Un Antico Incontro

Anfitrione - Asmodeus

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    Un Antico Incontro
    I - Un Antico Incontro

    Una lunga ed interminabile scalinata.
    Buia, grezza, che costeggiava e scalava un costone impervio con al limitare una profondità senza fondo. La roccia nera e bluastra era impregnata di terribili energie mefitiche, con echi di terrore e dolore che si innalzavano nella ascesa senza cima. Ogni tanto, una scia di tenebra sbucava dal nulla fondendosi alla pietra o sperdendosi nell'aria, innescando cattivi presagi in disegni immaginari di offuscati propositi. Poi, tornando da dove eran giunte, si rigettavano nel nulla senza fondo. Nella buia dimora fatta di malvagità e cupidigia.

    Re Anfitrione, nella sua occultata forma, ascendeva questo luogo in rigoroso silenzio, aiutato dal suo ormai fido bastone. I suoi pensieri volteggiavano e si aprivano nei meandri della sua antica mente greca, preoccupato ma conscio che già simili realtà aveva assaporato milleni prima; dimora di demoni e creature furibonde, cadute e rinate dalle stesse ceneri degli anfratti che, neanche i loro stessi creatori, osavano più nominare.
    Figli del caos e loro stessi padroni, codesta era la dimora dei Demoni dell'Oscurità. Nella loro più primordiale forma.

    Mai era finito dritto nelle loro radici.

    Quel luogo ancestrale era il punto massimo dove si era spinto fino ad ora. I Tormenti dei Dannati. Era impossibile descriverli in poche parole, ci sarebbero voluti eoni per definirli nell'esatta gerarchia universale. Ma avendoli affrontati molte volte, sapeva come riassumerli in una singola parola: odio.

    Scalò per ore il costone, tenendo stretto a sè una missiva stranamente rifinita di ghirigori d'oro e recante al centro un simbolo rosso acceso. Non aveva conoscenza del significato - probabilmente qualche linguaggio appartenente alle essenze antecedenti l'uomo - ma il contenuto recava un messaggio molto chiaro.
    Ebbene si: un demone lo aveva invitato. Un demone aveva avuto l'ardire, o il piacere, di invitare il Leggendario Anfitrione nella sua spaventosa dimora del Pandaemonium. Nella Casa del Piacere.
    Già questo nome così altisonante e colmo di lussurie sfrenate di empia malvagità, avevano messo il Guardiano della Sorte in allarme.
    Riflettè molto sull'avvenimento: mai un Demone aveva ardito tanto. Forse si conoscevano? Si erano incontrati in passato? D'altronde un invito era pur sempre un invito e, nononostante gli schieramenti dei Protogenoi fossero uno contro l'altro, alcune vecchie usanze venivano ancora rispettate tra loro - quando ancora possibile -
    Difficile cancellare alcune regole. O Inganni.
    Così, incuriosito e allo stesso tempo cauto, aveva deciso infine di gettarsi in quel luogo infernale.

    Avanzò ancora un po' nel tragitto, fin quando scorse su di una sporgenza una creatura di spalle recante due teste di Demoni antropomorfi. Femminili.
    La vista non fu delle migliori, nonostante Anfitrione fosse saldo abbastanza da non rimanerne sconvolto. E stringendo forte il bastone schiarì la voce provando ad ardire parola.

    Sto cercando la Casa del Piacere. Sapreste indicarmi la via?

    Il Cosmo rimase occultato, nascosto a quella creatura affinché non percepisse la sua natura; sarebbe stato nei guai se qualcuno lo avesse riconosciuto.
    Eppure qualcosa andò storto. Perché il demone si girò e, senza proferire parola, aprì le enormi voragini presenti sulle due teste di donna. Vomitando gas sulfurei e intimando quasi un fellatio: era veramente orribile. Inetto ed impuro.

    Re Anfitrione si raggelò. Non parlò. Lo vide tendersi, quasi in un attacco. Pensò che aveva compiuto una mossa azzardata a giungere fin lì, a mettersi in trappola. Se mai avesse combatutto in quel luogo dimenticato da Erebo, come essenza del Tartaro, non ne sarebbe mai più uscito.

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    Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Re Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr).
    Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.


    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 22:38
     
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    UN ANTICO INCONTRO
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    Le palpebre si schiusero. Le pupille si mossero rapidamente a destra e sinistra, scrutando prima il soffitto alto e rettangolare, con una lumiera soffusa provocata dalle lampade accese, poi il resto della camera, con una tenda che copriva la grande finestra dietro di lui. La sedia a dondolo vicino a lui continuava ad oscillare, emettendo un rumore stridulo dovuto allo sfregare del legno pregiato sul pavimento rosso. Qualcuno era stato al suo fianco fino a qualche minuto prima. I sei cuscini, sparsi su tutto il letto a due piazze, facevano quasi da contorno alla figura del demone, ancora nella sua forma adeguata alle sue fughe sulla Terra. Gli occhi cristallini si chiusero nuovamente per un attimo, mentre la bocca emetteva un lungo lamento annoiato, come se l'oscuro angelo non volesse essere svegliato così presto da quel sonno tuttavia disturbato, di cui ne era segno il letto completamente rovinato, con coperte, abiti e cuscini gettati a casaccio.

    Un'altra volta quel sogno? Saranno giorni che immagino la stessa scena, quegli orrori della natura che mi assalgono e cominciano a mordere e ingoiare i miei organi interni.

    Mise la mano sul suo stomaco, come per sicurezza. Poi, voltandosi, fissò la porta in legno scuro che, lentamente, fu aperta. Ciò che vide fu una figura snella ed elegante, vestita con un completo di alta moda totalmente nero, con una spilletta dorata sul taschino della giacca che simbolizzava il sigillo con cui era possibile richiamare Asmodeo. Il suo sorriso simile all'intaglio di una zucca di halloween era ciò di cui andava più fiero, insieme alla sua cravatta rigorosamente rossa con diversi simboli. Amava collezionare quelle cravatte e non le avrebbe mai prestate. In ogni caso sembrava essere proprio l'identikit di Malak, un demone della sua schiera che teneva d'occhio il gioco d'azzardo nella stanza da gioco della Casa del Piacere. La sua specialità? La roulette; si diceva che avesse perso solamente una volta a causa di una svista, ma era imbattuto da un centinaio di anni e aveva racimolato una grossa cifra di Assi, valuta utilizzata nella Casa del Piacere, grazie a quel gioco. Forse la sua specialità era il controllo della probabilità o il caso, forse riusciva a vedere ciò che sarebbe accaduto nel futuro. Nessuno lo sapeva, nemmeno Asmodeo, ma non dava importanza a queste cose, visto che era sempre stato un demone fedele e che avrebbe fatto di tutto per lui. O quasi. La sua peculiarità era infatti la paura dei bambini, di ogni tipo. Non riusciva a comprendere i "cuccioli d'uomo", come li chiamava lui, dunque la sola visione riusciva a provocargli una forte nausea e a scombussolare il suo stomaco. Si accese una sottile sigaretta presa dalla giacca grazie ad una fiamma creata dallo sfregamento delle sue unghie affilate, poi mise il pacchetto al suo posto.

