Ikari No Tora - Le Tigri Dell'Ira - Mare, cielo ribelle caduto giù dai cieli

Chapter V Atlantide

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    97f43b4caaa1f71ce93d191978b779c3 «Atlantide è vicina.»




    Gashadokuro cavalcava il suo destriero d'ossa. Un passo alla volta, un metro alla volta Atlantide si avvicinava. Il volto non umano di Gashadokuro non aveva espressione: uno scheletro dove solo quei due occhi, zaffiri incastonati su di una corona sembravano, brillavano. La sua voce era profonda, gutturale, bassa come se provenisse da chissà quali profondità.
    La sua intera figura sfiorava quasi i 30 metri di altezza eppure il passo era leggero. Come se fluttuass nell'aria. Apoggiata alla spalla destra lo Yokai Nobile portava lo stendardo del Tempio Sud.
    Un soffio caldo lo mosse.

    «Quindi? Che mi frega se è vicina o lontana? Basta che ci sbrighiamo.»

    Un enorme ombra svettò su Gashadokuro, così enorme che lo avvolse completamente. Il respiro era come un onda che si infrangesse su degli scogli. Gli occhi profondi come gli abissi di cui era signore e sovrano. Mastodontico, orgoglioso, calmo e irrequieto. Perché il mare non può essere asservito ed è padrone solo di se stesso.
    Poi quell'ombra serpentiforme si ritirò, a mò di marea, come se divenisse altro, come se cambiasse, così come cambia la corrente.

    «Ma forse in questa forma non fuggiranno terrorizzati.»

    Una figura imponente, dai capelli e dalla barba argentata e bluastra lunga sino ai piedi. Nulla era profondo quanto il suo sguardo e la sua voce che pareva provenire dalle profondità abissali. Vestiva con una cotta di maglia azzurra e argentata dalla foggia simile alle squame dei pesci e con un manto di un verde luccicante intessuto con una sostanza sconosciuta; chiunque lo fissasse pareva di vedere i vaghi movimenti delle acque abissali punteggiate dalla luce sfuggente di pesci fosforescenti.

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    Ryujin Il Dio Drago



    I due Yokai Nobili si avvicinavano ad Atlantide ma non fecero nulla per mostrare ostilità. Erano lì come ambasciatori; il rotolo col sigillo di Amaterasu brillava di una luce arcobaleno tra le mani di Gashadokuro.

    «Strano che sei così calmo. Atlantide divide con te il dominio delle acque.»

    «So contenermi. Arriverà il momento in cui con loro metterò un punto. Ma non è questo il tempo...anche se vorrei tanto che lo fosse.
    ma dobbiamo fare questa cosa. Amo troppo il mare per vederlo sparire e trasformarsi in una pozzanghera di veleno e melma. Voglio nuotare libero. Atlantide ed io combatteremo insieme. A volte bisogna sapersi dare alla corrente e farsi spingere.»


    A volte il mare poteva essere terribile, a volte sapeva confortare. Ma un mondo senza oceani, senza fiumi, senza l'acqua che dava la vita che mondo poteva essere? Che mondo poteva diventare? Se fosse possibile diventare qualcosa in un mondo morto.
    L'acqua da sempre faceva parte della vita, da sempre chi la comandava, chi la proteggeva era inquieto, facile all'ira, così come all'affetto. Solitario ma ogni volta che ve ne fosse bisogno ecco che aiuto sarebbe venuto dal mare.
    Il mare come orizzonte di libertà o come forza attrattiva. Paura dell'ignoto o forza propulsiva ad andare oltre le colonne d'Ercole del nostro sguardo indagando misteri. O solo per poter vedere un orizzonte diverso.
    Quella voglia di avventura direbbero alcuni, o solo perché il mare accarezzava corde nascoste che nemmeno noi sapevamo di avere.
    Era il nostro specchio il mare: ci contemplava l’anima nell’ infinito muoversi della sue onde.
    Scoprendoci. Scoprendolo. Ascoltandolo ci ascoltavamo e nel gioco di onde e spruzzi tutti ci appariva più limpido e una voglia ancestrale di scoprire e di oltrepassare i limiti ci risuonava dentro.

