Ikari No Tora - Le Tigri Dell'Ira

Chapter 3.1 - Chernobog Heil To The King

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    AgarthaTempio Nord. Parlamento Nero. Trono D'Ossa




    «Ci stanno annusando

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    «Ed io loro»




    Menreiki e Astolfo.
    Il male più puro della Corte di Mezzanotte. La Corte Invincibile. La Corte del Sole. Ma anche delle Tenebre più fitte. Così come era nella natura di Amaterasu O Mi Kami.
    Entrambi ne rappresentavano degnamente la spirito di Distruzione, sebbene Astolfo doveva essere di quello stesso parlamento.
    Doveva essere sotto il dominio del Trono d'Ossa di Chernobog. L'Araldo della Fine. Della Morte. Della putrefazione.
    Eppure non ne faceva parte e ne era orgoglioso. Libero e maledetto continuava a muovere guerra alla Corruzione, ai Corrotti, agli Specter, a qualsiasi cosa tentasse di prendere i domini dei Carpazi. In quelli che considerava i suoi territori.

    «Da quando Harlan è morto e Amaterasu si è spostato verso il Giappone e i territori che da Ere ha deciso di essere la sua casa, mi stavo annoiando. Ma vedo che il carissimo e gustoso Araldo dell'Inizio mi pensa sempre.
    Mi ha dato un ottimo diversivo


    «Sapeva che ti saresti divertito. E forse rivedere Chernobog e il Parlamento Nero potrebbero aiutarti a divorare più cose

    Lo sguardo fu lieve. Come una carezza che portava con sé un brivido di pericolo.

    «Si...tutti questi bastardi...chissà che gusto avranno? Spero che ci attacchino. Vorrei succhiare le loro carni.»

    Le dita scrocchiarono in un movimento innaturale. Nella sua vera forma Astolfo era un incubo che trovava la sua essenza nel divorare ogni cosa. Divorare, accrescersi, svilupparsi e mutare ancora. Adattandosi per nutrirsi meglio, per capire in che modo distruggere ogni vita di questa Realtà.
    Era il Tumore di G.E.A. Necessario alla Vita. Così come alla Morte e all'Equilibrio.
    Menreiki rimase impassibile a quelle parole, a quel suo continuo mutare, quel corpo che pareva non fermarsi mai tanto bramava la distruzione. E allo stesso tempo teneva lo sguardo sul Trono D'Ossa.

    «Se lo facessero sarebbero annientati da Chernobog. E successivamente l'intero Tempio Nord li seguirebbe. Amaterasu è rancoroso come Araldo. Non perdonerebbe mai un simile scempio. Se lo facessero non sarebbero figli di G.E.A.
    Purtroppo non potrai divertirti.
    E poi siamo qui per consegnare questo rotolo e il messaggio a Chernobog. Il sigillo dell'Araldo dell'Inizio che manda uno Yokai Nobile da Chernobog vuol dire pericolo. Un pericolo per la Realtà tutta.
    In più ci sei anche te. E questo non fa che avvalorare ancora di più tutto questo.»


    Menreiki era una macchina mortale. Un ingranaggio perfetto dove tutto era correlato da causa ed effetto.
    Il suo essere scenografico e teatrale era il modo con cui dava senso alla sua esistenza. Per lui la Vita era il Teatro Massimo degli Orrori.
    Le 66 Maschere vorticarono intorno a lui. Era vero che guardava davanti a sé ma contemporaneamente da 66 diverse angolazioni. Era un demone che provava piacere solo nell'estrarre il meccanismo perfetto degli uomini per poter muovere le sue marionette. E per farlo inscenava il suo spettacolo. Per poter ballare sul ritmo dei loro cuori. Per poi farli esplodere in uno spruzzo rossastro con cui dipingere il mondo con la sua personale opera.
    Per far si che G.E.A ne fosse rallegrata. Per far si che da quello spettacolo di Morte e Distruzione ne nascesse qualcosa. E continuare fino alla fine dei tempi.
    La maschera che portava ora era di porcellana e non tradiva nessuna emozione. Impassibile. Occhi vuoti.
    Persino la voce era melliflua e velenosa. In lui tutto gridava al pericolo. Uno stridore come di unghie che grattassero una lavagna.
    Amaterasu aveva scelto loro due perché pochi tra la Corte di Mezzanotte potevano restare impassibili di fronte alla Fine. Pochi potevano abbracciare quell'essenza oscura come cara amica.
    Astolfo e Menreiki chiamavano casa quello che la maggior parte avrebbero detto fosse un Inferno.
    ma loro due si sentivano a loro agio. Perfettamente. Erano sulla quinta teatrale della Fine e ballavano senza nessuna preoccupazione. Anzi sfidando con la loro essenza quella del Parlamento Nero.
    La Fine e la Distruzione.
    Amaterasu e la sua Corte di Mezzanotte, Chernobog e il suo Parlamento Nero. Distanti e vicini. Affini eppure diversi. Ma Amaterasu non era l'Araldo della Creazione e Distruzione? La sua opera permetteva a Chernobog di portare tutto alla Fine del suo Ciclo. La Distruzione di Amaterasu permetteva al Parlamento di cibarsene continuando a proliferare. L'Inizio portava altra Vita da consumare ancora e ancora.