    Ah, sei sveglio. Senti, gli affari vanno bene, la gente si sta divertendo qui, le risse si riescono a contenere più facilmente da quando hai messo quell'energumeno come buttafuori, ma forse dovremmo rendere il tutto più colorato, che ne pensi? Dobbiamo stare al passo coi tempi, insomma, mettere dei led, luci azzurre, viola, magari un'insegna che recita "Casa del Piacere". Non sarebbe male. Poi direi di mettere qualche altra persona a fare i cocktail, da quando sei sparito i Galb hanno creato un po' di casini. Diciamo che non si sanno contenere quando fanno un B52, rischiano di carbonizzare tutto. Ah, ho spedito la lettera che mi avevi chiesto comunque, dovrebbe averla ricevuta coso, come si chiama... Architione, Armillone...

    Anfitrione.

    Sì, sì, lui! Dovrebbe arrivare a breve, ma tanto noto che sei già pronto per riceverlo. Non capisco perché tu lo abbia invitato qui, a meno che non si parli di soldi, in quel caso capisco.

    E' una vecchia conoscenza, possiamo dire. Ho avuto modo di vederlo, anche se non ricordo chiaramente il tutto. Ho solamente percepito la sua presenza mentre tornavo. Puoi tornare ai tuoi doveri, penserò io a lui.

    Il demone fece un cenno con il capo e uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. Si guardò allo specchio, analizzando ogni minimo centimetro di pelle sul suo corpo: si piaceva, molto. Era attratto da quell'aspetto fanciullesco e androgino. I capelli, corti, in quel modo, crebbero di qualche centimetro, arricciandosi leggermente sulle punte, restando dello stesso color platino di prima. Caddero dolcemente attorno a quel pallido viso, arrivando a sfiorare le sue spalle. Si lasciò dietro la camera da letto, camminando per lo stretto corridoio ai cui lati erano presenti quadri antichi, avviandosi verso la Stanza del Gioco, in modo da dare gli ultimi ordini a quei diavoli infernali e casinisti, raccomandandogli di far trovare tutto in ordine per l'arrivo di una lontana conoscenza.
    Passando dalla lounge centrale della struttura, si fermò a guardare quel gruppo di diavoli che intonavano canzoni in una lingua più antica di qualsiasi pianeta esistente nell'universo, una lingua primordiale e dai suoni maestosi, che un qualsiasi altro essere non avrebbe potuto capire e avrebbe trovato ripugnante e terrificante. E continuavano ad intonarla, facendo un cenno al Principe quando i loro sguardi si incontrarono, sotto quella lunga veste nera che li ricopriva da capo a piedi.
    Arrivato al lato opposto della sua dimora, spalancò la doppia entrata che evitava che i fumi uscissero dalla stanza, facendo il suo ingresso sotto gli sguardi delle più squallide facce dell'Axis Mundi. Tutti fecero un cenno, alcuni dissero qualcosa a voce bassa, poi tornarono ai loro giochi, mentre l'angelo passava da un asse in legno del parquet a un'altra, fin quando non si avvicinò alla zona bar del luogo. Batté le mani due volte, richiamando l'attenzione di quella marea diabolica urlante, la quale cessò il suo vociare e il suo giocare e fissò, attenta, il suo signore.

    Signori. Vi informo che sta per arrivare un ospite da un luogo ben differente da questo, dunque vi chiedo, cortesemente, di avere il massimo rispetto verso di lui. Dovete trattarlo quasi come trattereste me. Se sentirò di un errore comportamentale da parte di uno di voi, la pena sarà Il Pozzo. Ho concluso.

    E così usci nuovamente, sotto gli sguardi increduli e impauriti. Dopo quell'attimo di silenzio si sentirono bisbigli e alcuni di essi si chiesero chi potesse essere quella figura così importante da essere invitata da Asmodeo in persona nella sua dimora. In effetti in quella casa dannata non vi erano altro che demoni di qualsiasi tipo, nessun'altra figura di quel piano aveva mai messo un solo piede nel giardino esterno, figurarsi all'interno. In ogni modo al diavolo non importava, era sicuro della sua scelta. E poi, perché no? Un uomo come Anfitrione, particolare in vita così come nella morte; un guerriero valoroso, il cui fato lo aveva legato, irrimediabilmente, agli dèi.
    Chissà com'era adesso, dopo quasi 3000 anni dall'ultima volta che lo sguardo del diavolo si posò su di lui. Ripensò a quel momento mentre scendeva la piccola scalinata davanti al portone d'entrata, passeggiando su quel giardino di roccia nera e sfiorando con le dita il bordo della vasca di una fontana posta di fronte alla casa. Un lungo sentiero roccioso, sospeso nel nulla, continuava a scendere all'infinito; lì, a una decina di metri di distanza, vide una scena tanto divertente quanto unica. Il suo invitato o, almeno, quello che sembrava essere l'ospite da lui chiamato, stava cercando di intrattenere una conversazione con Agatha, la curatrice del giardino e delle opere d'arte in quel luogo. Le sue due teste la rendevano una molto attenta ai dettagli, nonostante non parlasse mai. Preferiva, invece, presentarsi mostrano le sue doti orali agli sfortunati che provavano ad avvicinarsi. Asmodeo rise fragorosamente e la sua risata echeggiava in quella valle spoglia e desolata, mentre percorreva parte del sentiero, fino ad azzerare la distanza con le due figure.

    Agatha, lascialo stare. Lui è un mio ospite. Anfitrione, deduco... Di tempo ne è passato, sei cambiato molto. Invecchiare non è mai bello, neppure per te. Seguimi su, oggi potrai svagarti un poco nella Casa del Piacere. Da quanto sei sveglio?

    Chiese, guardando la lettera che quella bassa e anziana figura portava nella mano. Non gli diede il tempo di rispondere alla domanda e cominciò a incamminarsi, mentre la donna proseguiva il suo cammino verso il basso. L'ospite era finalmente arrivato e le domande da porgli erano molte, ma prima gli avrebbe offerto qualcosa da bere. O, se avesse voluto, anche qualche modo di svagarsi con il proprio corpo.


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    IN BREVE Benvenuto nella Casa del Piacere, mio ospite. :mke:



     
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    Un Antico Incontro
    II - Un Antico Incontro

    Stava per colpire.
    Sarebbe bastato un solo minuscolo movimento, la contrazione volontaria di un muscolo e avrebbe fatto sparire tutto quel luogo. Odiava quelle creature, quasi quanto gli Spectre. Ma non poteva rischiare di lasciarsi trascinare dall'impeto. Così il bastone magico fu stretto bene in mano, pronto ad un eventuale richiamo per aprire un portale e fuggire. Dalle radici dell'inferno.