    Lo senti il rumore del mare,
    quella voce riconoscibile che si infrange sulla riva.
    Te la spiega in un attimo, la vita.



    E quando Atlantide svettò da lontano ecco che si fermarono.
    E fu allora che Ryujin mise bocca al suo corno. Di foggia particolare, però era, perché costruito di tante conchiglie appuntite e a spirale tenute assieme da argento fuso e collegato a un'imboccatura di madreperla e rare perle nere. A partire dalla preziosa imboccatura, lo strumento si ramificava in sette corni, ognuno di lunghezza e larghezza e timbro diversi.
    E quando prese fiato, soffiandoci dentro, fu come se il mare stesso stesse richiamando Atlantide. In ogni sua pietra, in ogni goccia d'acqua, il suono di quel corno arrivò. Vibrando con Atlantide stessa in una sinfonia che era di esclusivo appannaggio di coloro a cui il cuore era solo per il mare.
    In ogni angolo di Atlantide arrivò quel suono insieme al cosmo dei due Yokai Nobili, insieme alla forza del Tempio Sud e degli Araldi.
    Il suono della creazione primigenia appannaggio dell'acqua e dell'oceano si espanse e si ritrasse come onda, musica ancestrale, una musica che solo chi aveva il mare e la scale sul petto potevano capire.
    Era la chiamata di Amaterasu o mi kami stessa. Stava chiamando l'intera forza di Atlantide al Tempio Sud.
    Quel sigillo sarebbe stato dato ai Primarchi perchè era il momento di far montare come maremoto la forza di Atlantide.
    E l'acqua fu la carta e l'inchiostro con cui quel messaggio sarebbe arrivato ai 7

    Atlantide.
    Questo messaggio è per chiedere in prestito la vostra forza. Non dimentico quello che avete fatto in Australia, nè quello che avete dovuto subire e patire. Ma il tempo della vittoria già è finito. Il tempo della battaglia per l'Australia è giunto a conclusione.
    Il tempo della Guerra per la Realtà è iniziato. I nemici di questa Realtà si sono mossi mostrando una forza imperante e dimostrando come siamo ancora deboli. Da soli non siamo in grado di difenderci da tale forza. Nessuno ha tale potere purtroppo.
    Vi è un alleanza tra il Tempio Sud e i Saint. Un alleanza che è il primo passo per combattere i Nostri Nemici.
    Mi fregio di essere amico di Bartolomeo del Toro, Gran Sacerdote di Athena. Insieme vogliamo creare un alleanza tra i Figli di G.E.A e le varie Caste per vincere la più grande minaccia che questa Realtà abbia mai visto da quando è stata creata.
    Per questo motivo invito tutti voi al Tempio Sud. Insieme alle altre Caste.
    Così come i nostri nemici sembra che operino per strade comuni, anche noi dobbiamo fare altrettanto. Giappone e Australia ci hanno visto vincitori ma sono state vittorie effimere e arrivate non per supremazia ma più per sorpresa. Non si aspettavano che i Figli di G.E.A sarebbero intervenuti, né che l'animo umano nascondesse tale forza e volontà. Ma non ripeteranno lo stesso errore.
    So la forza di Atlantide, so il vostro orgoglio e per questo vi chiedo di metterla al servizio di questo mondo. la Realtà ha bisogno dell'oceano e della sua forza, delle sue onde e della vita che in essa vi è racchiusa e che difende; così come noi abbiamo bisogno di Atlantide e della forza dei 7 Primarchi di Poseidone.
    Combatteremo insieme?
    Se accetterete, questo cilindro sarà il vostro lascia passare per arrivare al Tempio Sud.
    Amaterasu ō Mi Kami



    Fu questo che sentirono. Mentre i due Yokai Nobili rimasero in attesa. In attesa della risposta di Atlantide stessa.

