[trama] Highway to Hel(heim)

Ordalia di Hel per Astra

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    HIGHWAY TO HEL(HEIM)
    Ordalia di Hel
    I

    ♦♦♦♦♦♦♦



    La foresta di Ametista era diventata un chiodo fisso. Astra la voleva, la doveva liberare in qualche modo... e ogni volta che era partita con l'intenzione di irrompere in quello che riteneva il suo legittimo territorio, capitava qualcosa di straordinario che, secondo la ragazza, era provocato dalla rossa Lunitari. Quindi aveva deciso di cambiare tattica e di studiare il nemico dall'esterno e fino a quel momento la strategia sembrava funzionare: la guerriera aveva deciso di compiere una serie di ricognizioni sul perimetro della foresta, senza mai addentrarvisi, per cercare di raccogliere più dati possibile, che si trattasse delle irregolarità del terreno o del numero di aghi di pino caduti a terra; e date le dimensioni della foresta, il compito pareva interminabile e monotono.

    Tuttavia, all'ennesimo viaggio, si rese conto che la foresta si prolungava in una appendice longilinea, in cui gli alberi sembravano disegnare la forma di una spada perchè si addentravano all'interno di un breve ma profondo crepaccio. Astra lo sapeva, che se avesse cercato di addentrarsi all'interno di quella zona avrebbe trovato solo guai: ma era una cosa così insolita che non riuscì a resistere. L'ametista c'era, anche se i cristalli erano meno numerosi del resto della foresta. Sembrava non ci fossero corrotti o altre creture terribili pronte ad attaccarla, ma sentiva una strana aura nei dintorni cje assomigliava in qualche modo sia ad un cosmo asgardiano sia al male della Corruzione.

    Poi, nella roccia, lo vide.

    Un enorme portale, con scritte macabre che richiamavano alle antiche divinità norrene e che la ragazza non era in grado di decifrare se non per un simbolo. Quello era un tempio di Hel. E che ci faceva nella foresta di Ametista?

    zBXLsaR


    Beccati questa. Iniziamo così, con descrizione e sensazioni varie. Non si palesa nessuno, ma il quadro della situazione mi sembra chiaro. Chiaramente Astra deciderà di entrare nel tempio, ed ecco cosa si troverà davanti:



    Non fare caso al drago, puoi ometterlo oppure lasciarlo come elemento decorativo (tipo una statua, và). Non ho intenzione di farti combattere ma il drago stava nell'immagine e il tempio mi piaceva troppo. VAI!


    Edited by Tygaer - 23/7/2021, 19:51
     
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    ♦ post I ♦ HIGHWAY TO HEL(HEIM) astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    State ancora pensando alla Foresta e a Lunitari, non è vero?

    Chi la conosceva sapeva esattamente dove i suoi pensieri erano rivolti ogni secondo delle sue giornate, e per il suo mentore era fin troppo facile leggere il suo animo. Astra fissò Gunther con quel misto di fastidio e rassegnazione, non verso l’uomo ovviamente, ma nei confronti di quella situazione che sembrava completamente inspiegabile. Aveva fatto di tutto per scoprire qualche dettaglio utile sulla Foresta di Ametista, un tempo territorio dei Megrez, e aveva anche dato fondo a tutte le sue conoscenze per decifrare la profezia di Lunitari. I suoi sforzi, però, a nulla erano serviti e la frustrazione stava raggiungendo livelli insostenibili.

    Sì, scusami Gunther, sono distratta.

    Come ogni mattina i due stavano allenando la padronanza cosmica della ragazza, con il mentore che sfruttava tutte le sue conoscenze da quasi-Cavaliere di Asgard, purtroppo mancato, per aiutare l’allieva a superare i suoi limiti. L’uomo era davvero forte e, nonostante Astra fosse tornata dalla sua ultima obbligata missione a Muspelheim decisamente più potente, riusciva ancora a tenerle testa. I loro cosmi s’intrecciavano per cercare una breccia nell’altro e prevalere, ma fino a quel momento la giovane Megrez non era ancora riuscita in quell’intento. Certo, probabilmente avere la mente altrove non aiutava, ma non riusciva davvero a pensare ad altro. Spostò lo sguardo in basso, come se si vergognasse ad ammettere quei suoi fallimenti, ma sapeva che non poteva incolparsi di nulla perché aveva fatto tutto il possibile. Anche se non era per nulla bastato.

    Non so più cosa fare, nulla sembra funzionare.

    Spinse il suo cosmo in quell’impeto d’irritazione, ma Gunther tenne a bada quello sprazzo di potenza, contenendo la sua foga.

    Tutte le volte che entro nella Foresta succede qualcosa che è totalmente fuori dal mio controllo. Se, invece, cerco di studiarla senza addentrarmi, non ottengo nessun risultato.

    I suoi occhi s’illuminarono del viola dell’Ametista, mentre il suo cosmo dello stesso colore tentò un ultimo e violento assalto contro quello del mentore, che la fissava apprensivo ma sempre concentrato.

    Per di più, quella dannata luna rossa, Lunitari, non smette di sbeffeggiarmi apparendo ogni notte nel cielo. Solo per me. E anche sul suo conto non ho scoperto molto di più, se non che si porta dietro una profezia inspiegabile.

    L’uomo contenne con il suo cosmo ogni alterazione di quello della ragazza, che sembrava davvero turbata dalla situazione. Ormai era diventato uno scontro impari, perché era chiaro che lei avesse la testa altrove.

    Basta così.

    Quelle due parole di Gunther posero fine all’allenamento quotidiano, mentre lo sguardo severo ma comprensivo dell’uomo scrutò l’animo così abbattuto della sua unica allieva.

    Signorina Astra, tempo al tempo. Comprendo la vostra impazienza, ma sono pochi mesi che siete diventata Cavaliere di Asgard e che tutti questi fatti hanno cominciato ad accadere. Per anni abbiamo temuto che la Famiglia Megrez potesse estinguersi e, invece, guardate dove siete adesso. Concentratevi anche sulle cose positive e non solo su quelle negative.

    L’uomo si avvicinò di qualche passo alla ragazza, porgendole un panno per asciugarsi dal sudore e sistemarsi. Sapeva quanto lei ci tenesse alle apparenze e non avrebbe mai voluto che, sovrappensiero, lei si potesse mostrare in disordine. Non se lo sarebbe mai perdonata e lui era lì anche per ricordarle quell’importante particolare.

    Grazie Gunther.

    Sembrava apatica, come se non avesse più cartucce da sparare. E lui non poteva permetterlo, perché in lei era sopito un potenziale incredibile che aveva solo bisogno di tempo per rivelarsi.

    I caratteri distintivi dei Megrez sono proprio la resilienza e la caparbietà. Le vostre nobili origini si perdono nel tempo e avete superato ogni tipo di avversità. So che voi, signorina, non vi arrenderete mai, ma dovete capire che non potete avere tutto e subito. Continuate imperterrita nella vostra ricerca e sono certo che verrete a capo di tutti i misteri che adesso non riuscite a spiegare.

    La fissò dritta negli occhi, espandendo il cosmo per darle forza e sostegno. Gunther era davvero la roccia su cui Astra poteva sempre appoggiarsi in caso di sconforto e, in tutta la sua vita, non si era mai tirato indietro.

    E ricordatevi che qualunque cosa accadrà, io sarò con voi.

    La giovane Megrez, per la prima volta forse da giorni, sorrise. Un sorriso spontaneo, che illuminò il suo candido e perfetto volto rendendola, se possibile, ancora più bella. Lei si gettò tra le braccia di lui appoggiando il lato destro del volto al suo petto, proprio come quando era più piccola, e l’altezza del mentore – più alto di lei nonostante la sua già invidiabile statura – la faceva sentire protetta come una volta.

    Non so come farei senza di te. Lo dico davvero.

    Si staccò immediatamente dall’abbraccio e lo guardò come se volesse lanciargli una sfida.

    E ti prometto che prima o poi ti batterò in allenamento. Dannazione, l’allieva supererà il maestro. Lo giuro sul mio nome.

    Gunther trattenne un sorriso per quel repentino cambio di umore, per poi spronare la ragazza a continuare nel suo cammino. Un cammino metaforico fatto d’innumerevoli ostacoli, ma che la stava facendo crescere in modo esponenziale e in pochissimo tempo. Era proprio vero che l’esperienza sul campo era la migliore, ma lui sperava solamente che lei potesse davvero ottenere quello che desiderava.

    Ne sono certo. Ma ora forza, signorina Astra, è tempo di tornare a pattugliare la Foresta di Ametista. So per certo che non vedete l’ora di andarci. Quindi, non perdete tempo e tornare per pranzo.

    Di supporto ma perentorio come sempre, il mentore diede implicitamente il suo benestare alla fine dell’addestramento, lasciando che Astra potesse concentrare i suoi sforzi dove anche la mente era orientata.

    Agli ordini! Grazie Gunther, ci vediamo dopo.

    La ragazza sorrise ancora, scimmiottando quel “agli ordini”, per poi sistemarsi come sempre alla perfezione – perché, diciamocelo, anche l’occhio vuole la sua parte –, indossare la sua scintillante e curatissima Robe e salire in sella al possente cavallo nanico. Fece un gesto di saluto con la mano destra e partì al galoppo verso la Foresta.
    Ormai aveva fatto così tante volte il tragitto per raggiungerla che quando era in marcia la sua mente si perdeva nuovamente nei meandri dei suoi misteri irrisolti. La cavalcatura proseguiva praticamente in automatico, mentre i suoi pensieri si rivolgevano furenti a Lunitari e alla Foresta. Ilo viaggio durò poco, come sempre, e quello che vide non le diede alcuna soddisfazione. Tutto era uguale, immutato, specialmente da quando aveva deciso di studiare il perimetro degli alberi senza più addentrarsi nel fitto della boscaglia. La ragazza si guardò attorno, cercando di scovare qualcosa di diverso e costantemente tentata di entrare nella selva. Si morse un labbro, impaziente come non mai, mentre il cavallo sbuffava fumo come un treno a vapore. Galoppò per tutto il perimetro, avanti e indietro per più volte, senza mai...

    Uh?!

    Un’esclamazione lasciò involontaria le sue labbra, quando con la coda dell’occhio scorse qualcosa di diverso. Ormai aveva la mappa del perimetro della Foresta marchiata a fuoco nella sua mente e un nuovo particolare così evidente non le sarebbe mai potuto sfuggire. Dal nulla – davvero dal nulla, perché il giorno prima non c’era – era apparso un nuovo agglomerato di alberi, disposti in linea quasi a creare la forma di una spada, al cui interno era presente un crepaccio profondo e all’apparenza pericoloso.

    Sono certa che questa parte di Foresta ieri non c’era.

    Cercò di spostare il suo sguardo fin dove riusciva, ma era chiaro che non avrebbe scoperto nulla di più se non fosse entrata nella Foresta.

    Oh, al diavolo. Se succederà ancora qualcosa, ne sarà valsa la pena. O almeno lo spero.

    Non esitò nemmeno un istante, tenendo tutta per se quell’imprecazione che non avrebbe mai pronunciato ad alta voce. Smontò da cavallo, ordinando al costrutto nanico di aspettarla fuori dal perimetro degli alberi e, a passo deciso, si addentrò nella nuova zona. L’Ametista era, come sempre, in ogni dove, ma aveva una concentrazione più blanda rispetto a quello cui era abituata. Tutti i suoi sensi erano attenti e tesi al massimo per anticipare qualsiasi imboscata della Corruzione e farsi trovare pronta a tutto. Lasciò sopito il suo cosmo, tenendone attivo quanto bastava per indossare con agio la sua inseparabile Robe. Gli alberi fecero presto spazio a quell’oscuro e spaventoso crepaccio, mentre qualcosa cominciava a solleticare l’attenzione della ragazza.

    Non vedo nessuno, ma questo non significa che non ci sia nessuno. Percepisco un potere che non riesco a identificare. È così... strano.

    Forse le sue percezioni erano alterate, ma riusciva a sentire una sorta di potere che era un misto tra bene e male, tra conosciuto e conosciuto, tra sollievo e terrore. Era qualcosa che non aveva mai incontrato prima di allora, ma che le diede l’ultimo e definitivo slancio per proseguire.

    Oh.

    Sì, ormai lo sappiamo: Astra era appena stata colta alla sprovvista da uno stupore improvviso. Quella sua espressione involontaria e le sue labbra a forma di “o” erano il chiaro segnale che era appena accaduto qualcosa di sconvolgente. Ma cosa? Oh beh, semplice: la giovane Megrez, all’interno del crepaccio, si trovò inspiegabilmente di fronte all’ingresso di un tempio dedicato a Hel, la Dea della Morte.

    Non è possibile. Non c’è mai stato un tempio di Hel nella Foresta di Ametista.

    E come faceva a sapere che fosse con certezza un tempio dedicato alla Dea della Morte? Ogni abitante di Asgard con un’istruzione media lo avrebbe riconosciuto, perché il simbolo che riportava al suo ingresso era inconfondibile.

    Hel, in effetti, è la Dea che più si accosta ai Megrez, almeno come simbologia, perché la mia nobile casata è da sempre stata associata in qualche modo alla Morte. Nel bene e nel male. Sono certa, però, che nessuno mai aveva visto o documentato questo tempio nella Foresta di Ametista. Nessun testo della mia famiglia ne parla, da secoli, anzi forse da millenni a questa parte.

    Astra non era affatto stupita dell’accostamento Megrez-Hel, perché a dirla tutta aveva un senso, ma piuttosto era sorpresa dalla collocazione di quella costruzione in una parte forse mai mappata e inesplorata della Foresta. Ovviamente non si fermò nemmeno un istante a pensare, perché quella poteva essere un nuovo tassello dei misteri che non riusciva a spiegare. Rimase comunque concentrata su quello che la circondava, perché non avrebbe mai perso il suo approccio analitico, ma decise immediatamente di proseguire nell’esplorazione. Si addentrò nella roccia e, a ogni passo, una sensazione di timore reverenziale e disagio la fece avanzare in modo stranamente incerto.

