Fluxus enim animarum

Anfitrione × Blu

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    Sulla terra hai passato momenti differenti, il tempo in cui eri Re è passato e la tua elevazione ha dato una svolta al tuo destino.

    Destino.



    Come se fosse qualcosa di casuale, come se niente fosse stato pensato, premeditato, eoni prima. Sai bene quello che devi fare, ciò che il tuo ruolo in questa realtà implica. Sei a conoscenza di trovarti nella grande Età del Vuoto e, di conseguenza, la ripresa del Grande Gioco è uno degli obiettivi di qualsiasi schiera angelica.

    nYxA2f6



    I flussi delle anime sono stati cambiati.



    Le milioni di voci dell'Oracolo risuonano tonde e spigolose. Il tuo compito è già assegnato ma questa volta qualcosa è cambiato. La tua essenza è votata all'incarico.


    qNjfunR


    Note master:

    Benvenuto nella tua quest :x): sarà piena di gif aesthetic. Inizia pure :fiore:





     
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    Mosso dalla polvere dei guerrieri nei millenni, tra precipizi di lance e spade contro potenti Manticore e Giganti. Sulla terra battuta, di scudi e schinieri contro meduse e semi-dei. Tra opliti di lande distanti, tra bestie terribili sinonimi dell'Ade.
    In tutte le sole e difficili battaglie che solo un vero, grande, guerriero può affrontare.

    Fu plasmato in ogni sua singola goccia di vita, in ogni momento di uomo. Lui, Anfitrione. Uno dei più grandi e Leggendari Guerrieri della Mitologia Classica, asceso in una vita di valore e guerra, di prove contro ogni ragione. Nei limiti, delle leggi dell'universo.

    Condannato dagli Dei in esistenze costanti, affrontando per secoli il futuro. Da Lemuria ad Atlantide, alla Caduta dell'Impero Romano fino ad oggi.
    Portato dalle stelle da una costellazione all'altra. Da una fazione all'altra. Da una armatura sacra all'altra. Non riuscendo a capire, a rompere quella maledizione caduta su di lui.
    Vivendo in continuazione tutto quello che era dato in un singolo ciclo. Tutto ciò che un uomo poteva sopportare nell'animo.

    Ras al Muthallah! Disse quell'uomo di steppe aride che un giorno lo aveva profetizzato come l'Antico: uno dei più grandi guerrieri della storia ancora in vita, riportandolo sulla retta via. Ma fu solo grazie a Tiresia che le cose finalmente cambiarono.
    Egli lo liberò e lo portò al cospetto dei primi creatori:
    Ananke, Aether, Erebo, Polemos. E Phanes.
    Con la sacra verità da sempre nascosta all'uomo e ai più, svelando il principio dell'esistenza che proseguiva oltre quelle entità secondarie che per migliaia di anni avevano preso il loro posto.
    Elevandolo. Per aiutare con le mani vecchie e grondanti di giustizia la scelta da compiere. La sorte, che doveva giungere alla fine di ogni lungo viaggio. Come un sogno da cui destarsi e riprendersi.
    Le flebili anime, rubate in origine dal loro sentiero, di nuovo seguivano i viaggi in tutte quelle dimensioni e piani, riportando equilibrio in tutto ciò che è. E deve essere.
    In quello che è conosciuto il Grande Gioco: ove quattro fazioni di figli dei Protogenoi muovono i fili della vita assiduamente. Perché è Destino.
    Sempre mutando come pensiero, in un flusso che scorre dentro l'anima e fortifica. Rilassa. Ti intorpidisce e poi ti lascia senza fiato, simile all'acqua. Perché scorre, ritorna e continua. Dà la vita. Incessante come il tutto. Incessante come il Destino.

    Alzandosi nelle sue meditazioni, perché egli non dorme mai, sogna di morire. Si, di siedere sugli scranni degli avi di fianco le persone che ama, vicino al sangue diventato altro o detenuto in qualche luogo a lui non comprensibile. Non ancora visto.
    Alzandosi si poggia sul marmo, sulle statue delle sue imprese fatte erigire nell'asse del mondo. Dove pianeti, stelle e galassie ruotano nel cielo colorando di striate sfumature il piano in ogni gradazione possibile, dove non esiste notte ma solo colore.
    Alzandosi nella forma antica da uomo e possente guerriero, indossa la Gloria essenza del proprio spirito. La Gloria di Anfitrione, legata al Paradosso del Cane e della Volpe che lui affrontò nel mito.
    Alzandosi freddo e calcolatore, ma con dentro l'ardore dello scontro e dell'amore passato, si libera dal peso degli sbagli. Suoi e dei tradimenti di Zeus.
    Alzandosi nella vera forma, concessagli da quelle entità primordiali per mantenere sentimenti umani, ascende tra gli ascesi. Perché giusto.
    E infine, alzandosi con migliaia di voci nella mente viene plasmato. Guidato. Fortificato. Spinto nell'ultimo atto. Nel flusso delle anime, nella sua essenza votata all'incarico.

    Scostando il coperchio della bara di pietra che lo ricopriva, si erse al sorgere del sole tra due colonne ioniche ancora intatte, circondate da sempreverdi. Le voci che gli giungevano ogni volta, ora stavano assumendo forme tonde e spigolose. Prima sinuose in andirivieni e poi infine a senso unico. Anomale. Che lo destarono immediatamente.
    Era l'Oracolo. Quella entità così misteriosa e onniscente che incuriosiva a morte il vecchio guerriero, e che seguiva i volere impartiti da Ananke. Colei che aiutava.
    L'avrebbe mai vista un giorno? Lei, l'essenza di Equilibrio, Armonia e Destino. L'essenza di natura: difficilmente venne adorata ai suoi tempi, nell'antica grecia. Era del tutto ignota e non esistevano altari a lei dedicati, tranne quello - misteriosamente nascosto ai non iniziati - sull'Acropoli di Corinto. Insieme ad altri antichi ella rappresentava una parola, uno stato, non qualcosa di fisico e materiale come gli Dei classici; era qualcosa che neanche loro osavano nominare. Ananke era considerata una essenza dura, rigida, spietata perché implacabile, eppure era semplicemente ciò che era, ciò che era necessario senza possibilità di resistenza, e priva di giudizio. Era pura energia di compulsione. Era forza, proprio come Anfitrione. Ai tempi dei romani, molto spesso, la incontrava sotto il nome di Necessitas. Loro stranamente sembravano molto più legati a questi culti misterici e sembravano voler far riemergere una verità ormai dimenticata. Il Tempo era una delle sue caretteristiche principali: era un elemento che definiva la sua essenza, forse simile a quella di Crono, che ne era serpente; come coda o di testa. Infatti, quando ad Anfitrione fu conferito quel potere, sentì qualcosa di diverso mai percepito, sentì quello che mai nessuno aveva avuto il privilegio di avere. Come se non mutasse ciò che c'era ma che seguisse solo le strade tracciate nelle radici d'ogni cosa. L'inevitabilità, datale da quel Dio Antico Primordiale e la vendetta per il Paradosso affrontato.

    Uscendo ed issandosi in piedi, l'Oracolo continuò a mostrargli nella mente una singola, definita frase che emerse da onde di spettri di luce. Un qualcosa che aveva bisogno del suo intervento: il cambiamento di flussi.
    Ma questa volta fu diverso. Era la prima volta che ricevette una simile sensazione. Era come se sapesse che, in quel momento del primo passo, avrebbe superato lo spartiacque tra presente e il futuro, tra quello che era e che sarebbe stato. Il compito cruciale che lo avrebbe messo alla prova e che forse lo avrebbe cambiato ancora più di prima.
    In tutti quei secoli.
    Perché ormai aveva capito: nulla rimane, tutto scorre.

    SPOILER (click to view)
    FISICO Perfetto.
    MENTE Concentrato.
    STATUS GLORY Grado [IV] - Indossata [Forma Umana]
    RIASSUNTO AZIONI
    Anfitrione [X] ✦ Daimon della Sorte ✦ Energia Rossa
    ABILITÀ E TECNICHE
    Ingegno di Anfitrione [Sensi Acuti]
    Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Re Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr).
    Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.



    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 22:59
     
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    Non sai dire da quanto tempo stai combattendo. Sei sulla Terra? Tutto è confuso ma la sensazione di malvagia blasfemia ti circonda, corrotti e bestie del Chaos, anelano il gustare la tua carne di daimon.

    Come sei arrivato fin qui? Hai attraversato il Ponte e hai cominciato ad indagare. Cosa hai trovato, però, ti sfugge.