     
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    Oliver Ramirez Ξ Primarca di Scylla (VI) Ξ Energia Blu

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    Le dita si muovevano veloci sul terminale che aveva davanti; una serie di procedure e diagnostiche si alternavano davanti allo sguardo del Primarca che, da un paio di giorni, si era rinchiuso nello studio per gestire un importante ciclo di interventi sul sistema principale delle difese cittadine. Era uscito da quel luogo soltanto per riposare una o due ore, prima di tornare a lavorare sull’implementazione. Non sarebbe finita lì, ovviamente, lo avrebbero atteso ancora le udienze nella sala del trono, ma un compito del genere risultava essere una necessaria priorità. Dopo l’attacco interno che avevano subito, con la maggior parte delle forze dislocate in Australia, aveva sentito la necessità di rendere il tutto più efficiente, in modo da evitare di mettere ancora in pericolo il popolo, in sua assenza. Oliver progettava e nel frattempo scriveva su un piccolo display accanto; appunti, note, promemoria, tutto quello che gli veniva in mente e che preferiva avere da un’altra parte, in modo da concentrare tutta la sua attenzione sul compito che stava svolgendo. Quando si ricopriva il ruolo di sovrano e Fabricator Comandante, anche il lavoro sembrava raddoppiare. Le uniche presenze che aveva visto erano state quelle delle guardie, fuori la porta, che si erano preoccupate di fargli arrivare qualcosa da mangiare, e gli avevano ricordato di prendere una pausa, una proposta che aveva declinato ogni volta. Solo quando considerò di essere arrivato a un buon punto, ovvero, a lavoro quasi finito, decise di allontanarsi dagli schermi, godendosi qualche secondo di immobilità e tranquillità. Nessuno osava disturbarlo al lavoro, sapevano fin troppo bene che quello che faceva era solo e unicamente per il loro stesso benessere; lo rispettavano e, anche nel caso di incontri urgenti, facevano dovuta attenzione a interromperlo. Mio Re – il comunicatore presente nella stanza si animò, catturando l’attenzione del Primarca – c’è una cosa che dovrebbe ascoltare.




    I messaggeri della Corte di Mezzanotte furono accolti alle porte del Settore Pacifico Meridionale da un manipolo di guardie scelte. Tramite i più potenti e veloci mezzi di trasporto, furono accompagnati direttamente alla capitale, Hammerfall, cuore pulsante di uno dei sette regni e città in cui risiedeva il Primarca stesso. Nessuno osò proferire parola durante tutto l’incontro, ma fu chiaro agli emissari il senso di responsabilità e rispetto che traspariva già dalla scorta che li accompagnava. Al loro arrivo alla Città di Ferro, il palazzo del sovrano, una fila di alti funzionari e soldati ebbero il compito di accoglierli, offrendo onori e saluti a coloro che appartenevano alla Corte di Mezzanotte. Fu offerto loro un breve riposo, prima di trovarsi a percorrere gli ampi corridoi che portavano alla sala del trono; i muri decorati in solido marmo ed ebano, legno finemente lavorato, metallo lucido, tutto trovava una sua composizione e armonia, permettendo ai visitatori di essere spettatori dell’orgoglio di quella città. Nonostante ciò, il viaggio fu breve e agli occhi dei messaggeri si aprì quella che si rivelò essere la sala del trono, già gremita di nobili e scienziati, di guerrieri e ingegneri, tutti coloro a cui era arrivata la notizia del loro arrivo.


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    E lì, nel punto più lontano, era seduto il Primarca di Scylla, che non aveva perso tempo nell’indossare la divisa regale, come da codice istituzionale; accanto a lui, si trovavano due tenno – uno dotato di sfumature ocra, l’altro di un blu acceso. Quest’ultimo avanzò silenziosamente, quasi senza essere notato, prima di anticipare l’arrivo dei messaggeri, chiedendo loro di fermarsi ad una certa distanza dal piano mediano del trono. Oliver li osservò in silenzio, percorrendo con un dito gli intarsi d’oricalco del punto in cui aveva poggiato la mano; aveva brevemente osservato le espressioni di coloro che erano stati testimoni dell’arrivo a corte, prima di spostarle sui messaggeri di Amaterasu. Alla delegazione del Nobile Amaterasu, Sovrano della Corte di Mezzanotte, presento Re Oliver di Scylla, L'Eroe, Cuordimetallo, Cuore di Atlantide, Tempra di Azae il Saggio, L’Uomo di Ferro, Fabricator Comandante di Mechanus, Primarca dell’Oceano Pacifico Meridionale. Gauss, il tenno azzurro, aveva presentato il sovrano ai messaggeri; in occasioni informali, Oliver avrebbe evitato tutti quei modi altisonanti, tutta quella formalità che sembrava gravare come un peso invisibile sulle sue spalle. Avrebbe preferito incontrarli privatamente, parlare da vicino con il mittente del messaggio. Eppure, un modo formale era stato scelto, e un ricevimento formale avrebbero ricevuto. Tuttavia, ciò non voleva dire che si sarebbe comportato in maniera diversa, anzi, solo che tutti sarebbero stati testimoni della decisione di Cuordimetallo. D’altronde, lui e Johanna erano i Primarchi più facili da raggiungere, o con i quali avere un dialogo più sereno. Fece un profondo sospiro, cosa faresti al posto mio? Non aveva bisogno di rispondere a quella domanda che si era fatto nella sua testa, sapeva già la risposta, perché infondo erano uguali.