    Ma prima del momento fatidico, prima che potesse scegliere una qualsivoglia azione, una risata eccheggiò nella landa desolata. E si fece largo, camminando, una figura dal volto pallido, quasi fanciullesco.

    Era un Demone. Uno della peggiore risma, ingannando con delle sembianze umane, belle e pure, che venivano usate nei millenni per attirare i malcapitati nelle ere terrestri. Non conosceva l'esatta origine di questi oscuri, ma conosceva le storie e le loro influenze sulla terra. Nei secoli dei secoli; alcuni li aveva affrontati.

    Anfitrione rimase scioccato quando il demone giunto, dalla ingente potenza, osò chiamarlo per nome.

    Lui lo aveva invitato. E sembrava conoscerlo anche molto bene. Osservando la lettera, alla parole di benvenuto, il vecchio Re non ricordò l'esatta figura che avesse davanti. Certo, sentiva la percezione cosmica di qualcuno già incontrato in passato, eppure nella mente il ricordo svaniva dopo un poco. Non definendosi. Chi era esattamente?

    Dopo che il due teste fu mandato via incamminandosi giù per la scalinata, il nuovo interlocutore fece segno di seguirlo più avanti senza ulteriore indugio. Salirono su di un breve sentiero ciottolato, giungendo infine alla loro destinazione. La Casa del Piacere:
    una enorme costruzione gotica dalle guglie e torre appuntite tendenti al basso, con vetrate sporche e rosse e un massiccio porticato di legno a segnarne l'entrata. Nel giardino antistante invece, una fontana dal gusto greco con un putto centrale da cui sgorgavan fiumi e fiumi di sangue in macabro rito. Ma c'era qualcosa che non quadrava. Il moto era inverso e il sangue... rientrava negli occhi della statua.
    Anfitrione passò dinanzi a questo scherzo della natura rimanendone interdetto, mentre risate di orrori agghiaccianti lo accompagnavano nel tragitto dietro a quella creatura così bella e terribile, che lo trascinava nella bocca della perdizione.

    Non osò proferire parola. Stava ponderando ancora.

    Io non dormo mai...

    Fu poi l'unica cosa che disse. D'altronde ora era in trappola, e doveva approfittarne per scoprire qualcosa.

    Mi piacerebbe sapere perché devo l'onore di questo incontro, visto che sembra che tu mi conosca molto bene, Demone

    La vocina gracchiante insieme ai piccoli passi da vecchio si avvicinarono alla sua nuova guida.
    Se lo aveva invitato, pensò, era a conoscenza della sua natura. Forse non sapeva esattamente ogni dettaglio della sua storia, ma il demone lo aveva ricollegato ad un passato dove i due si erano incontrati.
    Aveva sicuramente in mente qualcosa, poteva aspettarsi perfino una proposta, un piano. O anche una antica vendetta. Cercò disperatamente di ricordare gli innumerevoli nemici lungo le sue vite, creature mitiche e pozzi senza fondo da cui ne era riuscito miracolosamente. Ma non gli sovvenne nulla.
    La dimora si avvicinò e le presenze aumentarono. Non aveva scelta in cuor suo: mal che sarebbe andata, nelle peggiore delle ipotesi, avrebbe combattuto per poi darsela a gambe.
    Non gli avrebbe dato la soddisfazione di torturarlo per l'eternità per i suoi meschini propositi.

    Poi, d'un tratto, un lampo attraversò la sua mente mozzandogli il fiato. Proprio quando giunsero all'entrata...

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    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 22:38
     
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    UN ANTICO INCONTRO
    POST II



    I passi echeggiavano per la valle, fino a quando non arrivarono nei pressi del giardino desolato. I passi apparentemente deboli dell'anziano seguivano e creavano ritmo con quelli del Principe. Poi, la voce rauca e segnata dal tempo dell'ospite diede risposta ai quesiti posti dal demone.

    Io non dormo mai...
    Mi piacerebbe sapere perché devo l'onore di questo incontro, visto che sembra che tu mi conosca molto bene, demone.


    Fu stranito dalla sua risposta; come poteva, quell'entità, non aver riposato come lui per svariati anni? Che quel destino fosse capitato solo a lui? Notò, tuttavia, la preoccupazione nello sguardo di Anfitrione. Forse stava pensando a come fuggire da quel luogo o, semplicemente, sapeva di non potersi fidare di Asmodeo. La storia la conoscono tutti, in fondo. Decise di calmarlo e di evitare altre domande, mettendo a proprio agio il suo ospite. Arrivati a pochi passi dalla scalinata che portava alla porta principale, il demone si voltò verso la figura bassa e anziana. Un dolce sorriso apparve sul suo volto, le sue gote si alzarono mostrando due fossette e le sue palpebre si chiusero per un attimo. Si abbassò piegando le ginocchia al livello dell'angelo, mettendo una mano sulla sua spalla.

    Se avessi voluto ucciderti lo avrei già fatto, lo sai, vero? Non ti ho invitato qui per questo. Tu mi sei utile, Anfitrione. E io sono utile a te.

    Si mise nuovamente in posizione eretta, salendo la scalinata di marmo. Aprì il portone d'entrata e le luci presenti all'interno abbagliarono quel pezzo di terra buio e desolato. Malak si presentò al nuovo ospite con un cenno del capo, seppur con uno sguardo leggermente disgustato. Di certo, vedere una persona così umana in mezzo a quell'ammasso di blasfemie viventi, doveva essere un bello shock. Successivamente tirò fuori dalla Sala del Gioco due bicchieri di cristallo, con all'interno un vino rosso pregiato; i due calici avevano la forma di una mano demoniaca che teneva stretta nel palmo la metà di una mela tagliata con massima precisione. Nell'interno scavato, invece, era presente il liquido rosso dal forte odore fruttato. Uno dei due fu dato al padrone di casa, mentre l'altro all'anziano ospite. Non appena entrati il portone dietro di loro si chiuse e l'orchestra cominciò a intonare Etude. Asmodeo un cenno di saluto con la mano e poi sorseggiò la sua bevanda, mentre il demone fidato del Principe tornò ai suoi doveri, ovvero gestire il gioco d'azzardo all'interno della dimora. La luce si fece meno intensa, mentre delle donne coperte solamente da dei lenzuoli bianchi uscirono dalla stanza sulla sinistra, facendo un cenno col capo non appena arrivate davanti al padrone di casa, il quale sorrise guardandole e seguendole con lo sguardo fino a quando non entrarono in uno dei bagni della casa. Poi il suo sguardo tornò nuovamente sulla figura di Anfitrione.