    Ti si richiudono attorno, stringendoti sempre di più, fino a quando un fascio di luce verde e luminosa squarcia le loro fila. Un martello sfonda i crani di quelli che non hanno smesso di attaccarti e lo percepisci prima ancora di vederlo: araldi. Sorgono dalle ombre come se fossero fatte di esse - e in verità lo sono per certi versi - e dilaniano a mani nude qualsiasi cosa si metta tra loro e te.

    SBRIGATI VECCHIO! DOBBIAMO PORTARTI VIA DA QUI!



    La voce ti giunge ovattata e lontana, sembra essere distante chilometri e chilometri, intere galassie eppure riesci a vederlo in viso. Due fessure topazio lucenti in un elmo cornuto, sembra parlarti direttamente in testa e poi... Nero.


    qNjfunR


    Note master:

    Sei nel bel mezzo di uno scontro un po' ostico, non sai come ci sei arrivato e come. Hai vaghi ricordi di aver attraversato il Ponte e di aver trovato qualcosa, ma non riesci a ricordare nulla. Sei solo circondato da ste bestie del caos e corrotti, stai per avere la peggio però un araldo di salva creando un diversivo. Che succede welp polizia.






     
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    II

    Fluiva, come la sensibilità del suo braccio che pian piano andava a dissiparsi. Tirato, come incatenato, da quella materia che lo stava trascinando nel nulla. Si dimenava il guerriero, colpito e afferrato da protuberanze nere e viscose che lo ledevano sulla carne, in un tumulto di caos dove non vi era fine. Il volto era contratto, i muscoli completamenti tesi in un ciclo di interminabile dolore.
    Egli rispondeva a quei colpi con forza, con veemenza di pugni e ogni altra cosa. Ma quello scontro che imperversava sulla sua figura eroica, lo stava sopraffando: Bestie del caos e corrotti erano su di lui. Ed erano migliaia. Rapidi, quasi invisibili, di una potenza sovraumana e senza neanche un briciolo di punto debole o di struttura al loro interno. Potevano assimilarsi alle essenze primordiali della creazione, una essenza senza freno e dirompente che seguiva soltanto ciò per cui era stata creata: distruggere.
    Sentì quel sintomo di alieno, innaturale, di inafferrabile su ogni legge umana riaccadere adesso; per la prima volta, dopo tanto tempo, riebbe quella sensazione di paura che gli fu da giovane, nel mito.
    Il leggendario eroe fece volare pezzi di quegli abomini in cielo e in terra, spezzandone più che potè col proprio cosmo. Come fece migliaia di anni fa, con ogni bestia che ebbe l'ardore di affrontare nella sua storia. Ma quei dannati non si smuovevano, continuavano a sopraffare fin quando non lo avessero sconfitto e inglobato per intero.

    Cercando di rallentarne più che poteva col suo potere temporale, l'Antico utilizzò ogni stratagemma possibile, dalle astuzie alla forza bruta, per fronteggiare quelle masse informi.

    Come era finito lì?
    Non lo ricordava con esattezza. La mente volava, non più lucido o forse non era più lui. Non sapeva nemmeno dove fosse esattamente, in quale luogo tetro, ostico e scuro. Poteva essere ovunque di qualsiasi realtà. Ed era solo.

    Il sangue zampillava, acuiva le ferite sempre più profonde. L'armatura si ammaccava, resisteva grazie alla forza dello spirito. Eppure cedeva. Aveva attraversato il Ponte dell'Asse - questo lo ricordava - ma non dove fosse finito e perché.
    Era un sogno. Alzato all'apice dei mondi e catapultato d'improvviso in quell'ammasso di caos e distruzione fatta materia, che lo stava inglobando in sé. Senza alcun dubbio. Un incubo.

    Uno di loro prese da dietro il grande antico, affondando gli artigli negli spallacci e cercando di penetrare con quelle che sembravano fauci la testa, in un gesto repentino.
    Ma prima che potesse accorgersene, il pugno del re s'intromise di cosmo e luce, facendolo esplodere dopo pochi secondi.
    Su cosa stava indagando lì?
    Ricordava i suoi passi rimbombanti e nascosti. Era all'esterno e non vedeva altro che buio intorno a sè?
    Non capiva, non comprendeva.
    Tutti i suoi sensi si erano offuscati e l'unica cosa che riusciva a percepire era l'istinto primordiale. L'istinto di sopravvivenza. Il sesto senso.
    Vi era erba sotto i suoi piedi? O era la dura roccia che si frantumava?
    Cominciava a precipitare nell'abisso, nel luogo buio dentro di sé, in quei ricordi e paure ormai sconfitte.
    Ancora due colpi. Poi tre. Infine altri due.
    Incessantemente li gettava via in ogni direzione, spezzandoli, frantumandoli, ma non serviva. Tornavano sempre più in forze, sbucando dal nulla, materializzandosi all'improvviso.
    Di colpo un corrotto prese a tenerlo per una gamba. Poi un altro dall'altra, tirandolo come una marionetta e affondando le fauci nell'armatura.
    Ringhiavano, gemevano in versi cupi sinonimi di terrore. Erano orribili.

    Una volta che egli fu bloccato, diedero l'assalto decisivo. A quattro zampe si piegarono gettandosi sul suo corpo e, soverchiandolo come predatori sulla preda, crearono un tumulo di carne.
    No, non era carne. Era qualcosa di corrosivo che annientava la vita in ogni sua più piccola cellula.
    I corpi si ammassarono, le fauci si chiusero, e il grande guerriero cominciò a sgretolarsi come polvere. Stava per vedere la fine.

    Quando d'un tratto, una scia verde balenò sopra la sua testa, spezzando centinaia di quegli esseri ed aprendo un varco verso una via di fuga.

    Le creature che si erano ora girate, cominciarono a battagliare contro qualcuno. O qualcosa. Ombre strane, non cupe piene di male, si alzarono in ogni dove ingaggiando i mostri in un nuovo scontro. Molti di loro continuarono sul guerriero, incuranti, ormai presi dall'assalto. Ma le ombre si avvicinarono, aprendosi un varco nella putrefascenza a mani nude. Fecero sibilare un enorme martello, che volando giunse su di lui colpendolo forte in petto. E disgregando il caos, lo liberò.

    Ora capì chi fossero. Li stava percependo più forte che mai: gli Araldi. Antichi servitori di Gea, custodi dei principi e dell'equilibrio della terra.
    Mai li aveva incontrati di persona. Conobbe le loro storie, come ninfe o favole di viandanti, ma mai li vede nel concreto; furono sempre celati nel mistero e come ultimo baluardo sulle essenze della Madre Gea.
    Quando finalmente egli fu di nuovo libero, si scrollò gli ultimi nemici dalle spalle, ed esplose il prioprio cosmo ai limiti.
    Eccolo Anfitrione: Nella sua immane forza e indistruttibilità. Mai sarebbe stato sconfitto da quegli abomini, mai sarebbe caduto sotto quei colpi così subdoli e, in fin dei conti, insignificanti. Lui sapeva bene chi fosse. E nulla lo avrebbe cambiato; non ci era riuscito nemmeno il destino. Con gesto secco, sicuro e potente, balzò in avanti verso gli Araldi, che aprivano la strada della salvezza.

    Poi la loro voce. Sentì la loro voce nella testa, che ruppe il trambusto di quei lamenti invitandolo a seguirlo.
    E così fece.

    Protratto in avanti verso l'ignoto, rallentando il tempo in una bolla, i corroti si avvilupparono intorno a lui simili ad un uragano nell'ultimo atto. Non c'era scampo. Stava per andarsene. Prima di sparire completamente, il vecchio guerriero vide due occhi comparire dal nulla. Due topazi lucenti fissarlo e inondarlo della loro carica attrattiva.
    Erano sormontate da un elmo cornuto fatto di ombre, con strane decorazioni. L'Antico le guardò esterrefatto, prima di scomparire nell'oscurità, che lo avvolse.

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    Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Re Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr).
    Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.



    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 23:00
     
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    III


    Riesci a sentirmi?

    Una scarica dolorosa ti colpisce il cervello, risvegliandoti improvvisamente. Ritorni dall'oblio fatto di sogni incompleti e distrutti, la bordata mentale ti lascia tremante e percepisci il potere sconfinato - paragonato al tuo - dell'Araldo.

    Come sei arrivato lì? Ti rendi conto del casino che hai creato? Di cosa hai risvegliato?