    Si alzò in piedi, e nel momento in cui lo fece, la sala piombò nel silenzio. Il suo volto era disteso, eppure, lo tradivano piccoli accenni di preoccupazione; non per ciò che avrebbe dovuto fare, o per la decisione che avrebbe dovuto prendere, ma per le conseguenze che essa avrebbe portato sul suo popolo e su Atlantide tutta. Eppure, come avevano più volte mostrato i sovrani degli abissi, erano felici di dare anche la vita per la causa di Poseidone; per portarla avanti, per ricostruire il mondo e condurlo alla grandezza sotto la luce del khala, sulla scia del tridente che – come gli oceani – avrebbe unificato tutto. Fece un passo in avanti, mettendosi di fronte ai messaggeri con solo due o tre metri a separarli e alzò la mano per cancellare anche quelle piccole tracce di rumore, quei sussurri che esprimevano trepidazione. A nome dell’Impero, vi do il benvenuto ad Atlantide e alla Città di Ferro. Cominciò, abbassando l’arto e portandolo dietro la schiena, intrecciando entrambe le mani, questa volta il sospiro fu più lungo. Il Concilio dei Sette ha valutato la proposta del Sovrano della Corte di Mezzanotte; per disporre della totalità delle forze imperiali, la decisione necessitava dell’unanimità. Alcuni presenti in sala trattennero il fiato, poté notare piccoli tremiti nelle mani di alcune guardie e alcuni nobili. Tra Atlantide e i Cavalieri di Atena non esiste alcuna alleanza, eppure, il nostro popolo non dimentica chi ha combattuto assieme a noi nel momento più buio, nel momento del bisogno, i guerrieri di Gea. Nonostante i conflitti che altre fazioni nutrono nei confronti del nostro grande regno, sono da sempre sostenitore del bisogno di lavorare tutti insieme, per mettere un punto fermo a questa minaccia. Dopo qualche secondo di tensione, la sua espressione si schiuse, accennando un piccolo sorriso; alcuni animi si calmarono, altri no. Era materia di storia la rivalità tra Cavalieri di Atena e Cavalieri Imperiali di Atlantide, i conflitti si protraevano ormai ai tempi moderni; era quasi ironico come il destino potesse ciclicamente ripetere le cose anche nella volontà di non riesumare mai più certi dissapori. Per quanto apprezzasse l’amicizia di Amaterasu con Bartolomeo del Toro, lui non conosceva nient’altro che il nome di quest’ultimo; tuttavia, Cuordimetallo conosceva gli altri figli di Gea, e tanto bastava.



    Fece un piccolo cenno del capo, rilassando la sua intera, enorme figura, senza smettere di guardare gli ospiti. Non era un discorso fatto per la corte, era un discorso fatto per coloro che aveva di fronte. Lui non era che uno dei Sette Re e Regine di Atlantide, ciò comportava che in quel dialogo avrebbe dovuto tener conto dei pensieri e delle volontà di tutti, non solo delle sue. Fortunatamente, come quel discorso avrebbe presto rivelato, quel caso aveva smosso davvero l’unanimità. Con la benedizione dei Primarchi e nella volontà dell’Unico Imperatore, accetto ciò che portate con voi e la richiesta fatta. La forza degli abissi di questo mondo, e dei loro sovrani, sarà in prima linea con gli Araldi di Gea. La sala, che aveva mantenuto il silenzio fino a quel momento, scoppiò in un brusio animato. Oliver indugiò per un attimo, voltandosi per qualche secondo e fissando un punto imprecisato fuori dalle grandi vetrate che illuminavano la sala del trono. Una giusta decisione? Soltanto il futuro avrebbe potuto rivelarlo e molto spesso, nella paura di non poter fare quel primo passo avanti, tutto sarebbe rimasto sempre uguale e, divisi, non sarebbero riusciti a spegnere quella minaccia una volta per tutte. Per quel momento, avrebbero dovuto seppellire il conflitto in nome di ciò che era più importante: la vita sulla terra, le persone indifese che l’abitavano. Tornò a osservarli e nel suo sguardo poterono leggere determinazione; era Oliver, dopotutto.