    Se ti chiedessi di descrivere questo luogo, come lo descriveresti? Squallido, immorale, probabilmente. Utilizzeresti queste parole. Eppure io lo trovo perfetto così, non ci vedo nulla di male nel ravvivare lo spirito di chi abita in questo luogo così tetro. Eppure a me non basta. So che i nostri doveri sono differenti, oserei dire contrastanti, ma non credi sia il momento di agire per quello che eravamo un tempo? Nelle nostre diversità entrambi splendevamo di luce propria, la gente ci ammirava e riuscivamo a muovere intere armate con un solo gesto della mano. Per questo ti ho invitato qui. Non voglio che ci sia astio tra di noi, anzi, tutt'altro; una collaborazione era ciò che desideravo ed è ciò che ti propongo. Sono molto pacifico, come ben saprai, con gli esseri miei pari. E se tu sei qui, significa che ormai lo sei diventato. Forse ci saranno altri angeli come noi su questo piano, ma se ho scelto te è perché ho percepito la tua presenza e, ovviamente, ricordo della tua caduta in tempi molto antichi. Non ti ho chiamato qui per riaprire vecchie ferite. Sappi che la scelta sta a te, puoi anche rifiutare; ma in quel caso, non so come potrei reagire.

    Tacque in attesa di una risposta, muovendosi poi per quel corridoio le cui mura erano tappezzate di quadri antichi. Aprì la porta in legno sulla sua destra e fece accomodare il suo invitato. All'interno vi era un piccolo studio con due poltrone, un tavolino e una miriade di fogli diversi sparsi qua e là, oltre ad un giradischi impolverato posto in un angolo. A dire il vero tutto era un po' impolverato, come se quella stanza non venisse aperta da anni e anni. Tuttavia Asmodeo non se ne preoccupava, si sedette su una poltrona ed estrasse da sotto la scrivania un grosso contenitore in vetro contenente una strana bevanda alcolica. Riempì altri due calici, questa volta più sobri e semplici, seppur dello stesso materiale e della stessa grandezza. E così si mise comodo per ascoltare al meglio la risposta del suo invitato.


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    Un Antico Incontro
    III - Un Antico Incontro

    Egli si piegò.
    Le mani del demone si posarono su di lui, delicatamente.
    Lo sguardo dritto sui suoi occhi per parlargli.
    Ma in quel momento, Anfitrione non lo ascoltò. Ebbe un lampo, uno scossone improvviso che lo trascinò in luoghi estranei della sua mente.

    Sentì polvere, aria afosa. Una pianura con due schieramenti di vessilli al vento. Poi, lui, Re Anfitrione nella sua forma antica sotto di un Tempio. Era notte. Una notte illuminata dalle stelle e dai fuochi di altari sacri.
    Ci fu un pugnale che si aprì un varco su un uomo. Lì, dinanzi. Perpetuando due iridi, due occhi luminosi di altri piani e fumose ere che ora lo stavan fissando... osservando oltre ogni cosa.

    Il portone si aprì, e il Demone fece entrare il vecchio Re nella sua casa; la luce che ne fuoriuscì fu abbagliante.
    Difficile dire cosa vide esattamente: una accozzaglia di peccati capitali, desideri e cupidigia senza freni.
    Vi era fondamentalmente quello che doveva ritenersi una bisca di qualche epoca finemente rievocativa, piena di demoni di varie forme intenti a giocare e bere. Con donne mezze nude che entravano ed uscivano per piacere carnali con decorazioni del XVII secolo terrestre che ne facevan da sfondo. Sembrava avesse soltanto due piani quella costruzione, ricolma di demoni fino all'orlo. Quegli orribili demoni.

    Uno di questi, mostrandosi poi a loro con una giaccia e abiti eleganti, porse due calici guardando il piccolo ospite con disgusto.
    Anfitrione ricambiò quella espressione di ribrezzo, fissando il demone così conciato da nascondere la sua vera natura. Che lo costringessero a vestirsi così?

    Con la piccola mano fece segno di rifiutare l'offerta, notando le forme nauseanti del collo della coppa; non avrebbe bevuto quella roba qualunque cosa fosse.
    Subito dopo che la porta dietro fu richiusa, una musica leggera prese ad echeggiare, riprendendo ad amalgamare tutti di quella sensazione così familiare ed evocativa. Fumi, alcool, sesso, gioco d'azzardo si fondevano in quelle note nell'aria e si solidificavano in quegli esseri; un posto veramente al di fuori del Pandaemonium.
    Il padrone di casa infine, dopo aver bevuto il dolce nettare rifiutato dal Re, parlò facendo un lungo discorso scoprendo la sua mano d'intenti e chiedendo cosa ne pensasse il vecchio di tutto ciò.

    Davvero sapere cosa penso vuoi?

    Mossero qualche passo, prendendo ad avanzare verso un corridoio, superando la prima stanza.

    Penso che sia molto umano quello che tenti di fare qui dentro. Ve ne inebriate, vi riempite fino a sentire più nulla. Fuggite dalla vostra natura così semplice, affogando nelle complessità di ciò che vi attrae di più. È molto... umano. I vostri signori sono al corrente che nel loro regno hanno questo posto?

    Giunti alla fine del corridoio entrarono in una stanza - molto sporca a dire il vero - con aria stantia e luce soffusa; si vedeva che non veniva aperta spesso e Anfitrione dovette farsi largo tra la polvere col bastone una volta entrato. Si sedette su di una poltrona dirimpetto al demone, tenendosi sempre irto e appoggiato su di un fianco.
    Per un attimo osservò i vari gingilli che lo attorniavano: strani oggetti che raramente aveva scorto e a malapena ricordava il nome. Quando altri due calici furono tirati fuori, sempre per intrattenere una discussione fluida con il bere, Anfitrione concluse.

    Ci sono tanti Daimon, oltre a me, ormai risorti e in circolazione. Gli Antichi stanno preparando le pedine ora più che mai in questi tempi pregni di cambiamento.

    Lo so, che mi hai invitato qui perché vuoi qualcosa. Ma perché hai scelto me, io questo non so. Io sono in questi mondi solo perché ricambio un favore che mi è stato fatto.
    Sappi che non sono interessato alla guerre, vendette, conquiste. Aspetto solo il momento in cui potrò andarmene in pace.


    La voce si fece più bassa.

    Dipende tu che cosa cerchi, e cosa vuoi dal mio aiuto. Di solito aborrisco gli esseri come voi, Demoni del Tartaro. Son pur sempre stato un uomo con saldi valori, ma devo dire che tu mi incuriosisci. Ne ho viste di cose, e ho imparato che giungere ad una risposta affrettata non è mai saggio.
    Sei stato gentile e rispettoso a proporti nei miei riguardi. E a trattarmi conoscendo la mia storia.
    E so che ci siamo gia incontrati in passato, ho solo dei ricordi vaghi, ma non ancora rimembro chi tu sia...


    Le fessure degli occhi si assottigliarono, cercando col suo ingegno di leggere ogni singola contrazione del demone, ogni singola informazione che ne avrebbe scorto.

    Io non ho motivo per esserti contro. Nel mio interesse non è. Quindi dimmi cosa cerchi da me, e vedrò se aiutarti io posso

    Si allungò sulla dura poltrona mettendosi a suo agio, guardandosi intorno.

    Avete infuso di radici?

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    Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Re Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr).
    Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.