    Domande in serie che ti lasciano perplesso, ti rialzi e sei in un luogo simile ad un campo militare ma al posto delle tende solide strutture di ossidiana e minerali svettano in quello che è il perimetro scelto. Simboli verdi, gialli e rossi sono impressi lungo le pareti nere e ti incanti a fissarli. Ma l'Araldo non sembra avere pazienza.

    Pretendo delle risposte. Adesso.

    E alle sue parole riesci a ricordare dei frammenti: un flusso di anime squarciate da artigli di luce rossastra, dilaniate da quello che non dovrebbe mai esistere. Corruzione e caos, blasfemia. Un tempio diroccato, ricoperto di edera secca, corpi morenti ed esseri umani schiavi di qualcosa che non riesci ad individuare. Però riesci a ricordare il luogo: il vulcano Eyjafjallajökull.

    Forse ha usato troppo cosmo, Generale? La sua potenza è misera rispetto alla vostra.

    Un'altra voce melliflua e sibilante si introduce dopo quella dell'Araldo che, adesso che sei lucido, riconosci come femminile. L'elmo cornuto si ritira come mercurio liquido rivelando un volto pallido e solcato da vene azzurrine, la sclera completamente nera brilla della sola luce topazio delle pupille. Sai per certo che la sua umanità è tanto quanto la tua, in fin dei conti siete partiti dalla stessa origine.

    Lo vedo che stai pensando, vecchio. Quindi, cosa ricordi?

    Come fa a sapere che stai ricordando qualcosa?


    qNjfunR


    Note master:

    Bon, l'Araldo misterioso (chissà chi è poi vbb :mke: ) ti fa una serie di domande dopo che ti ha rianimato a fritt mentale. Sei nel suo accampamento e riesci a ricordare solamente il vulcano islandese.





     
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    III

    Subito dopo il buio, di solito, si pensa che non ci sia più nulla. Che non si percepisca più nulla. Invece è lì che comincia il vero viaggio. Colori degradati che vanno e vengono, onde che si infrangono e poi riespandono. Suoni ovattati che tornano limpidi lungo le sinapsi nervose.
    Non si capisce se sia un viaggio di qualcosa, interno o esterno, del nostro io o del contatto con qualcosa. Aldilà.
    Ma per Anfitrione era entrambi. Come quando attraversava il Ponte del Civat ed egli tornava materializzato in altri piani. In altre forme. Quella sensazione o viaggio che fosse, lo percepiva vividamente una volta spento, rimanendone fuori per un tempo indecifrato.
    E quando il suo cervello tornava sveglio, come da una bordata mentale, il guerriero si ridestava di colpo. Rivivendo sogni della sua storia.

    Ora infatti era fermo. Immobile. Con i granelli della terra quasi statici volteggiargli intorno. Lui eretto di tre quarti, con i muscoli duri e l'addome in vista. Seminudo. Come una statua greca, fissando un punto imprecisato. Con il suo classico sguardo deciso di mille battaglie e i piedi in una bassa acqua.
    A un metro di distanza, una figura gigantesca. Piegata su di un ginocchio con enormi sandali sporchi e un bastone di metallo conficcato nel terreno. Gli sorrideva.

    Aprendo gli occhi di colpo, con la bocca spalancata per acquisire aria, prima dell'arresto in quello scontro fatale, egli tornò a respirare nella realtà. Uscendo dal vuoto, dai sogni in cui ero sceso.
    Una voce lo stava interrogando, risvegliandolo. Secca, molto dura. Ed era accompagnata da una energia davvero potente, un cosmo legato ad altre nature estranee alla sua esperienza.
    Un Araldo. Uno di quelli più grossi, intuì grazie all'Ingegno nella confusione mentale.
    Lo stava tempestando di domande, esigendo spiegazioni. Però lui non ricordava, era stordito. Per quale motivo?
    La sua attenzione, invece, si soffermò intorno a lui. Vide ergersi strutture sconosciute dalle origini strane, composte di minerali e ossidiane estendersi lungo un perimetro specifico, delineato poi da pareti traslucide con simboli rossi, gialli e verdi intersecarsi in giochi di contrasto.
    Osservandoli per lunghi attimi, su ogni dettaglio che ne carpisse, scrollò la testa. Così i suoi nascosti ricordi cominciarono a riemergere su ciò che accadde.

    Aveva percepito un tempio. Diroccato e distrutto, circondato dalla natura che ne aveva preso il sopravvento sopra un'altura. Dentro questo, una scia luminosa rossa, che sembrava come artigli spezzare un flusso. Qualcosa di magico che non sarebbe dovuto essere lì. Che non sarebbe dovuto accadere.
    Poi una boato assordante, accompagnato dalla cenere. Scendere dal cielo dalla bocca di un vulcano che si stagliava riempiendo di fumo e oscurando il manto celeste col suo potere primordiale. E gli sovvenne una parola: Eyjafjallajökull.

    Una voce dolce ma artificiosa si insinuò nei ricordi, introducendo un generale davanti a lui.
    Ora che rimetteva di nuovo a fuoco dinanzi a sé, lo vedeva irto proprio lì: una figura alta, con un elmo cornuto sciogliersi e rivelare una donna. Colei che aveva visto prima di perdere i sensi e che l'aveva salvato da quella morte certa.
    Pallida, quasi morta. Solcata da delle vene celesti che si diramavano sulla pelle fino a scomparire.
    Nera, come la notte illuminata solo da quei due occhi - visti prima di perdere i sensi - di luce topazio.
    Uno dei quattro grandi Araldi.

    Percepì che una volta era stata anche lei un umano, ascesa nelle schiere d'altri mondi perdendo la propria fragile umanità; di fatti sapeva di non essere ormai più solo. Ogni essere stava subendo, malgrado, questa via, trasformandosi. Assecondando i tempi che intercorrevano in quelle guerre sempre più al di fuori dalla portata umana.

    Le parole continuarono ad alzarsi dall'Araldo di Gea, che continuò incessantemente ad incalzarlo.
    Anfitrione la squadrò bene, non abbassando lo sguardo asettico su di lei: aveva riconosciuto la natura millenaria. Ma evidentemente non sapeva chi fosse realmente.

    Ispezionò le sue forme sinuose e femminili, e la Darian scivolosa come mercurio. Perdendosi in quei topazi bluastri che scavavano dentro di lui, che riuscivano a carpire i pensieri. I suoi desideri.

    Un vulcano. Nella parte settentrionale della terra. Eyjafjallajökull...

    Disse finalmente di risposta Anfitrione, sospirando allo scrocchiare delle ossa del corpo mentre si metteva a sedere.
    Poteva fidarsi di loro? Era in un accampamento nemico. Salvato o catturato? Sapeva molto poco degli Araldi della Terra, mai li aveva incontrati. Eppure sentiva che non erano come gli altri Cavalieri. Perché erano intervenuti salvando un Daimon? Non si fidava ancora.
    Strinse le palpebre intensificando le rughe sul volto; era più vecchio di quello che sembrava.

    Tu, chi sei? Araldo che viene dalla Terra?

    Perché mi hai salvato?


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    Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.



    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 23:01
     
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    IV


    Mostra riconoscenza e rispetto per chi ti ha salvato, daimon.

    La voce sibilante di prima ritorna, una nota si insinua nella sua voce quando pronuncia l'ultima parola. È disprezzo, superiorità? Ti volti a guardarlo e l'essere che ti trovi davanti non ha nulla a che vedere con l'anatomia umana eppure ci si avvicina parecchio, completamente rivestisto di scaglie iridescenti verdi e bluastre ti fissa con sguardo annoiato.

    Non è solo la terra a interessarmi, il mio dominio si estente fin dove la Madre ha concesso la Fine giusta e naturale.

    La voce della donna è profonda mentre interrompe quello che supponi - e capisci - essere il suo secondo. Un altra creatura, più alta e longilinea dai lunghi capelli bianchi entra nel tuo campo visivo, vestito di tutto punto per uno scontro sembra pronto alla battaglia e lo dimostra anche lunga spada che tiene assicurata al fianco destro.

    Sei stato salvato da Chernobog, l'Araldo della Fine. E nonostante il mio gesto magnanimo, sono pronto ad annientarti se non mi spieghi come ti è venuto in mente di risvegliare un intero nido senza una minima strategia.

    Si avvicina a te, fissandoti dall'alto in basso, mentre porta le mani dietro la schiena. Non percepisci nulla di piacevole dalla sua emanazione cosmica che ribolle di densa oscurità ad ogni passo e respiro che fa.