    Mostriamo alla Corruzione
    ciò di cui siamo capaci.



    hiaAmxR

    narrato Ξ parlato Ξ pensato Ξ parlato altri


    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
    FISICAMENTE Ξ ||
    MENTALMENTE Ξ ||
    STATUS SCALE Ξ ||


    RIASSUNTO AZIONI Ξ ||

    Strong, united, working 'till we fall

    ABILITÀ Ξ

    Atlantean Engeneering: 'Creation'
    - Illusioni Ambientali
    Atlantean Engeneering: 'Install' - Armi di Scilla
    Atlantean Engeneering: 'One for All' - Trasformazione
    Voz de Ola - Telepatia


    TECNICHE Ξ ||

    And we all lift, and we're all adrift together
     
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    Atlantide non fece attendere la sua voce. E lo fece alla sua maniera. Nel suo modo. Lo fece nella persona e nel modo di essere di Oliver di Scylla.
    Atlantide prendeva forma e sostanza in quel corpo e nell'anima di Cuordimetallo. La formalità, la regalità, le altisonanti epiteti del Primarca scivolarono su due Yokai Nobili.
    Ne prendevano atto ma non ne furono impressionati. Erano lì per una risposta.
    Qualsiasi essa fosse l'avrebbero accettata. Pronti a combattere con o senza Atlantide perché questo era il loro scopo. La loro vita era al servizio della madre. Il loro sangue aveva cementato e protetto il Muro che difendeva la Realtà avrebbero continuato a farlo da soli.
    Nessun rancore, nessun odio. Non lo avrebbero capito, perché non erano lì per capire o avere quell'empatia che avrebbe aiutato a capire meglio le ragioni degli uomini. Non serviva. Avrebbero preso atto della questione e poi avrebbero dato battaglia con o senza Atlantide. Con o senza il Mondo.
    Avrebbero messo i loro petti davanti e avrebbero arrestato questo maremoto.
    Ma speravano che non fossero soli.
    Perché la Realtà sarebbe stata frammentata; isole che avrebbero galleggiato nel vuoto e nell'oscurità e prima o poi morte e sparite nel Nulla. Per questo erano lì. Perché Amaterasu si era mosso per la prima volta da quando aveva aperto i suoi occhi nel pensiero della Madre.
    Perché il più orgoglioso degli Araldi, la Sentinella Solitaria sul Muro aveva chiesto aiuto.
    Stavano facendo divampare la speranza in un mondo caduto nelle tenebre della disperazione.
    I fuochi delle vittorie non dovevano essere lasciati morire. Dovevano continuare ad ardere.
    Loro erano lì per attizzare il fuoco che sotto la superficie dorata di Atalntide, sotto quel mare calmo, si celava. Erano lì per ricordare loro che il mare non aveva padrone. Che Poseidone e i Primarchi dovevano scendere in battaglia non per brama di potere ma per rimarcare che il diritto sui mari spettava a loro. Non per regalità, non per diritto di successione ma per le vite spese, per i dolori che lo avevano forgiato, per quel popolo che lo aveva ricostruito e protetto.
    Atlantide si era guadagnata il suo diritto a vivere grazie al sangue e alla volontà.
    Ryujin voleva battersi contro di loro ma riconosceva questo diritto guadagnato nelle Ere. Il Mare non aveva padroni; Atlantide era libera di essere come l'Oceano e di continuare a brillare sotto il Cielo; di cavalcare le onde e di essere loro stessi.
    Se lo erano guadagnati nelle Ere. Un diritto sancito con il sangue e le vite spese nel Khala e per Atlantide stessa.
    Il brusio era onda che si infrangeva sui due Yokai Nobili; solitari scogli di un pensiero resosi azione in quel mare agitato di dubbi e incertezza.
    Il brusio che accompagnò Oliver quando scese dal suo trono. Quando dall'alto della sua posizione arrivò al loro livello per guardarli negli occhi.
    Non dall'alto in basso ma alla stessa altezza.
    Uguali sotto il mio cielo.
    Questa frase fu nelle loro menti. Un ricordo. E questa frase.