    Una maschera diversa scattò sul viso di Menreiki. Mentre Astolfo ebbe un brivido freddo sulla schiena.
    E lo trovò così piacevole che i suoi occhi divennero come crine d'ago. Pugnali nelle tenebre.

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    «Sembra sia arrivato.»



    «Finalmente.»

    Astolfo non perse un singolo movimento dell'Araldo. Era come se qualcosa non gli permettesse di distrarsi. Ancestrale. Un quid che non sapeva nè spiegare, nè definirlo ma solo sentire. Quando lo vide per la prima volta era con Harlan, lo stava continuando a divorare ma ora...ora era così forte. Il cosmo dell'Araldo gli provocava questo quid ancestrale. Era come se la sua intera esistenza fosse in perfetta simbiosi con quella dell'Araldo Nero.
    Ma non fu una gabbia. Era libertà.
    mai si era sentito così. mai così addentro al sistema del Nero e al tempo stesso della sua esistenza.

    «Quindi il Nero è questo.»

    «Normale. Tu fai parte di questo Sistema. è come un ritorno a casa. Goditi questo momento e queste sensazioni.»

    Ed entrambi sorrisero all'indirizzo dell'Araldo della Fine. Loro erano morte e distruzione. Davanti avevano chi era preposto alla Fine del ciclo.
    Una magnifica sensazione. Elettrizzante. Galvanizzante.

    «Non le faremo perdere tempo.»

    Nessun inchino. Nessun dubbio. Il tono di voce di Menreiki era atonale, quasi distorto, così asettico che ognuno poteva sentirci qualsiasi cosa. Veleno. Dolce miele in cui affogare perdendosi. Una lama nel buio. la morte.
    Questa era la dissonanza di Menreiki. Ma lì, nel nero, non era che un qualcosa di famigliare. Per questo sorrideva. Per questo Astolfo non distoglieva lo sguardo.

    «I fatti di Giappone e Australia sono noti. i nostri nemici si sono mossi, ma anche Amaterasu. Ha stretto un'alleanza con i saint e Bartolomeo del Toro. Ma se queste sono informazioni che tutti possono sapere, quello che non sanno è che Amaterasu e il Gran Sacerdote vogliono costituire la più Grande Alleanza che si sia mai vista, coinvolgendo le altre caste in questa Guerra che ormai ha toccato chiunque.
    I nostri nemici non fanno distinzioni e nemmeno noi le faremo.
    Queste sono le parole che mi è stato detto di dirle.»


    Si guardarono i due maledetti della Corte di Mezzanotte.

    «Anche io sono qui per lo stesso motivo. Ho combattuto solo fino adesso. La cosa è irrilevante e mi sta bene così, ma questa è un occasione da non farci sfuggire. Amaterasu non è Harlan ma credo che anche a quello stupido tutto questo sarebbe andato bene.
    Dovremmo fare muro e guidare gli uomini al loro destino. Ho ancora fame di questo mondo.»


    «Ed è per parlare di questo che Amaterasu la invita al tempio Sud.»

    E detto ciò se ne sarebbero andati. Ma non Astolfo.

    «Io rimango ancora qui. Voglio vedere per la prima volta casa mia se Chernobog è d'accordo. I Carpazi possono aspettare...»

    «Ne eravamo certi di questo.»

    Amaterasu. Questo era il suo intento reale.
    Perché anche per Astolfo era giunto il momento di capirsi e conoscersi ancora più a fondo. All'origine del suo codice che rappresentava una infinitesimale parte del Nero. E poter essere finalmente una piaga maledetta che avrebbe condotto i loro nemici alla morte e alla Fine.