    Ma dato che stai collaborando, ti guariremo e ci porterai al vulcano. L'Equilibrio è stato interrotto e le anime stanno fluendo, non c'è più presa e questo è inaccettabile.

    La creatura dai capelli bianchi si avvicina e fulmineo ti afferra un braccio, inchiodandoti in quella barella dura e scomoda, preme l'altra mano sul tuo petto e una scarica rovente si riversa in te. Una guarigione troppo veloce, di mala voglia eppure utile.

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    Non so perché tu sia qui, vecchio, ma c'è qualcosa di antico nelle sue viscere e io non posso addentrarmici.

    Siete ai piedi del vulcano, il vento gelido si insinua nei punti scoperti della tua gloria. I brividi ti corrono lungo la schiena e quell'umanità residua quasi ti disturba, guardi Chernobog, ritta in piedi nella sua armatura nera e densa, e non sembra fare caso al freddo.

    Non ti ucciderò ma le nostre strade sembrano unirsi per certi versi, ho altro di cui occuparmi in queste terre e, a quanto pare, anche tu.

    Si volta a fissarti mentre una grossa presenza corrotta sembra risvegliarsi, nuovamente il torpore sembra prenderti ma questa volta è diverso. L'Araldo ti fissa prima di prenderti tra le dita le tempie, una scossa improvvisa ed elettrica ti risveglia e rimani sofferente e boccheggiante.

    Occupati dell'interno. Adesso dovresti farcela.

    qNjfunR


    Note master:

    Post di transizione e di varie spiegazioncine. Quando siete davanti al vulcano Cherno ti fa un regalino, ti riveste di una barriera mentale così potrai reggere l'influenza di ciò che si nasconde all'interno. Le vostre strade si separano per il momento, quindi descrivi il tutto e anche il tuo ingresso al vulcano (scegli tu come).

    p.s tutta l'area è satura di potere corrotto (influenza mentale ad area come se fosse una blu piena).

    p.p.s. i png presenti sono Oisin ed Uno, puoi trovare le schede e riferimenti qui





     
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    IV

    Già la odiava quella voce. La voce di un braccio destro, di un sottoposto messo lì soltanto a creare note discordanti nelle sue orecchie. A frapporsi tra chi contava e non.
    Alle parole della creatura, Anfitrione socchiuse come sempre gli occhi, portandosi con lo sguardo di lato. Scrutando.
    Con quelle scaglie iridescenti, che cambiavano tonalità come le si guardava. In una seconda pelle, per la forma umanoide ma non umana. Caotica, percepiva con l'ingegno, la natura appartenente a costui. Un mutaforma.

    La Fine circoscritta è su questa terra...

    Assentì l'Antico a risposta dell'Araldo, fermando finalmente il suo secondo dalla lingua biforcuta, che continuava a inveire duramente contro di lui. Comprendeva la situazione delicata ove fosse: un velato braccio di ferro tra le parti, dove l'antico guerriero, per natura, non avrebbe ceduto.
    Un'altra figura alta e snella entrò nel suo campo diviso, dai capelli lunghi. Bianchi. Lisci. Vestito come un guerriero portando una gloriosa spada al fianco. E fermandosi di lato, osservò lo scambio di battute con aria regale; sembrava quasi un nobile d'alta corte.
    Comprendeva ancora di più, ora, che si trovava un accampamento di guerra: doveva essere cauto nella tana del lupo.
    La donna, infine, portando le mani dietro la schiena, si avvicinò a lui con somma superiorità. Con il cosmo denso di potere e forza, si rivelò come Chernobog, uno dei quattro Araldi della Fine. Le parole di distruzione erano radicate profonde nel suo essere.

    Io non temo la morte, mia signora. Già ho veduto abbastanza e provato tutto sulla mia esistenza, fatta di esistenze.
    Non esiste minaccia più, che possa intimorirmi...


    Pacato rispose il vecchio Anfitrione, guardando senza timore quell'essere potente, torreggiargli sopra.
    Ella aveva menzionato un nido!? Di cosa? Non ricordava, la testa ancora confusa e leggermente dolorante. Aveva combinato qualche guaio, in qualche stato confusionale di certo! Anime fluttuanti in un vulcano, presagendo un Equilibrio distrutto. Proprio da lui.

    Prima ancora che potesse razionalizzare ciò, una mano lo afferrò. Il cavaliere dalla chioma e della spada lo strinse e lo spinse sulla barella dove era seduto, riportandolo supino.
    Fece uscire una scossa dirompente dalla mano, scaricandola sul petto del re. Che lo destabilizzò, ridonandogli forza.

    Un dolore lancinante, acuto, lo pervase, disperdendosi su tutto il corpo fino a penetrargli dentro. Una guarigione troppo veloce e senza preavviso: perché un compito lo attendeva.

    I suoi occhi fumarono di dolore, di disperazione alla energia che si dissipava. Ma egli non emise gemito.
    Oramai, aveva raggiunto punte di controllo inimmaginabili.

    ₪₪₪


    Il vulcano si estendeva fin sopra il cielo posizionandosi in quella landa di terra fatta isola, in Islanda. Terre che aveva veduto poco nel suo passato, colme di misteri e dure forze.
    Le nuvole coprivano la sommità del vulcano, e una volta che i furono due arrivati alle sue pendici, i piedi si intromisero in una bassa neve costeggiata da qualche ciuffo d'erba.
    Un vento gelido si era alzato rendendo tutta quella l'atmosfera cupa e cruda. Priva di vita.
    Rabbrividiva il vecchio antico, certo, ma non si scomponeva. Alto con la chioma, ammantato dalla sua Gloria. Col capo verso l'alto ammirando il gigante. Percepiva quella sensazione umana e viva sulla sua pelle, di fastidio; avrebbe voluto non sentirla in molti frangenti. Ma ogni cosa aveva imparato ad accettarla, e anche questo si insinuava fin sotto la propria armatura sacra. Ignorandola.

    Chernobog, invece, torreggiava nera e inumana al suo fianco, incurante della tempesta imminente. Salda come un pilastro della terra rimase in silenzio a lungo, parlando sommessamente come sintomo anch'egli degli albori dell'uomo.

    Ho sempre qualcosa da occuparmi su questa Terra... è pur sempre la mia casa

    Uno scambio reciproco di sguardi, mentre un boato prendeva ad eccheggiare e una grande forza corrotta si risvegliava.
    Chernobog poi si avvicinò a qualche centimetro da egli, non distogliendosi dalle sue pupille.
    Anfitrione mantenne la tensione, incurante sempre, guardando quegli occhi così profondi e così ormai mutati; se avesse avuto più Tempo, avrebbe visto cosa celavano una volta. Lo avrebbe voluto.

    Le mani di lei gli presero le tempie e fecero fluire senza fermarsi pura energia che lo inondò. Sapeva cosa stesse facendo: era dono per proteggerlo da quell'area che andava ad intensificarsi e che avrebbe schiacciato facilmente chiunque non in grado di fronteggiarla. Perché la corruzione era al momento al di fuori della sua portata.

    Sempre sofferente dal rito, spalancò la bocca per rilasciare la tensione e il dolore, senza proferire parola. E una volta finito, l'araldo di Gea si stacco con le sue ultime parole, senza mostrarsi titubante. Lo aveva protetto mentalmente.

    Come se il vecchio eroe greco potesse seguire i dettami e non invece seguire ciò per cui combatteva ancora, ella si concedò all'improvviso, scomparendo nella nebbia da dove era venuta.
    Lasciando il vecchio eroe lì, all'ombra del vulcano.

    ₪₪₪


    La sentiva tutta nell'aria, quella energia mefitica che si estendeva fin dentro il vulcano. Densa e opprimente di corruzione, quella nuova natura con cui era venuto a contatto, figlia di Ponto e dell'immateriale che non comprendeva ancora a pieno. Da cui era prima scappato e poi ferito. Che aveva distrutto il mondo di allora.
    Era incomprensibile per egli; d'altronde sempre un umano era stato.
    Quando Anfitrione giunse finalmente in cima, vide su un pendio scosceso l'entrata del tempio che aveva già percorso antecedentemente, dove scatenò e trovò quel putiferio. Rovine, pietra e scalinate distrutte che portavano dentro il fianco del gigante, rimanevano lì, ripieni di quella energia subdola. E incontrollabile: Aveva difficoltà ad avvicinarvisi.
    Così, questa volta, il vecchio re non volle forzare e prendere quella strada. Sentendosi disgustato dal sentore di quella corruzione che - senza la sua barriera - lo avrebbe annichilito all'istante, scalò il vulcano affondando i piedi da daimon nella pietra magmatica, facendosi avvolgere dai fumi che salivano ad ogni suo passo.