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    UN ANTICO INCONTRO
    POST III



    La musica dalle contorte note in grado di riprodurre suoni blasfemi continuava, come soffocata, ad essere ascoltata dal Principe all'interno dell'ufficio. La figura anziana dalla schiena inarcata si era fatta spazio tra la polvere con quel bastone che non si staccava mai dal palmo della sua mano e sul quale le sue dita ogni tanto scivolavano più in alto o più in basso. Non accettò nessuna delle bevande che gli aveva offerto, né il vino rosso dal fruttato gusto né la strana bevanda alcolica alla liquirizia. Tuttavia, durante il loro cammino all'interno della casa, Anfitrione aveva parlato molto e aveva esternato con il Demone il suo modo di pensare, rispondendo anche ad alcuni dubbi che quest'ultimo si era posto da quando l'aveva incontrato. Gli Antichi avevano cominciato a muoversi, piano piano le forze militari dei Daimon sarebbero state assai più numerose, forse segno di un'incombente battaglia per la riconquista dei territori a loro destinati in tempi antichi. Assicurato di aver ottenuto la curiosità del vecchio, Asmodeo sorrise sistemandosi l'abito formale, prendendo poi una sigaretta dal taschino e accendendola, portandola sulle labbra. Era divertente pensare a come il vecchio stesse ancora in totale all'erta, guardando con i suoi sottili occhi tutti i movimenti che accadevano all'interno della casa, segno della sua poca fiducia nella figura che lo aveva invitato senza così tanto preavviso; si mosse sulla poltrona due volte più grande di lui e poi con quella voce rauca disse ciò che fece scoppiare in una fragorosa risata il Principe.


    Avete infuso di radici?

    Non voleva mancare di rispetto all'uomo, ridendo ad una domanda così innocente da quasi fargli tenerezza. Si schiarì subito la voce con due colpi di tosse, prima di chinarsi sul tavolo e portando le mani, incrociate, su di esso. Il suo sguardo si fece tremendamente serio, l'aria intorno a lui sembrò cambiare, come se una persona diversa avesse preso il controllo del suo corpo. La sua presenza era talmente spaventosa da fermare la musica della piccola orchestra nella stanza dall'altra parte del corridoio.

    No, non abbiamo alcun infuso di radici.
    Inoltre, non c'è nulla di umano qui: tutto quello che vedi è solamente la parte più oscura e latente dell'animo umano, ma accentuata così tanto da trascendere ciò che è umano, spingendosi fino ai limiti di noi esseri superiori. Sono caduto in un sonno profondo per molto tempo, non so quando o perché, so solo che per un po' di tempo il mio essere si è ricongiunto agli astri più anziani dell'Universo.


    E detto ciò fece un altro tiro, più lungo, dalla sigaretta, prima di spegnerla all'interno del calice non totalmente vuoto. Il mozzicone annegò come in un tuffo profondo, arrivando a toccare il fondo della coppa, prima di tornare a galleggiare sulla sua superficie. Gli occhi azzurri del Principe guardarono tutta la scena con attenzione particolare, prima di tornare a fissare l'angelo che sembrava attendere il continuo del suo discorso.

    Io sono Asmodeo, Principe della Lussuria. Avrei dovuto presentarmi prima, è vero, ma pensavo che ogni essere mio simile sarebbe stato in grado di riconoscermi. In realtà non ti ho scelto io, sei stato solamente l'unico che ho percepito e, sotto incitamento del mio Consigliere, ho deciso di invitarti qui per discutere. E, come te, anch'io preferirei non partecipare in guerre o conquiste, non apprezzo particolarmente questi modi di fare. Però, se la tua attesa venisse disturbata, cosa faresti? Lotteresti? Scapperesti?

    Dopo aver detto ciò tacque per qualche secondo, alzandosi in piedi e spingendo via la poltrona sulla quale sedeva fino a poco prima. Osservò al di fuori della finestra quelle isole fluttuanti di nera pietra, quei percorsi dalle forme bizzarre e quelle profondità oscure il cui fondale era sconosciuto ai più.

    Arriverà il momento in cui dovremo collaborare. E io voglio conoscere coloro con i quali condividerò il campo di battaglia. Non sia mai che quel tuo bastone venga ficcato sulla mia schiena. O peggio, più sotto. La Corruzione sembra avanzare, da quel che ho potuto notare e, prima o poi, scenderemo anche noi in battaglia per contrastarla. Spero.
    Detto ciò; vuoi vedere anche la sala da gioco del piccolo luogo colorato del Pandaemonium?


    Disse con un perfido sorriso stampato sul volto pallido. Le sue labbra rosee si erano leggermente schiuse e i suoi occhi, prima empi di qualsiasi sentimento, adesso mostravano una strana eccitazione nel parlare con quella figura tanto antica. Non avrebbe sfiorato con fare violento Anfitrione, anzi apprezzava la saggezza delle sue parole e il suo rimanere composto anche in una situazione tanto tesa come quella. Si chiedeva, però, se un uomo così anziano potesse ancora provare estremo piacere nel gioco d'azzardo e nei fumi dell'alcol. La sua natura da tentatore aveva visto, nell'antico re, una figura da soggiogare al proprio volere e nel quale infondere il seme del peccato e della tentazione; un uomo di così rigida morale non sarebbe stato facile da convincere, ma era proprio la complessità della sfida a rendere il tutto più eccitante.


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    Un Antico Incontro
    IV - Un Antico Incontro

    Alle parole di sincerità, il tempo si fermò.
    L'aria divenne pesante - nonostante lo fosse già lì dentro - e scese l'oscurità.
    Intorno al Demone un'aura nera si disegnò densa, forte da mettere in contrasto le mura della stanza private di colore alcuno. E la sua espressione si incupì: le rughe si segnarono sul volto e le sue braccia si incrociarono come due marmi sul petto. Tutto sembrò fermarsi in quell'istante, anche la musica e la bolgia nell'altra stanza.

    Anfitrione si intimorì. Si guardò attorno stringendosi forte al bastone, con una espressione di sgomento.

    Non si può dire più nulla oggi giorno!

    Disse al Demone infuriato. Se l'era presa così tanto che elargì un monologo nel confutare le osservazioni del vecchio Re, mentre sfogava il nervosismo fumando una sigaretta.

    Beh, se non potevano piacergli le sue risposte perché gliele aveva chieste? Non gli faceva di certo bene a perdere la calma! Ma comprendeva bene che i demoni erano creature molto particolari.
    Continuò a fumare assaporando ogni singola boccata, cercando di calmarsi dall'esternazione appena sfociata. Doveva stare attento Anfitrione, specie ai demoni vecchi; più erano calmi e più erano pericolosi. Se voleva uscirne vivo avrebbe dovuto d'ora in poi dosare meglio la lingua in quel luogo. Ma fu solo un momento passeggero...

    Il suo consigliere? Intende quel buffo ti -

    Di scatto si zittì. Quale nome aveva udito? Furono molto lente le sinapsi a dargli la giusta risposta. Ma quando il contatto fu stabilito e i suoi occhi si illuminarono di riflessi, la verità gli sovvenne.