    Fa venire i brividi.

    Quello era poco ma sicuro. Il passaggio da stretto si fece più largo, fino ad arrivare a una grotta ampia, spaziosa e... macabra. Dannazione quanto era macabra.



    Un brivido corse lungo la schiena della giovane Megrez, mentre il suo sguardo cercava di registrare ogni particolare. La prima cosa che era impossibile da non notare erano enormi teschi, alti fino al soffitto della caverna, alla fine di lunghi ponti di roccia. Il teschio era anche uno dei simboli della sua nobile casata, ma mai si sarebbe immaginata di trovarne di così grossi. Sembravano ossa di giganti morti ormai da millenni, utilizzati come ornamento di dubbio gusto. Sembrava esserci più di un ingresso e ogni teschio pareva volesse divorare la via di accesso a qualcos’altro. Tutto sembrava essere stato costruito per confondere e incutere timore, e non c’era dubbio che ci riuscisse perfettamente.

    Direi che mi sono cacciata in un altro guaio. Gunther, forse non tornerò per pranzo.

    Era una velata battuta di spirito quella sul pranzo? Ok, allora siamo sicuri che Astra in quel momento era davvero a disagio. Ancora una volta si trovava in una situazione che definire assurda sarebbe stato un eufemismo e in cui, come sempre, aveva deciso coscientemente di gettarsi.
    Chi è causa del suo mal pianga se stesso, si dice, no? Certo, ma non vi aspettate che la nostra cara Astra Megrez possa fermarsi di fronte a quell’ennesima follia. Gunther aveva proprio ragione: i Megrez sono sinonimo di resilienza e caparbietà, e la loro ultima discendente non sarebbe stata da meno.
    Anzi, aspettatevi scintille. Color viola Ametista, ovviamente.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther altro
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Ottimo.
    STATUS MENTALE♦ Dove sono finita questa volta? :mumble:
    STATUS CLOTH♦ Indossata.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Direi che come introduzione ci sta, no? :mke: Ho lasciato perdere il drago/viverna per non scatenare ulteriormente la tag xDD
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Nome Tecnica ♦
    Testo Tecnica.

    Layout ©Elle¬

     
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    II

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Ad una seconda occhiata più attenta, Astra si rese conto che molti particolari del tempio, inclusi i teschi giganti, non erano scolpiti nella roccia... ma erano ossa vere e proprie, di chissà quali creature. Poi le un pensiero le attraversò la mente: la luce. Erano presenti cristalli di ametista anche nel tempio, che riflettevano la luce di varie candele posizionate in modo tale che il tempio non rimanesse al buio; ma quelle candele sembravano essere, anche se parecchio grandi, di normalissima cera. E le candele non si accendono da sole. Che ci sia quindi qualcuno lì dentro?

    La ragazza non ha il tempo di chiederselo, una figura incappucciata compare, forse dal riparo delle ombre o forse dal nulla, di fronte al teschio centrale. Rivolge le spalle alla guerriera, c'è una certa distanza tra loro. Le sue braccia, apparentemente esili, si sollevano da sotto il mantello, e in una delle due c'è un pugnale.

    Prima che la Megres possa materialmente pensare a qualcosa, la figura si porta la lama alla gola: è un attimo, poi si accascia a terra inerte.

    Perchè mai una cosa del genere? Astra si sarebbe aspettata un attacco, e invece il suo potenziale avversario si era suicidato.

    zBXLsaR


    Dunque, la situazione è esattamente quella descritta. Puoi provare a parlare alla figura prima che si uccida, ma non ti risponderà. Nel momento in cui tu vai ad esaminare il corpo, fai in tempo a vedere il suo sguardo che diventa vitreo mentre la vita lo abbandona; ti accorgi che si tratta di una donna dai capelli neri più o meno sulla cinquantina, che presenta una lunga cicatrice sul lato sinistro del viso. Il taglio alla gola è stato mortale, ma ti accorgi che aveva tagliato anche le vene ai polsi e una profonda ferita all'addome, tutte autoinferte. Sangue ovunque sul pavimento, naturalmente, e quella sensazione di cosmo misto a male che avvertivi in precedenza si fa più forte. A te :zizi:
     
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    Uhm.

    Più il suo sguardo si faceva attento e più diventava chiaro che quel luogo presentava molti particolari strani. Astra, una volta entrata nella caverna, non si era spostata di molto, volendo dare priorità all’analisi del tempio piuttosto che alla fretta di esplorarlo. Aveva mantenuto sempre attivo ma sopito il suo cosmo per non farsi mai trovare impreparata e, dopo un ampio respiro, aveva ritrovato la calma per non perdere la concentrazione. Aveva anche deglutito involontariamente più volte, a dimostrazione del disagio che provava a trovarsi in un posto che non conosceva e che, quasi sicuramente, nascondeva molto di più di quello che mostrava.

    Non mi sono sbagliata. Quelli sono veri teschi e non semplici sculture ornamentali.

    Aveva avuto sin da subito quel sospetto ma, grazie all’illuminazione presente nella caverna, ebbe la ragionevole certezza che ogni gigantesco cranio fosse formato da materiale biologico. Non si era fidata a toccare direttamente quegli enormi ingressi fatti di ossa, ma di certo non erano strutture artificiali. Chissà a quale strana creatura fossero appartenuti, anche se ormai non si sarebbe più stupita di nulla. Da quando era diventata Cavaliere di Asgard aveva assistito ai più assurdi avvenimenti e aveva persino combattuto creature che nemmeno i libri di mitologia avevano mai descritto. Si era battuta contro gli abomini della Corruzione, e persino a Muspelheim si era da poco scontrata con un avversario dalle proporzioni ragguardevoli. Certo, le dimensioni di quel mostro alato non erano nemmeno paragonabili alla grandezza dei teschi presenti nella grotta, ma era un chiaro segnale che la realtà poteva sempre riservare grossi sorprese.

    Sono scesa troppo in profondità nella roccia. La mia vista non può essere così chiara e nitida.

    Giusto, proprio a proposito di luce e illuminazione della caverna. La giovane Megrez fino a quel momento non ci aveva fatto caso, anche perché una corretta luce le aveva permesso di focalizzarsi sui particolari di quel luogo. La cosa strana, molto strana, però, era proprio la possibilità di vedere e orientarsi così bene nonostante si trovasse a qualche metro sotto il livello del suolo. I raggi del sole non avrebbero potuto raggiungere agevolmente quelle profondità.

    Anche l’Ametista è riuscita ad arrivare fin qui.

    Il suo cosmo entrò naturalmente in risonanza con il minerale viola, quasi a volerla chiamare a gran voce per indicarle qualcosa su cui non si era ancora soffermata. La ragazza voltò la testa lentamente, più di una volta, finché l’ovvio non divenne palese.

    Quelle sono candele, dannazione. Come ho fatto a non notarle subito?

    Maledì se stessa per essersi soffermata sulle cose più appariscenti, come la conformazione della grotta e i teschi, senza notare quel gradevole ma tanto macabro gioco di luci che il fuoco di alcuni lumi faceva con i cristalli di Ametista. Sparse per tutta la caverna, infatti, in posti strategici, c’era una moltitudine di candele di medie dimensioni, disposte in modo tale da illuminare, seppur fiocamente, l’intera zona. Quei riflessi avevano permesso alla vista di Astra di adattarsi alle profondità della terra, nonché di riuscire persino a identificare le vere e proprie ossa di quelle enormi porte che chiudevano l’ingresso verso chissà dove.

    Qui qualcosa non torna. Se ci sono candele, qualcuno deve averle accese, posizionate e sostituite una volta terminate. Non ho mai davvero sperato di essere sola in questo luogo, avendo percepito uno strano potere prima di entrare, ma adesso ne sono certa. La caverna è abitata, anche se non so da chi... o da cosa.

    Un brivido le corse nuovamente lungo la schiena, mentre la sua attenzione si faceva ancora più acuta e il suo cosmo ribolliva. Era una reazione spontanea all’ennesima situazione impossibile e inspiegabile in cui si trovava, e la giovane Megrez si era ripromessa che non si sarebbe mai più fatta trovare impreparata. Nel limite del possibile, ovviamente, ma ogni sua azione sarebbe stata dettata dalla razionalità e...

    Oh, sacro Odino!

    Dicevamo? Razionalità e che altro? Alla ragazza balzò il cuore in gola e si dovette mordere la lingua per non gridare a squarciagola quell’ultimo pensiero. Di fronte a lei, proprio in prossimità del gigantesco teschio centrale, apparve dal nulla una figura incappucciata che le diede le spalle. Gli occhi della guerriera di Asgard si spalancarono per la sorpresa e la paura di essere stata colta inspiegabilmente alla sprovvista, mentre le mani si chiusero a pugno e il suo cosmo si fece aggressivo.

    Non avevo percepito la sua presenza e non l’ho nemmeno sentito arrivare. Dannazione, com’è possibile?

    Strinse i denti fin quasi a farsi male, incolpando se stessa per qualcosa che ancora una volta non era riuscita a prevedere.

    Va bene non accorgersi delle candele, c’era altro di più appariscente che ha focalizzato la mia attenzione. Ma non posso credere che costui sia riuscito ad apparire davanti ai miei occhi in questo modo. C’è qualcosa che non va.

    Scartò la semplice distrazione dal ventaglio di spiegazioni, perché era quasi impossibile coglierla di sorpresa in quel modo. In ogni caso, per un motivo o per l’altro, ormai non poteva rimediare a quell’evento, ma poteva solo reagire a quella presenza. La ragazza decise di non proferire parola, anche perché non era affatto sicura che l’ignoto figuro si fosse accorto di lei. Il Cavaliere di Delta Uma rimase immobile, con i nervi a fior di pelle e ogni muscolo del suo corpo pronto all’azione.

    Forse non ha capito con chi ha a che fare.

    Una punta di presunzione accompagnò un nuovo dettaglio di quella situazione surreale. L’incappucciato, infatti, era apparentemente armato di un pugnale, anche se non erano ancora chiare le sue intenzioni. Un altro interessante particolare, inoltre, erano le braccia di quell’essere, che, scoperte dal mantello, apparivano molto esili e forse femminili. Astra espanse il cosmo, entrando in sintonia con l’Ametista, per prepararsi alla più immediata ed efficace reazione possibile in caso di pericolo.

    Se non fa la prima mossa, ci penserò io a rompere il ghiaccio in questo nostro incontro inatteso.

    Quello era velato sarcasmo, esatto, quindi la nostra giovane Megrez era alquanto tesa e agitata. La sua apparenza severa e rigida mostrava il contrario, ma il suo animo ribolliva per l’impazienza. Ultimamente aveva scatenato fin troppe volte il suo cosmo in modo offensivo, ma non si sarebbe mai tirata indietro contro una nuova minaccia. Era stanca di dover difendere la propria vita ogni giorno da quando era diventata Cavaliere, ma la forza che aveva raggiunto le dava la confidenza di affrontare a testa alta ogni minaccia. E poi, diciamocela tutta, in caso di pericolo soverchiante aveva ancora aperte tutte le opzioni di fuga, e avrebbe solamente dovuto ripercorrere al contrario il percorso che aveva fatto per arrivare fino a lì.

    Oh.

    Invece tutta quella preparazione mentale, fisica e cosmica non servì a niente. Esatto, proprio a nulla. E le prime parole che Astra pronunciò dopo quegli interminabili secondi di tensione, palesarono nuovamente il suo più totale stupore. La sua espressione concentrata si fece ancora più seria, perché aveva appena assistito in diretta a un suicidio lampo. La figura incappucciata, infatti, aveva immediatamente rivolto il coltello contro se stessa, tagliandosi la gola come se fosse la cosa più naturale al mondo.

    Assurdo.

    Difficile esprimere altro se non sorpresa e incredulità. La giovane Megrez, dopo essersi guardata attorno per ulteriore sicurezza, si fiondò sul corpo ormai esanime del suicida e si inginocchiò per analizzarlo con occhio necessariamente cinico. I movimenti della guerriera furono così repentini che, una volta raggiunta l’ignota figura, riuscì a percepire quell’attimo orribile in cui la vita lascia le spoglie mortali. La ragazza si morse un labbro per contenere le sue emozioni, rivolgendo un pensiero a Odino perché potesse prendersi cura di quell’anima, nel bene o nel male.

    È una donna.

    Capitan Ovvio colpisce ancora, cara Astra. Esatto, perché l’incappucciato era in realtà un’incappucciata. Una donna di mezza età, per la precisione, dai capelli neri e una vistosa cicatrice sul lato sinistro del viso. Il taglio alla gola era profondo, netto ed evidente, ma da sotto il mantello altro sangue sgorgava dalle sue carni.

    Doveva proprio odiare la sua vita. Provo pena per lei.

    Anche se non la conosceva, in quella situazione era facile e spontaneo provare pena per una persona che si era auto inflitta così tanto dolore. Scostando il mantello, infatti, Astra vide le innumerevoli ferite che si era procurata. Ferite recenti, che perdevano ancora sangue vivo. I polsi erano devastati, come a testimoniare un primo tentativo di lento suicidio, ma anche l’addome era orribilmente conciato come un posa coltelli da cucina. Un disastro, insomma, che spiegava sicuramente la morte ma non le motivazioni.

    Chissà cosa l’ha portata a questa decisione. E perché qui, in questo tempio di Hel dimenticato dal mondo.

    Tanti quesiti senza risposta, e cui sicuramente l’incappucciata non avrebbe mai più potuto rispondere. Astra tornò a guardarsi attorno senza mai abbassare la guardia, ancora in allerta per quella situazione inspiegabile. Nulla era cambiato, se non la persistente sensazione di disagio.

    Ancora quel potere. Non lo riconosco e non ne ho mai incontrato uno simile prima d’ora. L’unica cosa certa è che la sua intensità sta pericolosamente aumentando.

    Si rialzò in piedi, sistemandosi il candido mantello della Robe, per poi attivare in modo perentorio il cosmo e non perdere la sua costante sintonia con l’Ametista. Come sempre, Astra Megrez era pronta a tutto. Aveva imparato, però, che essere pronti a tutto non era sempre sufficiente, perché il destino era in grado di proporre strade mai nemmeno pensate fino a quel momento.