    Quando arrivò in cima alla bocca, il guerriero si sporse e guardò giù. Nella lava solida e spenta. Non ne vedeva il fondo di quella entrata e le vibrazioni che provenivano opprimevano la sua mente, protetta dalla barriera/dono.
    Azzerò il cosmo, spiegò le ali, e lentamente decise di gettarsi nell'oscurità, discendendo in quelli che avrebbe potuto definire i nuovi inferi. Planò perpendicolarmente, sfiorando le pareti rocciose intrise di liquidi neri e intangibili. Viscosi e non materiali. Quasi toccandoli. Immaginando le sensazioni sgradevoli che gli avrebbero provocato nello spirito e nella mente.

    Dopo numerosi minuti di discesa egli toccò finalmente il terreno del fondo, con il ginocchio a terra e il pugno ad alzare una lieve polvere tangibile. Con la mente sgombra e protetta.

    I suoi occhi di fu fuoco si accesero nel buio del vulcano, illuminando la via che l'attendeva di essere sgombrata, da un guerriero degli antichi.

    SPOILER (click to view)
    FISICO Perfetto.
    MENTE Concentrato.
    STATUS GLORY Grado [IV] - Indossata [Forma Umana]
    RIASSUNTO AZIONI
    Anfitrione [X] ✦ Daimon della Sorte ✦ Energia Rossa
    ABILITÀ E TECNICHE
    Ingegno di Anfitrione [Sensi Acuti]
    Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Re Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr).
    Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.



    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 23:01
     
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    Il tuo ingresso nel vulcano è tranquillo ma, come ormai sei abituato a sapere, la tranquillità non è mai buon segno. Il ribollio dell'energia mentale ti sfiora come un mare tiepido protetto come sei dalla barriera dell'Araldo.

    Cosa cerchi? Cosa hai trovato Anfitrione? Dimentica ciò che hai visto e torna nel tuo luogo.

    Sembra appartenere ad un tuo pensiero ma ti rendi conto che non lo è. Più vai avanti e più ti rendi conto che le anime sembrano cantare, dilaniate e gioiose di ciò che gli sta accadendo. E poi il vuoto.

    La terra trema ed erutta fuori un bozzo putrescente e palpitante, pronto ad esplodere qualcosa che non riesci ad identificare. Lo analizzi seppur riluttante poiché questo è il tuo compito. Sfiorandolo ti ritrovi sulle dita una melma catramosa, ti rimane appiccicata addosso e hai il tempo di renderti conto che devi spostarti, prima che una serie di proiettili grossi come angurie ti si riversi addosso.

    Una volta toccato terra vedi come quelle uova cominciano a schiudersi. Sia che siano addosso a te sia che non lo siano, senti bruciare di un calore necrotico e terribile.

    qNjfunR


    Note master:

    Gironzola pure fino a quando da un tremore della terra viene fuori un bozzolo gigante e melmoso che non appena ti avvicini ti spara addosso delle uova. Se ti prendono cominciano ad eruttare una sostanza corrosiva mentre da quelle che toccano terra - oltre a questo - cominciano a far uscire dei piccoli corrotti dalle forme bestiali e umide. Hanno aculei da cui trasuda veleno e delle zampette veloci che sono pronte a trafiggerti. Sono un totale di 12 uova, singolarmente energia gialla nell'insieme arrivano a una verde +. Decidi che fare.







    Edited by D o r c a s - 8/10/2021, 10:06
     
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    Il vulcano all'interno si presentò stranamente spento, calmo. Anfitrione vi portò avanti un passo dopo l'altro, illuminando il buio della bocca e inoltrandosi sotto quella insidiosa terra, conscio del pericolo cui andava incontro.

    Senza pensiero alcuno, avanzava privo di timore. Pronto. Come l'antichità che gli aveva posto ogni genere di bestia, uomo, pericolo nella vita. Il suo Ingegno, un dono sempre attivo, gli faceva percepire ogni sorta di guizzo che poteva cogliere, ogni azione o realtà, forgiato come era stato sul trono Tirinto e nelle avventure d'ogni tempo.

    Seguiva i cunicoli, stretti e poi larghi, girando gli angoli tra le rocce umide che portavano un'ombra opprimente, appiccicosa. Elargendo quella corruzione così senza scampo, quella emanazione terribile di potere mentale che l'opprimeva; qui era presente più che mai. E tiepida, vibrando, si disperdeva.

    Seguendo una curva a gomito - abituatosi oramai all'ambiente - egli poi percepì rimbombare una voce. Una voce di ammonimento. Una voce di domande.

    Lo portò a voltarsi di lampo, guardandosi attorno, perso nell'oscurità.
    Ma c'era davvero? Cosa cercava? Cosa aveva trovato? No, questa voce che aleggiava era qualcosa di più intangibile: un pensiero.
    Eppure non lo aveva costruito lui, si era depositato nella sua mente, ma non era sua. Fu quasi disturbante.

    Continuò fermo a fissare l'oscurità, come perso. Senza meta. Soprattutto quando fu accompagnato da improvvisi lamenti di gioia e di dolore. Dei canti idilliaci che corsero in quelle strettoie, emanando auree viola, tetre, quasi da cimitero. Che sbatterono contro di lui a vampate per fermarlo, e ghermirlo; qualsiasi cosa ci fosse, voleva impedirgli di proseguire nella ricerca di quella essenza.
    Si oppose con tutto se stesso, l'antico re. Stette fermo tra i tunnel, a contrastare quella forza veemente, respirando sommessamente e buttando fuori tutta l'aria che aveva in corpo. Una azione istintuale, quasi orientale, per liberarsi del male che si stava accumulando e che poteva essergli penetrato dentro, nonostante la barriera irta dall'Araldo.
    Non doveva cedere.

    Ancora vari secondi, concentrandosi e lottando contro nemici invisibili, quasi come faceva un predatore prima di prepararsi ad un assalto. Ma infine proseguì, continuando ad addentrarsi ancora di più nel gigante malsano.

    Fin quando, senza accorgersene del tutto, qualcosa cambiò. Dopo molto pellegrinare senza meta, i cunicoli si aprirono a ventaglio, facendolo giungere in una ampia cavità. Si aprì una stanza costruita nella roccia, con flebili luci provenienti dal terreno insieme a delle voragini ove ribolliva magma rosso.
    Mentre vi entrava fu scosso da un tremore, che fece eruttare all'improvviso un bozzolo putrescente di melma nera. Proprio dinanzi ai suoi piedi. Fu molto strano: sembrò quasi il guscio di un parassita.
    Poi osservò la sua consistenza melmosa e gelatinosa. Prendendo un putridume denso sulle dita, volle annusarlo. Ma non capì bene cosa fosse.

    Purtroppo, dopo il gesto, questo si contrasse di getto e il suo Ingegno entrò in azione. Il bozzolo si aprì e lanciò a raffica degli agglomerati neri contro di egli. Per schivarli Anfitrione saltò sulla destra, rotolando, sventando quella mitragliata letale. Ma uno di questi riuscì a prenderlo allo spallaccio sinistro, facendolo fumare colpito da quella massa catramosa.
    Per fortuna la Gloria resistette, proteggendolo dalla corruzione che sentì forte sopra di lui. Quasi da indurgli confusione. Ma non da provocare danni.

    Concentrandosi poi sulle altre uova, vide undici di queste giungere sul terreno, e issandosi, rilasciare piccole creature indefinibili: Pieni di aculei temibili e dalle zampette esili e veloci, si mostrarono dei piccoli corrotti pronti ad attaccare. Si mossero letali, seguendo traiettorie a zig zag difficili da intercettare.
    E non attendendo oltre, Anfitrione vi rispose espandendo il cosmo violentemente. Alzò le mani dinanzi a sé, vi convogliò l'energia cosmica e lanciò le sue Chiome di Cometo contro nemici.

    Aveva dieci dita. Dieci dita da cui fece fuoriuscire dei fili cosmici taglienti e distruttivi. Gli sarebbero bastati questi contro quelle bestie oscure.

    Strategicamente con la mano destra lanciò i fili a terra, come una rete, con lo scopo che se fosse stata colpita o calpestata avrebbe disintegrato ciò che la toccava. Mentre con la sinistra issò i fili dinanzi a sé, a proteggerlo nel caso qualcosa avesse cercato di colpirlo. Con la velocità del tempo, affinché potessero giungere prima che i piccoli mostri avessero attaccato.