    «Il passato rende gli uomini deboli.
    Sono le loro mura che si costruiscono per non andare avanti. Pensano di esseri liberi ma non lo saranno mai. Serve qualcosa di più per romperle. Affinché ognuno di loro guardi all'altro e ci veda un uomo che combatterà per la propria libertà allo stesso modo.»


    «E se vorranno rimanere così? Se anche nel pericolo non si uniranno?»

    «Moriranno. Chi prima chi dopo. E noi li seguiremo. Noi...figli di G.E.A saremmo gli ultimi a cadere e dovremmo vedere lo scempio e la disperazione. Moriremo consci di questo.
    Moriremo senza speranza ma con l'ovvietà che le nostre morti non saranno servite a nulla. Che il mondo morirà. Che la Creazione di mia madre si spezzerà e tutto sarà vuoto. Moriremo sapendo questo...
    »


    Il pugno si serrò sull'elsa di Kusanagi che stridette di rabbia.


    c5vEjxu ED IO NON VOGLIO MORIRE COSÌ




    E quegli occhi furono tizzoni.

    «Tutti su questa terra, dal primo all’ultimo uomo sono liberi e se c’è qualcuno che vuole privarci di questa libertà, noi dobbiamo reagire. Nessuno escluso.
    Io ricorderò agli uomini la loro forza e distruggerò i loro muri ma dovranno farlo con la loro volontà. Poi, e lo spero, combatteremo insieme... »



    df027869b0852a3feb9672ec15592945 PERCHÈ SIAMO LA REALTÀ








    Perché siamo la realtà. Perché insieme formavano la Creazione. Quella melodia incessante conosciuta come Vita.
    E per la prima volta la Corte di Mezzanotte avrebbe atteso. Atteso la decisione nelle mani dell'uomo.
    Nella grandezza e nella sua piccolezza l'uomo aveva la possibilità di creare qualcosa di diverso. Divincolarsi dal passato, dal buio, da vite e dolori che non avevano vissuto e creare un quid totalmente nuovo e che fosse solamente loro.
    E attesero. Attesero sapendo quanto fosse importante questo momento. Quanto dalle parole dipendesse tanto.
    Troppo.

    L'attesa di sapere e di capire la volontà di Atlantide. Loro erano in balia di questa corrente impetuosa. Non potevano opporsi, solo lasciarsi guidare da essa. Non potevano fare nient'altro eppure speravano. Pregare? No.
    Non era nella loro natura farlo. Non era nella natura della Corte di Mezzanotte pregare, sperare in qualcos'altro perché solo da se stessi dipendeva il proprio percorso.
    Non aspettarsi niente da nessuno...

    Per sopravvivere in questo mondo...tutto quello che devi fare è diventare forte




    E lo sarebbero stati anche nel rifiuto.

    Ma l'uomo era grande. Grande nel suo essere minuscolo. Grande da poter rivaleggiare e superare gli Dei. Poteva tutto e niente. E le parole di Oliver racchiudevano quel modo di essere tipico degli esseri umani. Buio e Luce mischiati in egual misura.
    Codardi e coraggiosi.
    Terribili e forti.



    Mostriamo alla Corruzione
    ciò di cui siamo capaci.





    «E così sia, Primarca.»

    La voce profonda e cavernosa di Gashadokuro. La mano a sancire questa nuova pagina di Ryujin.


    «Con questa stretta di mano sanciamo questo patto. Combatterò con Atlantide. A voi questo rotolo quando sarà il momento vi condurrà al Tempio Sud lasciandovi passare.»

     
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2 replies since 6/3/2022, 17:28   95 views
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