    Andrò a fondo anche a questa faccenda. Non sarà certo il gesto folle di una donna a fermare la mia ricerca.

    Sarebbe stata un’altra “avventura” fuori dal controllo della ragazza? Probabile, ma lei non si sarebbe mai e poi mai tirata indietro, specialmente se quell’esperienza avesse potuto in qualche modo portarla un passo più vicina a risolvere i misteri che cercavano di controllare la sua vita.

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    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Ottimo.
    STATUS MENTALE♦ Entrata in modalità cinismo dopo aver assistito al suicidio.
    STATUS CLOTH♦ Indossata.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Quanto mistero :eyes: Però Astra Megrez non si da per vinta e vuole proprio scoprire cosa si cela dietro quel potere che percepisce. E nel frattempo, per non sapere né leggere né scrivere, espande il cosmo in modo non molto amichevole ed entra in sintonia con l'Ametista per prepararsi a tutto (anche al peggio xDD).
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    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


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    III

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Il sangue sparso sul pavimento sembra essersi incanalato nella roccia, andando lentamente a descrivere tutta una serie di simboli dal significato ad Astra sconosciuto. Lei è impietrita, il corpo dell'altra donna è inerte davanti, e via via che i simboli si compongono quella sensazione comincia ad aumentare... fino al loro completamento, allorchè la donna cade in ginocchio.

    Nella sua mente si manifestano una serie di immagini: un trono di pietra nera, forse onice, ai cui lati spiccano dei teschi. Una donna, seduta sul trono, dalla pelle bianca ed il cui volto è cinto da lunghi capelli neri ma che solo per metà è quello che un uomo riterrebbe un volto meraviglioso: l'altra metà del volto è liscia e vuota, come quello di una statua di marmo in cui sono presenti solo le curve della fronte e delle gote, non esiste un occhio o le palpebre.

    Poi, una nuova serie di immagini: la Corruzione guidata da Cupidigia e Malasorte che attacca Asgard e tutti i mondi, Midgard, Muspelheim, e persino l'Heilheim. Una serie di donne incappucciate che muoiono una dietro l'altra, uccise da una di loro con una spada che irradia una luce nera, e la Corruzione che dilaga finchè non rimane una sola di quelle donne, che è la stessa che ora giace di fronte ad Astra.

    Poi la ragazza si sveglia da quella sorta di trance, ritrovandosi nel tempio. Potrebbero essere passati secondi o giorni, ma tutto è rimasto immutato... ad eccezione del cadavere, ormai divenuto uno scheletro.

    zBXLsaR


    Sì lo so, te la sto facendo complicata. Chiaramente quella che Astra vede nella sua testa è Hel, e in sostanza nella trance non c'è una voce che comunica direttamente ma una storia narrata attraverso le immagini. Punti chiave, l'Armageddon e le donne (una setta devota ad Hel) che vengono tradite da quella che le uccide: la superstite ha eseguito quel rituale che prevedeva il sacrificio di una vita umana per farti arrivare lì e vedere tutto. Devi raccontare a modo tuo e descrivere le immagini, so già che verrà fuori uno spettacolo :asd:
    Alla fine della trance puoi provare a comunicare con Hel attraverso quello strano cosmo che percepisci; ti rendi conto che la parte di "male" è dovuta anche alla Corruzione e non solo alla natura della dea.
     
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    ♦ post III ♦ HIGHWAY TO HEL(HEIM) astra ♦ custode di megrez ♦ energia Blu


    Sacro Odino, cosa sta succedendo adesso?

    Invocò mentalmente il nome del Dio norreno come suo solito intercalare, ma essere testimone di quello che stava accadendo, richiedeva davvero di affidarsi alla provvidenza divina. Astra era ancora in prossimità del corpo della donna suicida, e aveva appena fatto qualche passo indietro per evitare di imbrattarsi col sangue che stava ancora sgorgando dal cadavere. Poteva sopportare di essere nuovamente intrappolata in qualche strano scherzo del destino, ma non avrebbe mai tollerato un simile affronto alla sua pulizia. La sua espressione si fece velatamente disgustata, più per lo scampato rischio all’igiene che per il macabro spettacolo, e lo divenne ancora di più quando il liquido cremisi prese letteralmente vita. Sembrava di vedere tanti serpenti di sangue lasciare l’incappucciata, per poi intrecciarsi tra di loro per andare a formare... qualcosa.

    Sembrano simboli, forse lettere, ma di un alfabeto che non conosco.

    Nonostante l’istruzione cui era stata sottoposta la giovane Megrez fin da piccola, nessuna delle lingue che conosceva o che aveva anche solo osservato sembrava corrispondere a quella strana simbologia. La ragazza, attentissima a non intralciare quel macabro strisciare del sangue, fece qualche passo verso quell’impossibile evento che stava accadendo proprio di fronte ai suoi occhi, cercando in qualche modo di capire se nascondesse qualche pericolo. A ogni movimento, però, una strana sensazione cominciò ad attanagliargli il petto e lo stomaco, quasi fosse un riflesso involontario del suo corpo che le voleva gridare a gran voce che qualcosa davvero non andava. Cercò di combattere quel disagio, obbligandosi a mantenere lo sguardo attento su quei simboli di sangue che aumentavano di numero sempre più, finché tutta la situazione divenne improvvisamente insostenibile.

    A-a...

    Astra sgranò gli occhi, completamente colta alla sprovvista da quell’avvenimento soverchiante, e cercò di proferire parola. Probabilmente stava chiedendo aiuto, sapendo che qualcosa in quella caverna era certamente presente, anche se non era certa che fosse amichevole. Sarebbe bastato, però, un aiuto qualunque, anche piccolo magari, per evitare ancora una volta di perdere il controllo di se stessa e del suo corpo. Un tema ricorrente per lei ultimamente, che odiava non poter controllare ogni minimo dettaglio della sua esistenza tanto quanto odiava il disordine. Ormai avrebbe dovuto farci l’abitudine, direte voi, e invece era qualcosa che proprio non riusciva ad accettare. Beh, d’altro canto, capirete che diventare Cavaliere di Asgard per poi non avere voce in capitolo sul proprio destino era certamente qualcosa di peculiare e difficile da digerire. E lei, ovviamente, non lo avrebbe mai accettato, con ogni fibra del suo corpo.
    In ogni caso, indipendentemente dalla sua volontà austera, così tipica dei Megrez, la giovane non poté opporsi a ciò che quel tempio di Hel aveva in serbo per lei.
    La ragazza, improvvisamente, cadde a terra in ginocchio, come un sacco di patate gettato da qualcuno che se ne voleva liberare perché troppo pesante. Fino a quel momento si sentiva presente, vigile e forte come un leone, ma in un attimo tutto era cambiato. Fu come perdere conoscenza, svenire senza preavviso. E nel momento stesso in cui toccò il terreno, il mondo cambiò completamente.
    Per un attimo fu tutto buio, come se il mondo fosse terminato improvvisamente in un battito di ciglia. Era difficile descrivere la sensazione di nulla più completo che stava provando, ma non ci fu nemmeno il tempo per perdersi in quei pensieri profondi sul significato del niente. Come si erano chiusi, infatti, gli occhi si riaprirono, anzi, si spalancarono in modo così violento da sembrare una bocca in cerca d’aria dopo una lunga immersione in apnea. Astra non riuscì a focalizzare cosa fosse successo e si stropicciò le palpebre per carpire qualche dettaglio in più.

    D-Dove sono?

    Aveva cercato di pronunciare quelle due parole, forse tentennando un po’, ma fermamente convinta a farsi sentire. Invece quella domanda risuonò nella sua mente in modo così strano, quasi fosse un pensiero ovattato ed estraneo. Scrollò la testa per darsi definitivamente una svegliata e per obbligarsi a riprendersi in mano la sua esistenza, dando fondo alla sua nobile e a volte insopportabile testardaggine per non lasciarsi sopraffare dagli eventi.

    Oh.

    Altra parola che non emise alcun suono, ma che descrisse perfettamente il tremendo stupore che, ancora una volta, la giovane Megrez provò in modo così spontaneo. Quando lo sguardo tornò pienamente a fuoco, infatti, di fronte a lei, apparve come per magia un’immagine che avrebbe potuto tranquillamente trovarsi in qualche libro illustrato delle leggende norrene. Un trono di pietra nera occupava gran parte della visuale, di un nero così lucido e intenso da sembrare scolpito direttamente da un unico e gigantesco blocco di onice. Ai lati di questo trono, quasi a monito per chi lo osservava, c’erano due teschi candidi che contrastavano con il loro colore l’oscurità della pietra. Una struttura perfetta, che stuzzicò il gusto di Astra fin quasi a far sorgere una punta di gelosia per non avere quell’oggetto a disposizione tutto per se.
    Forse, però, mancava ancora un piccolo particolare cui non aveva dato la giusta attenzione.
    L’impatto visivo del trono, infatti, aveva quasi distratto dalla persona seduta su di esso. Una distrazione che costò cara alla nostra ragazza di Asgard, perché tutta la sua attenzione fu violentemente canalizzata verso quella donna. Esatto, perché era proprio una donna che presidiava quello scranno, una figura femminile cui era impossibile dare un’età ma il cui volto era di una bellezza che Astra non aveva mai visto prima di allora. Le guance della giovane Megrez si fecero paonazze, chiaro segnale che fosse piacevolmente colpita da quella visione, ma la ragazza si accigliò immediatamente quando notò un altro strano particolare. Forse un po’ nascosto dai capelli corvini, infatti, l’altra metà del volto perfetto non era umana.

    Non può essere una statua, sono certa che si stia muovendo e stia respirando.

    Essere certi in quel momento era un po’ un azzardo, ma dovette auto convincersi della sua supposizione altrimenti avrebbe potuto perdersi nell’oblio dell’impossibilità. La donna sul trono, infatti, aveva un viso esattamente diviso a metà: una parte stupenda e magnifica, l’altra statica e in apparenza senza vita. Quelli erano i lineamenti di una statua, un’opera d’arte non terminata e di cui rimaneva solo qualche accenno di lineamenti. L’occhio era vuoto, totalmente assente, e solo la linea della fronte e delle gote era percepibile.
    Astra fissò intensamente quell’essere che sembrava essere venuto da un altro mondo, stringendo i pugni per cercare di non tremare. Deglutì a fatica, mentre gli occhi si sgranarono senza mai sbattere le palpebre per il timore che potesse succedere qualcosa. Non riusciva a spiegarselo, ma quella presenza la rendeva nervosa, impaurita e inerme, come se fosse al cospetto di un... Dio?

    Hel?!

    Non poteva esserne certa, perché erano ancora troppo pochi gli indizi per giungere a quella conclusione. In ogni caso, però, sembrava l’intuizione più logica, considerando che – fino a poco prima, almeno – si trovava nel tempio di Hel e tutta la simbologia incontrata – teschi inclusi – rimandava proprio alla Regina dei Morti. La giovane Megrez, però, si pentì immediatamente di aver pronunciato il nome di una Dea con quel tono sorpreso e che non conteneva nemmeno un briciolo della sua educazione e del suo solito rispetto. Si maledì per quello che aveva appena fatto, ma la travolgente sensazione di timore reverenziale aveva per un istante preso completamente il sopravvento.

    Aaah!

    Ma non ebbe il tempo per scusarsi o cercare di rimediare all’errore, perché senza preavviso alcuno, quella sua esperienza inspiegabile la portò in tutt’altro luogo. L’immagine del trono e della donna sparì ancor prima che Astra potesse pronunciare per intero il nome della Dea, e un altro scenario si palesò in quel sogno ad occhi aperti. Uno scenario orribile, che la fece urlare a squarciagola per il dolore che provò fin nel profondo dell’animo.

    No, no, dannazione, no! Che cosa sta succedendo ai Regni?

    Non ebbe nemmeno il tempo di adattarsi alla nuova realtà che si trovò letteralmente nel mezzo di una guerra epocale.

    jpg

    Era come se fosse un fantasma sul campo di battaglia impossibilitato a intervenire materialmente per salvare le sue genti. Si dimenticò quasi immediatamente della donna sul trono, perché era diventata testimone in prima fila dell’assalto della Corruzione ai Regni di Asgard, Midgard, Muspelheim, e Heilheim. Uno scontro totale, la cui violenza era percepibile anche solo guardando quel terrificante spettacolo da lontano. Astra allargò le braccia cercando di fermare qualche abominio, sentendosi completamente impotente di fronte a un destino che non poteva realizzarsi. Tutta quella morte avrebbe significato la fine di tutto: degli asgardiani, di Gunther, della casata dei Megrez e del sogno di rendere fieri i suoi genitori e la sua discendenza. Strinse i denti e i pugni fino a farsi dolere la mandibola e sbiancare le nocche. Una rabbia le montò nel petto, tanto che cercò di richiamare il cosmo, anche se era così palese che fosse tutto vano. Sottili e odiate lacrime amare solcarono il suo volto, mentre assisteva inerme alla fine di tutto ciò che amava e che aveva giurato di proteggere a costo della sua stessa vita.

    Forse è soltanto una stupida visione, ma non permetterò mai e poi mai che questo accada nella realtà. Lo giuro sul mio nome.

    Non era la prima volta che, in poco tempo, aveva giurato sul proprio nome, ma non aveva preso quelle promesse alla leggera. Sapeva che poteva essere solamente una fantasia di qualcuno, forse anche un’illusione, ma se mai si fosse verificata, avrebbe messo tutta se stessa al servizio di Asgard per scongiurare la vittoria della Corruzione.
    La giovane Megrez, in quel momento impotente e disperata, allungò una mano in direzione di quelli che sembravano due potentissimi araldi della Corruzione, che stavano mietendo vittime con la facilità con cui si colgono frutti maturi da un albero basso. Guardò le loro schiene in modo così intenso che, se fosse stata davvero lì, li avrebbe impalati sul posto con la sua Ametista. Non poteva farlo, ma si accontentò del pensiero.