    Niente ce l'avrebbe fatta. Niente lo avrebbe leso. O almeno così pensava...

    SPOILER (click to view)
    FISICO Perfetto.
    MENTE Sotto pressione dalla energia mentale del luogo.
    STATUS GLORY Grado [IV] - Indossata [Forma Umana] - Leggermente ammaccata sulla spallaccio sinistro.
    RIASSUNTO AZIONI
    Chiedo sempre venia per i tempi. In breve uso la Tecnica Chiome di Cometo a proteggermi dagli attacchi dei piccoletti. Con la mano destra i fili sono portati a terra a formare una rete mentre con la mano sinistra davanti a me tipo lastra. Velocizzati con il potere del tempo.[Difesa+Attacco]
    Anfitrione [X] ✦ Daimon della Sorte ✦ Energia Rossa
    ABILITÀ E TECNICHE
    Chioma di Cometo [Cosmo + Tempo]
    Altra impresa fu quella di riconquistare il suo regno, che era sotto l'egemonia di Re Pterelao. Costui era dotato di un esercito invincibile (i Tafi) ed era lui stesso invulnerabile: aveva una ciocca dorata, donatagli da Poseidone, che lo rendeva immune a qualsiasi tipo di offesa. Ma Cometo, che era sua figlia, innamoratosi perdutamente di Anfitrione, staccò per amore il capello dal padre condannandolo alla morte.
    Onorando il gesto nella fedele indefeltà della donna, il guerriero creerà dalla sue dita dei raggi cosmici, ricordando delle chiome dorate, che si avvilupperanno dinanzi al suo corpo, andando a formare una intricata e spessa ragnatela in grado di poter arrestare colpi cosmici, fisici ed elementali. Essendo intrisi di energia cosmica e temporale, potrà utilizzarli anche come strumento di offesa velocizzando e rallentando la loro velocità di esecuzione.

    Ingegno di Anfitrione [Sensi Acuti]
    Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Re Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr).
    Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.



    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 23:03
     
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    Alcune uova vengono fermate dalla tua tecnica, sfrigolano emettendo un gemito acuto e fastidioso, mentre altre superano le compagne per gettarsi con un balzo addosso a te. Impattano contro la tua gloria e col loro slancio ti sbilanciano gettandoti al suolo, provano a infilzarti e - trasudando liquido corrosivo - un volta a contatto con le parti scoperte ti lasciano delle ustioni profonde lungo braccia e gambe. Il loro vantaggio è solo temporaneo, se vuoi riuscirai a rimetterti in piedi ma una volta su due gambe vedrai la vera essenza del bozzolo che ha lanciato le uova.

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    Il corpo corrotto e umanamente errato ti si palesa sotto forma di bestia aracnoide femminile. Le mammelle trasudano lo stesso liquido denso e scuro che sai con certezza essere corrosivo. Il ticchettare delle sue zampe però affonda nella profondità del tuo spirito e il petto sembra restringersi, inadatto improvvisamente a contenere aria. Senti le forze venire meno ma questa volta non puoi fare a meno di lottare, forse aiutato dal bonus dell'Araldo o semplicemente ostinandoti a non cedere.

    Vieni tra le mie braccia, figlio mio.


    Spalanca le fauci disseminate lungo varie porzioni di corpo, schioccando come trappole, ti si avvicina velocemente cominciando a girarti intorno saltando sui muri grezzi del vulcano e ritornando al suolo l'attimo dopo, in un ciclo continuo e apparentemente disarmonico.

    Ci sei mancato tanto.



    Lo scatto che esegue ti lascia poco tempo per reagire, allunga gli arti modificati pronti ad affondare nelle ferite che ti hanno lasciato i suoi piccoli figli mentre dalle fauci sprizza lo stesso liquido denso e malevolo.



    qNjfunR


    Note master:

    Le uova vengono seccate e quelle rimaste tornano al bozzolo aggrappandosi al corpo dell'essere che ci stava dentro. La fase di attacco è divisa in: presa mentale data dal ticchettio costante delle zampe [DIV] che cerca di stritolarti senza impegno mentre comincia a girarti attorno senza seguire un ordine preciso [RIPOSIZIONAMENTO] all'ultimo allunga gli arti per traffigerti nei punti già precedentemente toccati [AD] mentre spruzza a forza cosmo corrosivo [AF].

    È una rossa, niente autoconclusività :fiore:





     
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    Tra le numerose tecniche che ebbe nei secoli, le chiome furono le più flebili, armoniose, essenze.
    Furono una duplice scelta, una duplice funzione di offesa e protezione. Come quella regina da cui prendevano il ricordo. Quella donna che, con tanto ardore nella sua esistenza, diede la vita per lui. Che dovette far bruciare, come ultimo desiderio, su quella pira. Con quel viso, con quegl'occhi cerulei e chiome suadenti al vento. Così flebili.
    Ma così forti da essere l'ultima cosa che divenne cenere.

    Nel mentre che alcuni nemici cozzarono e si fermarono su quella particolare barriera, altri giunsero a penetrarla. Incolumi. Non emettendo quegli stridoli acuti così fastidiosi.
    Giunsero fino a colpire Anfitrione sulla gloria e sulle parti scoperte del corpo. Infilzandolo, con quegli aculei piccoli e temibili. Sbilanciandolo, senza che potesse opporre alcuna resistenza.

    Egli di seguito cadde a terra, gemendo per il dolore - che ormai aveva sempre punte di sopportazione indicibili - percependo nuovamente quella maledizione: la corruzione che penetrava in lui.
    Come un virus, infettando e inibendo la vita che gli aleggiava ancora in profondità. Antica, non comprensibile, difficilmente affrontabile da un essere generato dalla terra.
    Delle ustioni si formarono sulle zone colpite, cominciando a provocargli allucinazioni simile a quando si sogna di cadere nel buio. In un enorme pozzo senza fondo, dove non si scorge né la fine né il confine. Dove si grida senza udire le proprie urla.
    Se non fosse stato per la protezione dell'Araldo di Chernobog, non potè scorgere quel minimo cambiamento. Quella luce prismatica impercettibile che fluttuò e svanì sui suoi sensi. Nell'oscurità.
    Che aiutò Anfitrione a uscirne, aggrappandosi con forza.

    Sbam! Un grugnito feroce fece esplodere il vecchio guerriero, innalzando all'apice il proprio cosmo bianco dorato.
    Sbalzò con una esplosione cosmica le creature su di lui, bruciando ardentemente, per poi riposizionarsi non senza fatica in piedi.
    Eretto. Degrignando dal dolore e dalla forza.

    Il bozzolo che aveva scaraventato le uova si era ora trasformato, divenendo un cumulo di ammassi di protuberanze aracnoidi, fauci e volti femminili disgustanti. E ricongiungendosi ai piccoli mandati poco prima all'attacco, si mosse impercettibilmente voltandosi verso di egli.
    Parlò, con voce pericolosa, mentre le sue mammelle trasudarono quel liquido nero corrosivo.
    Infine prese a ticchettare le sue zampe sul terreno, dando inizio a dei suoni e vibrazioni che attaccarono la mente del Re.

    La sua barriera cozzò rudemente contro questa offesa o persuasione innaturale, che iniziò una danza di soggiogazione. Lui si tenne con una mano la testa, cercando di mantenere gli occhi ben aperti e concentrandosi sul nemico. Espanse il cosmo, opponendosi a quella forza che lo stava ammaliando, e resistette.
    Sentì la barriera di protezione vibrare.

    Le fauci dell'essere continuarono ad aprirsi e chiudersi come trappole, senza fermarsi. Poi saltò sulle pareti adiacenti, muovendosi velocemente, e senza una logica apparente, divenne imprevedibile.

    Il Re non sprecò nemmeno la forza o il tempo per rispondere ai versi della creatura - anche perché non poteva con quella energia opprimente e con le ferite della corruzione che ancora l'opprimevano -
    Quando vide la creatura balzargli d'improvviso addosso, con l'ultima parvenza di nitidezza mentale del proprio ingegno, il cosmo già prima espanso lo fece riesplodere violentemente, gettando le braccia aperte ai lati e creando una bolla cosmica/temporale che lo coprisse. Tempo.

