Alla base dei frammenti la carne ribolle. I tessuti si riassestano ancora e ancora. Si squarciano in fauci colossali composte da una selva di denti aguzzi. I denti stessi vibrano fino a diventare incandescenti emettendo un suono insopportabile, che sembra aumentare all'infinito fino a scomparire dalla soglia dell'udito, divenendo in grado di danneggiare direttamente le strutture nervose con cui entra in contatto.
    Lo squarcio - no, la bocca - si allarga a dismisura. Prima che possiate anche solo stabilirne le dimensioni, è già abbastanza grande da potervi inghiottire tutti quanti.
    Il potere della cosa sta aumentando. Si concentra in un solo punto sopra le vostre teste, a meno di un centinaio di metri di altezza, bruciando col fetore della Corruzione. Il calore e la potenza del colpo sono tali da sviluppare una luce dallo spettro rossastro, una sorta di piccola stella sospesa che continua a contrarsi per mantenersi integra. Archi infuocati si liberano dalla superficie, lottando contro la naturale tendenza all'entropia; il nucleo si agita in maniera convulsa...

    ...Fino a esplodere in un boato terrificante.

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    Note Master:

    Il centipedone viene eliminato, ma i problemi continuano.
    Il blob creato il turno prima da Manone finisce con inglobare anche il suo corpo di partenza in una massa di superschifo viscido. Subisce i danni del vostro attacco, ma data la natura del nuovo corpo non riuscite a stabilire quanto gli abbiate fatto male.
    Fa vibrare i dentini per produrre ultrasuoni atti a stordirvi, mentre accumula una grande quantità di energia che libera di colpo come una bomba ad area a Suprema+ di puro calore (controllo del Fuoco) e onde soniche compresse.
    Trattandosi del giro di ripresa stiamo larghi col termine: scadenza lunedì 12.


     
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