    Mh.

    Espirò profondamente di rabbia, percependo un nuovo cambio di scena. Ormai aveva imparato a capire le regole di quel sogno a occhi aperti e la sua mente aveva cercato di calmarsi alla vista di quella battaglia per prepararsi a qualcosa di nuovo. Provò a togliersi dalla testa quelle immagini orribili, ma non fu più fortunata con la nuova destinazione. Si asciugò le lacrime assumendo un’espressione così seria e convinta che avrebbe fatto paura solo a guardarla, per poi concentrarsi su quello che le stava accadendo intorno.

    La follia non sembra avere una fine.

    Sperava di imbattersi in qualcosa di meno terrificante, ma il destino aveva preparato per lei un’altra scena macabra cui poteva assistere solo da fantasma privo di consistenza. Sin da subito i suoi occhi si ridussero a una fessura, riconoscendo alcuni particolari inconfondibili. Di fronte a lei, infatti, c’era una serie di figure femminili coperte dallo stesso indumento indossato dalla donna suicida nel tempio di Hel. La loro fine, spietata e immediata, non fu molto diversa. Tutte, una a una, infatti, vennero uccise da quella che sembrava una di loro, utilizzando una spada che irradiava una luce nera. Un’arma che emanava morte a ogni fendente e che sembrava alimentarsi da quelle vite spezzate.
    Tutte morte senza diritto di replica, con la vita inesorabilmente spezzata. Tutte tranne una.

    Tu...

    Una semplice parola che non fu in grado di pronunciare, ma che descriveva alla perfezione cosa stava accadendo. La donna superstite, infatti, era esattamente quella che si era tolta la vita di fronte alla giovane Megrez.

    Povera anima perduta. Ormai è chiaro che il sacrificio di queste vite è legato in qualche modo alle visioni che sto avendo. È come se lei si fosse uccisa proprio davanti ai miei occhi per farmi provare tutto questo. Ma perché?

    Impossibile rispondere a quella domanda, così come tante altre, ma quella scoperta e quella consapevolezza sembrò spezzare l’incantesimo che la teneva imprigionata in una linea temporale cui lei era estranea. Tutto si fece nuovamente buio, ma un’inattesa perdita di equilibrio le permise di riaprire gli occhi e tornare alla realtà. Si appoggiò al braccio destro per non cadere a terra dalla posizione inginocchiata in cui era caduta prima di quella sorta di trance. La flebile ma costante luce delle candele della grotta le restituì uno strano senso di familiarità, come se l’assurdità di quel luogo fosse più sopportabile della follia delle visioni che aveva appena avuto. Non sapeva quanto fosse rimasta intrappolata in quel viaggio etereo, ma tutto sembrava esattamente come lo aveva lasciato pochi secondi prim-...

    Che Odino ci protegga! Non è possibile!

    Quando il suo sguardo si spostò in basso, quello che vide le fece balzare il cuore in gola. Si alzò di scatto, inorridita da quell’avvenimento inaspettato, allontanandosi di qualche metro dallo scheletro della donna suicida. Esatto, dell’incappucciata erano rimaste solo le ossa, a riprova del fatto che era passato un’enormità di tempo da quando Astra aveva forzatamente chiuso gli occhi. La giovane Megrez si guardò immediatamente il proprio corpo, cercando gli inevitabili segni del tempo anche su di lei, ma per fortuna non aveva subito alcuna conseguenza. Era giovane, bella e in forze come prima, anche se le ripercussioni sul mondo esterno potevano essere ben peggiori.

    E Gunther? Asgard? Oh, dannazione, cosa sarà successo?

    Si guardò ancora una volta intorno allarmata, finché non percepì quello strano potere che l’aveva attirata nelle viscere della terra. Un potere che adesso non poteva che associare a una divinità, ma che si mescolava in modo così orribile all’oblio della Corruzione. Non era sicura di come comportarsi, ma aveva analizzato la situazione al meglio che poteva e forse valeva la pena provare a comunicare con quel qualcuno cui era dedicato il tempio e che – molto probabilmente – era anche apparsa nel corso della sua trance. D’altro canto non aveva nulla da perdere. Astra espanse il suo cosmo color Ametista, cercando di farlo entrare in risonanza con lo strano potere di quel luogo.

    Hel, mia signora, Dea della Morte. Il mio nome è Astra Megrez, ultima discendente della nobile famiglia che un tempo custodiva la sacra Foresta di Ametista.

    Ecco, in confronto al primo approccio durante la trance, questo era decisamente meglio.

    Sono entrata nel vostro tempio attirata dal vostro cosmo, che non avevo mai percepito prima d'ora in queste terre. Spero non abbiate considerato inopportune le mie azioni, ma vi posso assicurare che non era mia intenzione offendervi.

    Mai rivolgersi a una divinità senza il rispetto che merita, questo Astra lo sapeva bene ed era molto brava a usare i termini giusti al momento giusto.

    Non voglio disturbarvi oltre, ma credo sia accaduto qualcosa dopo il mio arrivo qui. Sapreste dirmi come posso tornare sui miei passi?

    Certo, forse domandare aiuto in modo così diretto a una divinità poteva non essere la scelta migliore, ma purtroppo in quel momento era l’unica. La giovane Megrez non avrebbe mai voluto uscire dal quel tempio per ritrovarsi in un mondo che non era più il suo. Non credeva che sarebbe riuscita a sopportarlo. Quindi, abbassò il capo e si profuse in un enorme inchino, sfoggiando tutta la sua etichetta per evitare che la Dea della Morte potesse decidere di portarla con sé nel regno di cui era padrona.

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    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Ottimo.
    STATUS MENTALE♦ Che trip assurdo :ehsi:
    STATUS CLOTH♦ Indossata.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Dannazione, Tyg, quanto mi hai fatto scrivere xDD Comunque mi faccio il tirp psichedelico, mi risveglio e mi vien male a cuore capendo che forse ho fatto un salto in avanti nel tempo e nello spazio. Quindi mi rivolgo da brava e nobile Megrez a Hel per cercare di ottenere qualche informazione e aiuto :fiore: PS: l’immagine è puramente indicativa, ma mi piaceva ^^
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    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

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    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


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    Edited by Lord Drake - 17/7/2021, 19:25
     
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    ♦♦♦♦♦♦♦



    In pochi istanti anche le ossa della donna diventano polvere. Sulle prime le parole di Astra sembrano essersi perse nel nulla, il tempio torna ad essere deserto, le candele continuano ad illuminare fiocamente quel posto tetro e il sangue che poco prima aveva descritto i simboli arcani sembra annerito.

    D'improvviso qualcosa rompe il silenzio: un urlo, nella mente dell'erede dei Megres, che sembra esigere rmorte e vendetta. La voce è quella di una donna, il grido è tanto lacerante da mettere in ginocchio la ragazza. La voce si spegne, scende il silenzio, al quale seguirono delle parole.

    Erede dei Megres.

    Il tono sembrava quello di chi stava per emettere una condanna.

    Se qui perchè io ho voluto che un cavaliere giungesse a me. Un figlio del Nord.

    La voce sembrava quasi essere un'eco, ma risuonava solo nella mente di Astra. Una voce che trasuda rabbia.

    Ciò che hai visto è quello che è accaduto in tutti i mondi, l'Armageddon non ha infettato solo Midgard... è giunto fin nelle profondità del mio Regno. Perfino adesso i miei eserciti combattono i Corrotti, e io stessa sto lottando per liberarmi. Ma per riuscirci avrò bisogno di quanto più potere possibile, a cominciare da quello che mi è stato rubato.

    Segue una pausa di silenzio, le fiamme delle candele tremano senza che un alito d'aria sia penetrato nel tempio.

    La traditrice ha ucciso le altre fedeli con un'arma, una lama che ha incastonato nell'elsa un frammento della mia spada. Lei ne è ancora in possesso, deve morire e tu riporterai qui ciò che mi appartiene.

    Nessun riferimento alla donna ridotta in polvere che ha eseguito il rituale.

    Tu eseguirai il mio ordine, Cavaliere del Nord. Senza di me, tutti i mondi soccomberanno. E quando mi sarò liberata... la Corruzione conoscerà il vero terrore.

    Quelle ultime parole sembrarono risuonare da più lontano, ma il tono con cui erano state pronunciate erano enormemente minaccioso. Se Thor era il dio guerriero per eccellenza, Hel al confronto doveva essere una forza della natura, una vera e propria furia scatenata.

    Si nasconde... si nasconde nella vostra capitale. Un verme travestito da serpente.

    Poi tutto tace.

    zBXLsaR


    Hel stavolta parla direttamente attraverso il cosmo. Non va troppo per il sottile, l'obiettivo è chiaro e nel frattempo Astra realizza che è il corpo si è dissolto rapidamente e non è finita nel futuro. Piccolo problema, e annesso colpo di scena: l'assassina è ad Asgard, non si nasconde dietro un esercito di Corrotti. Quindi niente caccia aperta, ma non bisogna farsi scoprire o la preda svanirà nel nulla e tanti saluti ad Hel, che promette di essere una vera e propria furia :asd: per qualsiasi cosa manda mp :zizi:
     
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    Astra non sapeva dove guardare perché, a parte la forte ed evidente presenza cosmica, in quel tempio sembrava esserci solo lei e lo scheletro della suicida. Gli occhi della giovane Megrez si muovevano per cogliere anche il più piccolo dettaglio, ma nulla sembrava mutare in quel luogo tanto strano quanto macabro. Il silenzio opprimente era solo lievemente intervallato dal flebile crepitio del fuoco delle candele sulla cera, che generava quella sensazione di essere osservati da qualcuno e nessuno in particolare nello stesso tempo.

    Otterrò mai una risposta? Non posso andarmene da qui se non sono sicura di quello che troverò fuori dal tempio. Se ho viaggiato nello spazio e nel tempo, devo porvi rimedio in qualche modo. Non posso nemmeno immaginare come farei a...

    Persa in quei pensieri di normale smarrimento di fronte a un avvenimento così assurdo, il suo sguardo riuscì a cogliere in ogni caso il primo vero cambiamento repentino che avvenne di fronte ai suoi occhi. Improvvisamente, infatti, lo scheletro dell’incappucciata divenne polvere nel tempo di un battito di ciglia, e il sangue che aveva creato quei simboli sconosciuti divenne quasi nero. Astra socchiuse le palpebre e si fece immediatamente sospettosa, non riuscendo a capire pienamente cosa stesse succedendo. Una cosa, però, era ormai più chiara: non aveva viaggiato nel tempo. Quei cambiamenti repentini avvenuti di fronte ai suoi occhi erano la testimonianza inequivocabile che qualcosa d’inspiegabile era accaduto e che era possibile ridurre a polvere un corpo in pochi istanti.

    Sono nel tempio di Hel, probabilmente al cospetto di una potente manifestazione della Dea della Morte. Non credo sia per lei impossibile ridurre in polvere un corpo umano, specialmente quando è già morto. Quindi non ho viaggiato nel tempo. Che Odino sia lodato.

    Senza mostrare alcuna reazione, l’io interiore della giovane Megrez fece un respiro di sollievo, poiché quella situazione apriva uno scenario completamente diverso da quello che si sarebbe aspettata poco prima. La ragazza, in ogni caso, non abbassò la guardia e continuò a tenere alta l’attenzione. D’altro canto non era ancora successo nulla che le permettesse di...

    AAAH!

    Una fitta di dolore lancinante la colse completamente alla sprovvista, tanto da strapparle un urlo carico di sofferenza e impotenza. Dal nulla, senza preavviso, la sua mente – e non i suoi timpani – era stata direttamente investita da un urlo che la fece quasi svenire per la violenza con cui era stato lanciato. Astra si portò le mani istintivamente alle orecchie, ma non servì a nulla perché quel rumore stava letteralmente distruggendo tutti i suoi pensieri razionali. Per la seconda volta da quando era entrata in quel tempio, crollò in ginocchio senza nemmeno accorgersene, aggiungendo il dolore fisico a quello mentale.

    Aaah, dannazione!

    Ogni secondo era un calvario, cui era impossibile porvi rimedio. La giovane Megrez decise, quindi, di espandere il cosmo per contrastare quello che sembrava a tutti gli effetti un attacco mentale, ma non fece in tempo a richiamare il potere violaceo che tutto terminò. Il silenzio ammorbò ancora una volta quel luogo pregno di morte, ma solo per qualche breve istante di tregua. Una voce femminile, infatti, forte e decisa, quasi accusatoria, prese parola in modo perentorio. Non era una voce normale, no, perché utilizzava il cosmo come tramite.
    Era Hel, la Regina della Morte in persona.
    Astra deglutì involontariamente, tesa come una corda di violino perché la Dea le stava rivolgendo direttamente la parola. Non se lo sarebbe mai aspettata, anche se sperava di poter interagire con lei, e doveva ammettere che l’esperienza era alquanto soverchiante. Ordinò a se stessa di non perdere la calma e raddrizzò schiena e mento per non mostrare, almeno apparentemente, alcuna debolezza.

    Se pensa di intimidirmi, beh, forse ci è riuscita. Ma che io sia maledetta se mai mostrerò debolezza alla prima occasione che ho per parlare con un Dio. Anche Hel, la Dea della Morte, non potrà dimenticare il nome di Astra Megrez.

    Convinta come non mai a farsi conoscere e ricordare dalla Dea, la ragazza prestò enorme attenzione alle parole che risuonavano con quello strano cosmo. Hel parlò della Corruzione e di come questa stesse davvero infettando tutti i Mondi. Persino il Regno dei Morti non ne era esente, e la stessa Dea stava combattendo la sua personale battaglia per contenere l’avanzare di quell’orrore all’apparenza inarrestabile. E per poter contrastare quella piaga, la Signora della Morte aveva bisogno di accrescere ancora di più il suo potere e rientrare in possesso di qualcosa che le era stato sottratto.

    La sensazione che mi aveva dato quella spada era orribile, anche se stavo vivendo tutto in una sorta di trance. Era chiaro come il sole che c’era qualcosa di estremamente sbagliato in quell’arma e nella donna che la brandiva.

