Ikari No Tora - Le Tigri Dell'Ira

Chapter 3.3 Oberon Nella luce l'ombra si allunga

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    In Addestramento
    Posts
    1,525

    Status
    GHOST

    AgarthaBosco Sacro. Trono Di Oberon






    85f9865edf79c2f3ef2c77f5adea3908
    «Tutto questo non me lo sarei mai aspettato qualche anno fa.»



    La sigaretta era quasi finita. Un'altra sarebbe stata accesa immediatamente dopo.
    Nikolaus Bělohradský. Oncologo. Guerriero. Padre. Uomo. Depresso. Alcolizzato. Drogato.
    Tutto questo fu ed era Nikolaus.
    Un uomo buttato in mezzo a quel cataclisma che fu l'Armageddon. Ma prima fu il tumore di sua figlia ad incrinare la sua volontà. Fu allora che iniziò a bere. La paura di perdere sua figlia. Il sentirsi non all'altezza.
    Oncologo di fama mondiale. Un uomo che parlava di cure, che parlava di sperimentazioni, di nuovi metodi, di speranza.
    Ci sputò sopra a questa parola quando diagnosticarono questo male all'unica cosa importante nella sua vita.
    Da lì in poi fu un lento ma inesorabile cadere pezzo a pezzo. Prima il suo matrimonio. Sua moglie non capiva perché non poteva fare nulla, lui non capiva perché non ci riusciva. Perché era un maledetto aggressivo e tenace. Le cure solo un palliativo.
    La barba divenne incolta. I capelli, dapprima sempre in ordine e puliti, ora crescevano lunghi e arruffati con delle striature argento che iniziavano a prendere il posto a quel nero corvino. Occhiaie.
    La puzza d'alcool sempre più forte.
    Il passo per la droga fu il successivo.
    Perché le sue mani tremavano. Sia per paura che per disperazione. E se la disperazione non poteva combatterla, almeno la paura si.
    Stordendo il suo cervello e non pensando.
    Ma così facendo non capiva più nemmeno cosa stesse succedendo attorno a lui; non capiva più cos'era essere oncologo, cosa significasse combattere un male oscuro e tenace. Non poteva salvare sua figlia così.
    Ma si sentiva a pezzi nonostante tutto. L'Armageddon fu la preghiera che veniva esaudita. La tomba che cercava.
    Ma non morì. Nemmeno sua figlia. Nemmeno i suoi pazienti. Nemmeno quell'Harlan Draka che doveva morire già da tempo ma che ancora, con ostinazione pari a quel bastardo che lo divorava da dentro, combatteva ancora e ancora.
    Fu lui la prima scintilla di fuoco.
    Agartha fu la sua cura. Il resto storia.
    Draka. L'eletto delle salamandre. Il Fuoco che nutre e che divora. Amaterasu o mi kami nascere da quelle stesse fiamme e dal suo sacrificio. La salamandra di G.E.A divenire Sole.
    Combattere con la Corte di Mezzanotte. Da Praga fino al Giappone e poi oggi.

    «Nemmeno io.»

    La lancia di Sampitalakamui era appoggiata alla sua spalla. L'eletto della Terra. Un Dio della Spada della Guardia Personale dell'Araldo dell'Inizio.
    Anche per lei tutto questo fu una sorpresa. Combattere con un uomo. Un uomo spezzato come Nikolaus ma che si era riformato. Aveva trovato la forza di raccogliere i pezzi che aveva perso, di crearne altri e di far nascere questo Nikolaus.

    «Immagino.
    Ma per me è davvero un qualcosa che mi stranisce. Essere mandato da Oberon. Più sono qui ad Agartha e più ogni sicurezza vacilla, si spezza ed io non ci capisco nulla. Ma ormai dovrei averci fatto il callo...»


    Altra sigaretta.

    «Ma sono un uomo. E quello che non capisco mi stranisce assai. Uomo e medico...credimi che ora davvero mi sento sulle montagne russe.»

    «Suvvia mica bisogna sempre capire tutto. Fatti guidare dalla corrente è l'unico modo a volte. Forse anche il più saggio.
    Io la vedrei più così: Amaterasu si fida di te, di un uomo, e ti manda con me da Oberon. Perché fai parte di questo mondo e combatti con noi e per tutti loro anche. Io la vedo così.»


    «Sarà come dici tu ma non ci credo più di tanto. Non sono un saint. Non ho quella cosa strana che chiamano cosmo, Ki, energia o robe del genere. Ho un fucile. Sparo. E nemmeno un armatura...»

    «Senza armatura e con un fucile hai salvato il Giappone e i Saint. Solo questo ti pone tra i grandi delle caste. Da quando non bevi più?»

    «Perso il conto. Forse da quando Harlan è morto. E non so più nemmeno come sia fatta la cocaina...le mie mani non tremano più.»