    Con le gambe semi piegate e il volto contratto dalla tensione, egli vide la creatura attaccare proprio nel momento in cui creò la bolla. Una bolla intrisa di potere rallentante che avrebbe cercato di diminuire i movimenti di qualsiasi cosa fosse penetrata.
    Ma troppo repentino fu l'attacco. Egli non riuscì a sufficienza a sventare quelle lame che così aguzze penetrarono nelle sue sue ferite già aperte.
    Gli provocarono un male atroce, quasi da indebolirlo, ma non a sufficienza da farlo svenire. Dovette stringere i denti.

    Senza fermarsi alcuno Anfitrione diede uno strattone forte con il corpo, liberandosi da quegli spuntoni corrosivi. Si piegò in basso, schivando il liquido nero che la creatura stava gettando per attaccare ancora, e caricò un montante intriso di cosmo pronto per contrattaccare.

    Avrebbe voluto dar adito ad una tecnica ben specifica, ma le ustioni infertagli dai piccoli e la corruzione ora in atto erano troppo dolorose e forti da potergli permettere di pensare a qualcosa di più articolato.
    Così caricò il pugno e, velocizzandolo con il potere tempo, lo scaglio in un uppercut misto di cosmo dritto sul tronco delle creatura.

    Per inondarla del suo antico e quasi umano potere. Per fargli comprende che lui, a differenza di altri, aveva visto e provato ciò che non viene fatto vivere.

    Perché lui era Anfitrione. L'essenza stessa del guerriero.

    SPOILER (click to view)
    FISICO Perfetto.
    MENTE Provato dalla corruzione, ma resiste grazie alla barriera.
    STATUS GLORY Grado [IV] - Indossata [Forma Umana] - Leggermente ammaccata sulla spallaccio sinistro.
    RIASSUNTO AZIONI
    Chiedo come sempre venia per i tempi biblici. Allora subisco le ustioni dei piccoli che mi danno fastidio. Cado. Una volta i piccoli tornati ed assemblati come transformers mi alzo e cerco di contrastare il ticchettare della creatura. Anche questo mi da alla testa ma grazie alla barriera riesco a resistervi. Ancora confuso vedo la creatura balzarmi addosso, ma sfrutto il cosmo già prima caricato per esploderlo in una cupola di tempo che prova a rallentare qualsiasi cosa penetri [Difesa]. Purtroppo la creatura era già troppo vicina e mi prendo gli spuntoni. Ustioni precedenti e corruzione non mi permettono di essere lucido per creare strategie efficienti per contrattaccare. Così scrollo di dosso l'attacco debole e schivo, grazie al tempo, l'attacco forte del liquido.
    In contemporanea, carico un destro intriso di cosmo e tempo velocizzante [AF] che provo a lanciare in direzione del tronco della creatura che mi è addosso.
    Anfitrione [X] ✦ Daimon della Sorte ✦ Energia Rossa
    ABILITÀ E TECNICHE
    Tempo
    Organizza la mobile continuità di stati in cui s'identificano le vicende umane e naturali, ricollegandola a un'idea di successione e di evoluzione: il fluire, il passare, lo scorrere, l'andare, il variare d'affetti e di pensieri.
    Anfitrione potrà velocizzare, rallentare o spingere alla stasi selettivamente un essere vivente nelle sue azioni (ne consegue quindi processi biologici inclusi pensieri/stati mentali e spirituali) oggetti fisici e azioni personali.
    Potrà manipolare materia ed energia all'interno del proprio raggio di azione, provenienti sia da un attacco che presenti gia nell'area circostante (flussi d'acqua, elettricità, incendi ecc.). Inoltre ciò che verrà toccato da questo potere, se facente parte dall'ambiente, verrà considerato come costrutto cosmico di pari livello.
    La concentrazione per attuarla sarà necessaria, ma sempre meno dispendiosa di abilità provacanti medesimi effetti o abilità quali telecinesi; mentre la sua efficacia su altrui varrà sempre dalla differenza di livello energetico.



    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 23:05
     
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    Non puoi fermare il tempo, nonostante tu stesso ne sia il dominatore per certi versi. La creatura schiva in modo fulmineo il tuo colpo e con un balzo atterra alle tue spalle e nuovamente percepisci il suo cosmo corrosivo. Lo sfrigolio che ne segue ti fa capire che sei stato colpito e improvvisamente il dolore aumenta a dismisura mentre la sua voce terribilmente melodiosa ti si insinua nella mente.

    Non puoi rifiutarti di unirti a noi, figlio mio.



    Senti le sue zampe artigliare il terreno velocemente mentre crolli in ginocchio ma non puoi arrenderti per la seconda volta (o forse la prima o la terza?), non puoi lasciare che un misero obrobbrio del genere possa far cedere un Daimon!

    Lasciati cullare dalle nostre braccia, la morte non è che l'inizio.

    Rialzati, Anfitrione, reagisci.



    Percepisci - l'attimo prima che le propaggini della corruzione ti trafiggano - una moltitudine di anime, una matrice spirituale costante che però sta via via andando ad assottigliarsi. Non puoi pensare di cedere, il Grande Gioco sei anche tu, ne fai parte e l'Oracolo stesso ti ha dato la fiducia per poter muoverti sulla terra ed andare sino in fondo.


    qNjfunR


    Note master:

    Attenzione all'attacco debole schivato di prima insieme all'attacco forte :nono: Dunque per questo la signorina qui, ti schiva totalmente l'attacco e ricambia con una bordata di cosmo corrossivo alle spalle che ti prende in pieno [ vedilo come un AF] mentre cerca di tenerti buono con la voce [AD] e si prepara a darti il colpetto finale. In questo frangente percepisci un cedimento data dall'influenza mentale del mostro ma la forza delle anime che sin dall'inizio ti hanno mandato ad indagare ti risveglia quasi chiamandoti.

    A toi e scusa ovviamente per i lunghi tempi, sto cercando di riprendere la mano.





     
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    Il pugno intriso di energia mancò totalmente il bersaglio, così repentivamente che fece apparire una espressione di sgomento sul volto del Daimon.
    Le scie di cosmo si dissiparono bluastre sull'arto teso, facendogli portare lo sguardo in direzione della creatura che volteggiò in cielo e ricadde indietro.
    Non fece nemmeno in tempo a capire; gli occhi si spalancarono e i denti degrignarono quando una bordata di cosmo nero lo travolse in pieno mandandolo quasi all'altro mondo.
    Sangue e pezzi di armatura volarono mischiandosi tra loro, divenendo polvere fariginosa. La morte gli era giunta dietro le spalle.

    Cadde in ginocchio, cercando di resistere al dolore e alla sconfitta; stava perdendo.

    Lo sapeva egli, lo sapeva in cuor suo.
    Ogni passo che compiva nella propria esistenza era anche tornare indietro.
    Realmente aveva perso la sua forza, la sua energia, la sua voglia ogni volta che ricominciava in quelle lotte secolari terribili, spietate e senza senso nella realtà.
    E ogni volta che ricominciava dal principio era come rinascere, ricompiere gli stessi errori, abbandonarsi alle critiche e alle lotte massacranti della sua mente e della sua anima, che ogni volta entravano dentro il suo essere per fermarlo. A dubitare di sé, delle scelte compiute o da compiere, o all'amore per le persone che amava. A domandarsi se mai fosse stato un buon amico, un buon fratello, un buon padre. Anche per quel qualcuno che incontrava nei suoi viaggi, guidato dalla provvidenza dell'universo, che allungava una mano in segno di aiuto. E lui combatteva. Dovere, fiducia o voltarsi?
    Ora, da emissario celeste, non avrebbe più dovuto avere tale processo insicuro, eppure come poteva impedirlo se una parte di sé rimaneva umana?
    Come poteva combattere contro questa maledizione - che lunge da quella inflittagli nelle ere passate - che tornava ogni volta?
    Era stanco, non lo dava a vedere. Diveniva stanco come guerriero. Come essere.
    Stanco dal lottare cose inutili, dal lottare nemici ingenti, dal fronteggiare ogni volta gli stessi errori.
    C'erano momenti in cui si sentiva solo, di non potercela fare. Che nonostante avesse quel dono al suo interno così immane, la realtà lo avrebbe prima o poi schiacciato. Non perché temesse il dolore - dopo tutto quello che ebbe passato - ma perché non voleva essere nell'albo degli sconfitti. Di chi non ce l'aveva fatta ad essere felice, con la sua energia che sarebbe svanita senza lasciare traccia.
    Eppure non era solo, c'erano esseri come lui da qualche parte. Lì, nel Cosmo. Che si comprendevano, sostenevano. E sopratutto per la prima volta qualcuno al di sopra di tutto non lo aveva abbandonato: se fosse stato sconfitto lo avrebbero portato sul carro dei vincitori.
    Dai suoi avi.
    Doveva avere la forza e l'esperienza per poter fronteggiare tali processi, si disse. Doveva solo riacquistare più forza. Era tutto dentro di lui; lui era già.