    L’obiettivo di Hel era quello di riottenere il frammento incastonato in quella strana spada e, per farlo, la donna omicida andava scovata ed eliminata. E la prescelta per quella missione, tanto cruda quanto necessaria, era proprio la nostra cara Astra Megrez.
    La spiegazione era stata semplice e dritta al punto, e la ragazza doveva ammettere che, in qualche modo, aveva un senso. La Corruzione, d’altro canto, stava cercando di travolgere e distruggere ogni cosa, e non si meravigliava che tutti i Mondi fossero coinvolti. Quello che non riusciva ancora a digerire, però, era la rabbia e la furia a malapena controllata con cui Hel si era rivolta a lei, chiedendo, anzi, ordinando di uccidere in suo nome.

    Sarà pure una Dea, indubbio, ma forse non ha ancora capito con chi ha a che fare.

    Era quello un pensiero alla “lei non sa chi sono io”? Sì, probabilmente sì, ma la nostra cara Astra non era abituata a farsi trattare in quel modo. Una gioventù passata da nobile rampolla di casa Megrez e una vita dedicata alla lotta per riprendersi quello che aveva perso, avevano generato un carattere che avrebbe fatto rabbrividire persino i ghiacci eterni di Asgard. Altra caratteristica peculiare della ragazza, però, era anche un’acuta intelligenza e un attaccamento alla vita ineguagliabile. Sapeva benissimo quando doveva fare buon viso a cattivo gioco ed era una maestra nell’assecondare a suo favore anche le situazioni più spinose.
    E tacciare di lesa maestà la Dea della Morte non era propriamente classificabile come azione furba o intelligente.
    Assunse, così, un’espressione seria ma disponibile, ascoltando compostamente le parole di Hel fino alla fine. Quando anche l’ultima richiesta – o, meglio ordine – era stata formulata, Astra decise di assecondare la Dea in tutto e per tutto. Non c’era motivo di questionare in quel momento e avrebbe sempre potuto adattare il suo comportamento al flusso degli eventi futuri. Non era per lei un problema eliminare una minaccia per l’umanità, poiché era conscia dei suoi doveri in quanto Cavaliere e discendente dei Megrez, ma avrebbe cercato di ottenere quante più informazioni possibili durante la missione. Fece, così, un accenno d’inchino con il capo e rispose con voce decisa che risuonò in tutto il tempio.

    Al vostro servizio, mia Signora.

    Non ottenne alcuna risposta perché, certo, le divinità non ripetono due volte i loro ordini. Un po’ stizzita, la ragazza si voltò verso l’ingresso della grotta stringendo il pugno destro in un impercettibile impeto di cosmo viola. Si ripromise di non mostrare alcuna esitazione o contrarietà, quindi fissò lo sguardo in un punto a caso per ritrovare la piena calma.
    La sua missione era chiara: avrebbe dovuto scovare quella donna che era ancora in possesso di un frammento della spada di Hel. E questa fuggiasca si nascondeva nel cuore di Asgard.

    Com’è possibile che non ci siamo mai accorti di nulla? Se il Palazzo Reale di Asgard ne è a conoscenza, non ha mai diffuso la notizia. È molto strano, ma se rappresenta un vero pericolo, va sicuramente fermata a tutti i costi.

    Con fare deciso, Astra tornò sui suoi passi, uscendo dal tempio in modo agevole e lasciandosi alle spalle la sensazione da brividi che quel posto incuteva. I timidi raggi del sole le fecero capire che non era passato molto tempo da quando era partita dalla sua villa e, quindi, decise di fare una breve tappa per prepararsi al suo nuovo e segreto incarico. Ritrovò il suo cavallo nanico e sfrecciò al galoppo in direzione di Asgard, ritrovandosi poco dopo alla sua dimora.

    Non mi fermo per pranzo, scusami Gunther.

    Saltò giù dalla sella in modo frettoloso e trafelato, cercando di non incrociare lo sguardo del suo mentore per non dover affrontare l’argomento.

    Tutto bene, Signorina Astra? Com’è andata quest’oggi l’esplorazione della Foresta?

    Ecco, era chiaro che Gunther avesse già perfettamente capito che qualcosa non andava e stava cercando di tastare il terreno.

    Oh, come al solito, nulla di nuovo purtroppo. Adesso, però, devo andare in città per una commissione.

    Dannazione che scusa banale, cara Astra. Purtroppo la ragazza era proprio una frana quando si trattava di mentire a Gunther e non ne era proprio capace. Lui era il suo unico tallone d’Achille in quel suo castello di perfezione che si era costruita attorno. Optò, quindi, per una bugia bianca, dicendo la verità ma senza svelare i dettagli. Ovviamente il mentore se ne accorse, ma era abituato a quegli atteggiamenti da parte della giovane Megrez. Inarcò un sopracciglio, facendole capire che non era nato ieri, ma non insistette.

    Nessun problema, signorina. Cercate almeno di tornare per cena.

    Astra gli sorrise, ringraziandolo in modo silente di non aver approfondito ulteriormente.

    So che le mie sembrano sempre le promesse di un marinaio, ma cercherò assolutamente di esserci per cena. Promesso.

    Mentre parlava, chiese alla sua Robe di lasciare il suo corpo, conscia comunque del fatto che l’Armatura fosse in grado di correre in suo soccorso al primo accenno di pericolo. Non voleva inoltrarsi nelle strade di Asgard attirando l’attenzione, quindi decise di cambiarsi e vestirsi come una normale ragazza tuttofare. Si legò i capelli per farli sembrare meno appariscenti e si agghindò nel modo più semplice possibile, con abiti grigi e comodi.

    Brrr.

    Si guardò allo specchio e rabbrividì vedendo il risultato. Non era mai stata così anonima, nemmeno quando era cosparsa del suo stesso sangue durante una battaglia. In ogni caso non poteva fare altro e, salutando un’ultima volta il caro Gunther, si avviò in città.
    Non sapeva da dove cominciare, ma avrebbe tenuto un basso profilo, placando il suo cosmo, e avrebbe amplificato al massimo ogni sua percezione per scovare anche il più flebile accenno di potere oscuro. Avrebbe iniziato dalle zone lontane dal Palazzo Reale, poiché era molto più probabile non farsi notare alla periferia piuttosto che nei pressi del centro nevralgico di Asgard.

    Non mi è mai piaciuto giocare a nascondino, e odio essere così anonima. Ma è chiaro che non avrebbe alcun senso disobbedire agli ordini di Hel. Almeno per il momento.

    E con quei pensieri che le turbinavano in testa, la nostra Astra Megrez cominciò a camminare nei vicoli e nelle strade della sua città, fermandosi dai vari negozianti e fingendo di cercare un lavoro per la giornata come se fossero le cose più normali al mondo.
    Il lupo si era travestito da pecora, insomma, sperando che la pecorella smarrita facesse qualche passo falso per farsi scoprire.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther altro
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Ottimo.
    STATUS MENTALE♦ Questa Hel è un po' troppo prepotente e irrispettosa per i miei gusti, eh :sgrunt:
    STATUS CLOTH♦ Non indossata, ma sempre pronta a proteggere Astra.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Ascolto Hel e “obbedisco” agli ordini, con non poco fastidio per il modo con cui sono stata ingaggiata. Torno a casa, mi cambio per rendermi più anonima possibile, e vado in quel di Asgard per scovare la fuggiasca. Mi fingo una persona qualunque, senza Robe e senza cosmo, ma aguzzo ogni possibile percezione per scovare anche il più piccolo indizio di potere oscuro. Inizio la mia ricerca in “periferia”, in una zona non troppo vicina al Palazzo Reale, perché immagino che in prossimità del Palazzo sarebbe più difficile nascondersi.
    PS: auguri caro Tyg :fiore:
    PPS: visto che stiamo interagendo con Hel, con traccia guidata da Gorth, questo topic non è classificabile come [TRAMA]? :mke:
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Nome Tecnica ♦
    Testo Tecnica.

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    Magari Astra non aveva digerito completamente di dover eseguire un ordine senza discutere, ma non era saggio mettersi a discutere con una divinità. Il punto era, da dove cominciare? La guerriera non era mai stata nei panni dell'investigatrice, e la capitale era grande.

    I tentativi di ricerca di lavoro sarebbero andati facilmente a buon fine, considerato il periodo storico; certo il sistema economico si era drasticamente modificato in un "tutti aiutano tutti" piuttosto che rimanere al concetto che chi lavora veniva pagato e con i soldi ci poteva fare quel che voleva. Così come la delinquenza si era parecchio ridotta, nonostante i Jomsvikings e chi per loro fossero sempre vigili (le teste calde si sa, continueranno ad esistere dopo la fine del mondo).

    Tra queste mansioni lavorative e qualche tappa nelle proverbiali taverne in cui girano sempre voci vere quanto improbabili, la ragazza si ritrovò notare tre fatti particolari.

    Il primo: in una taverna c'era un gruppo di nani, che di norma sarebbero dovuti essere caciaroni e non troppo avvezzi alle buone maniere, comportarsi in modo molto strano.

    Il secondo: la voce che un mercenario si era inoltrato da solo verso il settentrione, alla ricerca di qualcosa che poteva essere prezioso.

    Il terzo: un uomo era stato trovato ucciso in un vicolo, e la cosa aveva messo in allarme le forze dell'ordine.

    Tre piste differenti, ma le uniche degne di nota.

    zBXLsaR


    Scusami il ritardo, ma ci ho dovuto pensare bene per tirar fuori qualcosa che non fosse banale. Andando al sodo, devi scegliere quale pista seguire delle tre dato che chiaramente avranno risvolti differenti. Mandami la tua scelta via mp, ti darò dati extra sulla situazione che hai scelto. Ti faccio solo notare, riguardo la pista dell'omicidio, che se da una parte il cadavere rimane a disposizione, dall'altra più passa il tempo meno è probabile risolvere "il caso". Ma chiaramente la stessa cosa vale per gli altri, il mercenario ha già fatto strada e i nani... magari ora li vedi, e poi non li vedrai mai più :asd: non c'è una scelta giusta, chiaramente, ma ognuna avrà conseguenze e risvolti differenti. Tutti a discapito di Astra, si capisce :asd:
     
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    È molto più difficile di quanto pensassi.

    Ovviamente Astra era fermamente convinta di poter fare qualsiasi cosa, e in un certo senso era anche vero, ma il suo ego da nobile Megrez non l’aveva preparata a improvvisarsi spia professionista da un momento all’altro. Aveva più che altro ascoltato il suo istinto, storcendo un po’ il naso nel seguire gli ordini di Hel e affidandosi al buon senso. Si era cambiata d’abito per mescolarsi meglio con la popolazione di Asgard, aveva anche avuto l’idea giusta di confondersi con i tanti lavoratori indaffarati nella capitale per raccogliere qualche indizio, ma quello che non si aspettava era un’attesa così lunga.

    Sembra come cercare un ago in un pagliaio. Mai un detto è stato più azzeccato, dannazione.

    La nostra giovane rampolla non era famosa per la pazienza, e preferiva di gran lungo avere tutto e subito piuttosto che dover sottostare alle tempistiche altrui. Inoltre, non poter sfoggiare la sua recente investitura a Cavaliere rendeva le cose ancora più difficili. L’Armageddon l’aveva resa certamente più umile, considerando gli orrori che aveva passato e l’aiuto che aveva profuso nella ricostruzione, ma aver ridato onore alla sua famiglia con la Robe di Megrez aveva risvegliato in lei tutta la classista nobiltà insita nel suo stesso lignaggio.

    Se Hel potesse almeno darmi una mano, anche solo un segno, sarebbe fantastico. Ma non mi è proprio sembrata il tipo di Dea collaborativa o supportiva. Dovrò farmene una ragione.

    Immersa in quei pensieri che erano un misto tra frustrazione e risentimento – cominciamo proprio bene – Astra vagò con calma per la periferia di Asgard. Quanto era cambiata la città rispetto al periodo che aveva preceduto la scampata fine del mondo, era davvero irriconoscibile. Non che il resto dell’umanità fosse rimasta uguale, sia chiaro, ma quando è il proprio paese natale a evolversi in qualcos’altro, è normale percepire il tutto in modo amplificato. E la nostra giovane Megrez aveva vissuto sulla sua pelle quei cambiamenti. Dal dolore della morte e della perdita, alla ricostruzione tra lacrime, sudore e sangue. Era stata anche lei parte attiva di quella transizione, insieme a Gunther ovviamente, mettendo a disposizione del suo popolo tutte le risorse che aveva. La sua stessa investitura a Cavaliere di Asgard era stata in parte dedicata alla sua gente che, nonostante tutto, l’aveva accolta senza alcun pregiudizio come l’orfana che era diventata.

    Oh, ecco, quello potrebbe fare per me.

    In lontananza, vide un certo fermento di fronte a una taverna cui, purtroppo, qualcuno aveva rotto la porta d’ingresso. La ragazza non era la più esperta nel riparare porte, ma avrebbe sicuramente potuto dare una mano. D’altro canto da qualche parte doveva pur cominciare, e avvicinarsi a un punto di ritrovo così frequentato non poteva che esserle d’aiuto nella sua ricerca.

    Avete bisogno di una mano?

    A molti potrebbe sembrare strano che una ragazza potesse davvero esordire in modo così diretto per offrire il suo aiuto, ma quello rappresentava un piccolo esempio di come Asgard e il mondo intero fossero davvero cambiati. Ormai il sistema economico così in voga prima dell’Armageddon aveva completamente lasciato spazio a un più semplice e funzionale sistema di supporto e aiuto reciproco, una sorta di baratto con meno regole, in cui ogni elemento attivo della società si adoperava per la sopravvivenza del gruppo. Erano quasi tornati ai tempi della preistoria, dove il denaro non esisteva e i beni avevano valore solo se ti permettevano di mangiare e di non morire di freddo la notte. Tutta quella situazione, quindi, permise alla ragazza di offrirsi come aiuto nel riparare la porta della taverna, ricevendo semplicemente grandi sorrisi e amichevoli pacche sulle spalle. E questo a lei, come a tutti loro, bastava come ricompensa.