    Ashmed...

    Fu l'unica cosa che uscì dalla sue labbra. Ora lo ricordava bene Ashmed. Asmodeo.
    Uno dei più antichi demoni che avevano mai messo piede sulla terra. Elegante, bello, crudele e terribile. Proprio davanti a lui. Aveva tessuto così tanti intrighi, vendette e assassinii nella sua esistenza che interi popoli avevano rischiato l'estinzione. Definirlo astuto era un eufemismo: era pericoloso. E la sua malvagità poteva compararsi alla sua bellezza ricercata in quelle doti umane che l'affascinavano tanto.
    L'aveva incontrato alcune volte, ma mai direttamente o su un campo di battaglia. Lui era sempre stato più subdolo e non fisico. Soggiogava ed ingannava nell'oscurità, dove non poteva essere visto per perpetuare i propri scopi.

    Il fatto volle che poi affogò la sigaretta nei liquidi del calice, si alzò incrociando le braccia dietro di sé e prese ad avvicinarsi osservando fuori la finestra il Pandaemonium: la desolata e mistica landa dove torregiavano zolle sospese nel vuoto di cupi intenti.
    Con la gola secca, Anfitrione ci mise non poco a riprendersi dalla sconvoglente rivelazione.

    Beh... coff coff dipende dalla situazione. Fuggire a volte può portare alla vittoria... se si è furbi da vederne una strategia.
    Come il mio bastone! Sembra uno strumento di offesa ma serve solo come appoggio per un povero vecchio ahahah


    Dopo di che, infine, Asmodeo concluse il discorso proponendo un gioco al Daimon. Vi intuì nello sguardo un che di strano, pensando che volesse soggiogarlo o in qualche modo divertirsi con lui. Ma aveva senza dubbio in mente qualcosa. Re Anfitrione lo guardò molto seriamente.

    E va bene, accetto la tua proposta Asmodeo. Ma niente giochini sporchi! Conosco i tuoi modi di agire

    Non mi ingannerai


    Disse le ultime parole inarcando all'insù le sopracciglia e assumendo una espressione stoica. Scendendo dalla poltrona per avviarsi, un altra domanda sovvenne al cuore del Daimon.

    A proposito, hai nominato la Corruzione.
    Voi cosa ne sapete a riguardo?
    Io poco ne so. Ancora vista la ho. Ma dicono che stia distruggendo il mondo come lo conosciamo...


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    UN ANTICO INCONTRO
    POST IV



    Il Principe sorrise quando il vecchio lo chiamò con uno dei diversi nomi che gli furono dati dall'uomo nel corso della storia. Aveva ricordato perfettamente chi fosse il demone che lo aveva invitato nella sua dimora e nei suoi occhi era apparso un lume, simbolo che l'inaspettata rivelazione aveva avuto effetto sul suo animo. Si voltò nuovamente verso la figura e si avvicinò ad essa, poggiando la mano sulla sua spalla.

    Bene, vedo che ti ricordi chi sono. Ne sono contento.

    Lo sguardo sconvolto di Anfitrione restò lì, impresso sul suo volto, per qualche istante. Fu solamente un colpo di tosse a farlo tornare alla normalità, come per scacciare via quei pensieri che, sicuramente, stavano svolazzando per la sua mente. Asmodeo era compiaciuto, il solo sentire il suo nome aveva turbato uno dei suoi simili. Sarebbe fuggito per quella rivelazione oppure avrebbe cercato di risolvere con la violenza? Una figura saggia come quella non avrebbe osato sfidare il Principe nel suo regno, nonostante i racconti più antichi lo descrivessero come un uomo di guerra. E ciò lo fece notare con le sue parole, strategie di guerra, fuga, una risposta data con una sottile ironia per spezzare la tensione che si era creata tra i due. Aveva accettato la proposta del demone, ma nel suo sguardo e nel suo tono di voce era presente tutta la sfiducia nei riguardi del padrone di casa. Quest'ultimo si avviò verso la porta, portando la sua mano sulla maniglia dorata, ma la voce dell'anziano, adesso in piedi e poggiato sul suo bastone, spezzò nuovamente il silenzio.

    A proposito, hai nominato la Corruzione.
    Voi cosa ne sapete a riguardo?


    Si fermò a guardare la porta in legno per un attimo, prima di ruotare il capo verso la figura che aveva appena smesso di parlare. Era strano come Anfitrione non avesse ancora conosciuto da vicino la Corruzione; sicuramente aveva meno voglia rispetto a lui di tornare sulla Terra, ormai cambiata rispetto al tempo in cui egli era un Re, ma aveva intuito come agiva e sapeva che sfuggirle per tutto questo tempo doveva essere un colpo di fortuna. Il Principe portò nuovamente la mano sullo stomaco, rimembrando le violenze subite dalla sua forma umana in quell'oasi dispersa nel deserto. Le scene di quelle zanne maledette che gli laceravano la pelle e gli organi interni gli provocò uno strano fastidio interno che gli bloccò le parole in gola. Deglutì e poi scoppiò in una risata nervosa.

    Sì, ho avuto modo di incontrarla da vicino e, sinceramente, sono sorpreso dal fatto che tu non l'abbia ancora potuta conoscere. La Corruzione è il marcio delle profondità dell'Universo, il solo percepire il loro cosmo putrido mi faceva venire voglia di rigettare. So solo che sta continuando a creare problemi e che non bisogna sottovalutarla. Per questo ti ho avvertito sul problema e ti ho dato l'opportunità di collaborare. Ma non c'è da pensarci troppo per il momento, non penso possa arrivare in questo luogo.

    Guardò poi gli angoli del soffitto di color rosso, provando a rassicurare se stesso e cercando in quella struttura una difesa dalle forze corrotte nel caso in cui fossero arrivate anche in quel luogo; poi spinse la maniglia e aprì la porta, facendo passare prima il suo ospite. Era passato un po' di tempo e la musica si era fatta più leggera, il fumo dei sigari cominciava a creare una nube attorno alla sala da gioco, come a isolarlo dal resto della casa, ma le voci continuavano a dominare sugli altri suoni. Ancora qualche discussione un po' troppo accesa per i gusti di Asmodeo, ma che lasciò andare avanti mentre si muoveva tra i tavoli da gioco. Poi si fermò, prendendo un mazzo di carte da poker in mano, mischiando le carte con entrambe le mani; intanto il suo sguardo subdolo si posava nuovamente sulla figura di Anfitrione. Smise di mischiarle e le aprì a ventaglio con un movimento della mano e sul suo sguardo apparve un sogghigno beffardo.

    Giochiamoci quello che vuoi, Anfitrione. Non è divertente se non mettiamo qualcosa in palio.