    Un rivolo di sangue scivolò dalla sua bocca, gocce che caddero e formarono macchie cremisi sul terreno sporco.
    Anfitrione girò il capo, guardando con la coda dell'occhio la creatura che con voce suadente e perigliosa cercava di dissuaderlo per entrare nella sua mente. E con le zampe artigliava il terreno, preparandosi ancora.

    Anzi, aveva già cominciato senza rendersene conto. I suoi pensieri negativi e di un passato lontano risorgevano, lo stavano riconducendo dalla parte sbagliata del suo essere: nella sconfitta liberatoria come la morte, nell'accettazione di aver fallito tutto lasciandosi andare.
    Il punto fermo che lui tanto bramava, che non avrebbe mai voluto fosse da sconfitto ma da essere felice. La vittoria, la felicità. Su tutto.

    Quando egli udì ancora le voci che dal canto loro lo spronavano, chiamandolo in quella cavità, mentre pezzi di carne e sangue colavano dal suo corpo martoriato, la sua lotta interna ricominciò. Una matrice spirituale costante rifece avvampare quell'anima che non si sarebbe mai arresa. Rifece ardere quel flusso. Un gesto secco e potente in una danza perpetua, nell'onorare e fondersi con l'universo la sua energia. Per assottigliarsi. Perché così era stato creato tutto, l'Unico:
    Il Grande Gioco. L'universo. Nient'altro.
    Le voci continuarono a sussurargli.

    La morte sarà trasformata in energia solo dall'Unico, solo lui può decidere ciò.

    All'attacco imminente che percepì stesse preparando la creatura, Anfitrione - dolorante e sanguinante - raccolse tutte le forze che ancora aveva e balzò in aria facendo una capovolta all'indietro.
    Fece fuoriuscire le chiome di cometo dalle proprie dita e le diresse verso il soffitto per spaccarlo a metà, per farlo collassare su sé stesso affinchè cadessero massi ingenti che avrebbero sommerso la creatura. Li velocizzò con il potere del tempo affinché il processo di rottura e i suoi massi potessero giungere come proiettili impazziti, come se la forza di gravità che li attraeva fosse centuplicata.
    Una volta che fosse tornato a terra dietro la creatura, avrebbe poi poggiato il piede per darsi forza propulsiva di un attacco e, lanciatosi contro, avrebbe provato una finta nel colpirne il corpo con i pugni, mentre in realtà avrebbe lanciato dei calci a mo' di affondo intrisi di cosmo, contro quelle zampe artigliate.

    Doveva cercare in qualche modo di inibire la prima forma di attacco che aveva quella cosa, per poterla sconfiggere.
    Nonostante quel colpo infertogli gli provocava dolori lancinanti, e la sua mente era ad un passo dal cedere.

    SPOILER (click to view)
    FISICO Sanguinante e dolorante dietro la schiena. Ustioni sulle braccia e ferite su parti scoperte.
    MENTE Danneggiato dalla corruzione, ma grazie alle voci riesce a farcela.
    STATUS GLORY Grado [IV] - Indossata [Forma Umana] - Danneggiata dietro la schiena, leggermente ammaccata sullo spallaccio sinistro.
    RIASSUNTO AZIONI
    Prendo in pieno il colpo che mi ferisce sulla schiena. Sto per mollare ma dopo pipponi generali resisto all'attacco mentale grazie alle voci che mi spronano. Salto in alto e facendo una giravolta mando le Chiome di Cometo a spaccare il soffitto per farlo cadere, facendo crollare massi [AD] per poi posizionarmi dietro la creatura [RIPOSIZIONAMENTO] e lanciarmi contro di egli simulando un attacco con le braccia [Div] mentre cerco di colpire con le gambe intrise di cosmo i suoi arti [AF].
    Anfitrione [X] ✦ Daimon della Sorte ✦ Energia Rossa
    ABILITÀ E TECNICHE
    Chioma di Cometo [Cosmo + Tempo]
    Altra impresa fu quella di riconquistare il suo regno, che era sotto l'egemonia di Re Pterelao. Costui era dotato di un esercito invincibile (i Tafi) ed era lui stesso invulnerabile: aveva una ciocca dorata, donatagli da Poseidone, che lo rendeva immune a qualsiasi tipo di offesa. Ma Cometo, che era sua figlia, innamoratosi perdutamente di Anfitrione, staccò per amore il capello dal padre condannandolo alla morte.
    Onorando il gesto nella fedele indefeltà della donna, il guerriero creerà dalla sue dita dei raggi cosmici, ricordando delle chiome dorate, che si avvilupperanno dinanzi al suo corpo, andando a formare una intricata e spessa ragnatela in grado di poter arrestare colpi cosmici, fisici ed elementali. Essendo intrisi di energia cosmica e temporale, potrà utilizzarli anche come strumento di offesa velocizzando e rallentando la loro velocità di esecuzione.

    Tempo
    Organizza la mobile continuità di stati in cui s'identificano le vicende umane e naturali, ricollegandola a un'idea di successione e di evoluzione: il fluire, il passare, lo scorrere, l'andare, il variare d'affetti e di pensieri.
    Anfitrione potrà velocizzare, rallentare o spingere alla stasi selettivamente un essere vivente nelle sue azioni (ne consegue quindi processi biologici inclusi pensieri/stati mentali e spirituali) oggetti fisici e azioni personali.
    Potrà manipolare materia ed energia all'interno del proprio raggio di azione, provenienti sia da un attacco che presenti gia nell'area circostante (flussi d'acqua, elettricità, incendi ecc.). Inoltre ciò che verrà toccato da questo potere, se facente parte dall'ambiente, verrà considerato come costrutto cosmico di pari livello.
    La concentrazione per attuarla sarà necessaria, ma sempre meno dispendiosa di abilità provacanti medesimi effetti o abilità quali telecinesi; mentre la sua efficacia su altrui varrà sempre dalla differenza di livello energetico.



    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 23:08
     
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    VIII


    La bestia non riesce a non gongolare, sembra godersela e forse è proprio questo che la distrae. I tuoi movimenti sono stati troppo veloci persino per lei e solo dopo cerca di evitare la caduta dei massi. Alcuni le schiacciano le zampe e le piccole teste, tutte le uove vengono distrutte e un suono appiccicaticcio e denso si diffonde per la caverna, dandoti conferma dell'esito dei tuoi attacchi.

    Noi non falliremo!



    É una frase quasi urlata, stridula, che viene coperta dai tuoi calci ripetuti. La creatura viene sbalzata via contro le pareti della caverna, non riesce a difendersi troppo provata dalla perdita dei suoi figli. Vorrebbe reagire ma le voci e il flusso di anime irrompono oltre la tua mente e il tuo spirito, urlano come se fosse l'ultima grande richiesta di cui fossero capaci e la creatura aracnoide si contorce al suolo, preda degli spasmi mentre inizia a sciogliersi lentamente in una pozza di sangue corrotto e viscoso.

    L'urlo non termina e comincia a colpire anche te, non riesci a muovere un passo e sei quasi schiacciato nella posizione che hai fino a quando improvvisamente tutto tace. Ti fischiano le orecchie, forse sanguinano ma non fai in tempo ad accorgertene che la caverna comincia a tremare e lo capisci, lo sai: devi sbrigarti, sta per finire ogni cosa.

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    Raggiungi dunque l'origine, nel cuore del vulcano, e quando arrivi vedi uno squarcio dimensionale instabile che sfarfalla. Accerchiato da un nido di corrotti minori e un essere blasfemo che cerca di comprimere quel taglio coi degli artigli che trasudano viscosità. È completamente assorbito nel suo intento da non accorgersi di te.

    qNjfunR


    Note master:

    Il corrotto muore sotto i tuoi colpi e le anime di prima sfondano la barriera della pura energia mentale per appigliarsi in un'ultimo grido di aiuto tutto ciò che possono. L'urlo finisce e tutto trema, il vulcano sta borbottando ma quello che ti preme di più è capire come evitare di perdere il flusso. Qaundo arrivi il big mostrone non si accorge di te, però quelli attorno sono molto più svegli e attivi. Hai il vantaggio della sorpresa.

    ps. scusa il ritardo ma col rientro dalle ferie eccoci di nuovo




     
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