    Va bene qui? Ok, ci penso io.

    Interagiva il più possibile con i presenti, per lo più uomini di mezza età che dimostravano la loro enorme conoscenza di come si poteva riparare efficacemente una porta. Lei spostava assi e piantava chiodi – a volte un po’ a caso – cercando di non mostrare pienamente i suoi poteri da Cavaliere. Nel frattempo aguzzava tutti i suoi sensi per percepire anche la più piccola variazione di potere o, ancora meglio, qualche avvenimento degno di nota. Nulla attirò la sua attenzione, se non un gruppo di nani seduti a un tavolo del locale che stranamente non stavano intrattenendo i presenti con i loro modi solitamente molto coloriti e notevolmente sboccati. Alla ragazza cadde l’occhio, e l’orecchio, su quella situazione proprio per la mancanza di caciara, e osservò l’inusuale quadretto con divertito interesse. Non aveva mai visto nani comportarsi in modo così passivo e quasi educato ma, a parte la stranezza, non ci fu nulla che attirò per davvero la sua attenzione.

    Di prezioso? E cosa di preciso? Sono curiosa.

    Mentre era distratta a osservare lo strano gruppo, Astra intercettò una conversazione appena iniziata tra gli uomini che stavano riparando la porta. Parlavano di un mercenario che, tutto solo, era partito in direzione nord alla ricerca di qualcosa di veramente molto prezioso. Un po’ per curiosità e un po’ affascinata dalle avventure nelle terre ancora più a settentrione di Asgard, la giovane Megrez aveva chiesto immediatamente spiegazioni più approfondite che, puntualmente, non arrivarono. Aveva cercato di condire quelle sue domande con una buona dose di candidi sorrisi, ma era chiaro che non era possibile ottenere maggiori informazioni se queste effettivamente non c’erano. Dal poco che riuscì a capire, non sembrava esserci un legame evidente con il frammento di spada di Hel e, quindi, ascoltò il racconto dei suoi compagni di lavoro senza che nessun campanello di allarme scattasse nella sua mente.

    Nessun problema, grazie a voi per avermi permesso di aiutare.

    Si congedò dalla taverna ringraziando per l’esperienza, seguendo quella che ormai era diventata la nuova etichetta di comportamento ad Asgard. Poter aiutare gli altri era diventato un diritto e un dovere di tutti e nessuna persona in salute si permetteva di tirarsi indietro per supportare la comunità. Era quello uno dei motivi per cui erano in qualche modo sopravvissuti all’Armageddon e avevano persino portato avanti una ricostruzione degna di nota. Astra sapeva che anche altre fazioni avevano agito in modo molto simile a loro, come per esempio Atene e i suoi Saint, ma per lei il suo paese dai ghiacci eterni avrebbe sempre avuto un posto speciale nel suo cuore.
    Si allontanò da quel quartiere, alla ricerca di qualcosa di davvero strano o inusuale. La vita ad Asgard continuava come sempre, difficile e spesso crudele, ma almeno continuava. La città brulicava di attività e cose da fare, ma non vi era nulla fuori dall’ordinario. Era come se...

    Oh.

    Ed ecco l’esclamazione di stupore della nostra giovane rampolla. Finalmente qualcosa aveva attirato la sua attenzione e rimase sinceramente stupita da ciò di cui era testimone. Dapprima sentì un brusio di voci concitate in lontananza, poi un capannello di persone concentrate all’ingresso di uno stretto vicolo della periferia della città.

    Questo si che è strano.

    Nulla fino a quel momento era stato in grado di allarmarla in qualche modo, ma quello che era accaduto aveva quasi dell’incredibile. Oltre al radicale cambiamento del sistema economico del paese, infatti, un’altra situazione caratterizzava Asgard post-Armageddon. E questo era il calo improvviso e naturale dei crimini, specialmente degli omicidi, perché la collaborazione reciproca e la forza lavoro erano fondamentali per la sopravvivenza in quel mondo post apocalittico. Ogni infrazione, più o meno grave, era fermamente non tollerata dalla popolazione, tanto che la società si regolava quasi da sola per interrompere sul nascere qualsiasi comportamento criminale.
    Provare e percepire stupore di fronte a un omicidio era qualcosa di ormai perso nel tempo. Sì, esatto, perché la nostra cara Astra Megrez era incappata in quella che sembrava essere a tutti gli effetti la scena di un omicidio. Si avvicinò cercando di non mostrare curiosità e apprensione, tentando di farsi largo tra la folla che si era radunata, ma il tutto risultò praticamente impossibile senza mostrare il suo potere e il suo rango. Inoltre, mettendosi in punta di piedi per sfruttare la sua altezza, riuscì a vedere qualcosa che la sconvolse ancora di più: sul posto erano arrivati i Jomsvikings, la Fratellanza Guerriera di Asgard, un gruppo sceltissimo di soldati che avevano una grande nomea nella capitale. Tale gruppo interveniva solo in casi molto particolari e non venivano certo scomodati per un omicidio qualsiasi. Il simbolo dell’Occhio di Odino campeggiava sul loro equipaggiamento, rendendoli riconoscibili, temuti e rispettati.

    Dannazione, non mi resta altra scelta se non far saltare la mia copertura. Almeno temporaneamente.

    Se fosse rimasta mescolata tra la gente presente sul luogo, non avrebbe mai potuto approfondire il fatto, e farsi sfuggire un avvenimento così fuori dal comune sarebbe stato incosciente. Quello era il primo vero e possibile indizio sulla presenza di quella traditrice della setta di Hel, poiché la morte era il tramite per le trance e le attività compiute in nome della Dea. Forse era una pista troppo ovvia, ma spesso la verità si cela proprio dietro le ovvietà che nessuno prenderebbe mai sul serio. Astra decise, quindi, di tentare il tutto per tutto e approfondire la situazione.

    Salve a voi, Jomsvikings. Onorata di fare la vostra conoscenza. Sono Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma.

    La giovane Megrez si era fatta strada tra la folla, sciogliendosi i capelli per mostrare il loro colore così peculiare e espandendo il cosmo quel tanto che bastava per non allarmare i cittadini ma sufficiente per farsi riconoscere dai guerrieri. Dopo un primo momento di normale diffidenza, lo spalancare degli occhi di uno di loro le fece capire che aveva colto nel segno e, nonostante la mancanza della Robe che non era necessario far apparire per nulla, la sua identità era a loro ormai chiara come il sole. Lei si profuse in un educato inchino e il breve abbassarsi della testa dei Jomsvikings presenti rappresentò la formale risposta di rimando.

    Che cosa è accaduto qui? Com’è morto quest’uomo?

    Domande semplici, volutamente banali, poiché l’obiettivo era farsi raccontare quanto già scoperto e non saltare subito alle conclusioni. Astra si sarebbe aspettata un resoconto dettagliato della scena del crimine, ma anche gli Jomsvikings non avevano molte informazioni specifiche. Erano appena arrivati e la folla che si era radunata non aveva aiutato le ricerche.

    Mi è concesso?

    Mantenne il suo tono deciso ma estremamente formale, ponendo quell’ultima domanda mentre indicava il cadavere a terra. I guerrieri della Fratellanza sembrarono accogliere di buon grado la richiesta, o meglio, non fecero resistenza e si limitarono a farla passare per permetterle di approfondire la situazione.

    Se questo cadavere è legato in qualche modo alla donna traditrice in fuga, potrei trovare sul suo corpo dei segni molto simili a quelli che ho visto al tempio di Hel o durante la mia trance. In quel modo avrei la conferma di essere sulla strada giusta per...

    Come non detto. Le speranze della giovane Megrez s’infransero quando si avvicinò all’uomo esanime e si chinò per esaminarlo meglio. Non era possibile identificare alcun colpo inferto con pugnali o spade, poiché la vittima sembrava essere stata letteralmente lacerata dall’interno. E le ferite sembravano proprio essere state causate da artigli di natura biologica e non da qualche arma artificiale. Dannazione che spettacolo raccapricciante, tanto crudo da obbligare la ragazza a portarsi una mano alla bocca per coprire anche il naso e limitare gli odori che sentiva a così poca distanza.

    Apparentemente non sembra esserci alcun legame con quella donna o, in generale, con la setta di Hel. Non posso esserne sicura, ma sembra che quest’uomo sia stato ucciso da un abominio mai visto prima d’ora, in grado di insinuarsi nel corpo umano per divorarlo dall’interno. Che ci sia lo zampino della Corruzione? Pare essere molto probabile, ma non posso esserne sicura. Potrebbe essere qualsiasi cosa, come per esempio qualche strana creatura evocata da chissà chi.

    Deduzioni logiche, ma che purtroppo non la avvicinavano al suo obiettivo. Anzi, paradossalmente da quel momento avrebbe potuto avere due problemi in parallelo: continuare a seguire l’ordine di Hel e preoccuparsi del fatto che la Corruzione potesse aver superato in qualche modo le difese di Asgard.

    Ci mancava solo questo.

    Non voleva allarmare ulteriormente la popolazione, ed evitò volutamente il termine “Corruzione”, ma uno sguardo eloquente verso quello che sembrava il capo di quel gruppo di Jomsvikings e qualche parola al posto giusto furono sufficienti. Anche loro avevano dei sospetti e, con un cenno del capo, Astra si rese disponibile a rimanere vigile nel proseguire il suo pattugliamento della città.

    Grazie del tempo che mi avete concesso per esaminare il corpo. È chiaro che si tratta di qualcosa di molto insolito, mai visto all’interno di Asgard. Io continuerò a eseguire il compito che mi è stato assegnato, e che potrebbe allontanarmi da questo caso, ma vi garantisco che alzerò comunque il mio livello di allarme. In ogni caso, il Palazzo Reale dovrà essere informato il prima possibile.

    La giovane Megrez, Cavaliere da non molto tempo ma abbastanza per capire certe cose, aveva imparato che tra guerrieri non erano necessarie molte parole. E con un educato inchino si sarebbe congedata dagli Jomsvikings per continuare la sua impossibile ricerca, tenendo un occhio sempre vigile a qualsivoglia manifestazione di Corruzione.

    Continuerò a seguire gli ordini di Hel, ma non posso certo ignorare ciò che ho appena visto e, soprattutto, le sue possibili conseguenze.

    E con quel pensiero che le ronzava nella testa, combattuta tra l’ordine di Hel e la minaccia della Corruzione, la nostra cara Astra Megrez avrebbe continuato il suo meticoloso e finto vagabondare in cerca di altri indizi importanti.

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    STATUS MENTALE♦ Uhm, quanti misteri...
    STATUS CLOTH♦ Non indossata, ma sempre pronta a proteggere Astra.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Lascio il finale al condizionale nel caso in cui gli Jomsvikings volessero dirmi qualcosa. Per il resto, seguo la traccia, comprese le tue indicazioni tramite mp, e scelgo l’opzione 3 (l’omicidio). Il motivo potrebbe sembrare banale, ma – come detto per mp – considerando che stiamo parlando di Hel (Dea della Morte) e di una tizia che faceva parte di una setta a lei devota... beh, la prima cosa che logicamente andrei a controllare è quello strano omicidio in un momento storico dove la criminalità ad Asgard è ridotta ai minimi storici. Il fatto di ipotizzare una possibile infiltrazione della Corruzione all’interno della capitale mi crea non pochi pensieri, e complica ulteriormente il possibile quadro di misteri in cui mi trovo e nel quale sto praticamente navigando nel buio. Però non demordo, sia mai, e vediamo un po’ dove mi porteranno le indagini. Sono proprio curiosa :mke:
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    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


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    VI

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Temo che non sarà una cosa così semplice. Questo problema ha la priorità assoluta, data la sua natura... particolare. Ordini del Celebrante.

    La voce era giunta in risposta alle ultime parole pronunciate da Astra. L'uomo che aveva parlato era avvolto da un pesante mantello e da un cappuccio tirato su, ma non tanto da coprirne il volto: si trattava di un elfo, apparentemente giovane. Ma d'altra parte com'era fatto un elfo anziano?

    Chiedo scusa se mi sono permesso, Cavaliere di Megrez. Il mio nome è Eliànthalas, mago al servizio della Regina e assegnato in aiuto ai Jomsvikings. E non credo si tratti di opera della Corruzione.

    L'uomo non sembrava voler fare il misterioso, nè tantomeno voleva pretendere di dare ordini ad Astra. Ma il tono con cui aveva pronunciato le parole non ammetteva repliche.

    Ho informato io stesso il Palazzo Reale della situazione. Tornando alla sfortunata vittima, ho cercato di rilevare qualcosa attraverso un particolare incantesimo; a quanto pare abbiamo a che fare con qualcuno di molto forte... e che usa un cosmo molto similare a quello dei Cavalieri del Nord, decisamente in maniera molto più brutale. E il cosmo lascia tracce, anche se infinitesime.

    C'era poco da fare, Hel non ammetteva repliche ma un guerriero del Nord non poteva neanche andare contro un espresso ordine del Celebrante. Per quanto... cosa sapeva esattamente Astra della misteriosa assassina?

    zBXLsaR


    Ok, lo ammetto, mi sono complicato la vita da solo ma cercherò di essere all'altezza. Prima di tutto, l'elfo è un mago dello stesso popolo del pg di Alek (la Regina a cui fa riferimento è la sua, ma chiaramente col Celebrante sono straalleati); seconda cosa, ti tocca seguire l'omicidio perchè non puoi andare in giro a dire che hai da fare per conto di Hel e Siegfried ha CASUALMENTE dato la massima priorità all'omicidio quindi Astra non può inventarsi scuse :asd: e terza cosa... lui è un elfo, quindi chissà. Chiacchierata libera, puoi domandare un po' quello che ti gira e mi adatterò a rispondere. Nella fase conclusiva rifletti sulle prossime mosse da fare per venire a capo di questa storia. Se hai dubbi, mp come sempre :zizi:
     
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    Uh? E questo tizio da dove è arrivato?

