Ikari No Tora - Le Tigri Dell'Ira

Chapter 3.2 - P.A.N La vita. Una Furia che butta fiamme.

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    AgarthaTempio Ovest Parlamento Rosso Trono Di P.A.N




    Ajta stava davanti a quel Trono. Davanti al Parlamento della Furia. Il Rosso scorreva ovunque. Intorno a lui. Dentro di lui.
    Ora capiva le parole di Amaterasu. Lo aveva mandato non solo per consegnare un messaggio ma per dargli l'opportunità di capirsi.
    Si...era così. Ajta per la prima volta stava ascoltando quella stessa furia che per troppo tempo aveva considerato una maledizione.
    Eppure non rientrava anche questa furia, bruciante come fiamma, nella Creazione di G.E.A? Per molto tempo aveva odiato. Sia se stesso che il mondo intero. Non c'era nulla di onorevole, di buono in un mostro che veniva predato dai suoi istinti più miserevoli.
    Una bestia.
    Senza umanità.
    Ma ora era nel Parlamento Rosso. In quella stessa furia che tanto aveva disprezzato. E che ancora faceva disprezzare se stesso. Ma era la furia giusta di G.E.A.

    «Amaterasu...»

    Sorrise. Perché stava capendo anche se stesso. Stava rivedendo tutto quello che era la sua vita sotto una luce diversa e al tempo stesso quello che sembrava buio, perché non riusciva a scorgere nulla al di là di questa bestialità, si apriva di fronte a lui. Il Rosso lo stava chiamando. Lo stava guidando. La furia non era senza scopo. Lui era una bestia maledetta? No.
    Era un uomo che aveva abbracciato una parte della Natura. Una parte del Tutto. Quella del Rosso e della Furia. Della distruzione. Della Palingenesi.
    Ma che non era fine a se stessa era un moto che permetteva al Creato di essere. Lui non era un abominio.

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    «Non mi sono sbagliato su di voi. Non mostrate mai nulla dei vostri sentimenti eppure la vostra sensibilità...grazie...»



    Lo disse con un sussurro nel suo cuore. Amaterasu non mostrava nulla. L'Imperatrice era al di sopra anche dei sentimenti ma i suoi occhi sapevano indagare a fondo l'animo di chi combatteva con lei.
    E con questo spirito che alzò gli occhi. Incontrando quelli di P.A.N. La Furia. Il Re delle Bestie. Un pugno colmo di rabbia che aveva spezzato Tifone.
    E abbassò la testa ma non si inchinò.
    L'inchino era per sudditanza. Era accettare che qualcuno fosse sopra di noi e che a lui davamo ogni cosa di noi.
    Ajta aveva solo abbassato la testa. Per rispetto. Perché riconosceva l'araldo e ne nutriva rispetto ma non sudditanza.
    Quella andava solo per Amaterasu o mi kami. Solo l'Imperatrice aveva il pieno potere sulle carni e sullo spirito dello Yokai Nobile. Solo a lei andava il suo sangue.
    A P.A.N andava il suo rispetto, riconoscendo in esso una Forza Portante la Realtà.
    E parlò facendosi sentire, non orgoglioso di chi o cosa fosse ma con voce sicura. Guardò l'Araldo e lo fece con occhi limpidi.

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    «P.A.N il mio nome è Ajta. Yokai Nobile della Corte di Mezzanotte e signore dei Mannari.
    Sono qui per consegnarvi un messaggio da parte di Amaterasu. Richiede la presenza sia vostra che dei vostri altri fratelli al Tempio Sud. Amaterasu sta andando verso la Guerra. E vuole parlare con voi sia dei fatti in Australia, oltre a quelli del Giappone, ma soprattutto dell'alleanza che Lui e Bartolomeo del Toro stanno creando.»



    Stasi. Poi porse il rotolo con il sigillo dell'Araldo dell'Inizio a P.A.N.


    «Qui sarà spiegato meglio dei perché sta facendo tutto questo.
    Amaterasu aspetterà sia voi che Chernobog, Oberon e il Parlamento Verde fino a che Nerthus non si risveglierà.»


    Il respiro fu greve. Aveva fatto consegnato il messaggio ma non se ne andò ancora. Vi era un altro messaggio da consegnare.
    Il suo.

    «So che non è un messaggio importante, né che la mia storia sia paragonabile alla vostra così come i miei desideri. Ma spero che verrà al Tempio Sud. E anche di poter avere la possibilità di incrociare il mio pugno con il suo. Ora mi è più chiara la mia esistenza. E voglio per la prima volta dare sfogo al mio Rosso.
    Vorrei guidare il mio clan per la prima volta libero e poterlo fare insieme a Voi. Aspetterò quel giorno.»


    Insieme.
    Come diceva sempre Amaterasu. Mitakuye Oyasin. Eravamo tutti fratelli sotto il cielo di G.E.A.