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    V - Un Antico Incontro

    Alla sua domanda Asmodeo fu molto strano. Stette attimi in silenzio toccandosi lo stomaco per poi, come se sudasse a freddo, elargire una grossa risata nervosa. Stemperando quella domanda innocua fatta da Anfitrione, a prima vista.
    Ascoltando molto attentamente la risposta che diede, capì che gli aveva già incontrati: la Corruzione. Entità del Caos che stavano mandando in sobbuglio ogni cosa. E, da come le descrisse, non fu di certo piacevole. Anzi: sembrava quasi avesse un certo timore. La supposizione fu confermata quando lo vide scostare lo sguardo in alto, verso il soffitto, cercando di stemperare quella sensazione opprimente.
    Che il grande Demone Asmodeus avesse paura?
    Rimase interdetto pensando a cosa mai potessero essere quelle entità da creare dubbi ad un demone di tale grandezza e antichità, creato quasi agli albori dei tempi.
    Forse giungeva veramente il momento del cambiamento, forse giungeva veramente quel mare che avrebbe spazzato tutto come mano di un dio.
    O forse era solo il Caos che cercava di riprendere ciclicamente il posto che voleva per natura: la distruzione.
    Di certo, quelle creature così a piede libero erano senza controllo anche per chi li avesse scatenate; ed era un punto a loro favore. E sapere che una fazione, quella di Erebos, era dalla loro stessa parte, rassicurava ancor di più il vecchio guerriero.

    Dopo che l'oscuro Asmodeo aprì la porta invitandolo ad uscire, il vecchio guerriero la varcò con decisione seguendolo poi nella strada che riportava verso la sala. Apprestandosi verso la sfida.
    Qui i fumi si erano ancor più alzati, ma la musica si era assopita. E qualche demone litigava a voce alta catturando l'attenzione.
    Quando i due presero ad attraverseare la folla di tavoli, Anfitrione fu colpito all'improvviso da uno dei commensali che si alzò, con una gomitata ben assestata in pieno volto che lo fece quasi cadere; di sicuro non lo aveva visto in quanto la sua vera forma gli permetteva di essere alto soltanto mezzo metro. Un insetto rispetto a quei bestioni.
    Così la sua reazione non si fece attendere.

    Ehii Mono-Corno! Un po' di attenzione per i vecchi qui!!!

    Brontolò il povero piccolo Anfitrione agitando il bastone e tenendosi il volto viola per l'impatto.
    Lanciando ancora qualche imprecazione e sbuffando, giunse finalmente al tavolo individuato da Asmodeo, lasciando l'usurpatore dietro di sè a qualsiasi sua reazione. Prese a sedere sulla prima sedia che gli permettesse di vedere ciò che lo circondasse, e una volta fatto, sospirò conscio di aver superato il primo ostacolo di quella infernale dimora.
    Ma presto arrivò il prossimo:

    Con un gesto abile e sfrontato, il padrone di casa iniziò il gioco prendendo delle carte dal tavolo - di un tipo a lui sconosciute - e le mischiò con velocità inaudita dinanzi i suoi occhi facendolo rimanere esterrefatto. Sbalordito.

    Pensavo avremmo giocato a dadi. Ero molto fortunato ai tempi...

    Poi di scatto le aprì ventaglio, occultando la parte delle figure. Ma non nascondendo il suo sorriso beffardo, di chi tramava qualcosa.

    Mettere qualcosa in palio? Abbiamo detto niente trucchetti Asmhed! Sono vecchio e non conosco questo gioco

    Attese qualche istante, torvo, poi mise una mano nella sua cintola piena di sacchetti e contenitori di cuoio. Per infine tirare fuori qualcosa che poggiò sul tavolo, mostrandolo in tutta la sua bellezza.

    Spesso i miei compiti mi portano a recuperare strani artefatti sconosciuti e di incommensurabile potere. Vuoi qualcosa? Allora eccotene uno!!

    Quell'oggetto che aveva posto sul tavolo aveva una forma tonda. Spugnosa. Sembrava tanto un frutto di qualche pianta, aliena di certo perché era liscia a striata, ma non presentava altro che potesse essere identificata come qualcosa di terrestre. O di valore.

    Cosa ne pensi? Vista la grandezza di questo oggetto dovresti mettere in palio qualcosa dello stesso valore anche tu. Per esempio, qualche arma sacra nascosta da te dall'alba dei tempi? Che ne dici?

    Gli occhi del piccolo guerriero si illuminarono di fiamme e fuoco. Aveva accettato la proposta del demone. Voleva davvero giocarsela o aveva in mente qualcos'altro?

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    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 22:39
     
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    UN ANTICO INCONTRO
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    Puzza di alcool, fumi di qualsiasi tipo, luci al neon che illuminavano l'interno della struttura, creando un forte contrasto con le vallate scure all'esterno. Un demone dal corno appuntito al centro della fronte aveva dato una spallata all'anziano compagno di Asmodeo e quest'ultimo fece finta di non vedere, concentrandosi sulle carte che teneva in mano. Anfitrione doveva essere un uomo sicuro di sé, pensava il padrone di casa. Non era una cosa da tutti accettare di entrare in una stanza piena di mostri di qualsiasi tipo, totalmente diversi fisicamente e psicologicamente da qualsiasi tipo di umano che aveva conosciuto durante la sua esistenza nel mondo terreno. Tra le voci ad alto volume gli fu quasi difficile sentire quella del vecchio, che con il suo sguardo cercava di stare dietro ai movimenti delle mani del Principe, il quale mischiava le carte con rapidità e precisione, in modo da non far vedere la parte frontale della carta.

    Pensavo avremmo giocato a dadi. Ero molto fortunato ai tempi.

    Rispose con una fragorosa risata. Non si aspettava da un uomo così nobile d'animo un passato come giocatore d'azzardo. Era più interessante di quello che pensasse. Poggiò le carte sul tavolo e si avvicinò al bancone, afferrando con entrambe le mani una scatola nera di piccole dimensioni, ornata di simboli risalenti all'antica Cina di color oro. Fece scattare le quattro placche metalliche che la tenevano chiusa, prima di rimuovere il sottile coperchio e mostrare l'interno al suo invitato.

    La scatola presentava un velluto rosso semi-trasparente che serviva a coprire il contenuto. Una volta rimosso con il pollice e l'indice, rivelando due file di sei dadi a sei facce, uno nero con le piccole insenature circolari colorate d'argento, l'altro bianco e con gli ornamenti dorati. Al centro dei due set vi erano due piccole coppe circolari in legno, utili per agevolare il lancio dei dadi e per evitare che cadessero dal tavolo, oltre ad evitare qualsiasi tipo di imbroglio. Tutti gli oggetti erano incastonati in un cuscinetto rosso che presentava delle scritte in un antico linguaggio. Asmodeo prese il primo gruppo di dadi e la relativa coppa, porgendo l'altro all'anziana figura eretta davanti a sé.