    Proprio mentre si stava congedando dai Jomsvikings per continuare nella missione affidata da Hel, il suo cammino venne interrotto da un nuovo arrivo. Un nuovo arrivo che si era silenziosamente fatto strada tra la folla, arrivando sul luogo del delitto in modo deciso e perentorio – anche se lui stesso non sembrava far caso al suo incedere. Il poco educato stupore di Astra venne trattenuto dietro la sua perfetta maschera di glaciale inespressività, ma la sua mente stava già inveendo contro quella situazione paradossale. Era riuscita a ottenere informazioni importanti ed era davvero intenzionata a non lasciar perdere quel caso, ma non avrebbe mai pensato di trovarsi invischiata tra due ordini che – all’apparenza – sembravano contrapporsi tra loro.

    Dannazione, e adesso cosa faccio?

    L’ignoto figuro, infatti, si era presentato dichiarando senza diritto di replica che quell’omicidio era inspiegabilmente diventato la priorità assoluta per il Palazzo Reale. Quell’affermazione la prese in contropiede, ma la ragazza cercò di rispondere a...

    Oh, ma è un Elfo. Un vero Elfo di Asgard. Che onore.

    I suoi pensieri s’interruppero improvvisamente, come se qualcosa avesse completamente fatto tabula rasa di tutto ciò che stava per fare o dire.
    Come mai tutta quella sorpresa ammirazione da parte della nostra solitamente gelida ragazza? Oh beh, semplice: colui che si era presentato con il nome di Eliànthalas era un Elfo. E la razza elfica era sempre stata rispettata nella sua nobile Famiglia sin da quando ne aveva memoria, tramandando anche a lei quel fascino che solo un popolo così speciale poteva creare. Per di più, i Megrez discendevano da uno dei sette Eroi di Asgard, un potentissimo druido elfico che, ai tempi del mito, contribuì alla sconfitta di Ymir. Era tutto collegato, insomma, e, come ben sappiamo, la storia, il prestigio e le tradizioni hanno sempre fatto da padroni nella casata più nobile di Asgard.
    Il nuovo arrivato, avvolto da un pesante mantello ma con il viso scoperto, era un Elfo all’apparenza giovane, ma che poteva nascondere una vita così lunga da perdersi nei meandri del tempo. Astra non riusciva ancora a decifrare i suoi occhi o la profondità della sua espressione, ma riteneva molto probabile che l’aspetto fisico non concordasse minimamente con l’età effettiva. Quello era uno dei vantaggi degli Elfi, non invecchiare mai, ma costituiva anche una sorta di maledizione che la giovane Megrez valutava quasi insostenibile nel lungo periodo. Era necessario avere un’incrollabile forza di volontà per assistere al passare inesorabile del tempo, nel bene e nel male, senza poter far nulla per cambiare la natura mortale degli esseri viventi.
    Astra sbatté gli occhi più volte per riprendersi da quella sorpresa inaspettata, evitando di rimanere troppo a lungo inebetita di fronte a tutti i presenti.

    Salve a voi Eliànthalas, è un onore per me conoscervi. Il mio nome è Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma. Al vostro servizio.

    E oltre alle parole di estremo garbo, la ragazza si profuse anche in un inchino molto più vistoso di quello riservato ai Jomsvikings. Quanta disponibilità, cara Astra. Va bene che gli Elfi sono sempre stati legati alla tua Famiglia, ma non è che questa volta sei rimasta affascinata da quella perfezione quasi innaturale del nuovo arrivato? Probabilmente era proprio così, anche se non era un fascino che poteva essere definito romantico. No, era più invidia per qualcosa che anche lei voleva da sempre ottenere: la perfezione, pura, semplice e naturale, senza sforzo. E quell’Elfo era l’espressione vivente dell’austera perfezione che era tanto agognata dalla nostra giovane Megrez.

    Il suo aspetto va ben oltre il concetto di bellezza. È qualcosa d’inarrivabile per un normale essere umano. Anche se non sono certa che il gioco valga davvero la candela. Se fossi come lui, non riuscirei a vedere tutti i miei cari lasciare questa terra a causa del trascorrere del tempo. Certo, ho già perso quasi tutta la mia Famiglia, ma pensare che anche Gunther...

    Bloccò volutamente il pensiero per non focalizzarsi su quello scenario orribile e scrollò impercettibilmente la testa per tornare a concentrarsi sulla realtà. Si stava distraendo troppo spesso in quegli istanti, e non poteva certo permetterselo. Doveva decidere cosa fare e sarebbe stata tutt’altro che una decisione facile. L’Elfo era stato chiaro e quasi perentorio: indagare su quell’omicidio era una priorità assoluta per il Celebrante. Inoltre, sembrava che tutto quell’orrore non fosse opera della Corruzione ma che, grazie alla sua magia, Eliànthalas era riuscito a risalire a una pista cosmica interessante che andava sicuramente seguita e approfondita. Egli parlava di un potere simile a quello di un Cavaliere del Nord, ma molto più brutale. Incredibile ma vero.

    Non posso rifiutarmi di fronte a tutti. Devo seguire questo caso. I Jomsvikings sembrano fidarsi di Eliànthalas e, quindi, non posso dubitare delle sue parole. Se il Celebrante ha dato la priorità assoluta a quest’omicidio, è mio dovere di Cavaliere aiutare nelle indagini.

    Voltò il suo sguardo in direzione dei guerrieri, per poi passare all’Elfo e infine fare un profondo respiro mentre teneva schiena dritta e mento alto. Almeno le apparenze non potevano certo essere perse, altrimenti avrebbe dovuto rivelare troppo sulla sua missione iniziale.

    Seguire questo caso non m’impedirà di tenere alta l’attenzione per individuare la donna che la Dea sta cercando, sempre che il Regno dei Morti non mi ghermisca prima del dovuto. Vero, Hel? Anzi, le abilità di Eliànthalas potrebbero tornarmi ancora più utili. L’Elfo sembra avere una sensibilità cosmica e magica ben più sviluppata della mia. Forse non tutti i mali, alla fine, vengono per nuocere.

    Pensiero lecito, forse un po’ opportunista, ma che permetteva di unire l’utile al dilettevole. Non poteva farsi sfuggire un’occasione simile, ma avrebbe dovuto agire con estrema cautela e con una faccia tosta non indifferente. E, siamo certi, la nostra cara Megrez ne sarebbe stata sicuramente in grado.

    Sarò lieta di occuparmi con voi di questo incarico, accantonando per il momento quello a cui sono attualmente assegnata. La priorità assoluta del Celebrante e del Palazzo Reale è anche la mia priorità.

    Fissò il suo sguardo in quello del nuovo arrivato, dimostrando una determinazione e una convinzione che non avrebbe lasciato alcun dubbio sulle sue intenzioni.

    Eliànthalas, potreste aiutarci con le vostre abilità a seguire la traccia cosmica di cui parlate? Dovremo anche cercare d’intercettare qualsiasi variazione nel flusso di energia normalmente presente ad Asgard. Ovviamente anch’io aiuterò nella ricerca, sfruttando la mia percezione del cosmo, seppur non paragonabile alla vostra.

    Una richiesta condita da una buona dose di complimenti. Era una ricetta che difficilmente non funzionava e che Astra sperava facesse breccia anche in quell’occasione.

    E in questo modo potremo anche accorgerci di qualche strana presenza fuori posto in città. Chi lo sa, cercando di seguire questa pista potremmo anche incappare nella donna che sto cercando. Forse pretendo troppo dalla sorte, ma è l’unico modo che ho per continuare a seguire gli ordini di Hel senza disobbedire alle richieste del Celebrante.

    Non pronunciò quelle ultime considerazioni ad alta voce, ma il suo obiettivo era chiaro: seguire il nuovo caso grazie al supporto dell’Elfo, cercando d’indirizzare la loro ricerca verso un più ampio spettro di possibilità. Com’è che si dice? Due piccioni con una fava? Esatto, e la nostra giovane Megrez era assolutamente pronta a sfruttare ogni aiuto possibile per non abbandonare le due strade che doveva seguire. Era convinta, in ogni caso, che una situazione non doveva necessariamente escludere l’altra e, anzi, lei sarebbe stata molto orgogliosa di riuscire a portarle a termine entrambe facendo di necessità virtù.
    D’altro canto una bugia bianca o la semplice omissione di qualche particolare non ha mai fatto male a nessuno, no?

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    RIASSUNTO AZIONI♦ Rimango affascinata dall’Elfo (grazie che te ne sei ricordato, Tyg <3), non in modo romantico, ma per la disarmante perfezione e l’eterna giovinezza che rappresenta. Poi mi faccio tutta gentile e carina per accettare le “priorità del Celebrante”, evitando di destare sospetti, e cercare di prendere due piccioni con una fava. Chiedo, quindi, a Eliànthalas di aiutare le ricerche su quell’omicidio grazie alle sue abilità e gli consiglio *wink wink* di stare comunque attento a qualsiasi strana variazione di potere si possa percepire ad Asgard. Sia mai che indagando su questo caso incappiamo nella donna che Hel mi ha ordinato – grrr, dannata xDD – di cercare :kuku:
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    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
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    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

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    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


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    ♦♦♦♦♦♦♦



    Il mago annuì, facendo un passo indietro. Chiuse gli occhi e mormorò parole in un liguaggio sconosciuto, forse diverso anche da quello elfico. Quando li riaprì, le iridi e le pupille sembravano scomparse ed una luce tenue si irradiava dalle orbite, il respiro sempre più affannoso. Poi tutto terminò, mentre Eliànthalas riprendeva fiato.

    Il cosmo mantiene tutto l'universo in equilibrio... qualcosa disturba questo equilibrio e sembra provenire da settentrione, ma anche dal basso. In realtà sembra che qualcosa "disturbi" l'equilibrio anche intorno a voi, cavaliere... ma di questo potremo occuparcene dopo aver risolto questa faccenda, se lo vorrete.

    Non era un'accusa, ma solo un suggerimento... che per Astra aveva una spiegazione in Lunitari, naturalmente. Ad un cenno dell'elfo, dopo che ebbe dato le ultime disposizioni ai Jomsvikings e di fare rapporto ad un certo Varak, i due si avviarono verso la periferia nord della capitale. Il mago non è molto ciarliero in questa fase, sembra stia cercando di concentrarsi per seguire una pista. Fermatosi dopo un bel tragitto in una zona apparentemente deserta, iniziò a cercare qualcosa finchè, toccando una parete, trovò una sorpresa.

    Ecco, devi essere qui...

    Ad un clic, alcuni mattoni iniziarono a ruotare e scostarsi rivelando un passaggio, probabilmente opera di nani. Il passaggio è parecchio angusto, appena sufficiente per far passare una persona alla volta, e si apre direttamente su una stretta scala di roccia che scende verso qualche sotterraneo. Il mago mormorò nuovamente qualcosa, ed una fiammella apparve nel palmo della sua mano, sorreggendola per far luce. Guardò Astra sorridendo.

    Sembra promettente. Vogliamo proseguire?

    zBXLsaR


    Scusami per il gran ritardo. Dunque l'investigazione continua descrivi quello che vedi e quello su cui Astra rimugina tutto il tempo. E voglio vedere se ti accorgi di un dettaglio importante :asd:
    Una volta che iniziate la scendere, la scala sembra essere molto più lunga; la parete "lastricata" finisce ben presto per lasciare lo spazio ad una roccia sempre più compatta, e la stessa scala sembra volervi condurre nelle viscere della Terra. Non sai per quanto tempo duri la discesa, ma cominci ad avvertire una situazione di pericolo quando finalmente la scala termina. Siete in una galleria, che però non è totalmente buia: alcuni cristalli fissati nelle pareti emanano luce, ed è la prova che siete finiti nella rete di comunicazione utilizzata dai nani per spostarsi dai loro Thaig verso la capitale, anche se in quella zona l'elfo non credeva ci fossero passaggi attivi. Cosa può significare? Che come al solito ti lascio con i punti interrogativi :asd:
     
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    Ehm...

    Difficilmente Astra rimaneva senza parole, anche temporaneamente, e le era capitato ancora meno spesso alla presenza di una folla di persone. Era stata abituata sin da piccola a dissimulare l’imbarazzo e l’indecisione, nascondendoli dietro una maschera di austera perfezione. Era un escamotage che le aveva sempre permesso di guadagnare secondi preziosi in situazioni complesse da gestire, consentendole di ponderare la risposta per evitare di esprimersi avventatamente.
    Quella volta, però, il suo rigido addestramento da “nobile con la puzza sotto il naso” non aveva assolutamente dato i suoi frutti. La giovane Megrez, infatti, si era quasi bloccata per un lunghissimo istante alle parole di Eliànthalas, e l’unica cosa che le era riuscito era farsi scappare un poco regale “ehm” di palese imbarazzo. L’Elfo, infatti, aveva immediatamente dato seguito alle richieste della ragazza, attivando i suoi poteri pronunciando parole in una lingua che nemmeno Astra aveva mai sentito – e lei di studi matti e disperati ne aveva fatti da ragazza, prima che l’Armageddon distruggesse il mondo intero e la sua stessa esistenza. Quelle frasi incomprensibili avevano scatenato in lui un potere che illuminò i suoi occhi come se fossero due fari nella notte. Alla fine dell’incredibile manifestazione di quella che sembrava a tutti gli effetti magia, l’Elfo aveva spiegato come il cosmo era in grado di tenere in equilibrio l’universo e che, tornando con i piedi per terra, avrebbero dovuto seguire una traccia verso nord.
    La sua disamina, però, non era finita, ed Eliànthalas aggiunse alcune parole e considerazioni che provocarono quell’inaspettato blocco in Astra. Egli, infatti, aveva percepito una qualche alterazione nell’equilibrio che circondava la ragazza e si era offerto di occuparsi anche di quel problema dopo aver risolto il caso che stavano seguendo.

    Che abbia percepito la presenza di Hel? No, non credo che la mia permanenza in quel tempio possa avermi lasciato una traccia così evidente addosso.