    «Vedi? Sei sereno ora. La tua esperienza è l'esperienza del mondo, della gente comune, delle piccole storie quelle senza la esse maiuscola.
    Quindi andare da Oberon è anche a nome di questo mondo. Perché hai dato il tuo sangue, hai sofferto, stavi nel baratro ma hai visto la speranza. La tua parola ha un peso. Le tue sofferenze danno significato a chi sei. Oberon dovrà ascoltare e capire. Così come le caste.
    Amaterasu non fa le cose a caso.»


    «Non le fa, lo so. Ma sono così piccolo. Un uomo semplice. In mezzo a cose strane.»

    Lieve fu il sorriso di Sampitalakamui.

    «Fatti meno domande e pensa a quello che hai fatto. Per me sei già importante. Anzi parla tu. »

    «Io?!»

    «Certo. Non vedo nessun altro qui. Così forse la smetti di piagnucolare e di essere quell'uomo col fucile che ho visto in Giappone. Sicuro. Meno domande. Ma sicuro di se stesso. Ora riprendi il fucile e mostra chi sei alla Corte di Mezzogiorno e ad Oberon.»

    Perché Oberon era lì. Insieme a Titania e alla Corte di Mezzogiorno. E lì, tra di loro, tra i Pilastri che reggevano Agartha e la Realtà un uomo avrebbe parlato.
    Respirò a fondo. Era come quando fece il suo ultimo esame prima della laurea. Il suo primo intervento. Il primo giorno di tirocinio. Il primo esame.
    Il pollice sfiorò l'indice più e più volte. Gli occhi chiusi il respiro intenso.
    E poi la voce fu chiara.

    «Oberon, Corte di Mezzogiorno, io sono Nikolaus Bělohradský. Oncologo...forse non serve dirlo. Sono un uomo. Non un medico oggi, ma un uomo che combatte con la Corte di Mezzanotte.
    Sono qui perché Amaterasu mi ha mandato da voi ed ho accettato. Perché?
    Perché è giusto quello che vuole fare Amaterasu. Sapete cosa è successo in Giappone, vero? Quello che non sapete e che Amaterasu vuole unire tutte le caste sotto la bandiera di G.E.A e di muovere guerra alla Corruzione o chi per loro.
    E sono qui perché questo suo desiderio è anche il mio. Di un uomo senza armatura, né cosmo, né poteri così impressionanti da distorcere, cambiare, distruggere questo mondo. Non posso volare, né distruggere montagne ma combatto con al Corte di Mezzanotte ugualmente.
    Amaterasu andrà in guerra e vuole farlo tutti insieme. Ecco perché invita voi e i vostri fratelli al Tempio Sud. Per discutere di tutto questo.
    E prego che accettiate sia di andarci che unirvi agli uomini e alla caste per proteggerci e darci finalmente un mondo libero.
    Lo so che potete farlo e prego per voi. Avete salvato mia figlia, i miei pazienti e anche me.
    Ora vi prego di salvarci tutti...»


    E di spontanea volontà si inginocchiò per terra. Lui che non credeva in Dio. Lui che non pregava. Agnostico.
    Ora pregava Oberon e Agartha nel fare un miracolo.

    Sampitalakamui battè la sua lancia per terra. Un piccolo terremoto. Questa era la volontà del Tempio Sud. Nelle parole di Nikolaus e nei gesti dell'eletto della Terra.

     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    i have no idea what i'm doing

    Group
    Bronze Saint
    Posts
    16,326
    Location
    Earth

    Status
    DEAD



    Prologo




    La corte era lì.

    Forse non al suo massimo splendore, forse non con i palchi pieni come quando il vecchio e nuovo re era stato incoronato. Ma era presente per l’Eletto e per l’uomo scelto dal Sole.


    I due sarebbero passati attraverso i domini del re delle fate, osservano come i cristalli, le rocce e i metalli si creassero una strada mossi dai rampicanti, come tendini di un gigantesco organismo. I loro passi erano seguiti da piccoli sciami di insetti vorticanti fra loro gambe e braccia, come per giocare o sfruttare la corrente che il loro movimento creava nell’aria. Senza mai urtarli, né ostacolandoli.

    Scintilli e aromi provenivano da fiori multicolori segnavano la via verso la direzione della dimora di Oberon, mentre sidhe incuriositi seguivano i visitatori con occhi carichi di curiosità e attenzione. Vociare e canti alle loro spalle li avvolgevano, in turbine di sensazioni, opprimenti in una sindrome di Stendhal per il povero Nikolaus. Anche se ormai poteva essersi abituato ad Agharta e alla Corte di Mezzanotte, la sua controparte era molto diversa da avere un effetto stordente per l’umano. Ogni aspetto della realtà, ogni tinta che dipingeva lo spettro fisico della Vita era presente in quelle sale, in quei corridoi e in quelle opere d’arte create dal Codice stesso, impossibili da descrivere nella loro interezza.



    Abbiamo ricevuto la notizia del vostro arrivo, benvenuti.
    Il mio Signore, la consorte e parte della Corte Alta vi aspettano nella sala del Trono.



    Disse una voce, mentre una porta di legno massello intagliata (o nata con tali ricami, non era chiaro) di figure floreali e di farfalle si apriva dinnanzi a loro, rivelando un essere simile a un uomo di mezza età dallo sguardo severo e un’aura di enorme forza.