    E dadi siano, allora. Sai giocare a Sì-Wŭ-Liù? E' un gioco proveniente dalla Cina antica, le regole sono semplici: si lanciano tre dadi; triplo sei è una vittoria automatica, stessa cosa per una scala di quattro-cinque-sei; al contrario, il triplo uno è sconfitta automatica, stessa cosa per una scala di uno-due-tre. Se invece escono due numeri uguali su tre, il terzo è il numero di punti che si guadagna. Se non esce nessuna delle opzioni precedenti, si lanciano di nuovo i dadi. Chi ha la sequenza più alta vince. Ma prima la puntata, ovviamente.

    Il vecchio non se lo fece ripetere due volte. Prese uno strano aggeggio dalla consistenza spugnosa, un artefatto "sconosciuto" e di "incommensurabile potere", così lo presentò Anfitrione. Pareva essere il frutto di una pianta che non cresceva su quel pianeta e, ovviamente, neanche sul suolo infertile del Pandaemonium. Non sembrava avere un grosso valore, ma la curiosità di Asmodeo era talmente grande da costringerlo ad accettare. A sua volta, prese dalla sua tasca uno strano orologio in platino, dal quadrante nero e con stampati disegni raffiguranti dei pianeti dei colori più strani, ovviamente propri di un'altra galassia. Poggiò sul tavolo quell'utensile tanto raro e guardò negli occhi il vecchio con un perfido sorriso stampato sul volto.

    Accetto.

    Prese poi la ciotola in legno scuro e mise dentro tre dei sei dadi che aveva sotto di sé, ma non prima di averli guardati tutti con attenzione, come a cercare un minimo dettaglio che potesse mostrare la quantità di fortuna di cui ognuno di essi era impregnato. Alla fine optò per i tre al centro della fila. Cominciò a mescolare tappando la metà aperta della coppa con il palmo della mano destra, muovendo quindi con entrambe le mani in una rotazione continua in avanti e con intensità crescente; dopo qualche secondo, poggiò con violenza la coppa di legno sul tavolo, senza però rivelare il risultato dei dadi. Attendeva, con interesse, la mossa di Anfitrione.

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    IN BREVE No dadi truccati, promesso :mke:


     
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    VI - Un Antico Incontro

    oh oh oh oh oh

    Il vecchio Anfitrione guardò con gli occhi illuminati il cambio di rotta di Asmodeo: aveva accettato la proposta.
    A dir la verità, in passato, non aveva dato adito o era stato un tipo da gioco d'azzardo. Aveva avuto modo di partecipare soltanto a qualche gioco antico - vecchie usanze dei suoi tempi - ma niente di più in là. Più che altro nel suo animo, ardeva la fiamma dell'ardore portandolo a vedere ogni piccola cosa e scaramuccia come una sfida; e grazie a questa natura di accettare e caricare frontalmente qualsiasi cosa come un ariete. Ovvio, ora era molto più in controllo e calcolatore di quando fu giovine, eppure quel principio non si sarebbe mai sopito del tutto dentro di sé, rischiando di metterlo nei guai in certe circostanze. Subito dopo il gesticolare, Anfitrione osservò entusiasta il nuovo aggeggio messo in palio dal Demone. Tirandolo fuori con uno sfregamento di mani, mostrò un orologio alieno raffiguranti pianeti e galassie che probabilmente indicavano vie e poteri a lui sconosciuti.
    Avrebbe preferito un'arma - conosceva la pericolosità di quelle demoniache - ma anche quell'arnese consisteva in una vittoria in cuor suo. E bastava così.

    Guardò poi l'antico Demone assecondare l'affermazione del Re, mettendo da parte le carte e facendo comparire sul tavolo una scotelletta nera da cui uscirono dadi da gioco molto particolari.
    Coperti da velluto rosso, e portati da coppe di legno intagliati di simboli, li mostrò come secolari dadi cinesi. Utilizzati in dinastie e tempi che ben poco l'ellenico aveva conosciuto, con le linee argentate e d'orate delle sue numerazioni, furono subito posti divisi e presi da Asmodeo che ne illustrò le regole:
    Tre sei per vincere. Tre uno per perdere. Stessa cosa per serie sopra e sotto il Tre. Se fossero usciti due numeri uguali, il terzo sarebbe stato il punteggio guadagnato nella mano. Quindi Tre punteggi per vincere. Che diamine di regole astruse erano?! Non le aveva mai sentite e difficilmente le aveva capite!
    Si dondolò la testa tra le mani, cercando di comprendere se si fosse messo in qualche guaio senza volerlo. Non chiese di rispiegarglielo.

    Miseriaccia...

    Sussurrò mentre alternava la sua preoccupazione tra Asmhed e i dadi. E se avesse imbrogliato lo stesso? D'altronde come poteva fidarsi di uno delle più vecchie e pericolose creature mai esistite che aveva portato dolore e distruzione in migliaia d'anni?
    Spezzando questi pensieri, infine, sospirò abbattuto portando la mano con tre dita sulla coppa. Con l'altra prese i tre dadi più esterni della fila, seguitando il suo opponente che prese i centrali, e titubante li mise nel contenitore cominciando a mescolarli.

    Con entrambi le piccole mani girò e girò senza sosta quello strumento, in senso orario. Per poi alla fine calarlo a faccia in giù, pronto a svelare la combinazione che sarebbe uscita. Sperando nella vittoria.

    Ho vinto Ashmed, hai già perso!

    E se non vinco di sicuro hai barato!


    Assunse una espressione stoica alle parole, come suo solito fare, nascondendo il timore che aveva di essersi gettato a capofitto in quella situazione
    Sapeva molto bene che avrebbe potuto perdere, che in qualsiasi istante ogni demone di quella dimora avrebbe potuto avventarsi su di lui per cibarsi delle sue carni.

    Ma per fortuna credeva alle parola di Asmodeo, o almeno ci provava...

    Attese di scoperchiare, aspettando un movimento del Demone e deglutendo a forza. Guardando con la coda dell'occhio quella ciotola, che già gli era antipatica.

    SPOILER (click to view)
    FISICO Eccellente
    MENTE Nasconde il timore sotto falsa presunzione.
    STATUS GLORY Grado [IV] - Non Indossata [Vera Forma]
    RIASSUNTO AZIONI
    Halp me. Giriamo?
    Anfitrione [X] ✦ Daimon della Sorte ✦ Energia Rossa
    ABILITÀ E TECNICHE
    Ingegno di Anfitrione [Sensi Acuti]
    Plasmato in numerose battaglie e corti, nelle Ere e nella Storia, Re Anfitrione ha sviluppato una capacità sensoriale acuta, in grado di percepire al meglio la realtà cui si pone dinanzi. Che sia un nemico, una illusione, un ambiente ostico e velato, egli potrà ampliare i propri sensi, soprattuto il sesto, per poter fronteggiare varie situazioni. Potrà percepire/intuire la natura di un cosmo, una parola celata, uno sguardo, delle intenzioni altrui (only gdr).
    Ciò porterà ad avere una maniacale precisione e reattività nei propri colpi e movimenti, incredibilmente degni di un esperto e ingegnoso Re.


    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 22:39
     
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