    La sua espressione tornò immediatamente al normale atteggiamento di glaciale concentrazione, cercando di rimediare all’imperdonabile indecisione avuta di fronte a quella costatazione così diretta dell’Elfo.

    Può essere, però, che abbia percepito la dannata maledizione che mi affligge ormai da tempo. Lunitari ha certamente avuto effetti evidenti sulla mia vita e certamente ancora maggiori sul mio cosmo. Sì, è molto più probabile che sia la Luna Rossa ad aver allertato i sensi di Eliànthalas, perché di sicuro quella profezia ha alterato il mio equilibrio... specialmente l’equilibrio dei miei nervi.

    L’opinione che Astra aveva per quella sua condizione era chiara e palese nei suoi pensieri. Odiava che il suo destino potesse davvero essere influenzato da qualcosa che era stato scritto nei testi antichi quando i suoi avi non erano ancora nati, ma non aveva ancora trovato una soluzione adeguata. Avrebbe lottato con tutte le sue forze per sottrarsi a quel fato e, a dirla tutta, l’aiuto di un Elfo così abile nella magia avrebbe sicuramente giovato. La ragazza, quindi, inclinò la testa verso sinistra e si profuse in un sorriso complice, proprio per far capire a Eliànthalas di aver compreso a cosa si riferissero le sue parole.

    Con molto piacere, Eliànthalas. Vi ringrazio per tutto l’aiuto che vorrete concedermi per ripristinare il mio equilibrio cosmico. Ne sarei davvero onorata e, in qualche modo, sollevata. Il vostro potere è davvero qualcosa d’incredibile.

    Lo credeva davvero, ma aveva volutamente abbondato con ringraziamenti e lusinghe per assecondare l’Elfo e distogliere immediatamente l’attenzione su di lei per focalizzarsi sulla pista che, finalmente, avevano da seguire. Si profuse in un educato inchino, per poi dare il via alle ricerche.

    La stabilità del mio cosmo, però, in questo momento passa in secondo piano rispetto alla priorità richiesta dal Celebrate su questo caso. Sono con voi, mio signore. Fate strada, per favore, e seguiamo la traccia che avete individuato.

    Eliànthalas recepì immediatamente le parole di Astra, e congedò i Jomsvikings chiedendo loro di fare rapporto a un certo Varak. La giovane Megrez aveva già sentito quel nome, ma non aveva informazioni di dettaglio. Sapeva che Varak era un importante esponente dei nani, che avevano offerto il loro aiuto al Celebrante e a tutta Asgard a seguito dell’Armageddon. Insomma, egli era un vero pezzo grosso, e la giovane Megrez si meravigliò di come l’Elfo avesse tutte quelle conoscenze e influenze nelle alte sfere della capitale nordica. Anche lui, quindi, non doveva essere da meno e la ragazza sospettava che non avesse rivelato del tutto la sua posizione nelle gerarchie delle terre dai ghiacci eterni.
    Poco importava, in ogni caso, perché in quel momento era necessario andare a fondo di quella strana e inspiegabile situazione. Astra salutò i Jomsvikings con estremo garbo, prodigandosi in un sorriso cui nessuno avrebbe potuto rimanere indifferente. Era importante lasciare una buona impressione di se, non si poteva mai sapere cosa il futuro avrebbe riservato, e in quello la nostra cara ragazza era proprio brava. I due, quindi, s’incamminarono verso nord, passando nelle strade di Asgard che brulicavano ancora di attività frenetica: lavoratori indaffarati, compravendite accorate, insomma, tutto quello che rendeva la loro città viva e degna di essere ancora vissuta. L’Elfo rimase per lo più taciturno, evidentemente concentrato a seguire meticolosamente la traccia cosmica. Dal canto suo, la giovane Megrez non voleva disturbare il suo lavoro, ma aveva deciso che era giunto il momento di uscire dall’anonimato – almeno quel tanto che bastava.

    Scusatemi un attimo, torno subito.

    Si congedò per un solo istante da Eliànthalas, per infilarsi in un vicolo non frequentato ed evitare di spaventare qualcuno. Quello che fece fu molto semplice e immediato: espanse il suo cosmo per entrare in sintonia con la sua Robe, richiamandola a se. Il contatto fu repentino e l’Armatura apparve a poca distanza da lei per poi avvolgere il suo corpo come un perfetto guanto. Il tutto si svolse nel giro di qualche secondo e, con un sorriso, Astra si accodò nuovamente all’Elfo per proseguire il loro cammino.

    Eccomi, ho ritenuto prudente richiamare la Robe di Megrez per supportarci nella missione.

    Il mantello che la copriva da testa a piedi era rimasto per celare la sua identità, ma era ormai inutile rinunciare alla sua adorata ed efficace protezione. Le cose potevano farsi davvero molto serie e i rischi inutili dovevano sempre essere evitati.

    Ormai è superfluo nascondere completamente la mia presenza, considerando che i poteri di Eliànthalas destano sicuramente più attenzione del mio cosmo sopito. Manterrò un minimo di segretezza, nella speranza che questa pista s’incroci con l’altra stranezza che pare stia accadendo ad Asgard e che Hel mi ha ordinato di scoprire. Non pretendo di essere così tanto fortunata, ma mai dire mai.

    I due proseguirono spediti, mantenendo un silenzio rispettoso dello sforzo che l’Elfo stava facendo per non perdere le tracce di ciò che stavano cercando. Astra ammirava molto la sua dedizione e non volle interferire nel suo operato, non sapendo di fatto come aiutarlo in tutto quel suo efficace misticismo. Il tempo, in ogni caso, passò in un lampo grazie alla concentrazione in cui entrambi si erano immersi e finalmente Eliànthalas sembrò aver trovato qualcosa. Erano giunti in una zona poco frequentata, quasi deserta, e lui sembrò inspiegabilmente interessarsi a uno dei tanti muri delle costruzioni che adornavano il luogo. Appoggiò la mano sulla superficie in cerca di qualcosa, e un clic inconfondibile accompagnò quella che fu un’inaspettata scoperta e un grosso passo avanti per le loro ricerche.

    Oh.

    La giovane Megrez rimase sinceramente sbalordita nel vedere aprirsi un tunnel così ben nascosto nel bel mezzo di Asgard. Non si trovavano all’interno della Foresta o dispersi fra le nevi eterne, no, erano in città e quel passaggio sembrava essere rimasto celato nel corso del tempo.

    Le abilità di Eliànthalas sono davvero strabilianti. Non sarei mai riuscita a trovare questo meccanismo segreto da sola, nemmeno dando fondo a tutto il mio potere da Cavaliere. Inoltre, sembra essere in grado di manipolare il cosmo, proprio come me, anche se pare abbia bisogno di qualche sorta di formula magica per attivarlo. E almeno in questo campo, posso rendermi utile anch’io.

    La ragazza ricambiò il sorriso dell’Elfo ed entrò in sintonia con il potere delle stelle facendo apparire sulla sua mano sinistra un bagliore cosmico del colore dell’Ametista.

    Lasciate che vi aiuti a fare luce. Mi sembra il minimo dopo tutto quello che state facendo per questa missione.

    Poi allargò la mano destra indicando l’ingresso di quello strano passaggio, per permettere a Eliànthalas di continuare a fare strada in un luogo che forniva più interrogativi che risposte.

    Certo, proseguiamo. Sarò felice di affidarmi ancora una volta al vostro intuito, ma teniamo alta l’attenzione. In caso di pericolo sappiate che la mia Robe è al vostro servizio. Non corriamo rischi inutili.

    Ci teneva a precisarlo, perché lei avrebbe potuto contare in qualsiasi momento sulla protezione della sua Armatura e voleva che l’Elfo percepisse la sua stessa sicurezza. Stavano unendo le loro forze in quella missione ed era suo dovere di Cavaliere opporsi a ogni pericolo si potesse presentare. Inoltre, per essere del tutto onesti, avere quel fuoriclasse d’investigatore al suo fianco era un bell’asso nella manica da giocare anche per la ricerca che le era stata ordinata da Hel. Mai porre limiti alle opzioni percorribili.
    Iniziarono la discesa e i loro passi risuonarono in quell’angusto passaggio che permetteva di camminare solamente uno dietro l’altro. Maledì – forse per la prima volta nella sua vita – la sua altezza, che rendeva l’incedere difficoltoso e innaturale. Le scale erano di buona fattura, lastricate e comode da scendere, se non si era troppo alti, ma non accompagnarono il loro cammino per tutta la durata. A un certo punto, infatti, la nuda roccia iniziò a prendere il sopravvento e ogni passo sembrava davvero avvicinarli alle viscere della Terra. La monotonia della discesa era spezzata solamente dalle due fiamme cosmiche che illuminavano i loro passi, ma per il resto il tempo sembrava essersi fermato.

    Dannazione, non finisce più questa discesa.

    Tenne per se quel lamento, non volendo influenzare anche l’umore dell’Elfo. Più scendevano, però, e più una sensazione inspiegabile prese ad attanagliare lo stomaco della giovane Megrez, quasi fosse un timore primordiale verso l’ignoto. Aguzzò ogni suo senso o percezione, ma non riuscì a individuare alcun pericolo tangibile o imminente. Anche Eliànthalas sembrava procedere senza particolare indugio e, dopo quella che poteva essere un’eternità, finalmente la scala terminò. La sensazione di minaccia e inadeguatezza aveva raggiunto livelli che non si potevano più ignorare, tanto che Astra decise di mettersi a capofila di quel loro peregrinare. Se fosse accaduto qualcosa, infatti, il suo corpo protetto dalla Robe di Megrez avrebbe sicuramente avuto più speranze di non riportare danni. E, di certo, non poteva rischiare di perdere il suo compagno di missione proprio in quel momento.

    Perdonatemi, con permesso.

    Con estremo garbo, superò l’Elfo proprio quando arrivarono in una vera e propria galleria sotterranea. Il luogo era illuminato da alcuni cristalli fissati alle pareti, segno inequivocabile che si trovavano in un passaggio di opera e fattura nanica. Anche se, a dirla tutta, era molto strano fare una tale scoperta in una zona così periferica e poco abitata di Asgard.

    Non credo di sbagliarmi nel supporre che questa galleria sia parte integrante della rete di comunicazione nanica.

    Rimarcare l’ovvio è spesso superfluo, ma in quel momento era estremamente importante condividere conoscenze e punti di vista. Tra loro, infatti, erano molto cordiali e rispettosi l’un l’altra, ma dovevano diventare una vera e propria squadra per agire correttamente in quel luogo pieno di mistero.

    La vostra magia sta rivelando qualcosa? Io in questo momento percepisco solamente un’inspiegabile sensazione di pericolo, anche se non riescono a darle una forma.

    Si morse le labbra, pensierosa e attenta, spostando lo sguardo in ogni direzione per carpire anche il più piccolo dettaglio strano o fuori posto.

    Eliànthalas, in quale direzione di questa lunga galleria consigliate di proseguire?

    Guardò l’Elfo negli occhi, cercando di trasmettere determinazione e la certezza che lei avrebbe fatto di tutto per supportare la sua magia e i suoi suggerimenti. Dovevano solo decidere come proseguire e lei era certa che Eliànthalas sarebbe stato il giusto ago della bilancia in quella situazione. Astra, infatti, a parte il pericolo che avvertiva, non aveva alcun indizio utile, mentre i poteri dell’Elfo potevano essere cruciali per una scelta oculata e vincente.

    Questo posto non mi convince. Avverto una sensazione di disagio simile a quella che mi ha travolto al tempio di Hel, ma non sono certa che le due cose siano collegate. Certo, in entrambi i casi eravamo nelle profondità della Terra, ma c’è qualcosa che probabilmente mi sfugge...

    E con quel pensiero che le vorticava nella testa, la giovane Megrez rimase in attesa dell’opinione di Eliànthalas, sperando che, con la sua esperienza e la sua magia, potesse fugarle ogni dubbio o, alla peggio, almeno qualcuno.

    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther altro
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO♦ Ottimo.
    STATUS MENTALE♦ Dove si va?
    STATUS CLOTH♦ Indossata.
    RIASSUNTO AZIONI♦ Quale dettaglio? Qualeee??? Caro Tyg, io ho letto tutto più volte e ho approfondito ogni aspetto, ma onestamente non sono affatto sicuro di aver scoperto questo "dettaglio importante" :sgrunt: Nel post troverai molti pensieri di Astra, con congetture e idee, quindi spero di essermela comunque cavata egregiamente. E, quindi, nulla: forza e coraggio, e vediamo dove ci porterà questa galleria nanica :mke:
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
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    VIII

    ♦♦♦♦♦♦♦



    Le gallerie si susseguono, sembrano tutte uguale, alcune di esse presentano tratti di rotaie come nelle vecchie miniere. Sarebbe anche una cosa normale, se non fosse che... quelle rotaie non sono coperte di polvere e anzi, sembrano essere state utilizzate di recente. Forse per trasportare qualcosa, ma a questo punto... di che cosa poteva trattarsi?

    I due non avrebbero fatto in tempo a chiederselo. Astra mise il piede su una roccia che si mosse verso il basso, come un pulsante, presagendo una trappola. Il risultato fu che i cristalli alle pareti cambiarono colore, iniziando ad irradiare una luce rossa. Rumori metallici seguirono quasi subito, finchè in pochi attimi gli avventurieri si ritrovarono in compagnia.

    300px-ON-creature-Nchuthand_Far-Hurler



    Una decina di automi li circondarono, e sembravano avere pessime intenzioni.

    zBXLsaR


    Buco trovato, subito a postare. Il dettaglio che ti è sfuggito lo ricollegherai più avanti ma non è una cosa fondamentalissima, quindi stai tranquillo. I signorini qui presenti sono da considerare a potenza di energia verde+, sbarazzatene nel modo che ritieni più opportuno. Tu ne becchi la maggior parte, l'elfo si sa difendere da solo... fermati quando hai finito la tua parte e ti volti verso Elianthalas che sta per finire l'ultimo avversario (cosa che descriverò io nel prossimo post). Dai che stavolta ti riposi :asd:
     
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