    Calibano è qui per servirvi, nobili Sampitalakamui e Nikolaus. Sarò il vostro Cicerone durante la vostra permanenza.

    Si, ma è una paaaaaaalla. Spero che vi siete portati qualcosa da leggere, o che i goblin tentino di mangiarvi la faccia, altrimenti potreste annoiarvi a morte qui.



    I vecchio alzò gli occhi al cielo, con una pazienza che poteva essere considerata sovrannaturale, quando una giovane ragazza volò letteralmente da dietro alle sue spalle, facendo una boccaccia ai due.


    Ariel qui senza una reale ragione se non per dare fastidio. Per il resto confermo la versione del nonnetto qui.

    Il Boss e la Bossa vi stanno aspettando, e se due tizi di Amateratsu vogliono parlare direttamente con loro, significa che il fatto è serio *giggle* speriamo che ci sia da menare le mani…



    Le due figure avrebbero accompagnato i messaggeri, per corridoi labirintici che portavano sempre più nel cuore del Regno dei Sidhe, la Realtà si contorceva su se stessa in un vortice di Vita egualmente distante dal polo dei altri Araldi, arrivando in un bianco cangiante di Trama e Percezione che solo pochi potevano arrivare a comprendere. Il Trono di Oberon, dove sedeva con la consorte Titania.

    Ed ecco, come detto la corte era lì.


    Oberon era lì, seduto quasi assopito tenendosi la testa appoggiata sul dorso della mano, che guardava con i suoi occhi violacei i due ospiti. Ma specialmente Nikolaus. Ascoltò senza esprimere emozione alcuna il suo discorso, e così Titania, e così tutta la corte di fate, orchi, mostri e spiriti.

    Solo alla fine, alla richiesta dell’Alleanza, ogni creatura inizio lentamente a bisbigliare, poi parlare e infine discutere animatamente. Chi voleva una guerra, indipendentemente dal motivo, per mangiare a godere del sangue. Chi non avrebbe mai voluto combattere con umani non fedeli alla causa della Madre, già subendo con disprezzo quelli che secondo loro avevano insozzato il cuore sacro del Pianeta. Chi intimava che i tempi non erano pronti, e che l’esercito dei Sidhe non aveva abbastanza potere e forza per poter andare contro a battaglie di quel livello, anche supportato da altre corti e alleanze.



    Silenzio.


    La giovane voce del monarca fu quasi un sussurro, ma bastò per far piombare la sala in un deserto. Alzò il capo per incontrare lo sguardo della sua Signora e Regina. Pochi istanti ma la luce dei suoi occhi gli aveva dato tutto ciò che aveva bisogno.


    Nikolaus… dici il vero. In te non sento canti di potere, né stelle di morte, né spiriti di eroi…



    Il piccolo e leggero corpo si alzò dal trono, levitando dolcemente da esso fino alla figura inginocchiata. I piedi toccarono terra, e il ragazzo si inginocchiò, mettendogli una mano sulla testa.


    Eppure proprio per questo non devi chiedermi di fare niente, né supplicarmi.

    Gli Dei si pregano, agli uomini si chiede… ma io sono Oberon, Araldo dell’Equilibrio, uno dei Pilastri della Realtà. Conosco il mio ruolo, e sinceramente dovrei essere io ad avere un debito nei tuoi confronti, che hai badato alla mia sorellina e ai cavalieri in mia assenza.




    Con un sorriso, si alzò, invitando all’uomo di alzarsi insieme a lui, per poi voltasi in direzione di Sampitalakamui, mentre la sua armatura iniziava ad apparire attornio a lui, portata da uno sciame di insetti.


    Anche a te, Eletto della Terra, devo ringraziare di aver combattuto al fianco di Amateratsu e di aver protetto questo pianeta. E grazie per il tuo terremoto… mi ha riempito di nostalgia.

    Forse l’Araldo dell’Inizio vi ha scelti per quello che rappresentate, ossia il mio di inizio, come se avesse avuto bisogno di qualcosa per convincermi. Insomma… poteva anche non essere così formale.



    Sorrise, mentre lo sciame di insetti inizio a dividersi, mostrando fra di loro le api dorate che crearono il vortice, aperto in uno scorcio che i due potevano riconoscere molto bene.



    oberon_yes_0



    Mia signora e mia Corte. Mi dispiace dovermi assentare ma a quanto pare questo spettacolo non può attendere oltre. Date ristoro ai nostri ospiti, cenate e divertitevi… al mio ritorno ci sarà da discutere i nostri ruoli e le nostre battute.

    Che siano risate o gridi di guerra… la Corte di Mezzogiorno risponderà alla chiamata.







    - PG: Oberon [Scheda]
    - Energia: Blu
    - Abilità: Illusioni Complete, Telecinesi
    - Stato: OK
    - Riassunto: n/a





     
    Top
    .
1 replies since 12/10/2021, 16:35   72 views
  Share  
.