    Non devi rispondere e scusami se mi sono permesso. Ma così evito di scrivere un post chilometrico quando sarà e almeno sai chi è arrivato a consegnarti il messaggio XD


    Edited by Lyga - 12/10/2021, 14:22
     
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    La presenza di due creature di G.E.A arrivò lento e costante, i sistemi di allarme non esplosero nei loro trilli e vibrazioni e questo fu un bene. Uno avrebbe dovuto modificare l'avviso, non sopportava assolutamente i rumori forti e quelli del Nero erano terribilmente fastidiosi. Le Api erano diverse, si mettevano sul piede di guerra in un batter d'occhio e non era mai facile convincerle - nell'eventualità - che fossero questioni da risolvere privatamente.

    Si portò le mani alle tempie cercando di alleviare il mal di testa martellante che lo aveva colpito dalla mattina, sbuffò appena prima di tornare a far danzare le dita sulla tastiera per finire di trascrivere un rapporto che era sulla sua scrivania dalla sera prima. Terminò qualche minuto dopo e si alzò dalla scrivania nera e lucida, entrò nella saletta adiacente e afferrò una tazza fumante di caffè nero. Scivolò sul pavimento sulla coda serpentina e si avviò verso le segrete del Tempio Nero, certo di trovare Chernobog intento nelle sue pratiche.

    Generale, le ho portato il caffè. fece attenzione nel muovere la coda evitando le frattaglie sul pavimento e porse la tazza all'Araldo. Ci sono due emissari di Amaterasu alle porte, portano un messaggio da parte di sua Sorella.

    La Fine si allontanò dalla tavola in marmo dove era assicurato per i quattro arti (o almeno quello che erano stati) una massa di carne sanguinolenta. Gli intestini riversi e il puzzo acido di ciò che contenevano impregnavano l'aria come aghi di siringhe, lo vide squotere le braccia per cercare di togliere via il grosso del sangue e dei residui ossei per poi passare le mani, ancora insanguinate, tra i capelli candidi gettandoli indietro.

    Sono impegnato, Uno. Come puoi ben vedere, accolgo nuovi membri della corte.

    Ne sono consapevole ma suppongo che insisteranno per parlare con Voi.

    Vai avanti tu, ti seguirò con la mia proiezione. E che non si dica che non tengo alla famiglia. Vedremo cos'altro hanno combinato i miei fratelli e con quale altra bega mortale si sono alleati.

    ---



    In fretta messageri, non ho tempo da perdere. Parlerete con Uno come se parlaste con me in persona, consegnate ciò che dovete.

    La forma traslucida dell'Araldo volteggiò sul terreno crepitante di morte e ossa antiche, fissò lo sguardo sulla creatura dall'aria familiare che si trovava davanti e inclinò la testa cercando lo sguardo di Uno. Il secondo si avvicinò e portò le braccia a tenere i polsi dietro la schiena, mentre prendeva nota mentalmente di ciò che dicevano. Sgranò appena gli occhi quando sentì il motivo della visita e inclinò la testa per percepire al meglio l'entità delle loro parole.

    Un'altra alleanza con gli umani, un'altra volta Chernobog avrebbe dovuto portare l'attenzione ai ruoli che i Cinque avevano. Molte volte sembravano dimenticarlo, aveva combattuto il suo Generale al fianco degli Atlantidei e addirittura con uno Spectre ma non per questo si era abbassato a diventarne amico. Come avrebbe potuto dopotutto? Era il Nero, comandava su ogni cosa che poteva avere Fine e si beava di essa.

    Occupati di alloggiare temporaneamente questo figlio di G.E.A.

    La voce atona dell'Araldo rimbombò nello spazio, anche attraverso la sua proiezione astrale si percepiva un certo quid che solo pochi avrebbero interpretato correttamente e Uno si fregiava del titolo di essere in quella cerchia ristretta. Annuì al comando e allungò il braccio per afferrare il messaggio, un cristallo nero apparve sul palmo della mano serpentina del secondo e riverberò del colore della notte. Aveva registrato e creato una copia per l'Archivio Nero. La figura lattiginosa dell'Araldo tremolò per poi sparire, nessun saluto perché non aveva bisogno di mostrare cortesia.

    Il Nero sarà presente all'incontro, seguitemi se cercate ristoro.



    NOTE -

    Sì, lo so non dovevo rispondere ma mi sto organizzando una serie cronologica degli eventi e sto cercando di dare più spessore ai miei png. Tutto bene, ci vediamo al grande tavolo più avanti zau
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