     
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    Il suono delle posate sulla carne al sangue.
    Hamburger spesso due centimetri, tanto al sangue da riempire il piatto di liquido rosso che colava dalla carne tritata. Un contorno di verdure fritte, un pezzo di pane, una bottiglia di vino ed un bicchiere.
    Era alla sua seconda portata.
    Il braccialetto elettronico al suo porlo destro stava captando ogni singolo stimolo che il corpo della Palingenesi emanava: Battito Cardiaco, pressione sanguigna, stimolazione nervosa, temperatura corporea e via dicendo. Ogni singola nube di dati veniva mandata ad un cluster di computer estremamente potenti, dove era analizzata e segnata in un database che durava circa dieci giorni. Le analisi avevano una miriade di scopi, primo fra tutti la ricerca e lo sviluppo di vere e proprie migliorie delle abilità combattenti della Darian e del suo occupante. Le informazioni che quel piccolo ma sofisticato congegno elettronico sarebbero stati i dati di controllo, il campione da confrontare in altri contesti.

    Mentre finiva l'ultimo boccone, uno dei suoi emissari bussò alla porta della cucina.

    Sire posso entrare?

    Entra pure.

    Un uomo di mezza età vestito con una tuta da meccanico si fece avanti. Era uno degli addetti alla manutenzione del Ragno D'oro, uno di quelli che era anche abbastanza pratico da aggiustare l'M198 che avevano montano su una delle piattaforme, lo stesso obice che in quel momento giaceva due piani più in basso per la manutenzione settimanale.

    È arrivato qualcuno alle porte del Tempio. Vie dalla corte di Amaterasu, ed ha detto di portare un messaggio? Sta aspettando davanti al Trono.

    Pan posò le posate, allontanò la sedia dal tavolo, si alzò lentamente e si stiracchiò la schiena per bene. Vista l'imprevedibilità della situazione si tolse anche il braccialetto elettronico, appoggiandolo sul tavolo. Un sobbalzo emotivo improvviso avrebbe potuto sfalsare l'intera lettura. Si pulì le mani nel lavandino e se le asciugò con uno straccio.

    Grazie. Prenditi la giornata libera.

    Il mio turno è finito un'ora fa.

    E allora che ci fai qui?

    Sto aspettando altri tre che finiscono. Stasera serata poker.

    Bitchin', predni pure un sigaro, qua si può fumare.





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    Il messaggero era davanti a lui, circondato dagli occhi della Corte nascosta nel buio. Ajita, corte della Mezzanotte, signore dei Mannari. Certamente non uno qualunque. Se le parti fossero state invertite Dennis avrebbe mandato Jil, oppure Cleo della mensa. Cleo era simpatica, aveva quattro dita per mano ma nessuno ci faceva caso. Avrebbe accettato l'incarico di messaggera? Domanda per un secondo momento, il re dei Mannari stava parlando

    Si ritrovò a srotolare una pergamena con sigillo ufficiale di Amaterasu. Una richiesta formale degna di un re dopotutto.

    So che non è un messaggio importante, né che la mia storia sia paragonabile alla vostra così come i miei desideri. Ma spero che verrà al Tempio Sud. E anche di poter avere la possibilità di incrociare il mio pugno con il suo. Ora mi è più chiara la mia esistenza. E voglio per la prima volta dare sfogo al mio Rosso. Vorrei guidare il mio clan per la prima volta libero e poterlo fare insieme a Voi. Aspetterò quel giorno.

    Pan annui senza distogliere lo sguardo dal documento.

    Certamente.
    Prima però ti va un festino? Una bevuta? Ma che sto facendo ti invito dove non conosci nessuno...senti vieni a lavorare con me un paio di giorni poi vediamo, ok?









    Pan era davanti alla Porta della Corte.
    Era difficile definire in cosa consistesse la “porta” di un reame fatto di spiriti ed elementi senzienti. C'era davvero un “dentro” ed un “fuori” per quanto riguardava un pilastro della realtà? Pan cercò di non pensarci, e si concentrò sul fatto che non era davanti alla “porta” per se, era davanti alla via di collegamento tra le due Corti, la via che lo avrebbe portato direttamente davanti alla Signora degli Spiriti.

    Ok ragazzi io vado eh.
    Sarà una cosa veloce, roba burocratica tra monarchi o cose del genere. Continuate senza di me e se succede qualcosa lasciatemi dei messaggi sulla scrivania, niente email che ho il PC a riparare. Dai che dopo di questa qualcosa di divertente salta fuori.


    Ciao ciao.

    E Pan scomparve in una nuvola dorata.

    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA NERA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - ///
    MENTALMENTE - ///
    STATUS DARIAN -

    RIASSUNTO AZIONI -
    ABILITÀ -



    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
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